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Autore: Harley Sparrow    29/11/2019    2 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XIV 
 
IL SAN MUNGO 



La mattina del ventidue dicembre i ragazzi si trovarono davanti a un grande magazzino verso le nove. Mag era arrivata con Edmund perché non conosceva il luogo, e così erano arrivati con la Smaterializzazione congiunta. Anche Frannie e Tony erano arrivati insieme, ma entrambi conoscevano l’indirizzo esatto.  
“…È questo?” chiese Mag guardando il vecchio magazzino di fronte a lei.
Era un edificio fatto di mattoni rossi e davanti portava a lettere sbiadite e rovinate dal tempo la scritta “Purge Dowse Ltd”. Il luogo aveva un’aria trascurata e misera; nelle vetrine c’erano solo alcuni manichini scheggiati con le parrucche di traverso, disposti alla rinfusa, vestiti alla moda di dieci anni prima. Enormi cartelli sulle porte polverose dicevano ‘chiuso per ristrutturazione’. Non c’era nessuno nei paraggi, ma una volta Frannie aveva accompagnato il padre sul posto di lavoro e aveva sentito una Babbana lamentarsi del fatto che quel posto era sempre chiuso.
“Sì, proprio qui!” disse Frannie facendo un passo avanti con un sorriso. Tony la seguì, e così fece anche Edmund prendendo per mano Mag, che era piuttosto disorientata.
Arrivarono davanti a una delle vetrine dove si trovava un manichino che Mag trovò piuttosto inquietante, e Frannie parlò.
“Salve” disse davanti alla vetrina a bassa voce. “Siamo qui per vedere il tirocinante Peter Pevensie”
“Ma che sta facendo?!” chiese Mag a bassa voce a Tony, che era lì accanto. Lui rispose semplicemente “Stai a vedere”
Prima che Mag avesse il tempo di ribattere, il manichino annuì e fece cenno di entrare, allora Frannie e Edmund, che si trovavano davanti, entrarono nella vetrina e svanirono.
“Andiamo” disse Tony, e mosse un passo verso la vetrina.
Mag si guardò intorno preoccupata, temendo che qualcuno si accorgesse di quattro persone che venivano assorbite da quel magazzino, ma nessuno sembrò curarsene, per cui fu subito dietro Tony. Le sembrò di passare attraverso una cascata di acqua fresca, per poi uscirne calda e asciutta dalla parte opposta.
Non c’era più traccia del brutto manichino o della vetrina. Si ritrovavano in quella che sembrava una grande sala di accettazione, con file di maghi e streghe seduti su traballanti sedie di legno, alcuni dall’aspetto perfettamente normale, intenti a sfogliare vecchie copie del Settimanale delle Streghe, altri affetti da orrende deformità, tipo zampe da cavallo o piedi supplementari che spuntavano dalle spalle. La sala era poco meno rumorosa della strada, anche perché molti pazienti producevano suoni bizzarri: una strega con il viso sudato al centro della prima fila, che si sventolava vigorosamente con una copia de La Gazzetta del Profeta, emetteva dei suoni che sembravano quelli di una cornacchia; in un angolo uno stregone dall’aspetto sudicio risuonava come una campana appena si muoveva, e a ogni rintocco la testa gli vibrava in modo spaventoso, tanto che doveva afferrarsi le orecchie per tenerla ferma. Sulla destra una donna terrorizzata teneva per mano un bambino che si era ricoperto di tentacoli e piangeva ad alta voce.
Maghi e streghe in vesti verde acido andavano su e giù per le file di sedie, facendo domande e prendendo appunti su tavolette come quella della Umbridge. Si notava il simbolo che portavano ricamato sul petto: una bacchetta e un osso incrociati.
Un grande cartello all’ingresso informava su dove andare. Mag lo lesse con attenzione, e anche Tony lo fece, anche se conosceva già l’ospedale, ma questa volta era più interessato all’insieme.
 
PIANTERRENO — INCIDENTI DA MANUFATTI
ESPLOSIONI DI CALDERONI, RITORNO DI FIAMMA DI BACCHETTE, SCONTRI FRA SCOPE – eccetera
 
PRIMO PIANO — LESIONI DA CREATURE
MORSI, PUNTURE, SCOTTATURE, SPINE – eccetera
 
SECONDO PIANO — BATTERI MAGICI
MALATTIE CONTAGIOSE: VAIOLO DI DRAGO, NAUSEA DA SVANIMENTO, SCROFUNGULUS, SPRUZZOLOSI – eccetera
 
TERZO PIANO — AVVELENAMENTO DA POZIONI E PIANTE
ERUZIONI, RIGURGITI, RISA INCONTROLLABILI – eccetera
 
QUARTO PIANO — LESIONI DA INCANTESIMO
FATTURE INELIMINABILI, MALEDIZIONI, APPLICAZIONE ERRATA DI INCANTESIMI – eccetera
 
QUINTO PIANO
SALA DA TÈ PER VISITATORI/NEGOZIO
 
“…Wow” borbottò Mag guardandosi intorno con gli occhi sgranati dallo stupore. Quasi non si accorse che il gruppetto dei suoi amici si era spostato per parlare con una signora che stava seduta dietro a una scrivania per dare informazioni.  Sulla scrivania c’erano opuscoli di ogni sorta, tutti riguardanti la salute fisica e psichica, quello che Mag riuscì a distinguere diceva “Tenete i calderoni puliti: le vostre pozioni non diventeranno veleni” e “Un antidoto non approvato da un Guaritore può essere letale”.
“…Pevensie è arrivato mezzora fa, lo trovate al pianterreno, c’è stato un incidente fra due scope stamattina e sta assistendo il Guaritore Sand. Potete aspettarlo davanti allo studio A-9”
“Bene, grazie!” rispose prontamente Frannie.
“Allora, io vado a cercarlo!” disse Tony “Voi volete venire con me?”
“Io vengo assolutamente!” disse Frannie spostandosi accanto a lui “So anche dove si trova quel posto che ha detto!”
“Io non voglio essere d’intralcio, ragazzi… Vi posso aspettare al bar, vero?” disse Mag.
“Sì che puoi” disse Frannie. “C’è anche un negozio, se vuoi ci puoi fare un giro. Sotto Natale magari vendono qualche cosa carina oltre a camicie da notte e pantofole”
“Ah, bene!” disse Mag.
“Io vengo con te, Peter lo saluto dopo” disse Edmund mettendole un braccio intorno alle spalle.
“Allora vi raggiungiamo più tardi!” disse Frannie con un gran sorriso “Se mi prendete una brioche non mi offendo”
Mag alzò gli occhi al cielo ma sorrise.
“A dopo” disse Edmund. Prese Mag per mano e la condusse verso l’ascensore. Lei ancora si guardava intorno incantata. Il San Mungo non era così diverso da un ospedale normale, all’apparenza, ma la maggior parte delle malattie che curava erano così bizzarre che quasi la facevano ridere.
Frannie si voltò verso Tony con un sorriso e disse “di qua”. I due si diressero verso un corridoio che stava dalla parte opposta rispetto al centro informazioni.
“Speriamo di non rubargli troppo tempo!” disse il ragazzo.
“Ma figurati, sicuramente è felice di aiutarti!” rispose lei.
Andarono a passo spedito per due minuti, poi arrivarono in un punto in cui il corridoio si diramava in altri cinque o sei corridoi. Trovarono la strada che conduceva al reparto “scontri fra scope” e si avviarono guardandosi intorno con meraviglia.
“Aveva detto A-9, vero??” disse Frannie quando si trovarono davanti a una stanza che riportava la lettera e il numero detti dalla signora del centro informazioni.
“Direi di sì” rispose lui.
Da dentro provenivano dei lamenti simili a quelli che si udivano in infermeria dopo una partita di Quidditch particolarmente sofferta. Si sedettero accanto a un uomo sulla quarantina con un braccio legato intorno al collo e attesero.
“Tuo padre è qui oggi?” chiese Tony per rompere il silenzio.
“Sì, è al reparto batteri magici…” disse prontamente la ragazza “Ha detto che sta seguendo due casi di Vaiolo di Drago piuttosto gravi”
“Ah davvero?” chiese il ragazzo interessato “Ho letto su un libro che in realtà non è una malattia che viene perché si sta a contatto con un drago, ma perché sulla pelle si formano delle scaglie simili alle squame di un drago”
“Sì, una volta papà me lo ha spiegato” disse lei “Allora, ti piace qui?”
“Sì, anche se con tutte le persone che c’erano nell’atrio non saprei proprio da dove cominciare” disse il ragazzo.
“Imparerai, e comunque ci sono maghi che sono proprio impediti con la magia, sono cose che riusciremmo a risolvere anche noi che non abbiamo il diploma” disse Frannie accarezzandogli il braccio.
“Sì, forse la bambina con i tentacoli era facilmente risolvibile” ridacchiò lui. “Magari la madre non voleva fare altri danni”
In quel momento la loro attenzione venne catturata da una porta che si apriva e delle voci che uscivano.
“…Ottimo lavoro, Pevensie, ci vediamo fra mezzora” disse una voce calma e ferma all’interno della stanza.
“Va bene, a dopo!” disse quella che era inequivocabilmente la voce di Peter Pevensie. Quando uscì la prima cosa che vide furono Frannie e Tony.
“Ah, siete arrivati!” disse andando subito ad abbracciare Tony, che non vedeva da quasi un anno.
“Sei stato molto gentile ad accettare” rispose di rimando il ragazzo.
“Frannie, come stai?” chiese Peter abbracciando anche la ragazza “Tutto bene?”
“Sto bene, grazie!”
“Allora, ho sentito che hai preso il mio posto come Caposcuola, non è così?” chiese Peter dando a Tony una pacca sulle spalle.
“Sì, anche se con la Umbridge in giro non è che ci sia molto lavoro da fare…” disse il ragazzo. “Più che altro proteggo gli studenti da lei”  
“Eh sì, me lo hanno detto Ed e Lucy… Una vera megera, io non so se riuscirei a resistere a lungo” disse Peter, contrito.
“Parli così perché ne sei fuori ormai… Da noi non è facile opporsi” borbottò Frannie “…Anche se facciamo del nostro meglio”
In cuor suo, pensò alle esercitazioni che stava facendo da più di un mese con Mag e Edmund, e anche Tony stava pensando ad altre lezioni che seguiva in gran segreto. In quel momento i loro pensieri erano più simili di quanto pensassero.
“Mio fratello dove lo avete lasciato?” disse Peter, interrompendo il flusso dei loro pensieri.
“È al quinto piano con Mag, ha detto poi di passare a salutarlo, se riesci” disse la ragazza con un gran sorriso.
“Magari dopo riusciamo a prenderci un caffè tutti insieme” disse il ragazzo.
“Sarebbe bello, sì!” disse Tony. “Allora, come te la passi? Dove stai andando?”
“Adesso ho una mezzora libera e vi faccio fare un giro degli scomparti, poi devo andare al quarto piano per fare delle medicazioni…”
“Allora abbiamo tutto il tempo!” disse Frannie entusiasta.
“Forza, andiamo!” disse Peter facendo strada ai due.
“Quanto dura il tirocinio qui?” chiese Tony interessato, mentre si dirigevano verso l’ascensore.
“Circa tre anni. Però hanno iniziato a farmi fare qualcosa da subito. Affiancavo un Guaritore per mezza giornata e per il resto del tempo seguivo un corso con gli altri tirocinanti”
“Siete in tanti?” chiese Tony.
“Non molti, in effetti… Saremo una quindicina se è tanto, e parlo di tutti i tre anni di tirocinio”
“Pochissimi!” esclamò Frannie.
“Beh, non è un lavoro che farebbe chiunque” disse Peter.
Intanto erano entrati nell’ascensore insieme a una signora sulla sessantina che aveva la faccia quasi interamente ricoperta di pelliccia di gatto.
“Al pianterreno ci sono le cose più noiose e più evitabili. Purtroppo però la maggior parte delle persone finisce lì. Alcuni sembra che non abbiano mai studiato Pozioni e non sappiano maneggiare una bacchetta come si deve” spiegò Peter “Al primo piano c’è il reparto delle lesioni da creature, penso che mi specializzerò in questo. Vi faccio vedere”
Schiacciò il tasto su cui c’era scritto “1” e l’ascensore partì spedito.
Arrivarono in fretta e quando le porte si aprirono notarono che il reparto era decisamente poco affollato.
“L’altra notte un uomo è stato morso da un lupo mannaro, è piuttosto scosso” disse a bassa voce.
“Oh, mi dispiace” disse Tony, contrito. Anche Frannie ci rimase un po’ male.
“Arthur è qui?” chiese dopo averci pensato su per un po’.
“Sì, ma non può ricevere visite al di fuori dei famigliari” disse Peter “Fortunatamente migliora ad ogni ora”
“Menomale” disse Tony. Anche lui era al corrente di quanto successo qualche giorno prima.
“Adesso mi sto occupando di un caso di avvelenamento da Acromantula, è piuttosto grave ma fortunatamente lo abbiamo recuperato in tempo”
Tony rabbrividì al solo pensiero.
“Poi proprio ieri è arrivata una che ha provato a cavalcare un Ippogrifo selvatico, immaginate come è ridotta” continuò Peter “Sono stato l’unico a dire che non è stata colpa dell’Ippogrifo”
“Fantastico” borbottò Tony.
“Vi porto a vedere il terzo piano. Non vi porto al secondo, non si sa mai. Sapete, ci sono i malati di vaiolo di drago e Spruzzolosi, meglio non avvicinarsi” disse Peter facendo strada ai due verso l’ascensore. Entrarono tutti e tre.
“Mio padre dovrebbe essere lì, vero? È il suo reparto!” disse Frannie.
“Sì, ma in questi giorni si è occupato di più di Arthur per i motivi che immagino sapete… Oh, eccolo!”
Stavano per far partire l’ascensore quando videro Josh Firwood avvicinarsi di corsa, così Peter premette il pulsante per lasciare le porte aperte, suscitando le lamentele di qualche presente.
“Mi stavo già dimenticando che dovevate venire oggi!” fu il saluto del Guaritore alla figlia e a Tony, quando fu dentro all’ascensore.
“Buongiorno signor Firwood” disse Tony reprimendo una risata.
Fra Josh e Frannie non sapeva chi dei due avesse la memoria più scarsa.  
“Ti ho già detto di chiamarmi Josh, ragazzo!” disse il Guaritore, allegro. Tony abbassò lo sguardo, imbarazzato.
“Come sta andando il vostro giro?” continuò Josh.
“Bene!” rispose Tony “È tutto molto interessante!”
“Ne sono sicuro!” rispose il padre di Frannie facendogli l’occhiolino. “Vorrei rimanere ma devo correre al secondo piano. Divertitevi, ma non troppo!” a quel punto si rivolse a Peter “Appena finisci con loro vai da Arthur, bisogna rifargli la medicazione”
Si avvicinò a lui e disse qualcosa a bassa voce per non farsi sentire dai presenti.
“Va bene, ho capito” disse Peter, serio.
Il padre di Frannie salutò tutti di nuovo mentre aspettava che le porte si aprissero.
“Grazie papà, ciao!” disse Frannie salutandolo con la mano mentre usciva dall’ascensore. 
“Andiamo!” disse Peter premendo di nuovo il pulsante per il terzo piano.
Il corridoio era ampio e un po’ più affollato dei due precedenti.
“Avvelenamento da pozioni e piante. Su questo ero piuttosto preparato grazie a Piton e alla Sprite” annunciò Peter.
“Sembra molto interessante” disse Tony.
“Sì, qui c’è di tutto, e ci vuole fegato per vedere certe cose” disse Peter. Mosse qualche passo verso un corridoio che riportava la scritta “risa incontrollabili”.
“Per esempio, c’è questa pozione che fa ridere in modo incontrollabile. Divertente, penserà la maggior parte. Ebbene, non lo è così tanto” disse dirigendosi verso una porta. La aprì.
Al suo interno c’erano cinque o sei persone che volavano per la stanza, in preda a folli risate. Ogni tanto qualcuno diceva una battuta sciocca o raccontava una storiella divertente e allora gli altri ricominciavano a ridere, e nulla li fermava.
“Ma che cavolo…” mormorò Tony. Non aveva mai visto uno spettacolo simile.
“Le risate li fanno volare, ma guardateli, non stanno così bene” disse Peter a bassa voce.
Un uomo piuttosto corpulento urlò ai compagni.
“Lo sapete che differenza c'è fra un serpente a sonagli e una coscia di pollo?"
"No, non lo so!" rispose la donna più vicina.
"Dovresti stare più attento a quello che mangi![1]"
A quel punto le risate si fecero ancora più acute. La scena era così esilarante che Frannie e Tony non riuscirono a trattenersi dal ridacchiare, ma vedendo che Peter non lo faceva, si ricomposero subito.
“Guardateli, sono pallidi e anche se ridono si vede che non ce la fanno più” disse Peter.
Effettivamente quelle sei persone sembravano tutt’altro che felici. Sudavano, erano pallidi e sembrava che avessero la febbre. Uno spettacolo davvero triste, a dirla tutta.
“Come si fa a calmarli?” chiese Tony.
“Stiamo facendo una pozione, ma ci vogliono due giorni pieni, e sono arrivati ieri” disse Peter “L’unica cosa che riusciamo a fare è raccontar loro cose molto tristi, almeno smettono di volare… Ma non è molto efficacie”
“Che cosa orribile ed esilarante al tempo stesso” disse Frannie.
“Meglio se andiamo” disse Peter scuotendo la testa. “Qui ci sono tutti quelli che sbagliano le dosi delle pozioni, a volte fanno dei veri disastri”
“Piton li disprezzerebbe tutti” disse Tony.
“Poco ma sicuro” disse Peter ridacchiando “Andiamo al prossimo, secondo me ti piacerà”
Si diressero verso l’ascensore parlando di come andavano le cose a Hogwarts. Peter era davvero dispiaciuto per quello che stava succedendo nella sua adorata scuola. Gli mancava un po’, ma non invidiava per niente gli studenti che dovevano fare i conti ogni giorno con le follie del ministero.
Quando furono di nuovo sull’ascensore Peter lasciò premere il pulsante a Tony, e i tre si diressero verso il quarto piano, quello dedicato alle lesioni da incantesimo.
“Qui è dove si è specializzata Madama Chips” disse Peter quando furono arrivati.
Era un corridoio piuttosto lungo. Nelle stanze c’erano pazienti di ogni sorta. Alcuni giacevano addormentati, mentre altri esibivano gli atteggiamenti più strani. Uno leggeva in continuazione un libro, pallido e sudato, un altro parlava ad alta voce declamando quello che Frannie riconobbe essere un sonetto di Shakespeare.
“Libri maledetti, guardate” disse Peter “Quello non può più staccarsi dal libro, è dimagrito di dieci chili da quando è arrivato, l’altro invece si esprime parlando in versi”
“E non riuscite a mettere fine a quel tormento?” chiese Tony.
“Non ancora, ma stiamo cercando una cura” disse Peter.
Andarono un po’ più avanti.
“Quella donna” disse indicando una donna dalla faccia deformata, sdraiata su un lettino “Secondo te che cos’ha?”
“Non saprei…” disse Tony “Magari una Fattura Pungente…?”
“Esatto, bravo. Gliel’hanno fatta potente” disse Peter. “In questo reparto è difficile lavorare, ci vuole fantasia per capire cosa è successo alle persone, soprattutto quando arrivano prive di sensi”
“Immagino!” disse Tony continuando a guardare quella donna “Però… Mi piace. Mi piacerebbe molto lavorare qui”
“Sì, dà delle belle soddisfazioni” disse il ragazzo mettendogli una mano sulla spalla.
“Io ti ci vedo molto” disse Frannie a Tony mentre Peter era girato. Tony le sorrise.
“Anche io inizio a vedermici” disse soddisfatto.
“Guardate, questo è qui da anni ormai… Non abbiamo ancora capito quale maledizione lo ha afflitto, sappiamo solo che non riesce più a parlare e a sentire” disse Peter.
“Poverino” mormorò Tony osservando il vecchio che stava davanti a lui, separato da un vetro. Peter lo salutò, e lo sguardo del vecchio si illuminò appena. Rispose al saluto.
“Beh, questo è tutto!” disse Peter “Allora, scappi o rimani?”
“Prima devo prendere i MAGO” disse Tony ridacchiando “Ma mi sa tanto che sarò dei vostri. Rimango”
Frannie lo guardò entusiasta e gli strinse il braccio. Vederlo felice le metteva allegria. Anche Peter sorrise.
“Sono felice” disse “Sarai sicuramente un buon acquisto”
“Lo spero proprio!” disse Tony mentre iniziavano a dirigersi verso l’ascensore.
“Dobbiamo festeggiare con un dolce, Tony” disse Frannie prendendolo per mano. “Vieni anche tu, Peter?”
“Certo” rispose il ragazzo sorridendo cordialmente. “Passo a salutare Ed e Mag, però poi mi sa che dovrò scappare”
 
Intanto Mag e Edmund erano seduti a un tavolino e si stavano gustando un tè caldo con qualche pasticcino in un angolo del bar. Edmund era un po’ a disagio perché conosceva bene quel posto e non pensava che gli avrebbe fatto quell’effetto rimetterci piede dopo anni. Si sentiva oppresso come se fosse stato solo ieri che andava a trovare sua madre nel reparto di degenza a lungo termine. Si era messo con le spalle verso il resto della gente e sperava che nessuno lo riconoscesse. Mag gli aveva chiesto se preferiva uscire e andare in un bar da un’altra parte, ma lui aveva detto di no perché voleva salutare Peter, così lei non aveva insistito, e dopo un po’ per fortuna lui si era tranquillizzato. Quando Frannie, Tony e Peter li raggiunsero i due stavano discutendo animatamente su un film che avevano visto la sera prima a casa di Mag.
“…Ti dico che è normale che sia finito così, si chiama finale aperto apposta” disse la ragazza ridacchiando.
Lui scosse la testa, non riusciva a farsene una ragione.
“Ma che senso ha?!” insistette lui “E come fanno gli spettatori ad accettarlo?”
“Come volevi che finisse, scusa?” chiese lei ridacchiando.
“Non lo so… Magari che lo arrestassero!” borbottò il ragazzo. “La tizia lo lascia andare come se niente fosse!”
“Ma non lo lascia andare, non sa neanche dov’è!” ribatté Mag. “Ricordi che erano per telefono?”
“Ah già” borbottò lui, indispettito “Però mette ansia! Davvero ci sono dei babbani così?!”
“Sì, ma per fortuna ce n’è uno ogni centomila persone. Comunque a me è piaciuto” disse la ragazza.
“E non hai neanche pianto, miracolo” disse lui ridacchiando.
“Sei antipatico” disse lei stringendo gli occhi “…E comunque chi ti dice che non l’ho fatto?!” disse Mag puntandogli contro un cucchiaino con fare minaccioso.
“Non dirmi che hai pianto pure ieri!” esclamò Edmund.
“Chissà” disse Mag con un sorriso enigmatico, guardando oltre le spalle del ragazzo “Oh, arrivano!”
Sollevò una mano per farsi notare dagli amici che erano appena entrati nella sala da tè.
“Ciao fratello” disse Peter quanto li raggiunse, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo “Ciao Mag”
I tre si salutarono con un breve abbraccio mentre Frannie e Tony si sedevano al tavolino.
“Rimani un po’ con noi?” chiese Mag con un sorriso.
“No, mi hanno detto che devo andare a rifare la medicazione ad Arthur Weasley perché un tirocinante ha avuto la brillante idea di mettergli i punti di sutura” disse scuotendo la testa.
“Che cosa?!” sbottò Frannie.
“Perché, non vanno bene?” chiese Mag. Non le sembrava una cosa così assurda, dopotutto avevano detto che le ferite erano piuttosto profonde.
“Nel mondo dei maghi non funziona così, a quanto pare quel serpente era velenoso, non si può guarire semplicemente ricucendo le ferite” spiegò Tony. “Il veleno magico non sparisce dal nulla”
“Che strano” borbottò Mag.
“Beh, io vado, ci vediamo a Natale, ragazzi! Ed…” diede una pacca sulla spalla del fratello e si dileguò.
Quando fece per sedersi notò che Frannie aveva preso il suo posto e Tony le si era seduto accanto, per cui dovette mettersi dalla parte di Mag, e ora vedeva tutti quelli che passarono. Si fece un po’ più piccolo, sperando che nessuno lo notasse.
“Vi abbiamo preso le brioche, dovrebbero averle messe da parte” disse Mag prendendo la mano di Edmund, dimenticando quello che si stavano dicendo poco prima.
“Troppo buoni” disse Tony mentre Frannie si allontanava per chiedere al cameriere ciò che le spettava.
“Allora, com’è andata?” chiese subito Edmund “Hai le idee più chiare adesso?”
“Decisamente sì! Penso che dopo i MAGO non perderò tempo e mi iscriverò subito al tirocinio” disse Tony.
“Già, tanto il viaggio intorno al mondo non è neanche da prendere in considerazione, visto come stanno le cose” disse Frannie con aria mesta, non appena si sedette.
“Nemmeno io non me la sento di lasciare il Paese” disse Mag.
“Non dirlo a me” borbottò Edmund “Non posso farmi un giro e poi pensare che l’Ordine sia lì ad aspettare me”
“Infatti…” disse Frannie “Andremo in India e in Africa quando saremo più tranquilli, ce le godremo di più”
“Speriamo che i tempi più tranquilli arrivino presto” disse Tony.
“Ho idea che il peggio debba ancora venire…” sospirò Mag. Poi si ridestò. “Allora, ditemi cosa c’è qui al San Mungo, avete visto qualcosa di interessante?”
Frannie raccontò subito l’interludio nella stanza delle risate, cosa che fece ridere anche Mag e Edmund, che non sapevano che ci fosse un reparto del genere. Mag poi non ci poteva credere. Era stata poche volte all’ospedale, mai per problemi suoi, e non riusciva a immaginare di entrare in un reparto e trovare la gente a ridere sul soffitto. Poi Tony spiegò ciò che lo aveva colpito di più.
Mentre bevevano i loro tè e parlavano ancora delle impressioni di Tony sul suo giro per l’ospedale, furono distolti dalla conversazione da un forte trambusto.
“Ho detto che voglio mettere lo zucchero!” urlò qualcuno dall’altra parte della sala. Tutti i presenti si voltarono per guardare chi fosse la fonte di quelle urla.
Videro che ad urlare era stato un paziente, che ora sedeva con le braccia incrociate davanti a una giovane infermiera, che cercava di calmarlo.
“…Non vuole credere che lo ha già messo” disse l’infermiera, mortificata.
“Ma quello è…” disse Mag sottovoce, dopo aver guardato attentamente il paziente dai capelli biondi e ondulati che indossava una vestaglia lilla.
“Sì, è proprio lui!” mormorò Frannie. “Il professor Allock”
Lo guardarono meglio. Aveva l’aria un po’ assente, ma aveva conservato il fascino di tre anni prima.
Tutto il resto dei presenti aveva ricominciato a farsi gli affari suoi tranne i tre ragazzi, che continuarono a guardare quello che succedeva. Una Guaritrice più anziana si era avvicinata e stava convincendo l’ex professore che prima di arrabbiarsi avrebbe fatto meglio ad assaggiare il tè per controllare che fosse abbastanza zuccherato. L’uomo ci pensò su, si calmò, e quando fece per assaggiare il tè con fare arrogante, per dimostrare che in realtà di zucchero non ce n’era, si accorse di essere osservato. Si alzò subito e si diresse verso i quattro ragazzi.
“Sta venendo verso di noi!” sussurrò Mag, spaventata.
“Mannaggia” borbottò Frannie.
“Oh, salve!” disse l’ex insegnante. “Immagino che vogliate il mio autografo, vero?”
I quattro rimasero a fissarlo intontiti. Non lo vedevano da prima che succedesse quel che era successo nella Camera dei Segreti, prima che perdesse la memoria. Non sapevano cosa dire, e fu Edmund a parlare per primo, stupendo tutti.
“Sì, volentieri!” disse alzandosi in piedi e cercando di sorridere.
“…Come sta, professore?” chiese Frannie con un vago senso di colpa. Memorabili erano state le lezioni passate a ridere con Edmund e Mag alle sue spalle.
“Molto bene, grazie!” disse Allock con un gran sorriso, estraendo dalla tasca una piuma di pavone piuttosto malconcia “Quanti autografi volete? Adesso so scrivere le lettere tutte attaccate, lo sapete?”
A Mag si riempirono gli occhi di lacrime sentendolo parlare così. Faceva molta pena.  
“Ma davvero?” chiese con ammirazione.
“Sicuro!” disse lui prendendo una sedia da un tavolo vuoto e sedendosi con i ragazzi. Le due infermiere lo fissarono sconvolte, ma quando Tony le guardò loro gli rivolsero uno sguardo incoraggiante.
Mag, Frannie e Edmund si guardarono senza sapere cosa aggiungere mentre il professore scriveva in maniera disarticolata il suo nome su un tovagliolo di carta. Sembrava la firma di un bambino di prima elementare e faceva così tenerezza che tutti e quattro rimasero piuttosto scossi da quella visione.
A un certo punto, mentre ognuno di loro era immerso nei suoi pensieri, Allock smise di scrivere, concentrato. Guardò attentamente Mag.
“Noi ci conosciamo?” chiese tranquillo, ma senza il sorriso.
“Ehm… Sì, insegnava nella nostra classe di Hogwarts, si ricorda?” rispose lei.
“Insegnavo? Io?” ripeté Allock, spiazzato. “Davvero?”
Lui ci pensò su un po’, poi tornò a sorridere in modo così repentino che parve inquietante.
“Vi ho insegnato tutto quello che sapete, immagino!” disse trionfante “Che ne dite se vi faccio un autografo per ogni vostro compagno? Quanti eravate?”
“Oh, non ce n’è bisogno” disse Frannie dolcemente.
“Come no! Venite con me, in camera ho le mie foto… Forse ne ho qualcuna anche qui” iniziò a tastare le tasche, ne estrasse due foto di lui ai tempi d’oro in cui era famoso e amato.
A quel punto intervenne la strega più giovane.
“Possiamo moltiplicare queste con un incantesimo, non c’è bisogno di scomodare i tuoi amici!” disse dolcemente estraendo la bacchetta. In un attimo le foto diventarono circa una decina e Allock iniziò a firmarle tutto contento.
“Non riceve mai visite” disse la ragazza “Siete stati carini a chiedergli l’autografo…”
Si avvicinò anche la strega più anziana e mise una mano sulla spalla del paziente, che sembrava non aver ascoltato.
“Eravate suoi studenti, quindi? Era piuttosto famoso qualche anno fa. Noi ci auguriamo davvero che questa fissa per gli autografi sia un segno che la sua memoria sta ricominciando a tornare”
“Capisco” disse Tony, un po’ intristito. Non aveva mai stimato Gilderoy Allock, ma vederlo in quello stato gli faceva molta pena.
“Gli abbiamo fatto fare un giro al bar perché alla fine non è pericoloso, è più un pericolo per sé stesso, povero caro… Non ricorda chi è, si allontana e non sa più come tornare… Siete stati molto carini ad assecondarlo”
“È il minimo” disse Mag con un sorriso, anche se le veniva da piangere a vederlo così.
Rimasero in silenzio per un po’, interrotto dal grattare della piuma sulle foto. Poi la donna più anziana guardò di nuovo i quattro ragazzi e si soffermò su Edmund per un istante più lungo.
“Ma tu sei Edmund! Edmund Pevensie!” disse avvicinandosi a lui. Edmund impallidì.
“Sì” rispose semplicemente lui, sperando che non insistesse. Invece la Guaritrice lo fece.
“Ti ricordi di me? Ci siamo visti qualche volta quando la tua mamma era qui!” disse con gentilezza “Sei cresciuto moltissimo, tuo fratello me lo aveva detto ma io non volevo crederci!”
“Io…” disse iniziando a sentirsi a disagio. La guardò meglio e si illuminò. “Gabby… Brown?”
“Proprio io! Un po’ invecchiata, ma sempre io!” disse lei ridacchiando per la prima volta da quando era arrivata. Sembrava una persona molto calma e materna.
“Come sta la mamma?” insistette lei.
“Molto meglio, soprattutto negli ultimi mesi” rispose lui, maledicendo mentalmente la donna che lo stava mettendo in imbarazzo davanti ai suoi amici. Eppure da una parte era felice che lei si ricordasse di lui.
“È una donna forte, e anche voi lo siete, te l’ho sempre detto!” disse dandogli una carezza affettuosa sul viso.
Per un attimo a Edmund parve di tornare a essere quel bambino di otto anni che aveva appena perso il padre e che andava a trovare la madre nel reparto psichiatrico del San Mungo. Gli tornò in mente quella volta in cui si era rifiutato di entrare nella stanza della madre e Gabby, proprio quella Gabby che adesso era in piedi davanti a lui, lo aveva cercato per il corridoio, lo aveva preso per mano e lo aveva portato a prendere una cioccolata calda. Poi lo aveva portato da sua madre e dai suoi fratelli. Peter non aveva perso l’occasione per rimproverarlo, ma lui per quella mezzora era stato sereno.
Non seppe come rispondere e abbassò lo sguardo. Mag lo guardò preoccupata, non sapeva cosa stava succedendo nella sua mente e non sapeva cosa fare. Guardò Frannie e anche lei si rivelò piuttosto imbarazzata.
Notando l’imbarazzo generale, la guaritrice capì che forse era meglio allentare la presa. Allock sembrò non essersi accorto dello scambio fra i due, concentrato com’era sulle sue fotografie.
“Voi siete i suoi amici? Come mai qui?” chiese guardando Frannie e Tony mentre Mag faceva scivolare una mano sul ginocchio del ragazzo e lo stringeva.
“Sì, siamo suoi compagni di classe…” rispose Frannie. “E lei è la sua ragazza” aggiunse indicando Mag, che era arrossita.
“Io volevo vedere com’è il San Mungo perché mi piacerebbe diventare Guaritore” disse Tony.
Fortunatamente questa nuova informazione distolse definitivamente l’attenzione della Guaritrice da Edmund, e iniziò a parlare con Tony, molto interessata. Così fece anche l’altra Guaritrice più giovane. Scoprirono che aveva solo quattro anni in più di loro ed era stata nella Casa Corvonero, per questo nessuno la conosceva.
“Ho finito!” esclamò Allock a un certo punto “Ne ho fatto qualcuno in più per i vostri compagni di scuola”
“Grazie, professore!” disse Mag con un sorriso intenerito. “Torneremo a trovarla un giorno!”
Il viso dell’ex insegnante si illuminò.
“Ora andiamo, forza, il tuo tè si sarà raffreddato” disse la Guaritrice più giovane prendendolo per un braccio con gentilezza.
“Buon Natale!” disse Tony.
“Perché, è Natale?” chiese Allock, intontito. Poi guardò la sua Guaritrice e ripeté “È Natale?”
“Tra qualche giorno lo sarà” rispose lei. Poi si rivolse ai quattro, a bassa voce “Lo dimenticherà fra dieci minuti”
Frannie lo guardò con aria contrita e consapevole.
Si salutarono e anche la Guaritrice che conosceva Edmund gli diede un buffetto sulla guancia e se ne andò al banco per parlare con il cameriere. Doveva essere in pausa.
Sul tavolo calò il silenzio. Edmund guardava la mano di Mag ancora sulla sua gamba, Mag guardava lui, Frannie li guardava di sottecchi facendo finta di essere concentrata sul suo tè ancora caldo, Tony capì che non era aria e non sapeva cosa dire. Alla fine fu Mag a rompere il silenzio.
“Fa davvero pena” disse riferendosi all’ex professore. Prese una fotografia e rilesse la firma scritta con mano tremante.
“Papà mi aveva detto che non era messo bene, ma vederlo dal vivo fa un altro effetto” disse Frannie.
Edmund e Tony non dissero nulla.
“Questo posto è opprimente” mormorò Edmund guardandosi intorno, come se stesse cercando una via d’uscita. 
“Non dovevamo restare per forza” disse Mag, dando voce ai pensieri di Frannie e Tony.
“No, è che… Non pensavo di incontrare qualcuno che mi avrebbe riconosciuto” mormorò lui, sperando di non aver mortificato nessuno.
“Però è stata gentile, no?” disse Mag prendendogli la mano.
“Mi ha fatto piacere rivederla” disse il ragazzo, dopo averci pensato per un po’. Non sapeva neanche lui come sentirsi; quell’incontro inaspettato gli aveva fatto ricordare delle cose che aveva sepolto da anni in un angolo remoto della sua mente.
“…Solo che non volevo che dicesse quelle cose davanti a voi” aggiunse.
“Siamo tuoi amici, Ed” disse Frannie, paziente “Non ti devi preoccupare per queste cose”
Lui annuì, ma non seppe cosa rispondere e si portò la tazza alla bocca. Gli altri lo guardarono, indecisi se cambiare argomento, aspettare che dicesse qualcosa oppure proporre di andarsene, tanto ormai avevano fatto tutto quel che dovevano fare. Fu Edmund a parlare di nuovo.
“Non avevo ancora compiuto otto anni quando è successo, ma mancava poco. Era estate e Peter aveva ricevuto da poco la sua lettera per Hogwarts. La mamma non ha retto a lungo. Quando Peter è partito la avevano già portata al San Mungo, e Gabby era una delle addette al suo caso, venne lei a prenderla a casa” mormorò. I tre presenti lo guardarono dispiaciuti.
“…Peter voleva saltare il primo anno, ma Silente gli aveva scritto di non farlo, che ce la saremmo cavata, e comunque era troppo piccolo per badare alla famiglia… Lucy aveva solo cinque anni”
Si fermò per un attimo. C’erano dei pensieri che lottavano per emergere, e alla fine vinsero contro il suo silenzio ostinato.
“Mamma aveva detto che ce l’avremmo fatta” continuò, sentendo su di sé gli sguardi sconvolti dei tre presenti “Ce lo disse subito dopo il funerale, ci disse che sarebbe andato tutto bene e che l’avremmo superata insieme, noi cinque… Ma dopo due mesi è venuta qui, cioè, l’hanno portata… Non si alzava più dal letto…”
“Ed…” mormorò Mag guardandolo, lui però era ancora concentrato sul cucchiaino del suo tè.
“Io c’ero al funerale” disse Frannie all’improvviso. Tre paia di occhi si puntarono su di lei.
“Avevo sette anni e ricordo molto poco, solo che ero con i miei genitori e vi abbiamo fatto le condoglianze” continuò “È stato l’ultimo funerale a cui ho partecipato prima che… mio fratello… Beh, lo sapete. Per lui non me la sono sentita… Credo di averti anche parlato quel giorno”
Edmund la guardò negli occhi e per la prima volta capì veramente che non era l’unico ad aver sofferto da piccolo.
“Nemmeno io ci volevo andare, ma Peter e Susan mi hanno detto che papà avrebbe voluto che io ci fossi”
Quel giorno aveva urlato in una crisi di pianto che papà avrebbe voluto vivere e che non sapeva altro, ma loro erano stati inamovibili. Era stata l’ultima volta in cui aveva pianto sul serio.
“Però per tuo fratello c’eravamo, non sapevo chi fosse né chi fossi tu, ma c’eravamo. Ci portò lo zio Digory” mormorò.
Frannie non seppe cosa rispondere, annuì e basta, riconoscente e leggermente scossa per averlo saputo in quel momento.  
“Venivate spesso qui?” chiese Mag rivolta a Edmund.
“I primi tempi no, poi però ci dissero che era meglio che lei ci vedesse…” disse il ragazzo “Non capivano che invece io ci stavo troppo male e mi obbligavano”
“Avete imparato a perdonarvi, è questo l’importante” disse Mag, e Frannie annuì.
“Già…” disse lui “Ne è passato di tempo, ormai”
“E migliorerà sempre di più” disse Frannie sorridendo incoraggiante.
“Sì infatti” disse Tony “Da come ne parli le cose sembrano andare molto meglio”
“Spero che duri” disse Edmund “Non sono sicuro di riuscire a perdonare mia madre di nuovo, se ci dovesse ricadere”
“Non lo farà, adesso ha voi. Siete cresciuti” disse Mag “Prima doveva sentirsi molto spaventata e sola, anche se in realtà non lo è mai stata”
“Lo so…” borbottò il ragazzo. Sollevò il viso e li guardò “Scusatemi”
“Non ti preoccupare, amico” disse Tony sorridendo appena.
“Sentite, io dovrei andare a Diagon Alley, vi va di venire anche voi” chiese Frannie quando capì che ormai era ora di cambiare argomento. “Dovrei prendere delle cose al Ghirigoro e poi potremmo pranzare al Paiolo Magico, vi va?”
“Io devo tornare a Woolton perché mi vedo con una mia amica” disse Mag.
“Anche io preferisco tornare a casa” disse Edmund.
“Io ci sono” disse Tony cingendole le spalle con un braccio.
“Va bene… Allora andiamo!” disse Frannie con un sorriso.
Uscirono insieme dalla stanza per dirigersi verso l’ascensore. Dovettero aspettare un po’ di tempo perché era decisamente affollato. Edmund era piuttosto silenzioso e Mag non riusciva a ignorarlo, anche se sapeva che in quel momento doveva solo lasciare che sbollisse un po’, senza opprimerlo con parole inutili. Frannie era concentrata a parlare con Tony dei regali di Natale che doveva ancora fare, ma ogni tanto lanciava uno sguardo verso Edmund per vedere se si era un po’ ripreso. Per lui non era mai facile aprirsi con loro, e lei lo sapeva bene.
Uscirono dall’0spedale da una porta secondaria, che invece di dare sulla vetrina dei manichini da cui erano entrati, dava sul retro. In un batter d’occhio si ritrovarono in strada.
“È stato bello, no?” disse Frannie prendendo per mano Tony.
“Le brioche erano molto buone, devo dire” disse Mag ridacchiando.
“A me è piaciuto molto” disse Tony “Mi sembra proprio il posto che fa per me!”
“Mi fa piacere, Tony” disse Mag con un sorriso.
“Anche a me” disse Edmund “Peter sarà felice di averti come collega”
“E anche mio padre” esclamò Frannie, entusiasta.
“Allora… Noi ci vediamo domani, giusto?” chiese Mag.
“Esatto!” disse Frannie dando una gomitata a Edmund.
Tony strinse la mano a Edmund per salutarlo, mentre Frannie gli diede un abbraccio impacciato. Di solito non lo salutava così, ma in quel momento sentiva di volerlo fare, e Edmund apprezzò il gesto.
Le due coppie si Smaterializzarono quasi nello stesso momento.
Le premesse non erano le migliori, ma avrebbero passato delle belle vacanze, lo sentivano nell’aria.

[1] Cit Mary Poppins <3

 
NOTE AUTRICE

Siamo sempre più vicini al Natale! (E non solo nell'AU)
Vi è piaciuto questo giro al San Mungo? Qual è il reparto che vi è piaciuto di più? Quello in cui c'è la gente che ride sul soffitto prende l'idea da una delle scene che amo di più in Mary Poppins, dove c'è lo zio Albert che per le gran risate ha iniziato a volare. XD
Edmund si è aperto ancora un po' con i suoi amici, raccontando cosa è successo con sua madre subito dopo il funerale del padre. Per lui è stata una giornata un po' triste. 
Abbiamo anche incontrato Allock, come poi succederà con il Golden Trio :'D 

A venerdì! 
   
 
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