(cattive ) Abitudini
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“Scusa
il disordine, Astoria,
sono rientrata dalla Gazzetta del profeta giusto un quarto
d’ora fa” si
giustificò Ginny con l’amica.
Da quando
l’amicizia di Albus e
Scorpius si era fatta importante, le due donne, mamme dei ragazzi,
avevano
deciso di gettare i vecchi rancori e avevano iniziato a frequentarsi;
non era
un caso isolato, infatti, che Astoria si fermasse a casa dei Potter
quando
accompagnava il figlio, anche se ormai aveva superato da un
po’ l’età per farsi
portare a casa dei compagni dalla madre.
“Ma
smettila, lo sai che non mi
interessa. Piuttosto… parliamo di cose
serie…” disse Astoria con tono
confabulatorio.
Ginny si
avvicinò e annuì,
allungandole una tazza di tè. Le donne volevano organizzare
una cena la sera
della vigilia di Natale, per far stare insieme le due famiglie. Tutte e
due
pensavano che i mariti avrebbero dovuto fare pace e, visto
l’amicizia dei loro
figli, passare più tempo insieme.
(Quello che non
sapevano era che
i loro mariti, che lavoravano tutti e due per il ministero, prendevano
il caffè
insieme una volta a settimana e chiacchieravano liberamente
già da qualche
mese. Ma questa è un’altra storia.)
Qualcuno
bussò alla porta della
cucina e Ginny aprì l’uscio a Molly che
entrò portando una torta e
appoggiandola sul tavolo.
“Ciao
mamma, tutto bene?” la
salutò Ginny, versando un’altra tazza di
tè per la madre.
“Sì,
cara, stavo andando da
George e ho pensato di passare per portarti la torta alle
pesche” spiegò la
strega, sapendo che era la torta preferita della figlia.
“Grazie,
fermati un po’ con noi,
io e Astoria stavamo organizzando una cena…” E
Ginny iniziò a raccontare.
“Ciao
ma’, vado a giocare a
Quidditch con gli altri” disse James, il suo primogenito,
dieci minuti dopo,
scendendo dalle scale con la scopa in mano.
Il ragazzo
salutò calorosamente
la nonna e Astoria, adocchiando il dolce sul tavolo, e quando si
allungò a
prenderne un pezzo, la madre gli ricordò:
“Però, quando torni dal campo non
smaterializzarti in casa e lascia gli scarponi fuori,
l’ultima volta hai
lasciato una marea di fango su tutto il pavimento del salotto e dentro
uno
degli scarponi c’era un vermicolo!”
“Ecco
dov’era finito!” esclamò il
figlio con la torta in bocca.
Ginny
sbuffò. Forte. “Non parlare
con la bocca piena, maleducato!” lo sgridò,
dimenticandosi di chiedere cosa
intendesse dire. James rise e scappò fuori dalla cucina a
gran velocità.
“Che
brutte abitudini!” Ginny
sospirò rumorosamente
“Quand’è che la cosa mi è
sfuggita di mano e ho cresciuto
dei Jarvey invece che dei figli?”Astoria rise scuotendo la
testa e prese un
sorso di tè, mentre Molly le accarezzava una mano cercando
di consolarla
dicendo che l’adolescenza era temporanea. Quando aggiunse
‘quasi sempre’, la
figlia strabuzzò gli occhi e le donne risero tutte e tre.
In quel momento
dal piano di
sopra si sentirono delle grida: Ginny alzò la testa, pronta
all’ascolto: da
madre e sorella, sapeva riconoscere una bisticciata fra fratelli.
“Cosa
ci fa lui qui?” urlò Albus,
il suo secondogenito.
“Per
Godric, Albus, chiudi la
porta!” rispose Lily, l’ultima della famiglia.
Ginny si
alzò in piedi quando
sentì dei rumori scalpiccianti lungo il corridoio del primo
piano. “Ma cosa
stai…” si interruppe quando il rumore di qualcuno
che inciampava e cadeva
riempì tutta casa, insieme all’imprecazione.
“Albus,
ma cosa… Scorpius
fermalo, non…” La voce della ragazza si spense e
improvvisamente riprese a
gridare: “No!”
Il tonfo sordo
di qualcuno che
cadeva sul pavimento si sentì forte e Ginny corse al piano
superiore. Anche la
madre e Astoria la seguirono e quando furono alla fine delle scale,
quello che
si presentò loro fu strano: Scorpius, il figlio di Astoria,
tratteneva Albus
che, con la bacchetta puntata verso la sorella, aveva lo sguardo
incattivito.
Lily, a sua volta arrabbiata, era dall’altra parte del
corridoio, davanti alla
porta annerita della sua stanza, con le braccia spalancate.
“Cosa
sta succedendo?” chiese
Ginny ad alta voce.
Lily
girò la testa verso di lei
per parlare, ma Albus la precedette: “Mamma, Lily era in
camera con un ragazzo
e aveva la porta chiusa!”
“Hai
tentato di schiantare Richard!” esclamò
Lily, indicando la porta.
“Richard?”
Ginny si girò verso la
figlia che ebbe la decenza di arrossire.
“Sì,
mamma, era Richard e non
stavamo facendo niente…” si giustificò
la ragazza.
“Vi
stavate baciando!“ urlò
ancora Albus, agitandosi fra le braccia di Scorpius, che non lo voleva
lasciare
per paura che lanciasse un altro incantesimo.
“Non
è vero!” mentì Lily e
Scorpius si girò così velocemente che per poco
Albus non perse l’equilibrio.
“Sì,
che è vero!” esclamò con
così tanta energia il biondo che tutti rimasero in silenzio
per un attimo. Sua
madre lo guardò, ma quando i loro sguardi si incrociarono,
lui abbassò gli
occhi e divenne più attento alla presa dell’amico.
Nessuno
notò l’imbarazzo della
ragazza o che le sue guance erano diventate più rosse dei
suoi capelli. Ma Astoria
notò l'occhiata che lanciò a suo figlio. E
sorrise.
“Cosa
abbiamo detto delle porte
chiuse quando ci sono i ragazzi?” Ginny sgridò
Lily, poi si rivolse verso il
figlio: “Al, cosa abbiamo detto degli schiantesimi? E metti
via la bacchetta,
non c’è affatto bisogno che continui a puntarla
contro tua sorella! Voi volete
farmi diventare matta!”
Il ragazzo
ubbidì e Scorpius non
lo dovette più trattenere. “Comunque è
un Troll, si è smaterializzato quando ho
pronunciato l’incantesimo, chi ti sei trovata, Lily, un
codardo?” schernì la
sorella con cattiveria.
“Di
sicuro non uno spione come
te! Sei proprio un…” esclamò arrabbiata
Lily, che venne interrotta dalla nonna
che urlò: “Ginny! Non parlare così a
tuo fratello!”
Tutti si
zittirono e si voltarono
verso la strega. “Ma… nonna… non
sono… io sono Lily” disse la ragazza, confusa.
“Mamma!”
esclamò invece la
figlia: Molly si guardò intorno con gli occhi sbarrati,
capendo l’errore.
“Scusatemi,
mi sono confusa per
un attimo; mi sembrava di essere alla tana, quando tu, Ginny, litigavi
con Ron
per via di Harry…” spiegò la strega,
quasi con soggezione.
Ginny vide
Astoria alzare un
sopracciglio divertita e farle un sorriso furbo. Fece fatica a
trattenere un
sorriso anche lei: le litigate con suo fratello erano molto
più pensanti di
quella a cui avevano appena assistito, forse perché lei
poteva usare la
bacchetta anche fuori dalla scuola e gli incantesimi si sprecavano alla
Tana.
Ginny sospirò: che bei tempi.
“Non
vedo l’ora di tornare a
scuola, così non correrò il rischio di
incontrarti nei corridoi della torre!”
esclamò ancora Lily verso il fratello. Le donne iniziarono a
tornare al piano
di sotto.
“Ragazzi
calmatevi ora, su…”
disse Ginny, per mettere fine al litigio dei figli: quando litigavano
erano più
fastidiosi di un gruppo di Pixie.
“Sono
un prefetto! Potrò venirti
a scovare dappertutto!” si vantò Albus.
“Sì,
ti piacerebbe. Io e Alice
quando andiamo alle feste del Quidditch…”
iniziò anche Lily, che però venne
interrotta subito dalla domanda del fratello: “Alice? Cosa va
a fare Alice alle
feste del Quidditch che neanche gioca?”
“Ma
cosa ti interessa di cosa fa
Alice con quelli del Quidditch, scusa? Fatti i fatti tuoi!”
gridò la ragazza.
Le due donne si
girarono verso i
ragazzi e i loro occhi si incrociarono: tutte e due conoscevano il tono
di un
figlio adolescente.
“Ora
smettetela di gridare e
andate ognuno nella propria stanza!” alzò la voce
la madre da metà della scala
cercando di riportare un po’ di ordine: non ce la faceva
più. “E quando viene
Richard, voglio essere avvisata e la tua porta deve rimanere
aperta!” ricordò
alla figlia, lanciandole un’occhiata, che annuì
abbassando gli occhi. “Mentre
tu” si voltò verso Albus, “se ti becco
ancora a fare un incantesimo offensivo
in casa mia contro un’altra persona vedrai che ti
succede!” sgridò anche lui.
Le
porte sbatterono ma almeno i ragazzi non
dissero più niente. “Oddio, che brutte abitudini!
Schiantesimi e offese… e si
urlano insulti in continuazione…” disse Ginny
sospirando, dov’è che aveva
sbagliato?
“Urlavate
tanto anche voi, te lo
giuro. E a te dovevamo confiscare la bacchetta, ricordi?” le
disse Molly, per
consolarla, abbracciandole le spalle con il braccio.
“Quindi
è una brutta abitudine
che hanno preso da me? Stupendo!” esclamò Ginny,
sempre più abbattuta.
“Anch’io
litigavo con mia
sorella. Non è una brutta abitudine” disse
Astoria, risedendosi e scaldando la
tazza di tè con la bacchetta.
“No?”
chiese Ginny corrugando la
fronte.
“No.
Più si litiga e più ci si
vuole bene. Non era così anche per voi?” chiese
allora Astoria, e Ginny alzò le
spalle: forse. Forse poteva essere così.
“Quindi
è una buona abitudine
litigare?” chiese e le altre donne allargarono le braccia.
Ok, forse lo era.
“Sai
però qual è una cattiva
abitudine che vi tramandate in
famiglia?” le chiese ancora Astoria, divertita. E quando
l’amica la guardò
corrugando la fronte, si avvicinò e le disse sottovoce:
“Vi innamorate dei
migliori amici dei vostri fratelli!”
Quando Astoria alzò lo sguardo, incontrò quello di Scorpius, sull’ultimo gradino delle scale. Non gli disse niente, ma lo sguardo di lui parlò per tutti e due. Forse quella cattiva abitudine avrebbe riguardato anche la sua famiglia. E forse non era così cattiva.
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