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Autore: IndianaJones25    04/12/2019    3 recensioni
Dopo quasi quarant’anni, Indiana Jones fa ritorno sulle alture interne del Perù per raggiungere ancora una volta il tempio dei Chachapoyan dove, in gioventù, tra mille difficoltà, rinvenne l’idolo d’oro della fertilità. Ma nel tempio era celato molto più di una piccola e semplice statua d’oro, qualcosa di davvero unico e prezioso: un sorprendente segreto, rimasto custodito in quel luogo per migliaia di anni, che l’anziano archeologo intende finalmente riportare alla luce.
In questa nuova occasione, però, ad accompagnarlo ci sarà sua figlia, perché solo unendo le forze i due Jones potranno svelare quell’antico mistero, che sembra provenire da una galassia lontana lontana...
Genere: Avventura, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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6 - LA LUCE DELLE STELLE

       «Papà, maledizione!» gridò ancora Katy, esasperata, dandogli una manata nei reni per richiamarlo alla realtà. «Ti si è incriccato anche il cervello, oltre alle ossa?»
       Come riemergendo da un sogno, finalmente Indiana Jones si rese conto di non essere a bordo del Millennium Falcon in avaria e incalzato dalla flotta dell’Impero Galattico, in compagnia di Leia. Strabuzzò gli occhi e rabbrividì, sentendosi la schiena coperta di sudore freddo: come un sonnambulo che si risvegli all’improvviso dentro ad un incubo, si guardò attorno adagio, osservando i pallidi rimasugli di quelle strane e sfuggevoli visioni oniriche, che per qualche minuto avevano preso del tutto il sopravvento sulla sua volontà, sovrastarlo ancora da ogni lato per qualche secondo, per poi scomparire nelle luce fiocca della veglia. Dolorini e fastidi di vario genere, indiscussi protagonisti della sua età, tornarono a farsi largo tra le sue ossa, ricordandogli che gli anni trascorsi nella Galassia erano solo un sogno, molto, molto lontano.
       Mentre lui cominciava ad orientarsi di nuovo nel presente e provava a spiegarsi che cosa fosse successo - quella visione che aveva avuto… sembrava così reale, come se l’avesse vissuta davvero… - sua figlia perse la pazienza e gli piantò un altro pugno all’altezza della cintola.
       «E dai, Old J, che cosa diavolo ti succede?» strillò, con la voce che cominciava a tradire un certo panico.
       «Wuuff raaahh» si aggiunse Chewbacca, che non riusciva a comprendere come mai Indy si fosse impietrito sulla porta della cabina.
       Ormai tornato del tutto nel presente, l’archeologo fece un brusco movimento e si volse all’indietro con un sorriso.
       «Scusatemi» disse, in tono rassicurante. «Alla mia età può succedere di…»
       «Alla tua età faresti meglio a startene a casa in poltrona, con la poltrona sulle gambe e un buon libro in mano, te lo dico sempre!» commentò Katy, sarcastica. Dall’espressione del suo viso, si capì benissimo che si sentiva sollevata per il fatto che non fosse accaduto nulla di grave.
       Di primo acchito, suo padre avrebbe voluto raccontarle ciò che gli era accaduto, varcando la soglia di quella cabina, renderla partecipe di quanto aveva visto e sentito, ma qualcosa, dentro di lui, gli suggerì di tenersi almeno quello per sé. È bello condividere tutto con chi si ama, specialmente con i propri figli, ma qualche volta è altrettanto piacevole poter mantenere qualche segreto per sé, qualcosa di intimo e di personale da non rivelare proprio a nessuno; e, quella, sarebbe stata proprio una delle cose che non avrebbe mai raccontato, un mistero intimo e personale che avrebbe tenuto celato nel proprio cuore.
       «Questa era la cabina di Han Solo» disse, voltandosi per gettare un ultimo sguardo alla piccola stanza che odorava di muffa e di antichi ricordi. Con suo sbigottimento, in mezzo a quell’odore di vecchiume gli sembrò persino, anche se soltanto per un brevissimo istante, di sentire un profumo, decisamente più dolce e fresco, inconfondibile: il profumo che aveva emanato la principessa Leia, la donna che lui - o, meglio, Han Solo - aveva amato con tutto se stesso.
       Katy, grattandosi dietro un orecchio, si convinse che suo padre avesse perduto definitivamente l’uso della memoria, perlomeno quella a breve termine; appena tornati a casa, ne avrebbe parlato seriamente con mamma e gli avrebbero consigliato di farsi visitare da uno specialista, che avrebbe senza dubbio saputo quale pillola somministrargli per potergli riattivare al meglio le facoltà mnemoniche. E, volente o nolente, questa volta avrebbe dovuto obbedire e guai a lui se avesse insistito ancora una volta a buttare il flacone delle compresse nel sacco dell’immondizia.
       «Lo so, Old J» rispose, con dolce indulgenza. «È per questo che volevamo entrarci… ricordi?»
       Indy si girò di nuovo verso di lei e la squadrò con aria truce, assumendo un’espressione offesa che, agli occhi della figlia, sembrò decisamente comica, tanto che Katy dovette sforzarsi parecchio per non scoppiare a ridere.
       «Signorina mia, non sono ancora rimbambito» esclamò. «Stavo solo dicendo che, qui dentro, il capitano dormì, studiò le strategie di attacco e di difesa, amò…»
       «Amò?» ripeté Katy, sorpresa. «Una storia d’amore?» La cosa, in qualche modo, l’appassionava. Tuttavia, le sorse anche un dubbio. «E tu come lo sai?» domandò, sollevando un sopracciglio con scetticismo, mentre le sovvenivano le parole pronunciate dallo spirito del Jedi. «È forse quella faccenda di cui parlava Luke Skywalker? Della donna di cui Han era innamorato e con la quale ebbe un figlio…?»
       Indy scrollò le spalle senza rispondere e la ragazza, desiderosa di saperne a tutti i costi di più, si voltò di scatto verso Chewbacca.
       «È vero?» chiese conferma, con gli occhi che quasi le brillavano, mentre si portava un dito alle labbra. «Qui sopra c’è stata anche una storia d’amore?»
       Il Wookiee agitò le braccia.
       «Ruuffhh… Ahhr… Ruh… Waarrghhh…» latrò adagio.
       Katy, che ovviamente non aveva capito nulla, fu costretta a volgersi ancora verso suo padre.
       «Che cos’ha detto?» chiese.
       «Ha detto» rispose Jones, allungando la mano per afferrare la sua e costringerla a togliersi il dito dalla bocca, «che su Kashyyyk, il suo pianeta natale, è considerato immorale mangiarsi le unghie in pubblico.» Indy abbassò la voce. «Per loro è un atto… come posso spiegarmi… intimo, capisci? Da fare solo in privato.»
       «Oh!» sbottò Katy, spalancando gli occhi. Si affrettò ad abbassare le mani ed a stringersele dietro la schiena. Sollevò gli occhi verso il Wookiee e, arrossendo, sussurrò: «Scusami, Chewie.»
       «Graahhh!» replicò lui, incerto, lanciando uno sguardo di sottecchi a Indy: in verità, non aveva detto alcunché riguardo a nessuna strana ed inesistente usanza degli abitanti del suo lontano pianeta.
       Ma l’archeologo gli fece un cenno veloce con la testa e si affrettò a dire: «In ogni caso, credo che sia giusto non toccare nulla, qui dentro. Tutto è rimasto come Han Solo lo ha lasciato l’ultima volta e non mi pare una cosa carina essere noi a toccare le sue cose.»
       «Ma… pensavo che volessi…!» cominciò a dire Katy, ma suo padre le appoggiò una mano sulla spalla e la costrinse ad indietreggiare, allontanandola dalla porta della cabina, che si richiuse con un colpo secco dietro di loro.
       «Andiamo» grugnì Jones, sforzandosi di non gettare un’ultima occhiata malinconica a quella porta di metallo - che insieme sembrava l’ingresso di un mondo di sogni e la lastra tombale di un sepolcro - e provando a cancellare dalla propria memoria l’immagine di Leia che gli era balenata di fronte nella visione. Nel proprio cuore, per pochi istanti, aveva avvertito i sentimenti che Han Solo sentiva per lei e li aveva riconosciuti subito perché erano gli stessi, tali e quali, che lui sentiva ogni giorno per Marion.
       Sorrise a quel pensiero, mentre si avviava alle spalle di Chewie e di Katy.
       Attraversarono la plancia, ascoltando il rumore dei propri passi senza mai fermarsi e si diressero lungo il corridoio che conduceva alla cabina di pilotaggio.
       Katy, meravigliata, non sapeva più dove posare gli occhi, attratta da tutti i pannelli, dalle console, dalle luci di mille colori che si accendevano a intermittenza, persino dai cavi e dai tubi che si intrecciavano sul soffitto formando un reticolo senza fine. Era persino meglio e più stupefacente di quando, l’estate dell’anno prima, erano andati in gita a Disneyland!
       Anche Indy si guardava attorno di continuo, studiando ogni dettaglio, sebbene, nel suo caso, fosse quasi più un rivivere ciò che già conosceva piuttosto che una nuova scoperta. Eppure, ogni singolo passo era un vero e proprio tuffo al cuore.
       «È incredibile…» mormorò la giovane, facendo scorrere le dita sul metallo che rivestiva le pareti. «Incredibile…»
       «E aspetta di vederlo all’opera» soggiunse suo padre.
       A causa della forte emozione che stava provando, Katy aveva cominciato a sudare abbondantemente, tanto che aveva il petto che luccicava; questa volta, avvertì davvero tutto il freddo che regnava a bordo del Falcon e, alla fine, si decise ad abbottonarsi la camicia.
       «Era anche ora» commentò suo padre, notando la manovra.
       La ragazza sollevò gli occhi alla schiena di Chewbacca, che li precedeva col suo passo ondeggiante.
       «Non è che avessi paura che lui mi guardasse le tette» lo informò, con distacco. «Avevo solo un pochino freddo.»
       «Dovevi coprirti prima» insistette Indy. «Te ne vai in giro mezza nuda… vedrai che, domani, avrai il raffreddore!»
       Katy sbuffò. «Mezza nuda… Old J, come sei esagerato! Allora, che cosa diresti, se vedessi quegli hippie che…»
       «Non ricominciamo a parlare di quei degenerati!» la interruppe suo padre, seccato.
       La ragazza fece una piccola risata, scostandosi una ciocca che le era finita davanti ai capelli.
       «Oppure a scuola…»
       «Cosa c’entra la scuola, adesso?» la inquisì l’archeologo.
       «Dopo l’ora di ginnastica, negli spogliatoi e nelle docce, giravamo tutte nude e…»
       «Ma che c’entra questo!» brontolò Jones, ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. «È chiaro che, dopo aver sudato e faticato, ci si debba cambiare. Ragazze con ragazze e ragazzi con ragazzi, senza problemi. Non c’è mica promiscuità, in quel caso! Invece, se tu te ne vai in giro in quella maniera, chiunque potrebbe vederti!»
       Katy avrebbe voluto replicargli che a lei non era mai importato molto che qualcuno la vedesse senza nulla addosso.
    In effetti, l’unica volta che si fosse sentita in imbarazzo, in una situazione simile, era stato quando si era ritrovata a fare la doccia accanto a Lorene, che aveva insistito per aiutarla a lavarsi, trasformando però quell’atto quotidiano in una serie di lievi carezze che, da parte sua, seppure parecchio confusa e turbata, lei aveva finito per apprezzare; però, poi, vista l’ambigua situazione creatasi, aveva accolto quasi con sollievo l’arrivo delle altre ragazze, che le aveva costrette ad interrompersi. Lorene le voleva bene, ma certe volte aveva uno strano modo, per dimostrarlo, e lei si sentiva stranissima, in quelle occasioni…
    Invece, trattenendosi, dato che la reazione di suo padre sarebbe potuta essere imprevedibile, si limitò a dire: «Mi sono sbottonata la camicia solo dopo aver cominciato ad arrampicarci su per la foresta! Fino a prova contraria, gli unici che mi abbiano visto le tette sono stati dei pappagalli, degli alberi, un Wookiee, un fantasma, due droidi ed un vecchio brontolone.»
       Jones quasi inciampò e dovette togliersi in fretta le mani dalle tasche per non perdere l’equilibrio.
       «Un vecchio brontolone?!» esclamò, al colmo dello stupore. «Quale vecchio, scusa?!»
       La figlia dovette cacciarsi un pugno sulla bocca per soffocare una risata intrattenibile.
       «Old J…» singhiozzò per il troppo ridere, scuotendo la testa.
       «Io non ricordo di aver incontrato nessun vecchio!»
       «Se lo dici tu, papà…»
       Intanto, con il suo passo lungo, Chewbacca era già giunto all’entrata della cabina di pilotaggio, dove trovarono ad attenderli C-3PO e R2-D2 che, a quanto pareva, tanto per cambiare, stavano litigando.
       «Fiuuu… fififififi…» stava dicendo il piccolo droide.
       «Smettila di metterti sempre in mezzo!» ribatté 3PO. «Se avessero voluto il nostro aiuto, lo avrebbero chiesto!»
       «Grahhh?» domandò Chewie.
       Il droide dorato si volse di scatto verso di lui.
       «R2 si è messo in testa che, a causa della lunga permanenza in questa base, alcuni circuiti della nave potrebbero essersi danneggiati e che sarebbe quindi meglio fare un controllo completo, prima della partenza. Ovviamente, è una sciocchezza, qui gli unici circuiti ad essere fusi sono i suoi.»
       «Duuhh!! Fiuu!» ribatté R2-D2.
       C-3PO si volse in fretta verso di lui.
       «Non rivolgerti a me con quel tono impertinente. E smettila di pensare! Tu sei programmato per obbedire e io…»
       «Zzzhh… fiii… bibibi!»
       «Come ti permetti di chiamarmi così, stupido barattolo?! Modera il linguaggio!»
       Indy e Katy, divertiti, assistettero a quella scenetta cercando di non scoppiare a ridere, mentre il Wookiee, fin troppo abituato ai continui battibecchi dei due droidi, scostò in malo modo C-3PO e fece cenno ai due umani di seguirlo all’interno della cabina.
    Prima di avviarsi, però, fece un cenno al piccolo droide bianco e blu.
    «Graahhh» lo rassicurò: amava come un figlio il Millennium Falcon e aveva provveduto giorno per giorno alla sua costante manutenzione.
       Entrare lì dentro fu un altro balzo nel tempo, per Indiana Jones. Ancora una volta, i flebili ricordi di Han Solo riemersero di prepotenza, proiettandolo in altri mondi ed altre ere. Questa volta, tuttavia, riuscì a controllarli, evitando che prendessero di nuovo il sopravvento sulla sua coscienza. Adesso era un po’ come avere una doppia dose di memoria a cui attingere di continuo, una sensazione stranissima ma che, ormai, gli stava diventando familiare e che aveva smesso di turbarlo.
       Osservò Chewbacca sedersi sulla sua ampia poltrona di destra e, a lui, venne quasi naturale di fare altrettanto in quella di sinistra. All’ultimo momento, tuttavia, si fermò e si volse verso Katy.
       «Vieni» la invitò, con un gesto della mano. «Prendi posto qui.»
       «Davvero posso?» mormorò la giovane, rimanendo di stucco. Una dopo l’altra, stava vivendo esperienze che non si sarebbe mai neppure potuta immagine fino a poche ora prima.
       «Perché non dovresti?» borbottò suo padre, accennando un sorriso.
       Anche Chewie parve d’accordo, perché le indicò il sedile e grugnì qualcosa per lei indecifrabile ma dal tono decisamente bonario ed accomodante.
       «Be’, se me lo dite voi…» balbettò Katy, facendosi avanti e sedendosi, mentre suo padre prendeva posto nella poltroncina più piccola alle sue spalle.
       Il Wookiee fece un ampio sorriso, quindi cominciò immediatamente a schiacciare una sequenza di tasti che, con un tremito che si propagò all’intera struttura metallica, attivarono i motori del Millennium Falcon. Sia Indy sia Katy si sentirono scuotere da un’emozione indefinibile nel momento in cui, sotto i loro piedi, il pavimento cominciò a vibrare adagio. Prima che avessero avuto il tempo di dire o fare qualcosa, Chewbacca aveva già impugnato le leve dei comandi e stava dando avvio alle manovre per il decollo.
       Con un rumore che parve quasi un risucchio d’aria, l’astronave si sollevò dal terreno e virò di circa quarantacinque gradi, per potersi posizionare con la prua di fronte ad una galleria parecchio ampia che, fino a quel momento, padre e figlia non avevano notato, essendo celata dalla nave stessa. Quindi, con un’accelerazione che non si sarebbe potuta immaginare nemmeno a bordo di un Concorde, il Falcon imboccò il tunnel, che saliva verso l’alto.
       Katy si sentì il cuore schizzare in gola per la grande velocità - era quasi come essere sopra un ottovolante, solo di un tipo che nessuno avrebbe potuto affermare di aver mai provato - e, subito dopo, scoprì che le mani le stavano sudando abbondantemente, tanto che lasciò delle scie umide e scure sulla tela quando provò ad asciugarsele sui jeans. Del resto, visto quello che stavano vedendo i suoi occhi, emozionarsi era forse la più naturale delle reazioni che si sarebbe potuta aspettare.
       In men che non si dica, il Millennium Falcon fuoriuscì dal traforo scavato nella roccia ed uscì all’aperto. Oltre il parabrezza, il cielo azzurro brillò come un etereo mare dove nuotavano poche e fragili nubi, mentre sotto di loro le foreste delle Ande si allontanavano sempre di più, rimpicciolendo fino a scomparire.
       Molto presto, non fu più possibile distinguere nessun particolare e, quando Katy provò a sollevarsi per vedere meglio, rimase incantata: non c’erano più né la regione di Amazonas né il Perù, là sotto, bensì l’intero continente americano, che appariva spruzzato di verde e di marrone, mentre su entrambi i suoi lati gli oceani parevano tele dipinte di un blu intenso.
       Anche Jones si alzò dal proprio sedile e si avvicinò al cruscotto; posò una mano sulla spalla della figlia e, dopo averle sorriso un istante, ricambiando il suo sguardo meravigliato, contemplò quel panorama indescrivibile. Ormai, sotto di loro, non c’erano più confini, o bandiere, bensì solamente terre che terminavano nell’acqua, prima di cedere il posto ad altra terra e ad altra acqua. Visto da lassù, sempre più piccolo e distante, come una sfera di vetro iridescente circondato dal vuoto cosmico, il pianeta appariva caldo e avvolgente, regno di pace e di armonia. Eppure, non era così.
       «Guarda che bella la Terra, da quassù, Old J» commentò Katy, con voce sottile.
       «Già» rispose con amarezza l’archeologo, senza smettere di tenerla per la spalla. «Bella ed unica. Eppure gli esseri umani la stanno lentamente distruggendo e, quando proprio non hanno voglia di provare ad annientarla, prendono a farsi la guerra tra di loro, sfasciando tutto…»
       «Eppure noi viviamo lì» riprese Katy. «Non possiamo andare altrove…»
       Indy gettò un’occhiata a Chewbacca, che pilotava con fare rilassato e con aria serena, ed ai due droidi, che avevano finalmente smesso di punzecchiarsi. Loro erano la prova vivente che l’uomo non fosse solo, nell’universo, che ci fossero altri pianeti abitabili e abitati. Ma Katy, in fondo, aveva ragione…
       «No, non possiamo andarcene» ammise, tornando a guardare fuori. «Quella è la nostra casa. È l’unico mondo che ci sia stato concesso di abitare e, quindi, dobbiamo averne il massimo rispetto. Ma l’uomo è un essere stupido, Katy, e forse capirà quanto sia importante il suo pianeta solo quando sarà troppo tardi per rimediare a tutti gli errori.»
       La ragazza fece un sorriso smagliante.
       «Per fortuna, allora, che ci sono anche le donne!»
       Suo padre ridacchiò e tornò a concentrarsi con lo sguardo fuori dal finestrino.
       Ormai, erano nello spazio, il Sole ardeva gigantesco, le stelle parevano puntini luminosi e la Luna si avvicinava, mentre la Terra, lassù, sembrava sempre più piccola, circondata dalla sua fragilissima e sottile atmosfera, sebbene fosse l’unico luogo, ovunque si guardasse, che emanasse quella luce brillante ed inconfondibile, un verdeazzurro che si distingueva nettamente da tutto il resto.
       In quel momento, Jones fu attraversato da un dubbio ma, prima che potesse esternarlo, la ragazza lo precedette.
       «Ma come facciamo a respirare, senza bombole d’ossigeno?» chiese Katy. «E come mai non levitiamo nell’aria come gli astronauti delle missioni Apollo?»
       Indy sorrise, perché quella era la stessa domanda che avrebbe voluto fare lui. Del resto, Katy era sangue del suo sangue: tale il padre e tale la figlia.
       «Tu che ne dici, Chewie?» chiese l’archeologo, rivolgendo uno sguardo al Wookiee. «C’è qualche strano congegno, a bordo?»
       «Graa, wu wu wu, raufh» replicò Chewbacca, con un’alzata di spalle. In pratica, ne sapeva quanto loro: per lui quella era una cosa normalissima e non si era mai neppure posto una domanda, al riguardo.
       Tutti e tre, quindi, si volsero verso C-3PO - il professore di bordo doveva certo saperla parecchio lunga, come al solito - ma sul viso dorato del droide parve quasi evidenziarsi una smorfia di disappunto.
       «Oh, cielo!» esclamò. «Non lo so! È contrario alla mia programmazione conoscere questi dettagli tecnici. Il mio primo incarico era l’etichetta e…»
       «Fiuuui!» lo interruppe R2-D2.
       «Non dire così, non è vero che non servo mai a nulla!» ribatté il droide protocollare, offeso. «Queste sono basse insinuazioni che…»
       Ignorandolo, Indy e Katy tornarono a meravigliarsi di fronte allo spettacolo incredibile che lo spazio aperto offriva loro. Evidentemente, c’erano cose che non potevano essere spiegate e, allora, tanto valeva lasciarle lì, in sospeso nel mare delle domande irrisolte. Inoltre, c’era una tale bellezza, ovunque volgessero gli occhi, che perdere tempo con quelle informazioni non sarebbe servito proprio a nulla, se non a sottrarre qualcosa a quel poema della natura che si offriva ai loro sguardi.
       La vastità indefinita dello spazio si estendeva di fronte a loro offrendo scenari impressionanti, immagini insondabili ed immense che facevano sfigurare non solo l’uomo e le sue creazioni, microscopiche nullità, al riguardo, bensì le divinità stesse, la cui potenza appariva una pallida parodia, nei confronti di quel tutto cosmico.
       A Jones, per quanto non volesse pensarci, risuonarono nella mente le parole pronunciate da Yuri Gagarin, il primo cosmonauta ad aver varcato i confini dell’atmosfera terrestre: «Chi non ha mai incontrato Dio sulla Terra, non lo incontrerà neppure nello spazio.» Del resto, lassù non c’era nulla che non potesse essere ricondotto alle leggi della matematica e della fisica, quello era il vero regno della scienza, dove il sonno della ragione moriva per sempre…
       «Guarda, Old J» lo chiamò Katy, indicando qualcosa con il dito e riscuotendolo dalle sue riflessioni. «Guarda la Luna!»
       Il satellite naturale della Terra, adesso, era vicinissimo ed entrambi poterono capire che cosa dovettero immaginare Armstrong, Aldrin e Collins nell’avvicinarsi per primi a quell’oggetto fluttuante a cui, per secoli, uomini e donne si erano rivolti quasi fosse una dea, dedicandovi preghiere e speranze.
       Strizzando gli occhi, entrambi cercarono di scorgere le prove concrete dell’allunaggio - i moduli, le impronte, la bandiera a stelle e strisce - ma, dall’altezza a cui si trovavano, non poterono vedere altro che crateri, pianure e montagne che non sarebbero mai state abitate da nessuno, almeno non nell’immediato. Ma un giorno, chissà…
       «Sai, si dice che, miliardi di anni or sono, quando il nostro sistema solare si era appena formato, la Terra si scontrò con un altro pianeta» spiegò Indy, mentre continuavano a sorvolare l’astro. «Da quella terribile collisione si sprigionò del materiale, che si conglomerò a formare la Luna.»
       Katy sorrise, giocherellando con le frange della sua borsa.
       «Chissà che botto!» esclamò.
       «Già, deve essere stato bello forte» ammise l’archeologo. Poi, però, si affrettò ad aggiungere, sfregandosi il mento: «Comunque, è solo una vecchia supposizione e, da quel che ne so, parecchi scienziati ormai la rigettano, perché non c’è neppure lo straccio di una prova che sia avvenuta per davvero. Però è bello pensare che, un pezzo del nostro pianeta, sia proiettato così nello spazio, quasi ad attenderci per un futuro arrivo.»
       Non avevano quasi fatto in tempo a finire di parlarne che la Luna, di già, scomparve sotto di loro, mentre proseguivano il loro straordinario viaggio nel cosmo. Chewbacca accelerò un poco l’andatura e si diresse verso un puntino rosso che andò facendosi via via sempre più grande.
       «Marte…» mormorò Jones quasi con venerazione, mentre il pianeta rosso si avvicinava ad una velocità impressionante.
       «È vero che è un pianeta molto simile al nostro?» chiese Katy, eccitata. «Dici che sia abitato?»
       «Uhm…» borbottò suo padre. «Gli scrittori di fantascienza dicono di sì, ma io ho qualche dubbio, in proposito. Comunque, dato che ci stiamo andando, lo scopriremo presto.»
       In silenzio, fissarono il pianeta che aveva acceso le fantasie degli uomini da parecchi secoli. Si parlava di canali, di riflessi, di grandi civiltà… c’era qualcosa di vero o, quella, era l’ennesima illusione? Anche se, ancora, non sarebbero stati capaci di dare una risposta, Katy e suo padre si sentivano scuotere completamente all’idea di essere i primi esseri umani a poter vedere da vicino quel pianeta misterioso: erano partiti per una ricerca archeologica e, infine, si erano trovati ad essere i primi esploratori del cosmo a spingersi oltre la Luna.
       «Ora capisco cosa dovette provare Cristoforo Colombo!» quasi urlò Katy, rimettendosi un’altra volta il dito in bocca. «Lui ha scoperto l’America e noi, invece, saremo gli scopritori di Marte!»
       «Scommetto che Colombo, però, non si mangiava le unghie» grugnì Indy.
       La ragazza non gli badò, continuando a sgranocchiare con lo sguardo perso sull’arido e rosso pianeta che, adesso, era talmente vicino che sarebbe sembrato di poterlo toccare soltanto allungando una mano.
       «Mi ricordo un’intervista a Von Braun» borbottò Jones. «Il giorno dopo che gli uomini a bordo dei suoi razzi arrivarono sulla Luna. Gliela fece un giornalista italiano[1], domandandogli che cosa ci aspettasse per il futuro delle esplorazioni spaziali. Il buon Wernher si è detto convinto che, con i giusti finanziamenti, entro quindici anni riusciremo ad arrivare anche su Marte.» Diede una pacca affettuosa ad uno dei pannelli di controllo del Millennium Falcon. «Chissà che cosa direbbe se sapesse che noi ci siamo arrivati in… quanto? Dieci minuti? Un quarto d’ora al massimo?»
       «Rahh, groagh woohh wuuhh» replicò Chewie, indicando alcuni pulsanti ed una leva di fronte a sé.
       «Incredibile, davvero incredibile» mormorò in risposta Indy.
       Senza distogliere gli occhi dal pianeta rossa, che sembrava averla ipnotizzata, Katy domandò un po’ distrattamente che cosa ci fosse di così incredibile.
       «Mi ha spiegato che, questo, non è niente, in confronto a ciò che può fare questa nave» rispose suo padre. «Praticamente, può compiere viaggi nell’iperspazio.» Si tolse per un momento il cappello e si massaggiò la testa, come a riordinare le idee per costringerle ad accettare quel concetto che esulava da qualsiasi conoscenza degli abitanti della Terra. «Ricordi? Quello di cui parlava anche Einstein…»
       Ma Katy non gli stava prestando alcuna attenzione.
       Il Millennium Falcon si era abbassato notevolmente verso la superficie di Marte e stava sorvolando il pianeta rosso così da vicino da sollevare una nube di sabbia che si spandeva in ogni direzione, come in preda ad una forte tempesta. Eppure, in mezzo a quel turbinio inestricabile, Katy riuscì ugualmente a distinguere pianure, catene montuose, avvallamenti… ma ogni cosa, a prima vista, apparve brulla e desolata, del tutto priva di qualsiasi indicazione che, di lì, fossero passati esseri senzienti, in altre epoche.
       Il pianeta sembrava morto, arido e deserto. Ma ecco che…
       «Laggiù, Old J, laggiù!» gridò, così forte che tanto Indy quanto Chewbacca sussultarono.
       «Cos’hai visto?» chiese l’archeologo, precipitandosi a guardare verso il punto che lei stava indicando.
       Non ci mise molto a comprendere che cosa sua figlia volesse mostrargli. C’erano monti e colline naturali, d’accordo, ma quelle… no, non poteva essere!
       «Sembrerebbero piramidi!» esclamò, stringendo gli occhi per vedere meglio, mentre la sua passione per l’archeologia tornava a vibrargli nelle vene così forte da fargli sentire il rumore dell’adrenalina che gli scorreva a fiumi nell’organismo. «Piramidi costruite dall’uomo o da chissà chi…!»
        «E guarda quella!» strillò Katy, battendo due volte le mani per l’entusiasmo.
       Le piramidi erano gigantesche e sublimi, erette con blocchi di pietra perfettamente squadrata, di una bellezza inaudibile, e Jones dovette compiere un vero e proprio sforzo per riuscire a staccar loro gli occhi di dosso per vedere di che cosa stesse parlando sua figlia. Ma, quando lo fece, per poco ebbe un collasso, perché mai si sarebbe aspettato di vedere qualcosa di simile, mai avrebbe creduto possibile che, qualcosa del genere, potesse esistere al di fuori della Terra.
       «È… è una faccia…» borbottò. «Una faccia scolpita nella roccia… che mi prenda un accidente se quella non è una faccia…!»
       Katy, per l’entusiasmo, aveva cominciato a saltellare sul posto.
       «È come la Sfinge, Old J! Quelle sono le piramidi di Marte e quella è la loro Sfinge! E guarda quelle… quelle statue!»
       Sulla superficie del pianeta, brulla e inospitale, si levava un immenso ed austero viso che pareva essere stato scolpito nella roccia: chiunque l’avesse fatto, non si era limitato a erigere un sacello, ma aveva lavorato direttamente sopra una montagna, trasformandola a proprio piacere per onorare… chi? Un dio? Un grande sovrano? Chi avrebbe potuto dirlo? E, attorno a quella misteriosa raffigurazione, si innalzavano statue colossali che parevano davvero essere lì a difesa di quell’immagine, oppure in adorazione, non sarebbe stato semplice stabilirlo…
       Ad Indy vennero immediatamente alla mente immagini che conosceva più che bene: la Sfinge di Giza, il monte Rushmore, il monumento a Cavallo Pazzo, le linee di Nazca, il Buddha di Leshan… sia che si trattasse di divinità, sia di grandi eroi, gli esseri umani avevano in quel modo spettacolare voluto preservarne la memoria, donandola all’immortalità della pietra, che l’avrebbe conservata per tutta l’eternità. Se era stato fatto sulla Terra, non si poteva non credere che non l’avessero fatto anche i marziani o chi per loro…
       «Portaci giù!» gridò a Chewbacca, indicandogli di atterrare. «Io devo… voglio vedere da vicino…»
       «Sì, sì, anche io!» esclamò Katy. «Presto, presto! E, poi, andremo alla scoperta di tutto il resto, vero Old J?!»
       «Certo, con l’iperspazio potremo scoprire chissà quali e quante civiltà perdute e lontane!» ruggì il vecchio archeologo. «Sulla Terra, ormai, non c’è quasi più nulla da scoprire, ma qui, nello spazio… è un intero universo che ci si apre dinnanzi!»
       «Graahh!» ruggì Chewbacca.
       «Come no?!» urlò Jones, come in preda al delirio. Nei suoi occhi, sembrava essersi accesa una luce di follia. «Io voglio sapere tutto! Potrebbe essere la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi! Facci scendere!»
       La ragazza, richiamata alla realtà, si voltò verso suo padre. Non lo aveva mai visto così fuori di sé: tremava tutto ed il suo volto, adesso, faceva paura, perché sembrava quasi quello di un pazzo fanatico. Che cosa stava succedendo?
       «Old J…» mormorò. «Se dice che non può…»
       «Certo che può! Togliti di mezzo, Katy!» sbraitò. Poi, tornò a rivolgersi a Chewbacca. «Avanti, ammasso di peli! Porta già quest’affare!»
       «Graahh!» continuò a rifiutarsi il Wookiee, sollevando una zampa per calmarlo. «Wooff!»
       «Non mi impedirai di portare a termine la scoperta più incredibile della mia vita!» ruggì Jones. Abbassata la mano, estrasse di colpo la rivoltella che teneva nella fondina e la puntò contro l’antico amico. «Avanti! Obbediscimi e non costringermi a farti del male!»
       «Oh, cielo!» gridò C-3PO, alzando le mani e dandosi ad una fuga precipitosa. «Oh, cielo!»
       In quanto a Katy, quella vista le fece una paura terribile.
       «Papà…» mormorò, sul punto di scoppiare in lacrime. «Papà, che stai facendo…?»
       Ma Indiana Jones non le prestò alcuna attenzione. Ormai, la sua mente era tesa solamente verso quelle nuove meraviglie che lo attendevano un centinaio di chilometri più in basso e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo, non adesso. Aveva trascorso la vita intera a cercare risposte e, adesso che avrebbe potuto trovare le più sconcertanti delle verità, non si sarebbe tirato indietro. Di fallimenti ne aveva collezionati parecchi e li aveva sempre accettati con stoica rassegnazione, ma questa volta sarebbe andata diversamente.
       Continuò a fronteggiare il Wookiee, che lo fissava con aria serena e non sembrava minimamente impaurito dalla sua pistola.
       «Chewie, non costringermi a farlo…!» mormorò, con la voce che tremava e le dita che sudavano in abbondanza attorno al grilletto. «Ho ucciso gente per molto meno!»
       Non riuscendo più a trattenersi, Katy si sciolse in lacrime. Ormai, non le importava più nulla del viaggio nello spazio, delle costruzioni su Marte o di tutto il resto: voleva solo che suo padre riacquistasse la ragione e tornasse indietro con lei.
       «Papà, smettila!» lo implorò, con la voce rotta per il pianto. «Tu queste cose non le fai! Tu non sei così! Non hai mai messo l’archeologia al primo posto…!»
       Il suono dolce ed amato della voce di sua figlia sembrò calmare Indy, che si volse verso di lei e le sorrise.
       «Ma, Katy, cerca di capirmi…»
       «Cosa c’è da capire?!» gridò lei, arrabbiata. «Che sei pronto a perdere la ragione per degli stupidi sassi?! Che per te contano solo popoli morti secoli fa ed il resto non significa nulla?»
       Sbigottito, Jones tremò vistosamente. La sua mano lasciò andare la rivoltella, che finì in terra con un cupo clangore, mentre i suoi vecchi occhi si riempirono di lacrime, che rigarono le sue guance ispide di barba. Si sentì le gambe cedere ma, prima che potesse cadere, Katy corse a stringerlo in un abbraccio soffocante, avvinghiandosi a lui come se non volesse lasciarlo andare mai più.
       «Perdonami, amore» sussurrò lui, chiudendo gli occhi, mentre la teneva stretta e le accarezzava i lucidi capelli neri. «Perdonami… io… io non so che cosa mi sia preso…»
       Katy non disse nulla, appagata di quel contatto e di quel tono tornato ad essere quello dolce e confortante del suo papà, dell’uomo che per lei rappresentava il vero eroe, colui che era capace di fare tutto, l’uomo che aveva sempre una soluzione per tutto e che non compiva mai scelte cattive o sbagliate.
       Dalla sua poltrona, Chewie fissò padre e figlia tenersi avvinghiati ed emise un basso ruggito di soddisfazione, per nulla irritato da quanto appena accaduto. Per lui, l’incidente era chiuso, era stato solamente un attimo di debolezza da dimenticare per sempre e, adesso, avrebbero potuto viaggiare insieme per tutta la Galassia. Avrebbero visitato luoghi come Kashyyyk, o Tatooine, o Naboo, oppure Ahch-To… ci sarebbero stati moltissimi luoghi remoti da scoprire insieme, come ai vecchi tempi…
       Udendo il leggero ringhio del Wookiee, Indy riaprì gli occhi arrossati dalla commozione e, senza smettere di tenere abbracciata Katy, gli rivolse un lieve sorriso, da cui non riuscì a nascondere un poco d’imbarazzo.
       «Chiedo scusa anche a te, amico mio» borbottò, a bassa voce, provando un po’ di vergogna. «Io mi sono fatto trasportare dagli eventi… Potrai dimenticare e perdonarmi?»
       Il Wookiee sorrise.
       «Grahh wuuf ruhh» rispose, in tono dolce e accomodante, facendo un cenno con la zampa. Poi, con un’altra serie di latrati, soggiunse: «Wuuff rahhh grraarhh rrroooohhrrr?»
       Indy rimase basito di fronte a quelle parole. L’antico amico gli aveva appena confermato che tutto era già scordato e, subito dopo, gli aveva chiesto se lui e Katy fossero ancora intenzionati a tornare a casa o se, al contrario, desiderassero andare con lui, verso pianeti lontani e sconosciuti, tutti da scoprire.
       Indiana Jones vacillò.
       Strinse ancora di più a sé Katy, la sua bambina adorata, il frutto più dolce del suo amore per Marion e pensò a quanto l’amasse, a quanto le amasse entrambe. E ripensò anche a Marion, che era rimasta a casa ad attenderli e aspettava di vederli tornare da un giorno all’altro, sani e salvi. Come avrebbero potuto partire per scoprire l’universo e dimenticarsi di lei?
       Eppure… sollevò gli occhi all’oblò e fissò le stelle che rifulgevano a milioni tutto attorno a loro, invocandolo a sé, chiedendogli di raggiungerle per scoprire i loro segreti più arcani, per svelare la loro antica sapienza. Come avrebbe potuto sottrarsi ad un simile richiamo, proprio lui? Non avrebbe mai più potuto sfuggire a quel segnale, allo splendore della luce delle stelle…
       In quel momento, Indiana Jones, per quanto ancora abbracciato alla figlia adorata, che gli trasmetteva calore e conforto, facendogli comprendere che aveva già tutto ciò che un uomo avrebbe potuto desiderare dalla vita, rischiò di scomparire per sempre, cedendo nuovamente il posto ad Han Solo, che sarebbe riemerso dalle tenebre del tempo, questa volta per tutta l’eternità… L’audace archeologo sarebbe morto ed il contrabbandiere galattico sarebbe rinato dalle sue ceneri…
       Un lampo improvviso e accecante riempì la cabina, facendo trasalire il Wookiee, mentre Indy e Katy, ancora stretti l’uno all’altra, crollavano al suolo senza un gemito, incoscienti.
       «Rahhh» commentò Chewbacca, sorpreso.
       «Ho dovuto farlo, Chewie» ammise lo spirito di Luke, riempiendo con le sue emanazioni azzurrine ed eteree l’intero abitacolo e abbassando le mani. «Per quanto sia doloroso tanto per me quanto per te, credo che questa sia la soluzione migliore.» Osservò i due corpi inanimati distesi a terra e continuò a parlare, con voce un poco triste ma, al contempo, ferma. «Lo so che Han è sempre stato un buono e fedele amico, ed io ne sento la mancanza esattamente come la senti tu. Ma è morto e noi, come chiunque altro, dobbiamo rassegnarci a lasciarlo andare. Ora deve essere Indy a condurre i suoi passi, Indy e nessun altro.»
       Non era stato molto felice di dover intervenire a quel modo, di dover ricorrere alla Forza per poter addormentare profondamente i suoi amici e cancellare i loro ricordi più recenti, ma era certo che, quella, fosse la soluzione migliore che avrebbe potuto trovare. Si girò a guardare il Wookiee.
       «Non c’era altra scelta. Li riporteremo indietro e, quando si risveglieranno, avranno dimenticato tutto di ciò che hanno visto e vissuto in queste ultime ore. Ma, chissà… qualcosa resterà loro: una sensazione, l’idea di aver compiuto il più straordinario dei sogni, un vago ricordo confuso ma bellissimo…» Fece una breve pausa, quindi continuò. «Il loro destino è legato ad una strada diversa dalla nostra, sebbene i nostri passi si siano brevemente incrociati. So che non sarà facile, separarci da loro, ma è la sola cosa che possiamo fare.»
       Tornò a guardare le due sagome strette e addormentate.
       «Inverti la rotta, Chewie. È tempo che Indy e Katy ritornino a casa.» Fece una pausa brevissima, prima di aggiungere: «A velocità luce.»
       Chewbacca fece un profondo sospiro. Aveva appena ritrovato l’amico di una vita intera, l’uomo di cui aveva sentito la mancanza per tantissimo tempo e, adesso, avrebbe dovuto rassegnarsi a dirgli nuovamente addio, questa volta per sempre. Non sarebbe stato facile. Ma non avrebbe mai e poi mai messo in discussione le parole dell’antico maestro Jedi e, quindi, ripresi in mano i comandi, si affrettò a fare come gli era stato ordinato.
       In quanto a Luke Skywalker, sembrava veramente che il suo volto segnato da mille battaglie fosse commosso e, per quanto assurdo fosse credere che un fantasma potesse farlo, sembrava veramente sul punto di piangere. Fissò i volti sereni ed ignari di quei due amici e, soprattutto, si concentrò su quello dell’archeologo.
       «Addio, Han Solo» mormorò. «Aver combattuto con te è stato un onore, e un onore ancora più grande è l’averti saputo mio amico. Non scorderò mai le nostre mille scorribande tra le stelle e, ne sono certo, neppure tu lo farai.»


=== Nota ===

[1]: Questo giornalista era Piero Angela.
   
 
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