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Autore: RosaRossa_99_    04/12/2019    1 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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*Tre settimane dopo*

Ci siamo, oggi è il grande giorno: inizierò la mia nuova avventura all'American International School of Vienna.

La sera prima avevo puntato la sveglia alle 6am, così da avere il tempo di prepararmi con tutta calma e arrivare un po' prima dell'inizio delle lezioni. Mi ero imposta il buon proposito di cercare di essere il meno timida possibile e di stringere quante più amicizie possibili.

Non avevo conosciuto nessun altro a parte Dave e Stef, ma il mio ragazzo non frequentava più il liceo e beh… di Stefan ancora nessuna traccia. Era completamente sparito e ormai avevo smesso di chiedermi dove fosse, o almeno, ci provavo. All'inizio ogni mattina, non appena mi svegliavo mi dirigevo verso la mia finestra, cercando di vedere all'interno della sua stanza, ma ogni volta la trovavo vuota e abbandonata. Suo padre era anche lui partito per qualche viaggio di affari da circa una settimana, lasciando la casa totalmente vuota.

La vibrazione del mio telefono mi riportò alla realtà

 

- Buongiorno e buon primo giorno Sof

XX, D

 

Sorrisi al pensiero del mio ragazzo. Con lui le cose erano normali, andava tutto bene e anche con mio padre le cose si erano aggiustate. Dave era venuto a casa il giorno dopo la sua sfuriata e si era scusato personalmente con mio padre, guadagnandosi la sua fiducia e il suo rispetto. Certo, la punizione era ancora valida ma la settimana era passata in fretta, e poi… non avevo con chi uscire se non con Dave.

Risposi velocemente al messaggio con un 'grazie XX' per poi alzarmi dal letto. Mi diressi velocemente vero il bagno per fare una doccia fredda per svegliarmi ulteriormente e insaponai i capelli con il mio solito shampoo alla vaniglia e miele. Non appena finito mi avvolsi un asciugamano al corpo e un altro ai capelli, tamponando l'acqua dalle punte, per poi dirigermi verso il guardaroba.

Scrutai bene i vestiti, accarezzandoli con le mani in cerca di ispirazione: volevo fare una bella figura.

Optai per un pantalone nero a gamba dritta, con dei sabot neri Gucci e una camicia bianca larga, con le maniche arrotolate fino al gomito. Legai i capelli in una crocchia disordinata, lasciando libere alcune ciocche e presi uno zainetto nero in pelle dove infilai alcuni quaderni con l'astuccio. Mi truccai con del semplice mascara, mettendo in risalto i miei occhi e poi scesi di corsa dalle scale, prima di uscire di casa salutai mio padre, trovandolo al solito nel suo ufficio. Gli stampai un bacio in guancia e poi corsi verso il boxe, prendendo la mia bici e iniziando a correre per le strade di Vienna, fino ad arrivare alla scuola.

Era un grosso edificio interamente bianco e imponente, con delle bandiere che sventolavano poste sulla sua facciata. Salii i gradini che mi condussero in un atrio spazioso e illuminato dalle finestre a vetri poste su tutta la facciata e mi diressi verso la segreteria per chiedere il mio orario e armadietto. Erano solo le sette e mezza ma c'era una gran massa di persone che correvano da un corridoio all'altro, per la maggior parte professori. Dopo aver girovagato per cinque minuti finalmente trovai l'ufficio informazioni, ritirando il mio foglio degli orari e iniziando a studiarlo: oggi avrei avuto lezione di letteratura inglese e poi di storia, finendo le lezioni alle dodici, prima di pranzo.

Iniziai a dirigermi verso la prima aula che mi avevano spiegato essere al secondo piano. Le scale che mi condussero al piano superiori erano in marmo, con alti gradini, e un corrimano in ferro le percorreva da ambedue i lati. Tutto in quel posto gridava lusso e ricchezza.

Arrivata al secondo piano trovai subito l'aula entrando e trovando una sola ragazza dai capelli corvini che se ne stava seduta nella seconda fila con un libro in mano. Mi schiarii la voce, non sicura di dove sedermi e lei non appena alzò lo sguardo occhialuto, mi sorrise, facendo un cenno con la testa verso il posto vuoto accanto a lei. Le sorrisi di ricambio, posando lo zaino sulla sedia accanto a me. Lei posò il libro e mi porse la mano

 

"Ciao, piacere. Sono Kylie"

 

Le strinsi la mano

 

"Sophie, molto piacere"

 

Lei annuì, mostrandomi le fossette sulle sue guance

 

"Sei nuova, non è vero?"

 

Mi chiese, alzando un sopracciglio, ed io ridacchiai imbarazzata

 

"Si vede molto?"

 

Lei buttò la testa all'indietro, ridendo

 

"Beh si, sembri un po' disorientata! Ma tranquilla, ti piacerà questo posto. Solo… evita le Madame, loro sono una vera rogna ai piedi"

 

Io annui, guardandola confusa

 

"Beh, sono cinque ragazze che si sentono le padrone di questa scuola… sai? Le tipiche ragazze che pensano solo a quanti ragazzi si sono fatte e all'ultima borsa di Chanel uscita"#

Disse virgolettando ogni parola. Le sorrisi, ridendo anch'io. Era proprio buffa e non la smetteva di parlare, mi raccontò ogni cosa di quella scuola fino a quando non fummo interrotte dall'entrare dei nostri compagni, che iniziarono a sedersi rumorosamente nelle file dietro. Non appena cinque ragazze, vestite coordinatamente e di marca dalla testa ai piedi, tutti si zittirono, iniziandole a fissare e procurando un sorriso soddisfatto alla bionda ossigenata che se ne stava al centro di esse. Il suo sguardo percorse tutta la sala, fino a scontrarsi con il mio. Si girò sussurrando qualcosa alle altre quattro che annuirono ridacchiando, per poi farsi strada verso la mia direzione

 

"Oh oh, hanno notato la nuova arrivata"

 

Disse Kylie, coprendosi la bocca con il libro, e facendomi scuotere la testa. Non appena il gruppetto si fermò, la bionda prese parola, con una voce acuta e stridula, tanto da perforarmi le orecchie

 

"Una nuova arrivata a quanto vedo… Piacere mi chiamo Molly. E tu chi sei?"

 

Alzai un sopracciglio, cercando di non riderle in faccia al suo modo altezzoso

 

"Sophie"

 

"Sophie, che bel nome! Perché non ti vieni a sedere con noi… piuttosto che con, beh, con questa PERSONA. Non mi sembra molto adatta a te"

 

Guardai Kylie che adesso aveva lo sguardo furioso, e prima che potesse aprire bocca, sicuramente per dirle qualcosa di poco carino, la interruppi

 

"No grazie. Sto benissimo qui dove mi trovo, e poi penso che con la tua voce così soave non riuscirei a seguire la lezione… scusami"

 

Dissi facendo spallucce e facendole spalancare la bocca, probabilmente non si aspettava una reazione del genere. Girò le spalle, tirando fuori il petto e iniziando a sculettare verso le sedie più in alto, seguita dalle sue cagnoline che se la ridevano sotto i baffi.

 

"Sei. Stata. GRANDE"

 

Mi disse Kylie, guardandomi con ammirazione. Io le sorrisi, spolverandomi le spalle

 

"Niente a cui non so tener testa"

 

La nostra conversazione venne interrotta da un omino basso e paffuto, tutto rosso in viso e con il fiatone che entrava in aula. Gettò la valigetta sulla cattedra, asciugandosi con un fazzoletto il sudore dalla fronte per poi prendere fiato e ricomporsi, girando il suo sguardo verso di noi.

 

"Sono il professor Forlich, benvenuti a Letteratura Inglese"

 

Si girò, iniziando subito a scrivere qualcosa sulla lavagna, iniziando la sua spiegazione sulla nascita della Letteratura. La sua voce, profonda e bassa, spiegava le cose con calma, approfondendo ogni argomento e rendendo la lezione interessante da seguire. La mia mano scriveva veloce nel foglio, tracciando ogni parola detta da lui.

Non appena il professore si interruppe, alzai lo sguardo dal foglio, vedendo il professore accigliato che guardava fuori dalla porta

 

"Signor Huston, quale onore averla a lezione. Le ricordo che le vacanze sono finite e non sono tollerati ritardi"

 

I miei occhi si sgranarono, incontrandosi con quegli occhioni verdi che mi avevano tenuta sveglia per notti intere. Dopo un mese era di nuovo qui, davanti ai miei occhi, sano e salvo. Lo guardai con la bocca spalcata, e lui mi fece un ghigno. Una gomitata richiamò la mia attenzione

 

"Chiudi la bocca, o ti entrerà qualcosa"

 

Kylie ridacchiò accanto a me, scossi la testa, girandomi verso di lei e sorridendole. Il mio non era stupore per la sua bellezza, ma piuttosto non ero preparata a vederlo di nuovo.

 

"Si vada a sedere, oggi tollererò il suo ritardo perché è il primo giorno. Ma che non si ripeta"

 

Disse il professore, puntandogli un dito minaccioso contro e procurando una risatina e un'alzata di mani da parte di Stef. Non appena iniziò a salire le scale, il suo sguardo non lasciò il mio, che gli mandavo occhiatacce e insulti mentalmente. Non si era fatto sentire, poteva essere morto! Invece eccolo di nuovo qui con la sua aria strafottente e menefreghista. Ed io che mi ero dannata l'anima per lui!

Continuai a seguirlo con lo sguardo, notando come Molly si era gonfiata tutta, mettendo in mostra la sua scollatura e iniziandolo a chiamare, procurandogli un'alzata di occhi. Si sedette accanto a lei che subito non perse tempo a toccarlo e palpeggiare le sue braccia, mandandomi scariche elettriche in tutto il corpo. Mi rigirai, fumante di rabbia

 

"Stefan Huston, il più desiderato della scuola. Fossi in te gli starei alla larga, non promette niente di buono uno come lui… e poi girano delle voci"

 

Mi girai, guardando con aria interrogativa Kylie e spingendola a continuare

 

"Umh, diciamo che si pensa che sia immischiato con dei brutti affari"

 

Un colpo di tosse ci riportò al professore, che ci guardava con aria arrabbiata. Sussurrammo uno "scusi" prima di riprendere a seguire la lezione, o almeno provare, perché le parole di Kylie mi frullavano in testa, non permettendomi di seguire.

Al suono della campana tutti scattarono in piedi, non dando il tempo al professore di finire di spiegare l’ultima parte del brano di Geoffrey Chaucer, I Racconti di Canterbury, e procurandogli un rossore in viso, simbolo che stava per iniziare ad urlare

 

“Ragazzi! RAGAZZI! Non andrete da nessuna parte fin quando non sarò IO a dirvelo!!!”

 

Urlò, indicando con il dito chi si era già affrettato alla porta, tra cui anche Stefan.

Si fermò, sistemandosi la giacca e pulendosi le mani dal gesso per poi riparlare

 

“Bene, ora siete liberi. Una buona giornata”

 

Prese la sua cartella e se ne andò, procurando risatine sotto i baffi di tutti i presenti, comprese me e Kylie che ci guardavamo ridacchiando

 

“Piuttosto unico direi...”

 

Io annuii al suo riferimento del professore, mentre raccoglievamo i nostri quaderni e li riponevamo nelle borse. Vidi Stef guardarmi con la coda dell’occhio, uscendo dalla classe seguito da quell’oca giuliva di Molly, che si stava letteralmente facendo trascinare appesa al suo braccio, faticando a stargli dietro. Dovevo parlargli, non l’avrebbe passata liscia

 

“Kylie… scusami, io devo scappare. Questo è il mio numero! Scrivimi!”

 

Diedi un fogliettino con su il mio numero, per poi girarmi e correre fuori dalla classe. Non appena fui fuori mi guardai a destra e a sinistra, cercandolo con lo sguardo, fino a quando non lo intravidi più in là, poggiato con aria strafottente su degli armadietti, Molly sempre appiccicata a lui che gli carezzava il petto.

Mi sistemai lo zaino in spalla, iniziando a marciare verso di lui, con un’espressione omicida addosso

 

“TU!”

 

Alzai la voce, avvicinandomi e puntandogli un dito contro. Alla mia voce Molly si girò, squadrandomi dalla testa ai piedi con aria superiore

 

“Oh Stef caro… andiamo via”

 

Disse staccandosi da lui e afferrandogli il bicipite, iniziando a tirarlo. Ma lui rimase immobile, puntando il suo sguardo sul mio, con un sopracciglio alzato.

Non appena gli fui di fronte quella serpe parlò di nuovo, procurando a Stef uno sbuffo e un alzata di occhi

 

“Se non vuoi stare qui puoi anche andartene, Milly”

 

Lui la guardò scocciato con un sopracciglio alzato e un mezzo sorrisetto, non appena vide la sua reazione

 

“Mi chiamo Molly!! E poi… e poi io faccio quello che voglio!”

 

Urlò con voce stridula, prima di girare i tacchi e andarsene tutta impettita, lasciandoci finalmente soli.

Non appena aprii la bocca per parlare, lui mi bloccò

 

“Non qui”

 

Disse, afferrandomi il braccio e tirandomi verso una porta, che aprì tirandomici dentro, per poi richiudersela alle spalle. Non appena si girò a guardarmi io di istinto gli diedi uno schiaffo sulla guancia, facendogli voltare la testa.

 

“Ouch”

 

Si portò una mano a massaggiare il punto in cui avevo colpito e che iniziava a diventare rosso

 

“Ok, forse me lo merito...”
 

Rimasi a guardarlo con le braccia conserte e lo sguardo accigliato, prima di iniziare a parlare, camminando avanti e indietro per l’aula, gesticolando per cercare di calmarmi

 

“Tu… come hai potuto fare una cosa del genere!!! Sei scomparso per un fottuto MESE!!! Eravamo tutti così preoccupati Stefan! Non una chiamata! Non un fottutissimo messaggio! Cosa dovevo pensare, eh? Dopo che ti sei presentato a casa mia pieno di lividi e tagli! COSA DOVEVO PENSARE?? E poi te ne spunti così… come se nulla fosse! Per dio!! Siamo vicini di casa! Potevi anche avvertirmi che saresti tornato! Io non ci posso credere, mi sono dannata l’anima per te! Ero così fottutamente preoccupata!”

 

Una sua risatina mi fece voltare a guardarlo, se fossi stata in un cartone animato avrei avuto il fumo che usciva dalle orecchie. Mi avvicinai a grandi falcate verso di lui, puntandogli il dito contro il petto

 

“Lo trovi divertente?!”
 

Lui scosse la testa, mordendosi il labbro e cercando di non ridere, ma invano

 

“Cosa c’è di così divertente?!”

 

La sua risatina si fermò e alzò lo sguardo verso il mio, tornando con una faccia seria

 

“Eri preoccupata per me”

 

“Beh… si, cioè no”

 

Lui scosse la testa, afferrando il mio polso, con il dito ancora puntato sul suo petto, e tirandomi vicina a lui

 

“Non era una domanda. Tu eri preoccupata per me”

 

abbassai lo sguardo imbarazzata, un leggero rossore che si diffondeva sulle mie guancie

 

“Io… Stef insomma, certo che lo ero… dopo averti visto in quelle condizioni chi non lo sarebbe stato”

 

Lui scosse la testa, portando una mano sotto il mio mento per farsi guardare in quelle due gemme di occhi, carezzando la mia guancia e procurandomi brividi, l’altra che teneva ancora il mio polso. Mi ero scordata del suo tocco, dell’effetto che aveva su di me

 

“Sto bene, Sophie. Avevo bisogno di andare via per un po', sto bene. Non ti devi preoccupare per me”

 

Disse accigliandosi, senza interrompere il contatto. Poggiai la mano sul suo petto, aprendola nel mezzo di esso, per poi avvicinarmi e abbracciarlo. Non so neanch’io perché lo avevo fatto, però ne avevo bisogno. Era un modo per sentirlo vicino, per essere sicura che stesse bene.

Sentii il suo respiro tentennare, anche lui era rimasto sorpreso dal mio gesto, ma dopo poco portò una mano dietro la mia schiena e una sulla nuca, accarezzandomi i capelli

 

“Scusami”

 

Mi sussurrò tra i capelli. Io annuii, nascondendomi nell’incavo del suo collo e sentendo il suo profumo: vaniglia e cannella.

Restammo lì ancora per qualche secondo, fin quando lui non si schiarì la voce, facendo interrompere quell’abbraccio

 

“Uhm, io devo andare. Ci vediamo, Sophie”

 

Mi diede un ultimo sguardo prima di uscire e lasciarsi la porta aperta alle spalle. Io mi sedetti su un banco, cercando di metabolizzare il tutto: in cosa mi stavo cacciando?

 

 

 

 

 

 

 

SCUSATE L’ENORME RITARDO! Ma ecco qui un nuovo capitolo… con il ritorno di Stefan soprattutto! Chissà perché era fuggito di casa… qualche idea?

Alla prossima!

XX

-R

   
 
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