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Autore: GladiaDelmarre    05/12/2019    12 recensioni
Una serie One Shots che parlano di missing moments.
Ognuna di queste associata ad uno dei cinque sensi: vista, gusto, olfatto, udito, tatto.
E forse, alla fine, esisterà anche un sesto senso, quello che serve a comprendere la vita e le sue ragioni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sense of Life '
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Londra, Novembre 1905

 

(annusa)

 

 

Crowley era rintanato nella libreria di Aziraphale. Appoggiò il naso sulla porta per guardare di fuori, ghiacciandoselo, lasciando poi un punto trasparente sui vetri appannati quando se ne staccò.

Pioveva, come al solito.

Pioveva sempre.

 

A volte si chiedeva per quale assurdo motivo avesse deciso di dimorare a Londra, considerando che non era certo un amante dei climi freddi e piovosi. Eppure era lì.

Nella solita libreria.

Insieme al solito angelo.

 

Si lasciò andare in una sorta di grugnito insoddisfatto, mentre camminando nervosamente su e giù per la stanza borbottava tra sè e sè, come una cantilena.

 

- Odio la pioggia - Odio le cose bagnate e fredde - Odio stare rinchiuso così - .

 

 

All'ennesimo sospiro, Aziraphale chiuse di scatto il libro che stava leggendo e gli disse “Per l'amor del cielo Crowley perchè non ti dai pace? E' Novembre, siamo a Londra, lo sai che piove spesso. Sei qui, non fuori, non sei bagnato, mettiti davanti al camino con la potrona e STAI FERMO”.

Il demone storse la bocca e si lasciò cadere sulla poltrona che gli aveva indicato Aziraphale. Suo malgrado, si allungò verso il fuoco che illuminava e scaldava gradevolmente la stanza. Si stirò un poco, come un gatto che fa le fusa, e poi si rannicchiò nuovamente.

 

“Si può sapere che ha la pioggia che non va?”.

“Se ricordi bene sono un serpente, e le cose fredde non ci piacciono”:

“Non ci credo. O meglio, sì, ma non credo ci sia solo questo. Perchè non me lo racconti? Passerai il tempo, e ti tranquillizzerai. Se vuoi, ti preparò un the nel frattempo”:

“Puah, the. Non hai di meglio?” - “Della cioccolata, se vuoi”.

 

Crowley emise un verso che poteva significare indifferentemente sì o no, ma non si lamentò quando Aziraphale gli mise tra le mani una tazza colma di cioccolata calda. Ne annusò l'odore pieno e gradevole, ed era quasi come pregustarne il sapore esclusivamente con l'olfatto, ancor prima che sentirla scendere calda in gola.

 

“Allora, vuoi spiegarmi perchè odi la pioggia così tanto?” gli chiese l'angelo, sedendosi sulla poltrona al lato opposto del camino.

Il fuoco scoppiettava allegro, in contrasto con il tempo da lupi che c'era fuori, e per qualche istante regnò il silenzio. La libreria di Aziraphale, in qualche modo, aveva sempre avuto il potere di calmare l'animo inquieto di Crowley, che si sentiva più a casa lì dentro che in qualunque altro posto. Cento volte più che nel suo appartamento a Myfair, mille volte più che all'inferno.

Era tutto un insieme di odori familiari che attiravano Crowley come un'ape verso un fiore: la legna bruciata (Aziraphale prediligeva la betulla, in quanto la superstizione diceva che scacciava gli spiriti maligni – non che questo fosse mai servito a tenere Crowley lontano da quel posto), la carta polverosa, il vago sentore resinoso del legno del pavimento, le varie fragranze di the mischiato al cioccolato e – più raramente – al caffè che l'angelo preparava esclusivamente per lui, e infine a quell'indefinibile profumo appena vanigliato che emanava dalla pelle di Aziraphale. Quello era odore di casa e di benessere, di chiacchierate e risate, di sbronze prese insieme, di tentazioni e punzecchiamenti.

 

Infine, Crowley disse in un soffio “E' per il diluvio”.

 

Aziraphale si gelò e gli si strinse il cuore. Quella cosa aveva ferito Crowley in profondità. Aveva cercato di mantenere un contegno di fronte all'arca, ma non aveva potuto esprimere prima stupore e poi, in seguito alla spiegazione che gli aveva dato, sdegno per quell'eccidio. Ricordava che aveva dovuto trascinarlo via, quando caddero le prime pesanti gocce di pioggia, e che poi Crowley si era rinchiuso in un mutismo che sapeva di accusa e rabbia. Come se Aziraphale fosse colpevole di una decisione presa da Lei. Come se lui avesse potuto fare qualcosa per contrastarLa.

Eppure, in fondo al suo cuore, l'angelo sapeva che Crowley in quel frangente aveva avuto ragione, e lui torto. Lui aveva avuto il coraggio di ribellarsi, e in occasioni come quella, forse, Aziraphale arrivava a pensare che non era del tutto sbagliato opporsi a una scelta così crudele. Poi però si ricordava che I demoni erano crudeli e infidi e facevano del male per il gusto di farlo, e il fatto che Crowley fosse uno di loro lo relegava comunque in quel regno. Anche se non aveva mai fatto qualcosa di veramente cattivo, soprattutto di fronte a lui, quella era la sua natura, no? Forse. Non era facile da giudicare e lui non voleva farlo. Lasciava quel pensiero sempre in sospeso, e cercava di ignorare il più possibile le emozioni contrastanti che provava.

 

“Mi dispiace... io... so quanto è stato difficile per te”.

“Già” si limitò a rispondere lui, laconico.

 

Il silenzio calò di nuovo.

 

Crowley, dopo qualche minuto, si volse verso Aziraphale e notò che stava sorridendo, e aveva la stessa espressione che gli aveva visto fare di fronte ai suoi dolci preferiti. Era un sorriso privato, gioioso, che gli arricciava leggermente gli angoli delle labbra e gli illuminava il viso.

 

“Perchè sorridi adesso?”

“Oh... un pensiero passeggero. Stavo pensando che a me invece la pioggia piace”.

“Perchè diamine ti piace? E' una punizione, non una cosa bella. Sono quelli delle tue parti che si divertono buttarci addosso acqua, e a guardarci correre tra una goccia e l'altra fino ad inzupparci completamente e a morire di freddo” grugnì, rabbioso.

 

“Beh, a me l'odore della pioggia riporta altri ricordi. Più antichi. Felici”.

Crowley sbuffò per l'ennesima volta in quel pomeriggio “Sentiamo allora, quale sarebbe questo ricordo felice?”

 

Aziraphale si voltò verso di lui, con un sorriso più timido, più riservato “Mi ricorda la prima pioggia. Il profumo della terra bagnata era fortissimo, forse perchè non lo avevo mai sentito, o forse perchè eravamo nell'Eden, non so. Tu ti riparasti sotto la mia ala, ricordi? La pioggia mi riporta immancabilmente a quel momento”.

 

Crowley rimase per un attimo spiazzato.

 

“Ogni volta che piove pensi a questo?” gli chiese poi, in un soffio.

“Sempre”, fu la risposta.

   
 
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