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Autore: Giuppy_Juls    06/12/2019    2 recensioni
È una ragazza per metà, pesce per l’altra. Una sirena.
«Certo che è proprio bella»
La sua figura è fissa nella mia mente, i suoi lunghi capelli castano ramati, gli occhi nocciola con qualche pagliuzza verde, i dolci lineamenti del viso e la coda verde smeraldo.
NdA: dopo anni di assenza ho deciso di rientrare in questo sito che ha segnato in modo indelebile la mia adolescenza. Questa è una storia un po' nata da una vicenda personale, ma giusto un po'! Non so quanto l'introduzione possa sembrare interessante, ma ci provo ;p! Se amate il mare e le sirene vi affascinano, questa potrebbe essere la storia per voi!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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II
 
 


 
Mi risveglio nel bel mezzo della notte, il cuore batte all’impazzata nel petto e il mio respiro è irregolare e affannato. Mi passo una mano in faccia e la trovo bagnata di lacrime.
Cerco di ricompormi e allungo un braccio alla ricerca della bottiglia d’acqua. Non la trovo. Sbuffo e prendo invece il cellulare. Sono a malapena le 3:26, ma sento di non riuscire più a chiudere occhio a causa del sogno. Non che mi abbia scossa particolarmente, ma era tutto così reale, soprattutto il canto di quella misteriosa sirena ha suscitato in me una sensazione che penso di non aver mai provato fin’ora. Per quanto meraviglioso era altrettanto straziante.
Mi rigiro alla ricerca di una posizione più confortevole, poiché la spalla destra inizia a dolere, e, inaspettatamente, mi riaddormento.
 
 
Nel pomeriggio porto a spasso il cane nel parchetto dietro casa e poi faccio un salto in spiaggia. Voglio approfittare di queste poche giornate soleggiate per disegnare all’aperto, quando inizierà a piovere non ne avrò più occasione.
Non appena arrivo alla spiaggia, ricevo un messaggio dalla mia migliore amica in cui mi chiede di andare urgentemente da lei.
«Uff… dopo avermi ignorata per quasi una settimana finalmente si ricorda che esisto» sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Nonostante siamo compagne di classe fin dall’asilo, non siamo così intime come si penserebbe, o almeno, non più da quando, in terza liceo, si è trasferita in classe nostra una nuova ragazza che palesemente mi odia. Benché io non sia la persona più socievole e aperta del mondo, ho sempre cercato di essere gentile con tutti quanti, anche con lei, sebbene fin da subito lei si è dimostrata ostile nei miei confronti e, al contrario, era particolarmente interessata a Emma, la mia migliore amica e compagna di banco al tempo, nonché una delle ragazze più popolari della scuola.
Sospirando, imbocco la via di casa di Emma e ripenso all’inferno che ho subito da quando Alessia è entrata a far parte della vita mia e di Emma, senza che nessuno se ne interessasse mai, come se non esistessi.
«Claudia, entra pure»
Il portone viene aperto dal padre di Emma, Luca, che mi sorride sorpreso e io ricambio. Senza che mi venga detto nulla mi dirigo su per le scale, nella camera della mia amica.
«Eccomi, che è succ-» m’interrompo non appena noto che nella stanza non c’è solo lei, ma anche Alessia. Riprendo a parlare, cercando di ignorare la sua presenza.
«Cla, ti devo parlare» dice Emma evitando di guardarmi negli occhi.
«OK» faccio un mezzo sorriso e la esorto ad andare avanti con un cenno, nervosamente.
Lei boccheggia per un istante, volta lo sguardo verso Alessia, come a prendere coraggio, e questa annuisce.
«Sei stata tu a prendere il mio quadernino, quello blu?»
«Ah?» corrugo le sopracciglia, non capisco a che scopo questa domanda.
«Non fare la finta santarellina» interviene Alessia con un tono piuttosto arrogante, «Ti ho vista, sai?» continua poi.
«Continuo a non capire di che cosa stiate parlando» affermo scuotendo la testa.
«Ti rinfresco io la memoria! Guarda e giura che non sei tu!» ribatte e mi mostra delle foto, Emma invece non apre bocca, mi guarda con uno sguardo mai visto prima, sembra sull’orlo del pianto.
Scuoto la testa, «Parlate chiaro senza tutti questi giochetti» sbuffo poi esasperata.
«Guarda le foto» mormora soltanto Emma. Ha uno sguardo spento.
Alzo gli occhi al cielo e le guardo.
«Sì, sono io ed è anche vero che ho il quaderno di cui parlate, ma-»
«Quindi, ammetti di essere stata tu a gettarlo via?» m’interrompe Alessia, la faccia deformata da un sorriso malato, poi si volta verso Emma mettendo su uno dei sorrisi più falsi di sempre.
«Sì. Ma non capisco cos’abbia a che fare con voi. Stiamo parlando del quaderno di Valeria, che c’entrate voi?» sbotto animandomi.
«Non inventare storie, quello era il quaderno della mamma di Emma e tu lo sai benissimo! L’hai gettato via perché eri furiosa del rapporto tra Emma e me e volevi ferirla!»
Boccheggio. Possibile che fosse veramente il suo? Eppure Valeria è mia cugina, non mi mentirebbe mai. O forse si?
«Emma, te lo giuro non lo sapevo, sono stata incastrata!» esclamo avvicinandomi a lei, ma si scosta e noto delle lacrime rigarle le guance.
«Sta’ zitta! Sai quanto quel quaderno fosse importante per me e l’hai buttato via! È l’unico ricordo di mia madre, perché mi hai fatto questo?» strilla lei, il suo sguardo esprime odio, ira, tristezza.
Apro la bocca, ma non mi viene lasciato il tempo di proferire parola.
«Va’ via, non voglio vederti mai più» mi intima senza pensarci due volte.
Gli angoli della bocca di Alessia si muovono impercettibilmente all’insù, mentre conforta con un abbraccio la mia non più migliore amica.
«Benissimo, ma ricordati che sei stata tu a buttare via nel cesso la nostra amicizia per questa stronza, senza avermi dato l’occasione di spiegarti come stanno veramente le cose. Stammi bene»
Decido che è meglio non ribattere, non ne vale la pena.
Non appena metto piede fuori di casa sua inizio a correre. Corro per le strade deserte più veloce che posso e quasi inciampo in una mattonella rialzata. Non mi fermo finché non arrivo alla spiaggetta e solo una volta seduta mi rendo conto di essere scossa dai singhiozzi.
«Perché, che ho fatto di male?» mi chiedo provando a fermare le lacrime. Non bastava emarginarmi, dover subire le sue angherie in silenzio ed essere derisa alle spalle, no. È riuscita a portarmi via anche la mia unica amica e ora sono definitivamente sola, spero sia soddisfatta.
Mi accovaccio e abbraccio le ginocchia, dondolandomi in silenzio cullata solamente dallo sciabordio delle onde e da qualche garrito dei gabbiani passeggeri.
 
 
Alzo lo sguardo dopo quella che sembra un’infinità. Il sole, di un arancione acceso, è in procinto di svanire all’orizzonte e le onde sembrano essersi calmate.
Mi alzo improvvisamente in piedi, attratta da una forza inspiegabile e mi avvicino alla riva del mare. Il mio corpo freme, per quanto l’acqua sia gelata avanzo senza riuscire a fermarmi, i miei arti sembrano non rispondere più ai comandi.
Ben presto l’acqua mi è all’altezza della bocca e tra pochi istanti sarò completamente sommersa. L’impulso che sento non accenna a sparire, è come se il mare mi stesse risucchiando in sé e io, impotente, non posso che venirne inghiottita.
Non riesco più a trattenere il respiro e l’acqua entra prepotente nel mio corpo, sento le forze abbandonarmi velocemente, gli occhi mi si socchiudono e non percepisco più nulla.



NdA:
Ecco il secondo capitolo, abbastanza breve - lo riconosco - ma è una sorta di capitolo di passaggio! 
Be', che dire... man mano che la storia prosegue ho le idee sempre più confuse T.T , ma spero che questa mia confusione non risulti nei testi. 
Qualsiasi recensione è ben accetta <3
Alla prossima xxxx
   
 
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