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Autore: RobLucciswife    18/12/2019    0 recensioni
Ciao a tutti e grazie per essere qui. Sono appena arrivata su questo favoloso portale ed ho deciso di diventarne parte attiva pubblicando la mia prima storia. Come si evince dal mio nick amo parlare di Rob Lucci, il mio mito assoluto ma anche, di tutti i personaggi che abbiano condiviso parte della propria esistenza con lui.
Da qui la scelta di iniziare con Pauly, dedicandogli un momento in cui potrete conoscerlo non solo come carpentiere ma come uomo.
Ho cercato di fare suoi, i miei pensieri riguardo l’accaduto della notte dell’incendio di Water Seven.
Dopo una festa in suo onore in quanto nuovo presidente di Water Seven, eccolo nelle vesti di un uomo tradito con l’unico confidente al corrente delle sue pene: Il suo grande maestro Iceburg.
Grazie dell’attenzione, buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iceburg, Kaku, Kalifa, Paulie, Rob Lucci
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono molti mesi da quel lontano giorno. Mesi di fatica, di dolori atroci ad ogni cellula del proprio corpo, di rinunce e sacrifici per non perdere il più piccolo dei miglioramenti. Non vi era alba in cui Kaku non si svegliasse col visino tumefatto, le reni che parevan essere spappolate (non era raro urinasse sangue) e tramonto in cui le gambe, per quanto poderose, sostenessero a fatica il suo piccolo corpo nel percorrere i pochi metri che separavano il bagno dal letto.
Imparò il significato di tutti quei nomi strani che lo colpirono sin dal primo istante, e Lucci, cessò di essere il ragazzo dolce e compassionevole che gli aveva dato l'opportunità di restare vivo, divenendo un istruttore rigoroso e austero, freddo come il ghiaccio.
Comprese a fondo il perchè tutti tremassero solo al sentir pronunciare il suo nome, come anche perchè si fosse meritato il soprannome di “Leggenda” in quel luogo di senzafamiglia future macchine da guerra. La sua forza straordinaria non si limitava unicamente al non riportare alcun graffio dopo ore ed ore di percosse, ma alla capacità, di non lasciar trapelare singola emozione nemmeno nel veder conciato a poco più di un cadavere il ragazzino che tanto gli era caro. Ma anzi, inveire contro di lui.
 
“Pappamolla. E tu saresti un soldato? Posso capire le problematiche con lo Shigan, ma questo Rankyaku l'avrebbe fatto meglio di te anche mio nonno. Sei un miserabile. AVANTI! RIALZATI!”
 
“Lucci..davvero io..”
 
“ SILENZIO. NON PERMETTERTI MAI DI SINDACARE GLI ORDINI! UN'ALTRA PAROLA E IN FONDO AL MARE TI CI SPEDISCO IO, INUTILE AGGLOMERATO DI CELLULE!”
 
Eppure, ciò nonostante, o forse, proprio a cagion di questo, Kaku iniziò a pretendere l'impossibile da se stesso. Lucci rendeva possibile il desiderare d'essere sempre più forte superando ogni limite personale.
Finchè arrivò quel maledetto giorno. Il giorno in cui il bambino, sprofondò in turbine di angoscia come mai ne aveva provata prima di allora.
 
 
Era una sera alla parvenza come molte altre, se non fosse che, all'imbrunire, il ragazzo leggendario sospese l'allenamento con congruo anticipo.
 
“Per oggi va bene così Kaku.”
 
“ Lucci, non sono stanco, possiamo proseguire se vuoi.”
 
“ Non è certo il pensiero della tua stanchezza il motivo per cui stasera terminiamo un po' prima del solito.. sono stato chiamato a rapporto dall'ufficiale dell'isola.”
 
“Oh.. che cosa può volere?”
 
Lucci sospirò asciugandosi le goccie di sudore che grondavano dal collo muscoloso.
 
“Non lo so. Ma ho mezz'ora di tempo per rendermi presentabile. Tu riposa pure, puoi fare un bagno caldo o un giro per l'isola. Anzi, perché non approfitti per presenziare a qualche allenamento di gruppo delle altre reclute? Potrebbe senza alcun dubbio esserti utile. In ogni caso fa' come vuoi, io ora devo andare. Non so per che ora finirò ma avrò cura di non disturbarti qualora tu dormissi.”
 
Pronunciate queste parole, la Leggenda si avviò verso la loro stanza, percependo i piccoli occhi tondi dell'amico dietro le proprie spalle.
Una volta giunto nel sontuoso ambiente, lavò via la giornata con la calda acqua della doccia, si asciugò i capelli bruni ed indossò il completo elegante da rappresentanza. Scese le scale dell’androne con una spiacevole sensazione premonitrice, che gli pareva aumentare dopo ciascun passo che lo avvicinava alla grande torre dell’Autorità dell’isola.
 
 
“Prego Signor Rob, si accomodi.”
Lo scrivano del grand’Ufficiale gli rivolse parole formali ma era palpabile il risentimento che vuoi per il timore, vuoi per la solennità obbligata dal ruolo ricoperto, cercava di celare dietro gli occhi vitrei. Del resto era ben memore del loro ultimo incontro che gli fece dono di una permanente cicatrice sul sopracciglio destro.
Non trovò il superiore immerso nella consueta moltitudine di scartoffie questa volta, bensì in compagnia di un uomo di bassa statura, dall’espressione contratta resa ancor più marcata dai capelli impomatati. Con la coda dell’occhio Lucci scorse la spilla con il simbolo del Governo Mondiale appuntata sulla giacca dello sconosciuto. Un governativo dunque.
La pesante porta si chiuse alle sue spalle, nello stesso momento un tuono squarciò il cielo plumbeo, scatenando un inferno d’acqua nell’isola delle giovani reclute.
 
 
 
*
 
 
“LUCCI! ECCOTI FINALMENTE!”
Kaku scattò a sedere sul proprio letto. Era da poco scivolato in un placido dormiveglia dopo la serata passata in preda alle palpitazioni nel chiedersi che cosa fosse successo all’amico di cui non aveva più notizia alcuna dal pomeriggio. Che ora era? Forse mezzanotte, forse anche l’una passata. La violenta grandinata pomeridiana era scomparsa lasciando sul vetro appannato della stanza minuscoli frammenti di gocce.
“E’ molto tardi.. come mai ancora non dormi? La sveglia è tra quattro ore.”
“Non riuscivo a prendere sonno..come è andata? Che cosa ti ha detto il Grand’Ufficiale?”
Il bimbo irrequieto, levatosi in piedi innanzi al ragazzo bruno era assetato di risposte, anch’egli infatti aveva avuto la medesima sensazione di Lucci quel pomeriggio, quasi le loro anime fossero connesse.
“Ne parliamo domani Kaku, ora sono davvero molto, molto stanco. Non preoccuparti, non riguarda nè la tua persona né il tuo addestramento. “
Ad onor del vero il biondino non aveva nemmeno pensato a quanto appena menzionato. Qualcosa dentro di sé, forse una semplice premonizione, forse il timore che la sua paura più profonda potesse concretizzarsi, era stata la sua sgradevolissima compagnia per tutte le ore di assenza dell’altro.
“ Buonanotte. Cerca di dormire. Quella che giungerà a breve non sarà una giornata leggera.”
 
Quella notte Kaku fu tormentato da incubi orrendi. Sognò un leopardo ferito che dolorante ed ansimante trascinava il corpo grondante di sangue verso l’angolo buio, che pareva essere infinito, d’una enorme stanza rossa.
Scorse una porta di legno marcio alla propria destra e spontaneamente l’aprì.
 
“MAMMA!”
 
Una donna di spalle dai lunghi capelli biondi rossicci ondulati, con un naso pronunciato cullava un fagotto fra le braccia, rivolgendogli bisbiglii non udibili.
 
“Mamma… mamma… sono io… sono Kaku…”
 
“Sono un’infelice..”
 
La signora vestita di viola non sembrava conferire con lui, anzi, nemmeno pareva curarsi della sua presenza. Gemendo girò leggermente il volto, ma un boccolo ramato gli cadeva sull’occhio celandone i lineamenti.
 
“ Ho partorito un mostro….. sono una peccatrice.. questa è la punizione per le mie colpe…”
 
“ Mamma… ma cosa stai……”
 
I singhiozzi si facevano più forti, mentre la voce era sempre più rotta dal pianto.”
 
“ Non saresti dovuto nascere.. non dovresti esistere….”
 
“ TI PREGO MAMMA, SMETTILA!!! “
 
Urlate tali parole la donna si ammutolì, girandosi di scatto. Gli parve ch’ ella lo avesse finalmente visto e sentito, come se la sua immagine si fosse materializzata.
Il piccolo piangeva a dirotto senza riuscire a contenersi.
 
“ Mamma… perché… perché mi odi così tanto..?”
 
La donna accennò ad un ghigno, scoprendo le gengive rosse come carne cruda.
 
“ Chi vuoi che ti ami? “
 
Lasciò cadere il lenzuolo che aveva tenuto fra le proprie braccia fino a quel momento, che nel schiantarsi al suolo produsse un tonfo sordo mentre la creatura che vi era avvolta rimase immobile. Un lembo di tessuto spostandosi, scoprì il volto di un infante con un lunghissimo naso quadrato, deceduto ed ormai in vistoso stato di decomposizione, tanto che larve brulicanti facevano capolinea dalle labbra bluastre.
 
“ Io ti odio. Piccolo mostro. Ti odio.”
 
Kaku iniziò ad urlare ed a contorcersi dal dolore che squarciava il suo piccolo petto, le lacrime inondavano quel pavimento lordo e marcio, gli pareva che qualcuno gli stesse strappando il cuore. Anzi, in tal caso forse, avrebbe sofferto meno.
 
“Ma…mamma…….il…. il mostro…..sei…. tu…….”
 
L’adunca mano della donna gli sollevò il piccolo mento rigato di pianto. Lo spavento fu tale che balzò all’indietro sbattendo la testolina contro il muro. La madre aveva le palpebre cucite, le labbra completamente nere, mentre dalle ferite oculari grondavano fiotti di sangue.
 
“ Lo vedi? Piuttosto di vederti, mi sono cavata gli occhi con le mie stesse mani. Ho cercato di ucciderti due volte, ma tu, maledetto essere, sei sopravvissuto. La mia vergogna. Il mio errore. Ti odio Kaku”
Il bambino nella disperazione più profonda prese a strapparsi i capelli urlando a quella figura mostruosa di tacere.
 
“ Ti odio Kaku. Kaku… kaku… KAKU!!! KAKU!!!”
 
Trasalendo il biondino ramato spalancò gli occhi e vide Lucci che con le sopracciglia inarcate e lo sguardo severo teneva il suo viso fra le mani.
 
“ Finalmente ti sei svegliato. Hai avuto un incubo terribile.”
 
“ Lucci… io…”
 
“ Coraggio. Ora è finito. Asciugati le lacrime e va’ a rinfrescarti il viso. Dobbiamo scendere per la colazione. E’ tardi.”
 
“ Che ore sono..?”
 
“ Le cinque e un quarto. Siamo in ritardo, sbrigati!”
 
Levatosi dal letto Kaku avvertì ancora tremolii per l’orribile sensazione cagionata dall’abominio che aveva popolato i suoi sogni quella notte tremenda. Guardando la propria immagine riflessa nello specchio si vide pallido ed emaciato, con ancora le lacrime che gli rigavano il piccolo volto.
 
Si preparò con il massimo della fretta e scese le scale della palazzina insieme al suo benefattore.
 
“ Che cosa ti ha ridotto in questo stato Kaku? Cos’hai sognato di così terribile?”
 
“ Preferirei non parlarne Lucci.. fa ancora troppo male.”
Il compagno di stanza non insistette, d’altronde lui per primo detestava quando qualcuno cercava forzatamente di farsi breccia all’interno del suo animo.
 
La sala pasti era piena di vociare nonostante le prime ore del mattino. Molte reclute avevano già terminato il proprio pasto e i di lor vassoi giacevano sulle tavolate ormai vuote. I due scorgendo in lontananza Jabura e gli altri, vi si avvicinarono. Al gruppo dei più grandi ed esperti era concesso iniziare con più calma.
 
“ Buongiorno babbei avete dormito bene? Luuuuuuuuuucci, hai dimenticato di pettinarti questa mattina? Gyaahahahahahahahahaha sembri proprio uno spelacchiato gattaccio selvatico.  EHI KUMADORI LASCIAMI UN PEZZO DI QUELLA CROSTATA MALEDETTO IDIOTA INGORDO!”
 
“ Kaku, dovresti mangiare con la tavolata del gruppo addestrata da Oiaku..” Lucci si girò verso il bambino dallo sguardo spento.
 
“ Ma.. non conosco ancora bene nessuno.. io..”
 
“ Allora è il caso che cominci. Le sai ormai le regole di questo posto. Finora sei stato con noi, come da accordi intercorsi tra me e il superiore, ma sono ormai 10 mesi che la cosa perdura e non posso aiutarti come prima, lo capisci..?”
 
“ Beh Lucci, potresti concedergli ancora questa mattina, non credo che cambi qualcosa, non era nemmeno preparato.”
 
Blueno sporse la testa in modo da rendersi visibile dal momento che la mastodontica figura di Kumadori celava totalmente la sua presenza.
 
Lucci non rispose, ma assunse un’espressione tristissima, cosa assai rara per egli stesso. Il cornuto compagno, particolarmente sensibile forse per il carattere mite e maggiormente riflessivo, colse il messaggio.
 
“ Kaku se Lucci non ha niente in contrario, per oggi potrai ancora condividere la mensa con noi. Tuttavia potresti lasciarci soli per un momento? Ho bisogno di parlare con il tuo amico per qualche istante riguardo il perfezionamento di alcuni esercizi particolarmente ostici.”
 
Giratosi verso i chiassosi colleghi, rivolse loro queste parole:
 
“ Kumadori, Fukurou, e Jabura possiamo affidarvi il bambino senza che voi lo utilizziate come aereoplanino vivente e tu Jabura non lo traumatizzi con le tue sconcerie? Possiamo fidarci?”
 
“ BLUENO CON CHI CREDI DI PARLARE? LA MIA E’ SOLO SANA EDUCAZIONE SESSUALE. BISOGNA CRESCERLI NEL MODO GIUSTO QUESTI RAGAZZINI, IO ALLA LORO ETA’ AVREI PAGATO PERCHE’ UN GIOVANE UOMO MI DESSE QUESTI INSEGNAMENTI! Devi sapere piccolino che il sedere di una bella donn… OUCH!!!!!!!!!!”
 
Lucci gli tirò prontamente un pestone mordendosi con gli incisivi il proprio labbro carnoso inferiore.
 
“ Vieni pure tu idiota. “
 
“ Eh? Io? Ma di che diavolo stai parlando?”
 
Afferratogli un braccio, il ragazzo felino tirò su il collega di peso.
 
“ AHIA MA SEI SCEMO? MI FAI MALE, GUARDA CHE TI DENUNCIO ALL’AUTORITA’ COMPETENTE! CHE MANIERE!”
 
Mentre il lupo, il leopardo e la mucca si avviarono verso l’uscita dalla mensa, Lucci scorse con la coda dell’occhio il bambino nasuto accerchiato dai due colleghi che, mangiucchiando timidamente l’ultima brioche rimasta, domandava spaesato ai due giganti cosa avesse di particolare il sedere di una donna.
 
“ Cagnaggio deficiente…” fu il suo ultimo pensiero.
 
 
 
*
 
 
 
 
“Ho capito  bene Lucci? Volevi parlarmi giusto?”
 
“ Sì è cosi. Ho un favore da chiederti Blueno prima d’ogni cosa. Quello che sto per dirvi non deve essere udito da nessuno. Potresti creare una delle tue porte atmosferiche isolandoci per un istante dal mondo?”
 
“ OUH MA IO CHE C’ENTRO?”
 
“ Jabura. Taci. Per favore, taci.”
 
Il diciannovenne fu tanto sorpreso di quella risposta secca, quanto di sentirsi chiamare per nome. Era solito punzecchiarsi con Lucci, fargli scherzi idioti da bambini dell’asilo, i soprannomi “cagnaccio” e “gattaccio idrofobo” erano pura normalità. Ma quella volta comprese che il rivale fosse realmente serio e, per la prima volta, lo vide preoccupato.
 
Blueno esaudì la richiesta del collega, e i tre si trovarono in uno spazio indefinito, circondati da un grigio plumbeo uniforme, attraversato talvolta da fasci neri intermittenti.
 
“ Ecco qua. Qui nessuno può sentirci, nemmeno se dotato di qualsivoglia potere. Che cosa succede Lucci? Non mi hai mai chiesto una cosa del genere, conoscendoti immagino che si tratti di qualcosa di molto importante.”
 
Lucci chiuse gli occhi aggrottando la fronte e deglutì rumorosamente. Aveva la gola tanto secca da avvertire quasi dolore.
 
“Devo partire per una missione.”
 
“ Ti pareva che non avessero scelto lui” si lasciò sfuggire Jabura dando voce ai propri pensieri.
 
Il ragazzo bruno lo ignorò.
 
“ Questa volta è diverso. Io.. non so se riuscirò a tornare.”
 
Il lupoide sgranò gli occhi.
 
“ Ehi…gattaccio.. ma che stai dicendo…..?”
 
Anche l’altro era visibilmente sorpreso di sentire Rob Lucci esternare una frase del genere.
 
“ Non è questo il problema. Sono un servitore del Governo e a me sta bene così ma… c’è un qualcosa che mi preoccupa più della missione.”
 
I due intuirono perfettamente a cosa si riferisse.
 
Lucci parlò molto. Tutto quel giorno era strano, forse la cosa più normale era proprio quello spazio atmosferico perso nell’infinito. Raccontò per filo e per segno ai colleghi ciò che lo attendeva, ma soprattutto, ad onorare la serie delle “prime volte” di quel dì, chiese aiuto ai propri compagni per ciò che gli stava più a cuore.
Chiedere. Una parola che nel suo dizionario d’animo, non era mai esistita prima.
 
 
“ Ho capito. Non preoccuparti di questo: ci penseremo noi.”
 
“ Lucci cosa ti succede? Non ti ho mai visto così. Ehi, gattaccio..” per un istante il ragazzo più grande del gruppo mise il proprio orgoglio da parte.
 
“ Non permetterti di pensare mai più che non tornerai. Tu sei la Leggenda.”
 
“ Cosa c’è ti preoccupi per me cane pazzoide?”
 
“ EHI! FRENA BRUTTO IDIOTA. NON SONO AFFATTO PREOCCUPATO! E’ SOLO CHE…. CHE…..”
 
“Partirò domani mattina all’alba” tagliò corto Lucci sistemandosi i capelli lunghi ormai quasi alle spalle dietro l’orecchio.
 
“ Quando hai intenzione di dirglielo?” Blueno lo guardò con tristezza.
 
“ Stasera. E’ giusto che lo sappia, ma non che sia al corrente di tutto il resto, ciò che ci siamo detti, rimarrà qui e soltanto qui.”
 
“ Non preoccuparti, non verremo meno.”
 
“ Vi ringrazio. Consideratela la mia prima ed ultima richiesta. Possiamo tornare ora, mi raccomando, per la prima volta nella mia vita, devo potermi fidare di qualcuno. D’accordo Blueno, riportaci all’isola.”
 
Annuendo il cornuto compagno si apprestò a creare un nuovo varco atmosferico. Una volta oltrepassato, i tre avrebbero fatto ritorno al luogo dal quale erano giunti.
 
“ Ehi gattaccio..”
 
“ Che vuoi?”
 
“ Perché questa volta hai paura? Tu non hai mai conosciuto quest’emozione.”
 
Lucci gli sorrise mantenendo un’espressione tristissima.
 
“Perché solo quando hai qualcosa o qualcuno da perdere, capisci che cosa significhi avere paura….”
 
 
 
*
                                                                                                               
“ Avanti Kaku. Non fare quella faccia. Lo sai che è il mio lavoro.”
 
Il bambino cacciò a forza le lacrime in gola. Ansia, tristezza e paura si materializzarono in tremolii continui che impedivano al suo piccolo corpo di permanere immobile.
 
“ Quanto starai via..?”
 
“ Non lo so. E’ impossibile determinare la durata di una missione. I fattori sono tanti..” Lucci ancora a petto nudo, ricoprì le membra con l’elegante pigiama di seta blu.
“ Ma ne avevamo già parlato Kaku. Ti avevo detto sin dal primo momento che in mia assenza avresti continuato l’addestramento con Oiaku. Inoltre riprendendo l’argomento di cui discutevamo questa mattina in mensa, è giusto iniziare a passare il tuo tempo con persone diverse da me.”
 
“ Io non voglio altre persone!”
 
“ Quello che vuoi tu, non ha importanza in questo posto. L’anno di addestramento pattuito con il Grand’ Ufficiale sta volgendo al termine. Ora, sei padrone di cinque delle sei tecniche. Anche se il Tekkai del tuo busto è ancora piuttosto lacunoso, credo di aver svolto adeguatamente il mio dovere. Avrei voluto fossi in grado di utilizzare anche lo Shigan.. ma non posso fartene una colpa.”
 Il bruno volse un’occhiata alle minute dita fasciate del piccolo.
 
“ Le tue falangette sono irrimediabilmente compromesse a causa di quel bastardo che ora è ridotto soltanto ad una manciata di vermi. I fili che ha utilizzato su di te in tenera età hanno fatto sì che le ossa delle dita si calcificassero erroneamente.”
 
Kaku si guardò le mani e morso dal dispiacere, notò congiungendole che l’amico come sempre aveva ragione: l’indice, il pollice ed il mignolo erano totalmente irregolari all’estremità. Il Dottor Moser aveva azzardato l’ipotesi di un’eventuale correzione tramite utilizzo di stecche, ma avrebbe perso troppi mesi di allenamento, cosa che avrebbe cancellato ogni progresso data la freschezza della sua preparazione.
Nel corso di quei dieci mesi, si era sottoposto a controlli del proprio potenziale ogni settimana, i macchinari che tanto lo avevano sorpreso al suo ingresso ormai li conosceva come le proprie tasche.
“ Congratulazioni Kaku, hai una potenza totale di un centinaio di Douriki. Davvero niente male.”
Al suo obiettare, dal momento che ben aveva memoria di quando Oriman ne aveva appuntati 780 nella sola gamba destra, gli era stato risposto che la valutazione complessiva, comprendeva non solo l’intero corpo, ma anche la padronanza tecnica dello stesso.
 
“ Matricola, un combattente che utilizza la propria forza senza dosarla, che fatica il doppio producendo il minimo a cagion della propria impreparazione tecnica, non è degno di definirsi tale. Saresti solo un bell’imbusto da rissa nei locali malfamati o il mozzo di qualche pirata ubriacone. La vera potenza è data dalla mente. Il corpo è l’ultimo aspetto. Importantissimo senza ombra di dubbio. Ma una diretta conseguenza della stessa. Non commettere mai l’errore di credere il contrario.”
 
Non a caso infatti, le reclute erano seguite da folle di strizzacervelli i quali, avevano massima cura e precisione nello stilare referti che agli occhi dell’Autorità vantavano importanza ancor maggiore di quelli medici.
Un futuro esecutore della giustizia mai sarebbe potuto essere un individuo disturbato, aggressivo e pericoloso per l’incolumità di sé e degli altri. Meno che mai di quella governativa.
 
“ A breve inizierai anche l’anno scolastico. Stanno già formando le classi.” Lucci interruppe il flusso dei suoi pensieri riportandolo al presente.
 
“ A-anno scolastico? Cosa significa?”
 
“ Tutti noi studiamo Kaku. Non penserai certo che il Governo Mondiale possa investire su reclute prive di preparazione culturale. Abbiamo i migliori insegnanti del mondo, le nostre scuole sono diverse da quelle degli altri. Il nostro stesso anno scolastico è diverso. Preparazione logica, umanistica, linguistica e soprattutto giuridica, politica e psicologico-comportamentale sono i nostri cardini.”
 
“ Io non sono mai andato a scuola” disse il biondino sconsolato.
 
“ So che sai leggere e scrivere, le basi le hai. Il resto lo imparerai fra i banchi.”
 
“ Gli alunni vengono divisi per età..?” Kaku con amarezza realizzò che dunque, la separazione da Lucci sarebbe stata inevitabile in un modo o nell’altro. In effetti non poteva vantare alcuna pretesa da lui, era arrivato il momento di spiccare il volo e ricominciare a cavarsela da sé.
 
“ No. Per questo ti ho detto che le nostre scuole sono diverse da quelle di cui hai finora sentito parlare. Dipende dal cipherpool in cui si viene inseriti. Al Governo non importa nulla che tu abbia anche tre anni, se ti rivelassi un utile investimento studieresti anche con le reclute mature. Certo, per te sarebbe uno sforzo enorme, ma devi dimostrare di saperti mantenere ogni conquista.”
 
Kaku percepì qualcosa accendersi nel proprio animo. Una sensazione fortissima che lo fece sobbalzare.
 
“ Lucci ma… se io… se io riuscissi ad entrare nel CP9…. Allora…. Allora io e te resteremo insieme per sempre…?”
 
Sbigottito per quella domanda il ragazzo con il caschetto sgranò gli occhi.
 
“ Kaku… mi rincresce dirtelo ma.. non credo tu abbia molte speranze di entrare nel grado 9…”
 
“ NON TI HO CHIESTO QUESTO.” Per la prima volta il piccolo udì la propria voce risuonare potente e chiara.
“ Se io riuscissi ad entrare nel tuo gruppo, non dovremo più dividerci non è vero?”
 
“ Dipende.. le missioni non sempre vengono affidate a tutti gli elementi del gruppo, questa volta ad esempio hanno chiamato solo me. Però sì. Lavoreremmo insieme. “
Guardandolo negli occhi tondeggianti continuò con aria severa:
“ Tu credi che tutto questo sia un gioco Kaku? Non lo è. Forse è anche colpa mia, non ti ho fatto prendere coscienza del percorso che hai intrapreso. Quel lembo di emotività che ancora mi è rimasta mi ha giocato un pessimo scherzo. D’altronde sei un bambino in tenera età, è normale che tu non ti renda conto delle cose…forse ho sbagliato tutto..”
 
“ NON PARLARMI COSì! NON OSARE MAI PIU’ DIRE UNA COSA DEL GENERE!”
L’urlo del bambino colse di sopresa il compagno di stanza. In quasi un anno in totale condivisione non aveva mai udito Kaku alzare la voce. Mai.
 
“ E’ COSì SBAGLIATO PRENDERTI COME MODELLO? E’ COSI ABERRANTE AVERE BISOGNO DI TE? E’ COSì INFATILE VOLER ENTRARE NEL CP9? NON E’ QUELLO CHE VOGLIONO ANCHE TUTTI GLI ALTRI? NON E’ FORSE PER QUELLO CHE PASSANO IL TEMPO A FARSI LE SCARPE, A UCCIDERSI A VICENDA?”
 
“ Kaku senti…”
 
“ PERCHE’ SE LO VOGLIO IO SONO INFANTILE? DIMMI, PERCHE’? PERCHE’ HO FATTO IL PAGLIACCIO? DILLO LUCCI CHE E’ QUELLO CHE STAI PENSANDO! AMMETTILO CHE UN FANTOCCIO DI LEGNO NON PUO’ ESSERE AMBIZIOSO!!”
 
“ MA CHE C’ENTRA QUESTO?” La cosa stava degenerando, la consueta fermezza emotiva di Lucci, con Kaku aveva sempre faticato a perdurare.
 
“ ALLORA PERCHE’ IO NON POSSO VOLERLO? PERCHE’ CONTINUI AD ALLENARMI, A SACCAGNARMI DI LEGNATE SE PER TE NON VALGO NIENTE? PERCHE’ CERCHI IN TUTTI I MODI DI ALLONTANARMI? SOLO PERCHE’ TI VOGLIO BENE? SOLO PERCHE’ HO ANCHE IO UN SOGNO? ALLORA? RISPONDIMI LUCCI!!! O TI MANCA IL CORAGGIO? ALLORA LEGGENDA?”
 
“ Kaku finiscila! Stai esagerando!”
 
“ RISPONDIMI!!!!!!” Il piccolo perdendo il lume della ragione iniziò a bersagliare il ragazzo di pugni e calci. “ SEI UN CODARDO LUCCI! NON MI RISPONDI NEMMENO! PERCHE’ IO NON POSSO VOLERE ENTRARE NEL CP9?
 
“ PERCHE’ NON NE SEI IN GRADO DANNAZIONE! NON TI VEDI? NON UCCIDERESTI NEMMENO UN MOSCERINO E HAI DELLE DITA CONCIATE PEGGIO DEI RAMI SECCHI! AFFRONTA LA REALTA’ MALEDIZIONE!!!!!”
 
Kaku sentì una fitta trapassargli il cuore. Istintivamente lasciò cadere le braccia lungo i fianchi mentre gli occhi si riempirono di lacrime. Troppe questa volta perché potesse controllarle.
 
“ Mi dispiace.. Kaku scusami io non volevo…”
 
Lucci si chinò di fronte al bambino cercando di prendere le sue mani fra le proprie, ma l’altro si sottrasse indietreggiando.
 
“ Finalmente sei stato sincero. Va bene così Lucci.. ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me.”
 
“ Adesso non fare la vittima.. Kaku il problema è che non è la tua ambizione. Tu lo stai facendo per me, non per te. Ed io, è l’ultima cosa che voglio.”
 
“ Non ha importanza. Sta bene così. Adesso credo sia meglio dormire, hai detto che domani partirai all’alba.”
 
Lucci rinunciò a proseguire oltre. Tutto avrebbe voluto tranne congedarsi da Kaku in un modo simile, ma si sentiva molto stanco per tutta quella situazione. Il giorno dopo lo attendeva l’incipit di una missione molto impervia, e vista la sacralità del proprio lavoro, non avrebbe permesso che i fatti personali potessero penalizzare quest’ultimo.
Una volta accertatosi che il piccolo compagno di stanza fosse caduto finalmente in un sonno profondo, si alzò dal proprio letto e camminando in silenzio nell’oscurità, si sedette alla scrivania.
Grazie al suo potere felino, era in grado di vedere perfettamente in qualsiasi condizione di scarsa luminosità, quella volta non fu eccezione. Stese di proprio pugno poche righe su un foglio ed infine bisbigliò ad Hattori:
 
“ Ti affido questa lettera mio caro amico. Consegnala a Kaku quando sarò partito.”
 
Il pennuto assunse l’espressione solenne di chi appena ricevuto un incarico importantissimo tutto avrebbe fatto tranne che deludere le aspettative del commissionante.
 
“ Lo so che posso contare su di te. Mi mancherai Hattori. Non posso portare nemmeno te questa volta.”
 
“ Prrrr..” Il colombino cercò le ultime coccole dal padrone che gli sorrise con dolcezza.
 
“ Mi raccomando, abbi cura del mio piccolo ospite…”
 
Lucci si avvicinò al bimbo profondamente addormentato, i riccioli biondi ramati  contornavano la testolina sprofondata nel cuscino. Le labbra minute erano schiuse e le lunghe ciglia contribuivano a farlo somigliare ad un dolcissimo cherubino.
Chinatosi su di lui gli baciò la fronte facendosi strada fra i capelli, e con dolcezza gli sussurrò:
 
“ Non pensavo che lo avrei mai detto in vita mia.. probabilmente se tu fossi sveglio mi verrebbe difficile.. ma… qualunque cosa accada… sappi che… io….. ti voglio bene……..”
 
Un dolce ricordo da portare con sé in quello che, sarebbe potuto essere un viaggio di non ritorno.
 
 
                                                              
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“ Anche se non potrò essere accanto a te per ripetertelo ogni giorno, ricordati Kaku che tu puoi fare qualunque cosa. Credi in te, come ci ho creduto io dalla prima volta che i nostri occhi si sono incontrati. Tu, se lo vuoi, sei capace di realizzare qualsiasi desiderio.
 
 
 
 
Il bambino appallottolato il foglio di carta lo gettò in un angolo della stanza incurante del disappunto di Hattori.
 
“ Ormai non mi importa più di niente. E non ho bisogno che il tuo padrone mi compatisca ulteriormente.”
 
Kaku si preparò per l’allenamento del giorno, indossando la consueta bandanina a fiori per tenere a bada i riccioli ormai sempre più lunghi, la tutina celeste con ricamata ai bordi una striscia color panna ed i pantaloncini neri.
Volse uno sguardo al letto del proprio amico e vedendolo vuoto, fu invaso da un profondo sconforto prima che sopraggiungesse nuovamente la rabbia per la delusione ricevuta la sera prima.
 
“ Chiederò di cambiare stanza. Non voglio più essergli di alcun disturbo ed è giusto che io inizi ad allontanarmi da lui, in particolar modo ora che non è presente. Forse al suo ritorno sarò più preparato..”
Mentre posò la mano sul pomello dorato della massiccia porta, l’occhio gli cadde sulla manina dalle dita fasciate, e sospirando pensò “ al diavolo lo Shigan. Tanto ho le dita storte no? Non so nemmeno se ha senso continuare tutto questo.. ricevo legnate da quando ho avuto la sfortuna di affacciarmi a questo mondo schifoso e non ho più voglia di lottare per trovare il mio posto all’interno di esso. Vada tutto come deve andare..”
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Un mese era ormai passato e con esso anche l’equinozio autunnale. I rami erano spogli, la coltre di foschia sulla costa abbracciava il plumbeo cielo mentre la brina sui verdi prati dell’isola formava un tappeto di cristalli lucenti.
Le reclute perduravano gli allenamenti nonostante il manto del gelo, incuranti della febbre che il più delle volte si impadroniva dei loro corpi acerbi. Nessuno concedeva a se stesso un letto caldo in cui riposare e guarire definitivamente, poiché a breve, fra 4 mesi soltanto, si sarebbe tenuta la selezione che dava un senso ad ogni cosa.
Il CP9. Il massimo grado di quell’isola. Persino le matricole più giovani avevano macchiato il proprio animo innocente di emozioni fortemente distruttive comprendenti invidia, paura, competizione oltre ogni misura.
I più determinati non concedevano alle proprie membra nemmeno il sonno notturno, continuando ad allenarsi senza sosta.
 
“ ALLORA MARMOCCHIO COME PROCEDE? IL CARO VECCHIO OIAKU TI STA MASSACRANDO?”
 
I capelli di Jabura erano cresciuti notevolmente, tanto che alla lunga coda aveva aggiunto un nuovo elastico.
 
“ Sto bene Signor Jabura, non è necessario che passi ogni giorno a sincerarsi delle mie condizioni.”
 
Kaku, seduto sul tappeto di brina d’una lasta di pietra, non trattenendo i brividi cercava senza risultato di scaldare le manine infreddolite arrossate.
 
“ MA BASTA CON STO << LEI >> MI FAI SENTIRE UN VECCHIO!! ALLORA, COME PROCEDE IL TUO ALLENAMENTO?”
 
“ Procede e basta..”
 
Il ragazzo prese posto accanto al bambino.
 
“ Sei riuscito a farti dei nuovi amici?”
 
“ No. Non mi interessa minimamente..”
 
Kaku senza degnare di sguardo alcuno l’interlocutore si levò in piedi mantenendo la testa abbassata.
 
“ Kaku che c’è che non va..? Lucci non ha deciso di partire, ma fa parte del suo lavoro e…”
 
“ Non me ne importa niente. Lo so che siete gli angeli custodi del Governo ed è giusto così. Non ho interesse a sapere cosa sta facendo Lucci né tanto meno dove sia. Adesso mi scusi, ma il mio gruppo sta per riprendere.”
 
Senza attendere nemmeno risposta si avviò con passo deciso verso una moltitudine di bambini chiassosi.
 
“ Caro Gattaccio io sto provando a fare quello che mi hai chiesto ma è tutt’altro che semplice.. lo sai che non sono molto portato per i rapporti umani..in particolar modo con i mocciosi..” lo sconsolato lupoide si avviò grattandosi il capo verso Blueno, Fukurou e Kumadori poco distanti.
 
“ Allora ragazzi? Avete qualche notizia del bastardo piccionaio?”
 
Fukurou scostò la cerniera metallica dalle labbra.
 
“ CHAPAPAAAA.. al momento no. “
 
“ Mi deludi amico, non sei più il dispensario di notizie di un tempo.”
 
“ Evidentemente la segretezza di questa missione è troppa anche per Fukurou..” Blueno stappata la borraccia sul cui dorso spiccava l’effige di un toro, portatala alle labbra bevve avidamente.
“ Come se la sta cavando il nostro piccolo amico?”
 
“ Bah.. non bene. C’è un qualcosa di diverso in lui, come avesse perso la voglia di lottare. Temo che la partenza di Lucci non l’abbia presa bene.” Jabura sospirò.
 
“ E’ poco più di un bambino.. inoltre si è ritrovato da un giorno all’altro a confrontarsi con un qualcosa di più grande di sé.”
 
“ Anche per tutti noi è stato così, Blueno.”
 
“ Noi abbiamo preso consapevolezza dei nostri desideri, collega. Lui no. Ed ora che il suo unico punto di riferimento è assente, è normale si senta spaesato.”
 
“ YOIYOIYOIYOI ME NE ASSUMO LA RESPONSABILITA’! E’ TUTTA COLPA MIA! MIA DI ME CHE NON HO PREGATO ABBASTANZA!! FARO’ SEPPUKU PER COLMAR LA MIA MANCANZA”
 
“ PREGHEREI IO PERCHE’ TU RIESCA FINALMENTE NELL’INTENTO DI AMMAZZARTI MALEDETTO IDIOTA!”
 
“ Ehi voi due, piantatela. Guardate: Kaku si sta avvicinando.”
 
I chiassosi compagni si voltarono alle proprie spalle, e scorsero il piccino dal naso quadrato venir verso di loro con le mani in tasca ed un rivolo di sangue fuoriuscente dalla narice.
 
“ Kaku, è successo qualcosa?” Blueno andò in contro al bambino che gli rivolse un sorriso forzato.
 
“ No, non è accaduto nulla. Semplicemente Oiaku trova che le mie capacità siano troppe scarse per perdere ulteriore tempo con me. Mi ha ordinato di ritirarmi, per oggi. Domani.. chi lo sa.”
 
“ Ascolta Kaku, Lucci non vorrebbe questo..”
 
“ Non ha importanza che cosa desidera Lucci. A me non importa più di nulla, voglio solo rimanere da solo. Ora vogliate scusarmi ma, ho bisogno di riordinare i pensieri“
 
Terminata ch’ebbe tale frase continuò la strada perdendosi nella pineta cristallizzata dalla brina.
 
“ Dovremmo seguirlo” propose Jabura vedendolo scomparire nella foschia.
 
“ No, non sarebbe giusto. Deve imparare a scegliere, cosa che non ha mai purtroppo avuto occasione di fare in tutta la sua vita. Hanno sempre deciso gli altri, cosa farne di lui. Ed il risultato non poteva essere diverso da questo.”
 
Calò il silenzio nel gruppo dei giovani guerrieri. Un mutismo in cui ognuno per pochi istanti rivide se stesso e provò profondo dispiacere per quella piccola vittima della cattiveria umana. Ma quello era un luogo in cui imparare a decidere in fretta, e probabilmente nonostante la promessa fatta al compagno ormai lontano, Kaku doveva ritrovare se stesso per decidere cosa fare della propria esistenza. In effetti era sempre stato sballottato a destra e a sinistra da tutti, senza che mai nessuno si curasse anche solo per un minuto dei suoi veri desideri. Forse il piccolo era realmente stanco di sopravvivere, e sarebbe stato egoistico convincerlo del contrario.
 
“ Nessuno sceglie di nascere, ma tutti possono decidere di morire”
 
 aveva detto un giorno Kumadori in uno dei rari momenti in cui era riuscito ad esternare qualcosa di molto profondo al posto della consueta cantilena da attore teatrale mal riuscito. Una frase che colpì tutti i presenti, Lucci compreso, per la totale pienezza e l’amara verità racchiusa in quelle poche parole.
Non potevano dunque aiutare chi rifiutava qualsivoglia forma di ausilio, solo rispettarne le scelte per quanto dolorose esse fossero.
Ragionando di tali cose, lasciarono la piccola anima perdersi in se stessa, pronti anche al fatto che non sarebbe uscita dal proprio labirinto irto di spine.
 
Jabura volse lo sguardo un’ultima volta alla pineta sempreverde dell’isola e gli parve di aver davanti agli occhi il bambino dagli occhi tondi che gli rivolse quel dolce sorriso la prima volta che ebbe occasione di conoscerlo.
 
“ Mi dispiace Gattaccio.. credo di aver capito perché quel mocciosetto sia così speciale per te. Ma ora deve combattere la battaglia più importante, quella in cui nemmeno tu << Leggenda >> potresti sostituirti a lui: la battaglia contro se stesso.”
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
“ Ascolta Kaku, le cose non stanno andando bene per niente. Ti rendi conto che in nemmeno un mese hai perso tutti i miglioramenti di quasi un anno di allenamento?”
 
L’istruttore si asciugò col polso il sudore dalla fronte stempiata.
“ ahaha, Kaku torna a fare il pagliaccio”
 
Un bambino dai denti sporgenti ed il viso solcato da lentiggini diede una spinta al compagno nasuto il quale, non ebbe reazione alcuna.
 
“ Non possiamo continuare così.. se non avrai una ripresa anche minima sarò costretto a fare rapporto al Grand’ Ufficiale ed ad estrometterti dall’addestramento.”
 
“ Sissignore. “
 
“ RIPOSO, MATRICOLE! SPARITE DALLA MIA VISTA ENTRO DIECI SECONDI. VI CONCEDO DIECI MINUTI DI PAUSA. AVANTI, SCIO’! VIA!!”
 
Mentre una nuvola di ragazzini schiamazzanti rompendo le righe si disperse nel prato brinato, Oiaku si chinò verso Kaku in modo tale da guardarlo negli enormi occhi spenti.
 
“ E’ davvero un peccato. Avevi delle ottime possibilità. Delle gambe come le tue non sono un dono da gettare al vento come stai facendo.”
 
Non ottenne risposta. Il biondino non alzò gli occhi da terra nemmeno per un istante.
 
“ E’ forse successo qualcosa? Devi temprarti, matricola! Se è la nostalgia a determinare codesto tuo stato allora forse davvero non sei adatto a questo ruolo.”
 
Le sue parole come quelle pronunziate poco prima si dispersero nel vento autunnale. Fino a quando il rassegnato istruttore, stufatosi di conferire da solo, disse sospirando:
 
“ D’accordo come vuoi. Suppongo tu abbia inteso il destino che attende coloro che vengono considerati deboli su quest’isola. Proprio per la fiducia che mi hai ispirato la prima volta che ho avuto occasione di conoscerti, voglio attendere ancora qualche giorno prima di fare rapporto. Dopo di che, se tutto permarrà come ad oggi, dovrai attingere a tutte le tue abilità per riuscire a sopravvivere..”
 
“ Per me potrebbe fare rapporto anche adesso.” Pensò Kaku tra sé e sé. “ Posso morire anche domani, anzi forse sarebbe anche meglio.. non c’è posto per me in questo mondo.. e di marcio, ne ho visto anche troppo. Sono stanco….”
 
La sensazione del vuoto non lo abbandonava nemmeno per un istante. Gli pareva d’esser alienato da tutto e da tutti, nemmeno più le prese in giro dei compagni lo scalfivano. Gli sembrava di essere circondato da un perenne ronzio di voci tutte uguali e confuse, non vi era concetto, discorso, battuta scherzosa o pianto che penetrasse in lui, che coinvolgesse un minimo il suo spirito, bensì si sentiva ridotto ad un ameba che affrontava ormai la propria routine meccanicamente, ripetendo sempre gli stessi gesti in modalità lentissima ed ovattata.
Anche quella stessa sera tutto procedeva nel medesimo modo: una volta consumata la cena in totale solitudine standosene rintanato in un angolo in disparte dal resto dell’enorme tavolata di ragazzini, trascinando le gambine magrissime faceva ritorno alla propria stanza. Fu la voce chiassosa di Jabura, unita a singhiozzi disperati proveniente dalla camera adiacente a destarlo dallo spegnimento totale.
 
“ CHE RAZZA DI IDIOTA! COSA DIAVOLO CREDEVA DI FARE? DANNAZIONE NON SI PUO’ ESSERE TANTO STUPIDI!”
 
Udì un boato fortissimo riecheggiare all’interno della stanza dopo essersi accucciato innanzi alla porta, mentre il singhiozzare del ragazzo più grande si faceva sempre più acuto. Ipotizzò che probabilmente il diciannovenne aveva fracassato il mobilio di mezza parete.
 
“DIMMI…..DIMMI LA VERITA’ FUKUROU……E’ MORTO…?”
 
Fu come se la nuvola su cui fino ad allora era rimasto adagiato si fosse vaporizzata e precipitando dal cielo del proprio limbo, una volta schiantatosi al suolo fosse tornato alla realtà.
Avvertì il cuore schizzargli fuori dal piccolo petto.
 
“ Morto..? Lucci..?” bisbigliarono le labbra minute.
 
“ CHAPAPAAAAAA… Non so rispondere a questa domanda, pare che quando l’abbiano caricato sulla nave per il rientro fosse vivo. CHAPPAPPAAA  Ma che durante il viaggio siano sorte delle complicazioni. Pensare che ce l’aveva fatta. CHAPA aveva eliminato già tutti gli ostaggi, e sarebbe stato in grado di fuggire alle cannonate di quei bagordi se solo lo avesse voluto. CHAPAPPA”
 
“ YOIYOIYOIYOIIII L’ORGOGLIO E’ LA ROVINA DELL’UOMO.”
 
“ MA SEI REALMENTE CERTO FUKUROU? NON E’ CHE HAI CAPITO MALE? UN ESSERE UMANO NON PUO’ SOPRAVVIVERE DOPO ESSERE STATO COLPITO ALLA SCHIENA DA CINQUE CANNONATE!!!!!!!”
 
“ CHAPPAPPAAAA Te l’ho detto. Non so nient’altro. Non so se è ancora in questo mondo, e in che condizioni si trovi qualora ci fosse. CHAPA”
 
“ E’ inutile chiederti se hai sentito parlare di un eventuale ricovero, o per lo meno un posto dove piangere la sua morte suppongo..” La voce di Blueno venne udita a malapena come un bisbiglio.
 
All’improvviso la pesantissima porta della stanza venne letteralmente tranciata in due. Tanto fu affilata la lama o qualunque cosa avesse sfogato la propria furia, che persino il pavimento fu diviso da una crepa profonda.
Gli ospiti sobbalzando intravidero il bambino divorato dalle lacrime dei propri occhioni sbarrati. Pallido tanto da apparire un cadavere.
“ Dov’è Lucci..?”
 
“ Kaku! C-che ci fai qui? Aspetta.. non..”
 
“ DOV’E’ LUCCI????” La gambetta poco più spessa d’un ramoscello solo nello spostare l’aria produsse un vortice di lame che si ripercosse sulla parete alle loro spalle, polverizzandola.
 
“ DOV’EEEEEEEEEEEEEEE’???” Urlò fino quasi a recidersi le corde vocali.
 
“ FERMATELO DANNAZIONE! E’ FUORI CONTROLLO! “
 
“ YOIYOIYOIYOI ME NE OCCUPERO’ IO!”
 
I lunghissimi capelli rosa di Kumadori si divisero in molteplici ciocche che presero vita come manovrate da una forza soprannaturale e simili a corde di seta immobilizzarono le braccia del biondino.
 
“DOV’E’ LUCCIIIIIIIII?”
 
Kaku scalciò nuovamente come un cavallo imbizzarrito ormai privo di qualsivoglia controllo non solo sulla propria mente, ma soprattutto sul proprio esile corpo. Gli occhi pieni di lacrime fissavano un punto indefinito totalmente sbarrati, come se avesse perso ogni cognizione della realtà.
I capelli del gigante dall’aspetto leonino vennero recisi di netto ed egli stesso scagliato contro il muro privo di sensi.
 
“ KUMADORI!!! KAKU TI PREGO FERMATI! KAKU!”
 
“ Inutile Blueno, non è in grado di capirti!” Jabura assunse le sembianze di un ibrido lupoide dai denti aguzzi le cui unghie si allungarono tingendosi di un oscuro colore.
“ Dobbiamo cercare di fermarlo in qualche modo! Chi avrebbe mai immaginato possedesse una potenza simile?”
 
“ Aspetta Jabura! Lascia provare me prima!”
 
Il cornuto collega grazie alla tecnica del Soru, riuscì a cingere la vita del bambino e a scomparir con egli fra le braccia nel nulla del proprio varco atmosferico.
 
“ JABURA! FUKOROU! COSA STA SUCCEDENDO QUI?”
 
 Oiaku accompagnato dal sorvegliante notturno scavalcò le macerie della stanza facendosi largo tra una folla di giovani reclute accorse per sincerarsi di cosa stesse succedendo.
 
“ PRESTO, CHIAMA UN MEDICO. UNA RECLUTA E’ GRAVEMENTE FERITA.” Mentre l’altro eseguì nell’immediatezza precipitandosi alla volta dell’ala del dormitorio destinato al personale, l’istruttore allontanò bruscamente il giovane pubblico interdetto.
“ VOI CHE DIAVOLO AVETE DA GUARDARE? TORNATE IMMEDIATAMENTE NELLE VOSTRE STANZE. DESIDERATE AVERE QUALCHE GIORNO DI SOSPENSIONE ACCOMPAGNATO DA UN BEL RAPPORTO ALL’AUTORITA’? AVANTI! MARCIARE!!”
 
Nonostante la maggior parte onde evitare ripercussioni lasciò prontamente il campo, alcuni gruppetti si ostinavano a permanere, interdetti per lo spettacolo innanzi ai propri giovani occhi.
 
“ MATRICOLA CHE COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO? CHI E’ STATO A CAUSARE UN SIMILE MISFATTO? CHI HA RIDOTTO IN TAL MANIERA IL TUO COMPAGNO DI STANZA?” Oiaku furente si rivolse a Jabura nel frattempo tornato in sembianze normali.
 
“ Signore.. ecco..”
 
“AVANTI! FUORI IL NOME!!”
 
“ CHAPAPPPAAA è stato Kaku” fece eco una voce metallica alle sue spalle.
 
Gli agglomerati di giovani reclute cacciarono un urlo di sgomento misto a terrore.
“ Q-QUELLA MEZZA SEGA?!”
“NO! MI RIFIUTO DI CREDERCI! VOGLIONO PARARSI IL FONDOSCHIENA”
 
Fra questi vi era anche il lentigginoso marmocchio che quel pomeriggio si era fatto beffe del piccolo nasuto. Dalla fronte maculata colavano sul volto pallido molteplici gocce di sudore.
“M-Ma non siate idioti!” giratosi verso i compagni il piccolo pel di carota sforzò un sorriso a denti stretti, così che essi sembrassero doppiamente sporgenti.
“Insomma ragazzi. Avete visto anche quanto è ridicolo quel povero fantoccio vivente AHAHAHAHAHAH!Manco riesce a reggersi in piedi AHAHAHAH. Sarà stato un terremoto.”
 
Terminato ch’ebbe di pronunziare tali parole, un man rovescio di Oiaku lo scaraventò alla velocità di un fascio di luce contro parete opposta che sfondò col capo. Quella visione fu abbastanza anche per coloro trattenuti fino a quel momento dalla curiosità. Un fuggi fuggi si scatenò all’interno del dormitorio, che in un battito di ciglia venne avvolto dal più totale silenzio.
 
“ Kaku.. ha fatto questo? Mi state prendendo in giro?”
 
“…..”
 
“ ESIGO UNA RISPOSTA!!”
 
“ No Signore.. non La stiamo prendendo per i fondelli.. Kaku ha ridotto così  stanza e compagno con soli due calci.”
 
L’istruttore si sforzò al contegno doveroso di cui faceva menzione continua agli allievi di ogni giorno.
 
“ Permesso. E’ quello il ragazzo rimasto ferito? “ Il Dottor Moser accorse con due barellieri in direzione di Kumadori ancora incosciente.
“ E’ solo svenuto. Ma non escludo un lieve trauma cranico. Che diavolo è successo alla sua chioma?
 
In effetti, ora che venne posta tale domanda, i presenti notarono intere ciocche rosee di capelli sparse in ogni angolo della stanza, o meglio, di ciò che d’essa rimaneva.
 
“ Dov’è ora la matricola?”
 
“ Il mio collega l’ha allontanato utilizzando il proprio potere. Con ogni probabilità sta cercando di calmarlo: il bambino ha avuto una crisi nervosa molto pesante.”
 
“ Ciò che è accaduto questa notte non rimarrà un mistero. Farò rapporto al Grand’ Ufficiale.”
 
“ La prego Signore. Non lo faccia” Jabura temeva per la propria nomina ad agente speciale ufficialmente inserito al gruppo della giustizia oscura.
 
“ Non sto parlando di te, idiota. Adesso fila a dormire, non voglio più sentire volare una mosca, per questa notte è abbastanza. La cosa vale anche per te, ciccione.”Disse rivolgendosi a Fukurou.
“ Muovetevi. La camera 111 è vuota. Sarà la vostra sistemazione temporanea, da domani riparerete i danni che avete causato. AVANTI! FUORI”
 
Improvvisamente, dal soffitto della stanza, comparve il compagno mancante con il bambino fra le braccia.
 
“TU SEI BLUENO. FA’ RAPPORTO! SUBITO”
 
L’istruttore ed il medico si lanciarono alla volta del cornuto.
 
“ E’svenuto.. ha avuto una crisi molto forte..”
 
“QUESTO E’ EVIDENTE. DOTTORE, COSA MI DICE?”
 
“ Confermo. Il ragazzino ha avuto un mancamento di origine nervosa. Sembra anche piuttosto disidratato. Per questa notte ritengo opportuno trasportarlo in infermeria e tenerlo in osservazione. Naturalmente, dispongo che venga reso inoffensivo mediante catene immobilizzanti alle gambe. Non possiamo sapere la sua reazione al risveglio.”
 
“ Accordata.” Oiaku ormai esausto per la nottata che sembrava non volgesse al termine, si rivolse a Blueno più gentilmente rispetto ai compagni.
 
“ Anche tu, va’ con gli altri. Non manca molto all’alba. Domani sarete convocati tutti e tre per fare rapporto all’Autorità. Blueno, dal momento che pare tu sia il più riflessivo del gruppo meglio che conferisca con te. Rimani a disposizione. “
 
“ Sissignore.”
 
L’istruttore volse un ultimo sguardo al bambino adagiato su una barella con il volto rigato di lacrime.
 
“ Ciò che è accaduto, non avrà mai più modo di verificarsi tra le mie reclute. Qual è stata la motivazione?”
 
“ La presa di coscienza, Signor Oiaku”
 
Chinato il capo biforcuto all’estremità, Blueno si avviò verso la destinazione assegnatagli insieme ai compagni, dando le spalle al proprio maestro che lo guardò con aria interrogativa.
 
“ Mi dispiace Kaku.. Purtroppo, ti sei ancora una volta trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Non siamo riusciti a mantenere la promessa.. perdonaci Lucci…”
 
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
“ Lei sa meglio di me il modus operandi, Signor Oiaku”
Il Grand’Ufficiale non sollevò il capo dalla propria scrivania se non per sistemare una ciocca ribelle che fece capolino da sotto la visiera del berretto militare.
“ Non capisco perché non ci abbia pensato Lei, ed ancor meno comprendo perché stia interrompendo il mio ed il suo lavoro per una simile sciocchezza. Le confesso che questa storia inizia a stancarmi.”
 
Mantenendo ritta la schiena ed alta la fronte, l’istruttore rispose:
 
“ Perché abbiamo per le mani un prodigio vivente. Quello che ho visto stanotte non posso ignorarlo, Signore. Una potenza simile se correttamente impiegata al servizio del nostro gruppo, sarebbe un’autentica arma letale che annienterebbe qualsiasi nemico.”
 
“ Mi meraviglio di Lei, Oiaku.”
L’uomo questa volta fece compiere una lieve rotazione alla propria sedia in direzione dell’interlocutore e, lo fissò con i piccoli occhi nascosti dietro le tonde lenti.
“ Ammesso e non concesso che costui sia davvero così invincibile come tutti riferite, si rende conto che è un individuo fortemente disturbato? Ho errato io ad acconsentire al suo inserimento nelle reclute. Non possiamo permettere l’accesso ad un infante incapace di controllar se stesso ai massimi vertici dell’Autorità.”
 
“ E’ poco più che un moccioso..”
 
“ ANCHE GLI ALTRI SONO POCO PIU’ CHE MOCCIOSI, SIGNOR OIAKU.” Il Grand’Ufficiale nell’alzare la voce parve particolarmente infastidito.
“ Non capisco perché abbiate tanto a cuore la sorte di questo marmocchio, e se devo essere sincero, comincio ad essere saturo di conferir della sua persona. Ho concesso la sua ammissione all’addestramento ma non posso ignorare il suo limite nell’autogestirsi. Non vedo altra soluzione se non quella consueta che conosce bene anche Lei.”
 
“ Le chiedo solo un altro po’ di tempo Signore, mi creda, reputo ne valga la pena. So bene che si è occupato Rob Lucci in persona del suo addestramento, e Le garantisco che il bambino ha ottenuto ottimi risultati.”
 
“ Rob Lucci dovrà rispondere di tutto questo, come da accordi intercorsi. Evidentemente non ha lavorato adeguatamente se si è arrivati ad un esito come quello di cui stiamo discorrendo.”
 
Oiaku tentando il tutto per tutto disse:
 
“ Le propongo un accordo. Non appena la recluta verrà dimessa dall’infermeria, agirò di persona sulla sua mente in modo da consegnarLe una perfetta macchina da guerra in un solo mese.”
 
Il Grand’Ufficiale spazientito si levò in piedi, il consueto gilet a righe faticava a tener serrati i bottoni data la pronuncia del ventre.
 
“Ho già sentito queste parole una volta, Istruttore. E come vede le promesse sono estremamente facili da fare, quanto ardue da mantenere.”
 
“ Mi perdoni se oso contraddirLa, Signore. Ma non è esattamente come Lei asserisce. In dieci mesi il bambino è riuscito a possedere ben cinque Rokushiki, non può ignorare questo fatto. Rob Lucci ha mantenuto la propria parola, l’unico errore che ha commesso, a mio modestissimo avviso, è stato sopravvalutare la fragile psiche dell’infante.”
 
“ E Le pare poco?”
 
Oiaku chiuse gli occhi ed emise un profondo sospiro.
 
“ No Signore. Non è certo poca cosa. Ma, se posso permettermi, ho allenato Rob Lucci e le reclute più promettenti dell’isola, quelle che hanno già superato la selezione per il nuovo cipherpool. Mi creda che inizialmente, se avessi ragionato come stiamo conferendo in questo momento, ad eccezione del primo nominato, nessun’altra sarebbe stata ammessa. Come Lei comprende, agire su una giovane mente inconsapevole è decisamente più semplice che operare invece su una già dotata di consapevolezza.”
 
L’interlocutore prese ad accarezzarsi la barba, in effetti, non poté ritenere del tutto errata l’affermazione del sottoposto.
 
“ La matricola è ancora debole di psiche solamente perché nessuno si è mai occupato della sua forma mentis. Kaku, ehm, la recluta, mi creda è un ottimo discepolo. Non ha mai messo in discussione alcun ordine, né tanto meno sfidato l’autorità. Concepisca questo errore come l’essersi concesso d’essere stato bambino per l’ultima volta. Mi creda Signore, e con questo concludo: non sarei qui a sprecare il mio ed il Suo tempo, uno dei nostri beni più preziosi, se davvero non vedessi qualcosa di prodigioso in lui.”
 
 
Il Grand’Ufficiale rimessosi seduto, e chinato il capo sulla consueta montagna di carte innanzi a sé, nello stesso modo in cui congedò Lucci disse:
 
“ E sia. Non so che diavolo abbia di così speciale questo moccioso ma a quanto pare è riuscito a conquistare le più brillanti menti dell’isola. Le concedo un mese di tempo, ma questa volta, valuterò io il risultato finale. E’ l’ultima possibilità che concedo a costui. Trascorso il termine del suddetto, qualora a mio giudizio la matricola non risultasse idonea, verrà soppressa seduta stante. Se non c’è altro, La saluto Oiaku.”
 
“ Grazie Signore! Non se ne pentirà Signore!”
Messosi sull’attenti ed accennato un inchino di devozione, Oiaku uscì dall’ufficio avvolto da un odore acre di sigaro.
Mentre varcava la soglia dell’imponente torre, scorse con la coda dell’occhio l’infermeria.
 
“ Ora è tutto nelle tue mani, matricola. Impara a vivere. Impara a combattere per te stesso. Se non ti vorrai bene tu, nessuno lo farà per te.”
 
Un lampo di tenerezza rischiarò gli occhi scuri del nerboruto istruttore. Si sentì felice dopo tutto.
“ Non c’è regalo più bello di concedere ad un bambino, di essere tale per l’ultima volta..” pensò camminando verso il tramonto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
 
Un soffitto bianco, candide tende ed un tichettìo che scandiva i minuti.
La visione delle proprie manine dalle dita fasciate levate verso l’alto, da offuscata si fece più nitida.
 
“ D-dove sono..?”
 
“ All’infermeria dell’ospedale. Ti hanno portato qui privo di sensi.”
 
Kaku si girò verso il punto da cui sentì provenire quella voce calda e mite e scorse Blueno seduto su una piccola sedia di plastica al suo fianco.
All’improvviso tutti i ricordi fecero capolino nella sua giovane mente.
Non diede peso nemmeno al suono metallico delle catene fissategli alle caviglie.
 
“ Lucci..è….morto…?”
 
Le lacrime ricominciarono a sgorgare copiosamente dagli occhi tondi inumidendo le lunghe ciglia.
 
“ Non lo sappiamo, Kaku.. siamo in pena anche noi e vorrei tanto darti una risposta, ma non ce l’ho.”
 
“ Che cosa… che cosa gli è….”
 
“ Gli hanno sparato alla schiena cinque colpi di cannone ” disse Blueno evitando lo sguardo sconcertato del piccolo.
“ Pare che fosse sopravvissuto ma, che siano sorte delle complicazioni e…..”
 
Kaku serrò gli occhietti grondanti aggrottando le sopraciglia in un dolore tanto profondo da non averne mai avuto memoria.
 
“ Ora devo andare, purtroppo mi hanno concesso solo pochi istanti al tuo risveglio. Ah, dimenticavo.. questo è tuo..”
 
Il ragazzo gli pose delicatamente fra le manine fasciate una piccola nave giocattolo dalla punta storta.
 
“Lucci si era assolutamente raccomandato di dartelo qualora lui non sarebbe più…….insomma……”
 
Lo stesso cornuto ebbe la voce rotta da un singhiozzo. Continuò:
“Quelle catene ti verranno tolte domani mattina per disposizione di Oiaku. Mi dispiace Kaku.. io.. prometto che questa volta non verrai tenuto all’oscuro, ma verrò da te a dirti qualsiasi notizia giungerà alle mie orecchie.”
Blueno si chinò sul bambino e gli accarezzò dolcemente la fronte prima di voltargli le spalle.
 
“ Cerca di dormire adesso. “
 
Una volta udita la pesante porta chiudersi rumorosamente, Kaku fu soffocato dal propri singhiozzi, le lacrime fluivano tanto copiosamente da impedirgli di respirare.
Fasci di ricordi lo avvolsero trascinandolo nella disperazione più totale.
 
 
“Ti piacciono le spade?”
 
 
 
Io non ti trovo affatto un mostro! Hai un nasino..strano e allora? Ti rende un bimbo unico, speciale!”
 
 
I gemiti aumentarono fino a togliergli il fiato.
 
 
“Io sono Rob Lucci. Ma puoi chiamarmi semplicemente Lucci e darmi del << tu >> non sono tanto più grande di te.”
 
 
“Lucci…..Lucci…..LUCCI…….LU….LUCCI….”
 
“Sono venuto a prenderti Kaku. Vieni con me: torniamo insieme alla torre della giustizia.”
 
 
“ Non mi puoi lasciare…… non mi puoi lasciare anche tu….LUCCI…..”
Prese a tossire in preda agli spasmi.
 
 
 
“Se tu morissi.. io proverei davvero un dolore immenso…”
 
Gli apparve il volto di sua madre, ancora umano e non mostruoso come nel sogno, ma con lei anche le sue parole che gli rimbombarono nella testa.
 
“ Chi vuoi che pianga per te?”
 
 
E di nuovo, il viso del suo unico amico.
 
 
“T-tu… piangeresti per m-me….?”
 
 
“ Moltissimo……”
 
 
 
Con l’ultimo filo di voce, strinse fra le mani la piccola nave, ed inondandola di lacrime le sussurrò:
 
“ Tu lo sai vero Zac….? Che io amerò Lucci per sempre….?” Uno spasmo ruppe il bisbiglio.
 
“ Perché solo lui…. avrebbe pianto per me…..” Risultati immagini per kaku x lucci
   
 
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