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Autore: Voglioungufo    18/12/2019    2 recensioni
ObiNaru | Post699 | What if? | Accenni SakuHina
"Hai notato il modo in cui Obito guarda Naruto?"
"L'unico a non averlo notato è Naruto".

Quando un vaso viene rotto spesso i frantumi non combaciano più e anche incollandoli fra loro è impossibile riottenere il vaso, restano crepe che disperdono il suo contenuto, resta rotto. Per questo le persone li buttano via e quando succede io li prendo. Saldando i vari pezzi con lacca dorata il vaso può essere riutilizzato, anche se le crepe resteranno, anche se si noterà che è stato rotto, che non è più lo stesso vaso.
La Kintsugi è un’antica tradizione che ormai si è persa, sembra che nessuno abbia più la pazienza di ammirare la bellezza di qualcosa di rotto. Eppure, questi vasi sono belli proprio per queste cicatrici d’oro, non trovi giovanotto?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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II

Tutto quello che facciamo è pensare ai sentimenti che nascondiamo.

 

 
Dentro la locanda il clima era quasi afoso, dopo il sesto giro di sakè e birra la temperatura sembrava essersi drasticamente alzata. Naruto si era così tolto la giacca arancione, restando solo con la scura maglia retata, e aveva gli zigomi di un rosso accesso che accentuavano l’azzurro chiaro degli occhi lucidi dall’alcool.
“Basta con la birra” propose Sakura portandogli via la bottiglia.
Non che lei fosse sobria, erano tutti brilli in quella piccola stanzina riservata.
“Ma come? Dai, Sakura-chaan, ridammela!” si lagnò fastidioso allungandosi sulla ragazza per riprendersi la bottiglia.
“Mai!” sfidò quella e, con un sorriso furbo a illuminare gli occhi verdi, passò l’oggetto in questione a Sasuke che lo alzò con l’unico braccio.
“Sasuke!” strepitò sconvolto di essere stato tradito anche dall’altro compagno di team. Tentò di raggiungerlo per riprendersi la sua dannata e meritatissima birra ma quello, con un odioso sorrisetto di superiorità la passò a Kakashi che la prese al volo.
“La tenga al sicuro, sensei” lo spronò.
“Sarà molto al sicuro” assicurò e prima che Naruto potesse raggiungerlo avvolse il collo con le labbra e inghiottì tutto il suo contenuto rimasto in un ultimo sorso. Il Jinchuurike lo guardò inorridito mentre vedeva il suo agognato alcool sparire nello stomaco del maestro.
“Sensei!” farfugliò incredulo mentre gli veniva finalmente passata la bottiglia.
Vuota.
“Interessante gioco di squadra” commentò Sai facendo scoppiare a ridere Yamato.
Anche Obito rise divertito da quella scena e Naruto si imbronciò nel sentire quell’ilarità a sue spese.
“Me ne vado a ordinare un’altra!” garantì con orgoglio e, traballante, si alzò per raggiungere la prima cameriera disponibile. Obito lo controllò andare via.
Se non fosse stato per Hinata, anche lei invitata da Sakura per quella piccola festicciola in onore del ritorno di Sasuke, si sarebbe sentito a disagio. Del resto lui non aveva nulla a che fare con il Team 7, eppure Kakashi aveva insistito lo stesso perché venisse. Tutto sommato gli era grato, Naruto e Sakura da ubriachi erano una visione esilarante.
“Dovremmo fermarlo” considerò distratta Sai, con l’espressione di chi spera tutto il contrario. “Sta bevendo troppo”.
Tornando con lo sguardo alla compagnia, Obito si rese conto che Sasuke lo stava fissando attento, con la stessa luce ironica della sera prima, come se lo volesse prendere in giro. Cercò di fare finta di niente e prese un sorso di sakè. A differenza del resto della comitiva, lui non si sentiva per nulla brillo.
“Dovrebbe prendere un po’ della resistenza da Obito” disse appunto Kakashi.
“No, dovrebbe bere di meno e basta” decretò Sakura. “La resistenza ce l’ha, il problema è che l’ha superata da un pezzo”.
“Vado a fermarlo?” propose Hinata gentile.
La fidanzata le rivolse un sorriso adorante e fece un gesto di sufficienza con la mano.
“Nah, al massimo gli ruberemo anche questa”.
“Attenta a non esagerare anche tu” la riprese Yamato serio.
“Lascia stare, Tenzo,” intervenne Kakashi rilassato, “ormai abbiamo tutti il cervello un po’ annebbiato. Be’, tranne i nostri Uchiha”.
“Siete voi a essere mezze calzette” replicò Obito, ma il suo commento si perse con il ritorno di Naruto e la conseguente lotta per la supremazia sulla bottiglia. Senza rendersene conto, fu Hinata a trovarsela in mano. Vedendo il modo in cui tutti la stavano fissando, come se fosse una preda indifesa, squittì e non sapendo che altro fare la gettò fuori dalla finestra. Tutti si zittirono giusto per sentire lo schianto sulla strada.
“Non… Non l’hai fatto davvero” balbettò Naruto con gli occhi sbarrati.
Sakura invece scoppiò a ridere e, in un ubriaco slancio d’affatto, si stese sull’altra ragazza.
“Hinata, ti amo!” dichiarò prima di baciarla appassionata, allacciandole le braccia al collo.
Quell’espediente sembrò distrarre Naruto dall’omicidio della birra, che arrossì come un peperone mentre un lungo fischio di apprezzamento veniva emesso da Kakashi, il quale iniziò a battere anche le mani in approvazione. Allo stesso tempo gli lanciò un’occhiata maliziosa, come se stesse chiedendo supporto. Ma Obito si trovò impacciato.
La verità era che doveva ancora abituarsi a quel nuovo Kakashi che sembrava non avere nulla a che fare con il Bakakashi che conosceva lui. Il ragazzino che conosceva lui non avrebbe mai applaudito incoraggiante a un bacio pubblico di quel tenore, anzi avrebbe sicuramente elencato sbuffando una lunga serie di leggi shinobi dove  un comportamento del genere era vietato o biasimato. Senza contare che quel ragazzino non sarebbe mai uscito la sera, dopo il suo importantissimo lavoro da Hokage, solo per bere con gli amici. L’alcool era uno dei tre divieti Ninja ed era strano che Kakashi si lasciasse andare alla goliardia insieme agli altri compagni di team.
Senza contare tutto il resto, come i ritardi mostruosi con cui faceva attendere chiunque (com’era che diceva? Un ninja deve essere sempre puntuale) e tutte le piccole leggi burocratiche che aggirava con nonchalance solo perché le considerava noiose. Quello non era l’Hatake Kakashi che conosceva lui.
A quel pensiero sospirò, perché in realtà era certo che nemmeno lui fosse l’Uchiha Obito che Kakashi cercava con quello sguardo di supporto.
In quegli anni a Konoha Obito aveva imparato il sentimento dell’inadeguatezza. Ogni volta che qualche vecchio conoscente di infanzia lo fermava per chiacchierare si sentiva inadeguato, incapace di riuscire davvero a soddisfare un’aspettativa. Lui non era lo stesso di un tempo e per questo si sentiva un impostore. Quello che aveva passato, quello che aveva fatto non erano cicatrici visibili solo sul suo corpo, ma anche sul suo carattere.
Qualsiasi cosa cercasse Kakashi ormai non c’era più, non poteva più essere la stessa persona di un tempo.
Il dover comunque tentare di ricambiare quello sguardo, di fare uno sforzo per il migliore amico, gli fu risparmiato da un intervento incuriosito di Sai.
“Ma perché agli uomini piace così tanto vedere due donne baciarsi?”
Il suo tono quasi ingenuo attirò presto l’attenzione di Naruto, che con fare fraterno lo affiancò e avvolse un braccio attorno alle sue spalle.
“È molto semplice,” iniziò a parlare con tono da uomo vissuto, “Una ragazza com’è? Bellissima. Quindi due ragazze? Bellissime al quadrato. E due ragazze che si baciano? Il paradiso sceso in terra!”
Obito inarcò un sopracciglio e ipotizzò che quel discorso in realtà lo avesse ereditato da un certo ninja pervertito.
“Senza contare quanto è bella Sakura”, continuò Naruto disinibito dall’alcool, “e Hinata ha due wow enormissime…”
A quel commento la ragazza presa in causa arrossì violentemente, arrivando a coprirsi il volto con le mani per il troppo imbarazzo. Invece Sakura non apprezzò per nulla quel commento volgare alla sua fidanzata, perciò con uno shannaro strepitato gli si scagliò contro e il pugno lo colpì violento sulla guancia.
“Naruto! Stupido pervertito! Come ti permetti!” gridò mentre continuava a strattonarlo e colpirlo.
A nulla valsero i tentativi esalati da Uzumaki per quietarla, né i “Naruto-kun” di Hinata che tentava di mitigare le ire funeste della fidanzata.
“Ohi!” sibilò infastidito Sasuke da quel baccano. “Rischiate di rompere tutto”.
“Non crucciarti, Sas’ke-kun” lo rassicurò Kakashi per nulla allarmato dalla sua allieva che tentava di uccidere l’altro suo allievo. “Nel caso paga Yamato”.
Il Capitano sussultò e lo guardò con gli occhi sgranati.
“Ma… Ma…!” balbettò indignato.
Kakashi non gli diede possibilità di continuare e con solennità gli puntò l’indice contro.
“È un ordine del tuo Hokage!” decretò con pomposa serietà alla quale il povero ninja non riuscì a ribattere.
L’intera esilarante scena si completò quando Sai, infastidito che la sua fonte di informazioni fosse diventata un sacco da boxe, sbottò: “Ma cosa sono queste wow enormissime?!”
 
 
“Qualcuno dovrebbe accompagnare Naruto” considerò Yamato, il portafoglio molto più leggero dopo che Sakura aveva spaccato a metà un tavolo scambiandolo per la testa di Naruto.
“No, shto benissimo!” biascicò quello rischiando di inciampare sul marciapiede. “Devo sholo conscentrare il schakra shui piedi”.
Il gruppetto non lo guardò per nulla convinto dal suo tentativo di fare quanto detto, soprattutto perché non ne trovarono il senso.
Obito sospirò. “Lo accompagno io” si offrì.
Oltre a essere di strada per il quartiere degli Uchiha, era anche l’unico sobrio perciò era meglio che se ne occupasse lui.
Kakashi annuì impigrito. “Sì, pensateci tu e Sasuke-kun”.
Provò un sottile moto di rabbia all’idea di essere stato subito associato a Sasuke, quando avrebbe potuto fare da solo senza averlo tra i piedi. Fortunatamente, fu proprio il ragazzo a tirarsene fuori.
“No, io accompagno Sakura” disse stupendo tutti, per prima la ragazza.
“O-okay…” acconsentì confusa, “ma io prima accompagno Hinata, allungheresti parecchio il giro”.
“Non è un problema” assicurò impassibile. “Devo parlarti”.
Ora l’interesse di tutti era molto più palese e, soprattutto, molto sospettoso.
“Teme!” berciò infatti Naruto puntandogli l’indice contro. “Io shono il loro cavasgliere, she provi qualcosha di loshco poi ti prendo a pusgni!”
Tentò di dare maggiore veridicità alle sue parole provando a colpirlo, ma a Sasuke bastò spostarsi appena di lato per evitarlo e l’altro, sbilanciato dall’alcool, cadde di faccia sulla strada.
“Umpf,” commentò Sasuke guardandolo dall’alto al basso, “prima impara a stare in equilibrio”.
“Possho batterti quando vosglio!”
“Certo, certo. Ci vediamo, dobe” lo salutò iniziando a incamminarsi dietro le due ragazze e Naruto, vedendolo allontanarsi, si tirò di scatto su in piedi.
“Non ho ancora finito con te, bashtardo!”
Tentò di andargli dietro, ma Obito lo bloccò prima che potesse effettivamente farlo.
“Andiamo a casa, su” provò a rabbonirlo, ma Naruto continuava a dimenarsi e strepitare.
“Shakura e Hinata shono la coppia più bella di Konoha! Hai capito, eh, Sashke? She ti metti in meszo ti riempio di botte!”
Ma nessuna di quelle minacce sembrò scalfire l’altro Uchiha.
 
A differenza del quartiere Uchiha, quello degli Hyuga si trovava al centro di Konoha e non era circondato da piccole mura. Arrivarono alla casa di Hinata senza che se ne accorgesse e quando fu il momento di salutarsi Sakura stampò un bacio casto sulle labbra dell’altra, mentre Hinata rivolse uno sguardo d’avvertimento a Sasuke. Per un momento gli parve di scorgere perfino il byakugan attivato.
“Dovesti dire alla tua ragazza di stare calma” commentò infastidito Sasuke quando ripresero a camminare.
“È solo un po’ insicura e quindi gelosa” la difese Sakura. “Poi sei tu che te ne esci con richieste assurde. Dovevi parlarmi proprio ora? Non potevi aspettare domani?”
Non rispose nemmeno a quella domanda un poco accusatoria, fecero un pezzo di strada in silenzio con solo l’eco dei loro passi nella strada vuota, finché Sasuke non si decise a parlare.
“Ti sei accorta del modo in cui Obito guarda Naruto?”
In realtà era una pura domanda formale, sapeva che doveva averlo notato visto quanto fosse intelligente e intuitiva ed era questo il motivo per cui aveva deciso di parlarle.
“Solo Naruto non se n’è accorto” rispose infatti con un sospiro di chi la sapeva lunga.
Quella conferma fece capire a Sasuke che non doveva essere una novità, ma anzi una cosa che andava avanti da molto tempo. Rimase in silenzio, cercando di capire quale fosse la domanda successiva. Era difficile decidere di prendersi cura dei propri compagni di team quando non lo aveva mai fatto davvero, forse solo un po’ inconsciamente da bambino.
“Tu cosa ne pensi?” chiese alla fine, fiducioso nel giudizio dell’amica.
Ma lei lo sorprese guardandola attenta.
“No, tu cosa ne pensi?”
Fece una smorfia e la guardò confusa. “Io?”
“Sì, tu”.
Non c’era nessuna traccia di ubriachezza nel suo tono e anche lo sguardo verde era fermo. Perciò Sasuke smise di camminare per concentrarsi meglio sul capire cosa sott’intendesse quella domanda. Alla fine decise di essere sincero.
“Obito non mi piace” decretò conciso. “Soprattutto per quello che ha fatto a Naruto, è stato un pezzo di merda e non riesco a credere che sia riuscito a perdonarlo così facilmente. Preferirei gli stesse il più lontano possibile” terminò.
Sakura fece un sorriso ironico.
“Anche tu sei stato un pezzo di merda con Naruto eppure non ti crea problemi essere stato perdonato” gli fece notare.
Il punto andò a segno e Sasuke fece una faccia infastidita, come se avesse ingoiato un limone amaro.
“Le cose sono diverse” tagliò corto, poi sospirò. “In ogni caso non è affar mio con chi sceglie di impegnarsi il dobe, per quel che mi riguarda possono anche sposarsi domani”.
Sakura sembrò divertita da quella risposta acida.
“Davvero non ti darebbe fastidio? Allora perché mi hai chiesto cosa ne pensassi?” lo pungolò.
“Obito sta facendo effettivamente qualcosa? Sta… corteggiando Naruto?” chiese in imbarazzo, si sentiva estraneo a tutti quei gerghi e non sapeva nemmeno come si chiedessero cose simili.
“No, Obito non sta corteggiando Naruto” lo derise Sakura utilizzando con enfasi il suo stesso termine.
“Perché no?”
Tecnicamente era quello che dovrebbe fare una persona innamorata, ma non che se ne intendesse molto.
“Immagino perché crede che Naruto non lo ricambierà mai e sensi di colpa vari” rispose facendo spallucce. “In più ci sei tu”.
Sbatté le palpebre, preso in contropiede.
“Io? Cosa c’entro io?”
Sakura fece un sorriso furbetto e incrociò le braccia.
“Sasuke, cos’è Naruto per te?”
Per me?
Sul momento non seppe davvero cosa rispondere, troppo confuso da quella domanda. Stavano parlando di Obito e Naruto, perché improvvisamente lo tirava in mezzo? Lui non c’entrava niente!
Distolse lo sguardo.
“Naruto è il mio migliore amico, pensavo fosse chiaro” rispose acido. “Siamo anime gemelle”.
“Appunto!” esultò Sakura e sul momento Sasuke non capì esattamente perché dovesse essere così soddisfatta di quella sua ammissione ovvia.
Poi capì.
“Non ho nessun interesse di quel tipo per Naruto” sbottò arrossendo. “Anche se siamo anime gemelle, non lo siamo in quel senso. Non…”
“E lo stesso vale anche per Naruto?” lo interruppe.
Ancora una volta, rimase a fissarla confuso.
“Sono sicura che tu te lo sia chiesto,” continuò Sakura determinata, “se per Naruto fosse solo amicizia. Dopo tutto quello che ha fatto per te, devi averci pensato”.
In realtà non lo aveva mai fatto. Semplicemente aveva sempre dato per scontato che fossero amici, non aveva mai creduto che potesse esserci altro.
Si morse il labbro.
“Naruto non è innamorato di me”.
“No” confermò Sasuke tranquilla. “Ma potrebbe se spinto nella giusta direzione”.
“Perché dovrebbe…”
“Mi hai chiesto cosa ne pensassi io” lo interruppe ancora, questa volta guadagnandosi uno sguardo imbronciato. “Sarò sincera: Obito è un tipo a posto, ha dimostrato di essere cambiato e non sarebbe un problema. L’unica cosa che so per certa però è che Naruto merita di essere felice e se questa felicità la vuole condividere con qualcuno lo supporterò senza esitazioni”. Lo guardò fissa, gli occhi verdi che bruciavano. “Quello che devo capire è se quel qualcuno sei tu o meno”.
“Per questo mi hai chiesto cosa ne pensassi io?” domandò finalmente capendo che cosa stesse cercando di dirgli.
Annuì. “Se tu sei innamorato di Naruto, ovviamente farò il tifo solo per voi. Ma se non c’è niente del genere da parte tua, allora nulla vieta che qualcuno possa aprire gli occhi a Naruto sui sentimenti di Obito”.
“E quel qualcuno sei tu?” le sorrise sarcastico.
Ricambiò il sorriso. “Lascia fare a me” assicurò, poi sospirò. “Quindi, Sasuke? Ne sei proprio sicuro? Hai sempre detto che Naruto era la tua luce, il tuo sole; sei disposto a cederlo a un’altra persona?”
“Naruto non è un oggetto che si cede” le fece notare infastidito. “È un essere umano che ragiona con la propria testa. Per questo sarebbe meglio che tu non ti metta in mezzo”.
“Ma…”
“Non sei la sua mamma, Sakura. Certe cose può capirle da solo e sappiamo benissimo entrambi quanto sia empatico. Non c’è nessun altro mondo che possa capire gli altri meglio di Naruto, sicuramente sarà in grado di capire da solo cosa, chi vuole”.
Strinse le labbra in una smorfia sottile, ma annuì vinta.
“Hai ragione, ma non posso evitare di preoccuparmi. Diavolo, è diventato il centro del mondo di due Uchiha! E vorrei che anche tu fossi felice.”
Sasuke avrebbe voluto dissentire la centralità di Naruto nella sua vita, ma ormai era inutile negarlo. Del resto l’amico si era fatto carico della sofferenza di entrambi, aveva deciso di riempire il vuoto dei due Uchiha superstiti lasciato dalle persone che avevano amato, anche se in modo differente.
A quel pensiero sorrise.
“Hai ragione, Naruto è diventato il destinatario di un affetto che prima avevano altre due persone, sia da parte mia che di Obito. Solo che se per me era mio fratello, per Obito era la persona che amava”. Alzò gli occhi verso Sakura, guardandola eloquente. “Questo vorrà pur dire qualcosa”.
Lei ricambiò il sorriso, un poco colpita da quello che aveva appena detto Sasuke.
“Hai ragione” acconsentì alla fine.
Ripresero a camminare, intirizziti dall’aria fredda. Non si aspettava che fosse proprio Sasuke a riprendere a parlare.
“Hinata ti tratta bene?” chiese pungente.
Lo guardò perplessa. “Sì, cosa…”
“Devi stare attenta” la interruppe come se non l’avesse sentita. “È una Hyuga e gli Hyuga sono infimi, non bisogna mai fidarsi di uno Hyuga. Potrebbe spezzarti il cuore e tu…”
Alzò gli occhi al cielo. Una scenata di iperprotettività fraterna era l’ultima cosa che voleva in quel momento.
 
 
“Stai diventando pesante” ridacchiò Obito mentre portava Naruto sulla schiena.
Gli fu rivolto un borbottio incoerente a cui rise.
All’ennesimo inciampo di Naruto sul marciapiede aveva deciso di raccoglierlo da terra per portarlo sulle spalle e lo stava davvero facendo solo per aiutarlo, non era mosso da nessun tipo di desiderio di sentire i loro corpi vicini, premuti! Proprio come quando si esercitavano nel taijutsu.
“Obito, ho scionno” si lamentò strofinando la fronte sul retro del suo collo.
Nessun-doppio-fine, si scandì nella mente.
“Siamo quasi arrivati” lo rassicurò comunque.
Fu un po’ complicato salire le scale con quel peso che si dimenava sulla schiena,  ma per un ninja del suo livello non era poi così difficile portarlo sano e salvo sul suo pianerottolo. Una volta davanti alla porta cercò le chiavi dai suoi pantaloni, ma la voce assonnata di Naruto lo informò che non aveva chiuso a chiave quando era uscito. Infatti appena tirò giù la maniglia la porta si aprì e poté entrare nel disordinatissimo appartamento. Sentì una morsa appena mise piede nella casa, come tutte le rare volte che ci entrava. Non solo perché il profumo di Naruto era fortissimo e gli faceva girare la testa, ma perché gli tornava alla memoria tutte le volte che era entrato lì per cenare a casa di Minato-sensei.
Pensò che se le cose fossero andate diversamente, se non avesse mai attaccato Konoha, ora entrando avrebbe trovato Kushina furiosa per l’ora tarda e lo stato in cui aveva riportato il figlio. Minato avrebbe cercato di rabbonirla come meglio poteva, allo stesso tempo invitandolo a entrare e chiedendo se la serata fosse andata bene.
Invece c’era solo un appartamento vuoto, buio e disordinato.
Per colpa sua.
“Mhhh, Obito?” biascicò Naruto e lui si riscosse, rendendosi conto di essere rimasto fermo sull’uscio per tutto il tempo.
Lottò contro il rimorso e i ricordi per entrare e chiusa la porta alle spalle, accese la luce e poi attraversò il soggiorno fino a raggiungere la camera da notte. Buttò Naruto su letto con poca grazia.
Lo guardò mentre si rigirava sul letto, apparentemente incapace di fare qualsiasi altra cosa. Sospirò e perciò si accucciò a togliergli e le scarpe.
“Yamato aveva ragione, dovevamo fermarti” ridacchiò.
“Sciono il grande Usumaki Nar’do!” esclamò in risposta.
“Già, il grande Uzumaki Naruto messo a tappeto dall’alcool. Ad averlo saputo allora…”
Si bloccò, rendendosi conto dove portava quel pensiero. Si oscurò mentre gli liberava i piedi dalle scarpe e si alzava. Perché in momenti del genere il suo cervello doveva tradirlo e ricordargli chi era stato?
Una seria di versi e sbuffi incoerenti lo fece tornare a concentrarsi sul ragazzo disteso, notò che stava litigando con la chiusa dei pantaloni.
“Tosglimi anche queshsti!” ordinò infastidito dai suoi inutili tentativi.
Arrossì. “Non puoi dormire vestito?”
“Mi danno fascitidio i veshtiti!” sbottò come se stesse lottando contro terribili nemici.
Tentennò ancora incerto, per quanto avessero avuto un continuo crescendo nella loro amicizia non era ancora arrivato al punto di spogliarlo. Vedendolo per come si stava per strozzare nel tentativo di liberarsi della maglietta , decise che non poteva permettere che morisse in quel modo indegno, aveva ancora una promessa da mantenergli. Perciò si sedette sul bordo del letto e iniziò a liberarlo dalla temibile maglietta lasciandolo a petto nudo. Indugiò solo un secondo sulla pelle tesa e abbronzata dei pettorali, poi distolse lo sguardo lontano.
Doveva ricordarsi che non c’era nessun doppio fine in tutto quello.
Non riuscì comunque a evitare di soffermarsi con le dita sulla pelle del bacino mentre raggiungeva i bottoni dei pantaloni e poi li sfilava. Naruto si sollevò con il bacino ad aiutarlo in quella manovra, senza rendersi conto che così in realtà metteva ancora più in difficoltà la sua determinazione di non approfittarne.
Naruto aveva un corpo perfetto, allenato e scattante. Tentò di non soffermarsi troppo sulle gambe atletiche e sul suo inguine. Si morse l’interno della guancia imponendosi di smettere di fissarlo, alzarsi e allontanarsi da lui. Ma, nonostante la sua risolutezza, fu proprio Naruto a bloccarlo e tenerlo seduto sul materasso. Anzi, afferrandolo per la spalla lo costrinse ad abbassarsi con il busto verso di lui.
Lo stava osservando con gli occhi socchiusi, concentrati, riusciva a vedere nell’iride blu il tentativo di guardarlo oltre l’alcool. Si rese conto che stavano cercando disperatamente qualcosa sul suo viso.
“Perché lo hai fatto?” domandò alla fine, un controllo sorprendente sulla voce tremante.
Non c’era bisogno che Obito chiedesse a cosa si riferisse, gli era fin troppo dolorosamente chiaro e sentire quella domanda – quell’implicita accusa – fu una piccola pugnalata al cuore. Da quando si era risvegliato all’ospedale, non gli aveva mai chiesto nulla di simile, non aveva mai fatto riferimenti personali a quanto successo in passato. Ma ora, con tutto quell’alcool in circolo nel suo cervello non dovevano esserci freni che gli impedissero di dire tutto quello che pensava e significava, che nonostante gli avesse donato la sua amicizia, rivedeva ancora in lui l’assassino dei suoi genitori.
Mosse le labbra, cercando di articolare a parole il suo senso di colpa, ma smise di respirare quando Naruto alzò una mano a sfiorargli il viso. Rimase fermo mentre sentiva quel palmo scivolare fino a coprire tutto il lato destro del suo viso.
In quel modo, oltre al senso di colpa provò anche vergogna. Sapeva che quelle cicatrici deturpavano il suo aspetto rendendolo grottesco, per nulla attraente; sapeva di essere rovinato per sempre. Ma si sentì comunque triste nel pensare che Naruto le trovasse brutte, disturbanti al punto di doverle coprire.
Fu distratto dal movimento dell’altra mano, che andò a posarsi a coprire il lato sinistro del volto mentre quello destro veniva scoperto e la mano si spostava al lato. Osservò attentamente i solchi delle cicatrici, come la pelle sembrava quasi crepata, gli occhi restavano socchiusi e interrogativi. Poi lasciò scivolare anche quella mano fra i capelli e guardò il volto nel suo insieme sempre più corrucciato.
Obito cominciava a sentirsi a disagio sotto quel silenzio prolungato e dallo sguardo fisso e circospetto. Pensò di dire qualcosa, ma avvertì la presa sui lati del suo viso aumentare e, prima che potesse effettivamente rendersene conto, lo tirò forte verso il proprio volto.
Il panico si trasformò in confusione non appena sentì le loro fronti scontrarsi e un dolore lancinante partire dal punto di contatto e scuotergli tutta la scatola cranica.
“Ahia!” sbottò incredulo allontanandosi, una mano sul punto leso. Lo guardò sconvolto. “Perché lo hai fatto?!”
Gli aveva dato una testata! E, diamine, se Uzumaki aveva un testone duro!
Naruto arrossì fino alla radice dei capelli, di un rosso così violento da farlo sembrare un pomodoro.
“Mi shembrava la cosha giushta da fare!”
Lo guardò stralunato. “Sei serio?!”
In quel momento gli era sembrato giusto prenderlo a testate? Okay, forse aveva ragione, ma non era quello che si aspettava! Arrossì, rendendosi conto che aveva sperato succedesse un’altra cosa mentre lo tirava per far scontrare le due fronti.
Naruto si imbronciò come un bambino. “Scusa”.
Sospirò a quel borbottio. “No, non preoccuparti” lo rassicurò mentre finalmente si alzava. “Ma è meglio se ora ti metti a dormire. Buonanotte”.
“Mmpf… buonanotte” grugnì mentre si arrotolava su un fianco, lasciandogli la visione perfetta delle sue scapole e del suo fondoschiena. Si prese qualche secondo per poter osservare quella figura nella semioscurità, poi rassegnato a doversi davvero separare da lui cercò di raggiungere l’uscita. Non era ancora uscito però quando sentì Naruto parlare, il tono soffocato come se tenesse la bocca premuta sul cuscino.
“Perché fa sempre così?” domandò e Obito non era sicuro stesse parlando con lui o meno. “Perché deve andarsene ogni volta? Non puoi restare qui con me? Perché mi lascia sempre solo?”
Rimase immobile, il cuore così pesante che gli sembrò precipitasse di colpo nello stomaco.
Stava parlando di Sasuke?
Sicuramente stava pensando a lui e alla sua ovvia partenza una volta terminata la questione con l’Hokage. Come le altre volte, si fermava solo pochi giorni per poi ripartire e non mostrarsi più per mesi.
Sentì il suo odio per il parente aumentare.
Non era solo invidia, era anche rabbia per la sua ottusità. Come poteva comportarsi in quel modo quando Naruto lo guardava con così tanta attenzione? Come poteva dare quell’affetto così per scontato, quasi gli fosse dovuto? Proprio non si rendeva conto quanto fosse fortunato ad avere una persona meravigliosa come Naruto al suo fianco, e in più trattava con così poca sufficienza quella fortuna. Obito non sapeva che cosa avrebbe dato per trovarsi al suo posto, per essere guardato con altrettanto amore da quegli occhi blu.
Non te lo meriti, ricordò a se stesso.
Uscì ripetendoselo.
 
 
 
Ecco il secondo capitolo ^^
Cosa ne pensate? Sakura e Sasuke hanno avuto una bella chiacchierata, mentre Obito si è preso una testata. Scommetto che come lui anche voi stavate sperando facesse altro xD Ma non sono così scontata, almeno spero ahahahahah
Nel prossimo capitolo abbiamo Naruto post-sbornia, compare Iruka a prendersi cura di lui, Naruto e Obito bisticciano e Obito ha uno scambio interessante con Sasuke (:
Se vi va, un commento è sempre gradito <3
Ci vediamo la prossima settimana^^
Hatta.

 

 

 

 

   
 
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