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Autore: ___Page    19/12/2019    4 recensioni
"Fosse stato per lui, avrebbe pulito tutto, smontato l’albero e archiviato la questione addobbi per il resto della propria esistenza.
Fosse stato per lui.
Ma non era per lui. Era per lei.
Era tutto per lei."
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*Questa fanfiction partecipa alla Xmas Countdown Challenge 2019 organizzata dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images*
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Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Giorno: 19 dicembre
Tema: Neve 
Prompt
A e B sono davanti al camino mentre fuori nevica + Battaglia a palle di neve
Note: Grazie a Zomi per il supporto, consigli e pazienza e grazie a tutti voi che leggete! Page. 

 

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Non era stata solo una cioccolata.
Ce n’era stata più di una e non solo cioccolata. C’era stato un cinema, qualche caffè, persino una cena. Law non si era sbagliato, a Laine piaceva tanto stare con Koala, quanto a Koala piaceva stare con Laine. Si adoravano.
Quello che non aveva messo in conto, che non pensava di arrivare a sentire così intensamente, era quanto a lui piacesse stare con Koala. Ed era chiaro che anche in quel caso fosse reciproco.
Per questo c’erano state più cioccolate e un cinema e qualche caffè e persino una cena. E poi c’era stata la sera prima e il risveglio quel mattino.
Aveva parcheggiato tra il 104 e il 106 di Spider Miles ed era scesa fino a via Flevance a piedi, perché  se zia Ikka si metteva in testa di andare a trovare la sua nipotina, non c’era cataclisma che tenesse. E Law, che mai dormiva oltre le otto antimeridiane, si svegliò così di soprassalto per il campanello che nemmeno si accorse di essere solo in mutande e maglietta mentre apriva la porta. Che poi mica erano affari degli altri come se ne stava a casa sua, ovviamente, anche se era metà dicembre ed era venuto giù un metro di neve e quindi, sicuramente, David e Laine avrebbero chiesto di giocare insieme.
«Sono lusingata ma sempre lesbica, Cap, lo sai sì?»
Law lo sapeva. Sapeva anche che gli stava sfuggendo qualcosa e Ikkaku accorse in suo aiuto, sporgendosi platealmente per guardare meglio, oltre il suo braccio teso, Koala che ancora dormiva sul piumone, evocativamente vestita solo con una felpa del padrone di casa.

 
Non era stata proprio una cena, dopo un’altra escursione forzata e non programmata al Green Bit. Law le aveva chiesto di nuovo una mano poi le aveva proposto di andare da loro a mangiare, perché sapeva che Laine ne sarebbe stata felice e perché anche a lui, in fondo, avrebbe fatto piacere ma non era stata proprio una cena, più un mettere insieme qualcosa con quello che c’era in frigo.
Qualunque cosa fosse, era finita davanti al camino elettrico, con un piumone buttato sul pavimento e loro due che rubavano tempo e vita come due ladri, per non svegliare Laine né Bepo. Law non ricordava quand’era stata l’ultima volta che era rimasto steso di fianco a una donna dopo averci fatto l’amore. Ma con Koala gli sembrava tutto naturale, anche essere in tre in una casa che era sempre stata per massimo due più un cane.
E se avesse avuto tempo di soffermarsi a rifletterci, si sarebbe accorto che non era così semplice come sembrava ma neanche quella volta ai suoi pensieri era stato concesso il tempo di quantomeno formarsi.
«Devo andare»
Lo aveva annunciato muovendosi appena, stiracchiando un po’ i muscoli, senza dare segno di volersi davvero districare dalle sue braccia e Law era tornato alla realtà prima di rischiare di partire per tegolandia. Perché sì, poteva trovarsi in una situazione nuova e destabilizzante ma non aveva perso la capacità di leggere il linguaggio del corpo e il corpo di Koala non sembrava affatto pensarla come la sua bocca.
«Inizia a nevicare» aveva spiegato con un sorriso e Law aveva lanciato solo una rapida occhiata ai fiocchi di neve che cominciavano a scendere morbidi e silenziosi oltre il vetro, per puro istinto, perché la verità era che non gli sarebbe fregato neppure se ci fosse stato un tornado. Anche se la neve faceva al caso suo e poteva essere un’alleata.
«Allora non è il caso che vai. Con la neve meglio non muoversi in macchina e per andare a piedi ormai è tardi»
Koala si era allontanata appena da lui, per poterlo guardare meglio, uno sguardo sorpreso ma anche speranzoso, un’immancabile sorriso un po’ di scherno ma anche lusingato.
«Vuoi che resti?»
«È una così brutta prospettiva?» aveva ghignato Law. Aveva ghignato per sedurla ma anche per celare il timore che sì, fosse una brutta prospettiva davvero. Ma il ghigno si era disteso quando Koala per tutta risposta se l’era tirato addosso per baciarlo, riannullare ogni distanza tra i loro corpi, rifare l’amore.
Era così caldo in casa, davanti al camino, avvolti nel piumone, pelle contro pelle. Si stava così bene che Law non si sarebbe schiodato da lì se non per una ragione al mondo.
«Papà?»
Erano schizzati seduti tutti e due, una coppia regredita alla pubescenza e quasi colta in flagrante da una bambina di quattro anni, ma Laine non era uscita dalla sua stanza, lo cercava senza avventurarsi in corridoio.
«Laine, stai bene?»
«Ho fatto un brutto sogno»
Si era infilato i boxer che già si rimetteva in piedi, la maglietta gliel’aveva passata Koala e per fortuna che l’attività onirica di sua figlia aveva designato la sua camera da letto come unico luogo sicuro della casa, trattenendola dall’uscire a cercarlo oltre la soglia.
«Torno appena riesco»  
«Non preoccuparti, pensa a lei. Io non vado da nessuna parte»
Law si era concesso di trattenersi a guardarla, nuda e illuminata dalla luce artificiale del caminetto, un solo momento, non meno impaziente di correre dalla sua bambina ma un po’ dispiaciuto di non avere il dono dell’ubiquità.  
«Hai intenzione di restare?» l’aveva provocata.
«Non vorrai mandarmi via durante una bufera di neve. La macchina non è sicura e per andare a piedi è tardi»
E Trafalgar Law aveva sorriso, un sorriso storto, che non si distingueva poi molto dal suo ghigno di fabbrica, o almeno così lui credeva, e Koala aveva davvero aspettato, tutto il tempo necessario perché Laine riuscisse a riaddormentarsi, al sicuro tra le braccia del papà e con Bepo a fare da guardia.
Aveva aspettato e quando Law era tornato da lei l’aveva trovata vestita con la sua felpa, ancora sul piumone davanti al camino, addormentata. E mentre fuori la neve aumentava e Law si stendeva al suo fianco e la prendeva tra le braccia e si lasciava andare al tepore piacevole che lo circondava, per un attimo si concesse il pensiero che così andava davvero molto molto bene.


 
«Così va bene?!?»
«È perfetto, principessa!»
Ikkaku era una persona diffidente, lo era sempre stata e aveva i suoi buoni motivi. Certo forse quella volta che aveva velatamente accusato Rufy di volere che Law lo accompagnasse a Dressrosa per incastrarlo e farsi passare da lui il test di ammissione alla Coliseum University aveva un filino esagerato. Insomma, pensandoci bene, chi mai avrebbe pensato che a Rufy importasse così tanto andare all’università?
Purtuttavia, Ikkaku aveva le sue buone ragioni e non le si poteva fare una colpa per questo, per essersi fatta bastare per anni Ishley nonostante la differenza di età, proibitiva in alcuni momenti della vita, e per averci messo il tempo che ci aveva messo, al liceo, ad aprirsi con Law, Pen e Shachi.
E da brava diffidente patologica era anche molto gelosa del proprio piccolo, prezioso mondo ma non per questo era cieca o cattiva. Non per questo provava fastidio preventivo verso la nuova arrivata. Ne avrebbe provato se avesse avuto l’impressione che Koala, quel piccolo mondo, potesse distruggerlo. Solo che era alquanto difficile pensare una cosa del genere se si metteva a ridere quando Bepo accorreva a leccarle la faccia mentre era distesa a disegnare un angelo nella neve e poi si alleava con Laine contro Shachi e Pen. Era difficile crederlo se invitava Uni e Clione, due ragazzini del quartiere, a unirsi a loro e se rincorreva David. Era praticamente impossibile anche solo temerlo se Law si ostinava a guardarla con quel mezzo sorriso sulla faccia di cui non era nemmeno consapevole, un sorriso dedicato solo alle persone per lui realmente importanti, e a Bepo ovviamente.
«Papà così non vale!!!»
«Questa me la paghi, Law!»
Ikkaku ne sapeva qualcosa, lo conosceva bene. Law e il suo mezzo sorriso e il suo sguardo attento che, una volta tanto, non presentava neppure un’ombra di apprensione.
«Bepo no!»  
«Attenti!!»
Sì, Ikkaku lo conosceva bene e non era tanto averlo trovato in una situazione che parlava per sé quella mattina né che Laine avesse fatto carte false perché Koala restasse a giocare a palle di neve. Era come l’aveva aiutata a rimettersi in piedi, come si stava, una volta tanto, divertendo senza riserve.
Non conosceva Koala, non sapeva ancora se fidarsi di lei anche se non le dava fastidio, neppure a pelle.
«Zia Ikka, facciamo maschi contro femmine! Però Bepo è con noi!»
Ma conosceva Law e conosceva la diffidenza e sperava che il suo di lato diffidente se ne stesse buono per una volta, che Law si concedesse di afferrare quella felicità che sembrava essere finalmente a portata di mano.
Purtroppo però, Ikkaku era una persona diffidente e conosceva bene Law. E, anche se non ci voleva pensare, perché oltretutto era il momento di concentrarsi sulla battaglia di palle di neve, diffidava anche delle sue stesse speranze.   
 
 
 
  
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