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Autore: ___Page    18/12/2019    3 recensioni
"Fosse stato per lui, avrebbe pulito tutto, smontato l’albero e archiviato la questione addobbi per il resto della propria esistenza.
Fosse stato per lui.
Ma non era per lui. Era per lei.
Era tutto per lei."
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*Questa fanfiction partecipa alla Xmas Countdown Challenge 2019 organizzata dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images*
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Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno: 18 dicembre
Tema: Regali
Prompt: Babbo Natale Segreto

Note: Per colpa di una bellissima fanart, si è fatta strada nella mia testa l'idea di imparentare Ishley e Ikkaku, e siccome mi capitava a fagiolo per questo capitolo, ho lasciato che succedesse. I regret nothing e anzi grazie ai miei amati lettori! Page. 
 

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Era al 21 di via Acacia e da un paio di mesi ci si respirava aria nuova. Non che i precedenti inquilini fossero soggetti sgradevoli ma, da quando c’era lei, la porta era sempre aperta, contro le più basilari regole di salvaguardia della propria persona e sicurezza generale.
Forse sarebbe dovuta essere più cauta, forse semplicemente più selettiva, fatto sta che Koala finiva per invitare pure i venditori ambulanti a prendere il caffè a volte. E forse non era affatto eccesso di altruismo, forse era proprio una strategia e pure vincente, perché suddetti venditori restavano così destabilizzati da tanta gentilezza che finivano per perdere qualsiasi velleità di tentare di fregarla e venderle alcunché. Senza contare che, comunque, tanto non ci sarebbero riusciti, a fregarla.
Jean-Bart, però, non era un venditore ambulante, né l’elettricista, né il tecnico del wifi. Jean-Bart era il primo vicino con cui Koala aveva allacciato rapporti giunta nel quartiere, il gigante buono che le aveva portato dei muffin un po’ ammaccati e le aveva spiegato come funzionava la differenziata e il servizio ritiro pacchi di cui si occupava l’edicola. Che Jean-Bart fosse lì da lei non era affatto strano.
Ben più singolare era la presenza di Sabo non perché non fosse ben accetto ma perché molto semplicemente Koala non lo aveva invitato, non avevano in programma di vedersi per un breefing lavorativo e, in poche spicce parole, era lui a essere piombato lì senza preavviso.
Con Laine.
Dire che la visione della piccola non avesse illuminato la giornata a Koala e reso l’inattesa visita ancor più gradita sarebbe stata un’abominevole bugia e, nel giro di una manciata di minuti, Jean-Bart aveva capito perché.
«Ma tu sei proprio grande così?»
La creatura lo fissava con gli occhi grigi più caldi e luminosi che avesse mai visto e a Jean-Bart i bambini piacevano, a parte Shalulia, la viziatissima figlia del suo capo, ma quella pignetta era davvero irresistibile.
«Magari sei tu che sei piccola» le fece notare, abbassandosi con il busto, il braccio appoggiato al ginocchio, senza alzarsi dal divano perché, se già lo vedeva enorme da seduto, figurarsi da in piedi.
«Sì io sono piccola ma tu sei lo stesso un sacco grande» non si scompose Laine e accostò più il viso al suo, in confidenza. «Dimmi la verità, la verdura non c’entra vero?»
«Okay, quindi riassumendo…» Laine si girò di scatto al suono della sua voce, quando Koala rientrò in salotto con un vassoio e Sabo alle calcagna. «Tu volevi fare un regalo a Ishley e approfittarne per dichiararti, finalmente aggiungerei, ma l’hai pescata al Babbo Natale Segreto dell’altra sera a casa dei tuoi e quindi ora il tuo regalo rischia di sembrare un obbligo e non spontaneo e, oltre a questo, hai scoperto che Drake le farà un regalo con il tuo stesso intento e tu non puoi assolutamente permetterti di essere da meno perché  lei è la prima donna che ti fa sentire come se potessi gettarti nel fuoco senza bruciare» concluse girandosi verso di loro, con un sorrisetto che era tutto un programma per Jean-Bart e un occhiolino a Laine, che fremette appena prima di arrampicarsi sulla gamba del gigante, venendo accolta senza neanche chiedere permesso.
«La tua capacità di afferrare il fulcro è commovente, Kay» sospirò il biondo, accomodandosi al tavolo.
«Io li shippo lo sai?»
Jean-Bart riportò l’attenzione su Laine, al sicuro nella sua presa e corrugò le sopracciglia già molto vicine di loro. «Li shippi?»
Laine si strinse nelle spalle, annuendo. «Non so cosa vuol dire ma quando dico che io voglio zio Sabo e Ishley insieme, Izou dice che li shippo. Anche Marco li shippa»
«Sabo non vedo il problema, le hai preso un bellissimo regalo, fai comunque come avevi pensato»
«Ma perde di valore!»
«Non se ti dichiari»
«Drake potrebbe giocare d’anticipo, io devo per forza aspettare»
«Ehi» Jean-Bart fece saltare appena la pignetta sulla propria gamba. «Non preoccuparti, ora ci pensa Kay a loro»
Laine gli sorrise come il sole di luglio, sistemandosi meglio contro il suo braccio che era più o meno lungo quanto lei. «Secondo te Kay può pensare anche al mio DOC?»
«…’nderle un altro regalo per il Babbo Natale Segreto e giocare di anticipo tu con quello che le hai già comprato, che ne dici?»
Sabo sgranò gli occhi, allontanando lentamente le mani dal suo viso, stringendo poi l’aria vicino a quello di Koala, come a volerlo afferrare tra i propri palmi senza osare tanto però. «Ma tu… tu sei un genio!»
«Bastasse così poco, sarei già imperatrice dell’universo»
«Kay è perfetto! Dobbiamo andare a prenderle un altro regalo subito! Prima ce l’ho e prima posso agire e…»  
«Dobbiamo?»
«Non vorrai abbandonarmi nel momento del bisogno» sfoderò il suo peggior sorriso da schiaffi il biondo e Koala non riuscì a trattenere un sospiro, ruotando piano verso gli altri due ospiti.
«Ma se le sorridesse così, non sarebbe abbastanza?» domandò, facendo ridere Laine. «Jean-Bart…»
«Se non do fastidio un giro al centro commerciale io me lo faccio volentieri» la anticipò il gigante e Koala sorrise ancora di più all’idea di quella gita inaspettata.
 

***
 

Era al 147 di piazza Tontatta, si chiamava Green Bit e Law aveva programmato di essere lì, quel giorno e a quell’ora. Lo aveva programmato con cura, aveva affidato Laine e Bepo agli zii e si era organizzato per la missione più importante dell’anno.
Prendere il regalo a sua figlia.
Era l’unica occasione in cui accettava senza riluttanza di separarsi da lei, era l’unica situazione in cui trovava vagamente tollerabile recarsi al centro commerciale. L’universo, però, aveva deciso di mettere la sua pazienza e il suo stato relativamente zen, che coincideva più che altro con una vaga rassegnazione mista a tutta la velleità possibile di non metterci una vita, a dura prova.
Al sesto sospiro, quasi rimpiangeva il giro al Mokomo Dukedom con Rufy e Eustass-ya. Quasi.
«Peccato che Lamy aveva già un altro impegno»
«Se Lamy non avesse avuto un altro impegno, ci sarei venuto con lei»
«Ehi!»
Law evitò magistralmente il tentativo di pizzico dietro l’orecchio, conscio di esserselo cercato. In fondo Ishley poteva essere un aiuto davvero inestimabile. Tutto dipendeva da dove aveva la testa in quel momento, certo.
«Non capisco perché fai sempre il robboso»
«Perché sembri aver scambiato la spedizione regalo per un giro di shopping, Sugar, e perché io non ti avevo invitato a venire»
Sugar sollevò un’occhiata totalmente atona sul cugino, sfilando e rinfilando in bocca il lecca lecca all’uvaspina con uno schiocco. «Muori» augurò senz’ombra di fastidio né offesa e Law avrebbe potuto anche pensare che un po’ lo fosse, offesa, se quello non fosse stato il suo leitmotiv sin dall’infanzia. Che poi, tutto sommato, Law doveva ammettere di condividere con lei l’odio per il Natale, la gente, la stupidità e che,  quindi, ci sarebbe anche potuto andare piuttosto d’accordo, se solo quel giorno in particolare non avesse avuto disperatamente bisogno di spirito natalizio, che, però, appunto, aveva già un altro impegno.
«Quindi hai già qualche idea?» domandò Ishley, veleggiando per l’ampio corridoio addobbato, incapace di mantenere l’attenzione sulla stessa vetrina per più di sette secondi.
Law morse un sospiro. Lo sapeva, che sarebbe andata così. Era così da due mesi ormai, da quando Ishley aveva realizzato di provare qualcosa per Sabo e non credeva, Law, che fosse casuale il fatto di perdere del tutto la sua attenzione in prossimità di tutti i negozi che esponevano merce maschile. Gli stava cercando un regalo e tanti cari saluti alla sua speranza di fare presto.
Un miracolo ci voleva, ecco cosa.
«…’ao la renna, Rufio il folletto e Eustachio il pupazzo di neve»
Law si fermò e girò perplesso verso la fonte di quel suono che sì, coincideva in effetti con un miracolo, anche se non sapeva se quello da lui richiesto.
«Ma è Sabo?»
«Quanto è piccolo il mondo» commentò Sugar, per poi riflettere sulle proprie parole e sospirare per la settima volta. «Chissà quando si potrà cambiare galassia»
«Ti lamenteresti della solitudine» le fece notare Ishley e Law non si distrasse neppure per darle ragione, in attesa che i tre fossero abbastanza vicini da farsi notare o venire notato.
«Papà?» il cuore di Law si allargò quando Laine si illuminò a riconoscerlo, con contenuto entusiasmo perché erano pur sempre in un luogo pubblico e affollato, ma con l’espressione più felice dipinta in volto. «Papà, ciao!»
«Ehi Law! Anche tu qui?»
Law rimase impassibile, spostando gli occhi da sua figlia a suo cugino, con una fugace occhiata al gigante che li accompagnava e di nuovo a suo cugino. Si augurava che Sabo non avesse nemmeno parlato con i suoi, perché se si stupiva di trovarlo lì, pur sapendo che ci era andato appositamente quel giorno, appositamente senza Laine, che credeva ancora a Babbo Natale, appositamente per comprarle il regalo che doveva restare un segreto, non era detto che avrebbe risposto di se stesso.
«Bepo?»
«Rimasto dai miei, c’era Rufy e lo sai che di me si fida»
«Zio Sabo, guarda! C’è Ish!»
Il tempo si fermò per un attimo, mentre Sabo prendeva a splendere di luce propria e Ishley a momenti si liquefaceva  ai suoi piedi. E Sugar sospirava per l’ottava volta.
«Oh sant’iddio»
«Cosa fai qui?» fluttuò verso di lui Ishley, guardandolo come fosse stato il suo sole ma solo dopo aver quasi incenerito Sugar.
«Devo prendere il regalo per il Babbo Natale Segreto»
«Oh! E chi ti è capitato?»   
«Ah beh ecco…» si accarezzò il coppino con una mano, prima di sollevare il capo e farsi improvvisamente serio e Law sapeva, conosceva inequivocabilmente il segnale di “discutibile idea in arrivo”. Non che avrebbe fatto in tempo a intervenire nemmeno se avesse voluto. «Ikkaku» rispose convinto e Law non fece un plissé. Sapeva che gli era uscita Ishley ma voleva vedere dove sarebbe andato a parare. «Mi accompagni? Sono sicuro che puoi consigliarmi meglio di chiunque, insomma è tua cugina avrete gusti simili»
Law sollevò il sopracciglio. Okay, voleva farsi consigliare da Ishley il regalo che le avrebbe fatto. O era un perfetto imbecille o era un genio totale, per una conclusione definitiva si riservava il diritto di aspettare. C’era solo un dettaglio. Ishley doveva aiutare lui.
«Papà, io vengo con te»
«No, Laine, devo fare una cosa e tu non puoi venire» grugnì Law, perché odiava dirle di no e non ci sarebbe stato nemmeno costretto se Laine fosse rimasta dove l’aveva lasciata.
«Posso pensarci io alla pignetta»
«Tu, un perfetto sconosciuto che non ho mai visto prima?»
«Si chiama Ban-Arnd»
«Jean-Bart, Sabo. Mi chiamo Jean-Bart»
«Vado con loro» si offrì Sugar e Law si voltò a guardarla.
«Forse preferisco il perfetto sconosciuto che non ho mai visto prima. E comunque Sabo, Ishley deve aiutare me»
«Beh ma c’è anche Sugar» argomentò Ishley, per nulla intenzionata a mollare il fianco di Sabo.
«Ah no, io non voglio saperne. Ma può sempre aiutarti lei»
«Lei chi?» cominciò a spazientirsi Law.
«Lei» insistette Sugar, indicando poco oltre il gruppo una ragazza con un caschetto caramello, berretto rosso e sguardo estremamente divertito, intenta a osservare la scena. 
«Mi sono persa qualcosa?» domandò spigliata come sempre e per quanto Law continuasse a trovare confusionaria la dinamica dei fatti provò un moto di autentico sollievo.
Forse Laine non era il miracolo che aveva chiesto in quel momento ma si era di certo portata dietro qualcuno che, grazie al cielo, lo poteva davvero aiutare.
 

***
 

Era ancora al 147 di piazza Tontatta, al Green Bit, ma Law si sentiva un uomo nuovo. Ce l’aveva fatta. Non nel senso che era riuscito a comprare entro quel pomeriggio il regalo a Laine, obiettivo che si era prefissato e quindi era già scontato che sarebbe stato raggiunto.
Ma Law non era riuscito semplicemente a trovare il regalo a Laine, lo aveva fatto in breve tempo, era pienamente soddisfatto della scelta e la sua sanità mentale appariva intatta.
Ancora non capiva come fosse stato possibile, perché Law aveva ormai rinunciato ad avere un reale o comunque pieno controllo della propria vita come sempre era stato fino a quattro anni prima, ma si rendeva conto di dover ringraziare Sugar, dover ringraziare Sabo e dover ringraziare Koala, cosa che si apprestava in effetti a fare.
«Contento?» gli sorrise appena Law si girò a guardarla. «Sono sicura che li adorerà» aggiunse quando Law, dopo un momento di interdizione, annuì secco. Fece di nuovo per parlare ma stavolta fu il vibro del cellulare a interromperlo.
«Sugar dice che lei, Jean-Bart e Laine sono alla slitta nel secondo atrio»
«Direi che è un buon momento per raggiungerli. Se vuoi tengo io il sacchetto così se Laine chiede diciamo che è roba mia?»
«Buona idea» concesse il chirurgo, prendendo a camminare al suo fianco lungo l’ampio corridoio, costellato di luci e vetrine. «Allora, questo Jean-Bart…» ficcò le mani nelle tasche del cappotto.
«Vicino di casa, è stato il mio punto di riferimento quando mi sono trasferita nel quartiere»
«Via Acacia, giusto?»
«Che memoria, dottore!» socchiuse appena gli occhi Koala con una punta di malizia, facendolo ghignare. «È giusto»
«Beh…» cominciò Law, con tutto l’intento di provocarla ma non nel modo in cui era solito provocare chiunque, se ne rendeva conto e si rendeva anche conto che la cosa lo faceva sentire bene, per quanto insolita e destabilizzante fosse. Tuttavia quel giorno la sua indole non sembrava trovare spazio per potersi liberamente esprimere, almeno quando nell’individuare il trio alla slitta, i suoi occhi intercettarono qualcosa che assorbì tutta la sua incredula attenzione, così come quella di Koala, di Sugar, di Jean-Bart e di Laine.
Perché a meno di non essere impazzito, i due che si stavano passionalmente baciando nel bel mezzo del centro commerciale erano proprio Sabo e Ishley e chissà se si ricordavano di essere in un luogo pubblico e pieno di minori. Ma che rischiassero pure una denuncia per atti osceni, era talmente ora che uscissero da quel loop di indecisione e attesa che non sarebbe importato un fico secco a nessuno.
Il ghigno di Law si trasformò quasi in un sorriso mentre Laine lanciava le braccia al soffitto in un silenzioso gesto di esultanza, Sugar sospirava un “Finalmente” e Jean-Bart scuoteva il capo con l’aria di essere quasi commosso. Law si stampò per bene in testa l’espressione di sua figlia in quel momento e poi sbirciò verso Koala, trovandola a osservare la scena divertita e grata all’universo per quella svolta almeno quanto lui, due dita posate sulle labbra.
«Grazie»
Koala si girò piano a guardarlo, lievemente sorpresa e neanche Law, in realtà, avrebbe saputo dire con precisione per cosa la stesse ringraziando. «È stato un piacere» allargò appena le mani, lei.
«No davvero. Ti devo un favore» insistette serio il chirurgo.
«Okay» mormorò Koala, lo sguardo dolce e acceso. «Se vuoi, a me andrebbe proprio una cioccolata»
Stranamente, Law non ci dovette riflettere nemmeno un attimo. Anche a lui andava la cioccolata, sicuramente andava anche a Laine e a Sugar. Forse anche a Ishley e a Sabo se non avevano troppa fretta di trovare un luogo appartato e munito di superfici orizzontali. E magari andava anche a Jean-Bart.
Sì, era una bella idea, una cioccolata.
E poi era anche ora di merenda.
 
  
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