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Autore: MaxT    20/12/2019    6 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

In una notte di agosto, tre anni dopo essere morto nel mondo all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi, Cedric si ripresenta alla porta di Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

Cedric è ferito ed esausto, ma non dà alcuna spiegazione sulla sua resurrezione.

Orube annuncia il ritorno di Cedric a Will, Cornelia e alla saggia Yan Lin, che però non condividono il suo entusiasmo.

Yan Lin la incarica di chiedere a Cedric come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Siccome Cedric in futuro avrà accesso alla libreria, per precauzione il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito dal ragazzo di Will, Matt Olsen.

 

 

 

Capitolo 3

 

Stanze di vita quotidiana

 

 

La presa della mano di lei svanisce lentamente. I suoi singliozzi si fanno più lontani, coperti da un fischio onnipervasivo sempre più forte. Le immagini si scuriscono, finchè la luce del giorno diventa solo un ricordo.

Raggiunto l'apice, l'acufene si smorza improvvisamente. Il feroce dolore alla schiena che paralizzava il suo respiro si attenua, si scioglie, sempre più lontano, verso il nulla.

Il nulla...

Non può dire quanto sia durato.

Di nuovo il dolore alla schiena. All'inizio lontano come un ricordo. Poi cresce, tornando lancinante, in un'inversione dello scivolare nella morte.

Poco a poco, i suoi occhi visualizzano nuovamente i giochi di luce sulle pareti della caverna che è stata la sua tomba. Non percepisce più alcuna voce, alcuna presenza, alcun movimento. Solo il battito del suo cuore, tenue e veloce, e il respiro che torna a muovergli faticosamente il torace strappando fitte dai muscoli lacerati e dalle coste fratturate.

E poi una voce imponente dal cielo.

Quanto tempo, mio fedele Cedric!”.

 

“Cedric! Tutto bene?”. La voce amica di Orube lo richiama alla realtà. Una mano delicata scuote il suo braccio destro.

Lui apre gli occhi di soprassalto e riconosce, nella penombra, l'ambiente famigliare della camera da letto.

“Tutto bene?” gli ripete dolcemente Orube, distesa alle sue spalle. “Stavi lamentandoti nel sonno”.

“Un sogno”, risponde lui sottovoce, “Solo un brutto sogno”.

“Meglio dimenticarlo subito, allora. Parliamo d'altro”.

“Sì... “. Lui si guarda attorno, voltandosi verso di lei. Allungando la mano sente la pelle del suo fianco, e ricorda che la sera prima si erano addormentati svestiti, dopo avere fatto l'amore.

“Forse dovremmo cambiare questo letto”, dice infine, “Cigola in un modo fastidioso. Pensi che ci sentano da fuori, quando...”.

Lei ridacchia. “Da fuori addirittura? Magari ci sentiranno i topi della cantina, se ci sono, ma da fuori... Non è che i terrestri abbiano l'udito fine di un Guerriero di Basiliade!”.

“Speriamo che non ce ne siano altri in giro, allora!”. Si tira un po' su, e il movimento viene accompagnato da nuovi scricchiolii. “Comunque bisognerà fare qualcosa per questo letto”.

Lei ridacchia ancora. “Sì, lo cambieremo, un giorno. Cambieremo anche i mobili della cucina. Ma ora abbiamo un bel po' di spese con la libreria, e m'imbarazza andare a chiedere altro denaro a Kandrakar”.

A quel nome, a Cedric sfugge una breve smorfia di disgusto. Non voleva, sa che rischia di offendere la sua donna, ma per lui è un riflesso condizionato da molti anni. Raddrizza la schiena mettendosi a sedere: “Va bene. Che dici, scendiamo?”

Lei si alza leggermente e si gira per guardare la sveglia sul comodino accanto, e le coperte scivolano scoprendole in parte il seno. “Le sei e mezza. È ancora un po’ presto, non credi?”

Inevitabilmente lo sguardo di Cedric ricade sul seno di Orube, dove la pelle è leggermente più chiara. Con un sorriso malizioso si sdraia di nuovo accanto a lei e la cinge con un braccio, attirandola a sé: “Sì, direi che il mondo può aspettarci ancora un po’”.

 

 

 

 

Appena l'antiquato orologio sul muro della libreria segna le nove, Orube apre la serratura dell'ingresso.

È da sola in negozio: dopo l’ennesima prova di sofferenza del vecchio letto di Villa Rudolph, Cedric si è infastidito a tal punto da rimanere a casa per cercare di capire come sistemarlo.

Mentre si dirige verso il banco, il suo udito acutissimo percepisce dei passi all'esterno, passi frettolosi che si fermano davanti al negozio.

 

Un attimo dopo, entra il primo cliente della giornata: una giovane dal viso tondo e lentigginoso sul quale spiccano gli occhi verdi, con una lunga capigliatura scura e arricciata.

“Buongiorno”, esordisce questa. “Può controllare se è arrivato il libro che ho ordinato?”.

“Controllo subito”. Orube si dirige dietro il banco. “Può ricordarmi il suo nome, signorina... “.

“Smith. Cassandra Smith”.

“E il titolo?”.

Armi, acciaio e malattie. E' una riedizione”.

“Aspetti, vado a controllare nello scantinato”. Si dirige verso il sotterraneo, dove ha spostato gli ultimi arrivi in attesa di distribuirli sugli scaffali.

Quando risale, portando una piccola pila di libri e una bolla di accompagnamento, nota che la cliente sta curiosando con aria casuale al di là degli scaffali sulla sinistra. “Le novità sono tutte qui”, dice appoggiando la pila sul banco. “Eccolo, è arrivato”.

“Perfetto!”. L'altra tira fuori un borsellino e depone sul banco la cifra esatta, moneta per moneta.

Mentre Orube apre la cassa e registra la vendita, nota che l'altra si sta guardando in giro come se cercasse qualcuno.

“Ecco”. Le porge lo scontrino. “Le interessava qualcos'altro?”.

“Oh, beh...”, dice questa, un po' come colta con le dita nella marmellata, “Ora devo andare... ripasserò con calma. Buongiorno!”.

Mentre la guarda uscire, Orube le fa un sorriso un po' storto. Sembra che il suo bel Cedric abbia attirato un bel po' di curiosità da parte delle studentesse della vicina università.

 

 

 

 

Dopo pranzo, Orube sta facendo passare un momento di calma piatta adoperandosi per ripristinare una parvenza d'ordine sulle mensole alle spalle del bancone.

“Buon pomeriggio, Rebecca!”, esordisce una voce maschile dall'ingresso.

Lei si gira e riconosce subito gli inconfondibili baffoni castano chiaro e la capigliatura un po’ spettinata, dove ora sono comparsi alcuni fili grigi. E' Dean Collins, il professore di storia dello Sheffield Institute che ha sposato la madre di Will in concomitanza con la morte di Cedric nel libro.

Orube lo accoglie con un largo sorriso. “Buongiorno, Dean. Che piacere vederla!”.

“E' da due mesi che Will racconta che sei rientrata nel giro, ma solo ieri mi ha detto che hai riaperto questa libreria”. Si guarda in giro osservando gli antiquati arredi, i motivi ornamentali dipinti sulla parte alta delle pareti e il pacchiano pavone di ottone posto a lato dell'ingresso, a mo' di guardiano.

Lei risponde sorridendo: “In effetti è aperta da un mese e mezzo, e ci stiamo dando da fare per rinnovare la merce in esposizione”.

“Fate benissimo a riassortire”, la approva Collins, “Ma, mi raccomando, non buttate via i vecchi libri! Ci possono essere dei veri tesori!”. Dopo un'ulteriore occhiata in giro, continua: ”Questa libreria è parte della storia di Heatherfield. Sai che ha aperto i battenti nel 1916, e che da allora il suo aspetto è cambiato pochissimo?”.

Orube getta un'occhiata verso il detestato pavone dorato. “Davvero? Ed è una buona cosa?”.

“Secondo me sì. E' come un'istituzione, come un museo. E' piena di ricordi. Lo sai che sono entrato qui per la prima volta nel 1984, quando facevo la tesi di laurea?”. Va verso uno scaffale e spulcia i libri. “E sono ancora qui!”. Ne estrae alcuni dallo scaffale. “Questi mi sono serviti per la mia tesi sulla storia della città!”.

“Oh!”, commenta Orube senza sapere che altro dire. In ventun anni, nessuno si è mai sognato di comprare quei libri?

“In questi c'è anche la storia di quell'alchimista di cui ti parlai, Jonathan Ludmoore!”.

“Ricordo. Ma adesso è morto e disciolto... morto e sepolto, no?”.

 

In quel momento, si apre la porta della stanza al piano ammezzato, e Cedric compare con una piccola pila di libri in mano. Per un lungo momento, lui e Collins si guardano e si riconoscono.

“Cedric, il mio compagno”, lo presenta Orube con un sorriso radioso. “Cedric, conosci il professor Collins?”.

“Di vista”, risponde lui freddamente scendendo le scale coi libri.

Collins, stupito, lo guarda con attenzione. “Ma... Vorrei portare bene gli anni come lei. Lo sa che non è cambiato per niente da quando l'ho incontrato vent'anni fa, o più?”.

“In realtà qualcosa è cambiato”, risponde freddamente il libraio.

“Ma non si vede. Qual'è il suo segreto? Un ritratto magico che invecchia al suo posto?”. Finisce con un largo sorriso scherzoso.

“Un ritratto magico?”, chiede Orube disorientata.

“Lei mi confonde con Dorian Gray”, risponde freddamente Cedric. “Se le può servire, posso darle l'indirizzo di un ottimo ottico”. Si tocca gli occhialini da presbite, poi va deciso a riporre dei libri sul lato opposto del negozio.

“Anche la simpatia è quella di vent'anni fa”, rimugina Collins fra sé.

“Prego?”. Orube fa finta di non aver afferrato, anche se ha sentito benissimo. Si rammarica che Cedric non si sia mai dimostrato molto caloroso verso i clienti, ma ora le è sembrato palesemente infastidito dalla presenza di Dean.

“Ah, niente. Rebecca, sono contento di averti visto”, risponde Collins facendo qualche passo verso l’uscita, “Ripasserò in un momento in cui siete meno impegnati”.

 

Una volta uscito Collins, Orube si avvicina a Cedric, impegnato a inserire i nuovi libri negli scaffali, e lo osserva per un po'.

“Toglimi un dubbio: quanti anni hai, in realtà?”.

Lui la guarda di sbieco, senza interrompere il lavoro. “Mi è difficile dare una risposta esatta. Non ricordo niente della mia infanzia”. Si sposta allo scaffale successivo, e nuovi libri trovano il loro posto. “E poi, il fatto che gli anni su questo pianeta durino meno che nel mio mondo natale non aiuta a fare il conto”.

“Ma avrai un'idea, no? Più o meno”.

Lui si ferma a riflettere, gli occhi persi verso una piccola ragnatela sul soffitto. “I miei primi ricordi a Heatherfield devono essere di poco successivi al 1970. Ero molto giovane, allora”.

Lei fa i conti sulle falangi con i pollici. “Sono già passati... trentacinque anni!. Ti facevo molto più giovane, mio coetaneo o poco più!”.

“La magia mi permetteva di controllare il mio aspetto”. Si stringe nelle spalle. “Però ora che l'Oracolo mi ha tolto ogni capacità, io invecchierò come tutti”.

“Come me, insomma!”, risponde lei allegramente. “Benvenuto tra i comuni mortali!”.

“Invecchierai anche tu?” chiede lui rivolgendole un’alzata di sopracciglio. “Mi era parso di capire che i seguaci di Kandrakar godessero di una vita innaturalmente lunga”.

“Sì, fintanto che stanno nella fortezza”, specifica lei, “Però quello è un posto per anziani”. Dopo questa frase, il suo viso tradisce un momento di disagio, che subito torna a lasciare il posto al sorriso. Scosta una sedia dal tavolo su cui Cedric ha appoggiato i libri da sistemare, quindi vi si accomoda e si sporge in avanti, verso di lui, appoggiando il viso sulle mani. “Ma parliamo di te, Cedric. Immagino che tu fossi un bambino bellissimo”.

“Immagini male, Orube. Ho assunto Il mio aspetto attuale qualche anno dopo, ispirandomi a quello della famiglia reale”.

“E quindi, com'eri?”, chiede curiosa. Per un istante, si fa strada nella sua mente l’immagine di Cedric come l’aveva visto l’ultima volta nel libro, trasformato in una gigantesca creatura verde con il torso antropomorfo e la coda rettiliana. “Quello del serpentone era il tuo vero aspetto?”.

Lui esita prima di rispondere: “Quell’aspetto era il primo di cui ho memoria, ma non posso dire con certezza di essere nato così. Ero molto abile nel trasformarmi, ma quelle due fisionomie, quella umana e quella del serpente, erano le sole che mantenevo a lungo”.

Lei annuisce e riflette. Non riesce a immaginare che tipo di infanzia possa aver vissuto, ma qualcosa le suggerisce che, al suo confronto, lei è stata molto fortunata. “Ricordi i tuoi genitori?”, gli chiede infine.

“No, non ho nessun ricordo di quando ero piccolo”. Si stringe nelle spalle. “Non so neanche se Cedric fosse il mio vero nome”.

“Ma com'è possibile?”.

“Il mio mentore mi confuse tutti i ricordi precedenti quando decise che avrebbe fatto di me un uomo nuovo”.

“Il tuo mentore? Chi era?”.

“Si chiamava Lord Luksas, ed era a capo dei servizi segreti”. Per un attimo smette di riordinare libri, e sembra guardare lontano, in un passato che può vedere solo lui. “Era un uomo di grande potere”.

Lei si adombra. “Ed è stato lui a metterti al servizio di Phobos?”.

Anche Cedric si adombra sentendo il nome del tiranno. “No, Lord Luksas fu uno dei primi a fuggire sulla Terra quando capì cosa stava per succedere a Meridian”.

Orube riflette chiedendosi se sia migliore un uomo che serve un tiranno o uno che fugge. “Lo consideri un vigliacco?”.

“No, in ogni caso lui non avrebbe potuto cambiare niente”.

“Però è stato il tuo mentore. Avresti voluto rincontrarlo?”-

Cedric s'incupisce. “Certo che avrei voluto! Io fui nominato suo successore da Phobos, e il suo primo ordine a me fu di catturarlo”. Guarda lontano, attraverso il vetro della porta, e il suo sguardo attraversa i decenni. “Per un po' gli diedi la caccia qui ad Heatherfield, senza risultato”.

Orube nota il suo rabbuiarsi, e si pente un po' di averlo portato a rivangare un passato pesante.

Vede con sollievo un cliente che si affaccia nel negozio, un uomo anziano con occhiali spessi e baffoni monumentali. “Cedric, guarda, c'è uno dei tuoi clienti storici!”.

 

Più tardi, la giornata lavorativa sembra avviarsi pigramente verso la fine. L'ultima cliente è uscita: una giovane smorfiosa, insopportabile e scollacciata con una bocca truccata rosso fuoco, venuta a tentare di rubarle gli sguardi del suo Cedric, con scarsissimo successo naturalmente. L'orologio lascia presagire che potrebbe essere stata davvero l'ultima, per oggi.

Si volta a guardare Cedric, intento a scorrere in piedi le pagine di un volume. Bello, colto, intelligente. Unico! Peccato che sia così difficile coinvolgerlo in qualunque attività sociale, rimpiange mentre gli si accosta.

“Cedric, cosa ne dici di uscire, questa sera? Irma mi ha parlato di un pub molto carino nella zona del porto”. A una sua alzata di sopracciglio, chiarisce: “Io e te soli, naturalmente”.

Lui nicchia, senza chiudere il volume che ha in mano. “Sai che non mi piace mescolarmi ai terrestri. Al di fuori dei libri, ho pochissimo da spartire con loro”.

Lei annuisce rassegnata, poi s'illumina nuovamente: “ E se andassimo al cinema?”.

“Questo si potrebbe”, concede. “Cosa c'è?”.

“Non so esattamente, ma in un multisala ci sarà di certo una bella scelta”. Gli sussurra all'orecchio: “E io ho proprio voglia di vedere una bella storia d'amore”.

“Una storia di amore?”. Lui cerca di trattenere la smorfia di disgusto che gli riesce così spontanea. “Io preferirei una storia di fantascienza o di fantasy”.

“Sei sicuro? Mi ricordo di come ti sei immusonito vedendo 'I fantastici quattro'!”.

Lui si stringe nelle spalle. “Si, vabbè... è che mi ricordava troppo le Guardiane. A parte quello, non era male”.

Orube cerca qualche altra freccia per il suo arco. “Ma perchè ti piace tanto il fantasy? Non ha niente a che fare con mondi reali, come Basiliade o Meridian!”.

Lui riflette un attimo prima di rispondere: “Mi piace vedere come i terrestri ignoranti immaginano realtà diverse dalla loro. Ci ragiono sopra su cosa hanno capito davvero, e cosa invece è solo una trasposizione di paure e speranze peculiari della società di questo pianeta”. Attende un attimo una risposta di lei, che non arriva, poi conclude: “E poi, i film di amore sono strettamente di intrattenimento, e non insegnano niente”.

“Ah, no, Cedric! Vedila così, invece: questi film possono insegnarci moltissimo sugli usi e sui modi di pensare dei terrestri, e ci possono risparmiare delle gaffe epiche! Insomma, sono una vera scuola per chi ha bisogno di adattarsi, come noi... come me”, si corregge.

“Davvero?” chiede lui, finalmente colpito dall'argomentazione della sua donna.

Lei continua: “Per me l'inizio era stato terribile, non sapevo nemmeno cosa fosse il denaro o come si usava... pensa che ho preso una spada in un negozio e stavo uscendo senza pagare!”.

Lui ride, insolitamente; lei ne è contenta e continua: “E riesci ad immaginarti come è stato il mio primo tentativo di fare una telefonata urgente?”.

Lui ci medita sopra, smorzando un sorriso. “Beh, messa così... è vero, anche quei film banali hanno un senso”.

“Vero? Allora, è deciso?”.

“Deciso!”, dice rinfilando il libro nello scaffale. “Scegli tu quello che ti sembra più istruttivo”.

“Grazie”, gioisce lei. “Vedrai che impareremo un sacco di cose oggi!”. Poi si corregge: “Almeno io. Tu, invece, sembri essere immune dalle goffaggini”.

“E' vero, ma io ho già passato almeno una quindicina di anni qui. Questa libreria serviva alla regina Adariel come base per raccogliere libri terrestri per la sua libreria. Avevo una certa confidenza con lei, e negli ultimi due anni anche con Miriadel”.

“Chi è questa Miriadel?”, chiede Orube confusa, suo malgrado timorosa della risposta. Ha appena scoperto che Cedric ha una trentina di anni in più di lei, non sa se è pronta a conoscere anche le donne del suo passato.

“Quella che poi è diventata la madre adottiva di Elyon, qui sulla Terra”.

Orube ha l’impressione di vedere un lampo di risentimento nel suo sguardo. Che abbia davvero toccato una parte dolente del suo passato? Prima di addentrarsi in un argomento che forse nemmeno lei vuole conoscere, decide di passare ad altro: “Elyon! Di tanto in tanto viene a trovare le altre”.

Per un attimo, Cedric fa una faccia da pugno nello stomaco. “Ah, che bello. E... l'hanno vista di recente?”.

“So che si vedranno il trenta ottobre. E' il suo compleanno”.

Cedric sfoggia un sorriso forzato. “E così sono rimaste amiche”.

Orube lo osserva, e nota una gocciolina di sudore freddo sulla fronte. Il suo finissimo olfatto percepisce l'odore della paura. “Cedric, questa notizia ti sconvolge tanto?”.

“No, è che sono un po' imbarazzato... e poi avrebbe tanti motivi per volermi male, e sai... se è diventata una maga potente come ci si aspettava, sai... non vorrei che...”.

Il sorriso di lei si fa vagamente ironico. “Che ti faccia una fattura e ti trasformi in un serpentone?”.

Lui si stringe nelle spalle, lo sguardo a terra. “Non proprio un serpentone, ma che so... magari un geranio...”.

“ Ma dai, Cedric, non mi sembra un tipo vendicativo! Stramba quanto vuoi, ma non una fattucchiera”.

“Eh, mi sento meglio”, svincola lui con un sorriso forzato. “Allora, tornando all'argomento del cinema... cosa andiamo a vedere?”.

 

 

 

Più tardi, nel buio del della sala, Cedric non tenta nemmeno di seguire la commedia. Di tanto in tanto sente risate smorzate di cui non si preoccupa di capire il senso.

Non ci voleva, Elyon in giro per Heatherfield! Impossibile che non le dicano che io sono tornato, e allora non potrà non ricollegare le cose. Al trenta ottobre manca un mese e mezzo. Dovrei far perdere le mie tracce prima che succeda? Orube accetterebbe di fuggire con me? No, dovrei dirle tutto. Per Imdahl, mi trovo in una situazione senza uscita!

“Ahi”, gli sussurra Orube all'orecchio.

“Cosa?”.

“Ahi”, gli ripete sottovoce. “Cedric, cos'hai stasera? Mi stai stritolando la mano!”.

“Scusa, non volevo”.

Un “Shh!” dall'oscurità delle file dietro pone fine al piccolo incidente.

 

 

 

 

 

 

Note sul capitolo 3:

 

Il titolo 'Stanze di vita quotidiana' vuol'essere un piccolo omaggio a un ormai antico LP di Francesco Guccini, e si adatta all'intenzione di questo capitolo: descrivere un po' del periodo relativamente sereno passato assieme da Cedric e Orube, e al tempo stesso gettare qualche indizio sugli avvenimenti pregressi e sulle paure di Cedric, e anche sullo svolgimento dei capitoli a venire.

La parola “stanze”, anche se nel CD di Guccini aveva un significato diverso, qui si può riferire anche ai locali in cui si svolge quasi tutta la loro vita assieme: la casa e il negozio.

 

 

 

 

 

la cronologia della saga di W.I.T.C.H.: parte 3

 

Continuo con la cronologia della saga di W.I.T.C.H. parlando della mia long fiction La Luce al tramonto.

Il titolo del racconto è una metafora del declino e la morte della regina Adariel, con riferimento al suo titolo regale di Luce di Meridian. Nel fumetto il suo nome non viene mai espresso, quindi è un parto della mia fantasia. Nel cartone animato si chiamava Weira, ma il canon del cartone è troppo diverso da quello del fumetto e non l'ho considerato.

Quella storia, ambientata nell'evocativo anno 1984, racconta del periodo in cui Phobos instaura gradualmente il suo contrastato potere su Meridian, mentre la madre Adariel dà fondo alla sua residua vitalità per mettere al mondo la sua legittima erede Elyon.

La storia comincia proprio nella libreria Ye Olde Bookshop, vista dal punto di vista di Dean Collins, alla ricerca di informazioni per la sua tesi di laurea.

Quella storia racconta gli antefatti di diversi personaggi che si sono visti nel fumetto di W.I.T.C.H.: oltre a Cedric e Phobos, racconta la genesi di Elyon e la fuga dei suoi genitori adottivi con lei su ordine della regina morente, e racconta anche antefatti relativi alle guardiane Yan Lin, alla rinnegata Nerissa, al malvagio mago Jonathan Ludmoore, al pittore Elias Van Dahl, a Vathek e altri personaggi, e all'attivazione della Muraglia tra i mondi.

Tra quei personaggi c'è anche Lord Luksas, che non compariva nel fumetto ma che invece verrà richiamato nel seguito della presente storia.

 

Ho scritto anche un racconto breve, Luci nel giardino, che è una specie di breve trailer sul cambiamento di Phobos e sulle sue motivazioni. Lì sono riassunti, in una cornice immaginifica suggestiva, molti dei suoi pensieri che ne La Luce al tramonto sono invece formulati gradualmente in un arco di tempo prolungato.

 

  
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