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Autore: Abby_da_Edoras    21/12/2019    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo terzo

 

You thought we didn't know
You thought we were in the dark
But boy your cover's blown
'Cause we both know now, oh no
You thought you had us both
At your beckon call
But now who's the joke
And look who's laughing now…

(“You thought wrong” – Kelly Clarkson ft. Tamyra Gray)

 

E così Rinaldo era riuscito in qualche modo a riportarsi Giovanni nel suo palazzo, ma il ragazzo non era ancora del tutto convinto e l’idea che l’uomo avesse avuto dei rapporti con la moglie lo faceva sempre infuriare ogni volta che ci pensava.

Solo che…

Solo che il problema adesso era diventato un altro: Andrea Pazzi era riuscito a ottenere il seggio alla Signoria che tanto desiderava e chi poteva sapere cosa avrebbe fatto grazie al suo nuovo potere? Avrebbe anche potuto cercare di eliminare nuovamente Rinaldo, come aveva già fatto una volta con l’imboscata dei mercenari. Sì, certo, non c’erano prove che fosse stato Pazzi ad ordinarla, ma Giovanni era certissimo che fosse andata proprio così.

Doveva a tutti i costi trovare il modo di provare che il colpevole fosse Andrea Pazzi, altrimenti la vita di Rinaldo sarebbe stata sempre in pericolo, e poi quel bastardo avrebbe finito sicuramente per rivolgere la sua malvagità anche contro la famiglia Medici. No, Giovanni non poteva permetterlo, doveva inventarsi qualcosa!

E un’idea gli venne, anche se sapeva che sarebbe stato molto difficile farla accettare a Messer Cosimo e anche ad Albizzi… Ancora più difficile sarebbe stato trovare il modo di mettere Cosimo e Rinaldo nella stessa stanza affinché ascoltassero quello che lui aveva da dire.

Tuttavia Giovanni non mancava certo di iniziativa e, tra l’altro, riteneva anche che Albizzi fosse in debito con lui perché lo aveva tradito… con sua moglie!

Le circostanze, inoltre, lo favorirono: era infatti venuto a conoscenza del fatto che Cosimo, in quei giorni, aveva cacciato di casa il suo fidatissimo servitore Marco Bello. Perché, non era dato sapere, ma il giovane Uberti voleva scoprirlo a tutti i costi. Quale migliore occasione, dunque, per recarsi a Palazzo Medici e, in aggiunta, trascinarvi anche Rinaldo per esporre ad entrambi il suo piano contro Andrea Pazzi?

“Messer Albizzi, dobbiamo andare immediatamente a Palazzo Medici e parlare con Messer Cosimo” gli disse quindi il ragazzo un bel mattino.

Rinaldo restò al contempo sorpreso e divertito dall’insolenza di Giovanni.

“Da quando in qua ti permetti di dire a me che cosa dovrei fare?” replicò.

Giovanni finse di pensarci su un istante.

“Da quando? Beh, vediamo un po’: magari da quando vi ho salvato la vita e voi mi avete ripagato ingannandomi e spassandovela con vostra moglie. Oppure da quando voi a Firenze non siete più nessuno e rischiate ogni giorno l’esilio, mentre io sono pur sempre Giovanni degli Uberti. O magari da quando Messer Cosimo ha buttato fuori di casa il suo servitore Marco Bello…”

“Basta così, mi hai convinto” lo interruppe Albizzi, sia perché era pure lui interessato al fatto della misteriosa caduta in disgrazia dell’uomo di fiducia di Cosimo, sia perché il modo di fare insolente del ragazzino lo eccitava in modo particolare e, se avesse continuato ancora per molto, avrebbe finito per possederlo sul tavolo del suo studio senza tanti complimenti!

Così, ben presto, Giovanni e Rinaldo si presentarono al cospetto di Cosimo de’ Medici e si trovarono di fronte tutta la famiglia riunita: con Cosimo c’erano il figlio Piero e la nuora Lucrezia, la moglie Contessina e perfino Lorenzo che, a quanto pareva, non era più tenuto imprigionato nella sua stanza.

I due fratelli Medici sembravano parecchio alterati e ben poco felici di vedersi Albizzi in casa, tuttavia Giovanni non si lasciò intimidire e si piazzò davanti a Cosimo con la solita faccia tosta.

“Buongiorno, Messer Cosimo. Sono venuto qui insieme a Messer Albizzi perché ho pensato ad un modo per smascherare Andrea Pazzi e vorrei parlarne con voi e vostro fratello” disse.

“Forse non è proprio il momento migliore…” provò a dire Piero, ma Giovanni era deciso a non soprassedere.

“Fra l’altro, sono venuto a sapere che avete mandato via il vostro uomo di fiducia, Marco Bello. Forse Pazzi è responsabile anche di questo? Magari ha tentato di corromperlo, sapendo quanto vi è devoto?”

Le parole di Giovanni portarono ancora più nubi temporalesche sul viso di Cosimo, tanto che Contessina ebbe la brillante idea di lasciare la stanza, incoraggiando Lucrezia ad accompagnarla. Entrambe erano in disaccordo con Cosimo per ciò che aveva fatto, sospettando ingiustamente prima Lorenzo e adesso Marco Bello… ci provasse Giovanni a farlo ragionare!

Il Medici, non potendo fare altro, invitò il giovane Uberti e Albizzi ad accomodarsi. Lui stesso prese posto al suo scrittoio, mentre anche Piero e Lorenzo andarono a sedersi, curiosi di sapere come sarebbe andata a finire la faccenda.

“Ho ragione di credere che sia stato proprio Marco Bello ad avvelenare mio padre” rispose Cosimo, in tono duro. “Lui aveva la ricevuta dello speziale da cui è stato acquistato il veleno e sembra perfino che abbia tentato di incolpare mio fratello. Non potevo fare altro che cacciarlo.”

Giovanni crollò il capo. Non era per niente contento della piega che stavano prendendo le cose e, tanto per cambiare, sospettava che Andrea Pazzi c’entrasse qualcosa. Marco Bello aveva salvato Cosimo e i suoi familiari più di una volta, non sarebbe stato geniale farlo allontanare dai Medici con un inganno?

“Messer Cosimo, non vorrei sembrarvi scortese, ma a me pare che voi siate piuttosto incline a credere alla colpevolezza di chicchessia quando si parla dell’assassinio di vostro padre” affermò. In effetti non aveva tutti i torti, ma perfino Lorenzo sgranò gli occhi di fronte a tanta audacia! “Insomma, qualche mese fa eravate disposto a credere che il colpevole fosse Messer Albizzi, perché lui aveva avuto la geniale idea di farsi sospettare da voi; fino a qualche giorno fa, invece, tenevate prigioniero vostro fratello per lo stesso motivo e adesso tocca a Marco Bello. Accidenti, meno male che io non ero a Firenze, a quel tempo, altrimenti prima o poi avreste sospettato anche di me!”

Piero guardò l’amico come se fosse impazzito, mentre Rinaldo soffocò una mezza risata. Era vero, quello era proprio un tasto dolente per Cosimo e lui lo sapeva bene, proprio su quello aveva giocato per tormentarlo!

Inoltre, a dirla tutta, questo modo di fare di Giovanni gli faceva venire voglia di afferrarlo, schiacciarlo contro la parete e prenderlo con passione sotto gli occhi dell’intera famiglia Medici…

Però la sfacciataggine del ragazzino era tale da disarmare perfino Cosimo, che avrebbe voluto arrabbiarsi con lui ma non poté: in fondo Giovanni era l’unico che dicesse sempre quello che pensava, in faccia a chiunque.

“Le prove contro Marco Bello non lasciano dubbi e lui stesso non ha protestato la propria innocenza. Chi altri potrebbe essere stato?” ribatté il Medici.

“Non lo so, ma avete mai pensato a Andrea Pazzi? Voglio dire, bene o male avete sospettato di mezza Firenze e lui non vi è venuto in mente?”

Beh, ultimamente pareva che Andrea Pazzi fosse colpevole più o meno di tutti i mali dell’universo, però poi si scopriva che, in qualche modo, lui c’entrava davvero. Forse quella di Giovanni era solo una provocazione, ma se, non volendo, avesse detto la verità? Cosimo e Lorenzo si scambiarono uno sguardo interrogativo.

“Potrebbe essere stato davvero Pazzi?” domandò Lorenzo.

Cosimo non disse niente, rifletteva e il suo sguardo era cupo.

“Perché no?” insisté Giovanni. “Ricapitoliamo quello che sappiamo di lui fino ad ora. Era d’accordo con Messer Albizzi per mandare in rovina la vostra famiglia e, quando siete stato esiliato, ha tramato anche lui per rovesciare la Repubblica e prendere il potere. E’ chiaramente schierato contro i Medici, perciò non avrebbe potuto far assassinare vostro padre per indebolire la famiglia?”

Il ragionamento di Giovanni era sensato, Cosimo e Lorenzo dovettero convenirne.

“Se guardiamo bene, tutto quello che è accaduto finora è andato a vantaggio di Andrea Pazzi: Messer Albizzi ha perso i suoi privilegi per essersi alleato con lui che poi lo ha tradito, Mastro Bredani è stato opportunamente eliminato e Pazzi ha avuto quel seggio alla Signoria che desiderava tanto” riprese il ragazzo. “E’ possibile che siano tutte coincidenze? Tra l’altro, a Firenze girano voci secondo le quali sareste stato voi a ordinare l’attentato a Messer Albizzi, per vendicarvi della morte di vostro padre. E chi pensate che sia a mettere in giro queste voci?”

Cosimo dovette assentire, mentre i suoi occhi mandavano lampi.

“E’ vero. Anche il Papa ha preferito lasciare la nostra casa e rifugiarsi in un monastero per non essere più coinvolto con me… e ho visto Pazzi parlare con lui proprio ieri!”

“Giovanni ha ragione” mormorò Lorenzo, indignato. “E’ chiaro che Pazzi è lo stratega oscuro dietro tutti questi intrighi. Manovra le persone per non sporcarsi le mani, ma c’è sempre lui dietro calunnie, omicidi e attentati!”

Rinaldo, dal canto suo, cominciava a sentirsi vagamente un imbecille di prima categoria per essersi fatto manipolare da quella serpe che si fingeva suo amico… proprio lui che non si fidava mai di nessuno era caduto nella rete di Pazzi! Non l’avrebbe mai ammesso, ovviamente, ma capiva di aver fatto davvero la figura del fesso. E per poco non ci aveva rimesso la pelle.

“Il mistero dietro la morte di vostro padre, oltretutto, è andato ancora una volta a vantaggio di Andrea Pazzi, e per più di un motivo” continuò Giovanni. “A Firenze credono che voi abbiate tentato di assassinare Messer Albizzi per vendetta e non vi vedono di buon occhio; nel frattempo voi avete sospettato di vostro fratello, allontanandovi da lui, e per finire avete cacciato via Marco Bello credendolo colpevole. Senza Marco Bello al vostro fianco, voi siete più vulnerabile, Messer Cosimo, potreste cadere anche voi in un’imboscata… e chi ci guadagnerebbe? Diciamo un nome a caso?”

Più Giovanni parlava e più il volto di Cosimo si oscurava, ma non perché il ragazzo lo facesse arrabbiare. Al contrario, si rendeva conto di quanto tutto tornasse alla perfezione. Rinaldo era ormai fuori gioco, Pazzi aveva ottenuto il suo seggio alla Signoria e adesso spargeva veleno a Firenze per mettere la città contro i Medici. Lui aveva cacciato via Marco Bello e adesso non avrebbe più potuto godere della sua protezione.

Sembrava un piano diabolico e ben congegnato…

Davvero poteva essere stato concepito interamente e fin dal principio da Andrea Pazzi?

Dopo una lunga riflessione, il Medici finalmente parlò.

“Tutto quello che dici è sensato, Giovanni, ma come al solito non ci sono prove” disse. “Pazzi è stato tanto astuto da lasciare che fossero sempre altri a sporcarsi le mani per suo conto. Come potremmo smascherarlo?”

“Ecco, era proprio di questo che volevo parlare a tutti voi: io ho un piano!” dichiarò il ragazzo, trionfante.

Beh, l’ultima volta che Giovanni aveva avuto un piano si era fatto ridere dietro da tutta la Signoria proponendosi come nuovo Gonfaloniere… ma, forse, questa volta valeva la pena starlo a sentire.

“Per metterlo in atto dovremmo avere la collaborazione del Gonfaloniere, Messer Guadagni, ma credo che potremo ottenerla. In fondo è un amico della vostra famiglia, non è così?”

“Lo è sempre stato” rispose Cosimo, pensando che, in realtà, dopo le calunnie di Pazzi, poteva anche darsi che perfino Guadagni lo considerasse responsabile dell’imboscata agli Albizzi…

“Ad ogni modo, Pazzi ha ottenuto il seggio alla Signoria grazie a una vostra lettera al Gonfaloniere e sappiamo tutti molto bene che quella lettera è falsa. Messer Guadagni dovrebbe dire che ha scoperto la falsificazione e che, pertanto, Andrea Pazzi non deve avere quel seggio” spiegò il ragazzo.

“Guadagni potrebbe anche accettare, ma allora io dovrei proporre un altro candidato” obiettò Cosimo.

“Candidate me, padre” si offrì Piero, entusiasta. “Avreste dovuto propormi per quel seggio fin dal principio, senza coinvolgere Mastro Bredani. Potete farlo ora, dunque.”

Giovanni guardò l’amico con tristezza.

“Mi dispiace, Piero, ma non era questa la mia idea” disse. “Tu meriti quel seggio e sono sicuro che prima o poi lo otterrai, ma non in questo modo… altrimenti saresti in pericolo.”

“E allora chi dovrei candidare?” domandò Cosimo, turbato.

“Dovreste candidare me, Messer Cosimo” replicò Giovanni, serio. “Oh, non per davvero, a me non interessa avere un seggio alla Signoria e credo che dovrebbe essere Piero ad averlo. Ma, nel frattempo, fingere che il seggio sia assegnato a me potrebbe spingere Pazzi a scoprirsi, a commettere un’imprudenza. Finora gli è sempre andata bene, ma non continuerà così all’infinito, no?”

A quel punto intervenne Rinaldo, brusco.

“Stai dicendo che intendi fare da esca per Andrea Pazzi? Ti ha dato di volta il cervello, Giovanni? Tu stesso hai detto che quell’uomo non ha scrupoli, farebbe uccidere anche te!” protestò.

“Non sarà così facile” ribatté il ragazzino, con l’ottimismo e l’incoscienza di un adolescente. “Le vostre guardie mi terranno sotto sorveglianza, Messer Cosimo, e se Pazzi dovesse tentare di farmi eliminare da uno dei suoi…”

“Non se ne parla nemmeno, io non lo permetto!” esclamò Rinaldo, fuori di sé. Andò da Giovanni e lo afferrò per un polso, stringendolo a sé. “Non lascerò che ti esponga in questo modo, per niente al mondo.”

“Voi non potete impedirmi niente, Messer Albizzi, non avete diritti su di me, questo è l’unico modo per smascherare Andrea Pazzi e io…”

“Assolutamente no, e questa è la mia ultima parola” dichiarò Albizzi. “Mi dispiace, messeri, ma dovrete trovare un altro modo per incastrare quel serpente. Giovanni non rischierà la sua vita.”

E, sotto gli occhi allibiti di Cosimo, Lorenzo e Piero, Rinaldo prese Giovanni e lo trascinò fuori dalla stanza prima e da Palazzo Medici poi, nonostante le proteste vibranti e accalorate del ragazzino.

“Ma che vi è preso? Non volete che Pazzi paghi per i suoi crimini? Questo è l’unico modo, e poi voi non potete comandarmi, chi vi credete di essere? Tanto che v’importa se Pazzi mi ammazza? Voi avete la vostra signora e un altro figlio in arrivo…”

Rinaldo sospinse Giovanni in un vicolo e lo imprigionò contro un muro, schiacciandolo con il suo corpo.

“Piantala di dire stupidaggini. I Medici dovranno inventarsi qualcos’altro per mandare in rovina Pazzi. E smettila con questa assurda gelosia, una volta per tutte. Io voglio te, voglio te soltanto, sei tu l’unico che conta per me e non lascerò che ti metta in pericolo, non rischierò di perderti, né ora né mai” dichiarò.

E, per impedire a Giovanni di protestare o di proporre altre brillanti idee, lo avvolse in un abbraccio appassionato e lo baciò con tutta l’intensità e la passione che si era tenuto dentro fino a quel momento, divorando la sua bocca, togliendogli il respiro, fiaccando ogni sua resistenza ed energia.

Sì, avrebbero dovuto trovare un altro modo per liberarsi di Andrea Pazzi… in quel momento Giovanni non sapeva più nemmeno chi e dove fosse e di sicuro non pensava a lui!

Fine capitolo terzo

 

 

   
 
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