Capitolo terzo
You
thought we didn't know
You thought we were in the dark
But boy your cover's blown
'Cause we both know now, oh no
You thought you had us both
At your beckon call
But now who's the joke
And look who's laughing now…
(“You
thought wrong” – Kelly Clarkson ft. Tamyra Gray)
E così Rinaldo era riuscito
in qualche modo a riportarsi Giovanni nel suo palazzo, ma il ragazzo non era
ancora del tutto convinto e l’idea che l’uomo avesse avuto dei rapporti con la
moglie lo faceva sempre infuriare ogni volta che ci pensava.
Solo che…
Solo che il problema adesso
era diventato un altro: Andrea Pazzi era riuscito a ottenere il seggio alla Signoria
che tanto desiderava e chi poteva sapere cosa avrebbe fatto grazie al suo nuovo
potere? Avrebbe anche potuto cercare di eliminare nuovamente Rinaldo, come
aveva già fatto una volta con l’imboscata dei mercenari. Sì, certo, non c’erano
prove che fosse stato Pazzi ad ordinarla, ma Giovanni era certissimo che fosse
andata proprio così.
Doveva a tutti i costi
trovare il modo di provare che il colpevole fosse Andrea Pazzi, altrimenti la
vita di Rinaldo sarebbe stata sempre in pericolo, e poi quel bastardo avrebbe
finito sicuramente per rivolgere la sua malvagità anche contro la famiglia
Medici. No, Giovanni non poteva permetterlo, doveva inventarsi qualcosa!
E un’idea gli venne, anche
se sapeva che sarebbe stato molto difficile farla accettare a Messer Cosimo e
anche ad Albizzi… Ancora più difficile sarebbe stato trovare il
modo di mettere Cosimo e Rinaldo nella stessa stanza affinché ascoltassero
quello che lui aveva da dire.
Tuttavia Giovanni non mancava certo di
iniziativa e, tra l’altro, riteneva anche che Albizzi fosse in debito con lui perché lo aveva
tradito… con sua moglie!
Le circostanze, inoltre, lo favorirono: era
infatti venuto a conoscenza del fatto che Cosimo, in quei giorni, aveva
cacciato di casa il suo fidatissimo servitore Marco Bello. Perché, non era dato
sapere, ma il giovane Uberti voleva scoprirlo a tutti i costi. Quale migliore
occasione, dunque, per recarsi a Palazzo Medici e, in aggiunta, trascinarvi
anche Rinaldo per esporre ad entrambi il suo piano contro Andrea Pazzi?
“Messer Albizzi, dobbiamo andare
immediatamente a Palazzo Medici e parlare con Messer Cosimo” gli disse quindi
il ragazzo un bel mattino.
Rinaldo restò al contempo sorpreso e
divertito dall’insolenza di Giovanni.
“Da quando in qua ti permetti di dire a me che cosa dovrei fare?” replicò.
Giovanni finse di pensarci su un istante.
“Da quando? Beh, vediamo un po’: magari da
quando vi ho salvato la vita e voi mi avete ripagato ingannandomi e
spassandovela con vostra moglie. Oppure da quando voi a Firenze non siete più
nessuno e rischiate ogni giorno l’esilio, mentre io sono pur sempre Giovanni degli
Uberti. O magari da quando Messer Cosimo ha buttato fuori di casa il suo
servitore Marco Bello…”
“Basta così, mi hai convinto” lo interruppe
Albizzi, sia perché era pure lui interessato al fatto della misteriosa caduta
in disgrazia dell’uomo di fiducia di Cosimo, sia perché il modo di fare
insolente del ragazzino lo eccitava in modo particolare e, se avesse continuato
ancora per molto, avrebbe finito per possederlo sul tavolo del suo studio senza
tanti complimenti!
Così, ben presto, Giovanni e Rinaldo si
presentarono al cospetto di Cosimo de’ Medici e si trovarono di fronte tutta la
famiglia riunita: con Cosimo c’erano il figlio Piero e la nuora Lucrezia, la
moglie Contessina e perfino Lorenzo che, a quanto pareva, non era più tenuto
imprigionato nella sua stanza.
I due fratelli Medici sembravano parecchio
alterati e ben poco felici di vedersi Albizzi in casa, tuttavia Giovanni non si
lasciò intimidire e si piazzò davanti a Cosimo con la solita faccia tosta.
“Buongiorno, Messer Cosimo. Sono venuto qui
insieme a Messer Albizzi perché ho pensato ad un modo per smascherare Andrea
Pazzi e vorrei parlarne con voi e vostro fratello” disse.
“Forse non è proprio il momento migliore…”
provò a dire Piero, ma Giovanni era deciso a non soprassedere.
“Fra l’altro, sono venuto a sapere che avete
mandato via il vostro uomo di fiducia, Marco Bello. Forse Pazzi è responsabile
anche di questo? Magari ha tentato di corromperlo, sapendo quanto vi è devoto?”
Le parole di Giovanni portarono ancora più
nubi temporalesche sul viso di Cosimo, tanto che Contessina ebbe la brillante idea
di lasciare la stanza, incoraggiando Lucrezia ad accompagnarla. Entrambe erano
in disaccordo con Cosimo per ciò che aveva fatto, sospettando ingiustamente
prima Lorenzo e adesso Marco Bello… ci provasse Giovanni a farlo ragionare!
Il Medici, non potendo fare altro, invitò il
giovane Uberti e Albizzi ad accomodarsi. Lui stesso prese posto al suo
scrittoio, mentre anche Piero e Lorenzo andarono a sedersi, curiosi di sapere
come sarebbe andata a finire la faccenda.
“Ho ragione di credere che sia stato proprio
Marco Bello ad avvelenare mio padre” rispose Cosimo, in tono duro. “Lui aveva
la ricevuta dello speziale da cui è stato acquistato il veleno e sembra perfino
che abbia tentato di incolpare mio fratello. Non potevo fare altro che
cacciarlo.”
Giovanni crollò il capo. Non era per niente
contento della piega che stavano prendendo le cose e, tanto per cambiare,
sospettava che Andrea Pazzi c’entrasse qualcosa. Marco Bello aveva salvato Cosimo
e i suoi familiari più di una volta, non sarebbe stato geniale farlo
allontanare dai Medici con un inganno?
“Messer Cosimo, non vorrei sembrarvi
scortese, ma a me pare che voi siate piuttosto incline a credere alla
colpevolezza di chicchessia quando si parla dell’assassinio di vostro padre”
affermò. In effetti non aveva tutti i torti, ma perfino Lorenzo sgranò gli
occhi di fronte a tanta audacia! “Insomma, qualche mese fa eravate disposto a credere
che il colpevole fosse Messer Albizzi, perché lui aveva avuto la geniale idea
di farsi sospettare da voi; fino a qualche giorno fa, invece, tenevate
prigioniero vostro fratello per lo stesso motivo e adesso tocca a Marco Bello.
Accidenti, meno male che io non ero a Firenze, a quel tempo, altrimenti prima o
poi avreste sospettato anche di me!”
Piero guardò l’amico come se fosse impazzito,
mentre Rinaldo soffocò una mezza risata. Era vero, quello era proprio un tasto
dolente per Cosimo e lui lo sapeva bene, proprio su quello aveva giocato per
tormentarlo!
Inoltre, a dirla tutta, questo modo di fare
di Giovanni gli faceva venire voglia di afferrarlo, schiacciarlo contro la
parete e prenderlo con passione sotto gli occhi dell’intera famiglia Medici…
Però la sfacciataggine del ragazzino era tale
da disarmare perfino Cosimo, che avrebbe voluto arrabbiarsi con lui ma non poté:
in fondo Giovanni era l’unico che dicesse sempre quello che pensava, in faccia
a chiunque.
“Le prove contro Marco Bello non lasciano
dubbi e lui stesso non ha protestato la propria innocenza. Chi altri potrebbe
essere stato?” ribatté il Medici.
“Non lo so, ma avete mai pensato a Andrea
Pazzi? Voglio dire, bene o male avete sospettato di mezza Firenze e lui non vi
è venuto in mente?”
Beh, ultimamente pareva che Andrea Pazzi
fosse colpevole più o meno di tutti i mali dell’universo, però poi si scopriva
che, in qualche modo, lui c’entrava davvero. Forse quella di Giovanni era solo
una provocazione, ma se, non volendo, avesse detto la verità? Cosimo e Lorenzo
si scambiarono uno sguardo interrogativo.
“Potrebbe essere stato davvero Pazzi?”
domandò Lorenzo.
Cosimo non disse niente, rifletteva e il suo
sguardo era cupo.
“Perché no?” insisté Giovanni. “Ricapitoliamo
quello che sappiamo di lui fino ad ora. Era d’accordo con Messer Albizzi per
mandare in rovina la vostra famiglia e, quando siete stato esiliato, ha tramato
anche lui per rovesciare la Repubblica e prendere il potere. E’ chiaramente
schierato contro i Medici, perciò non avrebbe potuto far assassinare vostro padre
per indebolire la famiglia?”
Il ragionamento di Giovanni era sensato,
Cosimo e Lorenzo dovettero convenirne.
“Se guardiamo bene, tutto quello che è
accaduto finora è andato a vantaggio di Andrea Pazzi: Messer Albizzi ha perso i
suoi privilegi per essersi alleato con lui che poi lo ha tradito, Mastro
Bredani è stato opportunamente eliminato e Pazzi ha avuto quel seggio alla
Signoria che desiderava tanto” riprese il ragazzo. “E’ possibile che siano
tutte coincidenze? Tra l’altro, a Firenze girano voci secondo le quali sareste
stato voi a ordinare l’attentato a Messer Albizzi, per vendicarvi della morte
di vostro padre. E chi pensate che sia a mettere in giro queste voci?”
Cosimo dovette assentire, mentre i suoi occhi
mandavano lampi.
“E’ vero. Anche il Papa ha preferito lasciare
la nostra casa e rifugiarsi in un monastero per non essere più coinvolto con me…
e ho visto Pazzi parlare con lui proprio ieri!”
“Giovanni ha ragione” mormorò Lorenzo,
indignato. “E’ chiaro che Pazzi è lo stratega oscuro dietro tutti questi
intrighi. Manovra le persone per non sporcarsi le mani, ma c’è sempre lui
dietro calunnie, omicidi e attentati!”
Rinaldo, dal canto suo, cominciava a sentirsi
vagamente un imbecille di prima categoria per essersi fatto manipolare da
quella serpe che si fingeva suo amico… proprio lui che non si fidava mai di
nessuno era caduto nella rete di Pazzi! Non l’avrebbe mai ammesso, ovviamente,
ma capiva di aver fatto davvero la figura del fesso. E per poco non ci aveva
rimesso la pelle.
“Il mistero dietro la morte di vostro padre,
oltretutto, è andato ancora una volta a vantaggio di Andrea Pazzi, e per più di
un motivo” continuò Giovanni. “A Firenze credono che voi abbiate tentato di
assassinare Messer Albizzi per vendetta e non vi vedono di buon occhio; nel
frattempo voi avete sospettato di vostro fratello, allontanandovi da lui, e per
finire avete cacciato via Marco Bello credendolo colpevole. Senza Marco Bello
al vostro fianco, voi siete più vulnerabile, Messer Cosimo, potreste cadere
anche voi in un’imboscata… e chi ci guadagnerebbe? Diciamo un nome a caso?”
Più Giovanni parlava e più il volto di Cosimo
si oscurava, ma non perché il ragazzo lo facesse arrabbiare. Al contrario, si
rendeva conto di quanto tutto tornasse alla perfezione. Rinaldo era ormai fuori
gioco, Pazzi aveva ottenuto il suo seggio alla Signoria e adesso spargeva
veleno a Firenze per mettere la città contro i Medici. Lui aveva cacciato via
Marco Bello e adesso non avrebbe più potuto godere della sua protezione.
Sembrava un piano diabolico e ben congegnato…
Davvero poteva essere stato concepito
interamente e fin dal principio da Andrea Pazzi?
Dopo una lunga riflessione, il Medici
finalmente parlò.
“Tutto quello che dici è sensato, Giovanni,
ma come al solito non ci sono prove” disse. “Pazzi è stato tanto astuto da
lasciare che fossero sempre altri a sporcarsi le mani per suo conto. Come
potremmo smascherarlo?”
“Ecco, era proprio di questo che volevo
parlare a tutti voi: io ho un piano!” dichiarò il ragazzo, trionfante.
Beh, l’ultima volta che Giovanni aveva avuto
un piano si era fatto ridere dietro da tutta la Signoria proponendosi come
nuovo Gonfaloniere… ma, forse, questa volta valeva la pena starlo a sentire.
“Per metterlo in atto dovremmo avere la
collaborazione del Gonfaloniere, Messer Guadagni, ma credo che potremo
ottenerla. In fondo è un amico della vostra famiglia, non è così?”
“Lo è sempre stato” rispose Cosimo, pensando
che, in realtà, dopo le calunnie di Pazzi, poteva anche darsi che perfino
Guadagni lo considerasse responsabile dell’imboscata agli Albizzi…
“Ad ogni modo, Pazzi ha ottenuto il seggio
alla Signoria grazie a una vostra lettera al Gonfaloniere e sappiamo tutti
molto bene che quella lettera è falsa. Messer Guadagni dovrebbe dire che ha
scoperto la falsificazione e che, pertanto, Andrea Pazzi non deve avere quel
seggio” spiegò il ragazzo.
“Guadagni potrebbe anche accettare, ma allora
io dovrei proporre un altro candidato” obiettò Cosimo.
“Candidate me, padre” si offrì Piero,
entusiasta. “Avreste dovuto propormi per quel seggio fin dal principio, senza
coinvolgere Mastro Bredani. Potete farlo ora, dunque.”
Giovanni guardò l’amico con tristezza.
“Mi dispiace, Piero, ma non era questa la mia
idea” disse. “Tu meriti quel seggio e sono sicuro che prima o poi lo otterrai,
ma non in questo modo… altrimenti saresti in pericolo.”
“E allora chi dovrei candidare?” domandò
Cosimo, turbato.
“Dovreste candidare me, Messer Cosimo”
replicò Giovanni, serio. “Oh, non per davvero, a me non interessa avere un seggio
alla Signoria e credo che dovrebbe essere Piero ad averlo. Ma, nel frattempo,
fingere che il seggio sia assegnato a me potrebbe spingere Pazzi a scoprirsi, a
commettere un’imprudenza. Finora gli è sempre andata bene, ma non continuerà
così all’infinito, no?”
A quel punto intervenne Rinaldo, brusco.
“Stai dicendo che intendi fare da esca per Andrea Pazzi? Ti ha dato di
volta il cervello, Giovanni? Tu stesso hai detto che quell’uomo non ha
scrupoli, farebbe uccidere anche te!” protestò.
“Non sarà così facile” ribatté il ragazzino,
con l’ottimismo e l’incoscienza di un adolescente. “Le vostre guardie mi
terranno sotto sorveglianza, Messer Cosimo, e se Pazzi dovesse tentare di farmi
eliminare da uno dei suoi…”
“Non se ne parla nemmeno, io non lo permetto!”
esclamò Rinaldo, fuori di sé. Andò da Giovanni e lo afferrò per un polso,
stringendolo a sé. “Non lascerò che ti esponga in questo modo, per niente al
mondo.”
“Voi non potete impedirmi niente, Messer
Albizzi, non avete diritti su di me, questo è l’unico modo per smascherare
Andrea Pazzi e io…”
“Assolutamente no, e questa è la mia ultima
parola” dichiarò Albizzi. “Mi dispiace, messeri, ma dovrete trovare un altro
modo per incastrare quel serpente. Giovanni non rischierà la sua vita.”
E, sotto gli occhi allibiti di Cosimo, Lorenzo
e Piero, Rinaldo prese Giovanni e lo trascinò fuori dalla stanza prima e da
Palazzo Medici poi, nonostante le proteste vibranti e accalorate del ragazzino.
“Ma che vi è preso? Non volete che Pazzi
paghi per i suoi crimini? Questo è l’unico modo, e poi voi non potete comandarmi,
chi vi credete di essere? Tanto che v’importa se Pazzi mi ammazza? Voi avete la
vostra signora e un altro figlio in
arrivo…”
Rinaldo sospinse Giovanni in un vicolo e lo
imprigionò contro un muro, schiacciandolo con il suo corpo.
“Piantala di dire stupidaggini. I Medici
dovranno inventarsi qualcos’altro per mandare in rovina Pazzi. E smettila con
questa assurda gelosia, una volta per tutte. Io voglio te, voglio te soltanto,
sei tu l’unico che conta per me e non lascerò che ti metta in pericolo, non
rischierò di perderti, né ora né mai” dichiarò.
E, per impedire a Giovanni di protestare o di
proporre altre brillanti idee, lo
avvolse in un abbraccio appassionato e lo baciò con tutta l’intensità e la
passione che si era tenuto dentro fino a quel momento, divorando la sua bocca,
togliendogli il respiro, fiaccando ogni sua resistenza ed energia.
Sì, avrebbero dovuto trovare un altro modo
per liberarsi di Andrea Pazzi… in quel momento Giovanni non sapeva più nemmeno
chi e dove fosse e di sicuro non pensava a lui!
Fine capitolo terzo