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Autore: ___Page    21/12/2019    3 recensioni
"Fosse stato per lui, avrebbe pulito tutto, smontato l’albero e archiviato la questione addobbi per il resto della propria esistenza.
Fosse stato per lui.
Ma non era per lui. Era per lei.
Era tutto per lei."
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*Questa fanfiction partecipa alla Xmas Countdown Challenge 2019 organizzata dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images*
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Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno: 21 dicembre
Tema: A Natale siamo davvero tutti più buoni
PromptA non sa dove passare il Natale (per qualsiasi motivo) e B lo invita a casa sua

 
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Era al 17 di via Flevance e stava esattamente di fronte al 14, proprio come in quel momento Law stava di fronte a quella porta, in attesa dopo aver bussato.
Non sapeva neanche lui cosa gli fosse preso, stavolta non lo sapeva davvero, ma tornando a casa con Koala ben appiccicata al fianco l’idea si era formata nel suo cranio e non voleva andarsene. Così aveva attraversato la strada, percorso il vialetto, salito le scale e bussato.
«Magari non è a casa»
«O forse fa finta» ribatté prontamente Law e non che avesse molto da suonare infastidito. In fin dei conti, Crocus Melville era sempre stato il ritratto di ciò che lui stesso sarebbe potuto diventare e in quanto alla metodologia di trattamento degli scocciatori Crocus era indubbiamente un modello da seguire, secondo lui.
Solo che per una volta che Law si presentava alla sua porta con buone intenzioni, gli scocciava venire trattato come uno scocciatore e per questo fu grato di sentire la serratura schioccare. Almeno finché la faccia di Crocus non apparve allo spiraglio, truce come sempre, e Law si vide costretto a mordere un sospiro.
«Ciao Crocus»
«Lawrence» lo accolse senza nessuna verve. «Posso aiutarti?»
Ora, non è che lui e Crocus fossero esattamente in cattivi rapporti ma neppure esattamente in buoni. Si poteva dire che entrambi non fossero in particolari rapporti l’uno con l’altro e in generale con il resto del vicinato ed era già una cosa in comune in più che avevano tra loro rispetto che con il resto dei residenti della via.
Non si scambiavano dolci - non li cucinavano proprio -, uova prossime alla scadenza né inutili chiacchiere. Crocus gli aveva ceduto il suo vecchio sfigmomanometro ma più che altro per liberarsene e Law fingeva di non sapere che Laine andava a portargli il giornale quasi tutti i giorni quando Law aveva finito di leggerlo, perché apparentemente al vecchio piaceva leggere le stesse notizie su quotidiani diversi.
Era un quieto vivere, un non disprezzarsi che era già tanto per due soggetti come loro, e anche un affidarsi qualcosa che aveva o aveva avuto valore, senza per questo arrivare a stimarsi a vicenda. Almeno non esplicitamente e ad alta voce.
Quel che era certo è che si somigliavano abbastanza da capirsi e Law sapeva che a Crocus, starsene per gli affari suoi non pesava, neppure alla Vigilia di Natale che era alla fin fine un giorno come un altro. Eppure, quella sera, Law aveva l’impressione che per quanto non ricevere nessun invito non gli facesse alcun male, riceverne uno avrebbe comunque fatto bene. A Crocus.
A lui, porgerlo, che venisse rifiutato o meno.
«Mi chiedevo se volessi unirti a noi per cena» parlò asciutto Law, serissimo, senza pause e, quando Crocus dopo un momento arcuò entrambe le sopracciglia, l’espressione non esattamente convinta, Law lo imitò come un perfetto riflesso.
«Hai preso un colpo in testa?»
«Hai ragione è un’idea senza senso buona serata» fece dietro front e sarebbe andato a casa per direttissima se Kay non fosse stata lì, dietro di lui, con un sorriso e un lieve, innamorato rimprovero nello sguardo.
Law roteò gli occhi senza farsi vedere dal vicino e tornò sui propri passi, incrociando nuovamente l’espressione piatta di Crocus. Roger, ma anche lui era tanto fastidioso quando faceva così?!
«Ci farebbe davvero piacere. E puoi portarti Lagoon se vuoi» concesse.
Bepo andava pazzo per quello stupido gatto blu sovrappeso con il vizio di prendere a testate chiunque finché non beccava coccole, ed era Natale anche per loro, no?
«La piccola c’è?»
Law avrebbe voluto alzare un sopracciglio, mostrarsi scettico, fargli notare che era una domanda senza molto senso. Insomma, dove altro sarebbe dovuta essere?
Eppure anche a lui suonava come una questione abbastanza fondamentale e una condizione imprescindibile. Sì, la piccola c’era. Per fortuna.
«Sì, ovvio»
«Mh» mugugnò Crocus, quella che chiaramente non era una risposta.
Law si massaggiò mentalmente le tempie, imponendosi la calma. Era quasi Natale, era quasi Natale. Uno smembramento sarebbe stato davvero fuori luogo. Poi si era appena riconciliato con Koala, che per inciso Crocus stava squadrando dalla testa ai piedi e aveva pure aperto di più la porta per vederla meglio. Che aveva da guardare?
«Piacere, io sono Koala. Koala Surebo» si fece avanti, una mano tesa che tanto, Law lo sapeva, non sarebbe stata afferrata.
«Ci vedremo spesso?»    
Stavolta il sopracciglio di Law schizzò verso l’alto. Si era appena ricordato perché non ci parlava mai, era sfinente.
«Beh ecco…»titubò Koala.
«Sì» annunciò deciso Law e avrebbe pagato perché Koala lo guardasse sempre come lo guardava in quel momento. «La vedrai spesso»
Crocus annuì un cenno di comprensione verso Law e poi tornò su Koala.  
«Io sono Crocus Melville, settant’un anni, gemelli, gruppo sanguigno AB. Molto obbligato» snocciolò, prima di richiudere loro la porta in faccia, lasciandoli lì, una interdetta, l’altro omicida.
«Ma…» mormorò Koala dopo un momento. «…quindi viene a cena o no?»
«Tu lo sai?» sibilò Law, la voce appena tremante. Forse il veto sulle smembramento perché era Natale si poteva anche sospendere. «Credo di no, comunque» sentenziò dopo un momento il chirurgo, incastrando saldamente la propria mano nella sua, con l’intento di andare ma fece appena in tempo a mettere un piede sul primo scalino che la porta del 17 di via Flevance si riaprì. Crocus uscì ben infagottato nella giacca, Lagoon sotto braccio che si guardava intorno con gli occhi gialli spalancati, cercando di capire cosa stesse succedendo.
«Comunque Lawrence, hai cambiato marca di caramelle? Le ultime che mi ha offerto tua figlia mi sembravano un po’ diverse da quelle che mi piacciono»
«Che piacciono a te?!»
Per un attimo Law si chiese perché mai continuasse a seguire l’istinto anche quando gli suggeriva idee che sembravano buone ma palesemente non lo erano, ma l’attimo durò giusto il tempo di attraversare la strada ed entrare in casa. Non avevano ancora richiuso la porta che una testolina ramata e due occhi grigi fecero capolino all’ingresso, più preoccupati di quanto Law avrebbe mai voluto vedere, ancor meno sapendo di essere stato lui a causare quello stato d’animo.
«Papà» gli corse incontro, le braccia tese per aggrapparsi a una sua gamba, non fosse mai che gli venisse in mente di andarsene di nuovo. Ma Law era pronto e si chinò al momento giusto per afferrarla e caricarsela in braccio e non riusciva a smettere di stupirsi di quanto fosse bella la sensazione di quelle manine minuscole che si aggrappavano a lui come se fosse il suo porto sicuro.
«Io e Kay siamo andati a chiamare una persona per invitarla a mangiare con noi» spiegò, ringraziando di avere una scusa così perfetta da presentare su un piatto d’argento.
Laine sollevò il musetto dal suo collo e lo guardò interrogativo, cercando poi oltre la spalla del papà.
«Crocus!» si illuminò nel riconoscere il dirimpettaio, intento a togliersi la giacca con l’aiuto di Koala. «Ciao!»
«E c’è anche Lagoon» la fece saltare appena contro la sua anca, indicandole con il capo il gattone che già dava testate a qualunque superficie verticale disponibile e soprattutto alle zampe di Bepo, che era arrivato subito dietro alla padroncina e ora annusava l’altro sacco di pulci con il suo naso enorme. Laine sorrise ancora di più e Law si piegò a darle un bacio tra i capelli.
Dio, si stava così bene a casa. Non gli dava fastidio neppure il sottofondo musicale natalizio, sicuramente una playlist di Lamy, ci metteva la mano sul fuoco.
«Dimmi Laine, hai fatto la brava?» domandò Crocus fermandosi davanti a lei e a Law non sfuggì come Laine cercasse per un attimo Koala, in attesa del suo assenso per rispondere che sì, aveva fatto la brava. Era stata con lei quel pomeriggio, solo Koala poteva dirlo, se aveva fatto la brava, giusto?! «Ottimo» sentenziò il vegliardo, avanzando poi per raggiungere la cucina.
«No ma prego, fa pure come se fossi a casa tua»
«Lo stavo già facendo, Lawrence, ma grazie per la precisazione»
Il vuoto fu tutto quello che vide per un attimo. Lo avrebbe ucciso. Prima o poi lo avrebbe… Law si girò a guardarla, quando Koala lo baciò piano sul braccio attraverso la felpa, prima di allungarsi ad accarezzare Laine per poi proseguire a sua volta verso la cucina e a Law bastò uno sguardo d’intesa con sua figlia per seguirli a ruota.
«…’chio mio, che piacere averti con noi!»
«Io sarei stato più felice di non rischiare la vita, ma confido che basti tenerti lontano dalle fonti di calore. Sicuri ci sia abbastanza per tutti? Non voglio imporre la mia presenza»
«Non preoccuparti Crocus, abbiamo fatto riso per un esercito, ci sono sfuggite le dosi di mano» rise Koala, mentre Law si sedeva tra lei e Lamy, Laine ancora in braccio.   
«Ehi tutto bene?»
Law si girò verso sua sorella, che lo guardava con i suoi occhi limpidi carichi di affetto e un po’ in apprensione. «Tutto bene» confermò, sporgendosi a baciarla sul capo come con Laine poco prima. «C’è del gelato in congelatore» la avvisò.
Lamy si accigliò. «Al ventiquattro di dicembre?»
«Credevo non esistesse stagione per il gelato» la citò con uno sguardo eloquente a cui Lamy rispose sgranando gli occhi e scoppiando poi a ridere dopo un momento appena di stupore.
«Hai ragione fratellone»
Law se ne rimase per un momento a osservare come le si arricciava il naso quando rideva, una caratteristica che Laine aveva ereditato dalla zia, o forse da lui. Difficile dirlo, non sapeva come fosse la sua faccia quando rideva.
Però sapeva che era bello sentir ridere Lamy, sentir ridere Koala e sentir ridere Laine. E forse, per quell’anno, ne voleva anche di più.
«Scusatemi un momento» dichiarò alzandosi in piedi, lasciando Laine sulla propria sedia, dove aveva tutte le intenzioni di tornare. Certi vizi, come mangiare standogli in braccio, non glieli aveva mai dati ma doveva ammettere che era lui, quella sera, ad aver bisogno di essere un po’ viziato. «Torno subito» assicurò, stringendo una spalla a Koala mentre le passava dietro e trovando la sua mano a sfiorargli il dorso.
Con un movimento fluido estrasse il cellulare ancora in tasca, mentre scivolava fuori dalla cucina. Fece qualche passo a caso, lasciando oscillare il pollice sopra lo schermo ancora scuro e si concesse un profondo, profondo sospiro. Non riusciva a credere a quello che stava per fare.
Sbloccò la tastiera e scrisse rapido il messaggio, le voci nella stanza accanto che crescevano in intensità e sfociavano in risate e proprio un attimo prima di inviare, l’inconfondibile rumore di un piatto che andava in frantumi lo distolse da ciò che stava facendo, riportandolo sui propri passi.  
«Non mi sono praticamente mosso!» stava protestando Cora, mentre scostava la sedia per raccogliere i cocci del piatto che aveva avuto la sventura di capitare sul suo cammino.
«Papà, fermo, ci penso io!» lo bloccò Lamy con una nota d’urgenza nella voce.
«Cora non preoccuparti, davvero, può capitare» intervenne anche Koala che si era già alzata a recuperare la scopa, mentre Crocus metteva qualcosa nel piatto di Laine.
«Ne vuoi ancora?»
«No così va bene»
«Koala ti verso un po’ d’acqua»
«Grazie Cora»
«Naturale o frizzante?»
«Quella nella bottiglia di plastica andrà benissimo»
Law li osservò, protetto dall’ombra del corridoio, le labbra piegate in un sorriso sghembo.
L’uomo che aveva cresciuto lui e sua sorella, che Lamy chiamava papà ad alta voce e Law solo nella sua testa. Il vicino di casa che era uno dei pochi a cui si sentisse davvero tranquillo ad affidare sua figlia. La donna incontrata per caso poche settimane prima, che già sapeva dove trovare tutto il necessario per preparargli la cena  e curargli il cuore. La ragazza con il suo stesso sangue ma con uno spirito così tanto più luminoso, da riuscire a illuminare un po' anche lui.
La bambina che li teneva tutti insieme come la colla.
Sapeva cosa sembravano visti da fuori, esattamente ciò che erano. Una famiglia riunita per Natale.
Senza più esitare, Law pigiò il tasto di invio, spedendo il messaggio in modalità multidestinatario. Con quella bella pensata, ne era consapevole, Natale non sarebbe più stato lo stesso.
 
  
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