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Autore: JoSeBach    22/12/2019    0 recensioni
Laytontober 2019. Dal calendario presente sul blog di charmanderxerneas (Tumblr)
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Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Claire, Hershel Layton, Luke Triton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diario del Professor Hershel Layton - Misthallery: giorno 1

Ora mi ritrovo in una stanza dell'hotel North Ely, a Misthallery. Eh sì, per aiutare la Scotland Yard e per seguire il mio dovere di cittadino e yada yada yada questo e altro.

Comunque, ora spiego perché mi trovo qui: a quanto pare una lettera è stata inviata alla centrale di polizia. E non una lettera qualsiasi…
La busta non presenta tracce o segni particolari, se non che è completamente battuta a macchina. Poco male, forse il mittente Clark Triton ha una grafia indecifrabile come la mia.
Neanche la carta ha nulla di speciale: un foglio bianco dove vi sono impresse poche informazioni, ma una storia che va oltre l'immaginazione. In soldoni, pare che uno spettro stia terrorizzando la cittadina e demolisca strade e quartieri durante la notte. E, evidentemente, la Yard che non crede "a queste bravate" doveva lasciare un caso così bizzarro a un uomo bizzarro. Ottima scelta.
Allora, d'accordo, insegnerò anche filosofia al liceo, ma non significa che creda a fate e gnomi!
Ciò che però mi ha indicato di continuare la ricerca è il secondo messaggio nascosto nella lettera, composto dall'iniziale di ogni riga. "Ciaiuti". Troppo elaborato per essere uno scherzo...
Giunti in poche ore a Misthallery, abbiamo troviamo parte delle abitazioni rase al suolo, i pianti e le grida riempivano ancora le altezze vuote. Nell'aria solo la frase «Lo spettro! Ci vuole tutti morti!» Ero già a conoscenza dei loro costumi superstiziosi, ma non credevo ci potessero credere così tanto.
Ho indagato un po' chiedendo informazioni ai civili e indovina? Mi dicono che si sente il suono di un flauto quando lo spettro si dissolve nella nebbia! Sarà solo una coincidenza? Probabilmente no, visto che è come si addice allo spettro della leggenda.
Comunque siamo riusciti a visitare Clark e apparentemente non sapeva nulla della lettera che abbiamo ricevuto... peculiare, un furto di identità? Forse sto solo speculando troppo, però la faccenda si fa interessante.
Essendo arrivati tardi qui a Misthallery, abbiamo deciso —io ed Emmy— che domani mattina andremo a consultarci con l'ispettore della cittadina, un tal Levin Jakes, conosciuto anche come "Veggente": pare sia un abile investigatore che riesce a chiudere i casi molto rapidamente. Particolare l'alto tasso di suicidi e incidenti in questo paesino, però...
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Theodore Bronev POV

La nebbia getta un velo di cordoglio sui presenti e futuri ruderi, il cielo bigio e l'umidità rendono l'ambiente più stagnante.
Oggi non sarà una notte di esplorazione: mi trovo nell'ufficio di Levin Jakes, un bastardo non diverso da quel Hawks, entrambi sanguisughe e corrotti. Direi che è un motivo abbastanza valido per giustiziarlo. Se le cerca.

I piedi lenti dell'obeso si fanno sentire anche a cinquanta metri di distanza, i corridoi esenti da passi estranei. Le chiavi strangolate e scombussolate sbloccano la porta che si apre con notevoli lamenti, proprio come il pavimento in legno, sotto pressione. L'uomo non si disturba ad accende l'interruttore: le lampadine sono da tempo fulminate per la sua pigrizia, una candela può bastare. Si siede sbuffando sulla poltrona, il fondo schiena le fa gridare pietà, lui sordo dei suoi tormenti. Inizia a rovistare le scartoffie sparse senza criterio sul tavolo, fascicoli accomunati dalla scritta rossa "caso chiuso". Sì, chiuso con un incidente o un suicidio, intanto che differenza fa? Solo in alcuni c'è il nome di un innocente chiamato come colpevole, giusto per estinguere i sospetti.
Sono fascicoli magri, striminziti, le foto inconcludenti, le prove raccolte povere, le deduzioni uno spreco, un rifiuto nel posto sbagliato. «Un modo, devo trovare un modo... 'sto cazzo di spettro...» farnetica la bestia, le unghie nei fogli, quasi per raccogliere delle parole, una scusa che casualmente abbia un senso, un verdetto a suo vantaggio.

No, lui non è il "Veggente", ma è un uomo mortale, corrotto, non molto lontano dalla Targent, non molto lontano da quel Hawks; tutti della stessa razza: bastardi. Curiosamente devono avere un soprannome che dia credito alla loro acuta vista e intelligenza. Ridicolo.
È un uomo che non merita pietà, un ladro, un pagliaccio che rende questo mondo già folle un circo.

Lui continua inutilmente con le scartoffie e non nota la mia presenza, essendomi perfettamente criptizzato nell'oscurità dell'armadio, i respiri muti, il cappio stretto nella mia mano sinistra, pronto per l'azione. Il silenzio delle ali mi dice che non corro pericolo, che posso agire in qualunque momento. Raggiungo con leggerezza le sue spalle, mi affretto ad afferrare il pugnale, la lama raggiunge la gola prima che possa reagire. «Non muoverti.»

Si accorge dell'agguato, le sue ascelle sollevate a fatica, il freddo testimoniato dalle tende danzanti. «C-chi sei?» mi chiede, la bocca spalancata senza parole, la voce tremante. Debole.

«Sono lo spettro.» con serietà gli rispondo scherzosamente. Sì, lui esiste, io esisto.

Le spalle si sollevano, quasi pronte a ridere, qualche risatina gli sfugge. Che incontinenza sconcertante. Poi realizza chi è dalla parte del manico. «Cosa vuoi da me?! T-ti posso dare quello che vuoi! Posso pagarti qualunque cifra!»

Un uomo delirato, ecco cosa sei tu. «Mi darai qualunque cosa voglia?»

«S-sì.»

«A qualunque prezzo?»

«Ho detto di sì! Ora vuoi dirmi che cazzo vuoi?!» trema ancora di più e suda freddo: è impaziente. Non fa altro che continuare a fissare sotto il tavolo, dove ha piazzato da diversi anni un pulsante d'emergenza: al suo avvio, si presenteranno quindici pattuglie pronte ad abbattere l'intruso. Come se non mi fossi già accorto della minaccia.

«Lei deve solo fare ciò che le ordino.—attendo qualche istante—Stia fermo e non osi voltarsi.» Allontano lentamente la lama, lui fremente di paura e determinazione.

Appena sente di avere il via libera, si getta sotto la scrivania per raggiungere la sua salvezza. E ce la fa, ma gli rimane solo l'incredulità e il poco ossigeno nei polmoni.

Lo tiro verso di me, il cappio avvolto completamente alla gola. La mano destra tiene la bestia impazzita e il piede preme sulla sua schiena per domarlo. Non ci vuole molto per farlo svenire. Ora posso lavorare agevolmente senza intralci.
Distendo la bestia sulla scrivania, lego il cappio sulla trave che sovrasta la poltrona regia, pestando per breve tempo il cuscino della sedia. Infine lascio che la gravità faccia il resto: l'uomo si risveglia quando è tutto allestito, spes ultima dea, si dimena, facendo cadere la sedia, segnando il suo destino. Si contorce, agita le gambe tremano terribilmente, cianosi sul volto, come una cimice intrappolata sotto un bicchiere. Mi sorprende che la trave riesca a reggere tutto quel peso. L'ansia gli ruba l'aria, quel poco che c'era in quei sacchi. Il cervello muore, come se non fosse già morto prima.

Lascio un messaggio sulla macchina da scrivere, che venga pure interpretata come lettera d'addio, non m'interessa.
"nome della vittima: levin jakes
causa del decesso: strangolamento
movente: suicidio
CASO CHIUSO"
  
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