Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |       
Autore: aurora giacomini    24/12/2019    2 recensioni
Dal testo introduttivo:
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come "paura", "ansia" o "terrore". Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. Avevo paura, tanta paura...
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

24 dicembre 2o19





Per un Bacio


 



Ciao, amico lettore,
è la vigilia di Natale 2o19. 
Sono passati tre anni dai fatti che sto per narrarti. Fatti accaduti in questa stessa ricorrenza. Fatti che non so ancora spiegare...
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come paura, ansia o terrore. Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. 
Avevo paura, tanta paura...

 

 


1
Etica e Istinto



 

 

«Silenzio! Per favore, un po' di silenzio!» La professoressa di italiano che cerca di attirare l'attenzione dei miei compagni di classe. «Contenete il vostro entusiasmo, santo cielo! Avete tutti, i permessi firmati dai vostri genitori?»

Abbasso gli occhi sul foglio che tengo tra le dita: lo spazio della firma è ancora in bianco...

«Non mi dirai che non vuoi venire?!» La voce stizzita di Alessia. E' la mia compagna di banco, non che migliore amica.

«I miei sono in Polonia...» replico, continuando a fissare il punto in cui manca l'inchiostro.

Alessia mi guarda come fossi un'imbecille.

«E allora? Hai diciotto anni: puoi firmare da sola! E poi, in caso nessuno ti avesse ancora informata, esistono i fax, le mail e cento miliardi di altre cose! Cazzo, Esme, siamo nel 2o16!»

I miei occhi non smettono di fissare il medesimo punto; cosa mi aspetto? Che la firma di mia madre o mio padre compaia magicamente... be', non sarebbe male...

«Sono in una regione isolata... Non ho loro notizie da una settimana... Nel loro lavoro è normale...»

«Firma, ti dico!» Alessia mi posa una penna nera accanto alla mano, in modo tutt'altro che delicato. «Muoviti!», intima.

«Non mi piace fare le cose di nascosto...» Scuoto lievemente la testa: «No davvero...!»

«Dio...! Sei una cosa impossibile!» Sta praticamente gridando. «Non stai facendo nulla di male! Cazzo, sei maggiorenne!»

«Potresti evitare di infilare l'organo genitale maschile in ogni frase? E poi la prof vuole i permessi firmati dai genitori o dai tutori legali... è stata chiara, in merito...»

«Non dirmi che non hai mai falsificato la firma di tua madre?!»

«Certo che no! Non è corretto...» rispondo, senza alzare la testa.

Non posso vedere il volto di Alessia, ma so che mi sta guardando come se le avessi appena confessato un terribile crimine.

«Non puoi lasciarmi da sola! Avevamo detto che avremmo preso la camera insieme...» piagnucola, in modo davvero poco credibile, cercando di muovermi a compassione. «Che ne sarà di me?!»

«E' una settimana bianca, non una missione in Vietnam...» Scuoto la testa. «Te la caverai benissimo anche senza di me...»

«Sei la mia migliore amica! Non puoi abbandonarmi in questo modo meschino!»

Finalmente alzò la testa e le sorrido.

«Meschino...? Sicura di conoscerne il significato?»

«Ah-ah! Dai, Esme! Sarà fantastico! Guarda, lo faccio io per te!»

Le dita lunghe e diafane si avvicinano pericolosamente al mio permesso.

«Non se ne parla!», guaisco , portando il foglio fuori dalla sua portata.

Alessia incrocia le braccia al petto.

«Vuoi la guerra? E guerra sia, allora!»

La guardo con sconcerto.

«Cosa...? Di che parli...?», mugugno.

Un sorriso furbo e lievemente inquietante le si disegna in volto.

«Vediamo se Eleonora riuscirà a farti cambiare idea.»

Boccheggiò come se l'aria fosse improvvisamente svanita dalla stanza. Eleonora Piekna: bella di nome e di fatto! Anche lei per metà polacca.

Ho una cotta per lei dalla seconda media... Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi... Figuriamoci, a stento riesco a darle il buongiorno!

Ogni volta che la vedo, il cuore parte a mille: è così bella... i lunghi capelli neri le incorniciano il viso magro ma morbido, i suoi occhi sono due smeraldi luminosi, la sua bocca sembra il petalo di una rosa sotto la rugiada del mattino. E quando parla, ah... la sua voce, morbida ma leggermente nasale, mi fa impazzire!

«Esme...?» Alessia è a pochi centimetri dal mio volto, piegata sul banco. «Sei ancora tra noi?»

Sto per replicare, ma la voce nasale di Eleonora mi spezza le parole in bocca:

«Dai, Alessia dice che non vuoi venire con noi. Ci sarà tutta la classe! Non fare la pecora nera, Esmeralda!» Mi sorride. «Avanti, giovane!»

So di essere paonazza.

«Io... Ehm... Io...» Non riesco neppure a guardarla, figurati parlare per contraddirla!

«Non fare l'ebete!», mi sgrida Alessia.

Eleonora si rivolge ad Alessia: «Giovane, ma fa sempre così?»

«Solo quando sei nei dintorni, se no è una cazzo di chiacchierona!» Alessia mi posa una mano sulla testa, e io desidero solo che il peso del suo arto possa farmi sprofondare nelle viscere della terra... Come diavolo l'è uscita...?! Ecco, ora si che sono paonazza, se non viola... sono sicuramente viola...

Eleonora ride, una risata nasale e leggera.

«Se vieni, Esmeralda, ti darò un bacio.»

Voglio morire, ora, qui... su questo banco...

«Va bene, verrò...»

Non sono certa di essere stata io a rispondere.

Sento Alessia ed Eleonora darsi il cinque.

Non posso negare che tutta quell'attenzione mi lusinghi; tuttavia, non ne capisco il senso: non sono niente di speciale, anzi... se non fosse per Alessia, dubiterei persino di esistere, in quella classe...

E ora sto per falsificare la firma di mio padre, per cosa? Per un bacio...

Sono troppo codarda per far valere le mie ragioni, pur sapendo di essere nel giusto... almeno eticamente...

Guidata da una forza superiore, la mia mano afferra la penna nera e sigla il patto...

La lotta fra etica e istinto, si è conclusa con un netto 1 a 0 per l'istinto...

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: aurora giacomini