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Autore: LightingThief    31/12/2019    1 recensioni
[FanFiction su Din Djarin, protagonista della serie tv The Mandalorian contiene spoiler riguardo essa]
Prima c’era stata la quasi schiavitù a Corellia, poi c’era stata l’Accademia a Korriban, le sue missioni, nonostante la caduta dell’Impero, ed adesso invece lei si era liberata di tutto ciò che l’aveva da sempre tenuta incatenata.
Aveva scelto sé stessa ed una vita diversa.
Per la prima volta in assoluto Eryn aveva scelto qualcosa da sola, senza che fossero gli altri a scegliere per lei.
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Eryn Laan, conosciuta anche come Speed, è una ex sith che ha deciso di abbandonare l'ordine perché ha sentito il lato chiaro crescere dentro di sé. Si ritrova così a lasciare quella vita fatta di oscurità e per sfuggire all'impero s'improvvisa cacciatrice di taglie. E' proprio nella Gilda dei cacciatori che conosce il Mandaloriano ed è anche insieme a lui che iniziano le sue disavventure nello spazio, alla scoperta delle proprie emozioni e sensazioni che per lungo tempo entrambi si sono negati.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 
First Job

Due settimane dopo
Pianeta di Tokadana


Il cuore sembrava battere all’impazzata nel petto, mentre profondi sospiri abbandonavano le labbra rosee di Speed. Il sudore, per via dello scontro di qualche attimo prima, costringeva i capelli biondi ad attaccarsi alla fronte ed al collo della ragazza che, stranamente, andò a sbottonarsi  di poco la camicia, così da avere più aria a disposizione. 
La situazione, se proprio doveva essere sincera, non era delle migliori, anzi, il tutto era iniziato a complicarsi nel momento esatto in cui quel maledetto Killerbones, o come diamine si faceva chiamare, aveva tirato fuori un asso nella manica: un rancor maschio che usava come animale domestico e guardia del corpo. Insomma il mostro per metà rettile e per metà ragno era decisamente un contrattempo inaspettato di cui nessuno le aveva parlato. 
Adesso capiva perché Killerbones aveva una taglia così alta e nessuno, fino ad allora era riuscito a catturarlo, ma per lei sarebbe stato differente. 
La vecchia donna su Jakku, oltre ad averle procurato degli abiti nuovi ed un mezzo di trasporto valido, aveva cercato di darle una mano suggerendole un modo per fare soldi facili. Non era il più semplice dei lavori ma entrare a far parte di una Gilda di Cacciatori di taglie al momento era la migliore idea da prendere in considerazione. In questo modo non solo aveva la possibilità di stare nascosta e lontana da occhi indiscreti imperiali, cosa alla quale Eryn aspirava, ma quel lavoro le permetteva di togliere dalla circolazione esseri immondi che circolavano per la galassia. Era quasi un lavoro “pulito” che le avrebbe permesso di fare qualcosa di utile per la comunità. 
Quella era la soluzione perfetta, in questo modo sarebbe diventata una cacciatrice di taglie, si sarebbe allontanata dall’impero una volta per tutte ed avrebbe anche guadagnato qualcosa mentre andava in giro per le Galassie. 
Era il piano perfetto ed era stata proprio quella vecchia donna a darle il consiglio spassionato mentre Speed saliva a bordo del suo nuovo mezzo di trasporto, un BT-7 Thunderclap, modello vecchio, smontato e rimontato, ma che per la ragazza era perfetto, anche perché non desiderava una nave immensa, ma lo scambio con la sua vecchia nave ed in più i tre quarti dei propri crediti disponibili avevano convinto la donna a cederle il Thunderclap. Insomma era stato uno scambio equo, ma di ciò Speed non ne era convinta visto e considerato che non aveva idea di quanto potessero valere quelle navi, però almeno aveva un mezzo di trasporto, il che era fondamentale per ciò che avrebbe dovuto fare. 

«Prima di andare, Speed, bambina mia, devi sapere che la Gilda opera nell’Orlo Esterno su Navarro e che per entrare a far parte del gruppo è necessario portare qualche taglia importante, altrimenti non ti accetteranno mai.» 
«Quindi porto alla Gilda qualcuno d’importante e potrò farne parte?»
«Così dicono, io non so altro. Spero che questo possa tenerti lontano da qualsiasi cosa tu stia scappando.»
«Lo spero anche io.»


Con tali parole si erano salutate le due donne ed allora, da quel momento, la priorità di Speed fu quella di cercare qualcuno interessato a delle taglie per entrare nella gilda. Parlare con la gente per lei non era un problema, anche perché era sempre stata in grado di forzare la mente e la volontà altrui per ottenere le informazioni, solo che in quel caso aveva agito con molta più discrezione ed infatti una volta giunta nei pressi della città sul pianeta Navarro non era stato difficile trovare parecchi ologrammi con atrettante taglie che sicuramente avrebbero aiutato per iniziare a costruirsi una reputazione, o qualcosa di simile. Lei aveva scelto quella più alta, come moltissimi altri novelli cacciatori, si trattava di un trafficante di schiavi e di esseri umani, un aqualish di nome Killerbones ricercato da fin troppe persone. 
Così si era messa in marcia  verso il pianeta di Takodana, dove le rigogliose foreste nascondevano la roccaforte degli affari criminali dell’aqualish. Con sua immensa sorpresa aveva scoperto che altri giovani ragazzi, umani e non, erano li per Killerbones, e quindi, seppur a malincuore, decise di fare squadra con loro. 
Di quei sei che erano partiti andando all’attacco dell’aqualish al momento erano rimasti solamente in due.
Il ragazzo dai capelli biondi ed il sorriso furfante, che nel bar più vicino le aveva detto di chiamarsi Kano, era a poca distanza da lei, spaventato ben più di quanto Eryn non fosse, e stringeva il blaster con fin troppa veemenza, come se ciò li avesse potuti aiutare a far fuori il rancor, che aveva già fatto fuori il resto del gruppo. Da un certo punto di vista questo era un bene, perché così facendo Speed non avrebbe dovuto dividere con quasi nessuno la taglia di quell’uomo, però allo stesso tempo questo equivaleva a dire che per lei vi sarebbero stati fin troppi guai. 
«Ed adesso che cosa facciamo, Speed?» le domandò Kano in preda al puro terrore, glielo poteva leggere negli occhi smeraldini che si ritrovava. 
Un bel ragazzo, di certo, se non fosse stato così codardo. 
Eppure le aveva fatto una domanda sensata: che cosa potevano fare? 

Killerbones si era rinchiuso nella sala comandi della sua roccaforte e da li non poteva scappare ed aveva sguinzagliato il rancor che aveva letteralmente fatto una carneficina. Ecco perché quella maledetta taglia era così alta, adesso tutto si spiegava. 
Con la mano libera Speed tirò indietro i capelli sciolti che le ricadevano ad i lati del viso, mentre cercava di riflettere, anche perché non era intenzionata ad usare le proprie abilità acquisite con gli addestramenti Sith, almeno non adesso. 
Usare la spada laser era l’ultima spiaggia, mentre per lo meno con la Forza avrebbe potuto fare qualcosa. Lei era decisamente portata ad i combattimenti corpo a corpo, con le pistole non era poi tanto esperta, doveva migliorare, ma questo era l’ultimo dei problemi. 
Emettendo un profondo sospiro di rassegnazione ecco che si voltò verso Kano e poi con un cenno del capo indicò il rancor che ringhiava alla fine del corridoio, proprio davanti la porta ed un mucchio di cadaveri dei loro ex compagni di disavventure. 
«Tu coprimi con il rancor, io cerco di avvicinarmi e forzare la porta. Tiriamo fuori da li l’aqualish.»
Era l’unica idea sensata al momento, anche perché non aveva intenzione di rimanere li ad esitare ed a perdere tempo e solamente dopo aver visto il cenno d’assenso di Kano ecco che il biondo ragazzo uscì allo scoperto ed iniziò a sparare colpi col blaster un po’ ovunque, richiamando l’attenzione dell’essere assetato di sangue. 
Speed, dopo aver meditato ed inspirato profondamente, per l’ennesima volta nel giro di qualche minuto, uscì a sua volta allo scoperto, correndo radente al muro. I sistemi di sicurezza li avevano disattivati prima ancora di entrare li dentro, ma il vero problema fu evitare le orride zampe del mostro che cercarono di afferrarla quando lei gli passò vicino correndo. Scivolò a terra, ed utilizzando la forza ecco che allontanò il mostro, che adesso non sapeva se concentrarsi sulla ragazza oppure sui colpi di blaster di Kano, e Speed, una volta in piedi e lontana, riprese a correre fino alla porta sbarrata. 
Aveva fatto di peggio, doveva ammetterlo, solo che in quell’istante sentì che la sicurezza che il proprio elmo le donava, quando era una sith, stava venendo meno. In quegli attimi si sentì davvero vulnerabile, come se tutto potesse colpirla, e questo le fece paura. Aveva abbandonato quella oscura strada per andare verso la luce, ma allo stesso tempo aveva deciso di allontanarsi anche dal terrore che la propria figura poteva imporre. Adesso non era più una sith, era semplicemente una ragazza che stava cercando di cambiare vita. 
Cercò di non pensarci troppo mentre armeggiava disperatamente con le chiavi che avevano preso ad i droidi di sicurezza posti all’ingresso, sicuramente fra quelle chiavi doveva esserci quella per aprire la porta della sala comandi, ma i versi alle proprie spalle del mostro non facevano promettere nulla di buono. 
Le urla di Kano divennero sempre più forti, segno che il rancor si stava avvicinando a lui, e questo mise una certa ansia alla ragazza, che voltandosi vide quest’ultimo afferrato da una delle zampe del mostro nonostante i colpi di blaster. 
«No, lasciami andare. Lasciami—… SPEED!» Kano urlò disperatamente il suo nome mentre il mostro iniziava letteralmente a farlo a pezzi ed a divorarlo, come erano soliti fare. Si trattava, fra l’altro, di un esemplare maschio, ben più grande di quanto non fosse una femmina, e nelle urla di disperazione e dolore Eryn capì che doveva fare qualcosa. 
Abbandonò, quindi, la serratura e provò a sparare un paio di colpi di blaster in direzione del mostro e della sua schiena e quello, avvertendo parecchio fastidio, si voltò verso di lei. Lasciò cadere il corpo di Kano a terra e poi ringhiò con tutta la forza che aveva in corpo. 
Lo aveva fatto arrabbiare, il che non era un bene, ma se lui voleva giocare sporco lo avrebbe fatto anche lei, infatti rapidamente portò una mano all’altezza della cintura e da una delle sue tasche afferrò il pesante manico argento scuro della propria spada laser. 
Socchiuse gli occhi alla ricerca dell’equilibrio in quel caos, com’era solita agire quando si trovava nei guai, lei aveva bisogno di trovare l’ordine e per farlo doveva lasciarsi andare alle emozioni. Doveva cavalcarle e trarne potere, ed in quel caso la sua sensazione predominante fu la rabbia per non essere stata in grado di aiutare i propri membri della squadra. Erano dei ragazzi appena conosciuti ma lei si sarebbe dovuta sforzare di più e per questo sembrò maledirsi. 
Così, mentre il rancor iniziò a caricare verso la ragazza ecco che ella sfoderò la propria spada, lasciando che l’acceso colore viola scuro emanasse scintille a pochi centimetri dal terreno. Le ci vollero pochi secondi per evitare il mostro, che andò a sbattere contro la porta di metallo spesso, e poi con un singolo colpo secco fece scattare la spada dinnanzi a sé, andando ad amputargli il braccio e la gamba più vicine a lei. 
Lo vide cadere a terra, mentre emetteva versi spiacevoli e di dolore, perché era chiaro che quel colpo non gli avesse fatto per nulla bene, ma lui non sembrava demordere, infatti rotolando sulla schiena e col braccio ancora integro riuscì a colpirla, questa volta all’improvviso, strappandole i pantaloni all’altezza della coscia e ferendola. Ovviamente, quasi nella foga della rabbia, ancora una volta Eryn rispose al colpo questa volta, però, decapitandogli la testa e lasciandola cadere a terra a pochi metri dal corpo che si dimenava esalando gli ultimi respiri. 
Non avrebbe voluto giungere a tanto, ma era stato necessario perché li la questione era: o lei oppure il rancor, e la scelta, purtroppo, era stata molto facile. 
Passarono un paio di secondi durante i quali il mostro continuò a dimenarsi fin quando non smise finalmente di muoversi e solamente allora Speed spense la propria spada, socchiudendo appena gli occhi ed appoggiandosi alla parete più vicina. 
La ferita alla coscia non era nulla di grave, per fortuna, il che equivaleva a dire che non si doveva preoccupare, eppure una volta tornata sulla nave, finita quella sorta di disavventura, l’avrebbe dovuta medicare, era fondamentale, ovviamente.
«Maledizione—…» borbottò fra sé e sé, perché purtroppo non era ancora giunto a termine il proprio lavoro e Killerbones, che era la propria preda, non era stata catturata, ma mancava poco. 
Riposò con attenzione la spada laser nella tasca della cintura, e poi la coprì con il giubbotto scuro che aveva comprato dalla vecchia signora, e con qualche difficoltà per via dell’iniziale dolore, ecco che Eryn tornò a forzare la serratura usando le chiavi del droide. 
Anche in quel caso fu solo questione di minuti prima che finalmente la combinazione giusta venisse inserita, ed ecco che con un sordo sbuffo la grande porta un metallo si aprì ed un colpo di blaster venne lanciato all’esterno. Fortuna voleva che Eryn fosse messa di lato, poiché aveva immaginato qualcosa del genere, infatti l’aqualish non era di certo un elemento da sottovalutare. 
«Che cazzo hai fatto al mio rancor?»
La voce del trafficante venne fuori urlata con disperazione, forse perché per lui era davvero importante quel mostro, ma a Speed poco importava. 
«Vogliamo parlare di quello che lui ha fatto a tutti gli altri?» rispose a tono la ragazza andando ad afferrare il blaster che poco prima aveva messo via per far posto alla sua arma prediletta. 
Rimase appoggiata contro il muro, avvicinandosi di poco alla porta, pronta ad agire, solo che doveva concentrarsi per evitare di ricevere un colpo di blaster in pieno petto. 
Killerbones era fresco e riposato, lei un po’ meno e questo era un punto a sfavore per Eryn. 
Attimi di tensione e silenzio scivolarono fra loro ed alla fine fu lei a venir fuori per prima, così da poter cogliere di sorpresa la propria taglia e non lasciargli via di scampo. 
Ovviamente fu abbastanza veloce da evitare un primo colpo di blaster, sparando a sua volta in direzione di Killerbones, che si era rifugiato vicino il pannello di controllo dell’intera struttura, e poi ecco che lui sparò nuovamente, puntando esattamente addosso alla ragazza.
Esattamente come aveva previsto Speed il colpo fu piuttosto facile da fermare a mezz’aria, attraverso l’uso della forza. Era una delle prime cose che venivano loro insegnate, poiché dovevano imparare a controllarla al meglio e lei, essendo fin da piccola una persona sensibile alla forza, aveva appreso subito come utilizzarla al meglio, sfruttandola  a proprio favore. Il colpo di blaster, fermo a mezz’aria, lasciò senza parole l’aqualish, che in preda alla sorpresa lasciò cadere le sue pistole, ed ovviamente Speed superò il colpo lasciandolo poi schiantarsi contro una parete, il tutto con un semplice movimento della mano. 
«Ma tu chi sei? Come diamine hai fatto a—… a fermare e deviare il colpo? Come hai ucciso il rancor?» le domandò balbettando, sempre più confuso, cosa che succedeva spesso quando la gente comune si misurava per la prima volta con la forza. 
«Sono qui per catturarti. Adesso non fare troppe domande. Dimenticati di ciò che hai visto, indossa le manette e seguimi senza fare storie. Sono stata chiara?» 
Ed in aggiunta alla forza usata nelle proprie parole, ecco che gli lanciò al volo un paio di manette resistenti che si era portata con sé. L’aqualish, seriamente stupito, annuì in silenzio ed una volta afferrate le manette le indosso autonomamente, pronto per seguire la giovane ragazza ovunque lei volesse andare. 
L’ombra di un lieve sorrisetto si fece largo sul viso di lei, che ovviamente, cercò di nasconderlo coprendosi con delle ciocche di capelli scombinati, mentre sistemava le proprie cose. 
Era soddisfatta, seppur stanca, alla fine quella sua prima caccia era andata piuttosto bene ed aveva funzionato. 
Sì, poteva decisamente fare quella professione, di questo ne era più che certa, doveva solo migliore. 


Navarro
Il giorno dopo


Durante il viaggio Killerbones aveva dormito, aveva farfugliato, si era arrabbiato, aveva addirittura provato a scappare, beccandosi un pugno in pieno viso, ed alla fine aveva ceduto e si era arreso a Speed, che dalla sala comandi lo aveva costantemente tenuto d’occhio. Ad un certo punto ebbe decisamente voglia di tappargli la bocca, viste tutte le domande che faceva e le battutine atte a farla innervosire, non che ci volesse molto. Da questo punto di vista l’ex Sith tollerava ben poco chi la prendeva in giro o denigrava la sua forza, ma da quando era divenuta una semplice ragazza ciò che forse le dava ancor più fastidio era l’essere sottovalutata per il proprio sesso oppure per le battute a sfondo sessuale che alcuni erano soliti fare. Non era qualcosa che all’accademia si sentiva spesso, anzi, quel genere di argomenti non sono mai neanche stati presi in considerazione. 
Sì, era vero che i Sith basavano tutto sulla passione e sulle proprie emozioni e sensazioni, ma mantenevano ugualmente una certa rigidità ed un certo onore, cosa che in quell’ambiente non si vedeva.
Ecco che Eryn aveva scoperto quanto fastidio potessero darle quel genere di insinuazioni, ma se da un lato avrebbe volentieri usato la propria spada per minacciarli e farli smettere di parlare, dall’altro decise di non rovinare la propria copertura e di provare a rispondere a tono o di ignorare quel genere di insinuazioni. 
Fu quasi con estremo piacere che lo strattonò giù dalla nave, una volta atterrata in prossimità della città abitata sul pianeta di Navarro. Li c’era non troppa gente, mercanti di vario tipo, facce che facevano paura e quando la videro passare con Killerbones in catene al proprio fianco Speed camminò con tutto l’onore di cui una sith era disposta, a testa alta e senza abbassare mai la guardia.
Questo non sarebbe mai cambiato, purtroppo, doveva solo cercare di nasconderlo bene. Era una fortuna che da quelle parti non vi fossero imperiali, anche perché così aveva più possibilità di muoversi. Mentre camminava per la città sentì parecchi parlare ed indicare la sua preda, che si muoveva seppur con parecchio sdegno, ed ecco che seguendo le indicazioni riuscì a raggiungere il bar che era la sede principale della Gilda dei Cacciatori. 
All’ingresso due uomini di elevata statura la osservarono con estremo interesse e poi puntarono lo sguardo sulla figura dell’aqualish alle spalle di Speed, ed ecco che poi sogghignarono. 
«Chi lo avrebbe mai detto, finalmente qualcuno è riuscito a catturare quel bastardo di Killerbones.
» mormorò uno dando una pacca sulla spalla alla ragazza, sorpresa da quel gesto inaspettato. 
«E fra l’altro è stata una ragazza a catturarlo, incredibile!
» aggiunse l’amico sempre più sorpreso ed allo stesso tempo esaltato, ma prima ancora che Eryn potesse dire qualcosa una figura si fece largo fra i due, mostrando un sorriso compiaciuto, oltre che lo sguardo assai interessato. 
Indossava abiti eleganti ed un portamento che ricordò qualcosa di nobile ad Eryn. Era un uomo dalla pelle scura e lo sguardo scaltro, ed a giudicare dalle reazioni degli uomini era sicuramente qualcuno d’importante. 
«Dunque è vero, una bella ragazza prende una delle taglie per gli esterni e mi porta indietro Killerbones. Posso finalmente dirmi stupito.»  commentò puntando, finalmente, gli occhi scuri in direzione di Speed, che in tutta risposta inarcò un sopracciglio ed intrecciò le braccia all’altezza del seno. 
«Perché siete tutti così stupiti che vi abbia portato indietro questo aqualish? Non era ciò che cercavate?» 
«In realtà lo volevano i nostri clienti e credo, mia cara, che sia il caso di discuterne all’interno, non trovi? Sono Greef Karga, il capo della Gilda, e mi piacerebbe davvero tanto offrirti qualcosa da bere.»
Bingo, finalmente il capo della Gilda si era accorta di lei, come aveva sperato, ed ecco che l’opportunità di entrare a farne parte divenne sempre più completa. 
Con un semplice movimento andò a sciogliere la catena che aveva agganciato alla propria cintura, così da potersi portare dietro il prigioniero, e la consegnò alle guardie, perché quei due dovevano essere le guardie all’entrata della gilda, sicuramente loro avrebbero saputo cosa farne di Killerbones, magari lo avrebbero consegnato al cliente che aveva chiesto aiuto a loro. Fu quasi uno scendere verso le tenebre mentre la ragazza superò i gradini e si ritrovò in quel bar, in parte pieno di gente, sicuramente i cacciatori di taglie, che in coro si voltarono a guardarla entrare li dentro.
Non dovevano vedere molte ragazze viste le loro facce, ma chiaramente Eryn, forte del suo alto senso altezzoso, non li degnò neanche di uno sguardo, troppo impegnata a seguire Greef verso il suo tavolo e fu proprio li che invece, ci fu qualcosa che catturò la propria attenzione, perché se da un lato tutti si erano voltati verso di lei c’era stato qualcuno che non l’aveva fatto. 
Esattamente quella persona seduta al tavolo verso cui si stavano dirigendo, e quella figura indossava un elmo di beskar così riconoscibile che le ci volle tutta la forza di cui era disponibile per non lasciarsi andare ad un’espressione sorpresa, come “oh!”. 
Perché non era tutti i giorni che s’incontrava un Mandaloriano e men che mai aveva pensato d’incontrarne uno proprio su Navarro, in quella stessa Gilda di Cacciatori alla quale lei si sarebbe tanto voluta unire. 
   
 
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