Serie TV > Friday Night Lights
Segui la storia  |       
Autore: Amily Ross    07/01/2020    1 recensioni
[Friday Night Lights ]
Dillon: una piccola ed accogliente cittadina del Texas, dove tutti si fanno sempre gli affari altrui – soprattutto tra gli adulti – ma nonostante ciò è una grande comunità che si aiuta tra loro nella maggior parte dei casi; se c’è una cosa, però, che mette tutti d’accordo e fa salire la febbre ad ogni abitante di Dillon quello è il football – lo sport più amato e praticato dello stato americano. La squadra di casa, i Panthers, guidata dal coach Eric Taylor e formata da ragazzi del liceo, è amata e sostenuta da tutta la città; sono i giocatori i veri protagonisti, giovani promesse del football, trattai come stelle, quasi come fossero divinità – ma non è tutto oro quello che luccica – un adolescente resta sempre un adolescente, ed ognuno di loro riesce sempre a ficcarsi nei casini in un modo o nell’altro, e l’arduo compito di risolvere i problemi spetta al coach – che per alcuni è come un padre – ma per quanto Eric Taylor riesca a mettere in riga i propri ragazzi ed a condurli alla vittoria, non è onnipotente ed anche lui non può fare nulla dinnanzi ad un grave infortunio di uno dei suoi migliori uomini.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2: Go Panthers!

Dillon: giovedì 9 settembre 2006, casa Riggins, h. 5:45

Amily apre gli occhi e sorride trovandosi davanti il viso di Tim, che dorme ancora, gli scosta una ciocca dalla fronte e ripensa alla notte appena trascorsa e la conferma che non sia stato solo un sogno ce l’ha davanti – in carne ed ossa – uno dei ragazzi più belli della scuola, che le ha confessato i suoi sentimenti ed ora è lì, addormentato al suo fianco; gli bacia le labbra e si stiracchia, guardando l’ora, poi si china su di lui e lo stringe. «Timmy?» gli sussurra dolcemente all’orecchio, baciandogli la guancia. «Sveglia, dormiglione.» sussurra ancora ed ancora lo bacia in guancia, il ragazzo borbotta qualcosa e le dà le spalle, passandosi la mano sinistra tra i capelli sudati per toglierli dalla fronte. «Dai, dobbiamo andare a scuola, domani è il grande giorno e tu devi allenarti.» dice ancora Amy, accostandosi alla sua schiena e baciandogli il collo. «Vorrei non andare a scuola…» mormora Tim stropicciandosi gli occhi e sbadigliando, sentendosi rincoglionito come se avesse bevuto. «Anche io vorrei rimanere tutto il giorno qui con te, ma ci tocca andare a scuola.» risponde Amy, baciandogli la nuca ed alzandosi. «Vai a farti una doccia, che sei tutto sudato, io preparo qualcosa per colazione.» dice mettendosi momentaneamente la sua camicia ed andando in cucina; Tim apre pigramente gli occhi ed annuisce, mettendosi seduto sul letto e prendendosi il viso tra le mani, ci mette un minuto buono prima di trovare la forza per mettersi in piedi ed un altro per riprendersi dal capogiro terribile che gli viene – strizza gli occhi – fa un respiro profondo e va in bagno a farsi la doccia.

«Ho fatto le uova strapazzate ed i pancake, inizia a mangiare, che io vado a lavarmi e vestirmi.» dice Amy appena Tim entra in cucina e si siede, poggiando la fronte sulla mano e sospirando; lei gli mette davanti i piatti ed un bicchiere con del latte e gli scompiglia i capelli bagnati, correndo in bagno a lavarsi. Rimasto solo il ragazzo inizia a mangiare senza appetito, sentendosi distrutto già di prima mattina, manda giù la colazione lentamente, tanto che Amy lo trova con ancora il piatto pieno al suo ritorno. «Stai bene?» gli chiede, vedendolo ancora lì, mentre porta la forchetta alla bocca. «Sì, sono solo stanco e vorrei tornare a letto e dormire fino a domani.» risponde il full back, ingoiando le uova e prendendo il bicchiere con il latte. «Se vuoi rimani a casa, dico io a coach Taylor che non ti senti bene, così almeno non si incazza.» risponde Amy, iniziando a mangiare. «No, sto bene vengo a scuola, non posso saltare l’allenamento dopo quello che è successo ieri.» risponde Tim, finendo le uova ed il latte, lasciando i pancake. «Come preferisci.» si arrende Amy – che da brava figlia di medico – non capisce che dietro al malessere del ragazzo c’è dell’altro; Tim butta piatto e bicchiere dentro al lavello e va in camera sua, mentre Amy finisce di mangiare e lava le stoviglie.

«Andiamo?» chiede Tim che ha indossato la felpa grigia col numero trentatré e lo zaino in spalla, tenendo in mano quello della ragazza. «Andiamo!» conferma Amy, guardandolo un attimo e vedendolo un po’ pallido. «Perché la felpa?» gli chiede, prendendo il suo zaino dalle mani del ragazzo, prende le chiavi dell’auto dalla tasca e se lo mette in spalla. «Perché mi va.» risponde Tim, prendendo le chiavi di casa ed uscendo, Amy ride e lo segue e si ferma davanti la sua auto, mentre lui chiude la porta e la raggiunge; lei lo guarda, gli stringe le braccia al collo e lo bacia. «Andiamo insieme, oppure no?» gli chiede dopo. «Andiamo con la tua, non ho voglia di guidare.» risponde Tim, Amy annuisce ed apre l’auto, mettendosi alla guida e lui si siede accanto, poggiando la testa sul sedile e chiudendo gli occhi, Amy lo osserva un attimo e parte. «Abbiamo dormito le stesse ore, eppure io non sono morta quanto lo sei tu.» constata tenendo d’occhio la strada, guardandolo sottecchi. «Tu non ti alleni quanto me e ti assicuro che l’allenamento notturno è stato sfiancante.» risponde Tim, rimanendo ad occhi chiusi, poggiato al sedile. «Va bene.» risponde Amy con un sorriso, dandogli un bacio sulla guancia e guidando poi fino a scuola.

Amy parcheggia e Tim apre gli occhi. «Guarda quei due lì.» le dice, indicando Jason ed Allison col dito, Amy si volta e li vede, sorride. «Fidati, non hanno fatto nulla, avranno parlato e si saranno addormentati sul divano, ammesso che lui sia rimasto a casa sua.» risponde, uscendo e raggiungendo la sua migliore amica, anche Tim esce ed Amy mette l’allarme alla sua auto, salutando gli altri due che vengono raggiunti anche dal ragazzo. «Ci vediamo.» sorride Ally, salutando Jason – che le sorride e resta col suo miglior amico – mentre lei trascina via Amy. «Com’è andata? Che avete fatto? Forza, racconta!» bisbiglia la rossa, lontane da orecchie indiscrete. «Ci siamo solo baciati, non abbiamo fatto altro. Abbiamo parlato per un bel po’ e poi ci siamo addormentati abbracciati sul divano.» risponde Ally sorridente e felice, Amy sorride e la stringe altrettanto felice. «Tim mi ha detto che ha lasciato Lyla perché era troppo appiccicosa e pesante.» dice, ed Allison annuisce. «Tu invece?» le chiede  guardando i due ragazzi parlare ed avviarsi verso l’interno della scuola. «Lo abbiamo fatto, è stato stupendo. Mi ha detto che mi ama e mi ha anche detto che si è ubriacato perché ha litigato con suo padre, che gli ha dato la colpa della morte di sua madre.» risponde Amy con un sorriso ed un sospiro. «Che stronzo! Ma come può avere il coraggio di dire una cosa del genere? Lo sappiamo tutti com’è andata.» sbuffa Ally. «Però immagino che tu sia riuscita a farlo riprendere alla grande, visto come avete passato il resto della serata.» aggiunge dopo furbetta. «Sì, anche se è stanco e voleva rimanere a letto.» risponde Amy sospirando ed entrando a scuola al suono della campanella, dirigendosi assieme alla compagna nell’aula in cui si tiene la lezione di lettura, dove trovano anche Lyla e Tyra – le due amiche si guardano un attimo e vanno a sedersi al loro posto.

Tim e Jason hanno invece lezione di algebra, ma nessuno dei due è particolarmente attento alla spiegazione dell’insegnate. «Che hai? Sei stravolto. Non avrete per caso passato tutta la notte a farlo…» bisbiglia Jason al suo compagno di banco. «No… sono solo stanco ed ho un sonno tremendo.» risponde Tim, sbadigliando e poggiando la testa sulle braccia, buttandosi praticamente sul banco. «Allora è come dico io: avete passato la nottata a farlo.» risponde Jason ridacchiando. «Ti ho detto di no, lo abbiamo fatto certo, ma solo una volta e poi abbiamo dormito. Semplicemente mi sono svegliato a pezzi stamattina. E no, prima che me lo chiedi non sono sbronzo.» precisa il full back chiudendo gli occhi e calandosi il cappuccio della felpa in testa. «Ora stai zitto e pensa alla lezione, che io mi faccio una dormita, sperando che quello non rompa le palle.» aggiunge, con tutto l’intento di dormire, sperando di recuperare le forze. «Ma se sei così distrutto perché non sei rimasto a casa?» chiede ancora Jason, che è parecchio stranito dal vedere il suo migliore amico in questo modo. «Perché domani c’è la partita e perché non ho intenzione di sentire il coach sbraitare o guardarvi giocare dalla panchina.» risponde Tim sbuffando. «Adesso per favore stai zitto, che mi sta scoppiando la testa e già devo sopportare quello che parla di stronzate.» aggiunge, prima che l’altro possa aggiungere altro, raggomitolandosi su se stesso scosso dai brividi e con la testa che gira. Jason sospira e decide di lasciarlo in pace, seguendo quindi la lezione – che tanto sa già che dovrà passare gli appunti anche a Tim.

A fine lezione il professore annuncia che la settimana prossima faranno una verifica, lascia i compiti per casa ed esce dall’aula; Jason dà una gomitata al suo compagno che solleva il capo e lo guarda stordito. «Buongiorno, eh. Hai dormito per due ore. Sei sicuro di stare bene? Non hai una bella cera, Riggs.» dice guardandolo negli occhi. «Sì, sto bene, non mi rompere tutto il giorno.» sbuffa Tim, passandosi la mano sugli occhi ed alzandosi, nascondendo un capogiro. «Tu invece? Che avete fatto ieri sera?» cambia discorso mentre escono insieme dall’aula. «Abbiamo solo parlato e ci siamo baciati due volte. Abbiamo deciso di conoscerci meglio, ma stabilito che non stiamo insieme per evitare di creare casini con Lyla e varie seccature.» risponde Jason a voce bassa, per evitare che altri possano sentirlo, finendo per fortuna prima che Smash li raggiunge. «Allora sono vere le voci che girano in corridoio, ma non immaginavo di vederti così stravolto, Riggins.» dice Brian, salutando i due compagni e guardando il full back. «Williams se le voci da corridoio sono quelle tra me ed Amy sì, ma non è come pensi. Quindi chiudi la bocca e non rompere.» risponde Tim, aprendo l’armadietto. «Lascialo in pace, è stanco.» dice pacatamente Jason, volendo mettere la buona. «Secondo me ha bevuto come al solito.» continua invece Smash; Tim sentendolo, si gira di scatto e se ne pente immediatamente sentendo la testa girare in modo assurdo, si morde le labbra e lo spinge. «Hai rotto, Williams, se vuoi che ti spacco la faccia basta dirlo.» dice con meno impeto di quello che vorrebbe, sentendo ancora la testa in orbita. «Ragazzi non cominciate. Tim ti manca solo la scazzottata oggi e all’allenamento non ci arrivi.» li riprende Jason, mettendo le mani sulle spalle di Riggins e bloccandolo – e lui stranamente si placa subito.

«Non ti scaldare troppo, Riggs, che a quanto sembra ti fa male. Vado in classe, ci si vede.» ride Brian, allontanandosi. «Andiamo anche noi.» sospira Street, alzando gli occhi al cielo e trascinando il compagno con sé. «Abbiamo tre ore di scienze e ci sono anche le ragazze.» dice entrando in classe. Tim annuisce, guarda la gente in aula e sorride ad Amy, dandole un bacio al passaggio ed andando a sedersi al primo posto libero che trova. «Sta bene?» chiede Ally, vedendolo pallido, Amy alza le spalle e si volta a guardarlo. «È stanco ed ha sonno.» risponde Jason, passando dal loro banco, guardando Allison e raggiungendo il compagno. «Poverino.» sospira Ally, immaginando che sia ancora per la questione della madre e tutto l’insieme che n’è seguito, guarda il quarterback e ricambia il sorriso. «Non ti fare sgamare, è appena entrata la cozza.» la riprende Amy, dandole una gomitata appena Lyla entra in classe. La lezione procede in modo tranquillo, Tim la passa con la testa sulla spalla del suo compagno ad occhi chiusi, sonnecchiando, mentre Jason lo guarda iniziando a preoccuparsi, non l’ha mai visto così ed è sicuro che non si tratta di aver bevuto troppo. All’ora di pranzo tutti gli studenti si spostano in mensa, tutta la squadra nota Riggins che non ha una bella cera e qualcuno chiede a Street che è successo, il quarterback sospira e spiega che è stanco, guardando lui stesso l’amico, che mangia per forza, abbracciato da Amy, che mangia e lo stringe.

Dillon: giovedì 9 settembre 2006, campo, h. 16:00

Le cheerleaders hanno già iniziato il loro allenamento con dieci minuti d’anticipo, la squadra di football entra in campo ed il coach McGill dà le direttive a Jason Street che inizia a far scaldare i suoi compagni con gli esercizi di stretching. «Riggins sei di nuovo ubriaco?» chiede coach Taylor, prendendo da parte il full back e guardandolo severamente negli occhi. «No, signore!» risponde il ragazzo, scuotendo il capo. «Sicuro?» chiede il coach poco convinto, vedendolo strano e con gli occhi lucidi. «Sì, signore!» risponde ancora Tim, mettendo il casco sulla testa senza abbassarlo. «Qualcosa non va, ragazzo? Non hai una bella cera.» constata ancora il coach, continuando ad osservarlo, non del tutto convito. «Sono solo un po’ stanco, stanotte ho dormito poco e male.» risponde sinceramente Tim, sentendo ancora la testa che gira ed il dolore non è passato affatto. Eric Taylor annuisce. «Va bene, va ad allenarti, ma non strapazzarti  troppo, se hai bisogno di una pausa va pure a sederti senza bisogno di chiedermi il permesso.» sorride, dandogli una pacca sulla spalla, il ragazzo annuisce e raggiunge i compagni, facendo gli ultimi esercizi di stretching; i coach decidono che il riscaldamento può bastare ed iniziano l’allenamento concentrandosi sui placcaggi usando i fisher bull⁽¹⁾ e i fisher comeback,⁽²⁾ mentre McGill fa provare dei lanci e delle prese ad altri, che simulano azioni. «Sembra che sia servita la strigliata di stanotte.» dice continuando l’allenamento ed Eric annuisce, osservando i suoi ragazzi orgoglioso, ogni tanto le tirate d’orecchio fanno bene.

Vedendoli in forma i coach decidono di simulare una partitella, Jason e Matt si schierano pronti a dimostrare di essere entrambi dei validi quarterback e Taylor fischia, dando il via al gioco. Jason Street riceve palla, si guarda attorno e lancia una parabola perfetta a Smash, che inizia a correre trovandosi addosso qualche compagno che cerca di buttarlo a terra e recuperare il pallone, Tim gli corre dietro per sventare gli attacchi e permettergli di arrivare in meta e Williams effettua il touchdown, regalando il primo punto alla propria squadra, il gioco riprende con un nuovo lancio di Jason, che questa volta passa al suo miglior amico. «Vai, Riggins, corri più velocemente che puoi.» lo incita coach Taylor; Tim corre e gli avversari gli vanno addosso ma riesce a schivarli abilmente, continuando la sua corsa – la testa riprende a girargli forte – e sente le forze venir meno, chiude un attimo gli occhi continuando a correre, determinato a dare il meglio e cercando di non badare al malessere che si fa sempre più intenso, riapre gli occhi e continua a correre, evitando un avversario che cerca di placcarlo, ma la vista gli si appanna – barcolla. «Riggins che ti succede?» chiede Mac McGill scocciato, vedendolo barcollare, Eric si avvicina al collega ed osserva il ragazzo; Amy sentendo il richiamo del coach si ferma e guarda Tim, che girà su se stesso per evitare il placcaggio, ha il fiato corto ed un capogiro più violento lo coglie all’improvviso, si ferma, perde la presa sul pallone e si accascia al suolo. «Ma è mai possibile, Riggins? Alzati!» lo riprende McGill. «Non è ubriaco, non sta bene.» risponde Taylor, correndo in campo. «Tim tutto bene?» chiede qualche compagno – tra cui Jason –  avvicinandosi a lui e chinandosi; Amy getta per terra i pompon e corre in campo anche lei. «Prendete una barella.» dice il coach di colore, mentre Taylor si china sul ragazzo ancora a terra. «È svenuto. Lasciategli spazio.» afferma, scuotendolo lievemente; Amy si morde le labbra ed inizia a piangere. «Tranquilla, vedrai che non è nulla.» la consola Jason, andandola a stringere. «Pensavo fosse solo stanchezza, non immaginavo così tanto…» continua a piangere Amy, stringendo il quarterback. «Tranquilla.» sorride ancora lui, nascondendo la preoccupazione dietro il suo dolce sorriso.

Tim Riggins viene messo sulla barella, gli viene messa la mascherina dell’ossigeno e caricato sull’ambulanza, che parte subito verso l’ospedale, sotto lo sguardo confuso e preoccupato dell’intera squadra. «Mac, continua tu, io vado con lui.» dichiara Taylor sospirando. «Coach vengo con lei.» afferma Jason, togliendosi il caso e lanciandolo per terra, il coach lo guarda un attimo ed annuisce. «Vengo anche io.» dichiara Amy, vedendo l’allenatrice darle il permesso e seguendo il  quarterback ed il coach che corrono al parcheggio, Taylor apre la sua auto ed appena i ragazzi sono entrambi dentro parte per raggiungere l’ospedale. «Jason non ti ha detto che si sentiva male o qualcosa del genere?» chiede il coach alla guida. «Mi ha detto che si sentiva stanco, oggi in classe ha anche dormito ed è stato poco reattivo per tutto il resto della giornata, a pranzo sembrava essersi ripreso, quindi non mi sono preoccupato più di tanto.» risponde lui. «Capisco. L’ho visto strano, pensavo avesse bevuto ma ha detto di no.» ammette il coach, continuando a guidare. «Non ha mentito, coach… sono stata con lui stanotte, l’ho beccato di ritorno dall’allenamento notturno che ha deciso di usare come punizione, abbiamo dormito insieme e le assicuro che non ha bevuto.» sussurra timidamente Amy, che non condivide quanto il coach abbia fatto la sera prima. «Se lo dici tu allora ci credo.» sorride Taylor. «Potrebbe esser stata colpa del suo allenamento, magari l’ha sfiancato troppo.» aggiunge la ragazza, adesso più sicura, non preoccupandosi di esprimere il suo pensiero. «Potrebbe essere che tu abbia ragione, Amy, magari era già stanco e la sfaticata ha solo peggiorato le cose.» afferma Taylor, fermandosi davanti l’ospedale; Amy scende dall’auto sbattendo lo sportello e sta per rispondere stizzita, ma Jason le mette la mano sul braccio e scuote il capo. «Non farlo, se si incazza sei finita.» le dice, facendola sbuffare ed entrambi entrano seguendo il coach –  che non li ha sentiti.

«Salve!» dice Eric Taylor, avvicinandosi al desk. «Salve, coach. Venga l’accompagno dal suo ragazzo.» risponde la ragazza, facendogli strada. «Eric cos’è successo? Mi hanno detto che è stato portato qui uno dei ragazzi, ma che non si tratta di un trauma, ma sono sceso comunque a controllare.» dice un affascinante medico con i capelli rossi e gli occhi azzurri, avvicinandosi al coach. «È Riggins, è tutto intero, ma è svenuto in campo durante l’allenamento.» risponde Eric. «Andiamo a vedere di che si tratta.» afferma il medico, voltandosi e sorridendo alla sua bambina, stranito dal fatto di vederla, ma stringendola. «Papà io… sono venuta qui per Tim, mi sono spaventata.» sussurra Amy in lacrime, stringendo il camice di suo padre, che ha già capito e le sorride. «Tranquilla, piccola mia.» sussurra con dolcezza, baciandole la testa ed entrando nella camera in cui si trova il ragazzo, avvicinandosi al collega. «È solo febbre, Caleb, mi dispiace che ti abbiano chiamato da ortopedia.» dice il medico guardando il collega. «Meno male, allora.» sorride il dottor Ross, avvicinandosi comunque al lettino e sentendo il polso del ragazzo. «Cosa ti è successo, Tim? Sei disidratato ed il tuo corpo è andato in shock.» dice guardandolo, Tim si lecca le labbra e non risponde, incrociando lo sguardo di Amy e del coach, chiudendo gli occhi e sospirando. «Caleb posso parlarti un attimo?» chiede Eric guardando Riggins. «Certo, Eric.» risponde il medico, uscendo fuori e lasciando i ragazzi nella camera, mentre il collega è uscito per occuparsi di altri pazienti; Amy si siede sul letto e prende la mano di Tim, baciandogli la tempia. «Perché non mi hai detto stamattina che ti sentivi male?» gli chiede. «Non volevo farti preoccupare, pensavo davvero fosse solo stanchezza.» risponde lui con un sorriso, Amy annuisce e lo stringe forte.

«Che succede, Eric?» chiede il dottor Ross guardando il coach. «Martedì si è presentato completamente sbronzo all’allenamento per colpa di una discussione che ha avuto con suo padre ed ha abbandonato la seduta, poi stanotte li ho fatti allenare sotto la pioggia per una punizione dato che fanno tutti come vogliono. L’ho fatto tornare a piedi perché volevo recuperasse l’allenamento saltato e fargli capire che, qualunque sia la ragione, non deve azzardarsi più a farlo. Credo sia stata colpa mia.» afferma Taylor sospirando dispiaciuto. Caleb Ross sospira e si carezza il pizzetto. «Sì, probabilmente la febbre è stata causata dall’acqua che ha preso, il fatto di aver bevuto lo ha debilitato maggiormente ed è per questo che il suo corpo è andato in shock, perché indebolito dalla febbre – che probabilmente covava già – e disidratato dal troppo alcool nel sangue quindi le due cose insieme, unite alla fatica dell’allenamento, hanno provocato il collasso.» risponde pacatamente. «Non darti alcuna colpa, Eric. Tim è un ragazzo forte ed in gamba, gioca benissimo anche mezzo sbronzo e conoscendo i trascorsi immagino abbia avuto un valido motivo per essersi spinto al limite dopo la discussione con Walt. Tu hai solo fatto il tuo lavoro punendoli, ritenendo che fosse giusto così ed immagino che tutto ciò sia scaturito dall’intervista che ha rilasciato Williams, più tutta la rabbia dei precedenti. Poteva essere Tim o qualsiasi altro dei ragazzi a sentirsi male, non crucciarti, davvero.» sorride il medico, stringendolo per le spalle, ed Eric annuisce con un sorriso. «Adesso lasciamo che riposi un po’, finita la flebo lo dimettiamo, basterà un po’ di riposo e tornerà come nuovo.» afferma, rientrando in camera ed osservando sua figlia baciare il full back.

Eric Taylor nota i due ragazzi baciarsi, non è la prima volta che vede Tim baciare Amy, la cosa non può che fargli piacere perché è una ragazza con la testa sulle spalle, a modo e responsabile: proprio quella che ci vuole per un tipo come lui, poi osserva Caleb Ross al suo fianco, che esterrefatto, osserva sua figlia e da padre – immaginando la sua Julie con uno come Riggins – non può che condividere la reazione del medico, si schiarisce la voce ed i due ragazzi si staccano immediatamente, mentre Jason se la ride sotto i baffi. Amy – come poche volte in vita sua – arrossisce e guarda suo padre un secondo, stringe la mano di Tim ed è pronta a fronteggiare il genitore. «Sì, prima che me lo chiedi stiamo insieme e non ho intenzione di lasciarlo, nemmeno se a te non andasse bene, amo Tim da quando avevo dieci anni.» dice guardando il padre, Caleb ricambia lo sguardo della sua bambina, seppur con una nota di disappunto, ed annuisce. «Ne riparleremo a casa, signorina.» le risponde, occupandosi personalmente di visitare il ragazzo – che ha avuto l’accortezza di non intromettersi nel discorso tra padre e figlia – sorride timidamente al medico e si lascia visitare.

Amy guarda suo padre che controlla la temperatura ed il battito cardiaco di Tim, mentre gli tiene ancora stretta la mano destra, poi guarda Jason che le sorride ed il coach che ha lo stesso sguardo di suo padre: il tipico sguardo da padre geloso, che se solo potesse, eliminerebbe dal mondo intero ogni pretendente della sua bambina – soprattutto se questo è uno dei fratelli Riggins. «Come ti senti?» chiede Caleb al ragazzo, constatando che la febbre è calata quasi del tutto. «Bene, dottor Ross.» risponde Tim con un sorriso; Amy sorride nel sentirglielo dire e gli bacia la guancia. «Bene, allora puoi anche tornare a casa.» dichiara il medico, togliendo la flebo dalla mano sinistra. «Mi raccomando: stai a riposo, prendi le medicine e non bere alcolici per almeno un paio di giorni.» gli raccomanda e Tim annuisce. «Caleb, Billy non risponde, non possiamo dimetterlo senza la firma di un maggiorenne.» dice un collega, entrando con in mano il modulo, il dottor Ross sospira. «Non c’è nessun altro che può venire a prenderti?» chiede a Tim che scuote la testa con un sospiro.

«Va bene anche la mia firma?» chiede coach Taylor. «Può andare bene, sì, sei il suo allenatore.» afferma Caleb, passandogli il foglio e la penna. Amy guarda il coach apporre la sua firma e lascia la mano di Tim, che si alza e viene sostenuto da Jason – nonostante non ce ne sia reale bisogno. «Papà.» lo chiama, avvicinandosi e guardandolo, lui ricambia lo sguardo ed incrocia le braccia. «Dato che Billy non c’è stasera rimango a dormire da lui, non voglio che rimanga da solo, potrebbe sentirsi male.» dice senza smettere di guardarlo negli occhi. «Come prego? Ma non esiste proprio, Amily, tu dormi a casa.» le risponde il padre integerrimo. «Allora resta lui a dormire da noi.» continua ostinata Amy, che ha già deciso e lo farà a prescindere dal suo consenso o meno, ma ha qualche asso nella manica e sa come farlo cedere. «Ma neanche per sogno.» le risponde ancora il padre. «Amy non ti preoccupare, me la cavo da solo, non sto così male e può essere che mio fratello torni più tardi.» tenta Tim, Amy lo guarda negli occhi sorridendogli e scuote la testa. «Papà lo lasceresti davvero a casa da solo? Non è detto che Billy torni o che sia sobrio da potersi prendere cura di lui, per questo volevo rimanere a dormire da lui.» continua, iniziando a sfoderare i suoi trucchetti, il medico sospira e non risponde, alzando gli occhi al cielo. «Che medico sei che lasci da solo un ragazzo con la febbre? Lasceresti mai me da sola con la febbre? No, mi lasceresti solo se sai che ci fosse  la mamma a prendersi cura di me, perché ti fidi di lei ed io non mi fido troppo di Billy e voglio rimanere con Tim.» continua la ragazza, sapendo di aver detto le paroline magiche per farlo cedere. «E va bene, dormirà a casa nostra, ma non voglio vedere atteggiamenti che potrebbero farmi cambiare idea.» concede Caleb Ross, punto sul suo orgoglio di medico. «Grazie, dottore, non sfiorerò nemmeno sua figlia.» afferma Tim, pensando che tutto questo è assurdo, sorridendo al pensare che si sono abbondantemente sfiorati la sera prima; Jason guarda il suo migliore amico e si trattiene dal  non scoppiare a ridere: non se lo immagina proprio Tim Riggins con una bella ragazza a parlare del tempo. Amy guarda Tim e ricambia il sorriso d’intesa, poi getta le braccia al collo di suo padre. «Grazie, papino, sei sempre il migliore, sapevo avresti capito.» gli dice baciandolo sulla guancia, da brava ruffiana qual è.

Caleb Ross sospira e bacia la testa della figlia, nonostante tutto, poi si volta a guardare un attimo Riggins annuisce per la sua affermazione con un mezzo sorriso e si volta verso il coach, che serra le labbra condividendo tacitamente il suo pensiero. «Grazie, Caleb. Li riporto a scuola, allora.» dice guardando i tre ragazzi che annuiscono.  «Amy io stacco tra due ore, se vuoi puoi rimanere qui, così magari Tim riposa ancora un po’ e poi torniamo a casa assieme.» dice il medico, annuendo ad Eric, guardando poi sua figlia negli occhi, che è già stretta al fidanzato. «Non ci penso proprio a rimanere due ore qui ed aspettare te, inoltre devo tornare a scuola a prendere la mia auto, poi passo a casa Riggins e prendiamo quello che serve a Tim. Ci vediamo a casa più tardi.» risponde Amy con decisione, baciando le labbra del ragazzo – un po’ per fare dispetto al padre – Caleb sospira. «Ci vediamo a casa.» dice alzando gli occhi al cielo e ricevendo una pacca sulla spalla dal coach, mostrandogli tutta la sua approvazione. «Ci vediamo.» afferma, ricevendo un saluto dal medico ed uscendo con i tre ragazzi – Jason e Tim salutano il medico con un sorriso – mentre Amy non lo degna nemmeno di uno sguardo.

***

 

«Sono a casa!» urla Amy, aprendo la porta di casa ed entrando con dietro il ragazzo. «Ciao, tesoro!» risponde allegramente sua madre dalla cucina, asciugando le mani bagnate e sorridendo alla figlia appena la vede. «Mamma Tim rimane a dormire da noi, si è sentito male e Billy non c’è.» le dice, la donna sorride ed annuisce, sorridendo poi al ragazzo che entra timidamente. «Buonasera, signora Ross.» saluta educatamente. «Ciao, Tim, è un piacere vederti. Stai meglio adesso?» gli chiede Annie Ross, carezzandogli la guancia. «Sì, sto meglio, è solo un po’ di febbre, suo marito mi ha rimesso in sesto.» risponde il ragazzo, lievemente imbarazzato, mentre Amy storce il naso ripensando al padre ed alla sua scenata in ospedale. «Ne sono contenta, tesoro, adesso mettiti seduto sul divano e riposati un po’, hai il faccino ancora un po’ pallido. Ti preparo un tè caldo.» sorride Annie dandogli un amorevole e materno bacio sulla fronte, facendolo imbarazzare ancora di più, non essendo più abituato a queste premure materne. «Ah, e chiamami Annie, come facevi da bambino.» aggiunge tornando in cucina, preparando subito il tè, facendo sorridere sua figlia. «Va bene, grazie.» risponde Tim, accomodandosi sul divano, mentre Amy gli sorride e gli bacia la guancia, sedendosi accanto a lui, che le cinge le spalle e la bacia. Annie li guarda sottecchi e sorride, ha sempre saputo della cotta di sua figlia per il più piccolo dei fratelli Riggins e non può che esserne contenta, lei a differenza dell’intera Dillon vede oltre a ciò che si dice dei due ragazzi, sa bene quanto abbiano sofferto e quanto il loro modo di vivere – poco regolare – nasconda in realtà un’incommensurabile sofferenza, ricorda benissimo come Walt Riggins trattava i due figli e la moglie e sa benissimo quanto Roxanne ne soffrisse, essendo stata la sua migliore amica sin dai tempi del liceo e vedere come siano trattati i suoi due figli dal resto della comunità la rattrista nel profondo.

«Ecco a te, Tim.» sorride dolcemente Annie, raggiungendoli e porgendo al ragazzo la tazza fumante. «Grazie.» risponde lui, prendendola, imbarazzato. «Non essere in imbarazzo, tesoro, ho visto che hai baciato mia figlia e non posso che esserne felice. So che sei un bravo ragazzo, nonostante tutto quello che si dica e sono contenta del fatto che abbiate deciso di stare insieme. Anche tua madre ne sarebbe stata contenta…» sussurra dolcemente, scompigliandogli i capelli. «Grazie, Annie.» risponde ancora Tim, sorridendo e stringendo la mano di Amy. «Peccato che il dottor Ross la pensa diversamente.» borbotta la ragazza, ricambiando la stretta di mano e baciandolo in guancia, facendo ridere sua madre. «Non preoccuparti, piccola, parlerò io con tuo padre.» risponde Annie, dandole un bacio tra i ricci rossi. «Grazie, mamma. In ogni caso a me non importa nulla del parere della gente, nemmeno di quello di papà, io voglio stare con Tim ed è quello che farò.» afferma Amy decisa ad andare fino in fondo, anche se ciò significa sfidare suo padre. «Non preoccuparti, tuo padre ha i suoi motivi, sei la sua bambina e vorrebbe sempre proteggerti, è indifferente per lui  il fatto che si tratti di Timmy o di qualsiasi altro ragazzo. In ogni caso ci parlerò io, non preoccuparti.» le risponde la mamma, dandole tutto il suo appoggio e la sua benedizione; Amily sorride e la stringe  ringraziandola con un bacio in guancia, Annie le scompiglia i capelli, poi li lascia da soli sul divano e torna in cucina iniziando a preparare la cena. Tim sorride e beve il tè, mentre Amy lo stringe e lo coccola.

***

Il dottor Ross rincasa più tardi del previsto, avendo avuto un’emergenza in seguito ad incidente stradale ed essendosi dovuto occupare di alcune ossa rotte; in casa intanto, Amy e Tim si sono messi a fare i compiti, mentre Annie si è dedicata in tutta tranquillità alla cena ed ora aspetta il marito seduta sul divano a guardare il programma del Dottor Ophra. Caleb apre la porta di casa, posa la borsa sulla cassapanca dell’ingresso ed entra in cucina, trovando solo la moglie, sbuffa impercettibilmente, mentre Annie si volta a guardarlo con un sorriso, il marito lo ricambia ed apre il frigorifero prendendo una bottiglietta d’acqua, raggiungendola sul divano, la moglie sorride e lo bacia sulle labbra, il medico ricambia il bacio poi beve. «Nostra figlia?» chiede con tono lievemente irritato, che non sfugge affatto alla donna.

«In camera sua con Tim a studiare.» risponde tranquillamente Annie, prendendogli la mano, vedendolo sbuffare ancora. «Caleb non fare così, nostra figlia non è più una bambina, sapevi che prima o poi tutto questo sarebbe accaduto. Oltretutto è anche una bella ragazza ed è più che normale che i ragazzi le vadano dietro, poi sa difendersi benissimo da sola, quindi non capisco il perché di questo tuo muso lungo.» aggiunge, carezzandogli la mano, il medico sbuffa ancora e poggia la schiena e la testa al divano, chiudendo gli occhi e passandoci sopra la mano sinistra. «Amily è la mia bambina e vorrei rimanesse tale per sempre, vorrei poterla proteggere sempre e vorrei essere ancora solo io l’uomo della sua vita, come diceva da piccola, e poi…» ammette Caleb, sospirando per l’ennesima volta. «Lo so ed è normale che sia così, amore, perché sei un padre meraviglioso ed Amy ti adora e lo farà sempre, ma ormai è anche una donna ed ovvio che non sarai più tu l’unico uomo della sua vita. E poi…» risponde Annie, dandogli un bacio in guancia – calcando maggiormente sulle ultime due parole – sapendo perfettamente cosa vogliano dire e non essendo assolutamente d’accordo con lui; il dottor Ross sospira ancora ed annuisce, in fin dei conti quando lui si fidanzò con Annie avevano la stessa età della figlia, guarda la moglie e si morde le labbra notando un certo disappunto nei suoi occhi verdi, sapendo benissimo che non ha via di scampo. «E poi… sì, è quello che pensi, non sono proprio entusiasta del fatto che sia Tim Riggins il suo ragazzo.» ammette chiaramente.

Annie sospira ed incrocia le braccia al petto, guardando il marito dritto negli occhi. «Okay, Caleb, ammetto che nemmeno io condivido a pieno lo stile di vita dei fratelli Riggins e quindi se dovessi approvare Tim come ragazzo di mia figlia non lo approverei, ma so benissimo cosa abbia spinto quei ragazzi ad esser così, ma ciò non toglie che siano entrambi dei bravi ragazzi; inoltre sono del parere che tutto questo denigrarli da parte dell’intera Dillon sia oltremodo bigotto e meschino nei loro confronti, perché non hanno scelto che la loro vita andasse in questo modo. Lo sai benissimo quanto Walt abbia fatto schifo come marito e come padre e quanto Roxanne soffrisse per questo – perché lei lo amava veramente – e quanto cercasse di farlo diventare un uomo migliore per lei e soprattutto per i suoi figli, quanto cercasse di sopperire le mancanze paterne… ma purtroppo non è mai stata una donna forte ed è finita come sappiamo e di certo quei due ragazzi non hanno alcuna colpa. Io ti conosco, Caleb, so che tu non sei bigotto, per cui vorrei che dessi a nostra figlia ed a Tim una possibilità. Io ho fiducia in quei ragazzi e conosco Amy e so che sarà in grado di aiutarlo e renderlo migliore… vorrei lo facessi anche tu, amore mio.»

Caleb la guarda con un sorriso e gli occhi lucidi. «Hai ragione, Annie, darò loro una possibilità e sono certo che nostra figlia saprà renderlo migliore anche agli occhi di tutta la comunità.» risponde stringendola e baciandola, lei sorrise, lo stringe e ricambia. «Sapevo avresti capito. Ti amo, Caleb Ross.» cinguetta allegramente Annie facendolo sorridere. «Comunque che fosse stato Tim, Jason o qualsiasi altro ragazzo non sarebbe cambiato molto, vorrei poter essere per sempre io l’uomo della sua vita e proteggerla da tutto e tutti… ma è vero, la nostra bambina è cresciuta ed è giusto che faccia le sue esperienze.» afferma il medico, arrendendosi all’evidenza dei fatti, facendo sorridere ed annuire la moglie. «Sono fiera di te.» sussurra dolcemente, carezzandogli la guancia. «Vai a chiamare i ragazzi, io metto la cena a tavola.» gli dice ancora, sottintendendo che deve a sua figlia delle scuse.

Il medico sospira e raggiunge la camera della figlia, bussando alla porta chiusa ed attendendo con una certa inquietudine che questa venga aperta; Amy, controvoglia, si stacca dal bacio di Tim e va ad aprirla – mentre il ragazzo rimasto sul letto –  prende la penna e scribacchia qualcosa sul suo quaderno. «Ah sei tu!» afferma la ragazza con freddezza, trovandosi davanti il padre; l’uomo si sente ferito dal tono gelido di sua figlia, ma le sorride e la stringe, facendola un po’ indispettire, ma ella ricambia lo stesso la stretta paterna. «Sono venuto a chiamarvi, la cena è pronta.» annuncia Caleb, dando un bacio sulla guancia di sua figlia, rivolgendo poi un sorriso al ragazzo, che annuisce e si alza. «Grazie ancora, dottor Ross.» dice raggiungendoli ed uscendo dalla camera – sorridendo ad entrambi – e superandoli, precedendoli in cucina; l’ortopedico ricambia il sorriso poi guarda la sua bambina – che lo guarda in silenzio con un lieve disappunto – ed il suo sorriso si allarga ancora di più. «Scusa per oggi, piccola mia. Io vorrei che tu fossi per sempre la mia principessa e vorrei proteggerti da tutto e tutti per non farti mai soffrire, tuttavia sei ormai una donna ed è giusto che tu prenda la tua strada, facendo da sola le tue scelte; voglio solo che tu sia felice, tesoro, e se la tua felicità è accanto a Tim Riggins non te lo impedirò, sono certo che saprai aiutarlo e renderlo un ragazzo migliore, sono fiero di te e ti sosterrò e sarò sempre pronto a proteggerti, perché sei la mia bambina e ti amo immensamente.» le dice con sincerità e cuore aperto; Amy sorride e lo stringe più forte – sa benissimo che sua madre gli ha parlato – gli dà un bacio in guancia e sorride ancora di più. «Grazie per il tuo appoggio, papà e scusa anche tu per oggi. Anche se adesso sto con Tim tu rimarrai sempre il mio principe azzurro ed il mio primo grande amore. Anche io ti amo, papino.» risponde senza più rancore, Caleb sorride con gli occhi lucidi, le bacia la fronte con tutto il suo amore e lei sorride, baciandogli contemporaneamente la guancia ed abbracciati raggiungono la sala da pranzo per cenare – facendo sorridere Annie – nel vedere che si sono chiariti e riappacificati.

***

Dillon: venerdì 10 settembre 2006, stadio, h. 21:00

È finalmente finita la fervente attesa che, per una settimana, ha tenuto tutta Dillon in eccitazione, stasera è la gran sera: la prima partita del campionato di football e tutto è pronto e perfetto, lo stadio è gremito di spettatori pronti ad elogiare e veder vincere i propri campioni; a bordo campo l’atmosfera non è da meno e, mentre le ragazze pompon fanno il loro balletto iniziale, in panchina coach Taylor dà ai suoi giocatore le ultime dritte prima di scendere in campo, così come accade nella panchina avversaria. L’ingresso in campo dei Panthers viene acclamato dall’intera Dillon come se avessero già vinto, accompagnato dall’urlo ad un sol coro: «Go Panthers!» e quando l’arbitro fischia l’inizio della partita l’adrenalina pervade l’intera comunità. Jason Street annuncia la strategia e, ricevuta palla, il quarterback lancia il pallone e subito Smash lo aggancia, correndo velocemente nella End Zone avversaria, Tim Riggins – che sembra essersi del tutto ripreso dalla febbre del giorno prima – gli è dietro e placca ogni avversario gli si pari davanti per evitare che questi riescano a rubar palla al compagno, ma quando il full back è impegnato a placcare l’ennesimo avversario, Williams viene placcato a sua volta e perde palla, lesto il numero trentatré corre e la fa sua, non c’è avversario che tenga quando i due decidono di collaborare – mettendo da parte il loro quotidiani battibecchi e frecciatine al vetriolo – Tim Riggins come un carro armato, atterra letteralmente ogni avversario e guadagna di gran carriera la meta, segnando il primo touchdown della partita e dell’anno, regalando alla sua squadra i primi preziosi punti.

La partita riprende con l’attacco dei Westerby Chaps, che si dimostrano degli avversari capaci ed ostici, ma i Panthers non sono da meno e dimostrano grande spirito di squadra – rendendo orgoglioso coach Taylor – che dalla panchina gli urla di arrestare la corsa avversaria, gli undici giocatori azzurro e oro danno il 110% e riescono a rubare palla agli avversari sulla zona delle 50 yards, l’arbitro fischia il contropiede e l’azione dei Panthers ricomincia verso una nuova meta, decisi a mettere a segno altri sei preziosi punti ed accorciare le distanze e questa volta è il running back più veloce dell’intero Texas e mettere in meta il pallone, dimostrando di esser uno dei giocatori più forti di tutta l’America. Al terzo tempo la situazione è di parità e nessuna delle due formazione riesce a metter a segno altri punti per prevalere sull’altra, la tensione tra gli spalti è alta ed ogni abitante di Dillon prega che i propri ragazzi riescano a sbloccare il risultato e vincere, ma la partita sembra procedere in stallo mentre il tempo scorre via inesorabile e solo un miracolo può sbloccare il risultato prima che l’incontro finisca. I Panthers hanno guadagnato di nuova palla ed all’ennesimo potente lancio di Jason Street tutto l’attacco parte verso la End Zone dei Westerby, il cronometro segna ormai una manciata di secondi prima della fine e Tim Riggins e Brian Williams fanno letteralmente a botte con gli avversari pur di volare in meta, il full back ne atterra quanti più può, mentre il running back corre più velocemente di quanto abbia mai fatto in tutta la sua carriera e mentre il tempo scorre via inesorabile, un avversario tenta di atterrate Smash sulle 10 yards – ad un soffio dalla meta – Riggins però è più veloce, lo spinge via ed incita il compagno di colore a correre e raggiungere l’End Zone, Williams corre e si tuffa letteralmente mettendo a segno il touchdown della vittoria e Tim gli si tuffa addosso appena l’arbitro fischia la fine dell’incontro; i Panthers di Dillon hanno vinto la prima partita di campionato e, a stagione appena iniziata, si preannuncia un’annata carica di aspettative e di vittorie. «Ti sei meritato una birra da Alamo Freeze, cretino.» dice Tim al compagno sul quale sta ancora sopra. «Grazie, Riggs, ma ora se non ti dispiace togli il tuo amico dalla mie chiappe o te lo stacco.» risponde Williams serio ma divertito, Tim ride e si alza, porgendo la mano al compagno che l’afferra per alzarsi ed insieme raggiungono i compagni in panchina e, mentre Smash viene acclamato dai compagni, Tim si ritrova le braccia di Amily al collo ed un appassionato bacio – subito ricambiato – sulle labbra, mentre Allison sorride vedendo la sua migliore e guarda sottecchi il suo bel quarterback che ne incrocia lo sguardo e le sorride ed il sorriso della ragazza sin allarga ancora più; vorrebbe correre da lui anche lei, baciarlo ed urlare a tutti quanto lo ama, ma la sua timidezza, la presenza della ex fidanzata e l’intera comunità a guardare la frenano, ma le va bene così, avrà un’altra occasione per baciare ancora una volta quelle bellissime labbra roventi che la mandano ai matti. 

 

***

 Angolo dell’Autrice: Darling eccoti qua il nuovo, tanto atteso secondo capitolo di questa nuova avventura, ce la cantiamo e suoniamo praticamente da sole nel nostro fandom – ma a noi va benissimo così – ed il perché lo sappiamo benissimo. ;P ci tenevo a ringraziarti per avermi fatto conoscere questo nuovo, fantastico ed entusiasmante mondo, che alla fine mi ha preso talmente poco da volerci scrivere su – buttandomi a capofitto su una nuova storia – fregandomene altamente di averne altre tra le mani, che come ben sai, sono delle belle gatte da pelare… ma sai anche benissimo che, se non mi complico la vita, non sono felice e lo sanno ormai anche bene i poveri disgraziati che hanno la sfiga di finire tra le mie mani –così come i tuoi lo sanno – ma queste siamo noi, tesoro, e sono felice di esser la tua Crudelia, Malefica mia! ♥

fisher bull⁽¹⁾: slitte da allenamento, in breve sono degli attrezzi con i quali i giocatori provano e migliorano i placcaggi. Lo trovate Qui

fisher comeback,⁽²⁾: anche quest’altro è un attrezzo usato per gli allenamenti, per intenderci lascio Qui il link, così lo vedete per averlo maggiormente chiaro, visto che da noi sono del tutto sconosciuti, così come il football stesso lo è.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Friday Night Lights / Vai alla pagina dell'autore: Amily Ross