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Autore: Celtica    09/01/2020    6 recensioni
Non riusciva a staccare gli occhi dal modo in cui le palpebre tremavano a ogni suo movimento. Dalle sue labbra schiuse.
Poi L spostò la testa, puntandola contro il soffitto. Contro Light…
E contro le sue previsioni, gli occhi di L si spalancarono. E fu come se non si fosse mai addormentato.
Light trattenne il respiro, ma non si scostò. Non gli lasciò spazio per muoversi.
L non disse una parola. Non gli fece domande e non tentò di ribellarsi. Rimase immobile a fissarlo.
Light sentì il volto andare a fuoco quando lo sguardo di L si spostò sulle sue labbra. Aprì la bocca, respiro contro respiro, e si rese conto dell’affanno. Come dopo una lunga corsa.
«Light…» disse allora L in un sussurro, senza staccare gli occhi da lui.
«Shh.» Light spostò una mano sulla sua guancia fredda, e percorse il suo viso con il pollice. Lo fermò sulle sue labbra. «È solo un sogno, Ryuzaki. Dormi adesso.»
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Misa Amane, Near | Coppie: L/Light
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Legami 5

 

LEGAMI

 

 

 

Cinque.

 

 

 

È un nuovo giorno quando Light sente la sveglia suonare.
Apre gli occhi e trova L già in piedi, intento a impilare i cioccolatini superstiti uno sull’altro. Si porta una mano alla fronte, ancora frastornato dalla sera prima.

«Ho bisogno di riposare» è la sua richiesta.

«Tuo padre e il resto della squadra ci aspettano, Light. Non vorrai farli aspettare?»

«Il sonno è fondamentale per me, lo sai.»

Stavolta L si volta verso di lui. Sta sorridendo, anche se Light non riesce a capire che tipo di sorriso sia. Non sa se sia sincero o se, semplicemente, lo stia provocando.
Ma quelle parole gli suscitano un brivido lungo la schiena, tanto che deve chiudere gli occhi per dominarsi.

«Avresti dovuto pensarci stanotte, Light Yagami.»

 
n
 n

Misa si chiuse nella sua stanza senza troppe cerimonie.
L cercò qualche reazione nel volto e nel corpo di Light, senza trovarne. Non gli importava, di questo era sicuro. Anzi, si poteva dire che Light non sopportasse Misa.
E quel dettaglio era fondamentale nell’associarlo a Kira. Perché solo se Misa fosse stata il secondo Kira e Light il primo, avrebbero avuto motivo di stare insieme.
Eppure i sentimenti di Misa per Light sembravano così sinceri… No, erano sinceri.
L era certo anche di questo.

«Che fine hanno fatto i tuoi ragazzini?» domandò Light, mentre prendeva una tazza di tè dal vassoio di Watari. Poi l’uomo lasciò la stanza e chiuse la porta.
«Come li hai chiamati?» L sorrise. «I miei ragazzini?»

«Li avevi sempre intorno.» Poi lo guardò in viso, soffermandosi sulla sua bocca. «Pendevano dalle tue labbra, Ryuzaki.»
L cominciò a infilare cubetti di zucchero nel tè senza rispondere.

«Che c’è?» riprese Light, sorseggiando il suo. «È un altro segreto?»

«Credi che abbia tutti questi segreti, Light?»

«Non lo credo. Lo so.»
L sorrise, mentre l’ultimo cubetto traballava pericolante sopra gli altri.

«Da quando siamo tornati non li ho più visti. Non hanno detto niente sull’elicottero… come se fossero tristi.»
«Ti stai forse preoccupando per loro, Light?»

Lui scrollò le spalle, finendo il suo tè. «Ero solo curioso, tutto qui. Quello più grande, Mello, ha parlato di Near come del tuo erede.»
L leccò il cucchiaino pieno di zucchero, concentrando tutte le attenzioni sulla sua tazza.

«Che significa?» aggiunse Light.

L iniziò a bere il tè – o meglio: lo zucchero con il tè – senza degnarlo di uno sguardo.
«Allora?» Poi Light sbuffò, alzandosi in piedi. «Sono stufo di tutto questo, Ryuzaki! Credi che io sia Kira, ma vuoi anche il mio aiuto per le indagini… e allo stesso tempo mi tieni all’oscuro di tutto.»

«Non di tutto…»

«Quasi!» Light colpì il tavolo con un pugno, facendo schizzare fuori un po’ di tè dalla tazza di L. «Che pericolo potrei mai essere per quei ragazzini? Non so nemmeno chi siano! Non conosco nemmeno i loro nomi.»

«Ma ora conosci i loro volti, e se la memoria di quando sei stato Kira dovesse tornare…»

«Basta con questa storia! Io non sono Kira. Non sono Kira! Va bene?»
Posò entrambe le mani aperte sul tavolo, chinandosi su di lui. Aveva gli occhi incatenati ai suoi, e nemmeno una volta batté le palpebre.

L si tirò indietro sulla sedia. «Va bene…» sussurrò. «Kira.»

Light colpì con un altro pugno il ripiano, e la tazza di tè si rovesciò nel piattino, lasciando scivolare fuori tutto il liquido rimasto. Lo zucchero avrebbe formato una colla difficile da grattare via.

«Male, Light… ora Watari dovrà passare la serata a pulire.»

«Smettila di dire che sono Kira. Perché non mi leghi, se lo pensi? Legami, avanti, così potrai dormire sonni tranquilli.»

Light chiuse le mani a pugno tenendole nascoste dietro la schiena. Poi si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua.
L rimase a studiarlo per un momento prima di rispondere.

«Non dormirò tranquillo finché ti avrò vicino, Light Yagami.»

«Hai paura che ti uccida nel sonno?» ghignò Light, nervoso.

«Non si sa mai… Potrei svegliarmi e trovarti a un millimetro dal mio viso.»
Light si zittì di colpo. Abbassò la testa, ma non staccò gli occhi dai suoi.

«Cosa pensi che dovrei fare in quel caso… Light?»

Light si allungò verso il suo viso, scontrando le labbra contro le sue. L non se lo aspettava.
La sera prima aveva mantenuto il controllo e si era tirato indietro prima che fosse troppo tardi, non appena si era accorto della reazione di Light.
Ma adesso non c’era nessuno con loro. E L aveva ancora sul palato il sapore dello zucchero disciolto nel tè, come se fosse il carburante per il suo intelletto. Ma se di solito i dolci lo aiutavano a pensare, in quel momento sentì la mente annebbiata.

Gli prese il volto tra le mani e rispose al bacio.

Si accorse di avere le dita tra i capelli di Light, la lingua intrecciata alla sua.
E quando fece per tirarsi indietro e prendere un respiro, Light lo afferrò per la maglia senza lasciarlo andare. Sentì le sue dita accarezzargli le braccia, le unghie conficcarsi nelle spalle.

«Basta…» sussurrò, voltando la testa di lato.
Light continuò a baciargli la guancia, l’orecchio, il collo. Poi lo fece girare verso di sé e si riappropriò della sua bocca.

L lo spinse via. «Fermati, Light…»
Senza più le sue mani a sorreggerlo, dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere. Pose un braccio fra loro, in modo che Light non potesse più avvicinarsi.

«Perché? Ryuzaki…»

«Non dire niente.» L si passò una mano per tutta la lunghezza del volto, poi raggiunse un armadietto e prese un sacchetto pieno di cioccolatini.
«Devi dormire. O domani non sarai di nessun aiuto per le indagini.»
«Per le indagini?» Light sembrava offeso.

L gli diede le spalle per non avere la sua espressione ferita davanti agli occhi. Non poteva rischiare di cambiare idea.
Light Yagami era Kira. E se baciarlo era stato un errore, baciarlo una seconda volta era stato stupido.

«Ryuzaki, aspetta» disse Light, mentre camminavano verso la camera.
L non disse niente. Fu solo quando furono dentro che Light riprese a parlare.

«Credo… credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.»

L posò il sacchetto sul letto e rispose senza guardarlo in faccia.

«Anche Kira è umano, dopotutto…»

Gli parve di sentire Light mentre digrignava i denti, ebbe l’impressione di vederlo stringere i pugni, e un sorriso si disegnò sul suo volto.

«No» disse Light, deciso. Poi la sua voce tremò. «Intendo… dei sentimenti per te.»

L si voltò del tutto, stavolta perché non fosse Light a leggere la sua espressione. Prese due cioccolatini e ne scartò uno, infilandolo in bocca.
«Vuoi un cioccolatino, Light?»
Con il sapore caldo e morbido del cioccolato sulla lingua, si voltò a guardarlo.

«Hai sentito quello che ho detto, Ryuzaki?» Light ignorò la sua mano e la sua offerta.
L scartò un altro cioccolatino e lo lasciò sciogliere in bocca. Socchiuse gli occhi, leccandosi le dita.

«Sai, Light… mi hanno visitato, e posso assicurarti che non sono sordo.»
«Allora perché non rispondi?» Light fece un passo verso di lui. «Perché non dici niente?»

«Perché non mi va.»

«Non ti va? Non ti va?! Che accidenti significa che non ti va, Ryuzaki?»

«Vedi, Light…» L prese un terzo cioccolatino. «Hai detto che credi di provare dei sentimenti per me… ma tempo fa credevi anche di essere Kira.»

«È stato stupido. Io so di non essere Kira.»

L fece un ampio gesto con la mano. «Oh, sì che lo sei» sussurrò con un dito alle labbra. «Ma in ogni caso hai usato quelle esatte parole. Parole che poi ti sei rimangiato…»
Allungò una mano per prendere un altro cioccolatino, ma Light gli rubò il sacchetto scaraventandolo contro il muro dall’altra parte della stanza.

«Pensi che cambierò idea?!» gridò Light a pugni serrati, facendo alcuni passi avanti. «È questo che ti spaventa?»
L rimase a studiare il suo viso, il modo in cui stringeva gli occhi. Sembrava così sincero… così innocente.

«A dirti la verità sì, Light. Anche questo mi spaventa.»

«Cos’altro?» ribatté subito Light, posando i pugni sulla sua maglia bianca. La strinse tra le dita. «Il fatto che mi credi Kira?»
«Io non ti credo Kira, Light.» L sentì la presa sulla sua maglia farsi più stretta. «Io so per certo che sei o sei stato Kira.»
Invece di sferrargli un pugno, Light lo afferrò per la collottola, avvicinando il viso al suo.

«Cosa devo fare per dimostrarti che non sono Kira?»

L sentì il suo respiro scaldargli la pelle. Il suo fiato caldo sul collo gli fece venire la pelle d’oca.
Light se ne accorse, perché strinse la presa e chinò la testa sfiorandogli la guancia.

«Se non sei Kira, Light…» L cercò di controllare la voce. «Non devi fare proprio niente. Tutto si risolverà da solo.»

Sentì il profumo del sapone che aveva usato sotto la doccia, al loro ritorno dalla montagna. Deglutì, cercando di non pensare alla figura scura e appannata di Light oltre il vetro, il suono dell’acqua che scorreva su di lui…

«E se non volessi aspettare?» mormorò Light al suo orecchio. L rabbrividì. «Se volessi dimostrarti subito che non sono Kira?»
«Non puoi» rispose L con voce roca. «Non c’è niente che tu possa fare, Light. Assolutamente niente…»

«Sicuro?»
Light gli sfiorò il lobo con le labbra, tanto da fargli chiudere gli occhi.

«In effetti… c’è qualcosa che potresti fare per me» sussurrò L, appoggiando la guancia alla sua.

«Sono tutt’orecchi, Ryuzaki.»

L sorrise contro la sua pelle. Si chinò sul suo collo e si accorse che era percorso dai brividi.
«Ho assoluto bisogno di questa cosa, Light Yagami… e non mi aspetto un no come risposta.»

«Dipende» mormorò Light, allentando la presa sulla sua maglia. Lasciò scivolare una mano dietro il collo, giocando con i suoi capelli.
«Dipende?» rise L, soffiando. «No di certo, Light. Puoi solo dire di sì.»

«Che cosa vuoi?»

«Ho bisogno di quel sacchetto che hai gettato dall’altra parte della stanza, Light. E ne ho bisogno adesso. O non potrò concentrarmi sui documenti che dovrò leggere stanotte.»

Light si staccò immediatamente da lui. Aveva uno sguardo così deluso da ricordargli un cane bastonato.
«Come hai detto?»
«Ho detto» L sorrise, infilandosi le mani in tasca, «che vorrei recuperassi quei cioccolatini per me. Pensi di poterlo fare, Light?»
«No, Ryuzaki. Non penso di poterlo fare.»
Light strinse i denti, fremendo di rabbia.

«È un peccato, Light… un vero peccato.»

L afferrò la catena e fece per attraversare la stanza per raggiungere il sacchetto, ma Light lo tirò indietro, colpendolo al viso con un pugno. L rispose con un calcio, proprio come era successo davanti a Misa. Solo che stavolta non c’era nessuno a dividerli.
Continuarono a colpirsi a vicenda, finché non si lasciarono cadere a terra, stremati.

«Stavolta non c’è Matsuda a distrarci… Devo dire che non mi aspettavo che avresti continuato a colpire, Ryuzaki.»

«Questo perché sei stupido, Light.»

Light era sdraiato al suo fianco, la testa appoggiata al letto. Si voltò verso di lui.
«Ti ho ridotto male.»

«Pensi questo perché non ti sei ancora visto allo specchio.»

«Allora andiamo a vedere come mi hai conciato, avanti.»

Light si alzò e gli tese una mano. L non riuscì a scacciare dalla mente il pensiero della sera prima, di quando aveva attirato Light a sé e l’aveva baciato davanti a tutti.
Davvero l’aveva fatto solo per gioco?
Accettò l’aiuto di Light e si rimise in piedi. Raggiunsero il bagno e, mentre Light contemplava la sua immagine allo specchio, L prese la cassetta del pronto soccorso. Poi tirò la catena, come se Light fosse stato un cane.

«Vieni» disse, tirandolo verso la camera.

Recuperò il sacchetto di cioccolatini e lo lanciò sul comodino tra i due materassi.
Lo fece sedere sul letto, accese la luce e tamponò i segni sul viso con uno straccio umido.

«Sta’ fermo.» L’alcool doveva bruciare sulla pelle delicata di Light…

L non riuscì a evitare di abbassare gli occhi sulla sua bocca. Si chiese se quanto aveva detto Light fosse la verità. Sembrava sincero, ma non c’era forse stato un cambiamento radicale in lui durante la prigionia?
Non aveva avuto l’impressione che, all’improvviso, Light avesse dimenticato tutto?

Aveva visto il suo viso distendersi, voltarsi da una parte all’altra come per cercare di capire dove si trovasse, cosa fosse successo…
Non aveva pensato che Light avesse soltanto scordato di essere Kira?
Perché Light era Kira, e Misa il secondo Kira.
Non c’erano dubbi su questo. Eppure…

“Credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki. Dei sentimenti per te.”
Quelle parole avevano smosso il mare che aveva dentro. Non si era mai sentito agitato come quando stava con Light…

Se solo Light non fosse stato Kira… se solo L si fosse sbagliato!
Una volta. Una sola volta.
Avrebbe ringraziato il cielo di essere in errore. Sarebbe stato felice di perdere.

«Ryuzaki?»

Light lo guardò a occhi socchiusi, studiando la sua espressione.
L si affrettò ad abbassare il viso. Chiuse la cassetta del pronto soccorso.

«Abbiamo finito. Puoi dormire se vuoi.»

Si alzò, ma Light gli afferrò il polso e lo costrinse a sedere di nuovo.

«Aspetta. Non andartene.»
L sollevò il polso e mise in mostra le manette. «Non posso andare lontano, Light.»

«Resta qui. Con me.»

«Sarò nel letto qui vicino a spulciare documenti. Sentirai il suono delle…»
«No.» lo interruppe Light, posando la mano sulla sua. «Dove non posso raggiungerti è troppo lontano.»

«Ti basterà alzarti per raggiungermi.»
Light lo tirò versò di sé, facendogli cenno di sdraiarsi al suo fianco.

«Ho molti documenti da leggere, Light. Non ho tempo per…»

«Domani ti aiuterò io» lo fermò di nuovo. «Domani indagheremo insieme, con tutta la squadra.»
Light riuscì a farlo stendere, poi gli appoggiò la testa sul petto, accoccolandosi contro di lui.

«Ma adesso resta con me» disse poi, mentre L allargava le braccia per fargli spazio. «Ti prego.»
L non parlò. Rispose con le dita, sistemandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi passò la notte ad accarezzarlo, aspettando che si addormentasse.

Va bene, Light. Fingiamo di essere normali. Domani torneremo a essere L e Kira, ma stanotte… stanotte saremo solo due ragazzi che si abbracciano.

 
n
 

Light si alza controvoglia, sistemandosi i capelli.

«Hai davvero intenzione di fare finta che non sia successo niente, Ryuzaki?»
Il volto di L è una maschera impassibile. Rimane a fissarlo senza mai sbattere le palpebre e senza rispondere.

«Insomma! Per te non è cambiato proprio niente durante gli ultimi giorni?»
L si porta un dito alla bocca. Sembra che ci stia pensando, e questo non fa altro che irritare a morte Light.

«Rispondi, Ryuzaki!»
L inclina la testa di lato. Si avvicina, senza mai staccare gli occhi dai suoi.

«Effettivamente sì, Light… se considero gli ultimi giorni non posso fare a meno di pensare che sia cambiato qualcosa...» Allunga il viso fino a sfiorargli il naso. «Tra noi.»
Light non si muove, si limita a socchiudere gli occhi e a tirare un sospiro di sollievo.

«Sono lieto di sentirtelo dire, Ryuzaki.»

«Non ho finito, Light.»
Light inarca un sopracciglio mentre L fa un passo indietro.

«Vedi, Light… qualunque cosa tu possa provare – o pensare di provare – i miei sospetti sul fatto che tu sia Kira non sono ancora pari a zero.»

L solleva una mano e la lascia sospesa accanto al suo viso, come se non avesse il coraggio di accarezzarlo. Un dito dopo l’altro, si appoggia lentamente alla sua guancia, spingendo una ciocca dietro l’orecchio.
Light trattiene il respiro.

«Devo confessarti una cosa, Light…» Gli occhi di L tornano a specchiarsi nei suoi, mentre la sua voce si abbassa. «È la prima volta che spero di sbagliarmi.»

Light non sa cosa rispondere. È troppo preso dallo sguardo di L, dal modo in cui è sceso ad accarezzargli il collo. Non ha più la dolcezza della notte scorsa: ora, ogni volta che le unghie si spostano sulla sua pelle, Light sente un brivido.

«Devi credermi Light» sussurra L, chinandosi al suo orecchio. «Nutro davvero la speranza di sbagliarmi.»
Poi gli sfiora la guancia con le labbra, e la sua voce si abbassa ancora, tanto che Light fatica a sentirla.

«Ma non è mai successo finora.»

«Succederà» ribatte Light, tremando.
Lo afferra per le spalle e lo allontana per guardarlo negli occhi.

«Devi fidarti di me, Ryuzaki: non sono Kira.»

La mano di L torna al suo viso, mentre un sorriso si disegna sul suo volto. È appena accennato, e Light nemmeno per un istante si illude di sentire parole di conforto.
«Vorrei tanto crederlo, Light.»

L gli sfiora le labbra con le sue. Non è un bacio come gli altri, non ha irruenza o passione, e Light sente tutta la malinconia che deve provare L. Ha l’impressione di piangere, o di essere sotto la pioggia durante un temporale. Vorrebbe fermare il tempo, posargli un dito sulle labbra e farlo smettere di parlare. Ma non riesce a muoversi, può solo aspettare che L arrivi alla fine.

«E finché non saprò con certezza che non sei Kira…» Un altro bacio. «Finché non capirò come fa Kira a uccidere le sue vittime…» Un altro ancora. «Finché non avrò le prove della tua innocenza, Light…» Stavolta il bacio dura un istante di più, tanto che le braccia di Light si spostano dietro la schiena di L. «Non potrà succedere niente tra noi.»

Poi si stacca, le guance pallide ora stranamente arrossate.
Light respira con affanno, e non sa se sia per i baci di L o per le sue parole. Sa soltanto che vorrebbe spegnere la mente – la sua e quella di L – e lasciarsi andare. Dimenticare Kira e L, dimenticare qualunque cosa.

«Senza contare che sei ancora giovane, Light Yagami…»

«Giovane?»

«Chissà, forse, se anche pensassi che non sei Kira, ti chiederei comunque di aspettare.»

«Aspettare?» Light storce il naso. «Aspettare cosa?»

L cancella la distanza tra loro e, per un attimo, Light crede che cancellerà tutto ciò che ha detto finora. Dirà che stava scherzando, e poi lo stringerà tra le braccia. Gli chiederà di prendersi un altro giorno per loro – solo per loro – ignorando il Caso Kira e il resto della squadra.
Ma L non parla, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con prepotenza, come se non volesse lasciargli il tempo di rifiutare.
Come se fosse il loro ultimo bacio – o il primo – e avesse la certezza che dopo non ne verranno altri.

Light chiude gli occhi e lascia che L lo porti lontano, in un mondo in cui Kira non esiste. Un mondo in cui sono solo due ragazzi normali che frequentano la stessa Università e ogni tanto giocano a tennis. Due ragazzi che escono a bere un caffè in un bar, in mezzo alla gente, sentendosi estranei al resto del mondo.
Dove basta uno sguardo per capirsi, e non ci sono sospetti, non ci sono colpe o scuse. Dove L non esiste e non indaga, dove Light lo rimpinza di cioccolatini offrendoli alle sue labbra.
Un mondo in cui non debbano nascondersi, fingere davanti agli altri di essere più di quello che sono.
Due corpi e, forse, soltanto forse, una sola anima.

L si stacca piano da lui, tenendo gli occhi chiusi e respirando sulla sua bocca.

«Ti chiederei di aspettare….» mormora, senza fiato. «Aspettare me.»

E Light sa che non aspetterebbe nessun altro, nemmeno se cascasse il cielo e la terra minacciasse di distruggersi. Non aspetterebbe nessuno a parte L, e solo in quel momento si rende conto di una cosa.

«Sai, Ryuzaki… sono convinto di averlo sempre fatto.»
Pensa che L non gli risponderà, invece L sorride, baciandolo ancora.

«Anch’io, Light… anch’io.»

 

 

FINE

 

 nn

 

N.d.A.:

Confesso di aver aspettato tanto a concludere questa storia perché non ero pronta. Non ero pronta a salutarla, a chiuderla definitivamente, a lasciarla scendere sotto altre storie nel mio profilo.
In realtà l’ho scritta in poco tempo, di getto, grazie ad alcuni prompt splendidi (due ve li ho riportati in altri capitoli e l’ultimo è sotto). E un’altra verità è che non sono ancora pronta a terminarla, ma so che se non lo faccio, rischio di aspettare troppo. Eccola quindi: la conclusione.
Credo sia stata una delle più importanti storie del 2019, se non la più importante, LA storia. E vi sarei davvero grata, infinitamente, se mi diceste se l’avete apprezzata, almeno ora che è finita.
Grazie a chi ha letto fin qui!

 Prompt di Rita: “Credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.”, “Anche Kira è umano, dopotutto…”, “No. Intendo… dei sentimenti per te.”
Celtica

   
 
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