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Autore: Harley Sparrow    10/01/2020    1 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XVIII

 
IL MOMENTO PIÙ BUIO

 
 
“Cosa facciamo?” chiese Mag con voce tremante, ancora intenta a calmarsi.
“…Magari è davvero stato male e ha perso lo specchietto o non ha ritenuto così importante portarselo dietro” disse Frannie.
“Possiamo provare a guardare in infermeria” rifletté Mag. “Dopotutto sarebbe folle da parte sua fare una cosa così stupida come uscire dal castello in questo momento, magari… magari ce la stiamo prendendo per niente”
“Sì, o magari è solo andato a parlare con Lucy” disse Frannie. In cuor suo non credeva neanche a quella possibilità, ma per il momento era l’unico appiglio per non dover pensare al peggio.
“…Però se Madama Chips o chiunque altro ci vede potrebbe farci delle domande” mormorò Mag.
“Ci ho pensato anche io” disse Frannie. “Non so se ci conviene entrare in infermeria, sarebbe rischioso”
“Io non riesco a rimanere qui con le mani in mano” disse Mag “Posso andare a vedere se è dalle parti della torre dei Grifondoro, se non lo trovo torno qui”
“Ma che dici?! Non ti lascio andare da sola!” disse prontamente Frannie.
“Mi sembrava di aver capito che tu non volessi uscire dalla Sala Comune!” disse Mag, sollevata.
“Non voglio uscire di qui senza avere un piano, è diverso” disse Frannie. “Ci sarà di sicuro Gazza in giro, dobbiamo stare attente!”
Frannie pensò che le probabilità di trovarlo in quei due posti fossero molto basse, e dallo sguardo che aveva assunto Mag capì che lei pensava alla stessa cosa, ma stava cercando con tutta sé stessa di non farlo diventare un pensiero cosciente.
“Se non sbaglio Gazza finisce di fare il giro del castello verso le due!” disse Frannie, memore di quando doveva fare i turni in qualità di Prefetto.
“Ci sarà comunque Mrs Purr. E i ritratti. E magari anche i fantasmi” si lamentò Mag.
“Un mantello dell’Invisibilità non guasterebbe… E anche la Mappa del Malandrino…” mormorò Frannie.
“Già, ci aiuterebbe molto” le fece eco la ragazza, che sentì la nausea montarle nello stomaco. Se l’avessero avuta ancora i gemelli non si sarebbe fatta problemi a chiederla a loro.
“Ok, basta. Aspettiamo che si facciano le due e poi andiamo, tanto manca poco” disse Frannie “Prendiamo i mantelli, così non moriamo di freddo. E che non ti salti in mente l’idea di uscire dal castello”
“Va bene, vado…” mormorò Mag annuendo. “Vado a prendere anche il tuo. Aspettami qui”
“Non vado da nessuna parte” sussurrò l’amica, abbattuta.
Mag corse silenziosamente su per le scale del dormitorio. Il fatto di avere qualcosa da fare la fece stare meglio, anche se per pochi minuti. Una parte di lei desiderava andare a controllare di persona che Edmund non fosse nel dormitorio. Magari Adrian si era sognato tutto e il suo ragazzo era tranquillo a dormire nel suo letto. Sarebbe stato bello se fosse stato realmente così. Alla fine pensò che era un pensiero stupido e che non ne valesse la pena. In più, se Montague l’avesse sentita avrebbe messo Edmund ulteriormente nei guai.
Illuminando appena la bacchetta cercò il suo mantello e quello di Frannie. Prese un paio di scarpe da ginnastica per sé e per l’amica, un paio di calze, le sciarpe e poi si lanciò giù per le scale. Quando fu quasi a metà si bloccò di colpo e tornò indietro. Le era venuto in mente che avrebbe potuto sfruttare il regalo di compleanno che le avevano fatto Edmund e Frannie l’anno prima. Rientrò nella camera, sperando di non svegliare Jasmine e Miles e sussurrò: “Accio Bussola!”.
Dal baule uscì un fagottino avvolto nella stoffa scura che planò sulla sua mano. Già che c’era prese il suo orologio posato sul comodino e se lo mise al polso.
Quando raggiunse Frannie in Sala Comune la trovò a camminare avanti e indietro in preda all’ansia.
“Hai tutto?” le chiese, smettendo di camminare.
“Sì” rispose Mag lanciandole il mantello, che Frannie prese al volo. “Ho anche questa, ma non so quanto potrebbe servire, dato che non possiamo andare chissà dove per cercarlo…”
Mostrò a Frannie la bussola che puntava verso ciò che più si desidera al mondo e l’amica si illuminò.
“No, invece potrebbe tornarci utile!” disse Frannie. “Prova ad aprirla”
Con mani tremanti Mag fece quello che le aveva detto. Aprì il coperchio e vide la lancetta oscillare per qualche istante e poi puntare davanti a sé, verso l’uscita. I dormitori erano alle sue spalle e alla ragazza tremarono le gambe per un attimo.
“A questo punto possiamo passare anche davanti all’infermeria senza entrare, se non è lì lo sapremo” disse Frannie sporgendosi per vedere meglio.
Mag annuì nervosamente, poi sussurrò “andiamo”.
Le due uscirono silenziosamente dal passaggio e a passi svelti si diressero verso le scale che portavano alla Sala d’Ingresso. Fortunatamente il lungo corridoio era illuminato da fiaccole a cui era stato fatto l’incantesimo della fiamma sempiterna, per cui non ci fu bisogno di usare le bacchette. Quando arrivarono nella Sala d’Ingresso invece trovarono tutto buio, per lui dovettero accenderle.
“Guarda, la bussola punta verso l’esterno!” sussurrò Mag sentendo una nuova ondata di panico percorrerle le membra.
“Magari è ai piani di sopra da quella parte” rispose Frannie. “Andiamo a vedere”
Prese l’amica per mano e la trascinò dalla parte opposta, verso le ampie scalinate. Mag annuì poco convinta e dopo qualche passo la seguì con decisione.
Rimasero in silenzio per un po’, sentendo solo il rumore delle scale che si muovevano e il russare dei personaggi dei quadri. Dovettero procedere con cautela e lentamente. Ogni rumore le faceva arrestare con il cuore in gola, e nel castello di rumori ce n’erano davvero tanti, anche di notte. Il terrore più grande delle due era quello di incontrare Pix, che di sicuro non avrebbe perso l’occasione per svegliare tutto il corridoio, denunciandole alla Umbridge per puro dispetto. Anche Gazza sarebbe stato altrettanto pericoloso, ma avevano concordato prima di uscire che se lo avessero incontrato lo avrebbero Confuso.
Una volta arrivate al primo piano, dove si trovava l’infermeria, scesero e percorsero il breve corridoio che portava in quella sala.
“Non è qui” mormorò Mag guardando la lancetta della bussola che indicava la sua destra, mancando totalmente la traiettoria dell’infermeria.
“Già. Non è qui” disse Frannie, dopo aver dato uno sguardo anche lei. Ci pensò su un attimo, poi disse “Sei sicura che…?”
Mag capì all’istante cosa le stesse chiedendo. Era sicura che trovare Edmund fosse la cosa che desiderava più al mondo in quel momento? Non aveva alcun dubbio.
“…Sì, lo so per certo” rispose lei. “Verso cos’altro potrebbe puntare altrimenti?”
“Non lo so, ma sicuramente sei più attendibile di me” disse Frannie. “Anche se probabilmente adesso punterebbe anche per me verso lui”
“Prova” mormorò Mag passandole la bussola.
Frannie la prese in mano e la lancetta oscillò per un po’ fra due punti diversi: uno era lo stesso di Mag, l’altro era un po’ spostato, più o meno dove si trovava la Sala Comune dei Tassorosso. Alla fine la lancetta si spostò verso il punto indefinito verso sud, esattamente come aveva fatto con Mag[1].
“Proviamo a vedere dalle parti dei Grifondoro” disse Frannie restituendo la bussola alla proprietaria.
“Se è lì giuro che lo prendo a schiaffi” disse Mag.
“Se non è lì lo prenderò a schiaffi ancora di più” aggiunse Frannie. “Non ci voglio neanche pensare”
“Non può aver fatto davvero una pazzia del genere” si lamentò Mag. “Senza neanche dirmelo… Diamine, sono la sua ragazza!”
“E io la sua migliore amica, mi sento malissimo” disse Frannie appoggiandosi al parapetto della scala, affranta.
Mag si strinse nel mantello, le era venuto freddo.
Arrivarono in silenzio al settimo piano, dove si innalzava la Torre dei Grifondoro. Ci erano state pochissime volte da quando avevano iniziato a studiare a Hogwarts e solo Frannie sapeva dove si trovava esattamente il passaggio segreto e da cosa era sorvegliato.
Le due si guardarono intorno, ricevendo qualche borbottio da parte dei quadri circostanti, svegliati nel sonno dalla luce tenue delle loro bacchette. Non c’era traccia di Edmund da nessuna parte. Cercarono disperatamente in silenzio per diversi minuti, in ogni angolo, anche nelle aule e negli anfratti più nascosti, poi Mag si sedette su un gradino, disperata.
“Non c’è” disse con un tono piuttosto acuto, di nuovo in panico.
“Speravo davvero che fosse qui” mormorò Frannie, andandosi a sedere accanto a lei.
Mag si prese la testa fra le mani.
“Di tutte le cazzate che poteva fare, proprio questa ha scelto!” disse con rabbia, ma con la voce tremante.
“Parla piano o qualcuno potrebbe denunciarci a Silente!” sussurrò Frannie “…Comunque quando tornerà lo ammazzo”
Se torneràla corresse Mag ridendo istericamente.
Frannie stava cercando con tutte le sue forze di non pensare a quella particolare eventualità e odiò Mag per avergliela sbattuta in faccia con così poco tatto.
“Non può succedere” sibilò all’amica. “Non dirlo più, ti prego”
Mag si morse il labbro, sentendo le lacrime riaffiorare. Sbatté gli occhi velocemente cercando di ricacciarle indietro.
“Cosa possiamo fare adesso?” chiese iniziando a battere a terra il piede con fare nervoso. “Andiamo da Piton? Magari ci aiuta!”
“E se fosse solo andato a casa ad assicurarsi che stiano tutti bene? Lo metteremmo nei guai per niente!” rispose Frannie dopo averci riflettuto su un po’. “E in più se Piton lo scopre non penso che la prenderebbe bene”
“Se lo scopre come minimo smette di darci lezioni” disse Mag strofinandosi gli occhi, esausta.
“Decisamente plausibile, conoscendolo” disse Frannie. “Non lo direbbe alla Umbridge, ma gliela farebbe pagare ugualmente”
“…Forse è meglio aspettare che si faccia mattina, dopotutto” disse Mag.
“Se non torna per l’ora di colazione andiamo anche da Silente” rispose Frannie mettendole una mano sul braccio, per confortarla. Mag annuì impercettibilmente, grata all’amica per la sua vicinanza.
Rimasero al buio in silenzio per un po’, poi Mag parlò.
“Io comunque non…” disse. Non riuscì a terminare la frase perché improvvisamente apparve una luce nel buio, come se si fosse aperta una finestra.
Le due amiche trattennero il respiro per qualche istante, senza sapere che cosa fare.
Un quadro raffigurante una signora piuttosto grassa si scostò e nella penombra apparvero due ragazzini: erano un maschio e una femmina e parlavano in modo concitato.
“Non sai neanche dove andare!” sibilò la ragazza che aveva una voce piuttosto famigliare, ma né Mag né Frannie riuscirono a riconoscerla sul momento.
“Devo trovarla! Ho paura che stia facendo una sciocchezza!” rispose il ragazzo tirando fuori la bacchetta.
“Ma chi sono?” borbottò Frannie sporgendosi verso Mag per farsi sentire solo da lei.
“…Sai a malapena disarmare, Colin!” esclamò la ragazzina che faceva compagnia al Grifondoro.
“Colin Canon!” mormorò Frannie.
Al posto di rispondere all’amica, il ragazzo fece ‘sssh’ e puntò la bacchetta verso le due ragazze, che però non lo notarono perché quando si era richiuso il passaggio, l’ambiente era ripiombato nel buio. A quel punto anche Mag e Frannie tirarono fuori le bacchette, avvertendo il pericolo.
Expelliarmus!” esclamò Colin a voce un po’ troppo alta.
Dalla bacchetta di Mag era uscito un silenzioso Incantesimo Scudo, che impedì al ragazzo di disarmarle. Frannie illuminò la bacchetta e così fece anche quella che si rivelò Ginny Weasley.
“Ginny! Colin!” esclamò Frannie. “Siamo Frannie e Mag!”
“Frannie?” disse Ginny illuminando la bacchetta.
“Mag?!” esclamò Colin.  
Rimasero a guardarsi per un attimo, sconvolti, poi Colin parlò, spaventato.
“Perché siete qui?” chiese guardando le due ragazze più grandi di lui che conosceva a malapena.
Con Frannie aveva parlato qualche volta l’anno prima, quando entrambi erano in infermeria con la febbre alta, mentre conosceva meglio Mag perché durante l’estate si erano incrociati più di una volta a casa dei Pevensie.
“Stavamo cercando…” disse Mag, bloccandosi per un attimo, indecisa se fare subito il nome del suo ragazzo o no. Poi pensò che di quei due poteva fidarsi, per cui lo disse.
Dallo sguardo che si scambiarono i due Grifondoro capì che il loro problema era simile al suo. A parlare fu Colin, dopo aver ricevuto una gomitata da Ginny.
“Noi non troviamo Lucy” disse prima che Mag si decidesse a parlare “Non è nel suo letto”
Ginny annuì in silenzio.
“Da quanto ve ne siete accorti?” chiese Mag, poi si guardò intorno timorosa.
“Io mi sono accorta che non c’era mezzora fa…” disse Ginny “Pensavo che fosse andata in Sala Comune e l’ho aspettata per un po’, poi l’ho cercata e ho visto che non c’era”
“…Volevamo cercare la vostra Sala Comune, magari era con Edmund” rispose Colin.
Mag scosse la testa, desolata. Frannie rispose al suo posto.
“Non è dalle nostre parti, abbiamo controllato” mormorò.
“Noi è da più di un’ora che lo sappiamo, ci ha svegliate Pucey” aggiunse Mag.
“Quindi è da un’ora che Edmund è via?!” esclamò Ginny.
“Anche di più. Abbiamo dovuto aspettare un po’ prima di uscire, quindi deve essere via da almeno un paio d’ore” disse Mag.
“Voi sapete di sua zia?” chiese timidamente Colin.
“Sì” risposero le due Serpeverde.
“Noi… Pensiamo che Edmund sia uscito dal castello per incontrarsi con i suoi fratelli” mormorò Mag.
“A questo punto direi che ne siamo certe” disse Frannie, e Mag si portò le mani alla testa per massaggiarsi le tempie.
“Ma questo è folle!” sibilò Ginny.
“Secondo voi dove sono andati? Lucy sarà con lui di sicuro!” chiese Colin cercando invano di rimanere calmo.
“Non lo so… Potrebbe essere ovunque, Edmund sa Smaterializzarsi!” disse Frannie muovendosi nervosamente.
“Potrebbe essere andato a casa per assicurarsi che tutti stiano bene, è che lungo il tragitto lei potrebbe averlo trovato” disse Mag con voce tremante, poi aggiunse “non voglio neanche pensarci”
“Magari si sono incontrati con il fratello maggiore da qualche parte, qui vicino” azzardò Colin, che era in preda al panico.
Fino a pochi minuti prima pensava davvero che un giro nei sotterranei gli avrebbe restituito la sua ragazza, ora lei poteva essere miglia e miglia lontana da Hogwarts, in pericolo e indifesa.
“Ma comunque è fuori, ed è in pericolo” disse Mag, che non riusciva a impedire ai pensieri più orrendi di insinuarsi nella sua mente, già scossa dagli eventi e annebbiata per la stanchezza.
“Andiamo a cercarli! Magari sono a Hogsmeade!” propose Colin “Voi conoscete qualche passaggio…?”
Ginny lo guardò spaventata e un po’ indecisa sul da farsi, Mag gli stava per rispondere impulsivamente che sarebbe andata con lui e gli avrebbe mostrato la via. Frannie però parlò prima di lei.
“Non andiamo da nessuna parte fuori dal castello” disse guardando Mag con aria di rimprovero. Lei parve riaversi e scosse la testa.  
“Già, comunque non voglio avere la responsabilità di un minorenne con me” disse la ragazza, che comunque non sapeva cosa avrebbe potuto fare una volta a Hogsmeade.
Non poteva di certo girare per le strade, non li avrebbe trovati lì. Al massimo alla Testa di Porco, che rimaneva aperto fino a tarda notte, ma anche in quel caso, se non li avesse trovati, avrebbe dovuto spiegare per quale motivo si trovava lì. Anche la Stamberga Strillante sarebbe stata una possibile meta, ma da sola non se la sentiva di andare, e Frannie sembrava inamovibile.
“…Credo che non ci resti che aspettare” disse alla fine, sconfitta.
Colin assunse per un attimo un’aria ribelle, ma vedendo di essere uno contro tre capì che non era il caso di insistere, e poi sarebbe stato impossibile per lui uscire dal castello senza il loro aiuto.
“Pensavamo di andare da Silente se non tornano entro l’ora della colazione” disse Mag.
“E andarci subito? Tanto sappiamo che sono usciti dal castello!” chiese Ginny.
“No, magari stanno già tornando e li mettiamo nei guai” disse Frannie. “Se è così meglio se ce la risolviamo fra di noi”
Mag guardò l’orologio che aveva al polso, segnava le tre meno cinque.
“In che altri posti può essere andato?!” chiese Colin “Magari…”
Voleva nominare la Stanza delle Necessità ma si bloccò all’istante, temendo che le due Serpeverde non la conoscessero e facessero domande in merito, domande che lo avrebbero portato a rivelare il segreto che lui, Ginny e molti altri studenti avevano promesso di mantenere a Harry Potter.
“Magari cosa?!” chiese Mag con apprensione, come se il ragazzo avesse appena risolto il problema.
“Niente… Era una sciocchezza” borbottò Colin. “E comunque con Lucy potrebbe parlare in qualsiasi stanza vuota”
Mag stava per insistere per sapere qual era il posto a cui aveva pensato il ragazzo, ma una voce maschile alle sue spalle fece sussultare lei e il resto dei presenti. Il sangue le si gelò nelle vene ed emise un verso strozzato, così come Frannie.
Serpeverde nella Torre Grifondoro!” esclamò la voce. “Felloni! Vi faccio vedere io!”
Mag e Frannie si guardarono intorno terrorizzate, Mag nuovamente sull’orlo della crisi di panico, e questa volta un po’ anche Frannie. Sollevarono le bacchette; Colin e Ginny invece si scambiarono uno sguardo accigliato.
Frannie intanto aveva aumentato la luce della bacchetta e si guardava intorno pronta ad attaccare, lo stesso fece Mag.
“Chi è là?” disse Mag con voce squillante.
Vili canaglie! Ribaldi! Fermatevi e combattete, se avete il coraggio!” disse nuovamente la voce.
“Ragazze, ragazze!” chiamò Ginny sforzandosi di tenere la voce bassa.
“Ma dov’è?” chiese Mag guardandosi intorno spaventata e puntando la bacchetta verso le scale, pensando che la voce arrivasse da lì.
“Non c’è nessuno!” esclamò Colin “è solo Sir Cadogan!”
Le due Serpeverde lo guardarono esterrefatte, senza capire. In tutta risposta Ginny puntò la bacchetta contro un ritratto che raffigurava un cavaliere corazzato che sguainava la spada a cavallo di un pony piuttosto grasso e goffo. Non appena la luce lo investì, il cavaliere si ritrasse.
“Argh! Una spia dei Serpeverde! Razza di birbona che non sei altro! Battiti ad armi pari! Tira fuori la spada se hai il coraggio!”
Ginny distolse subito la bacchetta per evitare che continuasse.
“Sir Cadogan, sono amici!” cercò di spiegare invano Colin.
I Serpeverde sono solo uno squinternato manipolo di canagliume vario, fra di loro non vi è alcun amico!” ribatté prontamente Sir Cadogan.
Mag e Frannie lo guardarono accigliate, troppo esauste e spaventate per ribattere, come avrebbero fatto in altre occasioni per difendere la loro Casa.
“Lo andrà a dire a tutti!” esclamò Mag rivolta ai due Grifondoro.
“Non ti preoccupare per quello, non gli crede mai nessuno” disse Ginny. “E poi a volte inventa delle imprese contro gli studenti della vostra Casa, quindi…”
“Ah!” esclamò Frannie, piuttosto piccata, anche se in quel momento quella prospettiva volgeva decisamente a suo vantaggio.
“Forse è meglio tornare in Sala Comune, comunque” rifletté, ignorando la nuova ondata di insulti che sbraitava il ritratto. “…Prima che ci becchi qualcuno, e così se tornano lo sapremo subito”
“Sì, tanto qui non possiamo più fare…” disse Mag prima di venire interrotta da un’altra voce sconosciuta.
Allora, la vuoi smettere?” esclamò una voce femminile proveniente da un quadro raffigurante una donna vestita con abiti ottocenteschi. “E voi, fareste meglio ad andare davvero. Sto cercando di dormire”
“Sì, sì, ora vanno!” disse Ginny sforzandosi di essere gentile.
“Ma tu guarda che antipatici!” sussurrò Frannie.
“Allora…” disse Mag rivolgendosi ai due Grifondoro “Ci aggiorniamo domattina… Anzi, fra quattro ore”
“Sì, va bene” rispose Colin, poi la guardò negli occhi, spaventato. “Torneranno. Devono tornare”
“Già” disse Frannie. “Vieni Mag, andiamo”
Finalmente il ritratto del cavaliere si zittì e le due tornarono sui loro passi. Non si augurarono la buonanotte perché sapevano che, per come stavano andando le cose, non lo sarebbe stata.
Frannie e Mag presero la scalinata che portava ai piani inferiori senza proferir parola. L’unica cosa che avevano scoperto in quel loro vagare notturno era che Edmund era con sua sorella Lucy e che non erano le uniche a star male. Mentre se ne andavano avevano sentito Ginny dire a Colin, per confortarlo, “Almeno è con Edmund”, ma questo non le aveva sollevate, anzi, Mag pensò disperatamente che se i due si fossero trovati in serio pericolo, Edmund si sarebbe messo davanti alla sorella per proteggerla. Cercava con tutta sé stessa di non fare quei pensieri, ma era più forte di lei.
Ci misero un po’ ad arrivare nei Sotterranei. La bussola puntava ancora verso sud, ma ciò poteva voler dire di tutto, dato che Hogwarts si trovava nell’estremo nord del Paese.
Quando rientrarono in Sala Comune la trovarono più fredda di prima, o forse erano loro che stando in giro per il castello avevano preso molto freddo. Frannie puntò la mano ghiacciata verso il camino e comparvero due fiammelle che ben presto attaccarono a due pezzi di legno. Il Lago Nero non rifletteva alcuna luce, dal momento che era una notte di luna nuova. La stanza era totalmente immersa nel buio se non per le luci flessuose e cangianti che arrivavano dal camino. Mag si avvicinò ad una vetrata lì vicino da cui si poteva vedere bene l’entrata e si lasciò scivolare a terra, affranta ed esausta.
“Stamattina ha detto che voleva andarsene” mormorò. Frannie si voltò verso di lei, temendo di non aver capito.
“…Ha detto che non riusciva a rimanere qui a fare niente, e io non l’ho preso sul serio” continuò. “E adesso lui se n’è andato, e io non ho fatto nulla per impedirlo”
Tirò su col naso un paio di volte, poi tirò fuori un fazzoletto dal mantello che teneva ancora sulle spalle e lo strinse fra le mani. Mentre la ragazza si soffiava il naso, Frannie si alzò e andò a sedersi per terra, accanto a lei. Le mise la testa sulla spalla e le strinse il braccio.
“Non è colpa tua, Mag” sussurrò la ragazza “Noi… Gli siamo state vicine come abbiamo potuto, non abbiamo colpe. E se gli avessi detto di non farlo sarebbe stato peggio…”
“Lo so…” mormorò la ragazza con la voce rotta. Respirò a fondo per cercare di calmarsi.
“Vorrei che tornasse” disse dopo un po’. “Non chiedo altro”
“Anche io…” mormorò Frannie.
Si sentiva molto giù di morale, ma anche molto arrabbiata. Non sapeva cosa fosse passato per la testa di Edmund, ma era estremamente delusa per il fatto che non ne avesse parlato con lei.
“Sono quasi le quattro” mormorò Mag prendendosi la testa fra le mani, con i gomiti sulle ginocchia. “E fra tre il castello si sveglierà”
“Già” disse Frannie impallidendo. “Sarà una giornata pesante”
“Pensi che sua zia li stia cercando?” chiese Mag.
“Vorrei pensare il contrario, ma da quanto ho capito quella donna ha più di un motivo per avercela con Ed e i suoi fratelli…” disse Frannie.
“Se dovesse fargli del male io…” balbettò Mag “Io…”
Non riuscì a concludere la frase. Edmund era la cosa più bella che gli era capitata da quando aveva messo piede in quel mondo, l’idea che potesse finire tutto non riusciva neanche a prendere forma concreta nella sua mente, eppure c’era, e a ogni minuto che passava diventava sempre più difficile ignorarla. 
“Lo so” disse Frannie. “Mi sento anche io così”
Rimasero per una decina di minuti ancora in silenzio, rotto solamente dallo scoppiettio dei ceppi che bruciavano nel camino. Quasi non sentirono il rumore del passaggio che si apriva, e se lo sentirono, sul momento pensarono che fosse un’allucinazione.
 
Edmund non aveva fatto troppa fatica a tornare in Sala Comune. Aveva temuto di incontrare Pix, ma per fortuna l’unica cosa che disturbò il suo ritorno fu un ritratto che gli intimava di abbassare la luce. Aveva un freddo allucinante e camminava velocemente per cercare di scaldarsi. Di notte il castello precipitava nel gelo, e l’essere stato fuori a lungo non aiutava. Peter aveva accompagnato lui e Lucy fino al passaggio. A un certo punto avevano quasi aggredito un gatto bianco che era spuntato dal nulla, nella neve, ma tutto sommato non avevano fatto fatica ad arrivare alla meta. Si erano fermati a parlare per un’altra mezzora e si erano fatte le tre e mezza. Quando ormai stavano iniziando ad avere gli spasmi per il freddo, si salutarono una volta per tutte e le loro strade si divisero.
Una volta arrivato a Hogwarts, non accompagnò Lucy nella sua torre. Lei aveva insistito e lui non vedeva l’ora di tornare a letto, dato che tre ore dopo si sarebbe dovuto svegliare. Una volta arrivato nei sotterranei fece un sospiro di sollievo e rallentò il passo. Si strinse nel mantello e pronunciò la parola d’ordine con la voce tremante. Tra il freddo e la tensione sentiva il bisogno di farsi una doccia bollente, e probabilmente l’avrebbe fatta davvero. Quando entrò nella Sala Comune si stupì di trovare il camino acceso. Un’ondata di terrore si impossessò di lui. C’era qualcuno nella Sala Comune, e quel qualcuno gli avrebbe sicuramente fatto delle domande.
Si guardò intorno e sul momento non vide nessuno. Poi notò che due persone di sua conoscenza erano proprio di fronte a lui, sedute per terra, per questo non le aveva viste subito. Mag e Frannie si accorsero del suo arrivo e lo guardarono sconvolte, e lui si lasciò scappare un sospiro di sollievo prima di accorgersi che non c’era proprio nulla di cui essere sollevati.
La prima ad alzarsi fu Mag, che gli corse incontro e lo travolse in un abbraccio soffocante.
Non sentì quello che gli disse perché gli sembrò perlopiù un misto fra uno squittio e un singhiozzo.
“Cosa ci fate qui?!” esclamò guardando Frannie, dato che gli era impossibile guardare Mag.
“Dove diavolo eri?” chiese Frannie, rimanendo seria. Aveva notato che Edmund era piuttosto sollevato, e questo l’aveva fatta arrabbiare ulteriormente.
“Io…” balbettò il ragazzo.
Mag si staccò da lui e ripeté la domanda.
“Si può sapere dov’eri?! Pucey ci ha svegliate tre ore fa dicendoci che tu non eri nel letto!” disse con gli occhi velati dalle lacrime.
“Pucey?!” esclamò il ragazzo, allarmato.
“Sì, Pucey” disse Frannie “E adesso tu ci dici dove sei stato per tutto questo tempo!”
“Io ero… fuori” disse il ragazzo “Non pensavo che vi sareste svegliate…”
“Fuori dove?! Eri con Lucy, vero? Colin e Ginny erano in pensiero” disse Mag.
“Noi…” balbettò il ragazzo “Eravamo con Peter”
“Dove?” insisté Frannie.
“Fuori…” ripeté il ragazzo, ma vedendo che le due continuavano a guardarlo, si decise a dire la verità. “…A Hogsmeade”
Dalla faccia che fece Mag gli sembrò di averle appena tirato uno schiaffo, e ciò lo fece sentire malissimo. Frannie invece lo guardò con rabbia.
“Ah, eri a Hogsmeade. E immagino che tu abbia deciso all’una di notte di andare a Hogsmeade con Lucy e Peter. Una decisione presa d’impulso, e casualmente avete avuto tutti lo stesso pensiero”
Edmund la guardò con astio. Darle ragione sarebbe stato una follia, ma al tempo stesso dire la verità lo avrebbe messo in una situazione peggiore. Alla fine optò per dire la verità, magari le due ragazze avrebbero capito e si sarebbero calmate.
“…Lo abbiamo deciso ieri pomeriggio. Non ve l’ho detto perché non volevo che vi preoccupaste inutilmente…”  
“Beh, guarda un po’, lo abbiamo scoperto e ci siamo preoccupate” disse Mag con la voce alterata dalla rabbia, che ormai aveva preso il posto della disperazione di poco prima.
“E non hai pensato di portare con te lo specchietto?!” chiese Frannie.
Edmund si toccò le tasche e si accorse in quel momento che non lo aveva.
“Deve essermi caduto mentre…” cercò di difendersi, terrorizzato all’idea di aver perso quel regalo. “Io non pensavo…”
“Pensi che domani non ci saremmo accorte che hai le occhiaie lunghe fino al mento?” sbottò Frannie.
“Io…” balbettò Edmund, in difficoltà.
“Perché lo hai fatto? È pericoloso! È stata una follia!” disse Mag, che in quel momento era così arrabbiata con il ragazzo che le dava fastidio l’idea di averlo abbracciato poco prima.
“…Proprio per questo” borbottò Edmund a voce bassa, guardando altrove per non alzare gli occhi al cielo.
Mag e Frannie gli rivolsero uno sguardo ferito e arrabbiato che lo fece vergognare di quello che aveva appena detto. Dai loro volti si vedeva che non avevano passato una bella nottata, e forse dir loro che non si era fidato per evitare le loro paranoie era stato un po’ scortese.
Mag fece per parlare, ma non seppe cosa dire e si limitò a guardarlo, sempre più offesa. Più Edmund parlava e più le veniva voglia di colpirlo o di urlargli in faccia tutto quello che le aveva fatto passare in quelle ore.
“Ah ecco, per non sentirti dire ‘stai facendo una stronzata, Edmund’ hai preferito tacere. Grazie tante” sbottò Frannie, inviperita come non mai, dando voce ai pensieri di Mag.
“La fai più tragica di quello che sembra. Alla fine eravamo alla Testa di Porco!” cercò di difendersi Edmund.
“Noto locale frequentato solo ed esclusivamente da gente perbene” borbottò Mag con sarcasmo, sentendo la rabbia crescere ancora di più.
“E se non era così pericoloso, perché non ce lo hai detto?” chiese Frannie con un sorriso sprezzante.
“Lo so benissimo che pensate che sia stato pericoloso” disse Edmund, sulla difensiva. “E me lo avreste detto”
“Ti avremmo dato qualche consiglio, è diverso” intervenne Mag.
“E tu non ci volevi ascoltare” aggiunse Frannie.
“Non lo so, ragazze” disse Edmund “Non so a cosa ho pensato, so solo che non volevo discutere. Mi dispiace che sia andata così…”
“Beh, grazie tante!” esclamò Mag, ulteriormente ferita arrabbiata di fronte all’apparente menefreghismo del ragazzo, che in realtà si comportava così perché sapeva di avere torto ed era in difficoltà. Afferrò la bacchetta che aveva lasciato a terra e si voltò verso di lui, guardandolo con durezza.
“Sai cosa ti dico? Io me ne vado, o potrei dire delle cose che nonostante tutto non ti meriti. E poi tra tre ore abbiamo la sveglia. Buonanotte”
Edmund non fece in tempo a ribattere che la ragazza aveva già imboccato la scala del dormitorio, rendendo impossibile qualsiasi risposta. Mag era così scossa che non se la sentiva più di parlarne, voleva solo starsene da sola.
“Non ha tutti i torti” mormorò Frannie, incrociando le braccia e sbuffando.
“Senti, mi dispiace, va bene?” sbottò il ragazzo, anche se si vedeva che era mortificato. “A quest’ora non correvo così tanti pericoli, e non pensavo che vi sareste svegliate e mi avreste cercato”
“Non correvi così tanti pericoli?!” ripeté Frannie. “Là fuori c’è tua zia che potrebbe volerti morto, e che sa che tu sei a Hogwarts. Qui c’è la Umbridge che ha spie ovunque, fra quadri, fantasmi e gattini. Montague poteva svegliarsi e andarti a denunciare a lei o a Piton, a seconda di quanto poteva sentirsi stronzo oggi. Sei anche Caposcuola, Ed! E magari adesso Pucey lo va a dire in giro, tra l’altro, e la voce arriva a Piton. E magari per questa follia ci giochiamo le nostre esercitazioni – perché è una follia, non negarlo – e comunque rimarcherei il fatto che uscire dal castello il giorno in cui c’è stata un’evasione di massa da Azkaban è fottutamente pericoloso, anche se a proteggerti c’è Peter”
Edmund, udendo le ultime parole, parve infastidirsi parecchio. Forse perché era convinto di potersi difendere da solo e di non essere così tanto più scarso di Peter. Era inutile però attaccarsi a quella sciocchezza. Frannie aveva ragione su tutto. Era stata una mossa avventata, per quanto dettata dal bisogno del momento.
“Volevo parlare con lui. Qui non posso farlo e quindi ho deciso di rischiare” disse lui.
Poi si arrese e sbuffò.
“…E non avevo pensato a Montague o a Piton. Cioè, a Montague sì, ma dopo gli allenamenti dorme sempre come un sasso… E io…non volevo sentirmi in colpa più di quanto non mi sentissi già a fare una cosa del genere. Lucy ha voluto venire ed era sotto la mia responsabilità”
“Hai fatto male a non dircelo” disse Frannie “La nostra collaborazione viene prima della tua illusione di coscienza pulita. Ti avrei detto quel che penso e poi ti avrei lasciato andare, e così avrebbe fatto anche Mag probabilmente, ma di certo non ti avremmo ostacolato”
“Lo so. Mi dispiace” mormorò Edmund abbassando la testa.
“Pensavi che lo andassimo a dire a Silente?” chiese Frannie.
“No!” disse subito il ragazzo. Poi però ci ripensò su. “…Forse… Non lo so, te l’ho detto, non volevo discutere. Sono così stanco…”
“Anche io sono stanca, Ed” sbottò la ragazza.
Vedendo che lui non rispondeva ed era sempre più a disagio, decise che era ora di finirla.
“Non farlo mai più!” disse con astio. Poi però si addolcì un po’.
“Di me ti puoi fidare, lo sai. E anche di Mag”
“Sì, lo so…” disse Edmund, imbarazzato.
Vedendo che il ragazzo non sapeva più cosa dire e che era genuinamente afflitto da come erano andate le cose quella sera, decise che era ora di tornare nel dormitorio anche per lei e di lasciarlo andare a dormire.
“È tardi, io adesso vado… Magari riesco a dormire per un paio d’ore” borbottò, cercando di non sembrare troppo infastidita dalla cosa, anche se lo era oltremodo.
“Andrò anche io. Mi spiace che siate rimaste sveglie ad aspettarmi, davvero” sussurrò Edmund, sempre più imbarazzato.
Cominciava a realizzare in quel momento quanto doveva essere stato difficile per le due amiche affrontare quelle ore. Al loro posto, lui avrebbe decisamente dato di matto.
“Domani abbiamo tempo pieno, Mag sarà furiosa anche per questo…” disse Frannie stringendosi nelle spalle. Edmund trattenne il fiato, ancora più dispiaciuto, così aggiunse “…Ma le passerà”
Il ragazzo sembrò leggermente sollevato.
“Puoi dirle che mi dispiace?” disse il ragazzo, mortificato per come l’aveva presa Mag.
Ci proverò, ma comunque domani dovrai parlarci tu”
“Già” mormorò lui.
“E comunque dovrai farti perdonare anche con me, sappilo” disse Frannie.
“Sarò pronto” rispose lui, stringendosi nelle spalle.
“Buonanotte” si avvicinò a lui e gli diede un breve abbraccio, in segno di pace. Gli lasciò in mano lo specchietto che le aveva dato Pucey.
“Se ti è caduto, almeno non si è rotto…” mormorò.
“Grazie” borbottò il ragazzo, arrossendo. Se lo specchietto si fosse rotto in quell’occasione non se lo sarebbe mai perdonato.
Frannie entrò nel dormitorio e vide che il letto di Mag era vuoto, nel bagno c’era accesa la luce. Bussò alla porta.
“Mag, sei lì?” sussurrò.
La ragazza si era chiusa dentro da quando era arrivata. Piangeva a dirotto. Tutta l’ansia accumulata quella sera, tutte le volte che era stata sul punto di piangere e aveva dovuto ricacciare indietro le lacrime per essere forte erano crollate nel momento in cui era rimasta da sola. Si asciugò il naso e gli occhi velocemente, come se Frannie potesse vederla, e parlò a bassa voce.
“Sì. Sì, fra poco arrivo!” disse cercando di calibrare la voce per non far insospettire Frannie.
Dall’altra parte, Frannie capì subito che stava piangendo e si chiese se fosse il caso di entrare per consolarla, poi però pensò che fosse meglio lasciarla da sola. Le era stata accanto per tutta notte e probabilmente in quel momento Mag aveva solo bisogno di sfogarsi. Dopotutto, era andato tutto bene e Edmund era sano e salvo.
“Adesso esco” ripeté lei. “Mi stavo lavando la faccia… due minuti e arrivo”
Mentre Mag era in ascolto per assicurarsi che si allontanasse dalla porta, Frannie rimase in silenzio per qualche istante, poi parlò.
“…Ha detto che gli dispiace” sussurrò avvicinandosi alla porta un po’ di più.
“Lo so che gli dispiace” disse Mag, chiudendo gli occhi e lasciando che nuove lacrime le rigassero il volto.
“Già. Buonanotte” borbottò Frannie.  
“Buonanotte” sussurrò Mag, ma Frannie si era già messa a letto.  
 
*
 
Se il momento in cui erano andate a dormire era stato burrascoso, il risveglio non fu da meno. O meglio, il risveglio di Frannie, perché Mag non era riuscita a chiudere occhio per tutto il resto della notte. Agitata per la nottata, il litigio e il pensiero della giornata piena di lezioni che la attendeva, più passava il tempo e meno riusciva a tranquillizzarsi per dormire. Quando suonò la sveglia Jasmine e Miles furono le prime ad alzarsi, mentre lei rimase nel letto con le lacrime agli occhi per il nervoso di non essere riuscita a dormire e Frannie ci mise un po’ ad accettare di aver dormito solo per tre orette, ma alla fine si alzò.
“Mag, hai una faccia!” esclamò Jasmine guardandola quando uscì dal bagno.
“Non ho dormito” borbottò.
“Come mai?” chiese Miles distrattamente.
“Pensavo ai MAGO” rispose Mag.
In parte era vero, dopotutto. Uno dei mille pensieri che le avevano impedito di chiudere occhio era stato: ‘La McGranitt spiegherà qualcosa di importante e tu non lo capirai, e prenderai T ai MAGO’.
“…Anche io ho fatto fatica a dormire” disse Frannie, che non aveva un aspetto migliore, anche se sembrava più rilassata.
“Wow, se pensi già adesso ai MAGO cosa farai a giugno?” scherzò Miles.
Jasmine invece rimase in silenzio, più rispettosa dei drammi dell’amica.
Quando arrivarono in Sala Comune trovarono Edmund ad aspettarle. Nessuno avrebbe detto che non aveva dormito neanche lui. Aveva solo gli occhi un po’ arrossati, ma era facilmente scambiabile per un raffreddore.
Si avvicinò alle due con titubanza.
“Vi ho aspettate…” disse con imbarazzo, senza capire se era una cosa gradita oppure no.
“Non dirmi che aspetti da molto” borbottò Frannie.
“Ok” rispose lui guardando altrove. In realtà anche lui non era più riuscito a dormire, ma sembrava più riposato di Mag e Frannie messe insieme.
Frannie pensò di rimanere indietro con Jasmine e Miles per lasciare Mag e Edmund da soli. I due non si erano neanche salutati fino a quel momento.
“Sei riuscita a dormire un po’?” chiese Edmund avvicinandosi alla ragazza, senza sfiorarla.
“No” rispose secca Mag continuando a camminare.
“Mi dispiace” borbottò il ragazzo.
“Anche a me” rispose Mag, impassibile, arrabbiata.
Edmund si sentì ulteriormente uno schifo perché sapeva quanto stava male Mag quando non dormiva, e il fatto che fosse stato a causa sua lo faceva sentire peggio.
“Se ti va ne parliamo…” azzardò il ragazzo.
La determinazione di Mag a non parlargli vacillò per un attimo. Non voleva sembrare così tanto scortese, ma davvero in quel momento, ancora prima di fare colazione, non sarebbe riuscita a sostenere una conversazione sensata, e ne aveva tante di cose da dirgli.
“Sono stanca, adesso non ho voglia” rispose semplicemente.
“Va bene” borbottò lui.
Una volta arrivati si sedettero ai soliti posti; Frannie controllò che la situazione fosse migliorata, ma dagli sguardi dei due sembrava che fosse rimasta stabile, per cui si limitò a mangiare in silenzio.
“…Almeno nell’ora della Umbridge possiamo dormire” disse a un certo punto.
“Così se mi addormento sul banco mi becco una punizione e devo anche farmi squarciare la mano per questo” commentò Mag, acida.
Edmund non rispose, capendo che la frecciata era diretta proprio a lui. Nascose la faccia bevendo un altro sorso di tè, mentre Frannie fece una smorfia.
Dopo colazione i tre parvero riprendersi un po’, ma comunque il morale era a terra e quindi si diressero verso la lezione di Trasfigurazione in silenzio. La lezione passò piuttosto lentamente e nessuno dei tre riuscì a prendere degli appunti decenti.
Tony si era unito a loro mentre erano già nell’aula e, notando la faccia di Frannie, le aveva chiesto se stava bene.
“Ti racconto a pranzo” gli rispose scuotendo la testa. “Ho passato la notte in bianco”
“Ma va tutto bene?” insistette Tony.
“Adesso sì” rispose la ragazza appena in tempo, prima che la McGranitt iniziasse la lezione.
Ad Antiche Rune anche Laetitia si accorse della faccia di Mag, ma lei le disse che aveva passato la notte in bianco senza saperne il motivo, probabilmente legato allo studio, e quindi l’amica non le disse più nulla. Le due ore di incantesimi prima di pranzo invece passarono abbastanza velocemente e alla fine della lezione Mag aveva ormai pensato a cosa dire a Edmund, ma decise di rimandare la discussione a dopo la fine delle lezioni, dato che in quel momento non aveva ancora alcuna voglia di parlare con lui, anche se il desiderio di stargli vicino era sempre più forte. Eppure, per come si era sentita quella notte, qualsiasi contatto con il ragazzo le avrebbe solo dato fastidio. Si sentì una schifezza per quei pensieri.
Dopo pranzo avevano un’oretta di libertà. Frannie decise saggiamente di passare quel tempo con Tony, mentre Mag disse che se ne sarebbe andata in Sala Comune a riposarsi un po’, anche se il tempo a disposizione non era sufficiente per fare un riposino. Edmund le chiese se le andava di stare con lui e lei rispose di sì, anche se quasi non gli rivolse parola per tutto il tempo.
Intanto Frannie aveva raccontato a Tony tutta l’avventura della notte, e i due la stavano commentando.
“Non hai idea della paura che ho provato!” spiegò la ragazza “Pensavo che non sarebbe più tornato… Volevo andarlo a cercare, e Mag all’inizio premeva per farlo, ma era troppo pericoloso, mi sono dovuta trattenere”
“Hai fatto bene!” disse il ragazzo “Se vi avesse attirate fuori dal castello per quello avrebbe sentito anche me al suo ritorno!”
Frannie sentì il cuore sciogliersi e sorrise.
“E cosa gli avresti detto?” chiese, avvicinandosi un po’ di più a lui.
“Che è stato un incosciente e che doveva dirvelo prima, e ascoltare quello che avevate da dirgli” disse lui, così tanto era indignato per il patimento della sua ragazza da non accorgersi che Frannie pendeva dalle sue labbra.
“Questo gliel’ho detto anche io” disse Frannie ridacchiando. “Sapeva che gli avremmo detto qualcosa e non voleva discutere con noi. Mag non gli parla da ieri sera, quando lo ha detto. Era davvero giù”
“La capisco” disse il ragazzo “Io mi sarei arrabbiato tantissimo”
“Ma hai una ragazza intelligente per fortuna” disse Frannie con orgoglio. “Comunque faranno pace presto, spero. Lui alla fine era mortificato”
“Non se la sta passando bene, immagino” disse Tony.
“No… Ma se non ci parla non possiamo aiutarlo più di tanto, purtroppo”
“Magari aveva solo bisogno di stare un po’ con i suoi fratelli… Ma bastava dirvelo!” disse Tony.
“Già” borbottò Frannie, poi appoggiò la fronte al petto del ragazzo e disse “Argh, sono stanca, ho sonno”
“Immagino” disse lui stringendola in un abbraccio. “Dopo le lezioni puoi provare a dormire un po’”
“No, altrimenti stanotte non dormo più e domani sarò messa peggio di oggi” borbottò lei. “Soffrirò fino alle dieci e poi andrò a dormire. Menomale che domani la giornata sarà più leggera”
“Già, menomale. E poi adesso con la Umbridge non dovremo fare nulla di particolarmente stancante”
“Che fortuna, pensa” disse lei.
“Certo che il nuovo decreto è davvero folle!” disse Tony.
Frannie lo guardò con aria interrogativa.
“Non lo hai letto davanti alla Sala Grande stamattina?!” chiese il ragazzo.
“Ero occupata a tenere gli occhi aperti… Dimmi cosa diceva!” esclamò Frannie.
“Adesso l’Inquisitore invita caldamente gli insegnanti a non fornire agli studenti informazioni che esulano dalle materie scolastiche” borbottò lui. “Una follia. Non vuole che parliamo dell’accaduto”
Frannie perse un colpo. Il suo pensiero andò subito alle lezioni private che prendeva con Piton e temeva che fosse arrivata una voce alla Umbridge. Poi però elaboro l’ultima affermazione di Tony e si tranquillizzò, anche se il suo disgusto schizzò alle stelle e si perse in una serie di insulti molto coloriti.
“…Ma possibile che non ne facciano una giusta?!” esclamò alla fine.
“Sì, possibile” disse Tony, sconsolato, avvicinandosi a lei per abbracciarla.
“La odio” mormorò Frannie contro il suo collo.
“Finirà prima o poi” disse lui baciandole prima la guancia e poi le labbra.
Frannie pensò che in quelle brutte giornate Tony era stato davvero un toccasana. Stava così bene con lui che quando entrò nell’aula di Difesa le era tornato il sorriso.
Nell’aula notarono che Mag e Edmund erano già arrivati. Dalle facce che avevano Frannie capì che non si erano ancora parlati. Sbuffò impercettibilmente. Era assolutamente d’accordo con Mag, ma moriva dalla voglia di sapere cosa si era detto Edmund con i fratelli. Magari aveva qualche informazione importante da dire e non l’avrebbe detta finché le cose non si fossero appianate anche con la sua ragazza. Il rumore della porta di legno che si chiudeva interruppe il flusso dei suoi pensieri.
La Umbridge entrò in classe. Guardò gli studenti con il solito sorrisetto compiaciuto e tutti loro si chiesero cosa ci fosse di tanto divertente quel giorno.
“Via le bacchette” disse con la solita dolce fermezza. Alcuni studenti nutrivano ancora la speranza di poter usare la magia durante quelle lezioni.
Mag, Frannie e Tony ebbero il sentore che le cose non sarebbero andate bene quando, nel mettere via la bacchetta, Edmund diede un calcio alla gamba del suo banco, facendo sussultare Mag e i vicini.
La Umbridge lo squadrò accigliata, ma vedendo che era lui decise di far finta di nulla, e fece un sorriso mostrando i dentini affilati, come se volesse incoraggiarlo a tranquillizzarsi, cosa al ragazzo che fece ribollire il sangue nelle vene ancora di più.
“Stai calmo” gli sussurrò Mag quando l’insegnate voltò loro le spalle per raggiungere la cattedra.
Edmund non le rispose e aprì il libro appoggiando la testa a una mano.
“Oggi vorrei saltare al capitolo 23. Ora leggete in silenzio e rispondete al questionario entro la fine dell’ora. Non ci sarà bisogno di parlare” disse l’insegnante con la sua solita voce squillante.
Frannie si lasciò scappare un lamento quando lesse il titolo del capitolo.
Come la paura e l’ignoranza portano a pensare di essere sotto attacco senza alcun motivo’
“Non ci posso credere” borbottò Tony.
“È un incubo” mormorò Edmund, tentato di dar fuoco al libro seduta stante.
Nell’aula si era alzato un mormorio che era stato presto stroncato da un “ehm-ehm” dell’insegnante. L’attenzione di tutti però fu attirata dal rumore secco di un libro che si chiudeva.
Alcuni si voltarono per capire chi fosse. L’insegnante sollevò lo sguardo e quando intercettò il colpevole, il suo sorriso si allargò.
“Signorina Irons, riapra il libro, immediatamente” disse la Umbridge guardando verso un banco in fondo, dove stavano seduti due Grifondoro con cui i Serpeverde avevano parlato molto di rado.
“Perché non parliamo di quello che è successo ieri?” esclamò Arianne, la ragazza che ultimamente si sedeva in banco con Frannie a Divinazione.
Tutti la guardarono sconcertati. Non era la prima volta che si metteva a discutere sui capitoli da leggere, e pensavano che ormai si fosse rassegnata al suo destino, dato che dall’inizio dell’anno era finita in punizione almeno quattro volte.
“Perché questa è l’ora di difesa contro le arti oscure” disse la donna con semplicità, parlando alla ragazza come se fosse una bambina un po’ sciocca. “Ora riapra il libro, altrimenti lo sa quali sono le conseguenze”
“Mi rifiuto” esclamò la ragazza. “Sono scappati undici Mangiamorte da Azkaban e l’unica cosa che fa è farci leggere queste sciocchezze per farci credere che va tutto bene. Non ci sto!”
Era paonazza, tremava impercettibilmente. Edmund si voltò verso di lei e poi guardò l’insegnante con una strana luce negli occhi. Mag capì subito che era intenzionato a intervenire, così gli afferrò il braccio e lo strinse, ma ormai era troppo tardi.
“Irons ha ragione. Dato che ora sappiamo per certo che là fuori c’è qualcuno sarebbe ora di farci usare la magia, non crede?” disse ignorando sia la stretta di Mag, sia il forte calcio che Frannie diede alla sua sedia da dietro.
La classe era piombata nel silenzio assoluto. La tensione era palpabile. Laetitia e Belle guardavano i due sconcertate, chiedendosi se fosse il caso di intervenire.
Dolores Umbridge guardò Edmund e un lampo percorse il suo sguardo. Sembrava quasi offesa dal suo intervento, come se non si fosse aspettata di sentire una cosa del genere.
“Fatemi capire” disse continuando a sorridere in modo mellifluo. “Il Ministero ha ingaggiato i migliori Auror del Paese per risolvere questo piccolo problema che si è creato in questi giorni… E dei diciassettenni che non hanno neanche il diploma pensano di poter fare qualcosa per risolvere la situazione?”
Accompagnò le ultime parole da una risatina forzata che fece andare il sangue alla testa a Edmund e all’altra ragazza, che rispose prontamente.
Piccolo problema?! Lei lo sa che Bellatrix Lestrange torturava i Nati Babbani per svago? E suo marito ha fatto una strage di babbani poco prima di essere incarcerato. Questa potrebbe essere l’occasione per insegnarci a usare incantesimi di difesa avanzati e invece no, dobbiamo leggere capitoli che parlano di paranoia e di false percezioni. Io mi rifiuto di andare avanti, mi può anche mettere una T”
“Oh, stia pur certa che se alla fine della lezione non mi avrà consegnato le risposte al questionario, l’avrà” rispose la Umbridge con un sorriso perfido. “E intanto Grifondoro perde dieci punti per la sua insolenza”
Nessuno dei Grifondoro fiatò, nessuno si lamentò. Notando con malcelata delusione che nessuno dei compagni se la prendeva con la ragazza, la Umbridge strinse gli occhi e continuò a parlare. Adesso Arianne stava tremando.
“Siete ancora dei bambini, non potete davvero pensare di…” blaterò, prima che Edmund intervenisse di nuovo, battendo un pugno sul banco.
“Tra sei mesi usciremo di qui impreparati, e lei lo sa” esclamò Edmund sovrastando la voce della donna.
“Attento, Pevensie. Le ricordo che è un Caposcuola” disse la Umbridge con un tono squillante.
“…Grazie tante, lo so. Silente mi ha mandato una lettera quest’estate” sbottò lui.
A Mag e a Frannie si rivoltò lo stomaco. Edmund si stava mettendo nei guai ed era impossibile fermarlo.
Cercando di non farsi toccare da quell’insolenza, l’insegnante continuò a guardarlo con un sorriso di compatimento.
“Farebbe bene a ricordare che la mia autorità è quasi del tutto superiore a quella di Silente” disse con un tono cattivo, ma mantenendo il sorriso sulle labbra, sorriso che svanì non appena Arianne parlò di nuovo.
La sua autorità!” ringhiò la ragazza. “Non è neanche in grado di rispondere a quello che ho detto!”
A quel punto la donna diventò paonazza. Prima che potesse dire qualcosa, Edmund parlò di nuovo.
“Secondo me non sa neanche di cosa stiamo parlando, era troppo occupata a leggere questo stupido libro” disse con sarcasmo, più rivolto alla ragazza che all’insegnante.
Mag era rossa in viso e una vena aveva iniziato a pulsarle dietro l’occhio destro. Il battito di Frannie era accelerato. Sembrava che l’intera classe fosse stata congelata in un istante. Tutti trattennero il fiato, sapendo già cosa aspettarsi da quel che era appena stato detto ai danni dell’insegnante. A ridestarli dal limbo fatto di angoscia e rabbia, fu il grido acutissimo di Dolores Umbridge.
“ORA BASTA!” sbraitò la donna, fuori di sé.
Ci mise poco a riaversi. Guardò verso i due ragazzi, che a loro volta avevano sussultato. Edmund con ancora la mano di Mag a stringergli il braccio, Arianne con Peter Parker che le sussurrava all’orecchio, nascosto dietro a Fred Weasley “non risponderle più, non farlo”.
“Irons, credo che altri tre giorni di punizione le faranno bene” disse con un sorriso. Poi si rivolse a Edmund. “Pevensie, la attendo nel mio studio sabato pomeriggio, alle sei”
“Va bene” esclamò Arianne con aria di sfida. Edmund la seguì a ruota.
“Va bene” rispose con lo stesso tono.
A dire il vero, entrambi erano piuttosto spaventati, ma per il momento la loro rabbia e la frustrazione superava di gran lunga la paura della punizione corporale.
“E ora, continuate a leggere” disse l’insegnante tornando a sorridere serena, come se nell’aula regnasse la serenità.
Mag fissò Edmund cercando di dirgli qualcosa, ma lui evitò attentamente di guardarla, aprì il libro controvoglia e passò l’ora intera a pasticciare le pagine. Alla fine consegnò una pergamena con scritte poche righe.
Quando uscirono nemmeno Frannie sapeva cosa dire. Era semplicemente scioccata da quello che era successo, e in più l’idea che l’amico sarebbe stato in punizione a scrivere col sangue le dava la nausea.
All’uscita videro che alcuni Grifondoro andavano a chiedere ad Arianne come stava. La ragazza era piuttosto scossa e sembrava sul punto di piangere dalla rabbia. Edmund le passò davanti e le fece un cenno d’intesa e lei lo guardò come per ringraziarlo di averla sostenuta.
Intanto la rabbia di Mag si era trasformata in apprensione condita con un forte mal di testa. Si avvicinò a Edmund timorosa e finalmente gli parlò.
“Prendiamo un tè?” disse un po’ in imbarazzo.
“Mi parli perché hai paura che faccia altre cazzate?” borbottò lui, un po’ scontroso, anche se alla fine sorrise timidamente. Il fatto che gli offrisse un tè era un buon segno.
“Anche” rispose lei arrossendo leggermente ma rimanendo ferma. “Ma comunque ero già decisa a farlo. Andiamo?”
Gli prese timidamente la mano. Nonostante tutto, adesso la priorità era farlo calmare dopo quel che era successo durante la lezione. Anche lei si doveva calmare.
Frannie e Tony decisero che sarebbero andati in Sala Grande a prendere un tè con Aurora e si avviarono parlando dell’accaduto e lanciando sguardi preoccupati verso Mag e Edmund.  
I due si avviarono verso la Sala Comune, e poi decisero che sarebbe stato meglio andare a parlare nel dormitorio di lui, per evitare interruzioni o orecchie indiscrete.
Quando entrarono, Edmund andò a stendersi sul letto con un sospiro adirato, mentre Mag rimase sulla soglia della porta con aria incerta.
“Non devi stare qui con me se è solo perché ti faccio pena” borbottò Edmund guardando il soffitto.
Mag fece un sospiro. Da una parte avrebbe voluto andarsene e lasciarlo a riflettere da solo su quel che era successo, dall’altra le sembrava così tanto un bambino arrabbiato che sentì di volergli così tanto bene da non volerlo abbandonare.
In ogni caso, doveva smetterla di trattarla così.
“Non lo faccio, infatti ho delle cose da dirti” disse andandosi a sedere su una sedia accanto a un tavolino di legno scuro su cui erano posati dei libri e un calamaio.
Nei minuti che seguirono, Mag appellò il suo bollitore e scaldò l’acqua rimanendo in silenzio. Pur essendo entrambi arrabbiati per i fatti loro, il silenzio non pesò più di tanto. Edmund si stava calmando e stava iniziando a realizzare l’accaduto, mentre Mag ne approfittò per ripensare a quello che aveva da dirgli.
Dopo che il tè fu versato nelle tazze, Edmund, tenendo la testa bassa, si rigirò la sua fra le mani, poi finalmente parlò.
“Ho fatto una cazzata” mormorò.
“Già” rispose prontamente Mag, guardando altrove.
“Non ne potevo più, non ce l’ho fatta a stare zitto” continuò il ragazzo.
“Dovevi cercare di mantenere la calma” disse Mag. “Lo sai che con lei è una causa persa…”
“Lo so” borbottò lui tenendo lo sguardo fisso sul contenuto della sua tazza.
“…E non sai quanto mi dispiace per questa notte” continuò, ora sollevando il viso per guardarla negli occhi.
Lei rimase in silenzio, in attesa che dicesse altro. Edmund infatti continuò.
“Pensavo di riuscire a tenervelo nascosto, non volevo dirvelo perché sapevo che mi avreste fatto sentire in colpa…” disse. “Vi ho sottovalutate e mi dispiace”
“Pensi che ti avremmo impedito di andare?”
“No, insomma… Non lo so” disse lui, in difficoltà. “Forse non avevo voglia di sentirmi in colpa anche per quello”
Mag lo guardò, senza capire a cosa si stesse riferendo, anche se aveva un sospetto.
“Se me lo avessi chiesto ti avrei seguito fino a Hogsmeade” disse Mag. “Ma forse è questo il tuo problema. Lo sapevi, sapevi che se non fossi riuscita a convincerti, ti avrei seguito. E allora hai preferito tenermelo nascosto. Come quando ti sei ostinato per un’estate intera a non dirmi che Voldemort è tornato”
Edmund rabbrividì sentendo pronunciare quel nome, poi si riprese.
“Probabilmente non ti avrei permesso di seguirmi, è vero, ma non è il motivo principale per cui non te l’ho detto…”
“Vedi?!” esclamò Mag “Tu pensi solo a proteggermi, non hai ancora accettato che tra qualche mese sarò a combattere al tuo fianco!”
“Non è così” sussurrò il ragazzo.
“Allora com’è?! Spiegamelo! Non capisco!” esclamò lei, alzando un po’ la voce “Dimmi perché non ti sei fidato di me e non me lo hai voluto dire!”
Edmund si prese la testa fra le mani e sospirò. Sembrava così abbattuto che Mag si pentì all’istante di aver alzato la voce. Non le era mai capitato di farlo con lui. Valutò per un attimo di andarsi a sedere accanto a lui e chiedergli scusa, ma poi decise di rimanere ferma. Edmund sembrava lottare contro sé steso per dire qualcosa.
“Avevo bisogno di vedere Peter…”
La voce del ragazzo arrivò più bassa perché aveva ancora la testa nascosta. Mag aprì la bocca per rispondergli ma lui continuò a parlare, così lei ci rinunciò, anche perché non sapeva cosa dire.
“Volevamo vederlo perché lui sa come ci sentiamo… Come mi sento… E discuterne con te e Frannie avrebbe significato ammettere quanto questa situazione mi faccia paura… E non volevo che mi compatiste”
“Avevo già intuito come ti sentivi, non c’era bisogno…” mormorò Mag.
“E invece sì. Non avresti capito a fondo quanto… Quanto avevo bisogno di vederlo. Avrei dovuto dirtelo a parole e non ce la facevo” borbottò lui, senza guardarla ancora negli occhi “già mi sento uno stupido adesso a dovertelo dire”
Mag lo guardò con aria affranta.
“Mi dispiace che tu non ti sia fidato di me e che non lo abbia fatto perché temevi che… non lo so, ridessi di te o ti stessi addosso per pena…”
Si decise ad alzarsi e lo raggiunse.
“Non ti devi sentire uno stupido, non voglio che tu ti senta così con me… devi fidarti…” continuò mettendogli una mano sulla spalla.
“Io mi fido di te, è solo che…” sussurrò Edmund, senza guardarla.
“…Parlare dei propri sentimenti è uno schifo” concluse lei prendendogli la mano con la mano libera “…su questo siamo sempre concordi, vero?”
“Vero” borbottò lui facendo un sorriso appena accennato.
Si voltò verso di lei, finalmente per guardarla negli occhi, così Margaret gli accarezzò il viso e lo avvicinò a sé per baciarlo. Si lasciarono cadere sul materasso e quando si staccarono rimasero a guardarsi, seri ma decisamente più rilassati.
“Mi farò perdonare” sussurrò Edmund accarezzandole i capelli.
“Oh, ti conviene” disse lei stringendosi a lui e appoggiando la testa sul suo petto.
Edmund le accarezzò i capelli per un po’, osservandola attentamente e sentendosi immensamente grato per averla lì con sé.
“Ti faccio i compiti di Trasfigurazione” disse in un sussurro.
“Aggiungici delle ripetizioni gratis perché non ho capito niente di quel che ha detto oggi” disse lei sbadigliando.
“Va bene” disse lui, sorvolando sul fatto che non aveva ascoltato assolutamente niente di quel che aveva detto la McGranitt. Avrebbe chiesto a Frannie.
“…E poi quando andiamo a Hogsmeade voglio una brioche di Mielandia” aggiunse lei sbadigliando di nuovo e chiudendo gli occhi.
“Anche due” disse lui baciandole la fronte. Lei sorrise e si rilassò ulteriormente.
“Posso farmi un riposino qui?” disse con la voce impastata dal sonno.
“Certo” rispose lui accarezzandole la schiena.
“Se arriva Montague e lo schianti ti coprirò. Dopotutto ti voglio ancora un po’ bene”
“Va bene” rispose lui ridacchiando. Mag sorrise appena e dieci minuti dopo era già addormentata.
 
*
 
Riuscirono a parlare tutti insieme di quel che era successo solo dopo cena, in un angolo isolato della Sala Comune. Dopo essersi assicurata che Mag e Edmund avessero fatto pace, Frannie chiese all’amico se Peter gli avesse portato qualche novità. Non sentendosi più accusato o sotto processo, Edmund parlò dell’incontro con Peter, ovviamente sorvolando sui momenti di affetto fra i tre fratelli.
“Almeno per adesso non correte molti rischi…” disse Frannie, cercando di confortarlo.   
“Non so a cosa pensare” borbottò Edmund “Solo che io e Lucy siamo molto più al sicuro di mamma, Peter e Susan… e beh, ovviamente questo mi dà fastidio, mi sento inutile”
“L’unica cosa che possiamo fare è continuare ad allenarci e dare il massimo con Piton” disse Mag stringendogli la mano.
“Esatto, siamo migliorati tantissimo negli ultimi mesi!” disse Frannie con un sorriso incoraggiante “E miglioreremo ancora, e quando sarai Auror sarà anche meglio”
A quel punto Edmund abbassò la testa, affranto.
“…Sempre che adesso la Umbridge non mi metta i bastoni fra le ruote al Ministero”
“Non penso che lo farà, ma non devi più sfidarla come hai fatto oggi, Ed!” disse Frannie. “Ti sei messo in una brutta situazione!”
“Già” sussurrò Mag “Non riesco neanche a pensare che ti punirà a modo suo…”
“Lo farò senza lamentarmi. È stata una mia scelta risponderle per le rime” disse Edmund, cercando di farsi forza.
“Sei stato avventato e ti sei fatto guidare dalle emozioni, non devi farlo mai più! Quella è pazza, non sai cosa può farti!” disse Frannie “ricordi che all’inizio dell’anno aveva detto di conoscere tua madre?! Se tu sei fuori controllo, potrebbe prendersela con lei, o potrebbe insospettirsi! Mi sembra abbastanza folle da farlo!”
Edmund sbuffò e si appoggiò allo schienale.
“La odio con tutto me stesso” mormorò.
“Adesso puoi vantarti di averle risposto male, ma la prossima volta evita, piuttosto riempi un foglio di insulti” disse Mag.
“E poi passalo a me che ti aiuto a continuare” approvò Frannie.
“Sabato preparate l’essenza di Purvincolo per quando tornerò dalla punizione” borbottò il ragazzo.
“È terribile” disse Mag “Non voglio neanche pensarci”
Lui in tutta risposta le passò un braccio intorno alle spalle e la avvicinò a sé.
“Sopravvivrò”
“Comunque ti invidio…” borbottò Frannie. “Non sai quanto vorrei poterle rispondere così anche io. Al diavolo le ferite, quella è una carogna”
Edmund parve un po’ rincuorato da quelle parole e sorrise all’amica.
 
L’indomani, uscito dalla lezione di Cura delle Creature Magiche, Edmund passò nel bagno dei ragazzi del piano terra prima di raggiungere Mag in Sala Comune e fece un incontro inaspettato.
Mentre lavava via delle mani e dalla faccia la terra che gli aveva buttato addosso uno Snaso mentre cercava di scappare da lui con il suo orologio d’oro in mano, sentì la porta di un bagno aprirsi, sollevò lo sguardo e vide Neville Paciock, un Grifondoro del quinto anno che conosceva solo di vista.
Probabilmente lo scorrere dell’acqua aveva coperto gli altri rumori, ma era evidente che avesse pianto fino a poco prima, anche se non lo aveva sentito. Aveva gli occhi arrossati e si stava soffiando il naso.
Il ragazzo si accorse che Edmund lo aveva visto e arrossì, poi si avvicinò al lavandino e si sciacquò la faccia. Lo fece piuttosto velocemente, probabilmente la presenza di Edmund lo metteva a disagio. Quando ebbe finito si diresse verso la porta. Allora Edmund, spinto da qualcosa che sul momento non capì, gli parlò.
“Tu sei Neville, vero?” disse guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessun altro.
Il ragazzo si fermò sul posto, spaventato. Si voltò appena per guardare il suo interlocutore.
“Sì…” mormorò. Poi si ridestò, mettendo una mano nella manica, dove prese la bacchetta e la strinse in mano, senza però sfoderarla. “Che cosa vuoi?!”
Probabilmente aveva notato solo la cravatta verde e argento di Edmund e temeva che il Serpeverde lo volesse prendere in giro o attaccare.
Edmund deglutì, imbarazzato.
“Io… Sono Edmund Pevensie… Magari conosci mia sorella Lucy” disse.
Il Grifondoro parve rifletterci su per un attimo, poi tolse la mano dalla manica, tranquillizzandosi.
“Sì” rispose semplicemente.
Rimasero a guardarsi per qualche istante, poi Edmund si decise a parlare.
“Quei Mangiamorte che sono evasi da Azkaban… So come ti senti…” disse Edmund piuttosto impacciato. Iniziava a chiedersi cosa diavolo stesse facendo.
“No, non lo sai” rispose il ragazzo scuotendo la testa, nuove lacrime brillarono nei suoi occhi.
Edmund fece un sospiro. Ormai aveva iniziato, non poteva tirarsi indietro. Qualcosa nella sua testa gli disse che si sarebbe sentito meglio dopo averlo detto.
“Una è nostra zia. Quattro anni fa ci ha torturati e ha cercato di ucciderci…” sussurrò.
Neville sembrò colpito dalla cosa, e finalmente il suo sguardo si addolcì.
“Non lo sapevo, non ci avevo fatto caso…” borbottò. “Mi dispiace”
“Già” disse Edmund.
Rimasero in silenzio per qualche istante a guardarsi, indecisi sul da farsi, poi Neville parlò.
“Per colpa di Bellatrix Lestrange i miei genitori non sanno più chi sono, non mi riconoscono…” mormorò.
A Edmund sembrò quasi che lo stesse dicendo ad alta voce per la prima volta in vita sua.  
“Lo so, mi dispiace” gli disse avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla.
Neville annuì, molto impacciato, quasi tremando.
“Adesso devo andare…” disse guardando verso l’uscita. Edmund scostò la mano dalla sua spalla e lo lasciò andare. Poi però quando il ragazzo fu vicino alla porta, parlò di nuovo.
“Hey” esclamò con un mezzo sorriso. “Li prenderanno. E se non li prenderanno, combatteremo.”
“Sì, combatteremo” disse Neville dopo averci pensato su un po’.
“Stammi bene, Neville” disse Edmund avvicinandosi a lui e porgendogli la mano.
Il ragazzo non rispose, gli strinse la mano con più forza di quel che Edmund si era aspettato e uscì a passi veloci dal bagno.
 
Mentre camminava verso la Sala Comune, Edmund ripensò a quello che era appena successo e capì per quale motivo aveva sentito il bisogno di parlargli. Gli aveva letto negli occhi la stessa sofferenza che provava lui.
Quando raggiunse Mag e Frannie sentì che dal cuore si era tolto un peso.  
 
 

NOTE AUTRICE
 
Finalmente si è conclusa questa vicenda. Penso che questo sia uno dei capitoli più angst che abbiamo scritto fino ad ora, siete d’accordo? Voi come avreste reagito al posto di Mag e Frannie?
Edmund ha passato dei momenti bruttissimi, sia quando ha scoperto dell’evasione della zia, sia quando si è reso conto di aver ferito due delle persone a cui tiene più al mondo. E poi, a peggiorare il tutto, ci si è messa anche la Umbridge, e lui ha “sbroccato”.
Invece l’ultima scena con Neville penso che sia una boccata d’aria per lui, o perlomeno uno sfogo. Spero che vi sia piaciuta!
A venerdì!
 

[1] Hogsmeade è a sud rispetto a Hogwarts.
 
   
 
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