- ❖
Shame
⚜⚜⚜
- YORIN’S POV
- \Start Flashback/
- Il
sole primaverile era caldo sulla mia pelle bianca. All’ombra
di un
albero, con il viso rivolto verso il cielo, osservavo le poche nuvole
modellate
dal vento e dalla mia fantasia. Mi divertiva farlo, forse per sfuggire
alla
realtà di tutti i giorni e rifugiarmi nella mia
immaginazione.
- «Che
cosa vedi?»
- La
voce di Yoona non mi sorprese più di tanto. Si sedette
accanto a me
mentre io tenevo le ginocchia premute contro il petto, gli occhi fissi
sulle
nuvole.
- «Qualcosa
che non riesco a distinguere,» risposi con voce piatta e
lontana. «Forse il mio futuro.»
- «Yorin…
Non è la fine del mondo. Okay, hai perso il lavoro. Ma ne
troverai subito un altro, tranquilla.»
- «È
già la terza volta, Yoona!» scoppiai, voltandomi
finalmente a
guardarla. I suoi occhi castani erano identici ai miei.
L’unica differenza era
la scintilla di frustrazione nelle mie pupille, in contrasto con quelli
fermi e
decisi della mia gemella. «E non era neanche un lavoro come
si deve. Lavoravo
part-time alla caffetteria dietro l’angolo. Avremo di nuovo
problemi di soldi.»
- Mia
sorella si sistemò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Oggi era
più bella del solito, il suo viso scintillava.
«No, non li avremo. Mi hanno
preso come trainee alla SM Entertainment. Io e Jongin ci trasferiamo
domani nel
dormitorio.»
- La
guardai scioccata. «Tu e Jongin?»
- «Già.
Dopo tutti i nostri sforzi, finalmente ce l’abbiamo fatta. Ci
hanno notato. Jongin farà parte di un gruppo mentre io
debutterò come solista.»
Un piccolo sorriso le stirò le labbra mentre appoggiava il
mento contro il suo
ginocchio. Il suo sguardo si perse all’orizzonte.
«Mi mancherai tanto.»
- Senza
che potessi impedirlo, delle piccole lacrime mi appannarono gli
occhi. La figura sfocata di mia sorella si mosse verso di me,
inglobandomi nel
suo abbraccio. Le sue dita si chiusero intorno alle mie spalle.
- «E
me lo dici così?» l’accusai. Tuttavia,
mi schiacciai ancora di più
contro di lei, seppellendo la faccia nell’incavo del suo
collo. «Lascerai me e
la mamma da sole? Sai che abbiamo bisogno di te.»
- «Me
ne vado per aiutarvi. Siamo pieni di debiti da quando papà
è morto,
e tu non hai fatto altro che lavorare per estinguerli mentre io
trascorrevo le giornate
in sala prove. Ora è arrivato il momento di
ripagarti.» Si allontanò,
agguantandomi il viso per guardarmi in faccia. I nostri occhi
s’incontrarono.
«Vi farò vivere nel lusso, a te e alla mamma. Non
dovremo più vivere di stenti.
Io… posso fare qualcosa per rendere migliore la nostra
vita.»
- «Ne
hai già parlato con la mamma?» domandai tirando su
col naso. Yoona
mi sorrise.
- «È
stata lei a dirmi che eri qui. Voleva che ti consolassi.»
- La
mamma sapeva quanto fossimo legate io e Yoona. Non averla accanto
avrebbe aperto una spaccatura nel mio cuore, uno squarcio che si
sarebbe
ingrandito per colpa del mio migliore amico. Mi stavano lasciando,
tutti e due.
Mia sorella e il ragazzo per cui avevo una cotta stavano per
oltrepassare quel
limite invalicabile. La porta che li avrebbe condotti verso la
celebrità. Un
impedimento per noi comuni esseri umani.
- «Diventerai
inavvicinabile,» mormorai tra me e me. «Ti
allontanerai. Non
verrai più a trovare me e la mamma. Riusciremo a vederti
soltanto in tv.»
- Mia
sorella scoppiò a ridere, una risata di scherno che portava
dentro
di sé una tenerezza mal celata. «La
celebrità non è poi così male,
Yorinie. E lo
sai perché?» Scossi la testa.
«Perché la gente ti ascolta. Ti dà
retta. Ogni
cosa che esce dalla tua bocca fa notizia. Non verrai più
messa da parte.» Il
suo sguardo si perse in lontananza. «Non verrai
più ignorata.»
- «Perché?»
le domandai nonostante conoscessi già la risposta.
«Perché hai
bisogno di farti notare?»
- «Per
sentirmi viva.»
- \End
Flashback/
- ▫◦▫◦▫
- Mi
risvegliai di soprassalto, in quella
stanza buia e rivoltata come un calzino. Puntai lo sguardo sui muri
bianchi,
ora in penombra, e poi ridiscesi con gli occhi in corrispondenza delle
mattonelle color avorio. Sul pavimento c’era di tutto.
Cartacce, bottiglie di
plastica e lattine di birra mezze vuote, mozziconi di sigaretta e
cuscini del
divano che erano finiti chissà come sul tappeto rosso che
delimitava il tavolo
di legno in prossimità della finestra. Un odore acre mi
pizzicò le narici.
- «Sei
sveglia?»
- La
voce di Jongin mi ridestò completamente.
Sollevai il capo dal divano e lo voltai verso il ragazzo seduto al
tavolo.
Teneva una gamba incrociata sull’altra e una sigaretta tra le
mani. I suoi
occhi mi scrutavano con un bagliore angosciato e premuroso.
- «Che
ore sono?» domandai massaggiandomi la
tempia. Avevo un mal di testa tremendo, forse a causa di tutte le
lacrime che
avevo versato la notte scorsa. O della birra che mi aveva annebbiato il
cervello. «E da quand’è che
fumi?»
- Jongin
si portò il mozzicone di sigaretta
alla bocca per fare un tiro. «Le nove del mattino. E fumo da
circa due anni.
Posso farlo solo in casa mia visto che al dormitorio mi spellerebbero
vivo. Per
fortuna nessuno se n’è ancora accorto.»
Fece una pausa e cambiò l’incrocio
delle gambe. «Non dovresti andare a lavoro?»
- Sentii
la rabbia crescermi dentro. «Lavoro?
Quale lavoro?» Strinsi forte i pugni mentre i miei occhi si
concentravano sulla
pelle del divano sotto le mie dita. «Io non ho più
un lavoro.»
- «Quindi
il tuo contratto con Suga non è più
valido?»
- Inspirai
furente quando udii quel nome
scivolare via dalle labbra di Jongin. Mi afferrai la testa con entrambe
le
mani, stringendo le palpebre fino a farmi male. Sussultai non appena
percepii
una stretta rassicurante che aderì perfettamente alla mia
schiena. Il respiro
di Jongin mi solleticò l’orecchio.
- «Mi
fa male vederti così,» sussurrò
sfiorandomi
il lobo con la punta del naso. Rabbrividii. «Cosa posso fare
per aiutarti,
Yorinie?»
- «Mi
sento come se il mondo intero mi avesse
tradita,» affermai con voce velenosa. La rabbia trattenuta
nel mio cuore si
espanse al resto del corpo. Ero un fuoco di rabbia e risentimento.
«Yoongi mi
ha tradito. Tu mi hai
tradito.» Mi
voltai verso di lui, incontrando il suo sguardo pietoso nei miei
confronti. Mi
venne il voltastomaco. «Tu lo sapevi. Avevi una prova e non
hai detto niente
alla polizia.» Tremavo di rabbia e la mia voce esplose.
«Non hai detto niente a
me!»
- «Ho
sbagliato,» affermò serio. Il suo
sussurro era miele contro il mio orecchio. «Ho sbagliato a
non dirtelo. Hai
ragione. Avevi tutto il diritto di saperlo.»
- «E
quando te ne sei reso conto, esattamente?!»
sbraitai allontanandomi brutalmente dal suo tocco. «Quando
l’assassino di mia
sorella aveva tutta l’intenzione di scoparmi? E magari
uccidermi per completare
l’opera?!»
- «Ti
ho tenuta d’occhio, Yorinie. Ero
preoccupato per te e ho continuato a chiamarti perché mi ero
reso conto che vi
stavate avvicinando troppo!» urlò a sua volta.
«Ero terrorizzato. Terrorizzato
che avrebbe potuto farti del male. E allora ho capito che volevo
proteggerti.
Volevo disperatamente proteggerti, Yorinie. Non facevo altro che
pensare a te,
e Jennie se n’è accorta.» Si
avvicinò nuovamente, gattonando come un felino
verso la mia direzione. Il suo corpo era sopra il mio e la sua ombra mi
sovrastava. «E anch’io mi sono accorto che la
nostra non è mai stata una semplice
amicizia. Almeno
non da parte tua.»
- Lo
fissai negli occhi. I miei erano
spalancati, forse per dare un fottutissimo senso alle sue parole.
«Che stai
dicendo?»
- «Sto
dicendo che tu hai sempre provato
qualcosa per me.» Il suo naso sfiorò il mio quando
si abbassò verso il mio viso.
«O mi sbaglio?»
- Gli
posai una mano sul petto per impedirgli di
diminuire la distanza fra noi. La sua camicia sbottonata era morbida
sotto il
tocco delle mie dita. «Forse una volta,» sussurrai
decisa. I miei occhi non abbandonarono
mai i suoi. «Adesso non lo so più. Voi uomini mi
fate schifo.»
- Non
si rabbuiò alla mia affermazione, non
sembrava neanche essersi offeso. Al contrario, piegò un
angolo delle labbra per
mostrarmi un sorrisetto di assoluta comprensione. «Non tutti
gli uomini sono
dei figli di puttana.»
- «Quelli
che ho conosciuto io sì.»
- Ridacchiò
ancora. «Mi stai dando del figlio
di puttana?»
- Non
risposi. Il respiro nel mio petto
diventava sempre più corto ad ogni pensiero che mi balenava
in testa, ad ogni
ricordo che cercavo disperatamente di scacciare. Nonostante cercassi di
mostrarmi forte, stavo soffrendo peggio di un cane. Il cuore mi faceva
male da
morire ogni volta che pensavo a Yoongi. A quello che aveva fatto ieri.
A quello
che forse aveva fatto a mia sorella. Ma come potevo esserne sicura? Le
suppliche che mi aveva rivolto per farsi perdonare continuavano a
vorticarmi in
testa e chiusi di nuovo gli occhi per cercare di zittirle.
- «Voglio
sapere cos’è successo quella notte,»
sussurrai con una mano premuta sopra la tempia. Sentivo ancora il peso
di
Jongin che mi sovrastava. «Ma non mi fido più di
Yoongi. Anche se dovessi
andare a parlare con lui, so che non gli crederei. Non dopo quello che
ho
visto.»
- «Allora
cos’hai intenzione di fare?» mi
domandò il ragazzo accarezzandomi il collo con il suo fiato.
Mi spostò una
ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Andrai alla
polizia?»
- Riuscii
a malapena a trattenere uno sbuffo. «E
cosa pensi che farà la polizia? Ci ho pensato, e sai che ti
dico? I BTS sono
troppo potenti. Hanno la capacità di mettere a tacere
chiunque, altrimenti come
avrebbero fatto a scamparla fino ad adesso?» Il mio sguardo
si perse in un
punto fisso dietro le spalle di Jongin. «Sono stata
un’idiota. Ho avuto compassione
per loro e non mi sono resa conto che non ne avevano alcun bisogno.
Potrebbero
tapparmi la bocca in qualunque momento. E sono sicura che hanno
già contattato
qualche loro amico della polizia per metterlo in guardia.»
- «Metterlo
in guardia da cosa?»
- Sospirai.
«Da me.»
- «Ricordati
che io ho una prova,» mi rammentò
lasciandosi cadere al mio fianco. Il divano di pelle si
appiattì sotto il peso
di entrambi. «Posso aiutarti. Basta chiedere.»
- Socchiusi
le palpebre per poi riaprirle
subito dopo. «Vuoi davvero aiutarmi?» Jongin
annuì lentamente, gli occhi fissi
nei miei. «Allora fammi debuttare.»
- Pensai
di essermi immaginata il suo sussulto.
Aveva smesso di respirare. Mi voltai su un fianco, piegai il gomito e
mi
sostenni la tempia con una mano mentre lo fissavo senza alcuna
espressione,
aspettando che il suo cervello elaborasse la mia richiesta.
- «Cosa…?»
- «Fammi
debuttare,» gli ripetei senza
esitazione. Aprì la bocca per parlare, ma io non glielo
permisi. Gli posai
l’indice sulle labbra mentre mi guardava interdetto, la
fronte corrugata per lo
sforzo di comprendermi. «So cosa stai per dirmi. Che devo
essere impazzita. Ma
pensaci, Jongin. In questo momento c’è troppo
squilibrio tra me e i BTS. Ho
bisogno di pormi sul loro stesso livello se voglio uno scontro alla
pari.»
- Il
moro sbatté le palpebre. «Vuoi batterti
con loro?»
- «Voglio
dichiarargli guerra.»
- Non
m’importava se in quegli ultimi mesi ero
persino arrivata a considerarli delle persone importanti. Non mi
importava
delle confessioni d’amore di Yoongi, delle chiacchierate
confidenziali avute con
Taehyung o della tenera gelosia di Jungkook. Non m’importava
delle grasse
risate fatte con Jin, Hoseok e Jimin, o di quell’apprensione
che il loro Leader,
Kim Namjoon, voleva far passare per autorità.
- La
fiducia che nutrivo nei loro confronti si
era dissolta non appena avevo posato gli occhi sul loro tradimento. E
non mi
riferivo soltanto a quello carnale di Yoongi, ma soprattutto a quello
commesso nei
confronti di mia sorella. Se i BTS c’entravano davvero
qualcosa, gliel’avrei
fatta pagare cara. A costo di affondare io stessa.
- Ma
per entrare in possesso della verità non
bastava una misera denuncia alla polizia. Lo sapevo bene. Le mie armi
non erano
all’altezza delle loro. In tutti i sensi. In fondo avevano un
maledetto
esercito di fans che li difendeva da ogni calunnia. Io
cos’avevo? Nulla. Era
solo la mia parola contro la loro. Avrei potuto mandare avanti Jongin
al posto
mio, ma non ero il tipo di donna che lasciava combattere un uomo al
posto suo.
Volevo sporcarmi le mani. Volevo piazzarmi in prima linea e attaccare
con le
unghie e con i denti.
- Alcune
volte la fama poteva distruggerti, piegarti
in due, ma altre volte aveva il potere di proteggerti come
un’armatura. Grazie
a lei diventavi intoccabile. E io ero sicura che i BTS fossero
diventati antiproiettile
a causa di tutti i colpi che si erano presi in passato. Dovevo solo
trovare il
modo di annientare quella corazza che si portavano dietro. Ma come?
- Creando
il mio esercito personale.
- «Ti
va di diventare il generale che condurrà
la mia armata alla vittoria?» domandai a uno Jongin ancora
stralunato. «Allora
aiutami a debuttare. Solo così riuscirò a
scoprire la verità.»
- «Sei
davvero disposta a farlo? A lanciarti
sotto i riflettori per indagare su un caso che è stato
archiviato tre anni fa?»
- Le
mie iridi color cioccolato bruciarono di
rabbia. «Mi butterei nel fuoco per dare a mia sorella la
giustizia che merita!
Ho cercato in tutti i modi di riaprire quel dannato caso e sono stata
ignorata
fino allo sfinimento! Sai cosa vuol dire? Che dietro a tutto questo
c’è
qualcuno di potente. Qualcuno che sta cercando d’insabbiare
la verità!» urlai
in preda alla rabbia. «Ora l’ho capito, e ho
finalmente trovato il modo di
ottenere tutte le risposte che voglio. Mia sorella aveva ragione.
Diventerò
qualcuno così non verrò più
ignorata.» Mi sollevai sulle ginocchia e puntai
l’indice contro il volto di Jongin. «Quindi dimmi
da che parte stai, Jongin! Sei
con me o contro di me? E in caso tu abbia davvero intenzione di
aiutarmi, in
che modo saresti disposto a farlo?»
- Non
avrei mai potuto prevedere ciò che
accadde dopo. Le labbra di Jongin si schiantarono contro le mie con una
foga
che mi fece andare a sbattere contro la spalliera del divano.
L’odore del fumo
proveniente dalla sua bocca mi invase le narici, le sue mani mi
afferrarono il
volto per spingermi contro di lui. Ero talmente scioccata che non
chiusi
nemmeno gli occhi quando cercò d’intensificare il
bacio e di far passare la
lingua tra il piccolo spazio tra le mie labbra, formatosi
più per la sorpresa
che per l’eccitazione.
- Lo
feci istintivamente. Cercai di scansarmi
spostando la testa di lato, impedendogli di continuare a torturarmi le
labbra
con le proprie. Tuttavia, il mio volto rimase comunque incastrato fra
le sue
mani. Non aveva intenzione di lasciarmi andare così gli
posai le mani sul petto
per allontanarlo.
- «Ti
sto mostrando come ho intenzione di
aiutarti,» mi sussurrò a un palmo dal naso. Un
brivido mi scivolò lungo la
schiena quando risollevai lo sguardo per incontrare il suo.
«Stamattina i
paparazzi hanno pubblicato delle foto… di noi
due.» Spalancai gli occhi, in
preda alla confusione e a un brutto presentimento.
«È stato ieri. In piscina.
Mentre ci baciavamo.»
- «Mentre
TU mi baciavi,» sottolineai con astio
puntandogli il dito contro il petto muscoloso. «E io ti ho
tirato uno schiaffo.»
- «Quello
non è stato mostrato.»
- Feci
un sorriso amaro. Talmente amaro che riuscii
quasi a sentirne il sapore in bocca. «Ovviamente. Mostrano
solo quello che fa
comodo a loro.» Mi premetti entrambe le mani contro la faccia
per affondarcela
dentro. «Cazzo…»
- Le
mie dita non rimasero sulla mia pelle un
secondo di più. Il tocco di Jongin mi riscaldò le
mani e incontrai nuovamente
il suo sguardo, questa volta severo. «Hai paura che lui possa averle viste?» Mi si
mozzò il fiato in gola e persi un
po’ della mia caparbietà. «Lo ha fatto,
Yorinie. Siamo su tutti i notiziari e
le riviste di gossip. In televisione c’è soltanto
la nostra faccia. Ma è un
bene, perché in questo modo posso aiutarti ad ottenere
quello che vuoi.»
- Aggrottai
la fronte. «Spiegati meglio.»
- «Organizzerò
una conferenza stampa… e
annuncerò pubblicamente il nostro fidanzamento.»
Mi si gelò il sangue nelle
vene. «Dirò che sei una trainee che tra non molto
debutterà nella mia stessa
agenzia. I miei capi non avranno nulla da ridire, ne sono sicuro. Con
te hanno
tutto da guadagnarci.»
- Era
pazzo. Completamente folle. Tirai
indietro la mano e lo guardai come se gli fosse appena spuntata
un’altra testa.
«E alla tua immagine non ci pensi? Cosa diranno le tue
fans?»
- Jongin
fece spallucce. Era completamente
rilassato. «Le foto del nostro bacio sono ovunque.
Cos’ho da perdere? Sto
semplicemente rivelando al mondo qualcosa che ha già
visto.»
- Non
avrei dovuto sentirmi così, eppure la
fitta che mi stritolò il cuore era reale e tangibile. No.
Non dovevo sentirmi
in colpa. Non per lui. Non gli
dovevo
niente dopo quello che mi aveva fatto.
- «Togliti
quel puttaniere dalla testa,
Yorinie.» La sua voce a malapena sussurrata mi
sfiorò di nuovo l’orecchio,
entrandomi di prepotenza nel cervello. Sentii le sue mani circondarmi
la vita
per spingermi contro di lui. «Solo io posso darti quello che
vuoi.»
- «E
che cosa voglio?» domandai con tono piatto
e spento. Sembrava che la mia anima avesse appena abbandonato il corpo.
- «Amore,»
alitò spostandosi verso le mie
labbra. Le baciò piano prima di tirarsi indietro e guardarmi
negli occhi. Lo
guardai anch’io. «Vendetta.»
- YOONGI’S
POV
- Amore.
Vendetta. Erano questi due sentimenti contrastanti
che mi stavano logorando l’anima mentre fissavo la tv con gli
occhi ridotti a
due fessure. Amore per la ragazza che non vedevo da quasi una
settimana. Vendetta
per quello che stava facendo di fronte al mio cuore ridotto in mille
pezzi.
- Era
seduta di fianco a quel bastardo, che le
stringeva la mano come se fosse di sua proprietà. Un ringhio
gutturale sfuggì
al mio controllo e attirò l’attenzione degli altri
che erano seduti di fianco a
me sul divano a quattro posti. Jungkook, Jimin e Hoseok erano in piedi
dietro
di noi. Osservavano lo schermo senza dire una parola.
- «Dove
vi siete conosciuti?» domandò la
giornalista. La sua voce era leggermente
coperta dai suoni dei flash delle macchine fotografiche.
- Kai
si voltò verso Yorin, scoccandole un
sorrisetto divertito. Mi venne la nausea.
- «Siamo
amici d’infanzia,» rispose stringendole
la mano nella propria. Yorin non
batté ciglio. Non aveva ancora aperto bocca. «Ci conosciamo fin da bambini. Ero molto amico di
sua sorella.»
- Un
altro giornalista prese la parola. «Come
mai avete deciso di uscire allo
scoperto? A causa delle foto? E perché vi trovavate alla Big
Hit?»
- «Una
domanda alla volta, per favore!» intervenne
l’MC di quella ridicola
conferenza stampa. Era tutta una farsa, ne ero sicuro. Lo stava facendo
per
ferirmi? Per farmela pagare? Beh, ci stava riuscendo alla grande. Yorin
non
sbagliava mai un colpo quando si trattava di regolare i conti.
- «Le
foto sono state uno dei motivi,» rispose Jongin
portandosi la mano di Yorin
vicino alle labbra. Lei seguì con gli occhi il suo
movimento, e anch’io. «Non
c’era ragione di continuare a mentire. Ci
siamo resi conto di provare qualcosa l’uno per
l’altra ed è successo tutto con
naturalezza. Il bacio è stato una conseguenza dei nostri
sentimenti a lungo
repressi.» Mi stritolai il tessuto dei jeans con le
unghie. «Ci trovavamo alla Big Hit
perché una sua
amica stava facendo un provino lì. Eravamo andati a darle
supporto.»
- «I membri
degli EXO cosa ne pensano?» domandò un
altro giornalista. «Sono favorevoli
alla vostra relazione? E
come pensi che reagiranno i fans?»
- Ancora
una volta, Jongin prese in mano la
situazione. Yorin si limitava a stare seduta su quella cazzo di sedia
come se
non esistesse. Perché non parlava? Perché non
diceva qualcosa? Volevo sentirlo
direttamente da lei, che stavano insieme. Non ci avrei creduto fin
quando non
avrebbe usato quella sua maledetta lingua affilata per straziarmi
nuovamente il
cuore. Ero pronto a soccombere.
- «Spero
che i miei fan comprendano la situazione e mi diano il loro pieno
supporto. Ho
trovato una persona che mi fa stare bene e mi piacerebbe poter
condividere
questa felicità con chi mi ha sempre amato e apprezzato. I
miei membri sono
entusiasti, ovviamente,» sorrise mentre si voltava
verso Yorin. «La adorano.»
- «Anche
noi la adoravamo.»
- Mi
voltai verso Jimin, che stava guardando la
tv con un broncio simile a quello di un bambino. Con le braccia
incrociate al
petto, si mordicchiava lentamente il labbro inferiore, le sopracciglia
aggrottate verso il centro della fronte. Gli altri non erano da meno.
Jin
continuava a scuotere la testa come un padre in collera con la figlia
per l’ennesima
marachella, mentre Taehyung guardava la tv con un’espressione
addolorata.
Triste. Mi passai una mano sulla faccia.
- «Lei
cos’ha da dire, signorina?» Sollevai la
testa di scatto quando la
giornalista si rivolse direttamente a Yorin. La telecamera fece zoom
sul suo
volto e il mio cuore perse un battito. Ero talmente concentrato che non
mi ero
reso conto di essermi spostato con il peso in avanti. «Possiamo conoscere il suo nome?»
- Yorin
voltò il viso verso Kai, e quest’ultimo
le sorrise per rassicurarla. Avrebbe risposto nuovamente lui.
«Non ancora,»
disse con un sorrisetto che
mi fece venire voglia di spaccargli tutti i denti. «Non può parlare fino al giorno del suo
debutto.»
- La
sala stampa impazzì, così come il mio
cuore. Lo sentii ruzzolare giù per lo stomaco e mi venne
voglia di vomitarlo.
Dietro di me, qualcuno lasciò cadere qualcosa sulla
moquette. Di sicuro era
stata la ciotola delle patatine che avevo visto in mano ad Hoseok. Mi
sollevai
di scatto dal divano, ma non feci altro. Rimasi davanti alla
televisione con i
pugni serrati e il petto che si gonfiava e sgonfiava alla
velocità della luce. Non
mi sentivo più il sangue scorrere nelle vene.
- «Debutterà
sotto la SM Entertainment?»
- «Userà un
nome d’arte oppure manterrà il suo?»
- «Farà
parte di un gruppo o debutterà da sola?»
- Le
domande a raffica dei giornalisti stavano
per farmi esplodere il cervello, per non parlare di tutti quei flash
che
inondavano il viso inespressivo di Yorin. Cominciai a scuotere la
testa. No
cazzo. No. Non poteva farlo. Non doveva
farlo. Gliel’avrei impedito a tutti i costi. Con ogni mezzo a
disposizione.
- «È
matta?» domandò Jungkook dopo essere rimasto
in silenzio. «Lei non voleva avere niente a che fare con il
nostro mondo.
Diceva di odiarlo.»
- «Chi
disprezza compra,» intervenne Jin
mettendosi una patatina in bocca. La sgranocchiò con gusto.
«La maggior parte
delle mie conoscenze è composta da gente ipocrita. Il mondo
ne è pieno.»
- Taehyung
si alzò di scatto, fronteggiando il
più grande tra noi. «Yorin non è una
persona ipocrita!» la difese a spada
tratta. Non mi voltai a guardare il suo teatrino, ma ero convinto che i
suoi
occhi sprizzassero lampi in direzione del suo hyung. «Ci
sarà sicuramente una
spiegazione. Deve esserci!»
- «Sì
che c’è,» intervenni senza voltarmi. La
mia voce era un abisso profondo in cui io stesso avrei potuto annegare.
«È semplicemente
una fottuta stronza. Alla fine non è poi tanto diversa da
me.»
- Jimin
aggirò il divano per comparire di
fronte alla mia faccia. «Non siete stronzi. Siete
semplicemente dei cretini e
degli incoscienti! Tutti e due!» mi urlò dritto in
faccia. Lo guardai con un
sopracciglio sollevato. Non avevo mai visto Jimin tanto furioso.
«Non siete
stati in grado di fidarvi l’uno dell’altra, per
questo siamo arrivati a questo
punto!»
- I
miei occhi si spostarono nuovamente sulla
televisione. Il volto serio di Yorin era ancora illuminato dai flash.
La abbagliavano,
ma lei riusciva a tenere gli occhi aperti nonostante il fastidio. Io
invece non
riuscii a farlo. Strinsi forte gli occhi e digrignai i denti mentre
voltavo le
spalle alla tv.
- Ero
sempre rimasto fermo sulla mia decisione.
Non volevo che Yorin entrasse a far parte del mio mondo, per questo
avevo
vietato a qualunque essere vivente con in mano una macchina fotografica
di
avvicinarsi a lei. Mi rifiutavo d’immaginarla al centro delle
scene, in balia di
qualcosa che non avrebbe saputo gestire. Non dopo ciò che
era successo alla
sorella. La mia opinione non sarebbe mai cambiata.
- «Ci
dica qualcosa, per favore!»
- «Siete
sordi per caso? Jongin vi ha detto che non posso parlare.»
- La
voce severa di Yorin mi arrivò alle
orecchie. Mi voltai nuovamente verso l’enorme schermo
attaccato alla parete e
per poco non mi cadde la mascella a terra. Non poteva rivolgersi in
quel modo
ai giornalisti. L’avrebbero massacrata. Cosa diavolo credeva
di fare?
- Kai
represse una risatina. «Perdonatela.
La mia ragazza ha un bel
caratterino.»
- E
contro ogni mia più recondita aspettativa,
i giornalisti ne sembrarono entusiasti. I flash aumentarono e le
domande
triplicarono di numero. Il manager di Kai fu costretto a farli alzare
dai loro
posti e un bodyguard li scortò fuori dalla sala stampa.
Qualcuno spense di
colpo la televisione e ci voltammo tutti verso l’artefice di
quel gesto: Namjoon.
- «Hyung,»
disse in un fiato. Sapevo che stava
parlando con me anche se non mi stava guardando. «Hai
contattato Dong Wook? Il
tuo amico Ufficiale che lavora nella polizia?»
- Mi
si ghiacciò il sangue nelle vene. Così
come a tutti gli altri. Un gelo improvviso calò nella stanza
e ci trasformammo
in sette statue di ghiaccio. Sapevo che quel momento sarebbe arrivato.
- «Sì,»
confermai lasciandomi cadere
stancamente sul divano dietro di me. Mi passai una mano tra i capelli
ossigenati. «Ha detto di non preoccuparmi. Se ne sta
occupando lui e lo sta
facendo nel modo più riservato possibile.»
- «È
passato un sacco di tempo,» dichiarò
Jungkook. Il tono della sua voce era basso, come se si stesse sforzando
di far
uscire le parole. «Credete che potrebbe darci ancora
problemi?»
- Jimin
sospirò. «Sono passati tre anni, e
provo ancora le stesse sensazioni di allora.»
- «Abbiamo
dovuto farlo,» intervenne Namjoon.
«Non potevamo rischiare. La nostra carriera era praticamente
agli inizi.
Ritrovarsi immischiati in una cosa del genere ci avrebbe annientati.
Distrutti.»
- Strinsi
forte i pugni mentre Taehyung si era
irrigidito al mio fianco. Cominciarono a tremarmi le mani.
- «Credete
che andrà dalla polizia?» domandò
Jungkook riferendosi a Yorin. Non riusciva ancora a parlare ad alta
voce, segno
che quell’argomento lo spaventava a morte. Spaventava tutti
noi a morte. «Le
sue minacce sembravano reali.»
- Tae
si mosse al mio fianco. La sua voce era più
profonda del solito. «Dobbiamo parlare con lei,» ci
supplicò. «Dobbiamo
spiegarle che cosa è successo quella notte. Sono certo che
capirà.»
- «Non
capirà,» s’intromise Namjoon. Il suo
profilo era rigido come quello di una roccia. «Era pur sempre
sua sorella. Non
capirà.»
- «E
poi non risponde alle nostre telefonate,»
fece notare Hoseok. La sua allegria si era dissolta. «Come
pensi che abbia
voglia d’incontrarci di persona? E Kai non risponde alle
telefonate di Jimin.»
- «E
Yorin non risponde a quelle di Ji Woo,»
s’intromise il Maknae. «È da una
settimana che non torna a casa sua.»
- Mi
coprii di nuovo la faccia con le mani.
Viveva insieme a lui? Insieme a quel bastardo? Le mani mi prudevano da
morire e
desiderai avere la testa di quello stronzo tra le mie dita per
aprirgliela come
una noce di cocco. Ero preda delle mie emozioni più oscure e
profonde.
- «Perché
non provi a chiamarla tu, Yoongi?» mi
domandò Jin all’improvviso.
S’infilò l’ennesima patatina in bocca.
Quello
scricchiolio mi fece saltare i nervi già tesi.
«Magari la sua voglia
d’insultarti la convincerà ad accettare la
chiamata.»
- «Non
m’importa se è una delle loro backup dancer! Le ho
detto che non può entrare
nella loro residenza privata!»
- Il
grido della guardia di fronte a casa
nostra ci fece sussultare. Alcuni pugni si schiantarono contro il
portone
d’ingresso e subito dopo il campanello risuonò a
mo’ di segnale d’allarme. Il
segnale che la nostra quiete apparente stava per essere spezzata.
- «Devo
parlargli! Devo parlargli di persona, solo per un attimo!»
- Ci
bloccammo quando riconoscemmo quella voce.
Jungkook scattò verso il portone e lo spalancò,
trovandosi davanti una Ji Woo piuttosto
esasperata. Si rilassò quando incontrò gli occhi
del maknae.
- «Lasciala
stare,» ordinò il più piccolo alla
guardia fuori dalla porta. «Lei può entrare.
È autorizzata a farlo.»
- Ji
Woo scansò Jungkook e marciò lungo il
salotto finché non si trovò proprio di fronte
allo schienale del divano su cui
eravamo seduti io, Taehyung, Seokjin e Namjoon. Hoseok e Jimin si
spostarono di
lato per farla passare. Gli occhi rancorosi della ragazza guizzarono
subito nei
miei. Voltai il busto per guardarla.
- «Ji
Woo,» la chiamò Jungkook arrivandole alle
spalle. «Che succede? Perché sei venuta
qu-»
- «Non
ti ha tradito.» La mora lo interruppe
bruscamente per rivolgersi al sottoscritto. Le vene bluastre sotto la
pelle
bianca delle mie braccia guizzarono a causa della mia
rigidità improvvisa.
Indurii la mascella. «Yorin non ti ha tradito con Jongin. Ti
è sempre stata
fedele.»
- Il
sopracciglio cominciò a tremarmi
convulsamente. Stritolai la pelle dello schienale del divano tra le mie
dita. «Non
sono stupido, ragazzina. Gli occhi ce li ho ancora e so quello che ho
visto. Lo
ha visto tutta la Corea.»
- «Era
pazza di te, Suga!» urlò inviperita. Seokjin
fece un balzo di due metri per lo spavento, portandosi una mano sul
cuore. «E
posso assicurarti che non ti stava tradendo con Jongin. Non ha mai
risposto
alle sue telefonate e se n’è sempre tenuta alla
larga. Lei aveva occhi solo per
te. Sei tu che l’hai tradita come lo sporco bastardo che
sei!»
- Mi
alzai di scatto e stavolta fu Hoseok a trasalire
per lo spavento. Aggirai il divano e mi ritrovai ad un palmo dal naso
della
ragazzina, furente come una belva sul punto di esplodere. Sentivo i
capillari
pulsare dolorosamente nella mia tempia. Vedevo rosso.
- «Non
osare venire in casa mia a farmi la
morale. Non dopo tutte le cazzate che hai raccontato,» le
alitai ad un soffio
dalla faccia. Il suo viso divenne di marmo quando capì che
mi stavo riferendo
alla sua farsa nei confronti di Jungkook. Farsa che io avevo
scrupolosamente
coperto. «Yorin è pur sempre la sorella di Yoona.
Avrei dovuto immaginarlo che
era fatta della sua stessa pasta!»
- Il
rimbombo dello schiaffo che mi spalmò
sulla guancia sinistra rimbalzò contro le pareti. Nessuno
aprì bocca. Si
sentiva solo il respiro pesante di Ji Woo che stava cercando di
trattenere la
rabbia. Voltai nuovamente il viso verso di lei. Scioccato. Furente.
Aveva fatto
male, ma non quanto gli schiaffi di Yorin.
- «Non
lo accetto,» sibilò velenosa, come un serpente
a sonagli in procinto di azzannarmi alla gola. «Non accetto
un commento simile
da un tipo che non sa nemmeno tenersi il cazzo nei
pantaloni!» urlò a
squarciagola. La sua voce s’incrinò a causa
dell’isteria.
- «Lei
è stata la prima a tradirmi!» gridai a
mia volta. Il salotto era saturo delle nostre urla, tuttavia nessuno
osò
intromettersi. Saremmo stati capaci di sbranare chiunque ci avesse
provato. «Non
le devo niente. Neanche le mie suppliche per ottenere il suo
perdono!»
- Ji
Woo scoppiò a ridere. Mi rise dritto in
faccia, e anche di gusto. «Sai qual è la
verità, Min Suga? Tu vuoi
credere che sia stata lei a
tradirti per prima così non dovrai sentirti in colpa per
quello che le hai
fatto.» La guardai scioccato mentre la mia gola
s’inaridiva. «Ma l’unico che
l’ha tradita sei tu. Quindi smettila di nasconderti dietro
alle tue ridicole
bugie per poterti mettere l’anima in pace. Sei
patetico.»
- Quelle
parole furono più dolorose di una
pugnalata nello stomaco. Più infauste di un veleno mortale.
I miei addominali
si contrassero istintivamente a causa della fitta che avvertii
all’altezza
dello stomaco e feci istintivamente un passo indietro. Mi sentivo gli
sguardi
degli altri membri addosso ed ebbi il prorompente bisogno di scappare
via.
Nascondermi da tutti e isolarmi con la mia vergogna, quella che
finalmente
avevo ritrovato e accettato.
- «È
colpa tua se Yorin è diventata
irriconoscibile.» I miei occhi vuoti si sollevarono
nuovamente sulla ragazzina
di fronte a me. Mi si bloccò il respiro nel petto quando
vidi una lacrima
solcarle la guancia. «È colpa tua se è
diventata un’altra persona.»
- Scivolai
in ginocchio sotto gli sguardi
attoniti dei miei compagni. Era diventata come me. Le avevo fatto
ciò che Yoona
aveva fatto a me. L’avevo tradita, e lei era diventata
l’opposto di quello che
era per sfuggire al dolore nel suo cuore. Per farmela pagare.
- Mi facevo schifo. Non
c’erano parole per
spiegare quanta voglia avessi di mettermi le mani addosso e strapparmi
via la
carne dalle ossa. Quanto anelassi una doccia per lavare via il
sudiciume che sentivo
scivolarmi sulla pelle. Era nero come il catrame. Rosso come il
peccato. Corrosivo
come la mia vergogna. E mi avrebbe logorato, poco a poco, fin dentro
alle
viscere. Non c’era modo di sfuggire al mio destino.
- ᗩngolo.ᗩutore
Non riesco a credere di essere riuscita ad aggiornare questa storia. Mi dispiace avervi fatto aspettare così a lungo ma non volevo scrivere senza un'idea chiara in testa e ultimamente l'ispirazione per questa storia era andata a farsi benedire. Ma ora sono tornata all'attacco 😂
Come avrete potuto notare, in questo capitolo ho evitato di aggiungere il disagio dei nostri cari BTS perché la situazione non lo richiedeva. Siamo passati a dei toni più oscuri a causa del tradimento di Yoongi e di tutta questa faccenda della morte di Yoona, ancora avvolta nel mistero.
Secondo voi cosa è successo quella fatidica notte? Cosa stanno cercando di nascondere i BTS? E vi aspettavate che Yorin prendesse una simile decisione? Lei che si era sempre tenuta alla larga da quel mondo fatto di luci e popolarità. Ma ora sembra che quello sia l'unico mezzo che ha per far venire a galla la verità, così come diceva anche sua sorella nel flashback.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Cercherò di non farvi aspettare tanto per il prossimo 😭 Non dimenticate di commentare e farmi sapere cosa ne pensate! Alla prossima 😘
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