Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Eilan21    13/01/2020    4 recensioni
Cosa vuol dire essere regina di un regno diviso, ambito da cristiani e infedeli e al centro di lotte per il potere e per le sue incommensurabili ricchezze? Cosa vuol dire sposare l'uomo più potente del mondo per salvare quel regno, un uomo geniale e intelligente, ma anche freddo e calcolatore? Regina a soli pochi giorni di vita, Imperatrice pochi anni più tardi, Yolande si trova ad essere la pedina di una lotta di potere più grande di lei. Questa è la storia di Isabella di Gerusalemme, moglie di Federico II di Svevia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jer




Da quando Margherita era morta una luce sembrava essersi spenta in Yolande. La sua bambina adorata non era sopravvissuta che un paio di giorni alla malattia che l’aveva consumata, piccola com’era. Biancofiore invece era guarita, ristabilendosi solo lentamente ma riacquistando infine la piena salute. Il campo cristiano era stato devastato e i pellegrini che erano fuggiti terrorizzati in ogni direzione avevano diffuso il morbo in tutta la Puglia.

Federico per sfuggire al contagio e nel frattempo sovrintendere all’imbarco della crociata aveva scelto di stabilirsi con il Langravio di Turingia sull’isolotto di S. Andrea, ma si era trattato di una precauzione inutile perché entrambi si erano ammalati. Il Langravio aveva avuto la febbre talmente alta che aveva cominciato a delirare – e nel delirio vedeva un volo di colombe bianche – infine era morto appena la galea imperiale era rientrata a Brindisi, dove aveva fatto appena in tempo a ricevere l’estrema unzione da parte del Patriarca di Gerusalemme.

Federico era gravemente ammalato e si era reso conto di non poter guidare personalmente la crociata. Aveva affidato il comando della spedizione al Duca di Limburgo che era già partito con una grossa parte della flotta a metà agosto. Anche la restante parte delle galee che erano ancora nel porto di Brindisi partirono sotto il comando di Di Salza e del Patriarca di Gerusalemme, mentre l’Imperatore andava a curarsi ai bagni di Pozzuoli.

La seconda parte della flotta approdò a Cipro, dove Di Salza avrebbe dovuto incontrarsi con i baroni ciprioti e quelli di Outremer. I primi però, nello scoprire che l’Imperatore non era salpato con la flotta, decisero di ritirarsi.

Fu allora che, da Pozzuoli, Yolande ricevette una lettera di suo marito. Era la prima che le mandava da quando, poche settimane prima, le aveva scritto per comunicarle, con rammarico, della morte di Margherita. A quel rammarico Yolande non aveva creduto. A Federico non era mai importato nulla della figlia, se non per le future alleanze matrimoniali che avrebbe proficuamente potuto intrecciare grazie a lei.

In questa lettera Federico, per la prima volta da quando erano sposati, le chiedeva aiuto. Quel fatto in altre circostanze le sarebbe sembrato incredibile, lusinghiero perfino; l’avrebbe fatta sentire potente se solo gliene fosse importato ancora qualcosa.

Le chiedeva di scrivere ai suoi baroni, i baroni d’Outremer, in qualità di loro sovrana e di colei a cui dovevano lealtà; le chiedeva di convincerli a unirsi a Di Salza e a non disertare come i baroni ciprioti.

Yolande lo aveva fatto, obbedientemente aveva scritto, utilizzando i toni perentori e sottolineando l’amor patrio che padre Bernardo, il suo confessore, le aveva suggerito. E in effetti la missiva aveva sortito l’effetto sperato, perché i nobili siriani erano stati gli unici a unirsi alla spedizione: Balian di Sidone e Boemondo di Antiochia ed anche gli altri nobili, insieme ovviamente a Eudes di Montbeliard che già faceva parte della crociata.

Miracolosamente Federico era guarito dal morbo e non appena si era ristabilito aveva inviato un’ambasceria al Papa per spiegare i motivi per cui non era potuto partire di persona, ma Gregorio non aveva voluto nemmeno riceverla, tuonando che la malattia non era che l’ennesima scusa dell’Imperatore per non andare in Outremer. Tanto era il suo sdegno che in settembre aveva deciso di scomunicarlo.

Nonostante la scomunica Federico era partito lo stesso, sperando di rimettere in sesto una crociata che stentava a decollare a causa delle perdite umane e del caos creato dall’epidemia. Ma dopo i primi tentativi aveva deciso di rientrare in patria già nel gennaio del 1228.

A quell’epoca Yolande si stava lentamente riprendendo dal duro colpo della morte di Margherita, grazie alla vicinanza e alle amorevoli cure di Bianca e di Mariam. Era ormai al sesto mese di gravidanza, ma le sue dame facevano di tutto per distrarla e allietare le sue giornate con giochi, musica e battute di caccia con il falco. Federico le aveva inviato un falconiere personale e alcuni nuovi falchetti, insieme ad un nuovo splendido purosangue e diversi volumi di vite di santi e libri di preghiere con illustrazioni magistralmente dipinte dai monaci amanuensi.

Non aveva avuto tempo però di recarsi da lei perché contava, nonostante la scomunica, di partire comunque per la crociata nel maggio di quell’anno.

Aveva tentato di rientrare nelle grazie pontificie proclamandosi disposto a qualsiasi tipo di penitenza e digiuno, pur di vedersi togliere la scomunica, ma Gregorio aveva rifiutato ogni tentativo di riconciliazione, dimostrando così che non era affatto Gerusalemme ciò che gli interessava. L’unica cosa che avrebbe accettato dall’Imperatore in cambio della revoca della scomunica era la tutela pontificia sul regno di Sicilia. Questo era ciò che davvero interessava all’avido Papa: non i luoghi santi, ma il regno di Sicilia. Federico aveva recisamente rifiutato e la scomunica pendeva ancora sul suo capo.

Tutto questo giungeva a Yolande come un’eco ovattata che a malapena scalfiva la sua quotidianità da reclusa.

Ora che il pericolo di contagio era svanito e che ancora Yolande era in grado di viaggiare, Federico le aveva ordinato di raggiungerlo ad Andria, dove risiedeva mentre organizzava la partenza.

Fu lì che la mattina del 25 aprile del 1228 Yolande avvertì le prime doglie. Come per Margherita il parto fu facile e quello stesso giorno venne al mondo un maschio, roseo e in salute.

Federico ne fu felicissimo ed impose al bambino il nome di Corrado in onore del nonno di Yolande, Corrado del Monferrato, per riallacciarsi alla dinastia e al regno che un giorno il piccolo Corrado avrebbe ereditato da sua madre.

Nessuno si aspettava che questo sarebbe successo nel giro di soli sei giorni. All’inizio Yolande sembrò stare bene, fu anche abbastanza in forze per ricevere le congratulazioni per la nascita. Ma dopo due giorni si presentò la febbre puerperale, la stessa che aveva colpito sua madre Maria. La levatrice cominciò a preoccuparsi alle prime linee di febbre e fece chiamare i medici dell’imperatore. Le somministrarono tutti i rimedi che conoscevano, ma non ci fu nulla in grado di far passare la febbre. Non si poté far altro che somministrarle l’estrema unzione.

Isabella II di Gerusalemme si spense il primo maggio, dopo aver dato un ultimo saluto al figlio che aveva appena conosciuto e rivolto un ultimo pensiero alla figlia che stava per raggiungere.




APPENDICE


E dopo…?


Yolande: Yolande venne sepolta in una tomba sfarzosa nella cripta della Cattedrale di Andria, dove riposa ancora oggi, sebbene l’esatta ubicazione della sua tomba sia andata perduta.


Corrado di Svevia: il figlio di Yolande e Federico successe alla madre nel Regno di Gerusalemme a soli sei giorni di vita e alla corona paterna all’età di ventidue anni, dopo che il primo figlio di Federico, Enrico, venne deposto. Sposò Elisabetta di Baviera e fu il padre di Corradino di Svevia, ultimo sovrano della casata degli Hoenstahufen.


Federico: Federico si autoproclamò reggente di Gerusalemme in nome del figlio ancora neonato e riuscì a condurre la sesta crociata nel 1228, che si rivelò però più una missione diplomatica che una guerra, tanto che ottenne dal Sultano Malik-Al-Kamil diverse concessioni, tra cui il permesso per i cristiani di poter visitare indisturbati il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Alla fine della crociata, mentre si apprestava a tornare in Puglia, nominò di nuovo Eudes di Montbeliard conestabile del regno di Gerusalemme. Sulla strada per l'imbarco però, la gente di Acri, ancora fedele a Yolande e furiosa per il modo in cui la loro sovrana era stata trattata, gli lanciò sterco e interiora e fu solo grazie all'intervento di Eudes e Jean di Ibelin che la rivolta venne calmata.

Federico si risposò per la terza volta con Isabella d’Inghilterra sette anni dopo la morte di Yolande e, proprio come la Yolande della mia storia ha predetto, la trattò esattamente come le mogli precedenti, tenendola rinchiusa in maniera possessiva e trattandola con freddezza e distacco. Isabella morì di parto come Yolande e fu sepolta ad Andria accanto a lei. In punto di morte della sua amante storica, Bianca Lancia, figlia di quella Madonna Bianca che nel mio racconto è la fidata dama di Yolande, probabilmente Federico la sposò morganaticamente, anche se questo è ancora dibattuto. In ogni caso la trattò finché fu in vita, come trattò le altre sue mogli.


Jean di Brienne: Deciso a farla pagare al genero per gli affronti subiti, Jean ricevette da Papa Gregorio l'incarico di comandante delle truppe pontificie e, durante l'assenza dell'Imperatore andato alla crociata, invase il regno di Sicilia. L'invasione tuttavia fallì quando il suo esercito fu sconfitto a Capua dalle truppe di Federico rientrato in Italia.


Anais di Brienne: non ci sono ulteriori notizie storiche sulla sorte di Anais, che cadde nell’oblio subito dopo il suo matrimonio.


Biancofiore: La figlia di Federico e Anais fu costretta alla morte del padre a ritirarsi nel convento dominicano di Montargis, ad Auxerre, per sottrarsi alla vendetta dei suoi nemici. Prese i voti e dimorò lì fino alla morte. Sulla sua tomba ancora oggi presente al convento è incisa la scritta “Blanchefleur, figlia dell'Imperatore Federico II, morta il 20 giugno 1279”, accompagnata da una raffigurazione di lei con una palma e il simbolo degli Hohenstaufen, l'aquila a due teste.



Nota dell'autrice: E qui ha termine la nostra storia, purtroppo non con un lieto fine, ma così è stato. Spero che l'abbiate apprezzata quanto io ho apprezzato scriverla e spero di essere riuscita a rendere una minima parte di giustizia ad una delle tante donne dimenticate dalla storia. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno seguito/letto/recensito... la mia gratitudine in particolare va a alessandroago_94, franci893, queenjane e kamony per avermi incoraggiata con le loro recensioni.

Alla prossima

Eilan





   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Eilan21