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Autore: MonicaX1974    14/01/2020    0 recensioni
Attenzione! SPOILER! Si consiglia la lettura solo dopo aver letto "The beginning".
Approfondimenti, momenti inediti, restroscena e spin-off, in questo libro troverete tutto quello che ancora non sapete su Harry, Chloe e tutti gli altri protagonisti dai quali proprio non riesco a separarmi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Chloe

Montréal.

È qui che passeremo le feste natalizie quest'anno: il papà di Harry torna a Londra con Grace, Jordan e Hazel hanno organizzato una settimana a Miami, Kurt ha invitato sua madre a Boston, per farle conoscere la madre di Dylan, mentre Rebekah è con Zayn, a conoscere la sua famiglia.

È stato Harry a propormi di tornare nella mia città, io non ero così convinta di farlo, non dopo ciò che ho scoperto qualche giorno fa.

Abbiamo trascorso le ultime settimane avvolti da una strana atmosfera, ma non per colpa sua: stavolta sono io a essere scostante. Lo sto tenendo a distanza, nonostante lui abbia provato in tutti i modi ad avvicinarsi. Mi sto comportando nel modo peggiore, nel modo in cui ho sempre detestato: gli sto tenendo nascosta una cosa, una cosa molto importante, e non dovrei farlo.

Ho paura: è questo il motivo del mio silenzio, e so che non è una giustificazione, perché è una cosa che gli ho sempre rimproverato, ma non riesco a fare diversamente. Ho tentato più volte di dirglielo e non ci sono mai riuscita.

Ha pensato che sentissi la mancanza di casa, dei miei, dell'aria canadese, e mi ha convinta a tornare dalla mia famiglia. Mamma e papà sono stati felicissimi, di sapere che avremmo trascorso le feste con loro, mentre io inizio a pensare che è stato uno sbaglio, venire qui, un terribile sbaglio.

Papà e Harry sembrano amici da una vita, impegnatissimi a condividere qualsiasi attività. Hanno decorato insieme l'albero, parlando di hockey e lavoro, in un'atmosfera serena e tranquilla. Da quando ho detto ai miei che Harry mi ha chiesto di sposarlo, papà - al contrario di quanto mi aspettassi - è stato il più entusiasta: si è definitivamente convinto che il mio ragazzo scarabocchiato avesse intenzioni serie, con la sua bambina.

E se tutto questo, qualche tempo fa, mi avrebbe fatto un piacere immenso, adesso mi mette in difficoltà. Sono felice che Harry e papà vadano d'accordo, ma questo comporta il fatto che l'attenzione di mia madre è completamente su di me, e sono certa che si sia accorta che qualcosa non va.

Sento il suo sguardo su di me, anche quando non mi guarda davvero. Ho evitato di restare da sola con lei da ieri - giorno del nostro arrivo - ma non so se riuscirò a sfuggirle ancora per molto. Quando siamo partiti credevo che sarebbe stato un bene, per me, rivedere mia madre. Speravo che ritrovarmela davanti mi avrebbe dato modo di tirar fuori la mia preoccupazione, che sarei riuscita a confidarmi con qualcuno, per poter affrontare con maggiore sicurezza l'argomento con Harry. Invece mi ritrovo a sfuggirle, perché non voglio dirglielo, non voglio dirle niente, non prima di averne parlato con Harry.

Sono scappata anche da lui, nelle ultime due settimane, in realtà sono scappata da tutto e da tutti; non sono pronta a parlare con lui, non voglio parlare con mia madre, ne con nessun altro. Avrei dovuto accettare la proposta di Hazel e seguirla a Miami.

«Chloe?» Inspiro lentamente una grande quantità di aria, quando sento bussare alla porta del bagno.

«Sì?» rispondo, tentando di tenere ferma la voce.

«Va tutto bene?» domanda mia madre.

«Sì» rispondo, guardandomi allo specchio.

«Posso entrare?» chiede ancora.

Sospiro rassegnata, all'idea che ormai non posso più sfuggirle. Mi avvicino alla porta, faccio girare la chiave, poi apro, osservando il suo viso preoccupato.

«Harry dov'è?» le domando, nella speranza di poterlo raggiungere al più presto, per poter evitare il suo sguardo indagatore.

«È uscito con tuo padre... siamo sole» afferma cauta, osservando la mia reazione.

«Uscito? Dove sono andati?» cerco di deviare la sua attenzione, anche se so che non è possibile.

«Stai bene, Chloe?» mi chiede preoccupata.

«Sì, certo, perché me lo chiedi?» replico superandola, sfuggendo al suo sguardo, mentre la sento camminare alle mie spalle, fino a raggiungermi in cucina.

«Sei strana» continua lei, cercando di ritrovare i miei occhi sfuggenti.

«Non sono strana» tento di depistarla, riempiendomi un bicchiere d'acqua.

«Sì che lo sei. Ho lasciato correre, finché c'erano Harry e tuo padre, ma io non posso fare finta di niente» afferma decisa, mettendosi davanti a me, costringendomi a guardarla negli occhi. «Dimmi che stai bene».

«Sto bene, mamma».

«Non è vero, Chloe, ho imparato a riconoscere, nel tuo sguardo, quando qualcosa non va».

Sospiro, poso il bicchiere nel lavandino, e tento ancora una volta. «Mamma, non c'è niente che non va». Non posso dirglielo, anche se vorrei tanto, ma credo che non sia lei a doverlo sapere per prima.

«Stai negando, e lo stai facendo con un'insistenza tale che...»

«Mamma!» la interrompo prima che possa dire altro, perché ho capito a cosa si sta riferendo.

«Dimmi che non ci stai pensando» mi sta quasi implorando e riesco a vedere chiaramente il terrore nei suoi occhi.

«Oddio, mamma, no!» mi avvicino a lei e l'abbraccio. Lei si aggrappa letteralmente a me, la sento stringermi con forza, con tanta forza, poi la sento tirare su con il naso, così mi allontano e la guardo. «Non commetterò più lo stesso errore. La vita è preziosa e quella che sto vivendo con Harry è straordinaria» le dico con un sorriso, cercando di riparare al mio stupido comportamento.

Ho fatto preoccupare i miei genitori oltre ogni misura, ma ho superato quel momento difficile della mia vita, soprattutto grazie a Harry. Ho scoperto la felicità, ho lottato per raggiungerla, anche contro me stessa, ma ora non vorrei niente di diverso per me.

«E allora cosa ti succede?» sospiro di nuovo, sfuggendo all'abbraccio. Mamma si asciuga gli occhi, poi resta in attesa.

«È... è successa una cosa e... e io non riesco a dirla a Harry...» Le parole faticano a uscire.

«Vuoi parlarne con me?» Scuoto la testa. «È una cosa grave?»

«Non lo so... dipende da come reagirà lui». Il solo pensiero di perderlo mi manda in confusione e so che non dovrei nemmeno pensarlo, ma una piccolissima parte di me, mi ha messo questo tarlo, e non riesco a smettere di pensarci.

«È preoccupato per te, si vede da come ti guarda» mi fa notare mia madre, facendomi sentire più orribile di quanto già mi senta.

«Lo so, è solo che non so come dirglielo: e se la prendesse male? Non voglio deluderlo...»

«Chi non vuoi deludere?» La voce seria di Harry mi fa chiudere gli occhi e trattenere il respiro: lui è qui.

«Siamo tornati! C'era troppa gente e...» mio padre smette di parlare, quando entra in cucina e il suo sguardo rimbalza tra tutti i presenti, notando l'aria tesa tra noi. «Che succede?»

«Robert, perché non andiamo a controllare quella cosa?» si affretta a dire mia madre, andandogli incontro e trascinandolo via.

«Quale cosa? Che succede?» domanda lui confuso, seguendo la mamma lungo il corridoio.

Sento il rumore di una porta che si chiude, poi il silenzio, infine i suoi passi farsi sempre più vicini, e solo quando percepisco la sua presenza di fronte a me, apro gli occhi. Il suo sguardo si fa insistente, molto più di quanto lo è stato nei giorni scorsi. Ho fatto finta di non accorgermene, ma so che ha passato tanto tempo a osservarmi, a studiarmi, preoccupandosi più del necessario. E più lui mi stava addosso, più io mi allontanavo, perché ero terrorizzata.

Potrei dargli una delusione e non so se sarei in grado di sopportare quel sentimento nei suoi occhi.

«Allora, Chloe, chi è che non vuoi deludere?» mi domanda di nuovo, ma la mia bocca sembra non riuscire a muoversi. «Ho voluto venire qui perché credevo che almeno tua madre sarebbe riuscita a farti parlare, dato che sembra che tu non voglia farlo con me». Sto provando a muovere le labbra, ad aprirle, ma non ci riesco. «Che cosa ti è successo di così grave da farti allontanare da me?» Leggo la paura nei suoi occhi, la stessa che ho letto negli occhi di mia madre.

«Io...» sembra che, ogni volta che provo a dirlo, l'aria scompaia dai miei polmoni.

Non l'ho detto a nessuno, nemmeno a Kurt, quando è piombato a casa all'improvviso. Ha insistito parecchio per sapere cosa avessi, ma proprio non ho potuto dirglielo.

«Avanti, Chloe...» mi si avvicina, posa le mani ai lati del mio viso. «Puoi dirmi qualsiasi cosa». E io ci provo a dirlo, ma c'è qualche collegamento saltato, tra bocca e cervello. «Sono qui» insiste. «È me che non vuoi deludere?» sì, Harry, potrei davvero deluderti. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?» tu sei stato assolutamente perfetto. «Chloe, ti prego, dì qualcosa?» ci sto provando, giuro che ci sto provando. «Dimmi solo che non hai avuto brutti pensieri».

Il terrore che leggo nei suoi occhi si riversa all'improvviso nel mio cuore, come se una diga avesse ceduto all'improvviso. È come se il mio cuore si stesse sbriciolando, come se sentissi la sua preoccupazione, e non è questo che voglio, perché adesso anche lui è in pena per me.

«Chloe, io non so più cosa pensare... Dimmi solo che non ti perderò...»

Ed è in quel momento che sento le parole risalire veloci lungo la mia gola, come un conato che non riesco a trattenere, fino a che gli vomito addosso la verità.

«Sono incinta».

È un fermo immagine, quello che si crea davanti ai miei occhi: Harry mi osserva senza sbattere le palpebre, senza respirare, immobile. Poi, tutto riprende a muoversi: perdo il contatto delle sue mani sul mio viso, le sue braccia ricadono lungo i fianchi, e, d'improvviso, sembra incredibilmente stanco.

«Cosa... Cosa hai detto?» è solo un filo di voce, quello che esce dalle sue labbra, così lieve, che se non l'avessi visto parlare, potrei credere di essermelo immaginato.

«Non riesco a ripeterlo» confesso, con la voce incrinata e la testa in subbuglio.

Che cosa pensa? Come l'ha presa? Non ne ho idea, il suo sguardo è impenetrabile.

«Tu... Tu sei...» nemmeno lui riesce a ripetere quella parola. «Come diavolo è potuto succedere?» è confuso, ma lo capisco, lo ero anch'io, quando l'ho scoperto.

«Gli antibiotici». Ci provo a parlare, ma mi viene difficile, se lui mi guarda come se fossi appena atterrata da un altro pianeta.

«Gli antibiotici? Che significa?»

«Ricordi quando ho preso quella brutta influenza?» annuisce, ma resta in silenzio. «E ti ricordi quante medicine ho preso per guarire?» Credo sia stata l'influenza peggiore di tutta la mia vita. «Ecco... Quelle medicine hanno vanificato l'effetto della pillola».

Lo osservo, cerco di capire a cosa stia pensando, e sono certa che stia ripercorrendo mentalmente quei giorni. C'è stata una sera, dopo che ho passato a fare la moribonda a letto per giorni, in cui lui è tornato dal lavoro parecchio nervoso. Io mi sentivo molto meglio e ho cercato di farlo rilassare. Ma il massaggio alle spalle l'ha voluto senza camicia, e mi mancava toccarlo, baciarlo, e per lui era la stessa cosa, perché "piccola Stewart, io sto morendo di fame". C'è voluto poco per ritrovarci senza indumenti, sotto le lenzuola, ma eravamo tranquilli, dato che prendo la pillola.

E invece...

«Cazzo!» impreca, per poi voltarsi e passare con forza una mano tra i capelli. Tiene lo sguardo ovunque, tranne che su di me, e questo non mi fa ben sperare, soprattutto quando si volta di scatto e mi guarda serio.

«Da quanto tempo lo sai?» in questo momento vorrei tanto avere la capacità di riuscire a mentire, ma non ne sono capace, non con lui.

«Due settimane».

«Cosa!? Due settimane!?» alza la voce, evidentemente contrariato. «Sai di essere incinta da due settimane e non me l'hai detto!?» Scuoto la testa, incapace di rispondere a voce. «A chi l'hai detto?»

«A nessuno, Harry. Non avrei potuto dirlo a nessuno che non fossi tu» ammetto sincera.

«Due settimane» mormora a bassa voce, tornando a torturarsi i capelli. «Ti sei tenuta questo segreto per due settimane» dice ancora, senza guardarmi direttamente. «Ecco perché quel malumore, perché eri sempre assente, nervosa...» poi si volta di nuovo verso di me, e nei suoi occhi c'è tutta la preoccupazione che io ho provocato. «Dio, Chloe! Hai idea di come mi sono sentito? Mi sono passate per la testa un milione di cose, anche le più orribili, io... Cazzo, Chloe, io ho avuto una paura fottuta che tu... Che tu volessi farla finita...»

«Harry, no!» esclamo decisa, avvicinandomi a lui, per afferrare il suo viso tra le mani e costringerlo a guardarmi. «Quella parte della mia vita non tornerà più...»

«Oddio, Chloe, no!» mi interrompe bruscamente lui. «Con farla finita io non intendevo... Io... Intendevo tra noi... Credevo che volessi lasciarmi».

Sento le lacrime premere con forza per uscire, il nodo alla gola mi toglie quasi il fiato, e non posso più aspettare: devo abbracciarlo subito, così mi stringo a lui, con tutta la forza che ho.

«Credevo avessi cambiato idea sul matrimonio» mi spiega, tenendomi stretta.

«No, Harry, assolutamente no» rispondo, allontanandomi quel poco che mi basta per guardarlo negli occhi. «Io...» inspiro profondamente, poi mi decido a parlare. «Quando mi sono resa conto che il ciclo era in ritardo ho deciso di fare il test giusto per precauzione, ma ero piuttosto tranquilla. Invece, quando ho letto il risultato, tutto il mondo mi è crollato addosso».

«Perché non me ne hai parlato?»

«Perché qualche sera prima siamo usciti con Louis e la sua ragazza e...»

«Merda!» mi interrompe, perché ha capito perfettamente a cosa mi sto riferendo. «Erano solo chiacchiere, Chloe, chiacchiere senza senso, di due stupidi amici che hanno alzato un po' il gomito».

Harry e il suo amico hanno iniziato un lungo discorso su quanto fosse fastidioso avere dei figli: niente più bevute con gli amici, niente più uscite; pappette, biberon, pannolini, pianti, urla, e via così, per una serie infinita di lamentele che dette sul momento, mi hanno fatto anche sorridere, la vedevo come uno scherzo, ma qualche giorno dopo, quando ho letto che il risultato del test era positivo, è stato tutt'altro che divertente.

«Io ero convinta che ti avrei deluso...»

«Deluso? Chloe queste cose si fanno in due» dice sorridendo.

E il suo sorriso, in un solo attimo, porta via tutta l'ansia accumulata da giorni.

«Sì, ma tu hai detto che non avresti voluto figli per almeno dieci anni...»

«Avevo bevuto un po' più del solito, Chloe, lo sai che stra parlo, quando sono con Louis». Sorride ancora, mi accarezza una tempia, e io torno a respirare regolarmente.

«Io... Credevo che ti saresti arrabbiato».

«Credevi bene, perché sono arrabbiato» dice, senza smettere di sorridere. «Ma non perché sei incinta... Sono arrabbiato perché non me ne hai parlato». Sospiro tra le sue braccia, con quel nodo alla gola che si fa sempre più stretto.

«Harry...»

«Davvero sei incinta?» Annuisco in silenzio, perché se aprissi bocca mi metterei a piangere. «Sei sicura, sicura?» insiste, con una strana luce negli occhi, e io annuisco di nuovo. «Non c'è nessunissimo dubbio?» Scuoto la testa, restando a bocca chiusa. «Cazzo, Malik! Stavolta ho fatto prima di te!» esclama divertito, facendomi ridere, risata che si trasforma subito in pianto, e poi ancora in risata, e ancora in pianto, perché non riesco più a trattenere alcuna emozione. «Io ti amo, Chloe: sei stata tu a insegnarmi che non devo fare le cose da solo. E non importa quante cazzate dico, tu puoi parlare sempre con me, hai capito?»

«Sì» mormoro, con voce tremante, mentre le sue mani tornano sul mio viso.

«E non m'importa neanche di Malik» continua, tornando serio. «Sono davvero arrabbiato, Chloe» trattengo il fiato, mentre le sue dita scorrono lente sui miei zigomi, asciugando le lacrime. «Avresti dovuto dirmelo subito» continua, senza smettere di accarezzarmi, parlando a bassa voce, con un tono dolce, in netto contrasto con le sue parole.

«Hai ragione e posso assicurarti che ho provato più volte a dirtelo, ma proprio non ci riuscivo».

«Eri spaventata per come avrei reagito io, o perché hai paura e basta?» Porto le mani sullo scollo della sua camicia e ne stringo forte le estremità.

«Io non lo so... In questi giorni non ho fatto che pensare a te, a cosa avresti fatto tu...»

«È difficile dirti come mi sento, mi hai preso completamente alla sprovvista e...» Lascia la frase in sospeso, sospira profondamente, fissando il vuoto, come se stesse raccogliendo le idee. «Tutte quelle cose che ho detto con Louis, io... Avevo bevuto e ho esagerato, ma non sono così lontane dalla realtà: i pianti, i pannolini, prendersi cura di quegli esserini, io... Io non so se ne sono capace. Sono stato un pessimo figlio e la mia famiglia non è stata l'esempio della famiglia perfetta... Insomma, quello che voglio dire è... Non detesto i bambini, è che... Ho paura anch'io Chloe...» stringo più forte il tessuto della sua camicia, leggendo nei suoi occhi lo stesso sentimento che provo io.

«Io sono terrorizzata, Harry. Ho imparato a prendermi cura di me stessa da poco, come farò a crescere un bambino?» Lui sorride, in un modo così dolce che mi fa credere che tutto sia possibile.

«In effetti non siamo il massimo come genitori» afferma ironico, per poi tornare serio «ma ci amiamo, io ti amo, Chloe, e so che saremmo capaci di amarlo. Il resto lo impareremo insieme».

Insieme... una parola che avevo dimenticato, che avevo trascurato, ma che è sempre in grado di darmi fiducia.

«Tu ne sei sicuro?»

«Sono sicuro del fatto che sarai una madre meravigliosa, su questo non devi avere dubbi». Scuoto impercettibilmente la testa, mentre lui sorride.

«Non senza di te».

«È inutile che mi dici cose carine, sono ancora arrabbiato con te, ma al momento sono troppo spaventato per rimproverarti». Ha un tono tranquillo e divertito, tanto che mi sento più tranquilla anche io.

«Sono spaventata anche io, Harry».

«Non quanto me: adesso dovremo dirlo all'armadio, di là. Hai presente cosa si prospetta per me? Credo che non saremo più amici come prima» dichiara sarcastico, facendomi sorridere.

«Ti amo» gli dico «e sarai un papà dolcissimo e premuroso».

«Non senza di te».

Il mio cuore esplode di gioia. Lo tiro a me per baciarlo, perché ho un incredibile bisogno di lui.

«Vado a chiamare i miei» gli dico, accarezzando dolcemente il suo viso.

«Ok, io mi sistemo in prossimità della via di fuga più vicina».

Rido della sua battuta, sentendomi stupida per essermi tenuta dentro una cosa così importante. Avrei dovuto fidarmi di lui, di noi, ma ho imparato la lezione: non c'è niente che non possa fare... Non senza di lui.

   
 
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