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Autore: Mary Rosemary    15/01/2020    2 recensioni
L'opprimente oscurità continuava a crescere e crescere, soffocando la luce solare in una coltre di nere nubi; alzare lo sguardo era a lei pressoché impossibile.
Concentrati sui tuoi nemici continuava a dirsi concentrati su ciò che devi fare: poco importava se il sole era scomparso, aveva il potere di fermare tale disastro e non ne era minimamente spaventata.
Oppure lo era?
-
Che Tecna avesse sbagliato? No, impossibile.
L'aveva vista provare innumerevoli volte che la percentuale di fallimento della missione fosse ad un livello talmente basso da esser considerato trascurabile: disturbare il corso del tempo non era cosa da farsi, ma quale alternativa avevano?
Dopotutto a mali estremi, estremi rimedi, così aveva sentito dire.
Non c'era altro metodo per salvare la Dimensione Magica e, seppur avesse voluto optare per una variabile meno pericolosa del piano, aveva ammesso di non aver avuto altra scelta che partecipare attivamente.
“Ma cos'è successo? Perché siamo qui e non a Magix?”
“Questo posto è Magix”
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VII.

The Long and Winding Road



And still they lead me back to the long and winding road
You left me standing here a long, long time ago
Don't leave me waiting here, lead me to your door.”

The Long and Winding Road – Beatles





Se glielo avessero chiesto, Tecna avrebbe affermato, senza falsa modestia, che il piano da lei ideato l'aveva resa fiera delle proprie straordinarie capacità intellettive.
Del resto, la precaria situazione stessa l'aveva spinta a superare il suo limite per poter trovare una soluzione che non fosse risultata nella distruzione della Dimensione Magica per mano delle loro nemiche, di nuovo – era bastato lo scuro ed innaturale colore dell'Oceano di Andros a ricordarle di cosa fossero capaci.
L'idea geniale si era a lei presentata alle tre di notte di un giorno infrasettimanale e, ad essere franchi, non avrebbe potuto scegliere un attimo peggiore: tuttavia, la fata aveva vinto la stanchezza con fare fiacco e lento e si era messa a lavorare, cercando di recuperare man mano le facoltà mentali impiegate durante il giorno.
In realtà aveva creduto in un'epifania più plateale ed inaspettata; l'ipotesi in grado di risolvere tutti i problemi di Magix in una volta era sempre stata sotto gli occhi di tutti e la cosa l'aveva messa un po' di cattivo umore. Con ogni probabilità la soluzione era comparsa nella mente di ogni singolo abitante del mondo magico appena una volta ma, sia per mancanza di capacità che per carenza di malevolenza, nessuno s'era prodigato nell'attuarla.
Le Trix avevano avviato qualsiasi catastrofe a cui potesse pensare e, con loro ancora in azione, i danni non sarebbero di certo diminuiti: l'unico modo per preservare salvezza e pace era estirpare il problema alla radice. Il solo pensiero andava contro a molti principi che lei e le sue compagne si erano imposte di rispettare, ma date le condizioni critiche in cui versavano – condizioni che sarebbero andate solo peggiorando – riteneva giusto metter da parte gli ideali, almeno per una volta.
Giustiziarle al momento avrebbe avuto una scarsissima percentuale di riuscita: il loro potere era accresciuto a tal punto da renderle quasi intoccabili, senza considerare che Valtor, il loro alleato, disponeva di un potere ancora superiore.
Eppure sarebbero dovute sparire per garantire la pace.
Senza di loro la Fiamma del Drago non sarebbe mai stata usata per creare l'esercito oscuro; Darkar non avrebbe mai conquistato tutte le parti del codice delle quali necessitava, né sarebbe riuscito ad avvicinarsi così tanto al proprio obiettivo; ed il temuto stregone che ora terrorizzava la Dimensione Magica con i suoi incantesimi non sarebbe mai stato in grato di uscire dalla Dimensione Omega e ritrovare la libertà.
La loro dipartita avrebbe assicurato il passato, il presente ed il futuro di Magix ed era un'opportunità tanto rara quanto impossibile da non cogliere, nonostante la considerevole probabilità di insuccesso.
Avrebbe dovuto impegnarsi a produrre un piano senza fianchi scoperti e riducendo i rischi al minimo, trattandosi di un nemico potente: e sicuramente tale piano avrebbe avuto luogo a distanza dal bersaglio.
In uno scontro diretto niente avrebbe potuto salvare lei e le compagne dalla disfatta, ma se fosse stata in grado di produrre un programma abbastanza potente...

Tecna, si può sapere cosa stai facendo? Saranno due ore che stai smanettando con quella tastiera.” Musa si era alzata, nel sentirla così indaffarata: il suo sonno era diventato leggero negli ultimi tempi, e non era complicato capirne il motivo.
Con la situazione senza precedenti in cui versava il Mondo Magico, le fate avevano appena il tempo per dormire, quando ci riuscivano: di stare anche un minimo tranquille non se ne parlava.
Valtor e le Trix potevano attaccarle da un momento all'altro e, dati i trascorsi, un'operazione di guerriglia nel cuore della notte non era affatto da escludere; oppure qualche strano incantesimo atto a confinarle in un incubo che prosciugava loro la forza vitale – le streghe, il più delle volte, non erano molto fantasiose e tendevano a seguire il proprio modus operandi.
Tecna non alzò lo sguardo alla domanda, continuando come in uno stato di trance: i codici le passavano veloci davanti agli occhi, che li studiavano e catalogavano; ma, nonostante ciò, era riuscita a sentire la voce della compagna di stanza.

Mi sentivo ispirata, così mi sono messa a studiare tutte le informazioni che abbiamo sulle Trix: senza di loro Valtor si troverebbe abbastanza scoperto. Forse so cosa potremmo fare, anche se è solo un'idea.”
Nella mente della zenithiana si stava componendo un'accurata e dettagliatissima strategia, l'unica in grado di risolvere la situazione senza troppe perdite: la strategia che avrebbe permesso loro di non dover affrontare il temibile stregone evaso dalla Dimensione Omega, così come le streghe; avrebbe evitato il male causato da Darkar, la distruzione della vecchia fortezza di Fonterossa, le migliaia di vite che l'armata oscura aveva troncato.
Non avendo il tempo di celare un incantesimo di tale potenza, il rischio che venissero scoperte ed intercettate era elevato, ma come recitava il detto terrestre che le aveva riferito Bloom una volta: a mali estremi, estremi rimedi. E quella era esattamente l'occasione in cui andava applicato.
Avrebbe dovuto essere molto precisa e cominciare a lavorare al programma, che andava formandosi tra i suoi pensieri, fin da subito. Non avendo altro su cui concentrarsi, sarebbe stato meno difficile del previsto.

Sul serio?! – chiese Musa, avvicinandosi nell'immediato all'amica per osservare cosa stesse facendo – E come pensi di fare?”
La fata le fece segno di aspettare: le sue dita si muovevano veloci sulla tastiera, facendo comparire il testo in linguaggio C sullo schermo nero: il software poteva essere molto simile a quello presente nella sala delle simulazioni, ma avrebbe avuto bisogno di maggiore potenza ed un apporto di magia superiore.
Non era una simulazione che stava cercando: affinché funzionasse, le serviva un ritorno fisico nel tempo passato.

Chiama le altre, Musa.” le disse poi, senza smettere di fissare lo schermo.
Vi spiegherò quello che ho intenzione di fare.”
Doveva trovare il momento giusto in cui agire e le scarse informazioni che aveva sulle streghe non aiutavano affatto: eppure era sicura che ci fosse, l'attimo tramite il quale, inserendo una modifica, avrebbe cambiato irrimediabilmente il futuro della Dimensione Magica.
Doveva riuscire a trovare il punto di rottura, ed avrebbe eliminato le Trix senza usare la loro stessa violenza: avrebbe semplicemente impedito che si presentassero loro delle occasioni per far del male. Il programma cominciava ad avere una struttura portante, alla quale di sicuro avrebbe lavorato per giorni e giorni: un progetto di una simile mole non sarebbe stato possibile in una sera sola; ma si sentiva quasi certa di aver trovato la soluzione che stavano cercando da mesi, forse anche da anni.
L'adrenalina della scoperta le aveva tolto tutto il sonno che aveva provato una volta svegliatasi dal torpore e l'aveva spinta a non prendersi nessuna pausa: avrebbe potuto aspettare che le altre Winx si svegliassero, invece quando queste fecero il loro ingresso nella sua stanza, non le vide nemmeno.
Era troppo presa nel suo lavoro, fiera d'aver trovato un modo pratico ed attuabile per togliere di mezzo una considerevole minaccia: tutti avrebbero potuto pensare ad una cosa simile per riportare Magix alla pace ed alla tranquillità, ma solo lei stava riuscendo a rendere tale desiderio reale.

Allora? Tecna?” la spazientita voce di Stella – sapeva quanto odiasse essere svegliata prima delle sue otto ore di sonno – bastò a farle dedicare almeno un minimo di attenzione alle compagne, desiderose di sapere quale fosse la sua scoperta.
Sedetevi, ragazze. Quando finirò questo programma non dovremmo più preoccuparci né delle Trix, né di Valtor.”




117 giorni, 11 ore, 9 minuti e 56 secondi dalla fine.




L'ufficio di Faragonda, contrariamente al resto dell'edificio, non era cambiato granché: la scrivania, le librerie, perfino gli affetti personali, erano nella stessa posizione che Tecna ricordava. Il pesante ed antico libro sulla storia di Domino giaceva addossato ad altri tomi di storia della magia nel medesimo scaffale di un tempo: era coperto solo da più polvere, come se non ci fosse stato alcun bisogno di usarlo dal giorno in cui il regno fu distrutto dalle Streghe Antenate.
La preside, nel loro presente una delle fate più potenti dell'intera Dimensione Magica, prese posto a sedere con fare malinconico: la vetrata dietro di lei non rifletteva più il cielo terso e le immagini di spensierate studentesse intente a godersi il tempo libero nel cortile, ma una coltre di nubi scure ed una desolazione che entrambe le fate non avevano mai visto nella loro scuola, nemmeno negli attimi più critici.

Posso offrirvi una tazza di tè, ragazze?” chiese lei cortesemente, accennando un sorriso sul volto stanco.
Magari un'altra volta, abbiamo un po' di fretta. Ma grazie lo stesso.” rispose subito Aisha, occupando insieme a Tecna le poltrone di fronte alla scrivania. Anch'esse erano rimaste identiche, ma davano alla fata di Andros una lieve sensazione di freddezza, come se nessuno ci si fosse seduto per un lungo tempo.
Vi darò i nomi – disse allora lei, le labbra ora tirate in un'espressione seria. Alla bruna ricordava i momenti in cui le minacce per l'incolumità di Magix si facevano particolarmente gravi, oppure quando qualcuna delle Winx aveva compiuto un atto troppo sconsiderato e pericoloso, mettendo a rischio la propria vita inutilmente, ed alla donna toccava riprenderla – vi spiegherò tutto nel dettaglio se volete, ma promettetemi che resterete fuori da Magix e da questa storia. Come vi ho già detto: ormai non possiamo fare nulla per salvarci. Dobbiamo solo restare al sicuro ed attendere tempi migliori.”
Tecna si voltò verso la compagna, cercando complicità: s'era preparata un paio di strategie per risolvere le cose con la Faragonda che avrebbero trovato in un presente diverso dal loro, ed era ora arrivata ad un bivio.
La principessa di Andros ricambiò lo sguardo, inarcando appena le sopracciglia.
Era rischioso, ma avrebbero dovuto farlo, altrimenti la preside non sarebbe riuscita a fidarsi abbastanza da dar loro informazioni complete. Proteggere eccessivamente le ragazze più giovani, carattere che aveva sempre avuto, si stava dimostrando un difetto considerevole per la loro missione.
Il prolungato silenzio cominciava a minare un poco la fiducia che la donna stava riponendo nelle fate che aveva davanti; la loro esitazione significava solo una cosa: non avevano intenzione di restare lontane dai guai. Le osservò ancora per qualche secondo, poi socchiudendo gli occhi e sistemandosi gli occhiali sul naso con l'indice.

Qualcosa mi dice che volete intervenire, invece.” disse, indurendo appena il tono: quando riaprì gli occhi, l'espressione sul volto delle fate era rimasta molto seria.
Nelle mani di Tecna era comparso un dispositivo elettronico grande quanto un suo polpastrello: era simile ad una puntina, dalla testina tonda e metallica, nel quale era incastonato un piccolo contenitore di vetro contenente un liquido color rame, all'apparenza molto denso; da esso scendeva un tubicino capillare, che terminava in una punta in acciaio all'apparenza affilata.

Per il rispetto che proviamo nei suoi confronti non dovre-” cercò di dire la zenithiana, prima che l'amica, di gran lunga più impaziente di lei, non afferrasse l'oggetto e lo premesse sul dorso della mano di Faragonda: furono questioni di secondi, quest'ultima non riuscì nemmeno a realizzare cosa stesse succedendo.
Oh, muoviamoci Tecna. Possiamo perderci delle ore a spiegarle la situazione.” disse con tono sbrigativo, sedendosi nuovamente al suo posto.
Ci avrebbe coperto le spalle nel caso non avesse funzionato.” si giustificò lei, guardandola con la coda dell'occhio per poter tenere sotto controllo le reazioni della preside di Alfea: la vide allungare due dita verso il dispositivo per poterlo togliere, ma parve fermarsi non appena la sua pelle sfiorò il metallo.
Cos'hai detto? Potrebbe non funzionare?! Dovevi dirmelo prima!” protestò la fata dei fluidi, voltandosi verso Tecna con una punta di esasperazione a piegarle le labbra. Era chiaro che se avesse saputo della probabilità di fallimento non si sarebbe azzardata in una mossa così rischiosa; non osò rivolgere lo sguardo alle conseguenze della sua azione sul volto della donna che sedeva di fronte a loro.
L'avevo detto quando abbiamo elaborato questa strategia, ma dato che evidentemente non sei stata attenta te lo ripeto: l'incantesimo ha una probabilità dello 0,95% di fallire. Per quanto infima, non mi prenderei la libertà di non considerarla.” spiegò con pazienza, scatenando un accesso di ira dell'altra.
Mi hai fatto perdere dieci anni di vita per una probabilità così bassa?!” alzò il tono, sbattendo un palmo sul tavolo; lo sguardo che le rivolse l'amica le fece capire abbastanza in fretta di doversi dare una calmata.
Faragonda le stava ancora osservando del resto: gli occhi vuoti e spenti si riempivano di ricordi che non le appartenevano; della sua figura che comunicava con quelle due ragazze, insieme ad altre quattro fate, nell'ufficio in cui si trovava, ancora illuminato dalla luce del sole; delle sue parole nel pronunciare un complesso incantesimo, con le mani poggiate sul dispositivo che l'aveva punta; delle sue dita, che trasformavano il liquido in milioni di informazioni che avrebbe dovuto tenere a mente.
Istintivamente si portò una mano alla tempia, chiudendo gli occhi per poter controllare e riordinare l'apporto d'immagini riguardanti un passato ed un presente che un'altra versione di sé aveva vissuto; e le sembrava di tornare ad osservare la fiumana di nuove allieve attraversare i cancelli, con la meraviglia negli occhi ed un ampio sorriso stampato sulle labbra. Si vedeva affacciata alla vetrata, come usualmente faceva all'inaugurazione dell'anno accademico, un'espressione rilassata andava formandosi sul suo viso mentre faceva correre lo sguardo sull'ordinato cortile affollato, sulla finezza architettonica delle torri che difendevano la scuola, sulle forme armoniche ed ondulate delle terrazze.
E nell'aprire di nuovo gli occhi, riconobbe i lineamenti delle due fate come se le conoscesse da una vita: dischiuse la bocca, e subito i loro nomi erano sulle sue labbra.

Tecna, Aisha?” chiese, sbattendo un paio di volte le palpebre con fare incredulo.
Sì, siamo noi – disse Aisha, tirando un po' le labbra in un sorriso – E tu che mi avevi fatta preoccupare per niente.” aggiunse poi sottovoce, diretta a Tecna che la degnò appena di uno sguardo molto eloquente.
Ci dispiace di aver usato metodi così poco ortodossi, ma al momento non possiamo permetterci di perdere tempo. Siamo separate dalle altre e dovremmo ritrovarle in fretta per capire quale parametro va modificato affinché la situazione si volga per il meglio, o per scoprire chi si è intromesso nella nostra missione.” spiegò concisa ed efficace, conscia del fatto che ora Faragonda era a conoscenza di tutti i dettagli riguardanti il loro piano per riportare, in maniera definitiva, la pace nella Dimensione Magica.
E noi abbiamo dei chiari sospetti.” intervenne la principessa di Andros.
Suppongo stiate parlando delle Trix.” dichiarò la preside.
Esatto. Vorremmo sapere dove si trovano per poterle confrontare una volta per tutte.” le rispose la zenithiana. La fata più anziana si prese qualche attimo per riflettere, alzandosi dalla sedia per prendere qualche passo verso la vetrata: l'esterno era ancora dominato dal cupo colore del carbone che ora sostituiva la foresta di Selvafosca.
Temo di non potervi aiutare. Non ho informazioni su nessuna delle tre streghe da quando sono fuggite dal loro pianeta natale; purtroppo non posso escludere la possibilità che siano morte dopo l'ascesa al potere di Rick e dei suoi sottoposti.
Ora ricordo l'alto livello con cui sono entrate a Torrenuvola nel vostro presente: delle streghe così potenti possono essere un pericolo. Se si trovavano ancora qui a Magix è probabile che le abbia eliminate.” ammise, intrecciando le mani dietro la schiena.
“Questo 'Rick' è così potente da poterle far fuori tutte e tre?” chiese Aisha, irrigidendosi: una parte di lei le imponeva di rimanere scettica, ma l'altra parte si fidava di Faragonda e, se per lei fosse una minaccia considerevole, avrebbe fatto meglio a temerlo a sua volta.

No, non ha un grande potenziale offensivo, né tende ad agire di persona. Sono le sue due guardie del corpo ed il suo esercito ad essere un problema: per nostra sfortuna hanno tutti accesso ad un potere pressoché illimitato.
Finché rimane coperto dai suoi uomini non possiamo toccarlo: abbiamo provato a separarlo dalle sue guardie durante la guerra, ma si sono dimostrate più forti del previsto.”

Potrebbe darci i dettagli?” Tecna aspettò a malapena che la preside finisse di parlare, prima di tirar fuori il suo palmare ed aprire il blocco note: la osservava attentamente, pronta a prendere appunti non appena avesse ripreso a parlare.
I suoi soldati migliori sono Hecate e Hades: non è mai stato visto senza almeno uno di loro. Ovviamente sono entrambi nomi falsi, inoltre le loro identità sono sempre celate: a quanto pare solo il loro capo conosce il loro vero aspetto, così come la vera fonte dei loro poteri.
Tranne che nella guerra, nessuno è mai sopravvissuto per dare un quadro dettagliato del tipo di magia che entrambi usano. Io ho affrontato Hades, ed in tutti gli anni in cui sono stata preside di questa scuola, non ho mai visto qualcuno usare la necromanzia al suo livello: è stato in grado di evocare, seppure per poco tempo, le Streghe Antenate al massimo della loro forza; può controllare una decina di spiriti nello stesso momento, portando la superiorità numerica dalla sua parte: e si parla di spiriti potenti, tra i più potenti della Dimensione Magica. Inoltre anche la sua forza fisica è notevole: nella forma in cui solitamente si presenta è alto quasi due metri, ed ha una corporatura alquanto possente.
Hecate invece punta principalmente sulla propria magia e sulla velocità: identificare la sua magia è molto difficile, in quanto evita di mostrarla di proposito. Con ogni probabilità lo fa per non mostrare debolezze; l'ho vista uscire illesa da un gruppo di una ventina di specialisti nel giro di una manciata di secondi durante l'ultima battaglia.
Ad affrontare Hecate è stato Saladin, ma… Non è sopravvissuto per raccontarlo.” fece una pausa, abbassando leggermente il capo nel ricordare la dipartita del suo caro amico. L'aveva trovato riverso a terra, la tunica lacerata in più punti; le tracce della magia che la donna aveva usato per finirlo erano scomparse: pareva che il colpo mortale fosse scaturito dall'interno del suo corpo, trafiggendo tutti i suoi organi interni fino all'epidermide.
E, se ad un primo sguardo le ferite non apparivano gravi, le sue interiora erano ridotte ad una poltiglia di carne e muscoli.
Faragonda si era ritrovata a sperare che la sua aguzzina l'avesse ucciso in fretta, senza farlo soffrire eccessivamente.
Scosse appena la testa, forzando un sorriso verso Tecna ed Aisha.

Ora conosco la vostra forza, so che avete dalla vostra parte la Fiamma del Drago; ma vi sconsiglierei comunque un'azione contro Magix. E' troppo pericoloso e non vorrei essere responsabile di altre perdite.
Allo stesso tempo non posso fermarvi: quando sarete unite e cercherete un posto sicuro in cui stare, potrete tornare qui. Solo le fate prive di corruzione possono passare la barriera.”

L'ha detto lei: adesso ci conosce. Sa che non ci faremo sconfiggere da un paio di tirapiedi.” affermò decisa Aisha; accanto a lei, Tecna, osservava le note che aveva raccolto in modo alquanto preoccupato.
Le Trix non erano la causa dei disordini, e lei non sapeva se esserne sollevata oppure ancora più turbata.




117 giorni, 23 ore, 31 minuti e 7 secondi dalla fine.




Sei sicura di averla vista andare di là?”
Bloom era stata visibilmente preoccupata da quando lei e Stella si erano accorte che Musa, dopo essersi allontanata un attimo per, a detta sua, pensare un po' da sola, non aveva più fatto ritorno né era nel punto in cui s'era fermata.
La piazza di Magix dove usualmente si teneva la festa della Rosa, doveva aveva più volte camminato su petali rossi, era gremita di gente dall'aria poco raccomandabile: l'acceso rosso dei suoi capelli spiccava perfino dal vicolo in cui lei e l'amica si erano rifugiate per poter fare il punto della situazione.
I palazzi che circondavano le vie principali s'erano fatti fatiscenti, intrisi della nebbia scura che pareva soffocare perennemente la città: da qualche finestra, qualcuno osservava le persone dall'alto, studiando il loro da fare. O aspettando il compimento dei loro obiettivi.
Di ogni persona che transitava vicino alla loro posizione, fortunatamente senza fare troppo caso a loro, la fata non ne aveva vista nessuna sprovvista di un'arma magica.
Si sentì stringere il cuore nel pensare Musa sola in un ambiente simile: sarebbe dovuta intervenire prima.
Non avrebbe dovuto lasciarla andare.

Sì, sono sicura Bloom! E' la terza volta che te lo ripeto.” disse la principessa di Solaria sottovoce, rivolgendo qualche occhiata nervosa alla folla: non riconosceva nessuno ancora, le persone passavano davanti ai suoi occhi grige e veloci, prive di un qualsiasi particolare identificativo; se non si fosse soffermata sui loro volti incattiviti dall'ambiente, intristiti da una vita che non coincideva con i loro scopi, non sarebbe riuscita a distinguerli come esseri diversi gli uni dagli altri.
Il senso di colpa le aveva preso lo stomaco, prima lentamente e poi tutto in una volta: sapeva che se a Musa fosse successo qualcosa, sarebbe stata esclusivamente colpa sua. Certo, lei non si sarebbe dovuta allontanare, ma era stata provocata e Stella conosceva bene il suo carattere e cosa fosse in grado di fare quand'era arrabbiata. Forse anche allora le Trix l'avrebbero trovata, presa di mira con altre streghe; forse la storia si sarebbe ripetuta esattamente com'era stata in tale frangente.
Ricordava il suo viso spaventato e paonazzo per aver corso a perdifiato, cercando di non soccombere ai numerosi attacchi delle nemiche; le gambe le tremavano dallo sforzo ed il suo petto si alzava ed abbassava in fretta.
A Stella venne un tuffo al cuore mentre l'immagine della sua espressione sollevata nel veder arrivare i rinforzi le si impresse di nuovo nella mente; l'eventualità che la fata della musica non tornasse dalla missione era ora ben presente e, com'era ovvio che fosse, si sentiva responsabile di qualsiasi danno avesse subito in seguito al loro litigio.
Pensò che ogni tanto avrebbe dovuto imparare a tenere la bocca chiusa.

Finché stiamo qui non la troveremo mai, comunque. Potremmo salire su uno di quei tetti per riuscire a vedere meglio. Uno non troppo alto magari.” disse poi, indicando un po' nervosamente l'edificio che le teneva nascoste dal resto degli abitanti: era uno dei più alti della piazza – superava i quattro piani e pertanto impallidiva di fronte ai grattacieli della periferia – quello in cui, durante il loro primo anno ad Alfea, s'erano appostate le streghe per giocar loro un brutto scherzo e poter usare Riven come spia. Dai cornicioni delle finestre scendevano striature grige che intaccavano l'intonaco bianco, le poche decorazioni che fieramente portava durante le feste, erano ridotte ad ammassi di pietra crepata, priva di una forma.
Guardandole, Bloom si chiese di nuovo se Musa non avesse avuto ragione; si chiese se le Trix fossero davvero in grado di causare danni simili, contando che non avessero ancora messo mano alla Fiamma del Drago. Conosceva fin troppo bene il loro potere, eppure mettere in ginocchio l'intera capitale era troppo per ciò che sapevano fare: i loro anni passati altrove rispetto a Torrenuvola potevano confermare ciò che l'amica sosteneva.
L'unica opzione che era in grado di considerare dopo aver assistito a tanto degrado senza che delle sue acerrime nemiche si vedesse l'ombra, era che avessero scoperto il loro piano fin dall'inizio.
Dovevano aver trovato un modo per fendere lo spazio-tempo e dirigersi in un altro presente, modificato dall'incantesimo di Tecna, per contrattaccare il loro sabotaggio; eppure avevano compiuto ogni azione con estrema cautela, tanta che nessuno all'infuori di loro sei, Faragonda e la Griffin conoscesse nulla.
All'apparenza era impossibile: tuttavia sapeva di cosa fossero capaci quelle tre. Mentre, seguendo la fata del sole e della luna, si celava nei portici dell'edificio accanto per trasformarsi, meno esposta alla vista dei malviventi, ammise a sé stessa d'essere combattuta sulla questione.
Per quanto si sforzasse a vedere le nemiche come persone crudeli, disfunzionali e senza speranza, la vista di una giovane Stormy, che somigliava più ad una ragazzina abbandonata al suo destino che ad una pazza sanguinaria, non aveva giovato nemmeno a lei.
Nonostante non avesse preso parte al litigio scoppiato tra le sue compagne, ora che spiegava le ali e volava rasente a finestre rotte e polverose, dalle tende squarciate e macchiate di sangue, cominciava a dubitare seriamente di aver fatto qualcosa di buono nel togliere una parte di passato alle streghe. Ma l'altra parte di lei, che era sempre stata la più forte, le diceva che ad aver portato Magix nel baratro erano state loro; e lei non sapeva minimamente che posizione prendere.
Poggiò le suole degli stivali sul tetto, muovendo la polvere che vi regnava con i battiti delle sue ali; Stella atterrò accanto a lei in silenzio, prendendo un paio di passi per avvicinarsi al parapetto.

Da qui dovremmo farcela.” finì appena di dire la bionda, prima di percepire la canna di una pistola magica appoggiarsi sulla sua testa; Bloom vide il braccio di un uomo coperto da un'elegante camicia bianca, teso a tenere ferma l'arma. I gemelli dorati sul polsino brillarono appena alla luce artificiale proveniente dalla strada.
Stella deglutì a fatica, restando immobile: un brivido di freddo le percorse la spina dorsale, mentre l'acciaio ancora caldo premeva contro i suoi capelli. Nessun tremolio, nessuna esitazione: la mano che lo controllava era rigida e decisa, pronta a premere il grilletto in ogni momento.
Poteva quasi sentire il respiro di lui sul collo, il suo ghigno malefico sulla sua pelle.
“Guarda, guarda Hecate: fate non corrotte! Pensavo fossero sparite anni fa – disse divertito l'uomo – Giratevi, fatevi vedere per bene.”
Fece un movimento con la pistola, imitando una rotazione: entrambe trasalirono, ma si voltarono lentamente per vedere a loro volta chi avessero davanti; se solo avesse abbassato il tiro, avrebbero potuto attaccarlo; o almeno così speravano.
La figura di un uomo sui trent'anni, dai brillanti occhi verdi simili a quelli di un serpente, si formò davanti a loro; il suo sorriso, per quanto affascinante, non prometteva nulla di buono e dal completo pulito e costoso doveva trattarsi di qualcuno d'importante. Di fianco a lui c'era una ragazza dai lunghi capelli neri e la carnagione olivastra: non sembrava voler proferire parola, né prendere parte all'insensato divertimento provato dal compagno.
Le studiava con gli occhi scuri, mantenendo un'espressione neutra sul volto.
Lui prese un passo avanti, puntando l'arma contro la testa dell'una e poi dell'altra, osservandole con lo stesso sadismo di un gatto intento a torturare le proprie prede. Nessuna delle due osò muovere un muscolo per attaccarlo; non avendo mai visto una pistola simile non erano in grado di conoscerne la portata di fuoco, la potenza e le specifiche. Conoscevano bene la pistola che usava Timmy nelle missioni, ma essa era ben diversa sia nella forma che nella dimensione.
“Oggi dev'essere un giorno meraviglioso, non credi?” stuzzicò di nuovo la donna al suo fianco, aspettandosi una risposta.
Hecate, a quanto pare così si chiamava, roteò gli occhi, prendendo un lungo respiro come a ricorrere a tutta la sua pazienza. Bloom dedusse, senza staccare lo sguardo da entrambi, che fossero piuttosto in confidenza se lui le permetteva comportamenti simili.

Come ti pare, Rick. Non m'interessa se esistono ancora fate pure in questo mondo, ho del lavoro da fare. E tu mi stai facendo perdere tempo.”
Lui si lasciò scappare una risata asciutta: dalle labbra emersero appena i denti, ed alla fulva parve di guardare un predatore in procinto di sbranarle.

Tu lavori per me, cara. E trovare due fate mi sembra molto più importante che ammazzare una misera taglia. Quello puoi farlo anche domani, questo quando ricapita?”
Cosa volete da noi?” trovò il coraggio di parlare Bloom, stringendo i pugni fino a far comparire delle fiammelle sulle nocche. La sua reazione attirò l'attenzione di Hecate, che si concentrò sulla crescita del suo potere per capirne la natura.
Sapere come siete sopravvissute. Ho appena avuto un'idea: sarete nostre ospiti, così potremmo studiarvi quanto vogliamo: non preoccupatevi, voi in cambio avrete cibo, un posto in cui dormire e la nostra protezione.
Ah, e con 'nostre ospiti' – e si voltò verso la ragazza, che non mosse un muscolo in quanto già sapeva cosa volesse comunicarle – intendo dire che staranno a casa tua.”

No.” rispose secca lei, continuando ad osservare entrambe le fate per cogliere altre manifestazioni di potere. Non degnò Rick di uno sguardo, ma lui scrollò le spalle come se ci fosse abituato: dei due, le due allieve di Alfea non riuscivano a capire chi avrebbero dovuto temere maggiormente.
Cosa ti fa pensare che accetteremo?” disse Stella, ispirata dalla decisione con cui l'amica li aveva sfidati.
Non avete scelta: o accettate, o morite. Sarebbe un peccato uccidervi, ma per avere delle fate pure non sono disposto a sacrificare il mio prezioso tempo.”
La fata di Solaria deglutì a fatica un groppo di saliva dopo tali parole: l'uomo lo notò e ne gioì, allargando ulteriormente il sorriso beffardo che dominava sul suo volto. Abbassando la pistola, guardò con soddisfazione il loro farsi meste: sapeva che sarebbe loro mancato il coraggio di reagire dopo tali parole. Le fate erano fin troppo facili da manipolare, secondo la sua onesta opinione: e lui poteva dirsi un esperto.

Oh, sono onorato che abbiate accettato. Ora vado a dare la bella notizia a chi di dovere, se volete scusarmi. Le affido a te, Hecate.” le superò, salutandole con un irritante cenno della mano; in una manciata di secondi era già sparito dietro alla porta che conduceva alle scale interne dell'edificio.
Le due fate rimasero davanti ad Hecate, che, se non per uno sbuffo, non si disturbò di rispondere al suo capo. Lasciò calare il silenzio per un minuto, in cui non si permise di staccare lo sguardo dai loro occhi; nonostante non stesse facendo niente di pericoloso, Stella sentì crescere nel petto una forte sensazione di disagio.
Tuttavia, ora che non erano più sotto tiro, avrebbero potuto provare a reagire.

Conoscete già il mio nome – si decise a parlare, con un tono estremamente piatto – Potete dirmi i vostri, come potete anche non dirmeli: per me non fa differenza.
Se avete domande su dove vi trovate o cosa sta succedendo qui in giro, chiedete pure, ma una alla volta e senza pressarmi troppo. Odio chi mi riempie di domande.
E seguitemi senza fiatare, sono stata chiara?
Una volta a casa mia potete fare quello che volete, tranne toccare le mie cose.”
Stella storse la bocca, voltandosi verso Bloom per sussurrarle all'orecchio.
“Si è subito messa a sparare sentenze questa.” le disse stizzita, rivolgendo un'occhiataccia alla loro accompagnatrice; con ogni probabilità l'aveva sentita, ma invece di commentare prese a camminare, dando loro le spalle.
Aveva un bel portamento, ebbe modo di notare la fulva; ma non riusciva a notare molto altro. A primo impatto, la sua personalità insipida non spiccava per nessun lato: non era crudele come il suo superiore, né buona come una persona intenzionata ad aiutare.
Non le stava nemmeno controllando, sarebbero potute fuggire: si voltò verso la bionda, rivolgendole uno sguardo complice e preparandosi a prendere il volo.
Stella ricambiò lo sguardo, facendo comparire lo scettro di Solaria per coprire la loro fuga da eventuali attacchi.
Come se l'avesse letta nel pensiero, Hecate si voltò, riducendo gli occhi a due fessure.
Un forte potere premette sui loro corpi, cominciando a schiacciare i loro piedi al suolo: per quanto provassero ad alzarsi in volo, le loro ali non riuscivano a sollevarle.

Ah, non pensate di scappare: non ci penserei due volte ad ammazzarvi.” le avvertì, concentrando un enorme apporto di magia oscura nelle proprie mani.

































Avvertenze e condizioni per l'uso:
Innanzitutto mi scuso per averci messo più di un anno ad aggiornare, mi sento veramente una persona schifosa: questa storia si è bloccata e tra università e tutto il resto è caduta nel dimenticatoio: la mia ispirazione per quanto riguarda questa AU si era presa un anno sabbatico.
Mi dispiace davvero tanto che chi segue questa storia abbia dovuto aspettare tanto, e spero che la cosa non si ripeta con il prossimo capitolo.
Compaiono dei personaggi originali per la prima volta qui, spero che possano piacervi nel corso della storia: ne manca ancora qualcuno, uno dei quali è stato già citato.
Come di consueto, passo ai ringraziamenti perché non so più come scusarmi: ringrazio infinitamente le onnipresenti Ghillyam, LadyNabla e Applepagly per aver recensito lo scorso capitolo, ormai già vecchio e decrepito. Grazie davvero per la pazienza che avete sempre avuto e per l'attesa, avete dovuto davvero aspettare un'eternità. Ringrazio tutti quelli che mi stanno sostenendo seguendo la storia ed anche i lettori silenziosi che forse hanno aspettato i secoli per questo capitolo, forse no.
Ho alleggerito lo stile negli ultimi tempi, spero sia migliorato e sia più scorrevole di prima: spero anche che la differenza non stia troppo male con gli altri capitoli.
Detto questo, alla prossima missione!
(Che spero non esca con la stessa cadenza dei giochi di Metroid).


Mary


   
 
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