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Autore: Miharu_phos    17/01/2020    1 recensioni
“Vedi Riccardo? Adesso non fa più male come prima. Basta solo abituarsi al dolore e prima o poi riuscirai a non sentire più niente. Te lo prometto”
Dove Riccardo cerca di aiutare il povero Gabriel ma finirà per essere trascinato a fondo insieme a lui.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La campanella della ricreazione era suonata e come da repertorio Gabriel si era alzato per andare a rifugiarsi alla toilette.

 

Nella confusione creata dai suoi compagni quindi, Riccardo ne approfittò per posare sul banco di Gabriel la propria merenda, lui avrebbe tranquillamente preso qualcos'altro dai distributori della scuola.

 

Attese pazientemente che il compagno ritornasse in aula per osservare la sua reazione e poterlo finalmente guardare mentre metteva qualcosa sotto ai denti, ma quando Gabriel ritornò al proprio posto non sembrò per nulla contento della sorpresa che lo attendeva.

 

Si guardò attorno timidamente mentre neanche si azzardava a toccare il pacchetto di snack che gli aveva regalato il compagno, il tutto sotto gli occhi di quest'ultimo che osservava la scena leggermente ferito.

 

Per poco Gabriel non incontrò il suo sguardo ma Riccardo si affrettò a voltarsi, non voleva fargli capire che era stato lui a donargli la merenda.

 

Il rosa prese delicatamente il pacchetto e lo ripose sotto al proprio banco, spingendo Riccardo a pensare che magari semplicemente non aveva appetito e che avrebbe mangiato più tardi.

 

Al termine delle lezioni però la merenda era ancora lì, e così Riccardo decise di appostarsi fuori dalla classe come suo solito, per osservare il ragazzino mentre rimetteva a posto le proprie cose.

 

Quando lo notò avvicinarsi al banco del castano per posarvi sopra il pacchetto ancora chiuso non riuscì a trattenersi e rientrò in classe con passo insicuro.

 

-Aspetta-

 

Gabriel alzò lo sguardo mentre si allontanava impaurito, così Riccardo fece qualche passo indietro, sperando di non spaventarlo.

 

-Scusami, non volevo metterti paura- si affrettò a mormorare il castano e l'altro abbassò lo sguardo, stringendo il pacchetto fra le dita mentre glielo porgeva, senza neanche guardarlo in faccia.

 

-Ti ringrazio- disse soltanto, emettendo finalmente la propria voce.

 

Non era una voce debole, né tanto meno femminile o soave come si sarebbe facilmente potuto pensare.

 

Era una voce normale, come la voce di un qualsiasi altro tredicenne, un po' acuta come è normale per i ragazzi che stanno entrando nell'adolescenza ma tutto sommato pacata.

 

Sembrava solo molto insicura e...rotta.

 

Riccardo spalancò gli occhi al sentire per la prima volta quella voce in modo così chiaro, senza pianti o sussurri.

 

Si rese conto di star facendo scena muta soltanto quando notò le braccia dell'altro cominciare a tremare mentre restavano tese per troppo tempo, porgendogli la merenda.

 

-Oh, scusami, sta tranquillo puoi tenerla, era per te-

 

Gentilmente abbassò le mani del ragazzo davanti a lui, facendolo scattare all'indietro in preda alla paura.

 

Era terrorizzato e Riccardo non riusciva a capirne il motivo.

 

-Non ne ho bisogno- mormorò con la voce che gli tremava -grazie- 

 

Prima che Riccardo potesse rendersene conto Gabriel gli era sfuggito, lasciando velocemente il pacchetto sul banco e scappando via.

 

Riccardo rimase immobile per qualche secondo, poi si decise a tornare a casa, in preda alla confusione più totale.

 

Teneva ancora sotto braccio il libro di matematica che voleva regalargli, se n'era completamente dimenticato.

 

Il suo autista lo aspettava fuori da scuola come al solito, così il castano montò in auto con il broncio sul viso, prendendo subito a guardare fuori dal finestrino con aria sconsolata.

 

La sua curiosità nei confronti del ragazzino nuovo era aumentata ancora di più e lentamente cominciò a provare un crescente desiderio di avvicinarsi a lui per conoscerlo, per poterlo aiutare a riuscire a farlo aprire un po' di più.

 

C'era qualcosa che lo tormentava, Riccardo lo aveva capito, e la scena alla quale aveva assistito il giorno prima fuori da casa sua ne era la conferma.

 

Certamente non aveva una vita serena in casa, quello si era capito; ma c'era qualcos'altro in lui, il ragazzo era riuscito a percepirlo.

 

Era come se il ragazzino fosse traumatizzato e spaventato da ogni cosa che gli stesse attorno, soprattutto dalle persone.

 

Quando Riccardo aveva provato a sfiorarlo lui si era scostato impaurito ed in quel momento il castano aveva capito che non doveva aver avuto una vita facile, soprattutto a scuola.

 

Si isolava di continuo, tutti gli parlavano alle spalle e lui tentava di non dare a vedere che ne era consapevole.

 

Era come se avesse un mondo tutto suo in cui rifugiarsi, uno immaginario, e da quel mondo sospeso in aria lui si lasciava consolare.

 

Ad un tratto Riccardo realizzò che non gliene importava niente dell'opinione dei compagni, lui voleva aiutare Gabriel e ci sarebbe riuscito; decise che il giorno dopo sarebbe arrivato in anticipo anche lui e che con la scusa del libro avrebbe tentato di fare amicizia.

 

 

 

 

 

 

Gabriel si controllava il viso nello specchietto che teneva nascosto nell'astuccio mentre tremava per l'imminente suono della campanella.

 

La sola idea di cominciare un'altra giornata in quella classe piena di gente odiosa e cattiva lo terrorizzava.

 

Si grattò la ferita sulla mano per poi ricoprirla subito col cerotto quando sentì i passi di qualcuno varcare la soglia dell'aula.

 

Si alzò in fretta e gettò nella spazzatura la propria merenda; se la madre l'avesse trovata ancora nel suo zaino al ritorno da scuola le avrebbe prese di santa ragione.

 

Le sue manie di controllo lo soffocavano, rendendo una tortura anche la sua nutrizione.

 

La voce di Riccardo gli diede il buon giorno mentre si dirigeva nella sua direzione con un libro fra le mani, quello di matematica.

 

Gabriel si affrettò a raggiungere il proprio posto ma il compagno lo seguì con passo misurato.

 

-Aspetta, non scappare ti prego. Ieri sei andato via prima che potessi darti questo-

 

Il ragazzino gli porgeva il libro, senza una ragione precisa.

 

Che cosa avrebbe dovuto farci?

 

-Non capisco...perché mi dai il tuo libro?-

 

-Ho visto che il tuo è rovinato, voglio regalarti il mio. Accettalo ti prego...-

 

Gabriel fissava le mani del ragazzo, delle mani pulite e lisce, prive di imperfezioni.

 

Nascose le sue nelle maniche dell'uniforme scolastica e se le strinse sul grembo.

 

-Non posso accettare- mormorò inchinandosi educatamente ma Riccardo non si lasciò scoraggiare e continuò ad insistere.

 

-Voglio diventare tuo amico, io mi chiamo Riccardo. Ti prego accettalo, come pegno d'amicizia-

 

Gabriel non riuscì a trattenere un'espressione di sgomento mentre sollevava il viso per guardare il ragazzo di fronte a lui.

 

Qualcuno voleva essere suo amico?

 

Non era possibile, lui lo aveva preso in giro insieme agli altri compagni. Gabriel non si fidava.

 

-Lasciami in pace. Non ti voglio come amico, non siamo alle elementari.-

 

Riccardo rimase pietrificato da quelle parole ed il libro gli scivolò dalle mani per lo stupore.

 

In quel momento la campanella suonò, e dopo pochi secondi la classe cominciò a riempirsi.

 

Il castano era andato a sedersi e non aveva smesso di fissare il compagno che invece teneva lo sguardo sui propri quaderni, fingendo di non accorgersi dell'espressione arrabbiata dell'altro.

 

Perché si, Riccardo lo guardava con rabbia.

 

Continuava a chiedersi che problemi avesse quel ragazzino. Gli era sembrato così tenero ed invece si era rivelato un maleducato, dopo tutte le buone intenzioni che Riccardo aveva mostrato nei suoi confronti.

 

Quando perciò durante l'ora di educazione fisica l'insegnante obbligò Gabriel ad indossare la tuta ed unirsi alla lezione assieme ai compagni, Riccardo se ne compiacque.

 

"Ben ti sta" pensò.

 

Il ragazzino era lento nei movimenti e molto svogliato; sembrava veramente debole in quanto a forza fisica e non alzava lo sguardo da terra nemmeno per guardare dove stesse mettendo i piedi mentre correva.

 

Difatti di lì a poco inciampò, provocando delle forti risate nei compagni, i quali vennero subito ripresi dall'insegnante.

 

Nessuno lo aiutò a rialzarsi, neanche Riccardo, che ormai non provava più alcuna pena per lui dopo il modo in cui era stato trattato.

 

Gli passò di fianco scansandolo, come il resto della classe e aspettò che si rialzasse da solo.

 

Quando poi giunse il momento della doccia, puntualmente Gabriel attese che tutti i compagni fossero usciti dallo spogliatoio, a costo di arrivare in ritardo alla lezione successiva.

 

Riccardo si trattenne di proposito davanti al proprio armadietto per assicurarsi che effettivamente il ragazzino si fosse lavato ma quando quest'ultimo raggiunse gli armadietti avvolto solo da un asciugamano ed ignaro della presenza del compagno, si spaventò talmente tanto da scivolare nuovamente sul pavimento, con il corpo ed i capelli gocciolanti.

 

Il castano si affrettò a scusarsi, nonostante si fosse ripromesso di non provare più pena per il rosa.

 

Gli si avvicinò per aiutarlo ma quando Gabriel voltò lo sguardo per rifiutare la sua mano, non poté ignorare il livido colorito che gli copriva una guancia, mettendo in risalto lo zigomo.

 

Solo in quel momento notò che tre graffi molto simili a delle unghiate gli decoravano la fronte, sempre coperta dalla frangia.

 

-Gabriel...che cosa ti è successo?-

 

-Non sono affari tuoi. Lasciami solo-

 

Il ragazzino si rimise in piedi con gambe tremanti e si affrettò a raggiungere il proprio armadietto, nascondendoci dentro il viso mentre fingeva di cercare qualcosa.

 

Riccardo non volle insistere ulteriormente, così lo lasciò solo, sempre più preoccupato.

 

Cercò di convincersi che il ragazzino si fosse provocato quelle contusioni durante la caduta ma quando lo vide ritornare in classe con il volto perfettamente liscio e uniforme comprese che quelle ferite dovevano avere una provenienza diversa, ed era il motivo per cui Gabriel le aveva ricoperte accuratamente con il make up.

 

Si rattristò profondamente per lui e dimenticò all'istante tutte le sue sgarbatezze.

 

Quel ragazzino aveva bisogno di aiuto e apparentemente non c'era nessuno capace di accorgersene, nessuno eccetto Riccardo.

 

 

 

 

 

•••

 

Per chi segue ancora la storia GRAZIE e scusate se il capitolo è venuto più lungo del solito, i prossimi saranno più corti!

 

Pronti a far soffrire Gabi anche qui?💔

   
 
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