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Autore: ArwenDurin    18/01/2020    3 recensioni
Dal capitolo 3 e ultimo:
"Ma egoisticamente, non voleva rivivere tutto e ricadere in delle emozioni che l’avevano portato quasi all’autodistruzione, tra cui la rabbia del fatto che John non passò per mesi, non voleva che poi tutto ricominciasse."
Intorno alla s3 di Sherlock
Johnlock 💕
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:
questo racconto sara suddiviso in 3 capitoli da diversi pov, quindi è per questo che anche se così corto, ha un capitolo a sè

 
 
"I was there for you before.
I’ll be there for you again
I’ll always be there for you."



Il suono della macchina riproduceva un bip regolare e non vi era nessun rumore, così l'uomo di fronte a quel letto di ospedale poteva sentire il suo respiro pesante, anche se cercava di cancellarlo e celarlo inutilmente.
Avrebbe dovuto saperlo, continuava a rimproverarsi nella sua mente, l'aveva visto d'altronde dopo il matrimonio, lui si era fatto trovare nel suo appartamento e aveva visto i suoi occhi contornati di rosso, il tremolio leggero del suo corpo…i segnali di un cuore spezzato. Glielo aveva detto, l'aveva avvertito, ma suo fratello era tutt'altro che saggio quando si trattava del suo migliore amico.
Eppure, avrebbe dovuto prevederlo.
Ma era sfuggito al suo controllo e con i "se" o i "ma" non andava da nessuna parte, era inutile rimpiangere il passato. Le emozioni non potevano trapelare mai da lui, non erano nient'altro che un segno di debolezza, e piuttosto svantaggiose nel suo lavoro; eppure un magone era appollaiato lì nel suo stomaco, e non voleva andarsene.
Chiuse gli occhi per un secondo, avvicinandosi poi alla testa riccioluta dell'uomo sul letto.
«Oh fratellino, che cosa hai combinato?» Un sussurro flebile che rimbombò in quel silenzio, e soltanto quando uscì dalla stanza riuscì a tirare un sospiro, cercando di scacciare, opprimere, e spazzare via quell’opprimente sensazione che lo stava soffocando. Improvvisamente , sentì prima di vedere, chi stava per arrivare e il volto di Mycroft si contrasse per qualche secondo, non meravigliandosi di trovare il dottor Watson che piuttosto trafelato, lo aveva raggiunto.
«Come sta?»
Non si perse nemmeno nei saluti, il respiro quasi gli mancava per aver corso persino più del previsto ma non importava, nulla era più importante, piuttosto deducibile.
«È stabile, i medici sapevano quello che aveva preso... è una nostra regola, Sherlock lascia sempre una lista.»
John scosse il capo contrariato, un sorriso di rabbia gli deformò il volto.
«Devo vederlo.»
La preoccupazione era percepibile nella sua voce, ma  Mycroft si ergeva davanti alla porta senza un accenno di volersi spostare da essa, tra lui e il punto debole di suo fratello. Avrebbe potuto allontanare John da Sherlock se avesse voluto, ma a quale scopo? Certo, era colui che sconvolgeva l’equilibrio e lo stato emotivo del fratello, ma non poteva più farci nulla oramai, erano troppo legati. O John o la droga, e il maggiore degli Holmes preferiva di certo la seconda opzione, oltretutto il dottor Watson era un brav’uomo, di quelli di cui ti puoi fidare. E Mycroft lo faceva, doveva farlo per essere corretti, perché lui era necessario ed era l’unico di cui Sherlock si fidava e inconsciamente, John era l’unico a capirlo davvero.
 Ma non poteva, ne voleva, allentare la protezione su Sherlock ragione per cui disse.
«Lei deve capire dottor Watson, che queste sono questioni familiari, dopo le sue recenti nozze e il suo ritorno da poco dalla luna di miele, potevo anche non chiamarla.»
John aggrottò le sopracciglia.
«Sarebbe stato inopportuno, non crede?»
Mycroft fece roteare l'ombrello, una smorfia attraversò il suo viso per qualche secondo.
«Inopportuno è un aggettivo interessante, se l'ho chiamata è per una ragione, non crede?»
«Credo che sia perché suo fratello è un pazzo!» Sentenziò, mettendosi in punta di piedi per riuscire a vedere Sherlock, e Mycroft lo lasciò fare lasciandogli un assaggio prima di ciò che sapeva che l’avrebbe sconvolto. Rimase fermo e calmo forse troppo per la pazienza limitata del medico che si innervosì, percepibile per come batté un piede e poi contrasse la mascella. Il maggiore degli Holmes avrebbe continuato a testare quanto tenesse a suo fratello, fin dove si spingesse ciò che lui dichiarava affetto nei suoi riguardi, e l’avrebbe fatto per più tempo se le circostanze fossero state diverse.
«Se ha qualcosa da dire, lo dica e basta!»
A quel punto gli occhi di Mycroft si tinsero di una luce scura, inquietante e ferma.
«L'ho fatto perché Sherlock più volte, sotto l'effetto della droga, ha chiamato il suo nome... dice di averlo fatto per un caso, sono state le sue parole ma c’è dell’altro: lei deve capire, mio fratello è un'anima piuttosto sensibile anche se fatica ad ammetterlo. Si è trovato da solo, e l'unico amico rimasto era la droga, ed ecco il risultato.»
«Ma non è da solo! Ha Molly, Greg...me.» John deglutì pesantemente e l’altro sorrise leggermente.
«Lei crede che con loro, ho fatto lo stesso giochetto che feci con lei al nostro primo incontro? Nessuno conta quanto lei per mio fratello, dottor Watson. Se lo ricordi.»
Del disappunto si impadronì del suo tono, e il suo volto si contrasse contro se stesso per aver lasciato trapelare ciò; lui che aveva un posto prestigioso nel governo inglese, controllava i servizi segreti, e poteva rovinare od alzare la reputazione di qualcuno, non riusciva a tenere "sott’occhio" suo fratello e quel dottore.
Non era riuscito a fermare la catastrofe, nonostante così prevedibile, nonostante tutto le emozioni umane soprattutto quelle sentimentali, erano sempre state fuori dalla suo comprensione, ciò gli era stato chiaro fin dall’inizio. In una vasca di pesci rossi, pronti ad accoppiarsi e cedere ai più vili desideri, lui era sempre stato qualcos’altro.
«Adesso voglio vederlo, quindi piazzi il suo risentimento da un'altra parte e mi faccia passare.»
Si impettì il militare posizionandosi di fronte a lui, e Mycroft vide perché Sherlock ne era così attratto, lo lesse nel luccichio dei suoi occhi blu, così tornò affabile e annuì, sposandosi dalla porta.
«Nessuno è esente da colpe, ma gli stavo solo spiegando la vitale importanza che lei ha per Sherlock. Vada pure, e vegli su di lui, per favore.»
Quel per favore, fu più un ordine che un invito, poteva fidarsi di John poiché nei suoi occhi poteva vedere qualcosa che non aveva mai capito, né visto, in nessun’altro luogo se non nell’essere vivente che era suo fratello: il cuore di Sherlock.


Angolo Autrice: 
Ciao a tutti! Sta fanfiction era ferma da un anno XD ma sono contenta di riuscire a riscriverla! Anche perché ho trovato recentemente una fanart che mi ha ispirato un’altra scena che metterò in altri capitoli eheh 😏
E sarà divisa in 3 capitoli in tre differenti POV, come dicevo su, ho voluto dividerlo così perché mi sembra più ordinata come cosa, piuttosto di tutti i capitoli assieme.
Il POV di Mycroft, pg che adoro! È la prima volta che lo scrivo, quindi spero di essermi avvicinata non dico di averlo fatto perfetto quantomeno, all’IC.
Mi scuso se ci saranno errori, ma non ho beta.
 
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà! 💗 💗


 
   
 
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