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Autore: LatersBaby_Mery    18/01/2020    8 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 83

31 dicembre 2017

POV ANASTASIA

Applico un velo di rossetto rosso sulle mie labbra, l’ultimo tocco per completare il mio outfit, e poi mi allontano di un passo dallo specchio, per ammirare la mia figura per intero. Per questa sera ho scelto un abito corto con le spalle e il corpetto tempestati di strass color oro, e la parte inferiore, in seta nera, che scende morbida fino al ginocchio; ho abbinato un paio di decolté neri con il tacco e la punta color oro, una pochette con gli stessi strass dell’abito, e tutti gli accessori in oro. I capelli cadono in morbide onde sulle spalle, e il trucco è molto luminoso, mette in risalto i miei occhi azzurri.
“Ana, amore sei pronta?” sento la voce di Christian giungere ovattata attraverso la porta.
Abbasso la maniglia e me lo ritrovo davanti, bellissimo e irresistibile nel suo smoking.
“Eccomi qui” dico, mettendomi in posa con le mani sui fianchi “Come sto?”
Mio marito mi accarezza con lo sguardo da capo a piedi, poi fa un passo verso di me e appoggia le mani sui miei fianchi. “Sei.. sei.. sei di una bellezza mozzafiato” mormora, poi mi bacia.
“I bambini?” domando poi.
“Allie dorme nella sua carrozzina, Teddy e Phoebe sono a bocca aperta davanti alla finestra”
Ridacchio e mi avvicino ai miei bambini, che ammirano estasiati il panorama di San Francisco. Quest’anno, approfittando del fatto che tra qualche giorno Christian ha un meeting nella sede centrale della Apple, abbiamo deciso di trascorrere il Capodanno in questa città meravigliosa. Siamo partiti questa mattina all’alba, e devo ammettere che inizialmente ero un po’ preoccupata di come Allie potesse affrontare il volo, in fondo non ha neanche un mese. Ma Grace mi ha rassicurata e la mia piccolina mi ha stupita: appena decollati, l’ho allattata e si è addormentata subito dopo, svegliandosi solo quando siamo atterrati.
Christian ha prenotato due suite comunicanti, una per noi e una per i nostri figli, al quarantottesimo piano dell’hotel più famoso ed elegante di San Francisco, e dalle finestre della nostra camera si vede praticamente tutta la città, per questo Teddy e Phoebe adorano starsene con il naso incollato ai vetri.
“Guarda mamma, lì ci sono un sacco di luci!” esclama entusiasta mio figlio, anche lui in completo elegante, come il suo papà.
Phoebe ed Allie, invece, hanno due vestitini uguali, bianchi con la gonna in tulle con su disegnate delle stelline color oro, un fiocco dorato tra il corpino e la gonna e un paio di ballerine color oro.
Mi chino accanto al mio ometto. “Quello è un parco divertimenti. Se vi va, uno dei prossimi giorni possiamo andarci”
“Sìììì!!” urlano, saltando in piedi e voltandosi verso Christian.
Mio marito finge di riflettere sull’idea, poi acconsente, alimentando l’euforia dei nostri bambini.
Quando siamo tutti pronti, usciamo dalla nostra camera per dirigerci in uno dei due ristoranti dell’hotel, quello all’ultimo piano, con le finestre che corrono lungo tutto il perimetro della sala e consentono di ammirare il meraviglioso panorama della città. L’intera sala è tutta decorata nei temi del bianco e dell’oro, dalle tovaglie, ai centrotavola, ai tendaggi, ai palloncini ad elio a forma di bottiglia o di stella con la scritta Happy New Year. Al centro della sala c’è un enorme tavolo rotondo, imbandito con moltissimi vassoi colmi di tartine e finger food per l’aperitivo, al centrotavola sono collegati quattro palloncini ad elio che arrivano quasi a sfiorare il soffitto formando il numero 2018.
Il nostro tavolo è accanto ad una vetrata, poco distante dal palchetto dell’orchestra. Non appena il maestro di cerimonie dà il benvenuto agli ospiti e dichiara aperto il buffet, Christian e i bambini si dirigono al grande tavolo al centro della sala per riempire i piatti, mentre io attendo seduta, con la carrozzina di Allie accanto a me. Quando mi appresto a scostare un po’ la copertina di mia figlia, considerando il clima confortevole che c’è in questa sala, mi accorgo che la mia piccolina si sta svegliando. Inizia sempre con lo stiracchiarsi, poi sporge il labbruccio all’infuori, si porta le manine al viso e infine apre gli occhi; è di una dolcezza infinita.
Mi alzo e la prendo in braccio. “Amore della mamma” le bacio il nasino e mi siedo di nuovo, tenendola stretta al mio petto e inspirando il suo profumo. Stanno iniziando a crescerle i capelli, di un colore biondo scuro, in piccoli ciuffetti teneri e morbidissimi.
Poco dopo Christian e i bambini tornano a tavola con i loro piatti colmi di stuzzichini vari, e uno anche per me. 
“Amore, ti sei svegliata?” mio marito accarezza la manina di nostra figlia “Dio, quanto sei bella” si china a baciarle la fronte.
Diamo inizio alla nostra cena in un’atmosfera davvero speciale, fatta di risate, ottimo cibo e un bellissimo sottofondo musicale. Un po’ mi dispiace non trascorrere il Capodanno con il resto della nostra famiglia, ma quest’anno abbiamo passato un meraviglioso Natale tutti insieme, per poi dividerci questa sera: noi qui, Kate ed Ethan con rispettivi coniugi e prole a casa dei loro genitori, mia madre e Bob sono stati invitati dai miei suoceri ad Aspen in uno chalet di amici di famiglia, e Roxy è con sua madre e altri famigliari, visto che Thomas è di turno in ospedale. Mio fratello sta cercando di evitare cambi turni e ferie, per poter avere più giorni liberi quando nascerà suo figlio.
Al di là di tutto, però, devo ammettere di essere davvero felice ed entusiasta di trascorrere il Capodanno qui. San Francisco è una città bellissima, e vivere dei giorni così speciali in un posto del genere li rende ancora più magici. L’atmosfera della serata è quella tipica dell’ultimo giorno dell’anno, ricca di euforia, un pizzico di nostalgia per l’anno appena trascorso e al contempo eccitazione, aspettative e buoni propositi per l’anno che sta arrivando.
Poco dopo le 23, terminati i contorni, il maestro di cerimonie invita gli ospiti all’ultimo ballo del 2017, e uno dei musicisti inizia a suonare al piano Perfect di Ed Sheeran.
“Papi, la nostra canzone preferita!” fa notare Phoebe.
Christian sorride e si alza, porgendole la mano. “Mi concede questo ballo, signorina?”
Nostra figlia ride e mette la sua manina in quella del suo papà, saltando giù dalla sedia. Mano nella mano, si avvicinano alle coppie che ballano nei pressi del palchetto e Christian prende in braccio Phoebe, che circonda il suo collo con le braccia e si stringe a lui, mentre ondeggiano lentamente. Sono così belli da farmi scoppiare il cuore.
Ogni volta in cui vedo mio marito con in braccio i nostri figli è sempre più bella, emozionante e dolce della precedente, è come vedere l’incarnazione di tutto l’amore che mi brucia dentro da quando la mia strada ha incontrato la sua, quell’amore che si alimenta ogni giorno, ogni mese, ogni anno della nostra vita.
“Mamma” Teddy richiama la mia attenzione “Andiamo anche noi?”
“Amore, vai tu. Io non posso, c’è Allie che dorme” mi volto verso la carrozzina, e scopro due occhioni che mi fissano, luminosi come due stelline. Mi alzo e prendo in braccio la mia bambina “Heyy, ma tu sei di nuovo sveglia?”. Questa sera non fa altro che sonnecchiare e svegliarsi in continuazione, ma d’altronde siamo in un luogo diverso dalla nostra casa, con tante persone, musica, caos, credo sia normale.
Tengo Allie in braccio e prendo per mano Teddy, e ci avviciniamo a Christian e Phoebe. Picchietto con le dita sulla spalla di mio marito, lui si gira e mi sorride, poi allunga il braccio, facendomi segno di passargli Allison. Tiene lei con un braccio e Phoebe con l’altro, mentre io prendo in braccio Teddy.
Il mio bambino sembra così cresciuto, ma quando lo tengo stretto a me, mi sembra ancora così piccolo, e vorrei che restasse così per sempre.
Balliamo tutti insieme, tutti vicini, e questa canzone non mi è mai sembrata così bella, così magica e così perfetta.
Quando facciamo ritorno al nostro tavolo, Teddy e Phoebe si avvicinano alla finestra, incantati dalla miriade di luci che si estende lungo tutta la città. Christian si ferma alle loro spalle, tenendo Allie contro il suo petto. Mi avvicino a lui e mi stringo al suo braccio, baciandogli la spalla.
“È bellissimo qui. Non potevi avere un’idea migliore su dove trascorrere il Capodanno” mormoro.
Mio marito sorride e si volta verso di me, posandomi la mano libera su un fianco. “Manca appena mezz’ora al nuovo anno. Come lo salutiamo questo 2017?”
Sorrido a mia volta, guardando prima lui e poi i nostri figli, mentre la mia mente ripercorre in pochi attimi tutto ciò che questo anno ha significato per me.
“Da quando ti conosco, ogni anno mi sembra più bello del precedente, ogni anno mi sembra il più bello della mia vita. Questo 2017 mi ha insegnato tanto, mi ha messa alla prova, mi ha fatto vacillare, ma mi ha anche resa più forte, mi ha dato tante tante soddisfazioni dal punto di vista lavorativo. Ma, più di tutto, mi ha regalato per la terza volta la gioia più grande, emozionante e meravigliosa della mia vita” mi chino a baciare la piccola testa di Allie “Mi ha regalato l’amore e la dolcezza dei miei figli..” allungo la mano per accarezzare i capelli di Teddy e Phoebe “..che ogni giorno hanno la capacità di sorprendermi e farmi innamorare della vita. E poi mi ha regalato, ancora una volta, la consapevolezza di quanto io sia fortunata, e di quanto tutto questo abbia ragione di esistere solo grazie a te” mi sporgo a baciarlo e poi mi appoggio sul lato libero del suo petto, sfiorando il viso di mia figlia.
“Sono banale se dico che i miei pensieri riflettono esattamente e completamente i tuoi?” mormora.
Scuoto la testa. “No, so bene che è così, perché noi siamo una cosa sola”
Sento le sue labbra tra i miei capelli, e poi la sua voce mi accarezza l’anima con un dolcissimo “Ti amo”.
A pochi minuti dalla mezzanotte, su ogni tavolo c’è almeno una bottiglia di champagne e tanti flute quanti sono i commensali; in più, al centro della sala si sono riuniti camerieri, chef e due dei tre gestori dell’hotel, mentre il resto del personale è al ristorante del piano terra.
Su tutti gli schermi a parete disposti in sospensione dal soffitto è riportato il count-down con enormi numeri dorati che scorrono su di uno sfondo rosso.
Da quindici secondi in poi, tutta la sala urla il count-down, Christian è pronto con la bottiglia in mano, Teddy e Phoebe sono in piedi sulle loro sedie ed io tengo in braccio Allison, che ha gli occhioni belli spalancati, pronta anche lei ad entrare nel nuovo anno. Allo zero, in sala scroscia un lungo applauso, accompagnato da urla di euforia e tappi che volano.
Christian versa lo champagne nei nostri flute, una goccia anche in quelli di Teddy e Phoebe, mentre ad Allie bagna il collo con la punta delle dita intinta di champagne.
“Auguri amore mio” dice, baciandomi, poi baciamo i nostri figli.
Ognuno di noi prende il proprio bicchiere, e, prima di brindare, Christian ci tiene a dire due parole. “Il 2017 è stato un anno molto bello e speciale per noi, con l’arrivo di Allie, e speriamo che il 2018 sia un anno altrettanto ricco di amore, salute e felicità per tutti” solleva il flute “Auguri, famiglia”
Solleviamo anche noi i nostri bicchieri, facendoli tintinnare, e poi beviamo.
“È buono!” esclama Teddy.
“Ohii, vai piano!” lo riprende Christian, non nascondendo un sorrisetto divertito.
In sala proseguono i brindisi, gli abbracci e gli auguri, e poco dopo sia il mio cellulare che quello di mio marito iniziano a squillare, e ci ritroviamo a fare due videochiamate in contemporanea: io con i nostri genitori, e Christian con fratelli, cognati e nipoti. Si accavallano immagini, voci e risate, ma è comunque bellissimo poter iniziare in qualche modo l’anno tutti insieme, nonostante la distanza.
Dopo un fantastico buffet di dolci, accompagnato da una torta a tre piani per dare il benvenuto al nuovo anno, noi cinque torniamo nella nostra camera. Allie tra poco ha l’ultima poppata prima della nanna e sta già iniziando a sclerare.
Quando abbiamo fatto il check-in, il direttore dell’albergo ci ha offerto la possibilità di ingaggiare una baby-sitter per questa sera, ma Christian ed io abbiamo rifiutato. Per fortuna non ci mancano le occasioni per uscire e stare un po’ da soli, quando ne sentiamo il bisogno; questa sera volevamo finire e iniziare l’anno con i nostri figli, altrimenti che senso avrebbe avuto il Capodanno?
Sfilo al volo i tacchi e poi metto Allie sul nostro letto per cambiarle il pannolino e metterle la tutina per la notte. Mia figlia non nasconde il suo disappunto, piagnucolando per la fame.
“Sì, amore, adesso la mamma ti fa mangiare” tento di calmarla.
“Ana, va tutto bene?” urla Christian dal bagno, dove sta aiutando Teddy e Phoebe a lavare i denti e mettere i pigiami.
“Sì, è solo tua figlia che ha fame e rompe!”
Le metto il body regalatole da Kate a Natale, rigorosamente rosso con la scritta 2018 in bianco. Quando me la ritrovo con quelle cosce cicciottose al vento non resisto e mi chino a riempirla di baci.
“Ma chi è la polpetta della mamma??” le faccio le pernacchie nel pancino e lei mi risponde sgambettando.
Mi decido a metterle la tutina per dormire, anch’essa rossa, perfettamente in tema con il Capodanno. Mentre le sto abbottonando la tutina, vedo all’improvviso Teddy e Phoebe saltare sul nostro letto, profumati e impigiamati, e subito rivolgono la loro attenzione alla sorellina.
“Ciao amore!” esclama Teddy, carezzandole delicatamente una guancia.
Phoebe, dall’altro lato, si china e le bacia la fronte. Hanno entrambi una dolcezza e una delicatezza nel toccarla, accarezzarla, baciarla, che mi sorprendono e mi incantano ogni giorno di più.
Ad un tratto, le attenzioni dei suoi fratellini suscitano in Allie una reazione che per un istante mi fa tremare il cuore: il suo primo sorriso.
“Mammaaa, Allie sorride!!” osserva euforica Phoebe.
“Allora non mi sono sbagliata” mi chino su mia figlia e le faccio il solletico per farla sorridere ancora. “Amore mio, quanto sei bella” bisbiglio, accarezzandole la testa.
“Papii, vieni a vedere!!” urla Teddy.
Christian esce dal bagno e ci raggiunge in camera, con indosso solo i pantaloni del completo e la camicia. “Cosa succede?”
“Allie sorride!” ripete Phoebe.
Mio marito sgrana gli occhi. “Davvero?”
“Guarda, papà” Teddy sfiora con la punta delle dita il viso della sorellina, mugugnando versi incomprensibili, e lei fa un altro bellissimo sorriso, agitando le gambette.
Lo sguardo di Christian si illumina. “Ma è meraviglioso!” si china su nostra figlia e le bacia la fronte “Nel giorno del suo primo complimese, la principessa fa il suo primo sorriso!”
“E sono stati i suoi fratellini a farla sorridere!” puntualizzo, facendo inorgoglire i miei figli, che quasi saltellano sul letto, e poi tornano a concentrare la loro attenzione su Allison per farla sorridere di nuovo.
Christian li osserva, divertito, poi posa gli occhi su di me, trasmettendomi amore e dolcezza infinita. Ogni traguardo dei miei bambini, piccolo o grande che sia, mi dà sempre una grande emozione. E, stanotte, quel piccolo, dolcissimo sorriso sul visino della mia piccolina mi ha riempito il cuore di gioia.
È il miglior inizio anno che potessimo desiderare.
 

POV CHRISTIAN

Rimbocco le coperte ai miei bambini, baciandoli sulla fronte, accendo il piccolo lume sul comodino tra i due lettini e poi raggiungo mia moglie nella camera accanto. Anastasia sta mettendo Allie nella culla, guardandola con gli occhi colmi di amore. Resterei ore semplicemente a guardarle mentre si guardano, completamente rapite l’una dall’altra.
“Ohi” bisbiglia mia moglie, sollevando lo sguardo su di me “Si sono addormentati?”
Annuisco, avvicinandomi alla culla. Mi chino a dare un bacino alla mia bambina, e poi le sistemo la copertina. Sento le braccia di Anastasia circondarmi il busto e la sua guancia posarsi sul mio braccio.
“È meravigliosa, vero?” sussurra.
Mi volto e la avvolgo tra le mie braccia. “Sì, è meravigliosa. Ed è tutta la sua mamma”
Lei sorride, ed io bacio il suo sorriso.
“Senti, ti va di festeggiare il nostro Capodanno?” domanda poi mia moglie.
Resto per un attimo confuso: non capisco esattamente cosa intenda.
Lei me lo chiarisce un attimo dopo, voltandosi in modo da darmi la schiena e raccogliendo i capelli tutti su una spalla.
“Mi dai una mano con il vestito?”
Sorrido e porto subito le mani alla zip del suo abito, abbassandola lentamente, scoprendo la sua schiena un centimetro dopo l’altro. Sento una improvvisa ondata di calore quando intravedo un reggiseno di pizzo nero intrecciato a dei filamenti color oro. Mi blocco solo per un istante, poi continuo ad abbassare la zip fino al fondoschiena.
La pelle liscia e morbida di Anastasia è troppo invitante, e non resisto dall’attirarla a me e posare le labbra sulla curva tra il collo e la spalla. Lei, nel frattempo, sfila le maniche dell’abito, raccogliendolo all’altezza della vita.
“Mi aiuti?” mormora.
La accontento subito e afferro l’abito, lasciandolo cadere a terra. Anastasia esce dal cerchio formato dal vestito ai suoi piedi e poi si volta verso di me, mostrandosi in tutto il suo splendore: le coppe del reggiseno sono in raso dorato, coperte da una trama di pizzo nero, gli slip sono coordinati, in pizzo nero con due fiocchi color oro sui fianchi. Sulla sua pancia si intravede ancora la ramificazione di smagliature rosa che circondano l’ombelico, ma non tolgono assolutamente niente alla sua straordinaria bellezza, che culmina nell’azzurro dei suoi occhi e in quel sorriso che riesce sempre a farmi tremare le gambe.
Mi avvicino a lei cautamente, quasi timoroso di toccarla. “E.. come vorresti festeggiare il nostro Capodanno?” poso le mani sui suoi fianchi.
Circonda il mio collo con le braccia e si spalma praticamente addosso a me. “Nel modo che amiamo di più” attira il mio viso verso il suo e mi bacia, prima accarezzandomi le labbra e poi invitandomi a schiuderle, facendo incontrare le nostre lingue.
Il suo sapore, il suo profumo, la sensazione della sua pelle addosso, unito al fatto che non facciamo l’amore da oltre un mese, eccezion fatta per qualche coccola negli ultimi giorni, creano un mix letale portando alle stelle la mia eccitazione.
“A-Ana..” farfuglio, staccandomi con immensa fatica dalla sua bocca “Noi non...”
Mi posa due dita sulle labbra. “Ssshh. È tutto a posto. Due giorni fa sono stata dalla dottoressa Greene. Abbiamo via libera...”
Oh. Cazzo.
Non ero mica pronto ad una rivelazione del genere, e tutto ad un tratto mi sento scoppiare nel mio stesso corpo, come se la pelle fosse stretta e non riuscisse a contenere la mia eccitazione. Gli occhi di mia moglie sono lo specchio dei miei, ricchi di aspettativa, euforia e voglia di abbandonarsi alla passione.
“Beeh.. se la metti così..” cingo i suoi fianchi con le braccia e ricomincio a baciarla.
Le mani di Ana si spostano dal mio collo al mio petto, raggiungendo i bottoni della camicia, che inizia lentamente a slacciare, scoprendo poco a poco il mio torace. Arrivata all’ultimo bottone, Ana sfila la camicia dai pantaloni e me la sfila completamente. Senza mai abbandonare le mie labbra, mi spinge lentamente verso il letto e mi ci fa cadere di schiena, poi si inginocchia accanto a me sul materasso. Fa vagare le mani sul mio petto, mentre i suoi occhi bruciano nei miei, e giunge alla fibbia della cintura, la slaccia, tira giù la zip dei miei pantaloni e poi intrufola la mano all’interno dei miei boxer.
Le sue mani e la sua bocca mi regalano minuti di estasi pura, e poi tocca a me venerare il suo corpo, accarezzarlo, sfiorarlo, amarlo, farla impazzire.
Finalmente dopo diverse settimane torniamo ad unirci, corpo e anima; finalmente riscopriamo l’emozione e la magia dei nostri corpi incastrati uno dentro l’altro, delle gambe che si intrecciano, delle labbra che si sfiorano. Annego nell’oceano degli occhi di mia moglie mentre la porto sull’orlo del precipizio, e un brivido mi attraversa la schiena nel momento esatto in cui sento il suo orgasmo accompagnare il mio.
“Quanto sei bella” sussurro, sfiorando con le dita il viso di mia moglie, mentre siamo nella vasca da bagno, poco dopo il nostro amplesso, immersi nella schiuma bianca e avvolti dal delicato profumo delle candele che ho acceso per lei.
Ana mi bacia il petto e si accoccola a me. “Grazie” la sento mormorare.
Le poso due dita sotto al mento e le sollevo il viso, per guardarla negli occhi. “Per cosa?” domando, sinceramente perplesso.
“Perché sai leggermi dentro e sai esattamente quello di cui ho bisogno. Sai sempre quando essere dolce, quando essere più spinto. E sai sempre come farmi sentire speciale..”
Le prendo il viso tra le mani e la bacio. “Ti amo infinitamente”
“Anche io. E grazie per aver dato questo meraviglioso benvenuto al nuovo anno”
Sorrido, allungando il braccio verso il tavolino accanto alla vasca e prendendo due flute di champagne. Ne porgo uno a lei.
“Buon anno, piccola”
Ana fa tintinnare il bicchiere contro il mio. “Buon anno nuovo, amore mio”
 

Due giorni dopo...

Oggi è il 3 gennaio e questa mattina, dopo due giorni di riposo trascorsi a goderci San Francisco, Ana, i bambini ed io siamo alla sede della Apple. Io ho un’importante riunione in programma con Tim Cook e il suo team informatico per discutere della formazione del gruppo di lavoro che nei prossimi mesi sarà impegnato nella programmazione e realizzazione del nuovo I-Phone, il cui lancio è previsto entro l’estate.
Sorprendentemente, Tim Cook ha invitato anche mia moglie e i miei figli a visitare il quartier generale della Apple. È stato felice di conoscere Anastasia e soprattutto Allison, visto che il mese scorso ho dovuto mollare tutto perché lei stava per nascere. Mentre noi siamo in riunione, Ana e i bambini sono impegnati nell’area dedicata all’infanzia, dove quotidianamente vengono organizzate visite guidate e attività per i bambini, per insegnare loro a rapportarsi alla tecnologia nel modo giusto, adeguato alla loro età.
La riunione procede spedita, senza tempi morti e con grande intesa tra tutti i membri del gruppo. Io mi sento particolarmente carico ed euforico per questa nuova avventura, e so che per i miei dipendenti sarà lo stesso. Questa collaborazione con Apple rappresenta per noi un grande salto di qualità, e per me motivo di enorme orgoglio, e sono sicuro che faremo un lavoro eccezionale.
Quando il nostro incontro termina, è quasi l’ora di pranzo. Tim mi accompagna dalla sala conferenze all’area infanzia, al piano terra. Teddy e Phoebe sono seduti ad uno dei tavolini interattivi insieme ad una giovane donna che mostra loro come realizzare dei disegni; Anastasia, invece, è seduta su un divanetto poco distante da loro, con un piede dondola leggermente la carrozzina di Allie e la sua attenzione è tutta su un tablet che un aitante giovanotto seduto accanto a lei regge in mano. Fa scorrere velocemente il dito sullo schermo e man mano le spiega ciò che fa, e lei ridacchia come una ragazzina al college. Sento uno strano formicolio alle mani e devo fare ricorso a tutto il mio autocontrollo per non fare qualcosa di cui potrei pentirmi, tipo sollevare mia moglie di peso e togliere quel sorrisetto dal viso di quel nerd.
Per fortuna ci pensa il mio bambino a placare il prurito delle mie mani, invitandomi a vedere ciò che lui e Phoebe stanno facendo.
“Vi siete divertiti qui oggi?” accarezzo le loro testoline.
“Sì tanto!” afferma Phoebe “Ti piace il nostro disegno?” mi indica lo schermo touch su cui lei e Teddy hanno disegnato un prato con una casa, tanti alberi e alcuni animali, con sopra un grande arcobaleno.
“Amore, è bellissimo!”
“Mr Grey” mi chiama Cook.
Mi allontano dai bambini e lo raggiungo, proprio davanti ad Anastasia e al bamboccio, che a quanto pare Tim non vede l’ora di farmi conoscere.
“Voglio presentarle uno dei nostri migliori stagisti, laureato in informatica ad Harvard con il massimo dei voti e prossimamente nuovo membro del nostro reparto di creazione app”
Il ragazzo allunga la mano verso di me. “Christopher Turner”
Stringo la sua mano, notando una stretta alquanto vigorosa. “Christian Grey” rispondo, cercando di mascherare acidità e freddezza.
“Christian, non puoi capire” interviene mia moglie “Lui è un genio. E sta testando un’agenda digitale che è fenomenale. Non appena sarà approvata, voglio scaricarla assolutamente” tesse le sue lodi, con la stessa voce smielata con cui guarda i disegni e le costruzioni dei nostri figli.
O meglio, quando si tratta dei nostri figli, la sua voce è dolce, in questo caso è smielata e fastidiosa. E il ragazzino sorride e quasi arrossisce per i complimenti.
“La prego, Mrs Grey, non esageri. Ho appena iniziato, ho praticamente tutto da imparare..”
Magari imparare a non stare appiccicato a donne sposate, vorrei dire, ma resto zitto. Mi avvicino a mia moglie e le cingo la vita con un braccio, attirandola di più al mio fianco. Lei mi rivolge uno sguardo perplesso, notando probabilmente la tensione nervosa del mio corpo, ma io scuoto la testa.
“Noi abbiamo terminato” cambio argomento “Che dici di andare a pranzo?”
Ana è d’accordo, i nostri figli un po’ meno.
“Hanno saputo che tra poco ci sarà un pranzo e poi un laboratorio interattivo con altri gruppi di bambini” spiega la ragazza che era con loro, che scopro chiamarsi Alicia.
“Dai papà, possiamo restare qui?” mi prega mio figlio, facendo gli occhi da cucciolo.
“No, tesoro, dobbiamo andare”
Teddy sbuffa, e Phoebe insieme a lui.
“Perdonatemi se mi intrometto” interviene Christopher “Ma, se per voi va bene, i bambini possono restare con noi mentre voi andate a mangiare qualcosa, e poi potrete tornare a prenderli dopo il laboratorio”
“Tanto non è comunque prevista la presenza dei genitori” aggiunge Alicia.
I miei figli sorridono, guardando speranzosi me e Ana. Mia moglie sembra d’accordo, ma non proferisce parola, lasciando a me la patata bollente.
Sospiro, ma alla fine annuisco, accordando loro il permesso e guadagnandomi urla di euforia e un super abbraccio da parte di entrambi.
“Christopher?” una delle receptionist bussa allo stipite della porta, attirando l’attenzione del giovane informatico.
“Sì?”
“È arrivato Jordan”
Lo sguardo di Christopher si illumina di colpo, si scusa con noi ed esce dalla sala, raggiungendo un ragazzo con la carnagione olivastra e i capelli ricci. Lo abbraccia calorosamente e poi gli dà un bacio sulle labbra. 
E in questo preciso istante mi rendo conto di cosa voglia dire sentirsi completamente idiota. Dio, ho trattato da schifo quel ragazzo, e adesso me ne pento.
Anastasia incrocia le braccia sul seno e mi guarda, nello stesso modo in cui si guarda un bambino dopo che ha fatto una marachella. Mi aspetto un qualche rimprovero, invece lei si limita a salutare cordialmente Cook, che ha una videoconferenza tra poco, ed io faccio altrettanto. Salutiamo i nostri figli, raccomandando loro di fare i bravi, e poi prendiamo la carrozzina ed usciamo dal corpo principale dell’Apple Park, raggiungendo la nostra auto nel parcheggio riservato agli ospiti.
Prima di entrare in macchina, però, afferro delicatamente Ana per il braccio e la fermo.
“Amore, si può sapere cos’hai?”
Lei si volta e mi rivolge uno sguardo alla ‘C’è bisogno che te lo dica?’
Annuisco. “Va bene, va bene. Ho sbagliato, sono stato uno stronzo” alzo le mani in segno di resa.
“Felice che tu lo ammetta”
Sbuffo e le poso le mani sui fianchi. “Hai ragione, è solo che l’ho visto così.. incollato a te, giovane, bello, simpatico..”
“Abbiamo iniziato bene il nuovo anno, eh?” mi ammonisce.
Faccio il labbruccio, sperando di non essere visto da nessuno. “Scusa” mormoro.
Mi posa le mani sul petto. “Christian, non puoi essere geloso di qualsiasi uomo mi si avvicini. Io amo te, solo te, follemente. Come te lo devo far capire??”
Accenno un sorriso e mi avvicino a lei, sfiorando le sue labbra con le mie. “Magari così”
Lei sorride contro le mie labbra e mi bacia, allacciando le braccia intorno al mio collo.
Ad interromperci è un urletto di Allie. Ana ed io ci stacchiamo e ridiamo, con le labbra che si sfiorano ancora.
“Non c’è due senza tre: anche lei non viene meno alla legge della gelosia quando mamma e papà si baciano” osserva divertita mia moglie.
Mi chino sulla carrozzina, prendendo in braccio la mia principessa, che oggi sembra proprio una bambolina con il vestitino rosa di velluto e dei minuscoli stivaletti ai piedi. “Meraviglia della mia vita” sussurro, appoggiandomela al petto e baciandole la fronte.
“Mi sa che dobbiamo sbrigarci ad andare a pranzo perché tra poco deve mangiare” mi fa notare Anastasia.
Metto Allie nel seggiolino, avendo cura di legare bene tutte le cinture, e poi m siedo al posto di guida. Avremmo potuto ingaggiare un autista quando abbiamo noleggiato l’auto, ma non ho voluto. Sono giorni di pausa e so quanto mia moglie adori quando sono io a guidare, e poi il fatto che quotidianamente io abbia Taylor o Sawyer, fa sì che mi goda di più i momenti in cui sono io ad avere possesso dell’auto.
Ci dirigiamo in un ristorante consigliatomi da Mr Cook in persona, e già dall’esterno osservo un posto molto fine, esclusivo e ricercato.
Dopo che Anastasia ha allattato e cambiato Allie, ci accomodiamo ad un tavolo in un angolino riservato e ci godiamo un pranzo davvero ottimo. Tutte le portate sono gourmet, nate da abbinamenti molto particolari ma allo stesso tempo gustosi ed intriganti.
“Principessa, come mai sei ancora sveglia?” domando a mia figlia, che se ne sta accoccolata tra le mie braccia, mentre io con la mano libera mangio il dolce.
“Sai com’è, se continui a sbaciucchiarla e coccolarla invece di metterla nella sua carrozzina, è un po’ difficile che riesca ad addormentarsi” mi fa notare mia moglie.
“Gelosa?” la provoco, con un sorrisetto.
Lei si guarda intorno per accertarsi che nessuno la veda, e poi mi lancia addosso il tovagliolo, mugugnando un “Cretino”.
Sollevo la mia piccolina, portando il suo viso all’altezza del mio, e le riempio la guancia di bacini. Sì, probabilmente sono un po’ egoista e dovrei lasciarla in pace, ma non riesco a staccarmi da lei. In questi giorni di pausa dal lavoro, sto dedicando tutto il mio tempo alla mia famiglia, e non c’è nulla di più bello e appagante per me. Quando sono con Teddy e Phoebe, però, non riesco a coccolare Allie quanto vorrei, perché ho sempre paura che possano ingelosirsi, così recupero quando loro non ci sono, e la mia principessa non sembra lamentarsi, visto che gorgoglia felice e di tanto in tanto sorride.
“Ma lo sai che hai il sorriso più bello del mondo?” mormoro ad Allison.
Ana ridacchia. “Una volta dicevi che il mio era il sorriso più bello del mondo”
Scuoto la testa, sorridendo, e allungo la mano sul tavolo, intrecciando le dita con le sue. “Infatti è così. Il tuo sorriso è il più bello del mondo, e i nostri figli hanno tutti e tre sul volto il tuo stesso, identico, meraviglioso sorriso”
 

Una settimana dopo...

POV ANASTASIA

Sistemo la minuscola fascia per capelli sulla testa di Allie, e poi la osservo tutta. È semplicemente favolosa con i jeans, la camicia bianca, il maglioncino rosa e gli stivaletti rosa. Mi è sempre piaciuto fare abbinamenti e inventare outfit per i miei figli, ma devo ammettere che con le femminucce mi diverto di più.
“Amore mio ma quanto sei bella?” le bacio le guance e poi le faccio le pernacchie nel pancino, facendola sorridere.
Dal suo primo sorriso, che ha inaugurato il nostro 2018, Allison sorride spesso, soprattutto quando la sbaciucchiamo o quando Teddy e Phoebe le accarezzano il viso. È meraviglioso vederla sorridere, e sogno già il momento in cui cominceremo a sentire il suono della sua risata.
“Anastasia” Gail mi raggiunge in cameretta “Sawyer ti aspetta giù”
“Io devo ancora mettere le scarpe e darmi una sistemata ai capelli”
“E che problema c’è? La tengo io la principessa” allunga le braccia, ed io sono più che felice di passarle Allie, per avere qualche minuto per finire di prepararmi.
“Sei sicura di volerla portare con te? Per me non c’è nessun problema, posso tranquillamente badare a lei”
“Lo so Gail, ma mi fa piacere portarla con me. La riunione dovrebbe durare poco, se sono fortunata dormirà tutto il tempo, visto che ha appena mangiato. E poi voglio approfittare del bel tempo di oggi per farla uscire un po’”
Entro in cabina armadio e scelgo un paio di stivali con il tacco, si abbinano perfettamente all’abitino di lana che ho indossato. Tra circa un’ora ho una riunione all’Università con il corpo docenti del Corso di Laurea di cui fa parte il mio insegnamento, per stabilire le date e le modalità d’esame. Potrei lasciare Allie a casa con Gail, ma mi fa piacere farla conoscere ai miei colleghi, e magari se rimarrà tempo, la porterò a fare una passeggiata. In questi giorni fa parecchio freddo e spesso piove, quindi stiamo quasi sempre a casa e voglio cogliere l’occasione per farle prendere un po’ d’aria.
Sorprendentemente riesco ad arrivare all’Università in orario, e passeggio con la carrozzina lungo i corridoi del Dipartimento di Studi Umanistici. Secondo la mail che mi hanno inviato per la convocazione, la riunione si tiene in una delle sale del secondo piano. Non appena esco dall’ascensore, sento una voce familiare che chiama il mio nome, mi volto e vedo Paul venire verso di me.
“Anastasia! Che piacere vederti!”
“Paul, ciao!” mi sporgo per baciarlo sulle guance. “Come stai??”
“Molto bene! Ma dimmi di te, piuttosto. Posso vedere questa meraviglia?” indica la carrozzina.
“Ma certo!” scosto leggermente la copertina per consentirgli di vedere Allison, che in macchina si è addormentata come un sasso.
“Ana, è bellissima” afferma, con sincero affetto.
Sorrido, orgogliosa. “Grazie”
“La riunione inizierà tra dieci minuti. In aula studio ci sono i ragazzi che stanno facendo un po’ di ripetizione insieme, gli farebbe molto piacere vederti”
“Allora faccio un salto a salutarli e poi arrivo”
Mi dirigo verso l’aula studio e busso piano, viene ad aprirmi Julianna che si illumina non appena m vede.
“Anastasia!” esclama, facendomi spazio per farmi entrare. “Ragazzi, guardate chi c’è!”
Intorno ad un grande tavolo c’è circa la metà del mio corso di Letteratura inglese. I ragazzi mi accolgono con grande calore, accerchiano la carrozzina per vedere Allie, che incurante del casino continua a dormire. La riempiono di complimenti e mi fanno tante domande, e a me tutto questo affetto fa scaldare il cuore.
“Quanto pesa adesso??”
“Quattro chili e ottocento grammi. Praticamente in un mese e una settimana ha preso quasi due chili”
“I fratellini sono contenti?”
“Moltissimo. La adorano, la coccolano, le parlano sempre..”
Chiacchiero con loro per qualche minuto e poi sono costretta a salutarli per arrivare puntuale alla riunione. Allie attira l’attenzione dei miei colleghi, anche quelli che praticamente non conosco: tutti vogliono vederla, si complimentano per quanto sia bella e soprattutto buona, visto che durante l’ora e mezza dell’incontro emette appena un paio di gemiti, calmati facilmente con il ciuccio e qualche carezza. Una volta confermate le date degli esami e le modalità su cui impostare i questionari, possiamo sciogliere la riunione.
Non appena esco dalla sala riunioni, mia figlia recupera alla grande tutto il tempo in cui è stata tranquilla, iniziando a piangere e a dimenarsi come una pazza.
“Cucciola, hai ragione, dovevi mangiare mezz’ora fa” la prendo in braccio e la appoggio sulla mia spalla.
“Anastasia, tutto bene?” mi volto a quella dolce voce femminile e scorgo Hailey nei pressi della macchinetta del caffè.
“Hailey, ciao! Sì tranquilla, emergenza fame. Sai se c’è qualche posto un po’ più discreto in cui potrei allattarla?”
“Certo, vieni con me” si avvicina a me e prende la carrozzina al mio posto “Ti do una mano”
Mi conduce in una piccola aula e mi indica alcune sedie lungo il tavolo, mentre lei si siede dal lato opposto e afferra un quaderno e un evidenziatore.
“Oh, mi dispiace disturbarti se stai studiando”
“Ma no, tranquilla, ho bisogno di una pausa, e poi ero curiosissima di conoscere la tua bimba” abbassa lo sguardo su Allison “Sai che è davvero un incanto?”
Sorrido. “Grazie”
Allie riprende a piangere, come se volesse rimproverarmi di non perdere tempo. Cerco di slacciare i bottoni laterali del vestitino con una sola mano, ma non è semplice. Hailey corre in mio aiuto, prendendo in braccio la bambina così da darmi modo di scoprire il seno e metterle il bavaglino, poi me la ripassa, e solo adesso che è così vicina noto nel suo sguardo un’ombra di tristezza.
“Hailey, tutto bene?” le chiedo, una volta che lei si è seduta e Allie ha la bocca ben incollata al mio seno.
“Sì, perché?”
“Non so.. mi sembri un po’ giù..”
“Sono un po’ sotto stress, mi capita sempre nel periodo degli esami”
“E, a proposito di esami, se vuoi puoi anche non rispondermi, come mai studi qui da sola, e non in aula studio con gli altri?”
Abbassa lo sguardo su libri, poi solleva le spalle. “Non mi andava.. da sola studio meglio..”
Mi risulta abbastanza difficile crederle, ma non ho alcun diritto di intromettermi nella sua vita, e lei mi fa capire che non ha alcuna voglia di approfondire l’argomento, visto che cambia radicalmente discorso.
“Tu come stai?”
“Bene, un po’ stanca ma bene”
“Immagino sia difficile gestire tre bambini”
“Non è una passeggiata, però posso ritenermi fortunata: ho una domestica che si occupa delle faccende di casa, un marito meraviglioso e i bimbi più grandi che, di solito, sono abbastanza tranquilli. Fino a domenica scorsa c’era anche mia madre a casa con noi, ma lunedì è ripartita, e ci manca molto..”
“È davvero bello che sia tu ad occuparti dei tuoi figli. Sai.. a volte le persone quando hanno.. una vita agiata dal punto di vista economico, arruolano eserciti di tate..” osserva, con un pizzico di disprezzo.
Ridacchio, perché è esattamente il tipo di situazione che ho sempre odiato.
“Scusami, non volevo offendere nessuno..”
“No tranquilla, io la penso esattamente come te. Dal momento in cui sono rimasta incinta per la prima volta, non ho mai voluto che fossero altre persone ad occuparsi dei miei figli, ad eccezione di quando sono a lavoro”
“Nella villa in cui lavorava mia madre, i bambini a volte trascorrevano anche due o tre giorni senza vedere i genitori, perché magari quando rientravano dal lavoro o dalle loro feste mondane, i piccoli erano già a dormire”
Sgrano gli occhi, incredula. “Scusa se te lo chiedo, ma dove lavorava tua madre?”
“Nella villa di un importante imprenditore, era una delle baby-sitter dei suoi figli”
Una delle baby-sitter?”
“Sì, avevano tre figli e tre tate..”
“E adesso non lavora più lì?”
La sua espressione si incupisce. “Purtroppo no, si sono trasferiti due mesi fa. E adesso lei è senza lavoro..”
L’ultima frase fa scattare un campanello nella mia testa. Ho promesso a Christian che dopo le feste di Natale ci saremmo mossi per cercare una baby-sitter che potesse darmi una mano con i bambini, soprattutto quando tornerò a lavoro. Visto che il mio rientro è previsto per la fine del prossimo mese, e considerando un periodo di prova di almeno un paio di settimane, devo darmi una mossa.
Faccio fare il ruttino ad Allie, prima di spostarla all’altro seno.
“Hailey, scusa la domanda invadente, ma.. tua madre vorrebbe riprendere a lavorare?”
“Altro che! Gli alimenti che ci passa mio padre da quando hanno divorziato non sono questa grande cifra.. e poi mia madre non sa stare con le mani in mano. Ma perché me lo chiedi?”
“Perché credo che le mie esigenze e le sue possano venirsi incontro...”

“Andiamo a casa, Mrs Grey?” domanda Sawyer, mentre allaccio le cinture del seggiolino di Allie.
“No, andiamo alla GEH. Voglio passare a fare un saluto a Christian e poi andiamo a prendere i bambini a scuola”
Mezz’ora più tardi, Sawyer parcheggia l’auto nel posto riservato proprio davanti all’ingresso della Grey Enterprises Holdings. Scende per primo e prende la carrozzina dal bagagliaio, mentre io tiro fuori Allie dal seggiolino. Ricevo sorrisi e saluti mentre attraverso l’atrio principale dell’edificio; raggiungo gli ascensori e salgo al piano dell’ufficio di Christian.
“Buongiorno Andrea!” esclamo, avvicinandomi alla reception.
“Buongiorno Mrs Grey” fa il giro del desk e viene a salutarmi, dandomi due baci sulle guance “Come va?”
“Molto bene, un po’ stanca ma felice” sorrido.
Lei si affaccia nella carrozzina e accarezza la manina di Allie, che si è svegliata non appena siamo uscite dalla macchina. “Ma è sempre più bella! Le somiglia molto, complimenti!”
Il mio sorriso si allarga. “Grazie. Mio marito è occupato?”
“No, però, se non le dispiace, vorrei approfittare della sua presenza per far fare un po’ di pratica alla nostra nuova stagista”
“Non c’è alcun problema”
Mi presenta una ragazza che non avevo notato al desk, giovane, con i capelli ramati e decisamente molto molto carina.
“Lei è Kristen, ed è una delle quattro ragazze neolaureate alla Seattle University che hanno vinto tre mesi di stage qui da noi. Ruoteranno tra la reception, il reparto amministrativo e quello informatico..” mi spiega, poi si rivolge alla ragazza “Quando c’è una visita non prevista, anche se il nostro ospite reclama la massima urgenza, bisogna sempre avvisare. Non è il caso di Mrs Grey, ovviamente, che per Mr Grey ha sempre priorità assoluta, ma faremo lo stesso una prova. Vai..”
Kristen solleva la cornetta e pigia un pulsante rosso.
“Mr Grey, c’è qui sua moglie, posso farla passare?” attende qualche istante e sorride “Va bene, Mr Grey” ripone la cornetta e solleva lo sguardo su di me “Può accomodarsi”.
Andrea annuisce. “Perfetto, brava”
Le ringrazio e mi dirigo verso l’ufficio di Christian. Apro la porta ed entro, spingendo la carrozzina di Allison.
“Buongiorno”
Il suo sguardo si illumina mentre si alza e mi viene incontro. “Buongiorno!” mi bacia con dolcezza, poi si china sulla carrozzina. “Principessa, sei sveglia?” scosta la copertina e prende in braccio nostra figlia, baciandole la fronte.
“Ti abbiamo disturbato?”
“Questo verbo per voi non esiste”
Ci accomodiamo su uno dei divanetti, Christian tiene la bambina adagiata sul suo petto, ed io mi appoggio al suo braccio.
“Come mai siete qui?”
“La riunione all’Università è finita prima di quanto credessi, ho fatto mangiare la principessa e poi ho pensato di venire a farti un saluto prima di andare a prendere Teddy e Phoebe a scuola”
“Ottima idea!” si allunga a baciarmi la fronte “Com’è andata la riunione?”
“Molto bene. Gli esami si terranno tra due settimane, quindi devo sbrigarmi a prepararli. Ho incontrato anche alcuni ragazzi del mio corso, non sai quanto siano stati calorosi e affettuosi con me e con Allie”
“In fondo l’hanno conosciuta quando era ancora nel pancione” dice, stringendo più forte la sua piccolina e annusando il suo profumo.
“Ma c’è un’altra buona notizia: forse ho trovato una baby-sitter!”
“All’Università?”
Ridacchio. “Non proprio. Chiacchierando con una delle mie studentesse, ho scoperto che sua madre fino a due mesi fa ha lavorato come baby-sitter presso una famiglia molto facoltosa, che però adesso si è trasferita. La madre di questa ragazza adesso è disoccupata ma vorrebbe lavorare. Ho preso il suo numero di telefono e vorrei telefonarle per capire se è interessata, e nel caso la incontreremo”
“Beh, non la conosciamo, ma se decideremo di incontrarla, ci faremo portare le sue referenze, così da capire come ha lavorato..”
“Io ho un’ottima impressione di sua figlia, e credo che provenga da una famiglia di brave persone, per cui sono curiosa di conoscerla. Vedremo se lei è interessata al lavoro..”
“Mi fido del tuo giudizio” sentenzia.
Veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla massiccia porta dell’ufficio.
“Avanti!” esclama Christian, alzandosi.
La porta si apre e si materializza una bellissima ragazza con i capelli biondi raccolti in una treccia ordinata, un viso delicato e un paio di occhiali che le danno un’aria da intellettuale. Avrà al massimo venticinque anni, quindi suppongo sia anche lei una nuova stagista.
“Mr Grey, mi scusi per il disturbo, sono venuta a consegnarle la relazione di Barney” agita una cartellina che ha tra le mani.
“Oh, perfetto, puoi appoggiarla sulla scrivania, grazie”
La ragazza sorride ed esegue, ancheggiando verso la scrivania e posandovi la cartellina.
“Assimila quanto più possibile dal gruppo informatico e soprattutto da Barney, è uno dei miei migliori elementi”
“Sono onorata di poter imparare da loro, e sono felice che mi stiano coinvolgendo in diverse attività”
Christian annuisce e sorride. “Ne sono lieto”
“Buona giornata” la ragazza sorride, fin troppo per i miei gusti, e guadagna lentamente l’uscita.
Mi alzo e mi affianco a mio marito. “Non mi avevi detto delle stagiste” gli faccio presente.
“Hanno iniziato da appena tre giorni. Sinceramente non è il mio primo pensiero della giornata..”
Incrocio le braccia sul seno. “Trovo lodevole che la GEH si preoccupi così tanto del futuro lavorativo del Paese..” osservo, non risparmiando un’abbondante dose di sarcasmo.
“Non capisco dove sia il problema..”
“Non c’è nessun problema. Stavo solo osservando la minuzia con cui ti hanno spedito le più carine..”
Alza gli occhi al cielo. “Non me le hanno spedite: queste ragazze hanno vinto lo stage per merito, grazie ai loro voti e ai risultati accumulati durante gli anni universitari”
“Allora diciamo che hai avuto un gran culo. Anzi, hai avuto fortuna, il culo lo hanno loro, senza un filo di cellulite suppongo..” mi rendo conto solo ora di quanto la mia voce risulti acida.
Mi avvicino alla finestra e mi fermo davanti alla vetrata, guardando il panorama e dando le spalle a Christian. Lo sento ridacchiare, mentre adagia la bambina nella carrozzina. Poi si avvicina e mi posa le mani sui fianchi.
“Sbaglio o avverto una punta di fastidio?”
Sbuffo rumorosamente, agitando le braccia così da scrollarmelo di dosso. La sua risata aumenta, facendo aumentare il mio nervosismo in maniera direttamente proporzionale. Mi volto di scatto, con le mani sui fianchi.
“Posso sapere cosa diavolo hai da ridere?”
Mio marito si sfila la giacca, la appoggia allo schienale della sua poltrona e poi cammina lentamente verso di me, con gli occhi che brillano di lussuria.
“Rido perché sei incredibilmente eccitante quando fai venire fuori la Anastasia gelosa” mi posa di nuovo le mani sui fianchi e mi attira a sé, premendo il suo bacino contro il mio. “In che modo devo farti capire che a me non interessa niente del culo delle altre donne..” sposta le mani verso il mio sedere e lo strizza leggermente “Io amo solo il tuo corpo”
Le sue parole dissipano il mio nervosismo, e non riesco a trattenermi dal cingere il suo collo con le braccia e stringermi a lui.
“Sappi che ti controllo!” lo minaccio.
China il viso verso il mio. “Ah sì?” mormora sulle mie labbra, poi mi bacia.
“Ti amo, ti amo da impazzire” ansima, tra un bacio e l’altro.
Gli prendo il viso tra le mani. “Ti amo anch’io”
Resterei a baciarlo per ore, poi magari gli strapperei via quella camicia e farei l’amore con lui proprio qui, nel suo ufficio. Ma non abbiamo tempo, Allie è ancora sveglia e i bambini tra poco usciranno da scuola; così, a malincuore, sono costretta a staccarmi da lui.
“Devo andare” dico, riprendendo fiato.
Lui fa il labbruccio, e mi rincorre per baciarmi ancora.
“Dai amore, rischio di fare tardi..”
Christian sospira, indossa di nuovo la giacca, si aggiusta la cravatta e poi dà un bacino a nostra figlia. “Ciao cucciola, ci vediamo dopo” la copre e poi dà un ultimo bacio a me “Stasera recuperiamo?”
Sorrido, già eccitata all’idea. “Promesso!”
 

Due giorni dopo...

Controllo l’orario sull’angolo in basso dello schermo del computer, e mi rendo conto che dovrei decisamente staccare. Sono seduta qui da più di due ore, e sono diventata un tutt’uno con la poltrona, la coperta e Allie che da oltre un’ora dorme sul mio seno. Da questa mattina fa un po’ i capricci per addormentarsi, ma il petto della mamma ha sempre la sua magia, e pur di farla dormire tranquilla ho praticamente mandato a quel paese il mio braccio sinistro. Spengo il pc e sospiro: credevo fosse più semplice preparare le tracce di un esame, invece è piuttosto complesso integrare tutti gli argomenti, strutturare il testo in modo che sia chiaro e comprensibile, che rientri nelle tempistiche di svolgimento ed elaborare il metodo di correzione.
Ho appena iniziato e ho una settimana per completare tutto, ma adesso devo alzarmi da qui e darmi una sistemata. Tra circa un’ora arriverà Miranda Bowie, la madre di Hailey, per un breve colloquio. Ieri le ho telefonato, e lei si è subito mostrata entusiasta all’idea di incontrare me e Christian.
Mi alzo molto lentamente dalla sedia, cercando di fare più piano possibile così da non svegliare la bambina; la tengo avvolta nella sua coperta e la adagio nella carrozzina. Mi sposto in cucina, dove trovo Gail impegnata a preparare qualcosa per cena.
“I bambini?”
“Sono in salone a giocare con i Lego”
“Puoi dare uno sguardo ad Allie mentre io cerco di darmi una sistemata?”
“Certo, non c’è problema” dice, senza sollevare gli occhi dai fornelli.
Salgo in camera, sfilo la felpa e i pantaloni della tuta che avevo messo per lavorare con maggiore comodità e indosso un paio di jeans, un maglioncino color crema e un paio di stivaletti. Sciacquo il viso, spazzolo i capelli e scendo in salone, dove trovo Christian seduto sul pavimento con i nostri figli.
“Hey, sei appena rientrato?”
Lui si alza e mi viene incontro, sorridendo. “Buonasera” mi afferra per i fianchi e mi bacia.
“Buonasera” sussurro sulle sue labbra.
“Allie?”
“È in cucina con Gail. Oggi è un po’ irrequieta: mangia agitata, poi si sveglia spesso”
“Pensi che abbia mal di pancia?”
“Credo sia solo un po’ scocciata, perché quando sta in braccio, è tranquilla”
Ci spostiamo in cucina, Christian dà un bacino a nostra figlia, mentre io gli verso un bicchiere di vino.
“A che ora arriva Mrs Bowie?” chiede, bevendo un piccolo sorso.
“Alle 18”
“Papàààààà!” urla Teddy dal salone “Vieni a giocareee??”
“Arrivooo!!” risponde mio marito, poi si rivolge a me “Vado a giocare un po’ con loro. Quando arriva Mrs Bowie, falla accomodare nel nostro studio”
Si sfila la giacca e torna in salone, io bevo il dito di vino che lui ha lasciato nel bicchiere, e poi mi siedo su uno degli sgabelli del bancone.  
“Cosa mangeremo stasera?” domando a Gail.
“Pasta con zucchine e gamberetti e insalata di polipo” risponde, con un tono distaccato, insolitamente freddo per lei.
“Gail, va tutto bene?”
Mi rivolge uno sguardo fugace, poi torna a concentrarsi sul suo lavoro. “Certo, tutto benissimo” dice, sbrigativa.
Non mi ha affatto convinta, ma non so se sia il caso di insistere. In fondo, ognuno ha diritto ai suoi segreti e alle sue giornate storte. Decido così di cambiare argomento.
“Volevo chiederti una cosa importante: sarei felice se assistessi anche tu al colloquio con Mrs Bowie. Un tuo parere è fondamentale per noi”
La vedo sospirare. “Purtroppo non posso, devo ancora preparare alcune cose qui, poi se vengo anch’io di là, i bambini restano da soli”
“Ma non sono da soli, c’è Taylor, c’è Sawyer”
Lei si appoggia al bancone, guardandomi negli occhi. “Preferisco pensarci io”
La osservo mentre si muove, mentre maneggia gli alimenti, le padelle, e sono ancora più convinta di prima che ci sia qualcosa che la turba, che la rende nervosa. Non ho idea di cosa possa essere successo, e non so fino a che punto sia opportuno indagare.
Per ora lascio andare la questione, domani è sabato e magari Gail ha solo bisogno di staccare e riposare un po’.
Preparo intanto tre bicchieri di aperitivo e li porto, insieme ad un vassoio di stuzzichini, nel nostro studio, sistemandoli sul tavolino tra il divanetto e la poltrona. Miranda Bowie arriva alle 18 in punto e Christian ed io la invitiamo ad accomodarsi nello studio.
È una donna molto bella, avrà al massimo quarant’anni, ha un aspetto umile ma fine allo stesso tempo, e soprattutto mi trasmette subito un senso di protezione e sicurezza. Si vede che ha lavorato per diversi anni come baby-sitter. 
Dopo i saluti e le presentazioni, cerchiamo di rompere il ghiaccio bevendo l’aperitivo e chiacchierando del più e del meno.
“Mrs Bowie, per quanto tempo ha lavorato come baby-sitter?”
“Ho iniziato a diciotto anni, subito dopo il Liceo, presso alcuni amici di famiglia. Poi a vent’anni sono rimasta incinta di Hailey e al sesto mese ho smesso di lavorare; due anni dopo è arrivata Martha, e solo quando loro hanno iniziato l’asilo ho ricominciato a lavorare. Dai venticinque ai trent’anni ho fatto da baby-sitter per i bambini di una coppia di medici. A trent’anni ho avuto un altro bambino, Clark, e a trentatré ho iniziato a lavorare presso la famiglia Gismondi, una famiglia italo-americana, e ci sono stata per otto anni, fino a due mesi fa” estrae dalla borsa un plico di fogli “Qui c’è il mio curriculum, e le referenze”
Afferro i fogli e gli do una rapida scorsa, catturando con lo sguardo ottimi giudizi e parole di stima da parte dei suoi precedenti datori di lavoro.
“Noi abbiamo tre bambini: Teddy di cinque anni e mezzo, Phoebe di tre e mezzo, e Allison, l’ultima arrivata, che ha solo un mese”
Miranda sorride. “Sì, Hailey me ne ha parlato. Mi ha detto di aver incontrato sia i più grandi che la piccolina, e ne è rimasta incantata”
Stavolta sono io a sorridere. “Sua figlia è una ragazza molto dolce, di poche parole, ma importanti”
“Hailey non è mai stata una ragazza molto esuberante, ma da quando mio marito ed io ci siamo separati, cinque anni fa, lei è diventata ancora più introversa, e soprattutto molto più protettiva e chioccia verso i fratelli. Credo che, essendo la sorella maggiore, in qualche modo si sia sentita in dovere di garantire loro la serenità, soprattutto a Clark, che al tempo aveva solo sei anni”
Mi si stringe il cuore all’idea di cosa abbia sentito sulle spalle questa ragazza, ma al contempo riesco a capire tante cose su di lei.
“Dev’essere molto fiera di sua figlia” osserva Christian.
Miranda annuisce e sorride. “Lo sono. Crediamo di essere sempre noi ad occuparci dei nostri figli, ma tante volte sono loro ad occuparsi di noi. La mia mi fa anche da agenzia interinale”
Christian ed io ridiamo, poi passiamo a questioni più pratiche.
“Finchè io non rientrerò in ufficio, alla fine del prossimo mese, il suo orario di lavoro non sarà continuo, perché quando sono a casa, amo occuparmi in prima persona dei miei figli. Ovviamente sarà nostra premura avvisarla per tempo ogni qualvolta avremo bisogno di lei. Quando rientrerò a lavoro, per le prime settimane andrò in ufficio solo al mattino, e in quelle ore dovrà occuparsi solo di Allie perché Teddy e Phoebe sono a scuola. Quando poi riprenderò il lavoro a pieno ritmo, dovrà occuparsi di Allie al mattino e di tutti e tre dall’ora di pranzo fino al mio rientro, previsto di solito intorno alle 17. Ci sono alcuni giorni in cui riunioni o moli di lavoro più pesanti mi costringono a restare in ufficio per più tempo” spiego.
“Noi ovviamente ci prenderemo i prossimi due o tre giorni per prendere visione del suo curriculum e lasciare anche a lei il tempo di pensare. Se l’esito sarà positivo sia per noi che per lei, farò preparare un contratto dal mio ufficio legale, e dopo due settimane di prova potremo firmarlo” aggiunge Christian.
Miranda sorride, sembra quasi commossa. “Dal mio punto di vista, posso già dirvi che la risposta è sì! Io ho bisogno e soprattutto ho voglia di lavorare, e dal primo istante in cui ho messo piede in questa casa, ho avvertito una grande sensazione di calore, per cui per me sarebbe un onore lavorare per voi. Gli orari per me non sono un problema, posso muovermi tranquillamente in auto, e i miei figli sono abbastanza grandi per poter restare qualche ora a casa da soli e prepararsi da mangiare se io dovessi tardare”
“Siamo felici di sentirlo” affermo “Allora, le telefoneremo noi lunedì per darle il nostro responso”
“Aspetterò con impazienza”
Mentre accompagniamo Mrs Bowie in atrio, ci vengono incontro Teddy e Phoebe, che reclamano già la cena.
“Bimbi, è presto, e dovete fare ancora il bagnetto” gli faccio presente.
“Fatemi indovinare: tu sei Teddy, e tu Phoebe” afferma Miranda.
“E tu come lo sai?” domanda mio figlio, perplesso.
“Tu chi sei?” aggiunge Phoebe.
“Lei si chiama Miranda, ed è un’amica di mamma e papà” spiega Christian “Probabilmente d’ora in poi la vedrete spesso”
“Perché?”
“Teddy, poi te lo spiego con calma” taglio corto, altrimenti i miei figli con le loro domande sarebbero capaci di intrattenere Miranda per un altro paio d’ore.
Una volta salutata Miranda, facciamo ritorno in cucina, dove Allie urla come una pazza, reclamando la sua pappa.
“Cazzo, ho sforato di mezz’ora” la prendo in braccio “Amore mio perdonami!” mi siedo per allattarla, e nel frattempo osservo Gail che apparecchia la tavola, mentre Christian sale a fare il bagno a Teddy.
“Mrs Bowie ci ha fatto un’ottima impressione” dico, per rompere questo silenzio strano, e soprattutto per rendere Gail partecipe della nostra decisione.
“Lavora da molto come baby-sitter?”
“Da più di vent’anni, inframmezzati da qualche anno di pausa quando ha avuto i suoi tre figli. Le telefoneremo lunedì, ma credo che la assumeremo, ha delle ottime referenze e ci è piaciuta molto”
“Mi fa piacere” risponde, acida e sintetica. Non mi sembra nemmeno la stessa Gail che conosciamo.
“Gail, perdonami se magari mi intrometto in questioni che non mi riguardano, ma sono un paio di giorni che ti vedo strana, nervosa.. è successo qualcosa?”
“No, va tutto bene”
“Sicura?”
Sospira. “Sì, Ana. Sono solo un po’ stanca..”
“Allora vai a riposare, tanto qui è tutto pronto. Goditi la serata e il week-end..”
“Se per te non c’è problema..”
“Ma assolutamente no!”
“Va bene” sfila il grembiulino, imposta il timer del forno e poi esce dalla cucina.
Pochi istanti dopo sento la porta di casa chiudersi, e mi resta addosso una sensazione di tristezza che non so spiegarmi. Gail mi è sembrata davvero giù, e da qualche parte ho la sensazione che c’entri io, perché non ho mai avvertito da parte sua così tanto astio nei miei confronti.
Stacco Allie dal mio seno e la sollevo leggermente. “Tu che ne pensi?”
Lei mi risponde con un sonoro ruttino.
“Ottimo. Grazie amore”
 
Apro gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarle alla penombra, e allungo il braccio al mio fianco, trovando le lenzuola fredde e stropicciate. Mi metto a sedere, strofinandomi gli occhi, e mi rendo conto che Christian non c’è. La fioca luce che filtra attraverso le tende mi fa intuire che sia molto presto, afferro il cellulare dal comodino che mi afferma che sono le sei e mezza del mattino. Non capisco dove possa essere mio marito, visto che oggi è domenica e non deve andare in ufficio.
Mi alzo e sbircio nella culla: Allie non c’è. Probabilmente si è svegliata e Christian l’ha portata giù. Indosso le ciabatte e la vestaglia ed esco dalla camera, scendo lentamente le scale, do una rapida occhiata in cucina, ma è deserta, così mi sposto in salone. E lì mi aspetta un quadro che mi fa tremare il cuore ogni volta.
Christian è in piedi davanti alla vetrata, con nostra figlia in braccio; oscilla leggermente e le parla. Mi appoggio allo stipite della porta ad arco e li osservo, cercando di non farmi sentire.
“Sai, fino a qualche anno fa, amavo l’alba perché era il momento in cui uscivo di casa, correvo e così scaricavo i pensieri, gli incubi della notte, e rinforzavo quella corazza che mi ero costruito intorno al cuore. Poi, però, è arrivata la tua mamma a distruggere quella corazza, e da quando c’è lei nella mia vita, amo l’alba perché è l’inizio di un nuovo giorno da vivere con lei, con i tuoi fratellini e adesso anche con te. Amo i primi raggi del sole, amo la tranquillità che c’è a quest’ora, l’aria fresca... e amo condividere questo momento con te”
China il viso e la bacia dolcemente sulla fronte. Io non oso muovermi, nel timore di interrompere la loro magia. Sono meravigliosi insieme, padre e figlia, e, alle loro spalle lo sfondo del prato e del cielo rischiarato dalle prime luci dell’alba li rende quasi eterei.
Ad un tratto mio marito si volta e quasi sobbalza non appena solleva lo sguardo e mi vede. Poi mi rivolge un sorriso dolcissimo.
“Come mai già sveglia?”
Sollevo le spalle e avanzo verso di lui. “Non lo so, ho aperto gli occhi e ho visto che non c’eravate. Ho immaginato foste in uno dei vostri momenti tete-à-tete”
“Gelosa?”
Ridacchio e mi appoggio al suo braccio. “No, perché mi avete regalato un’alba tra le più belle della mia vita”
Christian intrufola la mano libera tra i miei capelli e attira il mio viso al suo per baciarmi.
“Lo sai che ti amo da impazzire?” sussurra.
Strofino la punta del naso contro la sua e lo bacio di nuovo, poi affondo il viso nell’incavo del suo collo e mi perdo nel suo profumo.
“Ma hai notato quanto è stata brava questa principessa? Ha dormito dalle undici di ieri sera alle sei di questa mattina” mi fa presente Christian.
Afferro la manina di mia figlia e vi poso un bacino. “Un record! Brava amore della mamma”
Allie sgambetta, tira fuori la lingua e poi inizia a piangere.
“Hai ragione, cucciola, adesso hai fame, vero?” la prendo in braccio e mi siedo sul divano per allattarla.
La mia bambina ha davvero molta fame, considerando la foga con cui mi divora il seno. Il suo papà le fa fare il ruttino, mentre io sistemo reggiseno e camicia da notte, e poi saliamo in cameretta per cambiarla. Christian le fa le smorfie, e le pernacchie sul pancino mentre io le metto il talco e poi il pannolino pulito; nostra figlia agita le gambe e sorride. Ogni giorno sorride sempre di più, ed è bellissima.
“Ma ci pensi?” mormora ad un tratto Christian.
Abbottono la tutina bianca e lilla di Paperina. “A cosa?”
“A quanto sia straordinaria ed imprevedibile la vita. Solo un anno fa non avremmo mai immaginato che dodici mesi dopo ci sarebbe stato un nuovo sorriso a stravolgere le nostre giornate..”
Quel tono profondo e quello sguardo pieno d’amore mi riempiono il cuore d’emozione. È incredibile pensare a quanto sia cambiato mio marito in questi anni, me ne rendo conto anche dal modo che ha di esternare ciò che prova, senza filtri e senza barriere. Ed io lo amo ogni giorno di più anche per questo.
Prendo in braccio la bambina e la tengo accoccolata al mio petto; se ha sonno, in questa posizione si addormenterà in meno di centoventi secondi.  
“Beh, se è per questo, io a gennaio di sette anni fa non avrei mai immaginato che solo otto mesi dopo mi sarei ritrovata con una fede al dito”
Christian ride e si sporge a baciarmi. “Diciamo che non facciamo mai nulla di troppo scontato”
Torniamo in camera e, come avevo previsto, Allie si è riaddormentata. La metto nella culla, sperando di non svegliarla, la copro e la osservo per qualche minuto per accertarmi che stia dormendo sul serio. Mio marito, nel frattempo, si è steso di nuovo a letto, e sta guardando qualcosa al cellulare. Ha le gambe accavallate l’una sull’altra, e la maglietta del pigiama che aderisce alla perfezione al suo busto, mettendo in risalto pettorali e addominali.
“Ana, ti sei incantata?”
Mi desto dal mio momento di estasi e, dopo aver sfilato la vestaglia, lo raggiungo, stendendomi accanto a lui.
“Sai una cosa?”
“Cosa?”
Gli sottraggo il cellulare, appoggiandolo alla cieca sul comodino. “Non ho più sonno” faccio scorrere la mano sul suo addome, fino ad arrivare all’elastico dei pantaloni.
“Davvero?” domanda “E.. cosa vorresti fare?”
“Scegli tu: sesso o colazione?”
Il suo sguardo si accende all’istante, nell’udire quelle parole che tante e tante volte sono uscite dalla sua bocca. La mia risposta era sempre uguale e, quando lo vedo sovrastarmi con il suo corpo e infilarsi tra le mie gambe, mi rendo conto che la sua risposta è esattamente la stessa.
 

Il giorno seguente...

Imposto il timer del forno per la cottura dei mini plum-cake con le gocce di cioccolato, poi porto in tavola i biscotti, la frutta a pezzetti e lo yogurt greco. Questa mattina ho preparato io la colazione, perchè Gail è leggermente in ritardo, e soprattutto perché la principessa questa mattina mi ha svegliata alle sei. L’ho allattata, cambiata, sbaciucchiata e coccolata e in un batter d’occhio la sveglia segnava le 7:30, così sono scesa a cucinare qualcosa di buono per i miei bimbi, mentre la signorina di casa dorme pacifica e tranquilla nel suo dondolino.
Alle 8 in punto i bambini, ancora in pigiama, scendono a fare colazione, accompagnati da Christian che è appena uscito dalla doccia.
“Mami, dov’è Gail?” domanda Teddy.
“Cucciolo, non lo so. Avrà fatto un po’ tardi..” verso il latte nella sua tazza, poi in quella di Phoebe.
“E Allie?” chiede mia figlia, indicando la sorellina.
“Allie ha già fatto la sua pappa, si è svegliata molto presto”
Mentre facciamo colazione, ci raggiunge anche Taylor, perfettamente pronto nel suo solito completo elegante.
“Taylor, mi scusi, come mai Gail non è ancora arrivata?”
“Mi ha detto di chiederle se oggi può prendersi la giornata libera”
Sgrano leggermente gli occhi: ammetto che questa richiesta mi lascia molto perplessa. Non che io non voglia concedere a Gail la giornata libera, anzi, spesso e volentieri sono io a proporglielo; mi stupisce il fatto che non mi abbia dato nessun preavviso, e non mi abbia parlato lei stessa, mandando invece suo marito in veste di ambasciatore.
“Si sente un po’ stanca, forse un po’ di influenza, non so..” aggiunge Jason, notando probabilmente il mio stupore.
“Non c’è nessun problema” affermo.
Riprendo a mangiare, sovrappensiero. Quando finiamo la colazione, chiedo a Taylor di dare un’occhiata alla piccolina, mentre Christian ed io aiutiamo i bambini a prepararsi.
“Ma questo non è il nostro dentifricio!” protesta Teddy.
Abbasso lo sguardo e noto che ho tra le mani la crema all’ossido di zinco che uso per Allie. “Oddio amore scusa” afferro il tubetto di dentifricio alla fragola e glielo passo.
“Amore, va tutto bene? Sembri stralunata..” osserva mio marito.
“Stavo pensando a Gail: non trovi strano che all’improvviso non si presenti a lavoro?”
“Ana, può capitare a tutti di sentirsi stanchi. Quante volte dici che Gail lavora troppo e dovrebbe prendersi qualche pausa in più?”
“Certo, sono la prima a dirlo. Ma questo modo di fare non è da lei... Non so, sono diversi giorni che la vedo strana...”
“Lasciale questa giornata per sé. Se domani la cosa dovesse ripetersi, indagherai..”
Sbuffo e annuisco, seppur con riluttanza.
Non appena i bambini sono pronti, controllo i loro zainetti e poi scendo in cucina per mettervi la merenda e l’acqua. Allie quasi russa nel suo dondolino, sembra che voglia prendermi in giro.
Ti ho tirata giù dal letto all’alba, adesso io dormo quanto mi pare, mentre tu non puoi. Tiè.
“Mrs Grey, se per lei va bene, io andrei a prendere la macchina”
“Jason, solo un attimo”
Uffa, non ho resistito!
“Posso parlarle un attimo?”
Lui si abbottona la giacca. “Certo, mi dica”
“Siamo sicuri che il problema di Gail sia solo un po’ di stanchezza?”
Distoglie lo sguardo, chiaramente a disagio. “Perché questa domanda?”
“Perché ho notato già qualche giorno fa uno strano comportamento in Gail. Inizialmente ho creduto anch’io che si trattasse di semplice stanchezza, ma adesso non ne sono più così convinta. Credo ci sia qualcos’altro che non va..”
Taylor sospira, stringendo tra pollice ed indice la radice del naso.
“Io sono preoccupata, vorrei sapere cos’ha, se c’è qualcosa che posso fare per lei..”
“Dio, perché mia moglie deve mettermi in questa situazione?” impreca, praticamente contro se stesso.
“Che situazione?”
“Se sa che gliene ho parlato, mi uccide”
“Lo facciamo per lei: il fine giustifica i mezzi”
Sospira. “Gail è.. è rimasta molto ferita a causa della nuova baby-sitter”
Sgrano gli occhi. “Cosa? Perché?”
Taylor si siede, ed io mi siedo subito accanto a lui. “Premetto che io condivido pienamente la decisione che avete preso di assumere una baby-sitter, perché non è affatto semplice gestire tre bambini, soprattutto un lattante. Glielo spiego ogni giorno, mi creda. Solo che.. lei sa bene quanto Gail ami i suoi figli, e credo che in lei sia scattato come un meccanismo di.. di gelosia, come se non riuscisse ad accettare l’idea che ci sia qualcun altro, un estraneo ovviamente, a prendersi cura di loro al suo posto..”
“Ma nessuno può prendere il suo posto nel cuore e nella vita dei miei figli, loro la adorano!”
“Lo so, e lo sa anche lei. Ma.. da quando lei e Mr Grey avete iniziato a menzionare la nuova baby-sitter, Gail è diventata nervosa. Si sente, non so come dire, spodestata del suo ruolo. Secondo lei, questa scelta è maturata perché voi non la ritenete in grado di badare sia alla casa che ai bambini”
Scatto in piedi. “Ma è assurdo! Come può pensare una cosa del genere?”
“Ana, che succede? Perché urli?” domanda mio marito, sopraggiungendo in cucina insieme ai bambini.
“Scusa, ho alzato la voce inconsapevolmente” lo rassicuro, poi mi rivolgo di nuovo a Taylor “Jason, Gail non può davvero credere una cosa simile..”
“Mi creda, Mrs Grey, anche io lo trovo assurdo. Ma lei sa meglio di me quanto mia moglie sia testarda: per ora preferisco lasciarla sbollire per conto suo. Se insisto, la faccio solo innervosire ulteriormente..”
“Posso capire cosa sta succedendo?” s’intromette Christian.
Sospiro. “Ti spiegherà Jason, adesso è tardi”
Taylor va a prendere l’auto in garage, nel frattempo io faccio indossare i giubbotti e le sciarpe ai bambini e li sbaciucchio prima che escano di casa, come faccio ogni giorno. In ultimo, bacio Christian, che mi abbraccia forte e, come ogni giorno, prima di scendere i gradini del portico mi sussurra un “Ti amo”.
Stringo Allison al mio petto mentre salgo la rampa di scale che conduce agli appartamenti della security. Ho deciso di non ascoltare i consigli di mio marito e Taylor, non posso aspettare per parlare con Gail, ho bisogno di liberarmi di un peso, per cui ho sparecchiato la tavola, rifatto i letti, mi sono fatta una doccia, ho lavato e vestito la bambina ed eccomi qui. Mi fermo davanti alla porta di casa Taylor e busso al campanello. Pochi istanti dopo viene ad aprirmi Gail.
“Anastasia!” esclama, chiaramente stupita.
“Buongiorno! Disturbo?”
“Assolutamente no. Accomodati” si sposta per lasciarmi entrare, poi chiude la porta.
Dal corridoio all’improvviso arriva John, correndo come un ciclone, con un costume da Spiderman addosso.
“Ciaooo!!” esclama, fermandosi vicino alle mie gambe.
Mi chino e sporgo la guancia, lui sa già che pretendo un bacio, e mi accontenta. Poi sofferma lo sguardo su Allie.
“Sta facendo la nanna” afferma.
“Ma se vuoi puoi darle lo stesso un bacino”
Lui sorride, con gli occhi che si illuminano, e si china per dare un bacio sulla fronte di Allie.
“Adesso torno a giocare” comunica e, correndo com’è arrivato, sparisce di nuovo in corridoio.
Gail, nel frattempo, esce dalla cucina con un vassoio con due bibite e un piattino di cioccolatini, e mi invita ad accomodarmi in salotto. Mi siedo sul divano e adagio Allie su uno dei cuscini.
“Come mai qui?” chiede Gail.
Afferro uno dei bicchieri. “Jason mi ha detto che non ti sentivi bene, volevo sapere come stessi..”
Gail ridacchia nervosamente e scuote la testa. “Ha fatto la spia, vero?”
“No, piuttosto sono stata io a metterlo sotto torchio. E sai bene quanto io sappia essere stressante..”
“Purtroppo lo so..”
Poso il bicchiere e le prendo le mani. “Adesso però io voglio parlare con te. Tuo marito mi ha raccontato delle cose... ma io voglio sentirle da te, voglio sapere come ti senti tu..”
Scuote la testa, tenendo lo sguardo basso.
“Perché no? Non ti sei mai fatta problemi a parlare con me..”
“Mi vergogno. Mi sento come una ragazzina gelosa e stupida..” solleva lo sguardo, i suoi occhi sono lucidi “Io non so cosa mi sia preso, e mi rendo conto di quanto il mio modo di pensare possa apparire infantile, insensato.. Ma.. quando mi hai detto che stavate pensando di assumere una baby-sitter, io.. mi sono sentita come esclusa.. come se fossi incapace di occuparmi dei bambini..”
“Ma come puoi pensare una cosa del genere? Sei da sempre accanto ai miei figli, da prima che nascessero. Come puoi pensare che potremmo ritenerti incapace di occuparti di loro?”
Solleva le spalle e sospira.
“Gail, Christian ed io abbiamo deciso di assumere una baby-sitter perché gestire tre bambini è complicato, soprattutto Allison, che nei mesi a venire avrà bisogno sempre di maggiori attenzioni. Io tra qualche settimana rientrerò a lavoro, seppur part-time, almeno all’inizio, e per lei ci vuole qualcuno che le dedichi tempo e attenzioni continuamente. Questo implicherebbe l’impossibilità, per te, di occuparti della casa e di tutto il resto, per questo ritengo sia fondamentale una persona che ti affianchi, con Allie ma anche con Teddy e Phoebe quando non sono a scuola ed io non sono a casa.. Ma questa persona, chiunque sia, non potrà mai prendere il tuo posto, né nella nostra casa e tanto meno nel cuore dei miei figli. Li hai visti nascere, li hai amati da subito, per loro sei come una seconda mamma. Sei la prima persona, dopo me e Christian, a cui raccontano la loro giornata, fanno vedere i loro disegni.. Non ti hanno lasciata in pace nemmeno quando eri incinta..” la mia voce si incrina leggermente, e gli occhi di Gail si riempiono ulteriormente di lacrime trattenute mentre allo stesso tempo ridacchia.
“Dio, mi sento così stupida..” mormora, coprendosi gli occhi con le mani.
Le prendo di nuovo le mani e la guardo negli occhi. “No, Gail, non si è mai stupidi quando ci sono di mezzo le persone a cui vogliamo bene.. Tu sai molto bene quanto sei importante per la nostra famiglia, soprattutto per i miei figli, e non devi mai dubitare di questo. Io non posso accettare che tu stia male nel pensare queste assurdità..”
Gail sorride e poi si sporge ad abbracciarmi. “Grazie Ana, grazie” sussurra al mio orecchio.
Quando ci stacchiamo, ci scopriamo entrambe con le guance umide. Ci asciughiamo gli occhi e ridiamo, divertite.
“Christian ed io abbiamo deciso di assumere Miranda Bowie, ci ha fatto un’ottima impressione, vorremmo tenerla in prova un paio di settimane e poi, se tutto andrà per il meglio, le faremo firmare il contratto”
“Se ritenete che sia la persona giusta, io non posso che essere d’accordo” afferma, finalmente con un sorriso sincero.
“Io vorrei che fossi tu a seguirla in queste due settimane. Certo, lei ha parecchia esperienza con i bambini, non credo abbia bisogno di imparare come si cambia un pannolino o si prepara un biberon, però sappiamo bene che ogni bambino è unico e speciale a modo suo. E lei avrà sicuramente bisogno di imparare a conoscere Teddy, Phoebe ed Allie, e nessuno più di te può aiutarla in questo..”
Gail sorride orgogliosa. “È un onore per me”
Continuiamo a chiacchierare per più di un’ora, fino a quando Allie non si sveglia, questa volta non a causa della fame, ma di un’ingombrante presenza all’interno del pannolino.
“Vado in casa a cambiarla” dico, alzandomi, a malincuore, dal divano.
Cavolo, sono diventata troppo pigra. Ho seriamente bisogno di iniziare ad allenarmi un po’, altrimenti tempo qualche settimana e assumerò le sembianze di una poltrona a due posti.
“Vengo con te, così preparo il pranzo” dice Gail.
“No, oggi voglio che ti riposi. Al pranzo penserò io, e tu e John mangerete con noi, ovviamente” affermo, con un tono che non ammette repliche. E visto che Gail ormai mi conosce bene, non le rimane altro da fare che annuire.
Dopo aver cambiato, allattato e coccolato la principessina, la metto nella carrozzina e le canto una ninnananna. Constatato, però, che mia figlia non ha alcuna intenzione di addormentarsi, la sposto nella sua sdraietta, così da tenerla d’occhio mentre giro tra frigorifero e fornelli per preparare il pranzo.
Quando Teddy e Phoebe rientrano da scuola, come ogni giorno, prima di sedersi a tavola sono impazienti di farmi vedere quello che hanno fatto. Phoebe mi mostra il lecca-lecca di cioccolato che un amichetto di classe ha regalato a tutti i compagni per festeggiare il compleanno, mentre Teddy mi mostra il disegno che ha fatto, descrivendone ogni componente.
“La maestra ha detto di disegnare la nostra casa. Io ho fatto la casa, il giardino con il gazebo, e poi ho disegnato mamma, papà, io, Phoebe, Allie, e poi anche Sawyer, Taylor, Gail e John, perché anche loro stanno sempre nella nostra casa” spiega, con una logica infallibile e una tenerezza unica.
Gail, che ha assistito all’accurata descrizione, scuote la testa e sorride, chinandosi accanto a lui. “Lo sai che è un disegno bellissimo?!”
“Se vuoi te lo regalo”
“Mi piacerebbe tantissimo”
Teddy le porge il disegno e Gail lo abbraccia; anche Phoebe si unisce all’abbraccio e credo che questi piccoli gesti siano la più grande dimostrazione che i miei figli potessero darle su quanto lei sia importante per loro.
 

Angolo me.
Buonasera mie splendide ragazze.
Per prima cosa voglio farvi tanti auguri di buon anno nuovo, seppur un po’ in ritardo, e vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare un po’, ma durante le feste di Natale ho cercato di godermi quel relax che mi mancava da un po’, visto che quando ero al Liceo e all’Università, nei giorni liberi dovevo necessariamente studiare.
Voglio innanzitutto ringraziarvi per le bellissime recensioni che avete lasciato per lo scorso capitolo. Sono felice di avervi trasmesso il mio amore per il Natale e avervi regalato un pizzico di quella magica atmosfera che ho cercato di creare per i nostri protagonisti.
Questo capitolo, invece, è fatto di momenti semplici, di quella quotidianità che adoro raccontare, di piccole schermaglie amorose, di gelosia e di tanto zucchero. Spero con tutto il cuore che vi piaccia e sono, come sempre, impaziente di leggere le vostre opinioni.
Non anticipo nulla sul prossimo capitolo perché devo ancora decidere bene come strutturarlo. Vi prometto, però, che cercherò di non farvi attendere molto.
Vi ringrazio infinitamente per il vostro affetto che mi arriva al cuore e mi rende sempre molto felice e orgogliosa.
Vi abbraccio forte.
A presto. Mery.




 
   
 
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