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Autore: Wild_soul    19/01/2020    1 recensioni
Cosa conosci tu della mia vita, se non quello che io, di mia spontanea volontà, ho voluto rendere pubblico? Cosa mi impedisce di celare lati del mio carattere? Assolutamente nulla, quindi non avere il coraggio di affermare chi io sia, perché nessuno è in grado di comprendere qualcuno. Dalle volte siamo noi stessi a scoprire sfaccettature del nostro carattere che mai avremmo immaginato di possedere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Kageyama Reiji, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi mezzanotte. Una sera senza stelle e senza luna, in cui un qualsiasi cittadino londinese preferirebbe rimanere nel proprio salotto a leggere un bel libro di fronte al caminetto. Ma, ovviamente, Jude si distaccava orgogliosamente da quel genere di persone, troppo presuntuoso per potersi permettere di unirsi alla massa.  

Come ogni sera, ormai, aveva preso il corpo del professore, beandosi della meravigliosa sensazione di libertò che gli poteva essere donata dal semplice camminare o pensare senza che nessun altro potesse contraddirlo. Già, libero.  

Eppure, nei meandri più nascosti della sua mente, qualcosa si mosse impercettibilmente, quasi involontariamente, tantochè lui stesso, perplesso da quell’improvvisa sensazione, aveva arrestato la sua camminata, fermandosi nel bel mezzo della strada.  

Qualcosa non andava, ma se ne accorse fin troppo tardi, solo quando, suo malgrado, avvertì una presa afferrarlo con violenza per la spalla destra e costringerlo a voltarsi. Fece per opporsi a quel contatto inaspettato, ma prima che potesse avere qualsiasi tipo di reazione, il ragazzo avvertì una pressione fredda e metallica all’altezza della sua schiena che lo fece gelare sul posto.  

“Prima che ti venga in mente qualsiasi strana idea, ti avviso che la mia pistola è carica e che non saresti il primo uomo a cui sparerei, chiaro?” Jude avvertì il suo corpo essere attraversato da un’improvvisa scarica elettrica che gli urlava di scappare e mettersi in salvo, eppure, egli dovette fare un’incredibile forza di autocontrollo per permettere a se stesso di non perdere la calma  

“Cosa vuoi da me?”  

“Per tua sfortuna, mi è giunta voce che un mio amico sia stato aggredito qui proprio ieri sera. Nonostante sia ancora sotto shock, è stato in grado di darmi un ritratto completo del suo aggressore“ sibilò a denti stretti, mentre Jude avvertiva la pressione della pistola sulla sua schiena farsi sempre più forte  

“Si è messo in mezzo ad una situazione che non lo riguardava”  

“E cosa avrebbe fatto di preciso, di grazia?” il ragazzo sentì improvvisamente una mano stringersi attorno al suo collo, impedendogli di respirare, ed il terrorizzante rumore dello scatto della pistola, ormai carica. Tuttavia, i suoi riflessi si rivelarono essere, ancora una volta, eccezionali, perchè in pochi secondi rifilò una gomitata nello stomaco dell’avversario, facendolo allontanare velocemente, e tentò invano di strappargli la pistola di mano. Suo malgrado, quell’ultimo gesto risultò essere fin troppo avventato, perchè fu questione di un attimo, e Jude avvertì l’assordante rumore di uno sparo.  

****

Ray sentiva la schiena bruciarli dal dolore. Dannazione, Jude doveva essersi addormentato nuovamente appoggiato sul bancone del laboratorio. Certo, a lui non poteva interessargli nulla, dal momento che aveva in suo possesso un corpo da ventenne fatto d’acciaio, ma la stessa cosa non si poteva dire per Dark.  

Il professore si costrinse ad abbandonare il proprio sonno non appena avvertò un leggero fascio di luce carezzargli fastidiosamente il viso. Un momento, sole? Non c’erano finestre nel laboratorio. Come colpito da una terribile preoccupazione, Ray spalancò gli occhi, ritrovandosi in tutt’altro luogo.  

Si guardò intorno, confuso. Non si trovava sdraiato sul bancone del suo laboratorio, come aveva immaginato, ma sul ciglio della strada.  

Dannazione, quel moccioso stava superando ogni limite! Poteva, almeno, avere la compiacenza di riportare il suo corpo a casa dopo averlo usato?  

Richiesta estremamente strana da sentir dire, ammise a se stesso, eppure era esattamente ciò che voleva. Una volta usato un oggetto, si ripone al proprio posto, no?  

Ma, il flusso di pensieri, caotici e senza senso, si arrestarono in un istante non appena Dark abbassò lo sguardo, ritrovandosi di fronte ad un corpo sdraiato in modo scomposto sulla pancia, con il viso schiacciato contro il freddo marciapiede.  

Non seppe neanche lui come fece a trattenere un urlo di sorpresa misto a paura. Quell’uomo era…era morto.  

Ripetè mentalmente quella frase non seppe neanche lui quante volte, mentre tentava di rigirare il cadavere su un fianco ed analizzarlo. Gli avevano sparato alla testa, un colpo secco che lo aveva portato in un batter d’occhio nel mondo dei morti. Traballando, si alzò in piedi, ancora sconvolto da quel corpo a pochi centimetri da lui. Fece qualche passo indietro, ma il suo piede andò a colpire qualcosa che attirò la sua attenzione. Abbassò nuovamente lo sguardo, tanto da poter notare una pistola che, involontariamente, aveva calciato a circa un metro di distanza.  

Aspetta, una pistola?  

Guardò il cadavere, poi l’arma.  

No, non poteva essere  

Fece altri passi indietro, fino a ritrovarsi a correre via, sulle sue gambe non più tanto giovani che, non seppe neanche lui come, lo ressero per tutto il tragitto.  

Sentiva una fitta allo stomaco farsi sempre più forte, ed a nulla valsero i profondi respiri che si stava imponendo di fare perchè, appena richiuso il portone di casa dietro di sè, corse in bagno, vomitando tutto quello che, presumeva, fosse la cena di Sharp.  

Rimase in quella posizione estremamente patetica per non seppe neanche lui quanto tempo, immerso nei suoi pensieri.  

Assassino. Quel ragazzo era un assassino.  

Non appena, rientrato nel laboratorio, volse lo sguardo verso il solito specchio, si meravigliò nel vederlo vuoto. Non era mai successo che Jude non si presentasse.  

Chissà, magari era stato colpito dai sensi di colpa.  

Oh, ma andiamo, come se un ragazzo meschino come lui fosse davvero in grado di avere tale sensibilità. Che sciocchezza.  

****

“Dannazione, Dark, dannazione! Concentrati” mormorò a se stesso, mentre versava nel lavandino l’ennesima fialetta di pozione fallita. Erano, ormai, quattro o cinque volte che aveva sprecato tempo e prodotti inutilmente, ritrovandosi tra le mani delle ampolle di liquido totalmente inutilizzabili.  

Era tarda sera e, ormai da quella mattina, stava lavorando sul suo nuovo esperimento. Quale? Saldare quella maledetta spaccatura che aveva dato alla sua personalità negativa una volontà propria. Doveva eliminare Jude, questo era il suo scopo.  

Ma ne sarebbe davvero stato in grado?  

Sbuffò sonoramente mentre andava a sterilizzare nuovamente la fialetta di vetro.  

Da quando in qua si preoccupava di quel ragazzo, che, come se non fosse abbastanza, si era rivelato essere un assassino?  

Era stato solo un illuso se, anche solo per un attimo, aveva pensato di poter cambiare la natura di Jude. Quello Sharp non era nient’altro che l’incarnazione del male , e prima se ne sbarazzava, meglio sarebbe stato per lui e per tutto gli altri.  

****

Professore  

L’uomo si guardò intorno, colto alla sprovvista da quella voce estremamente familiare  

Professore 

Fece qualche passo in avanti, poi indietro, non sapendo dove dirigersi. Ovunque intorno a lui si estendevano le tenebre, fitte ed impalpabili, che avrebbero potuto far perdere la calma anche al migliore degli uomini con mente lucida, lui compreso.  

Professore 

“Dove sei, Sharp?” chiese l’uomo, tentando di orientarsi, improvvisamente preoccupato dalla voce dell’altro, che gli sembrava fin troppo debole. Ma non ebbe tempo di dire altro, che vide comparire di fronte a sè una figura rannicchiata e fin troppo pallida in volto “Sharp, dove diavolo siam-“ ma, incrociando gli occhi del minore, fece morire le sue parole in gola non appena realizzò in quali reali condizioni fosse il ragazzo.  

Il minore aveva il petto nudo e la camicia attorcigliata all’altezza dello stomaco, completamente rossa di sangue. E pensare che l'ultima volta che il professore l’ aveva vista, era di un bianco accecante.  

“Che è successo?” chiese il maggiore, inginocchiandosi di fronte all’altro.  

“Quel vigliacco mi ha attaccato alle spalle, minacciando di ammazzarmi e c’è quasi uscito, a dirla tutta” ammise l’altro con il tono stizzito, rizzandosi lentamente a sedere e soffocando orgogliosamente un gemito di dolore “Piuttosto hai intenzione di aiutarmi o…” lasciò la frase in sospeso, facendosi sadicamente il segno della croce.  

“Sarei seriamente tentato dall’abbandonarti qui”  

“Oh andiamo Dark, deve ammettere che senza di me la sua vita tornerebbe ad essere così noiosa…”  

“Rinunciare a risvegliarsi con un mal di testa atroce o, peggio, in mezzo alla strada, per te è da definirsi noioso?”  

“La vuole smettere con la sua solita ramanzina? Le ricordo che starei morendo dissanguato”  

“A causa della tua solita impulsività.”  

“Sono stato aggredito” ribadì, scandendo eccessivamente le parole.  

“Quindi saresti stato involontariamente coinvolto anche nella rissa contro Eliot Ember?” chiese il professore, alzando un sopracciglio scettico e lasciando il minore senza parole per alcuni secondi 

“Lei non ha prove per poter-“  

“Non ho proprio per accusarti? Il fatto che oggi i genitori del mio allievo siano venuti a trovarmi, raccontandomi che loro figlio fosse stato aggredito, non è una prova? Oppure vuoi anche che io ti dica cosa mi ha detto Eliot quando lo sono andato a trovare a casa sua? Bene, mi ha parlato della rissa, descrivendomi dettagliatamente gli occhi del suo aggressore: rossi”  

“E quindi?”  

“Non so, esattamente, da quale parte degli Inferi tu provenga, ma non esiste alcun essere umano con le iridi di un simile colore” forse per la prima volta, Dark vide il minore abbassare lo sguardo, incapace di sostenere il suo “Perchè hai fatto una cosa del genere?” chiese, tentando di modulare la voce.  

Secondi di silenzio.  

“Ragazzo?”  

Nulla.  

“Sharp?”  

Nessuna risposta.  

“Jude?”  

Stupito dall’essere stato chiamato con il suo nome, il minore alzò nuovamente lo sguardo, incrociando gli occhi preoccupati dell’altro.  

“Non mi piace quel ragazzo, ma soprattutto, ho odiato che tu non ti sia opposto quando si è avvicinato” ammise, mormorando appena la risposta.  

****

Dark si rigirò per l’ennesima volta tra le coperte. Doveva addormentarsi, dannazione, e doveva andare a medicare Jude. Non sapeva neanche lui come, esattamente fosse possibile, ma era giunto alla sconvolgente conclusione che il dialogo, svoltosi pochi minuti prima con il suo alter ego, fosse avvenuto durante il sonno.  

Incredibile e da folli a dirsi, ma era come se, di fatto, Sharp fosse rimasto bloccato all’interno del suo sogno e che, quindi, l’unico modo per poterlo aiutare o, perlomeno, tentare di guarirlo potesse essere riaddormentarsi.  

Eppure, l’azione che, più di tutte, potrebbe essere definita come semplice e naturale, in quel momento appariva al professore come impossibile.  

Perchè non riusciva a dormire?  

Si alzò nuovamente a sedere sul letto, allungandosi verso il comodino e sorseggiando l’ennesima tazza di camomilla, tornando subito dopo supino.  

Tuttavia, quella continua agitazione interiore era dovuta ad una domanda che, senza sosta, martellava contro la sua mente: perchè si stava preoccupando così tanto di quel ragazzo che, paradossalmente, aveva completamente sconvolto la sua vita?  

Già, Dark si costrinse ad ammettere che “sconvolgere” fosse proprio il verbo esatto dal momento che, da quando quel maledetto esperimento aveva avuto successo, il suo alter ego non aveva fatto altro che divertirsi a distruggere, gettare in disordine e ricomporre la vita del professore.  

Perchè lo stava aiutando? Non sarebbe stato molto più intelligente lasciarlo morire e, quindi, sbarazzarsene completamente?  

No, si rispose istantaneamente, non sarebbe mai stato in grado di compiere un tale atto di vigliaccheria, ma quello che più spaventava il professore era il motivo per cui non avrebbe avuto tale coraggio.  

Infatti, non si trattava semplicemente del rispetto dei suoi valori morali, ma di un riflesso quasi involontario che allontanava da sè qualsiasi tentativo anche solo di pensare di fare del male al ragazzo.  

Affetto ?  

Probabile, si costrinse ad ammettere, arreso di fronte all’inevitabile corso degli eventi. Chiuse nuovamente gli occhi, lasciando che il sonno lo avvolgesse nuovamente tra le sue braccia.  

Non avrebbe abbandonato Jude, mai.  

****

Jude gemette dal dolore, mentre sentiva il professore mettere l’ultimo punto per poter chiudere completamente la ferita ed evitare qualsiasi tipo di infezione.  

“Potrebbe alzarsi la temperatura, ma è tutto normale perchè vuol dire che il metabolismo sta concentrando le sue energie per guarire” dichiarò il maggiore, prendendo della garza e iniziando a fasciare il tronco del ragazzo.  

“Mi spieghi come hai fatto a portare tutto questo materiale se, come hai detto prima, siamo bloccati in un sogno?”  

“Non lo so neanche io, ad essere onesto”  

“Oh bene, vuol dire che sono stato il tuo ultimo pensiero prima di addormentarti” affermò maliziosamente, ghignando divertito non appena notò una parvenza di rossore comparire sulle guance del professore “Ne sono davvero onorato” continuò, alzando teatralmente una mano all’altezza del cuore.  

“Tsk, taci Sharp, perchè, per quanto mi riguarda, nulla mi vieta di toglierti le bende e lasciarti morire qua”  

“Non ne saresti in grado, ammettilo”  

“Non ti conviene sfidarmi”  

“Sei molto più legato a me di quanto pensi, professore”  

Dark si gelò sul posto, con le mani ancora occupate dalla garza, mentre tentava di appoggiarla quanto più delicatamente possibile sulla cicatrice del minore.  

“Quindi questo sarebbe il tuo ringraziamento? Davvero, Sharp? Se così meschino da non essere in grado di tenere ferma la tua lingua biforcuta?” affermò, abbandonando il suo lavoro ed alzandosi in piedi, mentre i suoi occhi saettavano irosi contro le iridi dell'altro.  

“Ti vedo piuttosto alterato Dark, e comunque il mio era solo un modo per rimarcare il fatto che, nel caso in cui io dovessi morire, anche tu faresti la mia stessa fine”  

“Ti assicuro che ci sono dei momenti in cui preferirei la morte piuttosto che continuare a vivere la mia esistenza condividendo il mio corpo con te” rispose velenosamente il maggiore, facendo alcuni passi indietro e voltando gli le spalle.  

Jude spalancò gli occhi, colto alla sprovvista dalla reazione dell’uomo.  

“Non lo stai facendo davvero, Dark!” affermò forse con l’intento di convincere più se stesso che l’altro “Tornerai, professore” gli urlò dietro, mentre vedeva Ray allontanarsi sempre più.  

“Va’ al diavolo, Sharp” sibilò questi a denti stretti, mentre avvertiva il dolce tepore del sonno sciogliersi delicatamente intorno a sè. Non sarebbe mai più tornato in quel luogo, questo era certo.  

   
 
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