Serie TV > Prison Break
Segui la storia  |       
Autore: MackenziePhoenix94    23/01/2020    0 recensioni
TERZO LIBRO.
“Sara inspira una seconda volta, vedo i suoi occhi scuri diventare lucidi ed una lacrima, ribelle, le scivola lungo la guancia destra.
“E se fosse cambiato? E se davanti ai miei occhi dovessi ritrovarmi un uomo completamente diverso da quello che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata? Ho paura, Theodore” mi confessa con voce tremante “ho paura che Michael Scofield non esista più”.”
Dopo altri sette anni trascorsi a marciare in una cella a Fox River, Theodore Bagwell si trova finalmente faccia a faccia con ciò che lui ed i membri dell’ex squadra di detenuti hanno anelato per lungo tempo: la libertà.
La libertà di essere un normale cittadino.
La libertà di crearsi una nuova vita.
La libertà di lasciarsi il passato alle spalle per sempre.
Sono questi i piani della Serpe di Fox River, almeno finché il passato non torna a bussare con prepotenza nella sua vita tramite un oggetto apparentemente insignificante: una busta gialla e rettangolare, spedita dallo Yemen.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Davvero non ti sembra strano che un uomo innamorato della propria compagna abbandoni lei, i suoi figli ed un lavoro sicuro per andare a lavorare su una piattaforma? Sei davvero sicura che abbia trascorso cinque anni in quel posto?”.

Dopo l’ennesima insistenza di Ashley mi lascio scappare un sospiro seccato e le rivolgo un’occhiata ammonitrice, mentre continuo a disporre dei cupcakes alla vaniglia su un piccolo piano rialzato, di vetro, destinato a decorare il bancone del ristorante.

“Non dovresti occuparti dei clienti?”

“Ohh, andiamo, Gracey! Davvero non vuoi andare infondo a questa faccenda e scoprire qual è la verità? Ormai è chiaro che quell’uomo ha raccontato una marea di bugie a tua madre e che è successo qualcosa tra loro due… Altrimenti perché sarebbe scomparso in quel modo? Forse lei aveva scoperto qualcosa che lo ha costretto ad allontanarsi… E… Forse… Lui è tornato dopo cinque anni per cercare di sistemare le cose, ma non ci è riuscito. Magari tua madre aveva scoperto che il suo compagno la tradiva! Questo spiegherebbe tutto, compresa l’assurda storia della piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano… E magari lui, adesso, non vuole avere nulla a che fare con te proprio per questo motivo”

“Impossibile!” esclamo, scuotendo la testa “era troppo legato a noi, ormai eravamo una vera e propria famiglia. E ti posso assicurare che la storia della piattaforma è vera, perché ha perso la mano sinistra in un incidente, e grazie ad un avvocato è riuscito a farsi dare dalla ditta ben cinque milioni di dollari. Uno per ogni dito che aveva perso, ricordo che queste parole le ha pronunciate proprio lui”.

Nello stesso istante in cui concludo la frase rivivo quel momento davanti ai miei occhi, uno dei pochi che custodisco gelosamente e che ricordo nei minimi particolari, come se fossero trascorsi appena pochi minuti e non sette anni: vedo me stessa aprire la porta d’ingresso, dopo una lunga mattinata a scuola insieme a Zack, e lanciare un urlo di gioia alla vista di Theodore, prima di corrergli incontro, saltargli in braccio e cingergli le spalle; e vedo lui ricambiare l’abbraccio con un sorriso, e salutarmi con l’appellativo di ‘principessa’.

E solo ora mi rendo realmente conto di quanto abbia nostalgia di quei giorni.

Ancora una volta è la mia coinquilina a riportarmi al mondo reale.

“Cinque milioni? Ti rendi conto che questa storia sta diventando sempre più irreale e assurda?”

“Ashley, dovresti davvero andare in sala ad occuparti dei clienti”

“D’accordo, d’accordo, ho recepito il messaggio: non vuoi più parlare di questa faccenda…” si affretta a dire lei, prima di uscire dalla cucina, lasciandomi da sola con i pasticcini e con i cuochi che si stanno occupando delle prime ordinazioni.

Anche se voglio davvero lasciarmi alle spalle tutta questa faccenda, proprio come l’ex compagno di mia madre ha fatto con me, le parole di Ashley continuano a ronzarmi nelle orecchie e danno forma a piccoli particolari su cui prima non mi ero mai soffermata troppo a lungo: perché Theodore è letteralmente scomparso da Tribune e dalla nostra vita per anni? E perché in modo così precipitoso?

Perché non ha continuato a lavorare in libreria? Perché non ci ha mai scritto una lettera o telefonato?

Perché mia madre ha ritagliato tutte le foto in cui c’era anche lui?

E, soprattutto, perché durante la visita a sorpresa mia madre era pallida e silenziosa?

“Gracey, c’è un cliente che ha chiesto di te”

“E chi è?” domando, lasciando perdere l’interminabile sfilza di domande alle quali non sono in grado di dare una risposta, rivolgendomi alla ragazza che è appena entrata in cucina; quest’ultima si limita a sollevare le spalle.

“Non lo so, ma evidentemente hai fatto colpo su di lui. Forse lo hai già servito altre volte ed è rimasto piacevolmente colpito dalla tua presenza”.

A volte capitano situazioni simili quando lavori in un ristorante: un cliente abituale si ‘affeziona’ ad una cameriera e pretende che sia lei a servirlo; ed anche se alcune volte queste attenzioni non sono del tutto gradite, si fa buon viso a cattivo gioco perché la ricompensa arriva sempre sottoforma di una lauta mancia.

E con i prezzi d’affitto che ci sono a Chicago, qualche banconota extra da cinquanta dollari può fare la differenza a fine mese.

“Qual è il tavolo?”

“Il tredici”

“Perfetto” mi limito a dire; esco in sala per sistemare i cupcakes sul bancone e poi mi avvicino al tavolo tredici, senza soffermarmi a guardare l’uomo che sta sfogliando il menù “buongiorno, che cosa desidera?”

“Non lo so. Speravo me lo consigliassi tu, Gracey”.

Sono costretta a compiere un enorme sforzo per non lasciar cadere a terra il blocchetto per appunti e la matita; sollevo gli occhi dal piccolo foglio di carta bianca e guardo Theodore, che ricambia la mia occhiata con un mezzo sorriso.

“Che cosa ci fai qui?” domando, a bassa voce, per non farmi sentire.

“Non ho sentito la sveglia suonare e così, per evitare di accompagnare Ben a scuola in ritardo, non ho fatto colazione… E visto che tu lavori in un ristorante, ho pensato di approfittarne”

“Ma io non ti ho mai detto che lavoro in un ristorante”

“Questo dovrebbe insegnarti qualcosa riguardo l’arte del pedinare” risponde lui, con un altro sorriso, tornando subito serio “Gracey, mi dispiace per il modo in cui mi sono comportato. Vorrei avere la possibilità di rimediare, ma questo dipende solo da te. C’è una piccola speranza o è troppo tardi?”

“Non lo so” mormoro, stringendo le labbra in una linea sottile “Theodore, io sto lavorando, devi dirmi se vuoi ordinare qualcosa perché ho altri tavoli di cui occuparmi, o rischio di essere ripresa per l’ennesima volta dal mio Capo e di perdere il posto. Ed è proprio ciò che voglio evitare dal momento che ho un affitto da pagare”

“A che ora finisci?”

“Alle due”

“Vorrà dire che alle due sarò fuori ad aspettarti, così possiamo parlare con calma e magari mangiare qualcosa insieme, ovviamente se non hai altri impegni”.

Questa volta è Theodore a non aspettare una mia risposta: si alza, indossa una giacca in pelle, lascia alcune banconote sopra al tavolo e poi esce dal ristorante; lo seguo con lo sguardo quando passa davanti alla vetrina, e poi abbasso gli occhi, spalancandoli non appena mi rendo conto che la ‘piccola mancia’ consiste in duecento dollari.

“Cavolo!” esclama la mia coinquilina, apparendo affianco a me, con un lungo fischio acuto “chi era quell’uomo?”

“Era lui” rispondo semplicemente, e ritorno a fissare la vetrina.



 
L’ex compagno di mia madre mantiene la parola data: alle due, quando esco dal locale, lo trovo ad aspettarmi in compagnia di una sigaretta accesa.

Stringo la mano destra attorno alla cinghia dello zainetto che ho con me, lo raggiungo e gli chiedo spiegazione riguardo alla generosa mancia, mostrandogli le banconote incriminate.

“Per il disturbo” si limita a dire Theodore, aspirando una boccata di fumo “credevo che avresti apprezzato il gesto”

“Non ho bisogno dei tuoi soldi. E dovresti smettere di fumare. Lo sanno tutti che fa male” ribatto, togliendogli il mozzicone di mano e schiacciandolo sotto la punta della scarpa destra; incrocio le braccia all’altezza del petto e gli rivolgo uno sguardo accusatore “non mi puoi trattare in quel modo. Non puoi rivolgermi quelle parole e poi presentarti nel ristorante in cui lavoro e chiedermi di mangiare qualcosa insieme per rimediare!”

“Gracey, ti posso assicurare che dopo le dovute spiegazioni capirai perché per me non è semplice parlare di tutto questo… Allora, vogliamo continuare la conversazione su questo marciapiede, in mezzo alla gente che continua a passare, oppure in un posto più consono? Dove vorresti pranzare? Ovviamente offro io”.

Anche se sono ancora arrabbiata, decido ugualmente di acconsentire alla sua richiesta perché la curiosità ed i dubbi espressi da Ashley sono più forti dell’irritazione che sento; lo conduco in un fast-food che frequento spesso insieme alla mia coinquilina e, non appena prendiamo posto davanti ad un tavolino, lo esorto a parlare.

“Ti ascolto” dico, bevendo un sorso della mia coca-cola.

“Benjamin è mio figlio. L’ho scoperto solo ora, dopo sette anni, e di conseguenza sto cercando di recuperare il tempo perduto… Ma non è semplice. Non è semplice perché io non sono abituato a fare il padre e perché Ben non è un bambino come tutti gli altri, ha bisogno di attenzioni particolari” mormora Theodore, scompigliandosi i capelli con la mano destra “soffre di una grave forma di asma fin dalla nascita e deve prendere delle medicine”

“Sì, me lo ha raccontato mentre ti stavi occupando della casetta sull’albero. Mi ha detto che eri di pessimo umore perché ti sentivi responsabile per la crisi che aveva avuto, e non per la mia visita. E che se avessi riprovato dopo qualche giorno, portando con me dei biscotti al cioccolato, tutto si sarebbe sistemato”

“Te lo avevo detto che è un bambino molto intelligente e furbo… E adesso capisci la situazione delicata in cui mi trovo”

“Tutto qui?” domando, e sollevo il sopracciglio destro “e queste sarebbero le tue esaustive spiegazioni?”

“Credevo che i tuoi dubbi riguardassero solo Ben”

“Una piccola parte, in realtà ci sono molte domande a cui non riesco dare una risposta” ribatto, prima di elencarle una ad una “perché sei sparito in quel modo per ricomparire dopo cinque anni? E perché, poi, te ne sei andato nuovamente? Che cosa hai fatto per tutto questo tempo? Perché indossi sempre quel guanto? E perché riesci a muovere perfettamente la mano? Ricordo che avevi una protesi rigida…”

“Tua madre che cosa ti ha raccontato?” mi chiede Theodore, dopo un lungo silenzio, senza mai staccare gli occhi scuri dai miei.

“Riguardo alla tua scomparsa? Nulla, a parte il fatto che eri stato costretto a partire per lavorare su una piattaforma petrolifera. Perché lo hai fatto, Theodore? Non ti piaceva il lavoro che avevi in biblioteca? Perché ti sei trasferito così lontano, sparendo dalle nostre vite? Perché non hai cercato un impiego molto più vicino a noi, a Tribune? Sarebbe stato tutto molto più semplice”

“Sembrava un’occasione da non perdere, ed invece ci ho guadagnato solo un arto amputato”

“Perché tu e mamma non avete mai detto nulla a me ed a Zack?”

“Non sapevamo come affrontare l’argomento”

“Ho capito” mormoro a questo punto “tu non sei partito perché avevi ricevuto un’offerta di lavoro vantaggiosa. Sei partito perché tra te e mia madre non andava affatto bene. Scommetto che quella sera vi siete lasciati, ho indovinato?”

“Gracey, devi sapere che la vita funziona in questo modo: a volte, quando meno te lo aspetti, ti fa un dono prezioso, ti concede un po’ di tempo per gustartelo fino infondo e poi te lo strappa dalle mani, facendotelo rimpiangere con tutto il tuo cuore. Io amavo tua madre. Credevo davvero di poter costruire una vita insieme a lei e a voi due, e per circa un anno ci ho sperato davvero… Ma poi è finita, esattamente come succede a tutte le cose belle”

“E come è finita?”

“Strade diverse” mormora, sorseggiando una birra bionda.

Ancora una volta nella sua risposta è racchiuso tutto e niente allo stesso tempo, ed ancora una volta insisto per avere delle spiegazioni più approfondite.

“Ma qualcosa dovrà essere accaduto. Un fatto concreto che ha spinto entrambi a prendere una decisione così drastica, ed è proprio questo che non riesco a capire… Ogni volta che ripenso a quel periodo mi tornano alla mente solo ricordi felici, con voi due che ridevate e scherzavate. Non ricordo un solo litigio o una sola discussione! Ho visto mamma piangere e soffrire solo dopo la vostra rottura”

“Facevamo attenzione a nasconderle con cura ai vostri occhi” commenta lui, appoggiando il bicchiere sul tavolo e rivolgendo lo sguardo in direzione delle persone che camminano sul marciapiede; ed io ho l’impressione che lo faccia per non continuare a sostenere il mio “io e tua madre abbiamo commesso l’errore di vivere la nostra storia come due ragazzini alla loro prima cotta, e quando si commette questo errore arriva sempre il momento in cui ci si scontra con la realtà, e così è stato anche per noi: sono arrivate le difficoltà, le incomprensioni, i litigi… Ti posso assicurare che tutto questo c’era, Gracey, ma come ti ho già detto cercavamo di tenerlo nascosto a voi due per non destabilizzarvi. Ci abbiamo provato in qualunque modo possibile, ma alla fine siamo stati costretti ad arrenderci alla realtà dei fatti: la nostra storia era arrivata al capolinea, ed era meglio separarci per non rovinare definitivamente l’anno che avevamo trascorso insieme. Mi dispiace essermene andato in quel modo, senza salutare te e tuo fratello, ma ho preferito risparmiarvi un dolore inutile”.

Sorrido, in modo comprensivo, annuendo con la testa e preferisco tacere, anziché confidargli che il dolore inutile che voleva risparmiarmi l’ho ugualmente vissuto sulla mia pelle; ed anche se all’epoca avevo appena cinque anni, ricordo ancora tutte le notti che ho trascorso a piangere, rannicchiata nel mio letto, cercando di non farmi sentire da Zack.

Perché eventi simili ti segnano sempre, a vita e nel profondo, e lasciano un segno indelebile.

Soprattutto se sei solo una bambina sprovvista di un punto di riferimento maschile a cui appoggiarsi.

“Quando sei tornato, dopo cinque anni, lo hai fatto per chiedere a mia madre una seconda possibilità?” chiedo, appoggiando la guancia sinistra sul palmo della mano.

“Sì, visto che in seguito all’incidente sono stato risarcito con una somma cospicua di denaro. È stato stupido, lo so, ma volevo provare a fare un tentativo, e come era prevedibile non ha funzionato”

“Ed a quel punto che cosa hai fatto?”

“Ho viaggiato”

“E dove sei stato?”

“Ohh, in molti luoghi. Messico… Panama… Miami… Chicago… Per un breve periodo sono tornato in Alabama, ma ho deciso quasi subito di cambiare aria. Troppi ricordi. È sempre così quando si torna a casa”

“Ed è stato in quel periodo che hai conosciuto la madre di Ben?”.

Dalle labbra di Theodore esce una breve risata e, finalmente, il suo sguardo torna a concentrarsi sul mio viso; nelle sue iridi scure, simili a due pozzi senza fondo, è improvvisamente calato un velo di tristezza che non riesce a nascondere, e che crea un netto contrasto con il sorriso che ancora aleggia sulle sue labbra.

“Gracey, non prendertela, ma per il momento non me la sento di affrontare questo argomento. È una faccenda molto intima, delicata e privata”.

Per una volta, proprio a causa del suo sguardo, non insisto e preferisco spostare l’attenzione su un altro argomento; ma quando sto per chiedergli delucidazioni sulla sua mano sinistra, lui mi precede dicendomi che è arrivato il momento di andarsene, perché ormai manca meno di mezz’ora all’uscita di Ben da scuola.

Camminiamo per qualche minuto insieme, l’uno affianco all’altra, in silenzio, stretti nelle giacche che indossiamo a causa del freddo pungente; ci fermiamo solo nel momento in cui dobbiamo prendere due strade diverse.

“Allora…” dico per prima, spostando il peso del corpo da una gamba all’altra “questo è un altro addio o solo un arrivederci?”

“Non mi sono mai piaciuti gli addii. Troppo strappalacrime” l’ex compagno di mia madre resta in silenzio, si passa la mano destra tra i capelli castani, più corti rispetto a sette anni fa, e poi riprende a parlare “puoi venire a trovare me e Ben, quando vuoi, se ti fa piacere”

“Davvero?” domando, spalancando gli occhi, perché già mi ero arresa alla prospettiva di affrontare un nuovo addio.

“Sì, dico davvero, Gracey. Anche se tua madre non fa più parte della mia vita, non vedo perché lo stesso dovrebbe valere per te” risponde Theodore sorridendo, e questa volta si tratta di un vero sorriso.

Ed io non posso fare altro che ricambiare.



 
“Hai visto? I tuoi dubbi e le tue supposizioni erano prive di fondamenta. Non c’è stato alcun tradimento e non c’è nessun oscuro segreto dietro la fine della relazione tra mia madre ed il suo ex compagno: semplicemente le loro vite hanno preso delle strade diverse, come succede a tante altre coppie”

“Non lo so, forse è solo una mia impressione, ma continuo a pensare che c’è qualcosa di strano nel suo racconto. Tu stessa hai detto che in alcuni momenti è stato molto vago, rifiutandosi di scendere nei particolari” ribatte Ashley, ancora fermamente convinta che Theodore nasconda qualcosa.

“Stiamo parlando della fine di una storia d’amore”

“Sì, ma sono trascorsi diversi anni”

“Ha detto molto chiaramente che l’amava. Forse per lui è ancora difficile parlare di questo. Non tutti, al mondo, sono persone ciniche e insensibili come te, Ashley”

“Io non sono cinica e insensibile, Gracey, semplicemente sono una persona che segue il proprio istinto. Ed il mio istinto continua a dirmi che c’è qualcosa che non quadra. Come si chiama?”

“Theodore Bagwell… Perché?”

“Nulla, semplice curiosità personale”.

Non so che cosa passi per la testa della mia coinquilina, ma ho il sospetto che voglia svolgere qualche indagine personale su di lui e ciò non mi preoccupa minimamente, per il semplice motivo che non c’è nulla da scoprire e non esiste alcun oscuro segreto come io stessa le ho già detto; tuttavia, mentre Ashley si chiude in bagno per una doccia, decido di chiamare mia madre con la speranza di ottenere qualche particolare in più.

E dopo i saluti iniziali e le solite domande riguardo alla mia salute ed a come mi trovo a Chicago, vado subito al dunque.

“Mamma” le chiedo “perché la storia tra te e Theodore è finita?”.

Dall’altra parte del telefono, per quasi un minuto, non sento altro che un prolungato silenzio.

“Perché mi fai questa domanda?” mi chiede a sua volta, in un tono così freddo che ne resto sorpresa.

“Non c’è un motivo in particolare, mamma, ma me lo sono sempre chiesta”

“Credevo di conoscerlo, invece si è rivelato un uomo completamente diverso ed a quel punto le nostre vite hanno preso due direzioni opposte. Non c’è altro d’aggiungere”.

Le sue parole, simili a quelle di Theodore, sciolgono definitivamente ogni mio dubbio: la storia tra loro due è finita a causa di caratteri troppo differenti che hanno portato a incomprensioni e litigi, fino ad arrivare alla drastica, ma matura, scelta di separarsi.

Proprio come accade a centinaia di altre coppie.

Niente di più e niente di meno.

E, soprattutto, senza scheletri nell’armadio.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Prison Break / Vai alla pagina dell'autore: MackenziePhoenix94