Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Sabriel Schermann    23/01/2020    4 recensioni
[SCRITTA NEL 2014]
Vite che si intrecciano all'infinito.
Una storia di crescita, delusioni e amori giovanili.
Esperienze che formano il nostro essere, che plasmano la nostra anima.
L'arte nella sua forma più pura, vista attraverso gli occhi di un'anima creativa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Ciao» sentì dire Noël ad una voce sconosciuta alle sue spalle.
Il cuore prese a batterle forte e la paura si impossessò di lei come potrebbe farlo con qualcuno che è appena stato colto nel bel mezzo di un'infrazione gravissima.
Quando si volse, però, ciò che vide fu soltanto il volto di un uomo sorridente.
I capelli grigi sembravano incollati al capo, la pelle era scura e consumata dal sole, ma gli occhi erano pieni di vita, grandi e vivaci.
Ebbe l'impressione di averlo già visto da qualche parte.

«
Ti piace?» chiese l'uomo con voce roca, senza smettere di sorridere.
Lei si avvicinò: «Moltissimo».
I loro sguardi si incrociarono per qualche istante.

«
L'ho dipinto qualche anno fa, quando ero ancora a Nancy.
Lì non c'è il mare e un giorno avevo tanta voglia di vederlo».
L'uomo non si accorse che Noël stava trattenendo il respiro. Aveva occhi soltanto per il quadro.
«
Così decisi di dipingerlo io stesso; in questo modo avrei potuto vederlo ogni volta che avessi voluto».
L'uomo sorrise ancora, senza mostrare i denti.

«
Non ti sembra di essere davvero su quella spiaggia?» le chiese con occhi allegri.
La ragazza annuì timidamente: credeva di aver appena compiuto un reato, invece lo sconosciuto pareva non essere per nulla infastidito dalla sua presenza.
Poi le rivolse un ultimo sorriso, prima di spalancare una porta bianca che si confondeva con la parete.
Lei lo fermò a metà strada.

«
Allora...non è arrabbiato?» gli domandò con apprensione.
L'uomo si volse, ma questa volta la sua espressione era molto seria.

«
Perché dovrei esserlo?» sussurrò, «se ti piacciono, è giusto che li guardi».
Fece una pausa, sbattendo le palpebre.

«
È giusto che, almeno qualche volta, tu faccia quello che ti va di fare».
Poi scomparve dietro la porta.
Noël rimase impietrita e sorpresa dalle parole dell'uomo.
Pensò che a volte basta soltanto osservare le cose da un altro punto di vista, e tutto può cambiare.
Avrebbe potuto entrare in quella bottega ogni volta che avesse voluto.
In fondo, glielo aveva detto lui.
Mentre se ne andava, improvvisamente ricordò: i suoi occhi, la fiamma dell'accendino e il fumo della sigaretta, settimane prima nella piazza.
Poi si arrestò, rimanendo immobile sulla soglia, con occhi spalancati.
La prima volta che aveva messo piede nella bottega era stato grazie a Samira.
E ricordò che la ragazzina aggiunse che era di suo padre.
Il cuore cominciò nuovamente a batterle forte e la testa a girarle pericolosamente.
Dopo un attimo in cui tutto le parve buio, Noël riprese a riflettere e varcò la soglia con un avvincente sorriso stampato sulle labbra.
Ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Bastava soltanto percorrere la strada dei sogni.

 

~

 

Quando Noël vide sua madre, quella domenica mattina, le sembrò un fantasma con le occhiaie e i capelli troppo lunghi per una donna di soli quarant'anni.
Le andò vicino, la salutò, percependo un odore di alcol e sigaretta uniti insieme, creando una mistura decisamente disgustosa.
Si sedette al tavolo e ingoiò due ciambelle con la ricotta, sorseggiando del latte dal sapore così forte da lasciarle un disgustoso retrogusto in bocca per tutta la mattinata.
Quel giorno lo passò a casa, disegnando sul suo diario.
Abbozzò una strada sterrata contornata da alberi verdeggianti e rigogliosi, e intorno al sentiero dei sassi, ciascuno con delle parole incise sulle estremità.
Molte non erano nemmeno visibili, ma nelle pietre più vicine si potevano leggere chiaramente dei nomi: Sofia, Jan, Marek e Stefan, e infine, negli ultimi più vicini Paweł ed Ewa.
Poi disegnò una ragazza dai capelli rossi, immobile al principio del sentiero.
Era voltata di schiena e il viso non era visibile, ma Noël avrebbe giurato che ci fosse un velo di timore negli occhi.
Forse aveva soltanto paura di intraprendere quella strada.
Forse perché non voleva allontanarsi dalle pietre più vicine.
Alla fine del sentiero si intravedeva un cartello di legno.
Ci mise tutta la mattina a disegnarla.
La chiamò “La strada dei sogni”.

 

~

 

Quando Denis incontrò Samira quel giorno, notò subito un'aria stanca sul suo volto.
I suoi occhi non brillavano più al sole, i capelli erano meno lucenti del solito.
A osservarli bene, erano proprio diversi; persino il colore pareva cambiato.

«
Ti devo mostrare una cosa» gli disse impaziente la ragazza, conducendolo oltre la piazza.
Il cuore di Denis perse un battito ad intraprendere quella strada.
Ad ogni passo, un ulteriore velo di sudore gli imperlava la fronte.
Bastava arrivare fino alla casa rosa per scorgere la bottega.

Ancora due passi, pensò, solo due passi e ci siamo.
Poi oltrepassarono anche quella, e le paure di Denis si placarono.

«
Benvenuto nell'atelier di mio padre» annunciò la ragazza con un sorriso stanco.
Denis rimase immobile sulla soglia, fissandola con sguardo allibito.

«Tranquillo, p
uoi entrare» lo rassicurò, «tutti possono entrare qui» sorrise.
Poi lo spinse dentro, mostrandogli gran parte delle tele.
Denis le conosceva molto bene, ma ascoltare la loro storia era interessante. Il padre di Samira aveva cominciato a dipingere all'età di tredici anni.
«I suoi genitori erano appassionati di pittura e un giorno lo portarono a Parigi, in una galleria alle rive della Senna.
Lui passò ore ad osservare i quadri degli artisti della galleria, cercando un senso alle loro opere, un significato particolarmente affascinante, ma raramente trovò qualcosa che lo affascinò.
Alloggiarono due giorni a Montmartre, e lui ebbe modo di notare anche gli artisti della strada per la Basilica.
Sarebbe rimasto ore e ore a guardarli dipingere, mescolare i colori, spennellare cautamente per dar vita anche solo al minimo dettaglio» spiegò la giovane.
Quell'anno, il padre di Samira si innamorò di moltissime tele.
Sentiva l'eccitazione e la commozione degli artisti di strada scorrere nelle vene e nelle loro opere.
Poteva quasi toccare il loro tormento interiore, e il loro orgoglio di mostrarlo al mondo.
Quando tornò a Nancy, provò a dipingere.
Nel’arco di un paio d'anni, raffigurò sulla parete della propria stanza da letto un quadro bellissimo.
Di giorno lo nascondeva dietro al comodino e i genitori non se ne accorsero mai.
Non volle mai mostrarlo a nessuno e, nonostante l'avesse terminato ormai da molto tempo, era sempre insoddisfatto e lo ritoccava in continuazione.
Poi, un giorno abbastanza vicino a quel sabato, volle andarsene da quella casa e ordinò che tutto venisse distrutto.
Ma prima che la palla demolitrice buttasse giù il muro, Samira fece in tempo a vederlo, anche se per pochi istanti.
Quando uscì, si chiese perché volesse distruggerlo.
Non capì, ma non chiese mai una spiegazione.
Farlo avrebbe significato confessare ciò che aveva visto, e sapeva che lui non glielo avrebbe mai perdonato.
Improvvisamente, osservandola mentre raccontava, Denis si chiese perché Samira non parlasse mai della madre.
Pensò alla donna del terzo quadro nella stanza accanto.
Poteva essere lei quella donna misteriosa? Oppure la ragazzina era stata soltanto un errore di gioventù?
Lui non conosceva suo padre, ma se lo immaginò con una sigaretta in mano, a dipingere quella tela bianca nel laboratorio accanto.
Immaginava le mani sudate scorrere sul pennello sporco di colore, e un po' di cenere cadere sulla tela.
Quando se ne andarono, il ragazzo lanciò un'occhiata al quadro appeso alla parete in alto, come per controllare se fosse ancora al proprio posto.
Era sicuro che Samira non fosse a conoscenza della sua esistenza; il suo campo visivo non l'avrebbe contemplato comunque.
Così se ne andò con la figlia di un pittore misterioso, oltre la casa rosa, verso la piazza.
Sapeva che sarebbe tornato.
Ma, questa volta, non avrebbe più osservato nulla.


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Sabriel Schermann