Serie TV > Dante's Cove
Segui la storia  |       
Autore: Nuel    24/01/2020    4 recensioni
La pace è tornata a Dante’s Cove dopo che le Ombre sono state ricacciate nella loro prigione secolare, ma di Toby e Adam non c’è traccia.
Mentre i ragazzi sono intrappolati nella Casa delle Ombre, il mondo morente da cui le malvagie entità che li hanno attaccati hanno avuto origine, le streghe e i maghi del Treesom rimasti sull’isola cercano un modo di riportarli a casa.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam, Ambrosius Vallin, Grace Neville, Kevin Archer, Toby Moraitis
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

II

Sensi di colpa

 

Adam entrò in camera per togliere le lenzuola dal letto. Toby aveva detto che avevano abbastanza cenere per provare a lavarle con qualche vecchio sistema di cui gli aveva parlato suo nonno chissà quando. L’aveva guardato mettere la cenere a bollire in una pentola e poi filtrare l’acqua. Non aveva voluto dirgli che se non avesse funzionato avrebbero solo sprecato un sacco di acqua: era la prima volta, da quando erano lì, che Toby prendeva l’iniziativa di fare qualcosa.
     
Anche se non gli aveva detto nulla, Adam credeva dipendesse dal fatto che la notte prima si era lamentato per l’ennesima volta di dover dormire su un materasso che sembrava fatto di foglie secche, che pungeva anche attraverso il cotone grezzo delle lenzuola umide e puzzolenti. In realtà puzzava tutto, lì, anche se cercava di non pensarci. Non sapeva cosa avrebbe dato per una doccia.
     
Mentre strattonava le lenzuola, una nuvola di polvere si alzò dal materasso, strappandogli una smorfia di disgusto. Sospirò e alzò lo sguardo verso lo specchio ritrovandosi a fissare Bro oltre il vetro.
     
Si stava provando una nuova camicia nera; seta, probabilmente. Si pavoneggiava come un idiota, con un sorrisino vanitoso come se quello che vedeva gli piacesse da morire.
     
Adam non poté fare a meno di sorridere e scuotere il capo. «Vorrei che potessi vederci, amico», mormorò sapendo che non c’era modo perché dall’altra parte dello specchio qualcuno si accorgesse di loro. Toby ci aveva provato in ogni modo, tranne rompendo il vetro: aveva troppa paura di perdere quell’unico flebile legame col mondo da cui provenivano.
     
Si avvicinò alla specchiera e posò un palmo sulla superficie liscia e fredda. I polpastrelli scivolarono seguendo i tratti forti della mascella e del collo di Bro. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sarebbe servito a nulla.
     
Le sopracciglia di Ambrosius si corrugavano. Lo stregone smise di sistemare il colletto della camicia e di lisciare la stoffa sul torace e fissò qualcosa all’altezza del proprio viso.
     
Adam si voltò rapidamente verso la porta per essere certo che Toby non stesse venendo a cercarlo e picchiettò un polpastrello sul vetro, stiracchiando un sorriso all’indirizzo dell’altro. Si allontanò dallo specchio con un sospiro e recuperò il fagotto in cui aveva appallottolato le lenzuola. La doccia non era l’unica cosa che gli mancava, e non stava pensando nemmeno al cibo o al sole sulla pelle. Toby non era stato dell’umore giusto, da quando erano stati risucchiati dal portale. Si erano stretti e baciati e Adam aveva provato a fare qualcosa di più, ma non avevano né preservativi né lubrificante e, soprattutto, Toby non ne aveva voglia.
     
«Ecco qui le nostre lenzuola». Entrò in cucina e lasciò cadere l’involto sul tavolo. «Ammesso che tu riesca a lavarle, come si asciugheranno?». Guardò fuori dalla finestrella, verso il cielo in cui si intuiva appena la sagoma sbiadita di un sole malato.
     
«Le stenderemo qui, davanti al caminetto, e se servisse, ho trovato un vecchio ferro da stiro di ferro, di quelli in cui si dovevano inserire le braci».
     
Adam sollevò un sopracciglio. «Come sai tutte queste cose?».
     
Toby versò l’acqua calda che aveva filtrato in una tinozza e afferrò il bucato buttandolo dentro. «Mio nonno. La prima volta che vide mia nonna, lei stava lavando i panni al fiume». Prese un ramo che aveva trovato fuori casa e lo usò come un mestolo, girando e pestando le lenzuola. «Spero di farlo nel modo giusto».
     
«Toby, anche se non lo facessi nel modo giusto, andrà bene».
     
Lui serrò le labbra, concentrato nel proprio lavoro. Adam lo osservò per un po’, osservò la forza con cui si accaniva contro il cotone ingrigito e macchiato e si chiese se quello non fosse solo un modo per sfogare la frustrazione.
     
Si spostò alle sue spalle, stringendogli le braccia intorno al torace e si appoggiò alla sua schiena. «Mi manchi». Premette i fianchi contro i suoi, facendogli sentire con precisione quanto. «Ho bisogno di te, Toby».
     
«Adam…».
   
«Non respingermi anche stavolta, Toby». Chiuse gli occhi, infilando il naso tra i suoi capelli. Gli mancava l’intimità che avevano raggiunto con così tanta fatica, gli mancavano le sue risate, le giornate a lavorare assieme al bar.
     
Toby smise di maltrattare il bucato, lasciando la presa sul legno e portò le mani sulle sue. Gli strinse le dita, e Adam gli baciò il retro del collo.
     
Fece scorrere i palmi sul torace di Toby, scivolando verso i suoi addominali scolpiti. Era dimagrito. Avrebbero dovuto cercare del cibo più sostanzioso di bacche e radici. Infilò le dita sotto il cinturone dei suoi jeans e lo sentì sussultare.
     
Toby si sottrasse al suo abbraccio. «Scusa, Adam. In questa situazione non ce la faccio a pensare al sesso».
     
«Mi stanno venendo i calli alle mani». Avrebbe voluto strappargli un sorriso, ma aveva usato il tono sbagliato. Aveva solo bisogno di essere rassicurato che lo volesse ancora, che tutto il tempo passato a guardare Kevin con Bro non significava niente. Non riusciva a togliersi dalla testa che Toby si fosse pentito di aver scelto lui.
     
Toby respirò a fondo, e Adam sapeva che stava ingoiando una risposta acida. Si inginocchiò davanti a lui, le dita agganciate alla sua cintura. Adam non poté impedire che il sesso gli si irrigisse ancora di più e, non appena Toby gli sbottonò i pantaloni, abbassandoli fino a metà coscia, balzò fuori in piena erezione e già bagnato sulla punta.
     
Toby non alzò nemmeno lo sguardo. Calò su di lui con le labbra aperte, la sua bocca calda lo accolse strappandogli un gemito di piacere, e Adam chiuse gli occhi, godendosi la lingua esperta del suo ragazzo. Gli infilò le dita tra i capelli che stavano crescendo troppo lentamente, gli massaggiò la testa assecondando i suoi movimenti e gli si riversò in bocca più rapidamente di quanto avesse mai fatto.
     
Adam sentì le proprie labbra stendersi in un sorriso beato e, non appena Toby fu di nuovo in piedi, lo spinse contro il tavolo. Lo baciò con trasporto sentendo il sapore del proprio sperma sulla sua lingua. Per un attimo lo trovò confortante. Per un attimo pensò che sarebbe morto pur di salvarlo. Gli portò una mano sull’inguine per ricambiare il favore, ma il pene di Toby era morbido e disinteressato sotto le sue dita.
     
Toby lo spinse indietro con delicatezza, distogliendo lo sguardo prima di incontrare il suo, ma Adam fece in tempo a vedere i suoi occhi infastiditi, forse persino arrabbiati. Lo aveva accontentato solo per toglierselo di torno.

)o(

«Diana?». Kevin chiamò di nuovo, ma la donna non rispose. Non c’era traccia di lei né fuori né in casa: aveva lasciato porta e finestre aperte, come se sapesse di tornare presto e fosse sicura che nessuno sarebbe entrato durante la sua assenza. A Dante’s Cove non c’erano ladri e, anche se ci fossero stati, solo un pazzo avrebbe rubato a casa di un’adepta del Treesom.
     
Non che la gente comune considerasse vere le storie sul Treesom: erano solo folklore, facevano parte delle tradizioni dell’isola. Diana, poi, era solo la donna del negozio di souvenir sulla spiaggia.
     
Sospirando e preparandosi all’attesa, Kevin si guardò attorno. Il giardino recava ancora qualche traccia della tempesta, ma nelle aiuole erano stati piantati nuovi fiori che avevano rimpiazzato quelli strappati, e sulla veranda c’erano un nuovo tavolino e delle nuove sedie di rattan.
     
Si accomodò, godendosi il sole sul viso e socchiuse gli occhi azzurri dietro le lenti scure degli occhiali da sole. Sembrava impossibile che in quel posto fosse scoppiato l’inferno solo poche settimane prima. Nell’unico ospedale della zona c’era ancora qualche ferito, ma per lo più i turisti se ne erano andati.
     
Per lui e Ambrosius, a lungo andare, sarebbe potuto diventare un problema, ma ci avrebbero pensato se e quando si fossero trovati a corto di energia. Di sicuro non avrebbe risolto lì quel problema e non in quel momento: la casa di Diana si trovava in una zona residenziale tranquilla, con la strada in pendenza e mai nessuno in giro. Le palme ombreggiavano il retro della casa e c’era silenzio: era il posto ideale per studiare senza essere disturbati, quindi tolse dallo zaino il libro del Treesom. Se Bro si fosse accorto che l’aveva portato fuori casa, si sarebbe arrabbiato, ma non sarebbe stato un grande problema: Kevin sapeva come condurlo a più miti consigli ogni volta che litigavano.
     
Bro non si tirava mai indietro se gli proponeva di scopare e, quando litigavano, il sesso era anche meglio del solito: la magia fluiva dall’uno all’altro più facilmente, rendendoli più forti, facendoli sentire potenti e invincibili, e Kevin sapeva che era in gran parte merito di quell’energia se riusciva a fare tanti progressi nello studio del libro.
     
Più pagine riusciva a decodificare e più il suo potere cresceva, e più il potere cresceva, più il libro gli svelava nuovi arcani. Le pagine si erano moltiplicate da quando i libri del Sole e della Luna si erano fusi in un unico tomo; non si erano addizionate. C’era magia che poteva essere fatta solo da adepti delle due Case congiunte, come il sigillo che avevano imposto alla prigione delle Ombre, e lui era sicuro che in una di quelle pagine avrebbe trovato il modo per aprire un passaggio verso la Casa delle Ombre e salvare Toby.
     
Aprì il libro dove era arrivato quella mattina, prima che Bro rincasasse coi suoi nuovi acquisti e lo coinvolgesse in un amplesso veloce e inaspettato. Un sorriso gli fece distendere le labbra: Bro poteva sembrare frivolo, ma non lo era affatto. Kevin aveva imparato a proprie spese quanto potesse essere subdolo e calcolatore ma, ciò nonostante, gli piaceva.
     
Solo, non pensava che stesse facendo del suo meglio per ritrovare Toby.
     
Gli mancava Toby. Anche se non stavano più assieme, non riusciva a pensare alla propria vita senza di lui. Con un sorriso nostalgico sulle labbra piene, riportò l’attenzione al libro. I segni sulla carta ingiallita dal tempo si mossero diventando lettere, riga dopo riga, facendosi decifrare e imprimendosi nella sua mente, diventando conoscenza e potere.
     
Non c’era altro modo che proseguire una parola alla volta, non poteva sapere cosa si trovasse nella pagina successiva o nel capitolo successivo: il libro non si lasciava leggere prima che il lettore non fosse pronto. Per questo aveva bisogno dell’aiuto di Diana. Lei aveva insegnato la magia a Bro e lei era stata la custode del libro della Casa del Sole per più di due secoli.
     
Inoltre, il senso di colpa la spingeva a voler salvare Toby e Adam più di quanto Bro non sarebbe mai stato interessato a farlo.
   
Anche Kevin si sentiva in colpa per come erano andate le cose, per come si era lasciato raggirare dalle Ombre, forte di un potere che credeva insuperabile e che lo aveva quasi fatto uccidere. Se Bro e Griff e Grace non avessero unito le loro forze per salvarlo, sarebbe morto quella notte per mano di Diana.
     
Poteva ancora sentire il potere di lei che si abbatteva sul suo corpo… Diana era forte in modo diverso da lui e da Bro. Quella notte aveva imparato la differenza tra un Aspirante e un Avatar e non avrebbe più agito in modo sconsiderato.
     
Voltò pagina e i segni rimasero incomprensibili, niente più di geroglifici che si susseguivano in file orizzontali. Il libro aveva deciso che, per il momento, non poteva apprendere oltre.
     
Stizzito fece per chiudere il volume, ma un piccolo disegno in fondo alla pagina attirò la sua attenzione. Non era la prima volta che vedeva raffigurato lo starflower.

)o(
 

La fonte della luna era roccia viva su cui scorreva acqua cristallina, fresca e pura, ma priva di qualsiasi potere.
     
Lo starflower non era rigermogliato. Le piante distrutte da Michelle mentre era posseduta dallo Ombre erano ormai perdute.
     
Quando Grace arrivò alla fonte, Diana era seduta sul tronco di un albero caduto, nei pressi della fonte, le dita intrecciate in grembo e l’espressione contrita di chi non è in grado di perdonarsi.
    
Non appena Grace entrò nel suo campo visivo, Diana si mise in piedi. Per un istante trattenne il fiato mentre la sorella maggiore si avvicinava con aria battagliera.
     
«Perché mi hai chiesto di vederci qui?». Grace incrociò le braccia sotto il seno, le labbra truccate di rosso mattone corrucciate in un’espressione sdegnosa.
     
«Anche io sono felice di vederti, sorella». Diana sospirò e cercò di non far tremare la voce. «La notte scorsa c’era la luna piena: era il momento migliore per raccogliere lo starflower. Sono venuta fin qui per prenderne un po’, ma…». La sua voce si affievolì mano a mano che lo sguardo si spostava in direzione della fonte. «Non c’è più nemmeno un fiore. Le piante sono state strappate, avvelenate fino alle radici dalle Ombre. Ho purificato la fonte, ma non è servito. Lo starflower è perduto per sempre».
     
Grace non fece una piega. Spostò lo sguardo sulla fonte e le parve quasi di sentire il dolore di Diana, il suo senso di colpa. «E io cosa dovrei farci?»
     
Il volto di Diana parve sciogliersi come cera, rivelando per un istante la sua età. «Senza lo starflower non potremo…».
     
«Lo starflower serve solo a potenziare la nostra Vista. Dovremo diventare più forti!».
     
«Kevin mi ha chiesto di aiutarlo a ritrovare Toby». Diana si lasciò ricadere sul tronco. «Nessuno di noi è abbastanza forte, Grace. Senza lo starflower non troveremo mai quei poveri ragazzi». Si portò una mano tremante alle labbra, gli occhi azzurri si riempirono di lacrime e, in pochi istanti, Grace si trovò ad assistere al triste spettacolo di Diana che singhiozzava.
     
«Forse…». Grace fece una smorfia, alternando un paio di volte il peso da un piede all’altro e distogliendo gli occhi da Diana, rifiutandosi di guardarla in quello stato. «Forse so dove trovare lo starflower».
     
Diana sollevò subito il volto arrossatu su di lei, in attesa che dicesse qualcos’altro.
     
Grase sospirò. «Quel disgustoso… club». Fece una smorfia. «Il The Liar, quel covo di sodomiti. È lì che producono il Saint. Hanno un’intera serra piena di piante di starflower. Una volta me ne hanno dato qualche fiore, stavolta me ne daranno qualche pianta».
     
«Vengo con te!». Diana pareva aver ritrovato di colpo tutte le sue energie a la determinazione necessaria, ma Grace alzò gli occhi al cielo con fare plateale.
     
«Non mi serve il tuo aiuto. E lì le donne non sono propriamente gradite».
     
«E allora come farai?».
     
Grace sorrise in tralice e schioccò le dita. In un istante il suo attillato abito color turchese si trasformò in un’attillata tutina in latex nero con zip sul davanti. Dal cinturone che le segnava il punto vita pendeva una frusta da domatore, e la donna rise nel vedere l’espressione perplessa della sorella.
     
«Quanto sei ingenua, Diana». Le strizzò l’occhio e, puntellando le mani ai fianchi, ondeggiò il busto. «Se voglio qualcosa, io me lo prendo, e non so proprio come Tom o uno dei suoi patetici amichetti potrebbero impedirmelo». Rise, e poi diede la schiena a Diana, procedendo a spasso spedito sul terreno erboso, anche se in realtà i tacchi alti degli stivali che completavano il suo abbigliamento affondavano un po’ troppo nel terreno, impedendole di avere quell’andatura felina e grintosa con cui avrebbe voluto uscire di scena.
 

_______________________________________


Devo dire che non mi aspettavo tanti lettori per questa storia che ho usato un po' come "palestra" per modificare alcune mie abitudini nello scrivere. Non so se si nota e non so se l'effetto sia positivo, ma spero di sì.
     In ogni caso, grazie per avermi seguita in questa nuova avventura! ^^ In particolare, grazie a Fuumashilyss e G RAFFA uwetta per aver anche commentato. ^^
     Se vi va, raggiungetemi sulla mia pagina FB, in cui cercherò di essere più attiva. >.< Davvero! Ci provo! ♥
     Alla settimana prossima! ^^

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dante's Cove / Vai alla pagina dell'autore: Nuel