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Autore: lagertha95    27/01/2020    8 recensioni
Saudade è una parola portoghese che non trova una traduzione in italiano e che rappresenta il nostalgico rimpianto misto a dolcezza e desiderio.
Questa raccolta di drabble percorre in modo disordinato la vita di Alberto e Diana ed è raccontata dalla voce di lei e dà voce a ricordi, sensazioni e attimi di vita vissuta insieme al suo grande amore.
Questa storia partecipa alla Challenge delle Mani indetta dal gruppo Facebook Il Giardino di Efp
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa alla Challenge delle Mani indetta dal gruppo Facebook Il Giardino di Efp
Salve a tutti/e, sono Lagertha e non pubblico quasi mai originali, però questa challenge mi ha fatto venire un sacco di idee originali e quindi ho detto "perchè no?"
Eccomi qui, quindi, a ringraziare chiunque leggerà e a lasciarvi, appunto, alla lettura della prima parte.
Lagertha

 

I. Schiaffo
 

Prompt 1 – uno schiaffo

Il rumore dello schiaffo risuonò chiaro nella stanza vuota della casa rossa di via Pessoa.
Alberto si teneva la guancia e tra le dita vidi scorrere un rivolo di sangue.
Mi guardai la mano: non avevo tolto gli anelli, la fede e il solitario brillavano maligni all’anulare sinistro.
Con la mano colpevole mi coprii la bocca, gli occhi mi si riempirono di lacrime.
La mano destra scattò per un attimo, cercandolo, ma si ritrasse nel vedere i suoi occhi pieni di odio e furore.
Nessuno disse niente, ci limitammo a guardarci finché il sole calò e non ci restò altro da fare che andare a dormire.

[106]


 

II. Distanti
 

Prompt 2 – mani che si cercano senza mai trovarsi

Erano passati giorni da quel litigio culminato con lo schiaffo, i cui segni ancora Alberto portava sulla guancia.
Dormivamo insieme, non avevamo altra scelta, ma non ci toccavamo.
Io distesa sul fianco destro dal lato sinistro del letto, lui al contrario.
Intere notti a darci le spalle, impegnati a mantenere il silenzio, a non cedere al desiderio di chiedere scusa.
Eppure le nostre mani – inanellate e morbide le mie, callose e ruvide le sue – le ritrovavamo vicine, non a contatto, come se durante la notte si fossero cercate e poi, trovatesi, si fossero ritratte, neanche loro ancora pronte a chiedersi scusa.

[103]


 

III. Normalità
 

Prompt 3 – schiocco di dita

Come qualche settimana prima il silenzio era stato rotto dallo schiaffo, così questa volta fu uno schiocco di dita a farlo.
“Diamine, che idiota!”
Alberto faceva così ogni volta che si scervellava su una definizione di un cruciverba.
Le mani callose, da meccanico, sempre sporche di olio, sbattevano di palmo sul tavolo in legno e poi lui schioccava le dita.
Non rideva quasi mai, ma impugnava stretto il lapis e si precipitava a riempire e caselle vuote.
Mi piaceva guardarlo mentre faceva le parole crociate, le mani mai ferme, le dita sempre sporche.
Era delle sue mani che mi ero innamorata.

[101]

 


IV. Ritornare
 

Prompt 4 – carezza

Mi colse di sorpresa, in mezzo alla notte, la carezza sulla guancia.
Aprii gli occhi, ma non mi mossi, godendomi la sensazione di calore che mi era così tanto mancata.
“Mi dispiace.” sussurrò Alberto, continuando a carezzarmi il viso, mentre io sentivo le lacrime premere per uscire.
Quella ruvidezza, quel peso…dio, era solo una settimana che non sentivo le sue mani sul mio corpo eppure ne sentivo la mancanza come fossero mesi.
Lasciai che i suoi polpastrelli abituati a maneggiare chiavi inglesi e cacciaviti percorressero le curve morbide del mio corpo, fino a trovare la mia mano e stringerla.
“So che sei sveglia. Scusa. Ti amo.”
Sorrisi.

[107]

 


V. Convinzioni errate
 

Prompt 5 – segno particolare sulla mano

Quella voglia tra pollice e indice lo aveva sempre fatto ridere.
“Ha la forma di un culo!” diceva sempre, sfiorando quella pelle caffellatte con le dita, stringendomi poi la mano.
Mia madre che mi aveva sempre detto che era una bella voglia a cuoricino, che sulla manina bianca di una bambina era bellissima.
Poi era arrivato lui e aveva distrutto venticinque anni di convinzioni.
Così alla fine ero passata da avere il cuore ad averci il culo, disegnato sulla mano.

[80]

   
 
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