Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |       
Autore: GladiaDelmarre    27/01/2020    21 recensioni
Destrutturazione di un demone in una notte piena di stelle.
Ricostruzione di un angelo sull'orlo della fine del mondo.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sense of Life '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pensieri di Crowley in una notte stellata
 
Ha aspettato che la luna sorgesse, che si vedessero le prime stelle.
Ha aspettato in silenzio, su una cengia erbosa di un crinale.

Quasi non ci sono rumori, e Crowley può ascoltare il suo stesso respiro, leggero in una tersa notte di settembre.

Può ascoltare, se fa attenzione, perfino il battito del suo cuore. A volte pensa che il corpo umano sia uno strumento stupido e ne farebbe volentieri a meno: soprattutto di quel cuore, un organo scomodo, che nel tempo ha capito avere ritmi diversi, musiche diverse in reazione al mondo esterno. In reazione a chi incontra.
 


Sono stato un angelo pessimo.

Ancor peggio come demone. Sì, a volte ho svolto il mio “lavoro”. A volte mi sono anche divertito a farlo.


Ma nessun demone, sono pronto a giurarlo, ha vissuto la mia stessa esperienza. Qual è la mia punizione per questo? In quale dei gironi dovrei alloggiare?

Forse il secondo, insieme ai lussuriosi. Ma noi siamo esseri fatti di passioni. Forse il settimo, insieme ai sodomiti. Ma il sesso degli angeli conta forse qualcosa? O quello dei demoni?

No, forse dovrei incatenarmi nel nono. Essere bloccato nel ghiaccio insieme ai traditori e ai fraudolenti. Nei miei desideri ho insidiato la tua purezza centinaia di volte. Tu ti fidi di me. Non so perché. Ma ti tradirei, lo farei mille volte pur di averti. Tradirei l’inferno intero, se solo mi volessi.

 
Ma forse la mia punizione è questa: quella di viverti accanto.


Incontrarti in mezzo alla folla, in una festa inaspettata. Incontrarti in un teatro, quando mi investi con uno dei tuoi sorrisi intrisi di benevolenza. Incontrarti sulla cima di un colle in un luogo caldo, al tramonto, mentre ti nascondi per sentirmi suonare la lira. Incontrarti ovunque, senza che ce ne sia una ragione, perché sono diventati gli unici momenti che valgano la pena di essere vissuti.


Ti ho visto chino su enormi tomi che non comprendo, né mi interessano. Ti ho spiato quando sei concentrato nella lettura, e aggrotti le sopracciglia in un moto di curiosità.

Ho imparato a conoscere il suono delle tue risate, che a volte risuonano come una cascata di monete su un pavimento di marmo. Argentine, spontanee. Ti faccio ridere e sorridere. Anche se non vuoi ammetterlo, e spesso ti ricomponi con quell’aria da educanda.

Ho sorriso insieme a te, quando dentro di me urlavo di desiderio di prendere la tua bocca e succhiarne via le labbra. Ho urlato, dopo. Affogando il desiderio tra braccia che non sono le tue. Oppure da solo, venendo nel mio stesso pugno, mentre soffoco il tuo nome nei singhiozzi. Orgasmi che riverberano in me, senza raggiungerti mai, nelle ossa e nel cranio e nei denti.


La mia punizione è quella di desiderarti così, senza poterti avere.


Mi accontento di avanzi, anche se sono affamato come i corvi. E come loro, prego per un tozzo di pane. Sarò felice di prendere uno dei tuoi sorrisi e sfamarmene quando non posso vederti. Lo terrò da parte, cibo inesauribile per un’anima che non è degna di essere nella tua ombra. Vuoi darmi solo uno sguardo di riprovazione forse. Lo terrò comunque con me.


Conservo la sensazione sulla pelle delle poche volte in cui mi hai toccato. Sconvolgente più di ogni orgasmo io abbia mai provato.
 


Crowley stringe per un attimo le mani sulle spalle e china il capo. La luce delle stelle è troppo fioca per rendere giustizia ai suoi riccioli, quasi del tutto privi di colore nella notte. Gli coprono il viso, per un attimo, finché non torna a guardare davanti a sé.
 


Di cosa hai bisogno, angelo?

Vuoi ancora che la gente ami Amleto? Lo amano, e lo ameranno, così come tutte le altre opere lugubri e tristi di Shakespeare. Non te l’ho detto, ma ho dato una spinta anche a quelle. L’ho fatto per il modo in cui hai alzato le sopracciglia, quel giorno, socchiudendo le labbra.

Vuoi che ti offra il mio cuore? Lo strapperei dal petto, squarciando questa inutile cassa toracica, fatta di ossa spezzate dai sospiri. Eccolo, è tuo.
Non hai che da chiedere.


Vuoi che io ti stia accanto senza toccarti mai? Accetterei anche quello. Potrei vivere in eterno nell’attesa del sorriso che a volte ti stira gli angoli della bocca, scoprendo i denti e facendo nascere pieghe sottili intorno agli occhi.
Non mi capacito di come possano racchiudere al loro interno il luccichio delle stelle e della luna sul mare. Come puoi averli strappati al cielo stesso, cobalto tra le nubi?


Potrei farti godere, essere tuo. Ringrazierei solo per il fatto che tu possa desiderarmi, anche senza essere mai soddisfatto. Nei miei desideri scuri di passione, ti spoglio pezzo per pezzo, fino a vedere dentro la tua anima.
Mi perdo nella luce, passo la lingua sulla tua pelle e sento il tuo sapore nella bocca.
Sogno di leccare le mie dita dopo essere stato dentro di te, perché solo il pensiero di una parte di me dentro di te è qualcosa che mi sconvolge. Come se potessi di nuovo far parte di qualcosa di divino.

 


Crowley singhiozza.

Non piange. È un lamento che gli sgorga dalla gola, irrefrenabile. Il lamento di centinaia di anni e di centinaia di vite, di centinaia di cuori offerti in sacrificio.

Crowley ha un insetto nero e fremente al centro del petto. Vibra le sue placche chitinose, e come le cicale in estate frinisce in un canto senza fine. A volte è così forte da assordarlo. Come può Aziraphale non sentirlo? Come può un essere fatto per amare a non ascoltare il canto del suo cuore?


Forse il suo non è vero amore. Forse è solo lussuria e desiderio.


Ma si chiede perché gli basterebbe allora una delle briciole che Aziraphale lascia sul suo cammino, mentre sfama le papere o gli usignoli, che a Londra cantano ogni tanto, inascoltati da quasi chiunque.
 


Un angelo patetico, un demone ancora più patetico.
Finché mi sarà possibile. Fino alla fine del mondo.
 


Crowley indurisce lo sguardo e stringe la mascella quando la bocca si piega per un attimo con gli angoli verso il basso. Inghiotte un ultimo breve respiro risucchiandolo tra i denti.


La notte sta finendo.

 
   
 
Leggi le 21 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: GladiaDelmarre