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Autore: Bri2k04    28/01/2020    0 recensioni
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Storie contenute nella raccolta:
- Veritaserum
Dalla prima one-shot:
"Sirius", mormorò una voce, spezzando il silenzio.
Remus mugugnò qualcosa e socchiuse gli occhi quel tanto da permettergli di vedere una figura maschile che faceva capolino fra le tende. Sbadigliò. "È il tuo nome", osservò, come se stesse parlando come un idiota.
La figura sorrise nell'ombra. "Sirius", ripeté piano. "Il nome di ieri sera. Sirius".
Improvvisamente Remus fu sveglio, ed allarmato guardò l'amico. "C-come, scusa?", balbettò.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dove Remus non ha ancora detto ai suoi amici di essere un lupo mannaro, Sirius è un Animagus ed entrambi hanno decisamente troppi segreti nei confronti dei loro migliori amici

Quel mese Remus non era riuscito ad andare ad Hogsmeade per una terribile influenza che lo avrebbe costretto a letto per quantomeno un'altra settimana - o almeno questo era ciò che aveva raccontato ai suoi tre più cari amici

Quel mese Remus non era riuscito ad andare ad Hogsmeade per una terribile influenza che lo avrebbe costretto a letto per quantomeno un'altra settimana - o almeno questo era ciò che aveva raccontato ai suoi tre più cari amici. Non è che non si fidasse di loro, ma... beh, il problema era che si trattava delle tre persone a lui più vicine. James, Peter e Sirius - soprattutto Sirius - costituivano la sua famiglia, e perderli avrebbe significato perdere tutto ciò a cui tenesse.

"Sei uno stupido idiota, ti accetteranno in ogni caso", lo aveva rimproverato bonariamente Sirius una volta.

Remus aveva scrollato le spalle e si era stretto forte a lui, in cerca di conforto. "Glielo dirò", aveva promesso.

Sirius aveva sorriso e gli aveva accarezzato teneramente i capelli. "Come gli diremo di noi due, immagino", aveva scherzato.

In quel momento Remus aveva ridacchiato, ma in fondo sentiva che il suo migliore amico - il suo ragazzo - aveva ragione. Non avrebbe mai avuto il coraggio di dire nulla a nessuno, perché semplicemente lui, da solo, non ci sapeva stare, e rivelare i suoi segreti sarebbe stato come firmare una condanna per la solitudine a vita.

Sospirò nuovamente, guardando fuori dalla finestra del suo dormitorio e stringendosi sotto le coperte. Si sentiva debole, ed avvertiva la mancanza fisica di qualcuno che lo stringesse fra le sue braccia in modo tale da riscaldargli, prima ancora che il corpo, l'anima. Tremò ancora, e con il pensiero andò ai suoi migliori amici, che di certo si stavano divertendo un mondo, senza alcuna preoccupazione per il loro amico malato.

Si rese conto in quel momento che, senza i Malandrini, non sarebbe stato niente, e sentì come una fitta al petto nel capire che rivelare la sua natura sarebbe stato come privarsi non solo di un gruppo di appartenenza, ma anche e soprattutto di un pezzo di sé. Era per questo che aveva paura: se i Malandrini non lo avessero accettato, se quella che era diventata la sua famiglia non lo avesse accettato, cosa ne sarebbe stato di lui?

Furono questi i pensieri che lo accompagnarono fino a quando, con gli occhi pesanti, il mal di testa e la debolezza che si faceva sempre più strada dentro di lui, appoggiò il capo contro la parete e si addormentò a causa della stanchezza. Chiunque lo avesse visto in quel momento lo avrebbe ricondotto ad un bambino, nonostante i suoi sedici anni e le sue cicatrici che gli percorrevano tutto il corpo.

I pensieri di Remus erano corretti, almeno in parte, e non perché i suoi amici fossero completamente indifferenti nei suoi confronti, ma semplicemente perché la sua aria malaticcia era stata una costante talmente presente nella sua vita che tutti ...

I pensieri di Remus erano corretti, almeno in parte, e non perché i suoi amici fossero completamente indifferenti nei suoi confronti, ma semplicemente perché la sua aria malaticcia era stata una costante talmente presente nella sua vita che tutti gli altri Malandrini l'avevano accettata senza domande, ed avevano imparato ad evitare di porne, in modo tale da non fare pesare quei suoi problemi di salute al diretto interessato.

Lo facevano con intenti nobilissimi, e in tutta sincerità Remus non ne era affatto offeso, in quanto era stato precisamente lui a definirsi debole di costituzione, con un sistema immunitario non ben sviluppato. Non gliene faceva una colpa, insomma, non Remus, non il ragazzo che perdonava chiunque per qualsiasi cosa.

Era Sirius quello che, invece, si stava preoccupando a livelli indefinibili per il ragazzo. Desiderava restare con Remus al castello, per tenergli compagnia, ma l'altro aveva ribattuto con un sorriso ed un: "Ho seriamente la febbre, questa non è solo stanchezza post trasformazione", e nemmeno la sua supplica di rimanere al suo fianco perlomeno come cane era stata bene accolta. "Sono veramente contento che tu voglia stare con me", aveva mormorato Remus, con gli occhi socchiusi per il malessere, "ma preferirei che tu andassi a divertirti con i ragazzi. Non facciamo molte gite ad Hogsmeade, e non ve la potete perdere", aveva concluso.

Quando, poi, Sirius si era chinato sul suo corpo per dargli almeno un bacio sulle labbra, Remus aveva mugugnato, contrariato. "Divertiti anche per me", gli aveva sussurrato, completamente senza forze, senza nemmeno provare a dirgli che, nella maggior parte dei casi, i germi si trasmettono proprio attraverso la saliva, sostanza che - guarda caso - entra in contatto con un altro corpo tramite contatti come i baci. Ma Remus non si sarebbe mai lamentato di un bacio di Sirius, ed aveva semplicemente sorriso, guardandolo uscire dal dormitorio per andare con gli altri ragazzi.

Sirius si sfiorò lentamente le labbra, ricordando quel dolce contatto che si erano scambiati lui e Remus prima di doversi staccare a causa dell'entrata di James e Peter, che fortunatamente non avevano visto nulla. Sospirò, annuendo svogliatamente alle parole di James, che stava intessendo le lodi di Lily, probabilmente.

"Mi stai almeno ascoltando, Sir?", chiese tutto ad un tratto James, interrompendo il suo sproloquio.

L'espressione pensierosa e sulle nuvole di Sirius sarebbe bastata come risposta, ma almeno lui provò a fingere che gli importasse qualcosa. "Certo, Lily è così bella e tu non hai speranze e-"

"Ti ha chiesto che ragazza stai puntando in questo periodo, in realtà. È da un po' che non stai con nessuna", lo contraddisse candidamente Peter, seguito da un James che roteò, stizzito, gli occhi.

"Oh", mormorò semplicemente Sirius, arrossendo leggermente per non avere palesemente ascoltato l'amico. "Beh, ecco, io...", balbettò, in imbarazzo. Cercò di trovare una risposta quantomeno sincera, o che almeno avrebbe distolto James dalle sue preoccupazioni, ma infine sospirò, dicendo: "Io... penso di averla trovata, la ragazza giusta per me", continuò, alzando gli occhi su di lui, sperando di stare facendo la cosa giusta.

Lui e Remus ne avevano parlato spesso, ed avevano stabilito che, se non fosse stato per Sirius, la loro relazione sarebbe stata pubblica già da tempo. Il problema che frenava Sirius era banale e, a tratti, anche infantile: il Purosangue temeva che i suoi amici avrebbero deriso se stesso ed il suo ragazzo, e sapeva per certo che non avrebbe sopportato anche gli insulti da parte loro, non dopo quelli che aveva ricevuto dalla sua famiglia.

James gli sorrise affettuosamente, e si avvicinò a lui, dandogli un buffetto sulla guancia. "Vuoi dirmi che Sirius-sono-un-figo-Black ha trovato una ragazza che lo sopporti?", chiese, dolcemente.

Sirius scrollò le spalle, lieto che l'amico non gli avesse chiesto il suo nome. Sorrise di rimando, e poi gli strizzò un occhio, cercando di obbedire a Remus, che gli aveva deliberatamente chiesto di non pensare alla sua assenza, almeno quel giorno. "Andiamo a Mielandia, che ne dite? Rem ci ucciderà, se non gli portiamo almeno un pezzo di cioccolato", propose, gioviale.

Peter fu il primo ad annuire, pensando già a tutte le leccornie che avrebbe potuto comprare e portarsi in dormitorio. Anche James, dopo uno sguardo curioso a Sirius, accettò, promettendosi di chiarire un volta per tutte l'espressione pensierosa e quasi colpevole del suo migliore amico, che sembrava indicare quasi un segreto mai rivelato che gli stava opprimendo il cuore e che premeva per uscire fuori.

Camminarono in silenzio fino alla bottega di dolciumi, silenzio spezzato solo e raramente da domande di Peter che tentavano di fare uscire Sirius e James da quel momento di solitudine. James, per un po', gli diede corda, scherzando con lui e divertendosi ad additare belle ragazze da affibbiare a Peter e a Remus, ma la quiete di Sirius lo impensieriva.

Solitamente era proprio il nobile della casata dei Black che iniziava quel gioco, il "Gioco Dei Malandrini", come lo chiamavano loro, che consisteva nell'adocchiare possibili pretendenti per Remus, Peter e Sirius ed organizzargli un appuntamento. Quella chiusura faceva pensare a James che qualcosa non andasse tra lui e quella nuova e misteriosa ragazza, ma quando provò a chiederglielo Sirius guardò da un'altra parte, senza nemmeno sorridere.

Sì, James doveva parlargli, doveva decisamente parlargli. Mai Sirius Black aveva evitato una sua occhiata fino a quel momento, ed era strano.

Arrivarono in fretta di fronte alla porta di Mielandia, e a James Potter non sfuggì il sospiro sollevato che emise Sirius quando entrarono. Il profumo di tutti quei dolci li invase, e ben presto ogni preoccupazione svanì tra gli infiniti scaffali di Cioccorane, di Gelatine Tuttigusti +1 e di qualsiasi altra caramella potesse avere spazio nell'immaginazione dei ragazzi.

Il primo a separarsi dagli altri fu Peter, che una volta vista una affascinante Tassorosso del quinto anno guardare con curiosità dei dolcetti esplosivi decise di attaccare bottone con lei, probabilmente con la speranza che l'interesse che sembrava rivolgere ai dolci potesse riflettersi anche su di lui.

James si morse un labbro vedendo Sirius pensieroso e senza il suo solito ghigno malandrino sul viso, e fu tentato dall'appoggiargli una mano sulla spalla per chiedergli che cosa non andasse.

Eppure si trattenne, perché all'improvviso una conosciuta chioma rossa si stagliò davanti a loro, ed al posto di chiamare Sirius per portarlo in un posto appartato e chiedergli cosa non andasse gli diede una gomitata sul fianco, chiamandolo con impazienza.

Sirius roteò gli occhi, sbuffando leggermente a causa della distrazione dai pensieri su Remus. Stava facendo scorrere il suo sguardo per gli scaffali del negozio, alla ricerca di qualcosa che risollevasse l'umore del fidanzato, ma James sembrava inarrestabile, e desiderava ardentemente l'attenzione di Sirius.

"Cosa cazzo succede, James, si può sapere?", sbottò Sirius, guardando storto l'amico.

Quest'ultimo gli fece un cenno della testa nella direzione della rossa, e sulle labbra di Black si dipinse un sorrisetto - che fosse di felicità per James o di sollievo perché si sarebbe liberato di lui non fu dato saperlo. "Lily", sussurrò solamente, con tono sognante.

Sirius scrollò la testa e gli diede una pacca sulla spalla, solidalmente. "Vai, prima che arrivi Mocciosus", lo incoraggiò.

James lo guardò, tentennando un po'. "Sir, tu... stai bene? Non vorrei lasciarti qua, da solo, a deprimerti, e-", iniziò, preoccupato.

Sirius fece un gesto noncurante con la mano e scosse il capo. "James, sono serio. In questo momento, io sto semplicemente pensando a...", gli rispose, interrompendosi con un dubbio immenso nella testa. Che dovesse dirglielo? "...ad una persona. Stare da solo mi farà solo bene, fidati di me", spiegò, sperando di avere fatto la scelta giusta.

All'ennesimo sguardo pieno di preoccupazione dell'amico sfoggiò un ghigno malizioso e strizzò un'occhio. "Vai dalla Evans, sembra triste e sola, laggiù", esclamò, incoraggiandolo con lo sguardo a seguire il suo consiglio.

James gli lanciò un'altra occhiata e poi alzò le spalle, seguendo il suo suggerimento. Conosceva Sirius Orion Black, e sapeva per certo che, se non voleva, non gli avrebbe detto nulla. Tanto valeva approfittare per parlare un po' con Lily, che ultimamente sembrava nutrire un interesse verso di lui, un interesse diverso da quello precedente, il quale era più che altro incentrato sul tenersi James il più lontano possibile da lei.

Il rampollo della famiglia Black lo guardò allontanarsi, e quando lo vide attaccare bottone sospirò di sollievo, vedendosi tornato il diritto di rimanere solo con i propri pensieri.

Gli passò per la testa di uscire da Mielandia, trasformarsi in cane lontano da occhi indiscreti e trotterellare fino ad Hogwarts, e lo avrebbe fatto se il suo sguardo non fosse caduto sugli scaffali pieni di dolci del locale. Fece un sorrisetto nel vedere delle tavolette di cioccolato, perché subito gli venne in mente Remus, che con un'espressione imbarazzata scrollava le spalle, schiudeva le labbra e pronunciava un timido ti amo ogni volta che si trovavano da soli.

Gli si scaldò il cuore, e pensò che, in fin dei conti, poteva rimanere ancora un po' a Mielandia, giusto il tempo per guardarsi in giro e comprare per Remus dei dolci che di certo avrebbe apprezzato. Chissà, pensò, magari gli solleveranno il morale, e non gli faranno pensare alla licantropia.

Fece un sorriso e si ravvivò i capelli, camminando con il suo passo elegante lungo gli scaffali, dando di tanto in tanto uno sguardo agli oggetti messi in mostra. Le Gelatine Tuttigusti +1 sono decisamente da escludere, si disse, Remus le riterrà troppo... banali.

In realtà non era quella la principale preoccupazione di Sirius, perché sapeva perfettamente che Remus non gli avrebbe mai detto nulla che lo potesse ferire, ma per una volta voleva portare al suo ragazzo qualcosa di romantico, qualcosa un po' più da Felpato e un po' meno da Sirius. Un regalo pensato, un regalo che, appena visto, avrebbe ricordato a Remus la loro storia, o avrebbe rammentato a Sirius un particolare di Remus tale da fargli scaldare il cuore.

Camminò svogliatamente per tutto il negozio, girando in lungo ed in largo ogni piccolo angolo dell'immenso locale, mentre pensava a ciò che sarebbe piaciuto al licantropo. Remus era dolce, timido, aveva un cuore d'oro ed era un ragazzo eccezionale: non si meritava un regalo banale e senza significato.

La mente di Sirius tornò rapidamente indietro nel tempo, quando, per la prima volta, lui e Remus avevano dormito insieme, ed improvvisamente gli venne un'idea.

Si diresse a passi decisi verso la cassa, dove fortunatamente non c'era molta fila e, soprattutto, dove lavorava sua cugina Bellatrix, che ai tempi non era ancora una pazza assassina e che aveva un tremendo debole per il cugino.

Le lanciò una lunga occhiata, e la riccia borbottò qualcosa, leggendo in quello sguardo una muta richiesta di aiuto. Dopo avere chiesto scusa alla donna che lavorava là, si avvicinò a Sirius e gli rivolse uno sguardo di ghiaccio. "Cosa vuoi, cuginetto diseredato?", gli chiese, acida.

Ok, probabilmente ciò che provava Bellatrix nei confronti di Sirius era diverso da affetto, a comunque non lo aveva completamente ignorato, e questa era una cosa buona. Di solito chiunque provasse a chiedere un favore a quella ragazza si ritrovava rapidamente per terra a causa di una Fattura Stendente.

Sirius si impegnò a fare il più innocente dei sorrisi che aveva nel suo repertorio e sbatté le ciglia con sguardo languido. "Non mi indicheresti per caso dove potrei trovare dei marshmallow, Bell?"

Bellatrix assottigliò gli occhi a quel nomignolo, ma lasciò correre, facendo uno sbuffo contrariato e scocciato. "Va bene, va bene, seguimi...", borbottò, roteando gli occhi.

Iniziò a camminare verso un posto del locale non molto visitato e che Sirius non aveva notato prima, ed il ragazzo la seguì, curioso, domandandosi cosa ci fosse in quegli scaffali che non interessasse alla gente. Non sembrava essere nulla di diverso dal resto del negozio: dolciumi ovunque, cartellini con il prezzo affissi al legno degli scaffali con incantesimi di adesione permanente, profumo di zucchero e cioccolato, legno e vetro che si mescolavano per creare un'atmosfera caratteristica di Mielandia, come in ogni altro angolo là dentro.

Bellatrix si fermò all'improvviso e si girò verso Sirius con un'espressione a metà fra il disgusto e la curiosità. "Black", iniziò, con un tono quasi schifato, come se non fosse parte della sua stessa famiglia, "...o forse non meriti più nemmeno questo cognome, che ne dici?", aggiunse poi, malvagia.

Il cugino roteò gli occhi, abituato a questo tipo di frasi da parte della ragazza, e sbuffò. "Non vedo nessun onore nell'appartenere ad una famiglia del genere, Bell, dovresti saperlo ormai", spiegò, calmo, chiedendosi quanto lei stesse scherzando e quanto, invece, sperasse seriamente di ferirlo con quelle parole.

La riccia scrollò le spalle, con un gesto noncurante ma comunque elegante e quasi raffinato, e poi indicò tutto intorno a sé, mostrando a Sirius gli scaffali pieni di marshmallow di qualsiasi taglia, grandezza e dimensione. "Non capisco, comunque, perché tu ti ostini a cercare cose come queste. Sono dolci babbani, non vedo perché tu debba provare anche solo una piccola attrazione per caramelle del genere", commentò.

Sirius fece uno sguardo enigmatico e le scompigliò scherzosamente i capelli - gesto che Bellatrix odiava con tutti il cuore -, provocando nella ragazza un ringhio basso, ma anche una smorfia sul viso che a lui ricordò molto l'ombra di un sorriso. "Sono più giovane di te, Bell, ma a volte sembro sapere molte più cose io rispetto a te", la prese in giro.

Bellatrix lo guardò di sbieco. "Guarda che gli amici mi chiamano Bella, non Bell", lo riprese, con il suo tono quasi lamentoso ma allo stesso tempo un po' adulatorio, come se seriamente ammirasse - ed invidiasse - Sirius per il suo coraggio di andarsene di casa.

Lui ammiccò. "Ma io non sono un tuo amico, Bell. Io sono Sirius, nulla di più, nulla di meno", replicò, zittendola. "Ed ora, se permetti, devo scegliere il regalo per il mio ragazzo", aggiunse con nonchalance.

La ragazza nascose alla bell'e meglio un sorriso, e si sforzò di mostrarsi annoiata, senza fare vedere il fatto che fosse contenta di sapere ciò che, probabilmente, nemmeno gli amici più intimi di Sirius sapevano. "Oh, certo, mi ero dimenticata che ora sei gay...", mormorò, scherzosa, pensando a quanto quella notizia l'avesse fatta sentire importante, mesi prima.

Il moro le diede un buffetti sulla guancia e poi la sorpassò, dandole le spalle per potere guardare i dolci babbani che Mielandia offriva. "Lo faccio...", iniziò, mettendosi in punta di piedi per potere guardare anche sugli scaffali più in alto. "...solo per lui", sbuffò poi, tornando con i piedi per terra - letteralmente -, una volta dopo essersi reso conto che no, nemmeno là dietro c'era qualcosa che lo interessasse.

Bellatrix si appoggiò con una spalla contro una delle poche pareti libere dell'intero locale e lo guardò, scettica, con le braccia incrociate al petto. "Non c'è alcun dubbio che tu lo faccia per il tuo bel mezzosangue, Siry, " - e nell'epiteto mezzosangue non c'era alcuna traccia di disgusto, si rese conto con piacere Sirius - "ma mi chiedo solo perché tu non possa semplicemente fare un incantesimo ad una lettera romantica e spedirgliela, dato che ora non ti vuole fra i piedi".

Il cugino si girò verso di lei e le puntò un dito contro, aggressivo. "Lui mi vuole fra i piedi, Bell", disse prima di girarsi nuovamente per cercare qualcosa tra quei barattoli di vetro. "È solo che è malato, e non sa cosa dice, vaneggia quando afferma che devo stare lontano da lui."

La ragazza riccia nascose un altro sorrisetto ed una risata quando vide Sirius ciondolare su uno sgabello sbilenco, in equilibrio solo su di un piede, per arivare il più in alto possibile. "O magari ha solo più riguardo per te rispetto a quanto tu abbia per te stesso", borbottò, staccandosi dal muro ed agitando la bacchetta per aria, in modo tale da impedire al cugino di cadere. "Dai, idiota, ti aiuto io a trovare il regalo perfetto per il tuo bello", propose, guardando scettica il ragazzo che levità a per aria, lontano dal pavimento solo grazie al suo Wingardium Leviosa lanciato due secondi prima.

Sirius la abbracciò di slancio, e finalmente Bellatrix si lasciò andare ad un sorriso affettuoso nel vedersi accettata - e forse persino amata - da un membro della sua austera famiglia.

Sirius la abbracciò di slancio, e finalmente Bellatrix si lasciò andare ad un sorriso affettuoso nel vedersi accettata - e forse persino amata - da un membro della sua austera famiglia

Remus stava ancora dormendo quando un cane nero entrò di soppiatto nel dormitorio e si fermò per sedersi a terra e guardarlo. L'animale inclinò la testa da un lato, e lasciò cadere l'oggetto ben impacchettato che teneva tra le fauci, provocando un soffice e dolce rumore che solo le orecchie del cane sentirono.

Con un uggiolio il cane nero camminò fino ai piedi del letto, e sembrò riflettere per un momento su ciò che si sarebbe apprestato a fare. Nella mente di quel grande animale, con il pelo lungo, arruffato e dal colore nero come una notte limpida e senza stelle, parve passare un'idea che prima non lo aveva minimamente toccato, e scodinzolando la bestia si avvicinò al materasso. Balzò sul letto, guardò intensamente il viso addormentato di Remus, quasi beandosi di quei lineamenti fanciulleschi, e poi si acciambellò al suo fianco, accomodando il muso sulle zampe posteriori.

Continuò a guardare il ragazzo addormentato, avvicinando piano piano il naso alla fronte di Remus, per posargli un leggero bacio sul capo, in segno di conforto. Poi chiuse gli occhi, e si addormentò, con l'umido naso a contatto con la scottante fronte del Grifondoro.

Venne svegliato qualche minuto dopo da un bisbiglio ed una mano che lo accarezzava teneramente fra le orecchie. "Sir, sei un idiota, lasciatelo dire", borbottò una voce a lui tanto familiare, una voce che subito il cane ricondusse al ragazzo che amava.

Gli occhi dell'animale si aprirono di scatto, e la sua coda scodinzolò, rivelando un umore decisamente felice da parte di quello che a chiunque altro all'infuori di Remus John Lupin sarebbe apparso solo come un comune e gigantesco cane. Nello sguardo dell'animale - di Sirius - spuntò una scintilla di divertimento e di gioia, e subito saltò addosso al ragazzo che poco prima stava dormendo.

Il suo muso si strofinò contro il petto di Remus, e fece quasi le fusa quando sentì il vibrare dello stomaco del ragazzo insieme al suo sorriso che gli indicava che stava ridendo. "Sir, Sir, per favore, smettila!", ridacchiò Remus, spingendo con le mani contro le zampe del cane in modo tale da allontanarlo.

L'animale diede ancora una leccata alla faccia del ragazzo, facendogli emettere uno sbuffo stanco ma allo stesso tempo divertito, prima che il suo corpo si trasformasse completamente. Le zampe si allungarono, il pelo diminuì di colore e di numero, il muso si accorciò ed i denti diventarono meno affilati. L'unica cosa che rimase invariata fu il suo sguardo, insieme ai suoi occhi grigi ed espressivi.

"Sirius...", lo richiamò nuovamente Remus, a pochi centimetri dalle sue labbra, ritrovandosi il petto nudo del giovane sopra di lui ed il cane - ormai trasformato in ragazzo - spalmato sul suo corpo. "Era necessario lo stile sono figo, ne sono consapevole e perciò mi presento senza vestiti?", chiese, roteando gli occhi.

Gli occhi di Sirius brillarono di divertimento, e le labbra del Purosangue si posarono dolcemente sul naso di Remus. "Non sono nudo, sono solo senza maglietta", precisò, senza togliersi da quella posizione che, per quanto potesse sembrare scomoda, gli permetteva di godersi pienamente ogni sfaccettatura del viso del suo ragazzo. "Mi trovi figo, allora?", gli domandò poi, sorridendo.

L'altro roteò gli occhi e gli diede uno spintone, togliendolo da sopra di sé. "Soltanto carino", affermò, nascondendo un sorriso.

Sirius finse di essere offeso, ma tra quel tentativo fallito e lo spintone di Remus perse l'equilibrio già precario che aveva, e dopo un attimo di stallo nel quale rimase sul limite del letto quasi per miracolo capitombolò giù, finendo con uno schianto per terra. "Sei uno stronzo senz'anima", borbottò, mugugnando con la testa contro il pavimento.

Sul volto di Remus si dipinse un'espressione preoccupata, e subito il ragazzo fu al suo fianco, gettandosi di lato le coperte che fino a poco prima lo ricoprivano ed inginocchiandosi vicino al ragazzo. "Stai... bene?", chiese, preoccupato.

"Io sì, il mio onore un po' meno", mugugnò Sirius, guardandolo.

Remus sorrise e gli diede uno schiaffetto sulla spalla nel vederlo in quella posizione. Poi si chinò al suo fianco e gli scostò i capelli da davanti al viso, posando un soffice bacio sulle labbra carnose di Sirius. "Sei sempre bellissimo, Sir", confessò, diventando rosso per l'imbarazzo. Poi chiuse gli occhi. "Ma non dovresti essere qua, lo sai", continuò, grattandosi la testa.

Sirius si mise a sedere e gli diede una carezza sulla guancia. "Non mi importa di potermi ammalare. Ho provato ad andare a Mielandia con gli altri, seriamente, ma...", iniziò, guardandolo negli occhi. "Sentivo la tua mancanza".

Il bacio che si scambiarono in quel momento fu più intenso e più pieno, contenne tutto ciò che i due ragazzi non si erano mai detti in modi diversi da quello fisico. Sirius portò le mani dietro alla nuca di Remus, e quest'ultimo cercò con affettò le labbra dell'altro, incurante della febbre, incurante della sua debolezza, incurante di tutto quanto non fosse Sirius. Il fiato del mezzosangue si mescolò con quello di Sirius: sapeva di Remus, un misto di menta, cioccolato e quello che ormai il moro aveva imparato a caratterizzare semplicemente come Remus. La bocca di Sirius sapeva di fumo, di dentifricio e di dolci, e Remus si sentì a casa in quel contatto, contatto al quale si abbandonò completamente.

"Stai bene?", chiese, una volta terminato il bacio, Sirius, con la fronte attaccata a quella del compagno.

L'altro, senza fiato a causa di quel bacio intenso, sospirò, e lo guardò negli occhi. "Sono solo un po' debole, tutto qua. Sai, cose da lupi mannari, e da febbre. Febbre che temo avrai anche tu, tra qualche giorno", sussurrò, abbassando lo sguardo. Odiava farsi vedere malato, soprattutto per una stupida influenza che - Remus lo sapeva - non era nulla di grave.

Sirius scrollò le spalle e si alzò, porgendo una mano all'altro ed issandolo, fino a farlo finire in piedi, al suo fianco. Lo guardò negli occhi e sorrise nuovamente, accompagnandolo fino al letto e facendolo sdraiare. Si sdraiò a sua volta e lo abbracciò, facendo sì che Remus si rifugiasse contro al suo petto nudo e ne trovasse conforto.

"Sai, penso... penso che dovremmo dirglielo. A Peter e James, intendo. Non... non ho più paura", sussurrò ad un certo punto, dopo essere stato in silenzio a lungo. "Finché starò con te, nulla mi potrebbe fare del male, nemmeno un loro rifiuto. Rem, io... io ti amo, e non ce la faccio più ad accontentarmi di questi rari momenti che ci ritagliamo, solo io e te. Penso che non ci sia nulla che mi possa rendere più felice che vivere la nostra relazione in pace, in tutta libertà, e so che anche tu saresti più felice se glielo dicessimo", continuò, sicuro di se stesso. "Ho già pensato ad un modo, quando ero ad Hogsmeade. Non è che ci abbia pensato molto razionalmente, ma ecco... ero a Mielandia, c'era anche Bellatrix con me, ed io ho pensato a quando abbiamo dormito insieme, ricordi?"

Attese una risposta, ma quando abbassò lo sguardo verso Remus si accorse che il ragazzo stava dormendo, e sorrise affettuosamente, rendendosi conto che il licantropo non aveva nemmeno sentito uno dei suoi rari discorsi seri che faceva sulla loro relazione. Lo strinse ancora più forte a sé, chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi quella dolce e costante presenza da parte del ragazzo più affettuoso, tenero e comprensivo di tutta Hogwarts - e di tutto il mondo magico, probabilmente.

Il risveglio di Remus fu molto diverso rispetto a quello precedente, caratterizzato da un Sirius sottoforma di Felpato che lo guardava con il suo muso divertito ed amorevole. Si accorse subito di due cose, quando aprì gli occhi: le braccia forti e rassicuranti di Sirius non lo stavano stringendo, e la figura del suo ragazzo era in fondo al dormitorio, con la schiena appoggiata al muro, che sembrava... leggere?

Si stropicciò gli occhi e sorrise istintivamente nel vedere il ragazzo intento a sfogliare disperatamente il manuale di Pozioni, con un'espressione sul viso di pura e semplice depressione. Si alzò e si mosse lentamente verso di lui, zoppicando leggermente a causa di un forte dolore che gli aveva preso la gamba l'ultima luna piena. "Hai bisogno di aiuto con lo studio?", domandò a voce bassa.

Gli occhi grigi del fidanzato si mossero su di lui, ed il suo sguardo si addolcì. "Buongiorno, bell'addormentato. Gli altri sono già tornati, hai dormito per ore", lo salutò teneramente, chiudendo il libro e dedicando completamente la sua attenzione a Remus. Osservò il viso rilassato del ragazzo, i suoi occhi completamente privi di occhiaie e la pelle ambrata sulla quale spiccavano, bellissime, le sue ferite, e pensò che fosse veramente bello, anche con i capelli scompigliati e l'espressione ancora addormentata.

Le guance del compagno si tinsero di rosso, ed istintivamente Sirius ridacchiò davanti a quella timidezza disarmante. "Oh, scusa, ti ho fatto arrivare in ritardo per la cena", disse, a voce bassa.

Sirius scrollò le spalle. "Non importa, non mi è stato di peso guardarti dormire", affermò, "E poi, ne ho approfittato anche io per riposare un po'. Ieri notte è stata pesante, forse più del solito".

"Oh, io..."

"Non è colpa tua, non ti sto incolpando, assolutamente", si affrettò a chiarire il moro, fermando sul nascere le scuse di Remus.

Un silenzio carico di aspettativa scese sui due, che a pochi passi di distanza si guardavano, in attesa che qualcuno parlasse e mettesse fine a quel momento di stallo. L'atmosfera presagiva già che uno dei ragazzi avrebbe proposto qualcosa all'altro, qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe cambiato il loro rapporto, ma quel qualcuno non sembrava volersi mostrare, e restava in silenzio, ad osservare l'altro, a chiedersi come avrebbe reagito.

A parlare, infine, fu Remus, che interruppe quel contatto visivo per girarsi ed andare verso il letto, probabilmente alla ricerca di una maglietta per Sirius, che non si era ancora rivestito da quando lo aveva svegliato sotto forma di Felpato. "Mi devi... dire qualcosa?", domandò, curioso.

A questo punto Sirius si morse un labbro, nervoso, e, forse per la prima volta da quando Remus lo conosceva, non seppe cosa rispondere. Si torturò a lungo le mani e spostò più volte il suo peso da un piede all'altro, con i pensieri che visibilmente tentennavano nella sua mente, ed infine annuì, silenziosamente.

Remus sollevò un sopracciglio e si alzò, abbandonando la posizione accovacciata che aveva acquistato per cercare sotto al letto una delle maglie di Sirius. Guardò interrogativo il ragazzo, che mordendosi nuovamente il labbro, talmente forte che Remus temette stesse per sanguinare, emise un sospiro profondo.

"Beh, ecco, io...", balbettò Sirius, prendendo totalmente in contropiede Remus. Sirius Orion Black non era mai goffo, né impacciato o timido, mai. Lo lasciò continuare. "Oggi sono andato ad Hogsmeade, come mi avevi detto tu, e... ecco, ci ho provato a non pensarti, ma... dannazione, era più facile dirti queste cose quando dormivi ed i tuoi occhioni da cucciolo bastonato non mi guardavano!", sbottò, tornando ad essere per un attimo il solito burbero Sirius al quale era abituato l'altro ragazzo.

Remus non capì quel riferimento, ma comunque scoppiò a ridere, più per il comportamento di Sirius che per quello che realmente aveva detto.

Il moro gli scoccò un'occhiataccia, e proseguì, tutto d'un fiato: "Rem, io pensavo di doverglielo dire, almeno ai ragazzi. Di te, di me, di noi, non della tua licantropia, perché quella è una tua scelta, anche se sono sicuro che ti accetterebbero comunque perché James tu vuole bene e Peter anche e-"

"Frena, Sirius, prenditi tempo almeno per respirare", lo fermò Remus, investito da quel fiume di parole.

Sirius sbuffò, e poi riprese, più calmo. "Sono andato a Mielandia, e sono rimasto da solo, perché c'era Lily", spiegò.

Il muoversi frenetico dei suoi occhi, il tamburellare dei suoi piedi contro in pavimento indicavano a Remus una fibrillazione evidente, ed il biondo licantropo osservò il suo ragazzo, sedendosi stancamente sul letto e continuando ad ascoltarlo, pienamente interessato. Il cambio di posizione da parte di Remus non fece variare nulla in Sirius, che era pienamente consapevole della sua concentrazione su quel discorso, e nemmeno quando chiuse gli occhi un attimo per riposare un attimo l'altro si fermò.

"Vedendo... ecco, vedendo Peter che ci provava con una Tassorosso del quinto, e James così preso da Lily, io..."

"Marlene, vero? È sempre lei, in fondo, Sir", sussurrò Remus, con gli occhi chiusi e la voce rotta, ma in qualche modo consapevole che una cosa del genere sarebbe successa presto. Stare con Sirius era sempre stato oltre alle sue possibilità, lo sapeva, ma anche solo il pensiero di perderla per una ragazza che gli andava dietro da anni gli spezzava il cuore.

Sirius fece un sorriso e si scostò i lunghi capelli dal viso, scuotendo la testa anche se l'altro non poteva vederlo. Lo stupiva sempre l'ingenuità di Remus, che pensava sempre di avere qualcosa di sbagliato, che non immaginava neppure di essere semplicemente perfetto così come era. "Sei un tale idiota", lo rimproverò bonariamente. "Certo che non c'è nessuno, Remus. Come potrei fare una cosa del genere? No, il mio discorso è tutt'altro".

Poi fece un profondo respiro e guardò a lungo Remus, seduto sul letto con le testa fra le mani, troppo stanco e dolorante per fare qualsiasi altra cosa. Si mosse fino a lui e gli si sedette accanto, permettendogli di posare la testa sulla sua spalla, e gli accarezzò i capelli biondi. "Pensavo che sarebbe bello se gli altri smettessero di chiederci che ragazza ci piace, chi vorremmo portarci a letto. Sarebbe bello se... ecco, se fossimo una coppia anche davanti a loro, davanti alla nostra famiglia - e non fraintendere, non intendo i Black, io intendo Peter e James e Lily".

A questo punto Remus aprì gli occhi, sollevò il capo e lo guardò intensamente, con le labbra socchiuse, chiedendogli silenziosamente cosa volesse dire con quelle parole. "Cioè, tu..."

"Voglio entrare in Sala Comune e fare capire a tutti che sei il mio ragazzo", affermò Sirius, senza quella inflessione ironica che spesso caratterizzava la sua voce. Diede un bacio sulle labbra sottili di Remus e sorrise quando lui gli soffiò un filo d'aria sulla pelle.

"Mi sembra una splendida idea, Sirius", mormorò, intrecciando le mani con quelle del suo ragazzo ed appoggiando nuovamente la testa sulla sua spalla. "Hai avuto altre idee del genere a Mielandia? Idee che non potevi farti venire mesi fa, come questa, che era impensabile all'inizio del secondo trimestre?", aggiunse, pungente.

Sirius roteò gli occhi a quella frecciatina, ma poi come un miraggio si alzò di scatto in piedi, annuendo vigorosamente. "Cazzo, me n'ero quasi dimenticato!", esclamò, maledicendosi mentalmente.

Remus ridacchiò, appoggiandosi alla testiera del letto con la schiena e sbadigliando. "Ecco ritornato il vero te stesso. Con tutto quel miele non ti riconoscevo quasi più", lo prese in giro.

Il Purosangue gli fece una linguaccia, e poi si mosse fino al suo letto, sul cui comodino si era preoccupato di spostare il suo regalo per Remus. Afferrò con decisione i marshmallow e si girò verso Remus, tenendo dietro di sé i dolci, e guardò il suo ragazzo. "Ecco, sì, qualcosa... qualcosa mi è venuto in mente", mormorò, grattandosi la testa con la mano libera.

Remus lo guardò, interrogativo, godendosi della rara vista di un Sirius Black impacciato davanti a lui. Il ragazzo era impalato lì, di fronte a lui, con una mano dietro la schiena e le guance, solitamente pallide, arrossate. I suoi capelli neri e lunghi, sempre curati alla perfezione ma pettinati in modo da sembrare lasciati al caso, gli ricadevano sulle spalle, ed i suoi occhi grigi, colmi di preoccupazione e di imbarazzo, guardavano nella direzione di Remus come per cercare in lui una rassicurazione - su cosa, al licantropo non era dato sapere.

"Beh, io, ecco...", ricominciò Sirius, facendo qualche passo incerto verso di lui. "Rem, stiamo insieme da un anno ormai, e... beh, ti ho preso questi", sbottò, trovandosi praticamente incapace di formulare un discorso di senso compiuto di fronte a Remus.

Offrì al ragazzo un mazzo di marshmallow gialli e rosa, ed arrossì quando l'altro spalancò gli occhi, completamente preso in contropiede da quel gesto.

"Lo so, non è come un mazzo di rose, ma... sai, mi ha ricordato...".

"La prima notte nella quale abbiamo dormito insieme", completò Remus per lui, accettando con uno sguardo commosso quei dolci. "Mi mancava casa, e..."

"Era l'unica cosa che potesse ricondurre al mondo babbano, a Mielandia", concluse Sirius con un sorriso, accarezzando le dita di Remus sopra ai bastoncini di plastica che fungevano da steli dei fiori. "Domani diremo tutto ai ragazzi, che ne dici?", propose poi, sussurrando.

Remus annuì silenziosamente e lo trasse a sé, facendolo sdraiare sul letto con lui. Lo strinse forte e gli diede un bacio sul collo prima di posare il mazzo di marshmallow sul comodino e seppellire la faccia contro il petto di Sirius, che ridendo lo avvolse in un caldo abbraccio, comprendendo appieno quanto potesse sentirsi stanco il lupo dopo la luna piena.

Si addormentarono così, senza preoccuparsi di nulla, e quando la mattina i loro amici li trovarono in quella posizione non ci fu molto da spiegare, in realtà, e tra il "Sirius, io pensavo fosse Marlene" di James, l'espressione senza parole di Peter e la risata simile ad un latrato di Sirius, che si divertiva a mettere confusione nelle teste degli amici, Remus volle sprofondare.

Si addormentarono così, senza preoccuparsi di nulla, e quando la mattina i loro amici li trovarono in quella posizione non ci fu molto da spiegare, in realtà, e tra il

Spazio autrice:
Buongiorno a tutti, come va? Come vi è sembrata questa one-shot? Vi ringrazio per le letture e per avere salvato questa raccolta fra le vostre preferite, ricordate o seguite, veramente, significa motlo sapere che qualcuno aprezza anche solo un poco i miei lavori.

Spero che questa breve storiella vi abbia strappato un sorriso, o vi abbia ispirato un moto di tenerezza, non saprei.

A presto,
Brì

 

   
 
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