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Autore: PitViperOfDoom    01/02/2020    2 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Note traduttrice: rieccoci! Grazie a tutti per aver aspettato, siamo pronte a tornare nel marasma delle traduzioni. Ora abbiamo terminato anche un nostro progetto personale, per cui speriamo di potervi portare più capitoli tradotti in minor tempo. L'opera originale è ufficialmente conclusa e conta 60 capitoli, quindi con questo noi siamo a un sesto dell'opera... piano piano ce la faremo anche noi! Vi ricordo che per quanto riguarda Pit la prossima pubblicazione sarà un'altra one-shot su One Piece, per poi tornare a YUTS. Se volete seguirci vi aspettiamo su Tumblr !
Buona lettura!
 

Capitolo 10
 


Grazie a Recovery Girl, le gambe di Izuku guarirono in poco tempo.

Fu una benedizione, perché Izuku era certo che se avesse dovuto mettersi gessi o usare le grucce sua madre si sarebbe preoccupata fino a farsi venire un esaurimento nervoso. Si preoccupava per lui fin troppo; e lui la lasciava fare senza lamentarsi. Sua madre era sempre lì per offrirgli abbracci silenziosi e per cucinargli i suoi piatti preferiti dopo un incontro paranormale particolarmente brutto; e dopo quello che aveva appena passato, Izuku ne aveva proprio bisogno. Nonostante le sue gambe fossero guarite, non riusciva comunque a stare in piedi per molto; non senza tremare come una foglia fino a quando non cedeva.

La scuola era chiusa il giorno dopo; Izuku colse quell’opportunità per dormire fino a quando il suo cervello non decise di farlo svegliare. Rei rimase di guardia in camera sua per la notte, mormorando sottovoce finché il ronzio non lo cullò fino a farlo dormire. Si addormentò con Mika acciambellata sul cuscino di fianco alla testa ma, ad un certo punto della notte, la micia gattonò tra le sue braccia e si addormentò facendo le fusa sul suo petto. Dopo tutto quel combattere, il terrore e la guarigione tramite quirk a cui era stato sottoposto per tutto il giorno, dormì come un sasso.

In più, fu la prima dopo molte notti in cui riuscì a dormire senza sogni.

Si svegliò sentendosi morbido e appagato. Lasciò che le sue palpebre si aprissero lentamente. Aveva tra le braccia la sua micia affettuosa e il suo stomaco stava brontolando, pronto per una buona colazione; la luce del sole brillava attraverso le finestre e Rei soffiava e ringhiava in sottofondo.

… Aspetta, cosa?

Mika trillò piano mentre Izuku si alzava dal letto. Non riusciva a vedere Rei, ma la sentiva; conosceva i suoi suoni a memoria. Sbadigliando, si vestì e si avventurò in bagno.

Il bagno era già occupato dal fantasma di una giovane donna che si stava sistemando i capelli davanti allo specchio. Non aveva un vero motivo per farlo visto che non possedeva un riflesso, ma Izuku non la giudicava per quello.

“Buongiorno signorina Morino.” Izuku soffocò uno sbadiglio. “Posso avere velocemente il bagno? Faccio in due minuti.”

“Oh, ma certo!” Morino Naoko svanì e non riapparve finché Izuku non ebbe scaricato il W.C. e aperto il rubinetto. “Hai dormito molto.”

“Giornata lunga, sono quasi morto.”

Lei fischiò e tornò a cercare di sistemarsi i capelli di fronte all’inutile specchio. “Sarebbe stato orribile. È per questo che Rei è così intrattabile stamattina? Sta facendo i capricci da un po’ e sta tenendo il resto di noi sulle spine. Kurosawa ha detto che non uscirà dal guardaroba finché non si sarà calmata.” Fece una pausa. “Mi potresti dare una mano? Dovresti solo tenere questo per un paio di secondi.”

“Certo.” Izuku allungò la mano e tenne fermo lo chignon intrecciato mentre Morino lo appuntava con delle forcine. “Non può semplicemente… apparire così?”

“Immagino di sì. Mi piace acconciarmi i capelli, però. È il viaggio che conta, non la destinazione. Grazie, Midoriya.”

“Di niente. Vado a controllare Rei.” Izuku si sciacquò il viso con dell’acqua per svegliarsi e uscì in salotto.

“Oh, bene, sei sveglio.” Disse la mamma, dandogli un abbraccio e un bacio sulla guancia. “Come ti senti?”

“Ho dormito… molto bene.” disse. “Meglio di come pensavo.”

“Sono contenta.” Gli sorrise. “Anche i tuoi amici stanno bene?”

“Oh, sì. Nessuno è rimasto ferito.” Tranne me. E Aizawa-sensei. E All Might.

“E i tuoi amici fantasmi?” Chiese lei. “Temevo che qualcosa non fosse a posto. Mi sono svegliata presto stamattina perché la TV si è accesa da sola e ho continuato a sentire dei rumori ogni tanto. E non erano i soliti rumori.”

Come a volerle rispondere, Izuku sentì Rei urlare in lontananza. Le luci sfarfallarono e una finestra vicina tremò contro l’intelaiatura. “Qualcosa potrebbe aver infastidito Rei. Vado a controllare, torno subito.”

“Stai attento, Izuku.”

Indossò le scarpe senza scomodarsi di allacciarle prima di uscire. Succedeva, di tanto in tanto, che Rei diventasse territoriale e perdesse le staffe se qualche nuovo fantasma cercava di intrufolarsi e infestare la casa senza la sua autorizzazione. Tollerava i fantasmi più tranquilli, come la signorina Morino (studentessa di specialistica, investita da un guidatore ubriaco) e Kurosawa (negoziante, ucciso da un colpo di pistola in una rapina finita male) e la signora Masuda (insegnate di yoga in pensione, infarto) che facevano poco più che giocare con le luci in entrata, sussurrare nei muri o trafficare con le porte; ma alcuni fantasmi le davano sui nervi e basta. Non ci voleva molto per placare quei conflitti, però.

Mika lo tallonò mentre usciva dalla casa. “Rei?” Chiamò, cauto. “Rei, che succede?”

Un momento dopo, Rei gli apparve davanti, imbronciata come se le avessero negato dei dolcetti. Gli segnò: non se ne va, disse.

“Chi non se ne va?” chiese.

Le parole avevano appena lasciato le sue labbra quando la fonte della costernazione di Rei si materializzò in aria e gli fece fare un passo indietro per la sorpresa.

“Oh, bene, sei sveglio.” Disse la signora Shimura senza preamboli. “Stavo per svegliarti prima, ma la tua piccola amica mi ha sclerato contro e non me l’ha lasciato fare.”

Rei le mostrò la lingua, molto più lunga di quanto una qualsiasi lingua umana avrebbe potuto allungarsi.

“E voglio dire, sono passate ore.” Continuò la signora Shimura. “So che sono morta e il tempo non ha più significato, ma… Andiamo.”

“C-che ci fa qui?” Izuku si sforzò di tenere la voce bassa. Aveva già disturbato i vicini una volta per errore e l’ultima cosa che voleva era svegliare qualcuno, anche se era mattina inoltrata.

“Volevo parlarti a riguardo di- hai fatto colazione?”

Aveva rigirato quella frase così velocemente da far venire a Izuku un colpo di frusta. “Io… no? Mi sono appena svegliato. Recovery Girl ha guarito le mie gambe ieri, quindi ero davvero stanco, e…”

“Vai a fare colazione.” Disse la signora Shimura. “E poi vieni al parco. Ti aspetto.”

Poi sparì e Izuku sbatté le palpebre un paio di volte prima di tornare dentro.

“Tutto bene?” Gli chiese sua mamma.

“Penso di sì.” Disse. “C’era solo un… Va bene se esco dopo la colazione? C’è qualcuno ha bisogno di parlarmi.”

“Beh… N-non vedo perché no.” Era ancora nervosa; dopo quello che era successo il giorno prima, Izuku non la biasimava per volerlo tenere dentro tutto il giorno. Se fosse rimasto ferito, era sicuro che avrebbe insistito. Ma fortunatamente, almeno per quel momento, sembrava disposta a lasciare che le cose continuassero normalmente.

Assaggiò appena la colazione, troppo impegnato a chiedersi perché la signora Shimura fosse venuta a casa sua. Aveva detto che era lì da ore, persino. Dov’era All Might? Perché non era con lui? Non si allontanava mai da lui, e quando lo faceva non era mai per molto tempo.

E, dopo quello che era successo alla USJ, Izuku si era aspettato di vederla incollata al suo fianco, almeno per un po’ di tempo. Eppure eccola lì, che gli faceva visita, sopportando ore e ore dei rimproveri iracondi di Rei solo per aspettare che lui si svegliasse.

Quando ebbe finito portò i suoi piatti in cucina, ma sua madre glieli prese dalle mani. “Puoi andare.” Disse. “Qualsiasi cosa sia, vai pure e occupatene. Lavo io.”

“Posso- ci metto solo un momento, non devi-“

Lei non accettò un no per risposta e lo spinse fuori dalla porta. Mika sgattaiolò fuori con lui.

“Assicurati che non scappi.” Gli ricordò sua madre.

“Staremo bene.” Rispose. “Grazie mamma.”

Il parco era solo a qualche isolato di distanza. Era un posticino accogliente, con tavoli da picnic e giostre per bambini. C’erano degli alberi un po’ più in là che creavano una zona d’ombra e un angolo tranquillo lontano dalla strada. Era interamente ricoperto d’erba, ben curato e, al momento, praticamente deserto. La signora Shimura lo stava aspettando lontano dalla strada, dove gli alberi e l’ombra smorzavano l’attenzione dei passanti. Appena la vide, Izuku fece una corsetta.

“Signora Shimura!” Rallentò quando la raggiunse. “Che succede? All Might sta bene? Come mai è così lontana da lui?”

Lei non rispose immediatamente. Teneva le braccia incrociate al petto e lo stava fissando con le sue orbite bianche e vuote, il viso pallido e severo. Izuku non riuscì a non mostrarsi imbarazzato sotto quello scrutinio. Rei gli stava vicino, silenziosa. Mika si strofinò sulla sua gamba, miagolando finché Izuku non si accucciò ad accarezzarla.

“D-di che si tratta?” Chiese, tirandosi di nuovo su.

“Si tratta di te.” Rispose lei. “Si tratta di quello che è successo ieri. E… si tratta di me, del mio cambiare idea su… certe cose.”

Izuku le scrutò il viso e la sua confusione si trasformò in curiosità. “Che tipo di cose?”

La sua forma sfarfallò e lei gli si parò davanti con un braccio allungato verso di lui, il palmo della mano aperto. “Colpiscimi.”

“C-cosa?”

“Mi hai sentita.” La sua espressione era indecifrabile. “Tira un pugno. Non infonderci One For All, voglio solo vedere la tua postura.”

Perplesso, la assecondò e sentì il proprio pugno colpirle il palmo della mano.

Lei scosse la testa. “Proprio come pensavo.”

Izuku aggrottò la fronte. “Che problema ha la mia forma?”

“Non ne hai una, ecco cosa.” Disse lei. “È il tuo problema più grande al momento, piccoletto. La forza ce l’hai, anche senza One For All hai la corporatura di un dannato muro di mattoni e hai vagonate di forza, ma non sai che farci.”

“Uhm.” Si sentiva come se dovesse sentirsi insultato, ma per la maggior parte sapeva che aveva ragione. “Non ho…”

“Non hai imparato le basi.” Concluse al posto suo. “Non è colpa tua. All Might è nuovo nell’insegnamento e il programma della Yūei si concentra su strategia, lavoro di squadra e più di ogni altra cosa sul rafforzamento dei quirk. Ma tu? Il tuo quirk non ha bisogno di essere rinforzato; tu sì.”

“Questo lo so.” Rispose Izuku, tentando di ignorare la pesante sensazione di vergogna che provò a quell’affermazione. Sbatté le palpebre e la sensazione si affievolì. “Aspetti… aspetti, questo significa…? Mi sta dicendo che lei mi-“

“Non volevo arrivare a questo.” Gli disse la signora Shimura, l’espressione incupita. “Io volevo solamente… restare una spettatrice. Volevo lasciare che fosse All Might ad allenarti, è suo diritto crescerti come hero e non volevo portarglielo via.” La sua fronte si corrucciò e lo guardò con un’espressione determinata. “Ma dopo quello che è successo ieri, mi è chiaro che non posso permettermi di rimanere in panchina. E se tu ancora non riesci ad usare One For All senza finire all’ospedale, allora il minimo che posso fare è insegnarti a difenderti, quirk o meno.”

Izuku raddrizzò la schiena. “Mi insegnerà a combattere?”

Lei si mosse prima che Izuku avesse l’occasione di reagire, scivolò tra le insignificanti difese che aveva e gli spazzò via i piedi da sotto le gambe. Prima che se ne potesse accorgere, era stesso sull’erba a fissarla in faccia mentre lei gli torreggiava sopra. “Ecco cosa succederà, mezza calzetta.” Disse lei. “Continuerai i tuoi studi alla Yūei e il tuo allenamento con All Might. E nel frattempo, io ti ficcherò le basi del combattimento corpo a corpo in quello che ti ritrovi tra le orecchie con ogni mezzo necessario.” Si chinò verso di lui. “Con un po’ di fortuna, riuscirò a insegnarti qualche lezione e a fartele assimilare abbastanza da aver qualcosa da mostrare al festival dello sport.” Lanciò un’occhiata di lato, dove Rei stava sibilando in protesta a quel suo trattamento brusco. “Quindi, tenendo queste cose a mente, apprezzerei se dicessi alla tua amichetta di non rivoltarsi contro di me solo perché tu potresti rivelarti un allievo lento.”

Le palpitazioni di Izuku accelerarono e si affrettò a mettersi in piedi e a mettersi il più dritto possibile. “Non lo farà. Si comporterà bene.”

Lanciò uno sguardo significativo a Rei prima di girarsi di nuovo verso la signora Shimura. “E non sarò lento.” Fece calare la testa in un breve inchino di gratitudine. “Non se ne pentirà, glielo prometto. Grazie in anticipo per le lezioni.”

Il sorriso che gli indirizzò era uno di quello pericolosi. “Non ringraziarmi di già, tappo.” La sua forma sfarfallò e riapparve al suo fianco, le mani sulle sue spalle per modificare la sua postura. “Lezione numero uno. Questo è il modo giusto per tirare un pugno.”
 
-
 

Alla fine della lezione, Izuku era dolorante, sudato, con i vestiti macchiati d’erba e aveva incassato un pugno nello stomaco non meno di quattro volte separate.

Senza contare il momento in cui All Might lo aveva preso come suo successore, non era mai stato così felice.
 
-

 
Izuku trascinò i piedi mentre avanzava lungo il corridoio, verso la sua classe. Non era solo la stanchezza che gli faceva sentire il corpo pesante, anche se di quella ne aveva in abbondanza. L’incidente alla USJ lo aveva lasciato abbastanza esausto da farlo dormire senza sognare quella notte; ma la notte dopo non fu così fortunato. Dopo otto ore di incubi e sudori freddi che nemmeno le fusa di Mika riuscirono a tenere lontani, Izuku si sentiva un cadavere.

E come ciliegina sulla torta, c’erano persone che doveva affrontare. I suoi compagni di classe. Tsuyu.

Aizawa.

Di quest’ultimo, almeno, non dovette aver paura a lungo: Narita lo incrociò nel corridoio e gli diede delle buone notizie.

“Non si ricorda nulla.” Fu la prima cosa che Narita gli disse. “Almeno, non penso che si ricordi. E sta bene. Probabilmente è questa la cosa più importante.”

“Okay.” Sussurrò Izuku. Si sentiva come se potesse sprofondare nel pavimento. Era un bel peso tolto dalla sua coscienza: non aveva fatto ammazzare il suo insegnante, e per di più Aizawa non si ricordava quello che aveva visto.

Nonostante ciò, si preparò per il peggio quando aprì la porta ed entrò in classe. C’erano delle cose che aveva accanitamente sperato di poter lasciare agli anni delle scuole medie; ma ora, mentre entrava, le poteva quasi già sentire di nuovo.

Che scherzo della natura. Se non fosse quirkless mi farebbe persino paura.

Non si sa mai. È il tipo di persona che potrebbe dare di matto.

È così inquietante. L’ho visto parlare con un muro.

Ti fissa come se non esistessi nemmeno. È come un cadavere ambulante.

Schifoso quirkless.

Non puoi curare la pazzia.

“Midoriya!”

La voce di Kirishima si differenziò dal resto del chiacchiericcio dentro l’aula e Izuku si pietrificò sul posto mentre il suo compagno di classe saltava oltre un banco per avvicinarglisi. Afferrò istintivamente la mano di Rei e cercò di ancorarsi quando lei gliela strinse di rimando. Tutti gli altri presenti nella stanza, allertati dal saluto di Kirishima, lo stavano guardando. Kaminari, Uraraka, Sero, Iida, Tsuyu… anche Bakugou. Le orecchie di Izuku rimbombarono per il panico e gli ci volle tutto sé stesso per non darsela a gambe quando Kirishima lo raggiunse.

“Amico!” Kirishima mostrò i denti affilati quando sorrise. “Tsuyu ci ha detto che alla USJ hai tenuto a bada quel tizio strano con le mani solo con lo sguardo! È vero?”

Izuku sbatté le palpebre. L’eco nelle sue orecchie sfumò improvvisamente.  “U-uhm. Io… più o meno?”

Kirishima lo colpì sulla spalla, facendogli quasi perdere l’equilibrio. “Cavolo, non sapevo che avessi così tanto fegato, amico!”

“I-io… cosa?”

“Ho sentito che aveva un qualche tipo di quirk disintegrante!” Esclamò Sero. “Non ti aveva quasi preso?”

“L-lui, uhm, mi ha afferrato.” Izuku balbettò. “Entrambi, sia me che Tsuyu. Ma Aizawa-sensei gli ha cancellato il quirk e…”

“Cacchio, amico.” Kaminari scosse la testa. “Dev’essere stata dura.”

“Io ero così spaventata che non riuscivo a muovermi.” Disse Tsuyu ad alta voce. “Ero sicura che stesse per ucciderci; ma poi Midoriya lo ha fissato dritto negli occhi e ha iniziato a parlargli, come se non ci fosse nulla di strano. E l’ha tenuto a parlare finché non è arrivato All Might.”

“È stato molto furbo da parte tua, Deku!” Esclamò Uraraka.

“Non eri spaventato, Midoriya?” Chiese Ashido.

“Me la stavo facendo sotto.” Izuku non era molto sicuro di come doversi comportare. Non era quello che si era aspettato. “Ho solo… Mi sono spaventato così tanto che ho fatto il giro e mi sono calmato, credo? N-non sapevo veramente cosa stavo facendo, volevo solo distrarlo abbastanza a lungo da impedirgli di ucciderci.” Stava nuovamente per avere un attacco di panico, ma questa volta per una ragione diversa.

“Dev’essere stato fichissimo.” Lo complimentò Kirishima. “Vorrei averlo visto.”

“L-lo pensate davvero?” Chiese Izuku.

“Certo che lo pensiamo!” Kirishima lo fissò come se fosse la domanda più stupida che avesse mai sentito. “Perché non dovremmo? Hai fissato negli occhi un villain e non hai nemmeno battuto ciglio.”

“Quindi tu…” Le parole gli si bloccarono in gola per un momento. “Non pensi che sia… non so… inquietante?”

“Oh, è stato super inquietante.” Esclamò nuovamente Tsuyu. “Specialmente quando gli hai sorriso”

Izuku sussultò.

“No no no, amico, non ti preoccupare.” Kirishima gli schiaffò una mano sulla spalla, sballottandolo un pochino. “È una cosa buona.”

“Lo è?” Izuku lo fissò, sconcertato.

“Certo!” Kirishima allargò le braccia. “Diventeremo degli eroi, giusto? Se sei inquietante significa che puoi spaventare i villain, no?”

“Oh.” Izuku aprì e chiuse la bocca un paio di volte, troppo preso in contropiede per riuscire a rispondere subito. “Io… non ci avevo mai pensato in questo modo.”

“È tipo All Might, ma diverso.” Meditò Tsuyu. “Lui spaventa i villain perché è super forte, tu invece li puoi spaventare sorridendo come se stessi per divorare un neonato.”

“Uhm…” Izuku sentiva come se quella frase fosse intesa come un complimento, ma non ne era del tutto sicuro. Era strabiliante essere paragonato ad All Might in qualsiasi modo, ma divoratore di neonati non era decisamente quello a cui stava puntando.

“Il tuo quirk è già molto simile al suo.” Aggiunse Tsuyu. Izuku quasi si strozzò con la propria saliva.

“Tu stai bene?” Chiese Uraraka. “Quello che hai fatto è stato molto coraggioso, ma ti sei anche fatto molto male.”

“Sto bene.” La rassicurò Izuku. Il peso dell’attenzione di tutti lo stava schiacciando, quindi cercò disperatamente una via di fuga. “V-voglio dire, non possiamo dimenticarci di Iida. È stato lui ad andare a chiamare i rinforzi, ricordate? Saremmo stati tutti nei guai altrimenti.”

Questo fece deviare l’attenzione, almeno per un momento, e la conversazione si spostò sul dare manate sulla schiena a Iida mentre Izuku batteva in ritirata verso il suo posto. Passò di fianco al banco di Todoroki e quasi inciampò sui propri piedi quando vide che il compagno – il più forte della classe, oltretutto – lo stava ancora fissando con un’espressione che Izuku non riuscì a decifrare. Ma Todoroki non lo fermò e non gli disse nulla, quindi Izuku lo oltrepassò e si sedette.

Sotto tutto quello lo shock, la confusione e il bruciante imbarazzo, non poteva negare che la conversazione di poco prima non gli aveva procurato una piccola scintilla di inaspettato piacere. I suoi compagni di classe lo avevano visto, lo avevano davvero visto. Forse non abbastanza da capire dei fantasmi, ma avevano visto quello che i suoi compagni delle medie erano abituati a vedere ogni giorno; e non stavano bisbigliando nascondendosi dietro alle mani, non si stavano allontanando da lui, non gli stavano dando del pazzo.

Forse… forse non lo avevano scambiato per qualcuno di figo. Forse pensavano che fosse figo lui e basta.

Izuku si spaventò quando Aizawa apparì, la faccia avvolta da bende come una mummia, ma riuscì ad arrivare alla fine della lezione senza altri incidenti.

Nonostante l’attacco alla scuola, le cose procedevano normalmente. Mancavano due settimane al Festival dello Sport; e quando Aizawa fece quell’annuncio, Izuku si massaggiò con fare assente uno dei tanti lividi lasciatigli dall’allenamento della signora Shimura. Se tutto andava bene, con il suo aiuto sarebbe stato pronto a fronteggiare qualsiasi cosa i suoi compagni di classe avrebbero usato contro di lui.

Stava uscendo dalla classe per pranzare, quando la voce di Aizawa lo fermò. “Midoriya, una parola.”

Merda, pensò; ma non c’era modo di evitarlo. I suoi compagni uscirono tutti, lasciandolo da solo con il suo insegnante responsabile.

Quasi solo, in realtà. Narita era ancora lì e Rei era al suo fianco, come sempre. Quando Aizawa si avvicinò, Izuku guardò istintivamente verso di lei, in caso cercasse di morderlo di nuovo come faceva di solito. Dopo che aveva fermato Kirishima alla USJ, non era sicuro di poterglielo lasciar fare ancora.

Ma lei non si mosse.

Non scattò, o ringhiò, o cambiò la sua faccia in una maschera terrificante. Quando Aizawa entrò nel suo raggio d’azione, gli fluttuò semplicemente vicino per giocare con i lembi della sua sciarpa.

“S-sì, sensei?” Rispose, ricordandosi dov’era. Aveva il cuore in gola.

“Mi sembra di ricordare un atteggiamento piuttosto incosciente da parte tua, l’altro giorno.” Disse Aizawa.

“Uhm.”

“Senza parlare di quello che ho sentito dire da Asui.” Continuò Aizawa.

“O-oh.” Non stava parlando dei fantasmi, realizzò Izuku con un tremolio di sollievo. Stava parlando della sua avventatezza. Quello lo poteva gestire.

“C’è un proverbio riguardo la differenza tra coraggio e stupidità.” Gli disse Aizawa. “È coraggio solo se funziona. Credo che tu comprenda quanto tu sia stato vicino all’essere ucciso, mercoledì.” Non era una domanda.

“Sì.” Il pavimento attirò gli occhi di Izuku. Ricordò, non per la prima volta, che era stato solo grazie all’uomo di fronte a lui se Shigaraki non aveva ridotto in polvere lui e Asui.

“I nervi saldi non ti mancano, lo devo ammettere.” Era così simile a un complimento che Izuku alzò la testa di scatto, sorpreso. “Ma non penso di doverti dire io che se All Might non fosse arrivato quando è arrivato, in questo momento tu e Asui sareste entrambi morti.”

“L-lo so.”

“Quindi, in futuro,” continuò Aizawa. “non correre incontro al pericolo a meno che non ci sia una buona possibilità di non diventare un’altra vittima.”

“Capisco, sensei.” Voleva guardare di nuovo il pavimento, ma si sforzò di tenere la testa alta. “Grazie.”

Non vide Aizawa alzare il sopracciglio, visto che le bende lo coprivano, ma poteva praticamente percepirlo.

“Per-“ Le parole gli si bloccarono nella gola. “Voglio dire, quando lei…”

Aizawa sospirò e si girò di nuovo verso la sua scrivania. “Vai a pranzare, Midoriya. Prima di imbarazzare entrambi.”

Arrossendo, Izuku mugugnò qualcosa in risposta e obbedì.

Parlare con i fantasmi era facile. Parlare con i vivi non lo era.
 
-
 

Le due settimane di allenamento di Izuku si impennarono da quel momento.

Era uno strano equilibrio per Izuku, cercare di concentrarsi sul diventare più forte senza passare troppo tempo a chiedersene il motivo. Se lasciava che la sua mente si fissasse su quello, sarebbe esploso di sicuro. Dopo l’incidente alla USJ tutti gli occhi erano puntati sulla sua classe. Tutti li avrebbero guardati: c’erano pro hero a caccia di nuovi partner da accaparrarsi; e la maggior parte degli altri studenti del loro anno sembravano condividere la determinazione di batterli e dimostrare al mondo che la classe 1-A non era poi così tosta.

Il limite di tempo di All Might si stava accorciando sempre di più ora che aveva passato a Izuku il suo quirk e il suo mentore voleva che usasse il festival per annunciare il suo arrivo al mondo intero.

Nessuna pressione, eh!

E così, Izuku si lanciò anima e corpo nelle preparazioni. Rinforzava la sua presa durante i pasti, si sorprendeva a cercare i propri pesi e a fare set di sollevamenti senza ricordarsi di avere iniziato. La signora Masuda, un’insegnante di yoga in pensione nella sua vita precedente, gli mostrò qualche esercizio di stretching utile che poteva fare mentre si riposava, guardava la TV o faceva i compiti.

E, ovviamente, la signora Shimura lo portava fuori ogni giorno per insegnargli a evitare di farsi pestare come un caco.

“Allora.” Disse la signora Shimura durante un allenamento, dopo aver mandato Izuku a gambe all’aria per la centesima volta. “Che insegnamento trai da questo?”

Izuku sputò erba e si rimise in piedi. “Che gioca sporco?”

Lei rise. “Non è giocare sporco se stai giocando allo stesso livello dei villain che stai cercando di sottomettere, tappo. Perché, credimi, giocheranno sporco.” Stava in piedi sopra di lui con le mani sui fianchi, sfoggiando dei muscoli tonici.

Non per la prima volta, Izuku si chiese chi fosse quando era viva. Si chiese se fosse anche lei una hero. Dopo ogni sessione e lezione che lasciava Izuku sudato e dolorante, sembrava sempre più plausibile. Gli stava facendo da insegnante solo da una settimana, ma aveva imparato così tanto che si trovava a immaginare movimenti e lanci in classe, a tavola, mentre andava a scuola, persino quando era steso a letto. Ripassava mentalmente le difese che gli inculcava, spingendosi anche a riprovare le movenze con le mani ogni volta che stava fermo. Non era una buona combinazione con la sua tendenza a imbambolarsi di punto in bianco: giusto il giorno prima aveva involontariamente tirato una gomitata nelle costole a Todoroki fuori dal bagno e aveva quasi schiaffato via dalle mani di Iida il suo vassoio mentre erano in fila per il pranzo. Aveva poco tempo prima dell’inizio del festival; Izuku era determinato a stamparsi le lezioni della signora Shimura nel cervello e nei muscoli. Se non poteva contare sul fatto che la sua mente non si sarebbe paralizzata in caso di necessità, almeno avrebbe potuto fidarsi della sua memoria muscolare.

Izuku barcollò e si rimise in piedi, ansimando un po’ mentre riprendeva fiato. “Devo per forza abbassarmi al loro livello? Pensavo che il punto fosse che siamo migliori di loro.”

“Non è un gioco, scricciolo.” Gli disse la signora Shimura, scuotendo la testa. “Non puoi permetterti di tenere il conto quando ci sono vite di civili in ballo, vite che tu stai proteggendo e che i villain stanno minacciando, se hai bisogno che renda l’idea.” Allungò una mano e gli afferrò leggermente il mento. “Ricordati, gli hero sono allenati ad agire in una crisi, a distruggere cose se devono, e a proteggere le persone sconfiggendo chiunque o qualunque cosa stia cercando di fargli del male. Non puoi permetterti di fare il santarellino quando combatti con un villain, specialmente con un quirk come il tuo.”

“Il mio quirk è forte, però.” Mormorò Izuku.

“Certo che lo è.” Annuì la signora Shimura. “È forte in un combattimento ravvicinato. Non sei come quel Todoroki, o quello ricoperto di glitter che spara laser dall’ombelico: non puoi attaccare se sei a distanza, per come sei ora. Finché non saprai sfruttare questo potere come si deve, il tuo unico modo per combattere sarà di avvicinarti. E quando qualcuno sta cercando di spaccarti la testa, non puoi fare lo schizzinoso. Mira ai punti deboli. Tiragli la sabbia negli occhi. Insultagli le madri. Trova una debolezza per fargli abbassare la guardia.”

“Non suona molto eroico.” Izuku strofinò inutilmente la macchia verde sul davanti della sua maglietta.

“L’eroismo non è sempre bello da vedere, nano.” La signora Shimura sospirò. “Non è sempre felicità e gloria. A volte è una faccenda shifosa. Se ti può aiutare, non pensarlo come giocare sporco, ma piuttosto come giocare furbo. Devi essere disposto a combattere in questo modo se vuoi sperare di difenderti contro degli avversari più grandi e forti.” Fece una pausa. “Che potrebbe succedere, a meno che tu non ti limiti a combattere crimini causati da bambini. O dei gatti domestici molto grandi.”

“Ehi!”

Rei rise.

“Questa è l’amara verità, almeno finché non riuscirai a capire il tuo quirk.” Gli disse la signora Shimura. “Fino a quel momento, mi assicurerò che tu sappia cavartela in una lotta.”

“Per adesso ho solo cavato la mia faccia dal terreno dove ho finito per piantarla.” Disse Izuku. Era sollevato di aver scelto una maglietta e dei pantaloni a cui non teneva particolarmente, perché non era sicuro che sua madre sarebbe riuscita a lavare via quelle macchie d’erba.

“Stai migliorando, però.” Gli assicurò la signora Shimura con un sorriso. “Stai diventando più veloce, lo posso già vedere. Sto iniziando a dovermi impegnare per buttarti giù.”

“Non penso di aver combattuto così tanto in… tutta la mia vita.” Ammise Izuku. “Diciamo che… Non ho mai lottato più di tanto. La maggior parte delle volte cercavo di parlare e basta, o scappare.”

“Beh, lo stai facendo molto meno da quando abbiamo iniziato.” Disse lei. “TI ho visto quando… Quando quei villain hanno attaccato. Non sei arretrato di un passo, è una cosa positiva.”

“Tranne quando le mie gambe si sono rotte.” Fece notare Izuku.

“Ci stai lavorando.” La signora Shimura schiaffò il pugno nel proprio palmo. “Per adesso, in ogni battaglia in cui ti ho visto, l’altro tizio era sempre avvantaggiato. Tu sei uno studente e non hai esperienza con il tuo quirk, quindi questo scenario si ripeterà.”

“Allora cosa devo fare?” Chiese Izuku.

“Semplice, bimbo.” La signora Shimura gli sorrise, prima di mettersi di nuovo in posizione di combattimento. “Se qualcuno pensa di avere un vantaggio, tu distruggiglielo. Ora attaccami di nuovo.”
   
 
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