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Autore: LB Shadow    02/02/2020    2 recensioni
*** IN PREVISIONE DI ESSERE RIVISTA, RIVOLTATA, CORRETTA E TRASFORMATA COME NEMMENO IL MONDO DOPO IL DILUVIO UNIVERSALE
** Sarà comunque presente una piccola dose (spero non troppo) di OOC, visto che si tratta di un prequel al canon e... beh, dato che è la mia prima fic pubblicata nel fandom. Consigli e critiche sono sempre apprezzati! ^^
*
Seimila anni fa, quando la Terra era appena nata e il Giardino dell’Eden risplendeva di verde, quando tutte le giornate erano state belle e il peccato non si era ancora sparso nel mondo, a guardia della Porta d’Oriente fu collocato un angelo.
Seimila anni fa, quando ogni essere vivente coabitava in armonia e l’Umanità intera consisteva in una coppia di individui (che, detto tra noi, non sembrava avere molte chance di resistere a lungo), un serpente evase dagli Inferi per fare un po’ di casino.
Ispirato all’opera di Mark Twain, il mito della Creazione riscritto attraverso gli occhi dei due migliori attori non protagonisti!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 3 dell’Inizio del Mondo

 

Caro Diario, ho incontrato nuovamente l’umano oggi!

Ha accettato di buon grado di avermi accanto mentre esplorava(mo) i dintorni. Ne sono lieto. Credo si fidi di me, più di quanto non faccia con gli altri animali del Giardino, che lo rendono al contrario piuttosto nervoso.

È una creatura mansueta, a ben pensarci. Tra i due, sono decisamente io quello che incute più timore, con la mia spada ora sempre a portata di mano e no, non intendo più posarla da nessuna parte! Come potrei spiegarlo ai piani alti di averla persa di vista? Altro che affidarmi il ruolo di luogotenente, mi toglierebbero di dosso anche le ali, visto che potrei smarrire pure quelle se non ce le avessi attaccate. Ho un compito, quello di sorvegliare. Devo essere severo, spaventoso, esercitare autorità con tutta le mie forze per incutere quel timore dedito al rispetto del Piano Divino. Per questo ho la spada. Per questo sono qui, a fare da balia alle nuove vite che si sono affiorate. Se non ti comporti bene, verrai punito con questa brutta, pardon, bella arma appuntita e affilata e che ti brucia con il suo fuoco sovrannaturale. 

Ma l’umano non sembra aver paura. Non sa cosa sia la paura. Non sa cosa sia la sofferenza. È un concetto così strano il non conoscere cosa sia la sofferenza… sebbene questo sia una sorta di Paradiso fuori dai confini celesti e cos’è il Paradiso se non il luogo privo di dolore per eccellenza?

Aggiungo il fatto che sia molto intelligente e ciò è stupendo, perché capisce al volo tutto ciò che dico senza rimarcare in maniera sfacciata come fanno certi angeli. Basta tenere i discorsi concisi. Non sembra, ma è attirato dall’ambiente che lo circonda, al contrario di quanto abbia lui stesso dichiarato ieri, sul fatto che ha interesse solo per il cibo. Gli piace tenere un’aria da duro, ecco. In genere è molto silenzioso, ma di tanto in tanto salta fuori una domanda a cui rispondo con piacere, felice di colmare la sua sete di conoscenza. Lo conosco solo da un giorno e già lo adoro!

Oggi siamo arrivati alla grande distesa di acqua salata. L’umano ha provato a berne e non gli è piaciuta, ha storto la faccia in un’espressione comica. Nuova nozione appresa: l’acqua salata non è buona. Perlomeno ha un sapore particolare, ha considerato, magari potrà utilizzare quest’informazione in futuro.

Tra le onde c’erano decine, centinaia di creature che vivevano senza bisogno d’aria e lui se ne è sorpreso. Ha domandato se fosse normale che non dovessero mai uscire per respirare. Gli ho spiegato che il Piano Divino ha deciso che loro dovessero vivere così, non c’è molto da indagare riguardo. Creature diverse, peculiarità diverse. Se avessero deciso di andare contro il Piano e uscire dall’acqua, sarebbero state punite, ho aggiunto, ma senza dire come.

In questo mondo non è ancora arrivata la Morte.

L’umano alla mia risposta ha quindi alzato le spalle, credo soddisfatto della spiegazione, e si è messo ad agitare distrattamente la terra granulosa che confinava la distesa con un bacchetto. Ha tracciato qualche segno privo di significato sulla melma. Chissà, forse un giorno imparerà ad associare a quei simboli astrusi un significato e li userà per comunicare.

Sono così fiducioso nei confronti di questa creatura!

Ma l’umano era perso nei suoi pensieri, immerso di nuovo nel silenzio della riflessione. Fa sempre così, sembra che per cacciare fuori una frase debba radunare a sé tutta la sua buona volontà. Ciò rende i suoi discorsi piuttosto ritardatari rispetto al loro contesto, ma lo perdono, visto che non ho nessuno con cui paragonarlo.

Certo, bisogna avere una buona memoria per sapere se si stia ricollegando a un argomento affrontato due ore prima e questa sua tendenza ha un che di fastidioso, ma, come ho detto, lo perdono.

Non credo sia stato questo il caso, però.

− Mi chiamo Adamo. – ha detto ad un certo punto, dal nulla. – Sono un uomo.

− Bene – ho risposto, perché non sapevo cos’altro dire al momento. Solo dopo qualche secondo mi sono venuti dei dubbi: mi pare logico che qualsiasi creazione di Dio debba avere un nome per la sua specie, ma in questo caso ero sicuro che “essere umano” fosse più che sufficiente. “Adamo” è un nome proprio che sta a dimostrare un soggetto in particolare in mezzo a tanti simili, come io mi chiamo “Aziraphale” e non semplicemente “angelo” perché se facessimo tutti così ci sarebbe un gran casino al quartier generale.

E “uomo”…

− Dio ci ha detto di andare e moltiplicarci e popolare la terra – ha continuato Adamo, rimestando con più vigore i granelli di terra. – Non ho idea di come faremo, senza contare che non ho voglia di stare vicino a quella là. È fastidiosa.

Ha usato il plurale, ho sentito bene?! Ce ne sono altri come lui nel giardino? E se lui è un “uomo” allora l’altra è…

− Tu invece non mi riempi come un pozzo di informazioni inutili, te ne stai buono buono e mi tieni compagnia. Mi sei simpatico – ha concluso con un sorriso bianchissimo. Se sapesse che in realtà sono un neofita quanto lui ed è per tale motivo che passo più tempo a osservare il mondo che a commentare, forse non gli starei così simpatico. Un allarme però mi è risuonato nella testa.

Preferisce la mia compagnia a quella di un suo simile? Qualcuno con cui Dio stessa ha ordinato di stare accanto? Cioè, so poco sulla riproduzione dei mortali ma credo che non funzioni a distanza. O magari sì. Magari è lo stesso procedimento delle piante.

− Credo faresti meglio a seguire il comandamento di… − ho cercato di riprenderlo, ma lui mi ha interrotto con un’altra domanda, l’ennesima questa giornata. Adamo, il primo uomo dai mille quesiti espressi e milioni trattenuti.

− Hai detto di essere un angelo custode, vero?

Io ho annuito. Angelo custode del Cancello d’Oriente e addetto all’albero delle mele. Ma quest’ultima è un’altra faccenda che preferisco tenere da parte.

− Sei il mio angelo custode? – ha domandato, sempre con quel sorrisone da cucciolo fiducioso. Non me la sono sentita di deluderlo.

− Ehm, sì. Il tuo personale angelo custode, che ti proteggerà e inciterà a fare le scelte giuste.

Credo di aver inventato un nuovo impiego.

− Grande! – ha esclamato lui, tutto contento, ed è tornato al suo usuale silenzio. Ora toccava a me fargli una domanda, con la speranza che mi rispondesse.

− Adamo, mio caro, l’Onnipotente ti… vi ha detto qualcosa oltre all’andare e moltiplicarvi?

− Uhm, sì. – e basta.

Basta, ha continuato a giocare col bastoncino, senza proseguire.

Io sono una creatura d’amore ma ho dovuto comunque reprimere un rigurgito di stizza.

− E, di grazia, cosa ha detto? – la mia voce era miele e ambrosia, o almeno spero sia suonata così, perché avrei voluto prendere quel suo bacchetto e lanciarlo in acqua, così magari mi avrebbe degnato di attenzione.

− Bah – ha sospirato – Qualcosa sul non poter cogliere i frutti dell’Albero del Bene e del Male. Tu però mi hai confermato che la frutta del Giardino si può mangiare, quindi…

Mi sono sentito prendere da un brivido gelido.

− Adamo – un respiro profondo – Ti ricordi cosa ti ho detto ieri riguardo le punizioni e su come bisogna sempre obbedire alle regole per evitarle, sì?

Lui ha annuito col capo.

− Quindi cosa farai con i frutti dell’Albero del Bene e del Male?

Mi ha guardato negli occhi, come a cercare di capire se la mia fosse una domanda trabocchetto.

– Non ne coglierò né mangerò, perché mi è stato ordinato di non farlo. – ha risposto e io ho lasciato andare un altro respiro, di liberazione. Bravo ragazzo, il mio Adamo. Intelligente e rispettoso degli ordini.

− C’è così tanta altra roba da mangiare, qui, che mi pare inutile trasgredire. – ha aggiunto, alzandosi e raggiungendo una palma a pochi passi da noi. È salito agile sul tronco lanoso, ne è disceso con una noce di cocco e l’ha rotta con facilità contro un masso. Me ne ha teso una metà, mentre beveva il liquido presente nel suo emisfero marrone e bianchiccio.

− No, ti ringrazio – ho declinato. – Noi non ci nutriamo di cibo materiale.

− D’accordo, ma non sai cosa ti perdi – ha commentato lui, addentando la polpa con golosità.

Lo ammetto, avrei voluto imitarlo. Magari uno di questi giorni. Dubito che assaggiare il cibo terrestre possa nuocere a uno della mia stirpe, giusto? Solo per provare. Almeno avrò qualcosa da dire quando tornerò di sopra.

Mi domando se anche gli angeli caduti abbiano iniziato così, domandandosi cosa sarebbe successo se avessero contravvenuto alle usanze. Il seme del dubbio che fa crollare la fede nella gerarchia. Si comincia destabilizzando le differenze tra “noi” e “loro”, mescolandosi, fino a rinnegare la propria natura celeste… No, il mio compito di angelo custode sarà quello di avvicinare l’umanità all’essenza dei servitori di Dio, non il contrario.

Non mi lascerò influenzare dagli uomini! Traccerò un confine ben distinto tra me e loro! Io…

Ma è stato in quell’esatto momento, proprio quando mi stavo ripromettendo di tenere saldi i miei intenti, che l’espressione di Adamo è cambiata.

È cambiata anche la mia.

Dietro di noi, oltre le dune di terra granulosa e chiara, c’era un suono, una voce che non apparteneva a nessuna delle creature a me conosciute. Una voce umana.

Una nuova voce umana.

− Oh. – ha soffiato tra i denti Adamo. – È arrivata. 

Arrivata chi?

E cos’era questo odore di malvagità che la accompagnava?

 

 

 

*   *   *

 

Ehilà! Sempre io, L.B. Shadow.

Spero che la storia fino ad adesso vi stia piacendo, siamo arrivati a un punto speciale! Probabilmente continuando i capitoli si faranno più lunghetti, si spera.

Ringrazio di cuore chiunque abbia recensito/letto questa storiella, state tranquilli, la parte divertente inizia ora. Altro da aggiungere… uhm, no, non credo. Solo i soliti timori da autrice, ahahaha-ehm, ma ripeto che il bello inizierà a partire dal prossimo chap! 

Ci sentiamo lunedì 10 per il quarto capitolo e ancora grazie! *lancia baci e abbracci*

 

L.B. Shadow

   
 
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