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Autore: LightingThief    02/02/2020    1 recensioni
[FanFiction su Din Djarin, protagonista della serie tv The Mandalorian contiene spoiler riguardo essa]
Prima c’era stata la quasi schiavitù a Corellia, poi c’era stata l’Accademia a Korriban, le sue missioni, nonostante la caduta dell’Impero, ed adesso invece lei si era liberata di tutto ciò che l’aveva da sempre tenuta incatenata.
Aveva scelto sé stessa ed una vita diversa.
Per la prima volta in assoluto Eryn aveva scelto qualcosa da sola, senza che fossero gli altri a scegliere per lei.
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Eryn Laan, conosciuta anche come Speed, è una ex sith che ha deciso di abbandonare l'ordine perché ha sentito il lato chiaro crescere dentro di sé. Si ritrova così a lasciare quella vita fatta di oscurità e per sfuggire all'impero s'improvvisa cacciatrice di taglie. E' proprio nella Gilda dei cacciatori che conosce il Mandaloriano ed è anche insieme a lui che iniziano le sue disavventure nello spazio, alla scoperta delle proprie emozioni e sensazioni che per lungo tempo entrambi si sono negati.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9. 
Fight

Vedere quel posto, la base imperiale, era stato quasi un tuffo nel passato e questo aveva  quasi spaventato Eryn. 
Aveva perso fin troppo tempo a studiare quei monitor nella speranza di capire qualcosa di tutti quegli esami che stavano facendo al piccolo, un po’ come avevano fatto con lei prima ancora di lasciarla su Korriban. Erano regolari gli intervalli di tempo durante i quali veniva studiata e controllata sia fisicamente che psicologicamente dalle più alte sfere dell’Impero e questo la preoccupava, e non poco. Che avessero in serbo per lui un destino simile al proprio?
Questo non poteva dirlo con certezza, anche perché il piccolo, pur avendo cinquant’anni, da quel che le aveva confidato Mando, in realtà non sembrava neanche pronto per parlare. Forse volevano forgiarlo fin dalla nascita e questo non era da escludere, oltre che tremendamente spaventoso. Il posto non era come le sale con le pareti bianche che ricordava Eryn, era parecchio diverso, ma l’ambiente metteva ugualmente ansia e questo non andava per nulla bene. Lei doveva rimanere concentrata, non lasciarsi distrarre, altrimenti sarebbe divenuta vittima delle proprie stesse emozioni e non era ciò che aveva imparato durante il suo addestramento come Sith. Era lei a dover avere il pieno controllo su di loro così da poterne trarre potere per essere libera, ma al momento le stava venendo tutto così difficile. 
Aveva affrontato mezza galassia solo per scappare da coloro che l’avevano cresciuta ed adesso, invece, si ritrovava di nuovo ad affrontarli. 
L’unica fortuna era stata che, l’imperiale a capo della spedizione su Navarro, non fosse presente e che quindi si era ritrovata faccia a faccia con lo scienziato e con alcuni assaltatori. Forse erano più di alcuni considerato che con Mando si erano dovuti far strada sparando un po’ ovunque. Si erano guardati le spalle a vicenda in maniera quasi del tutto automatica, segno che la collaborazione, fra loro due, stava funzionando anche abbastanza bene. Se lei guardava a destra Mando copriva il fianco sinistro, e se uno dei due rimaneva indietro nessuno veniva abbandonato. 
Non aveva mai collaborato, da quel punto di vista, con il Mandaloriano, poiché si sono sempre ritrovati ad avere incarichi differenti e missioni diverse, ma questa volta il loro unico scopo era quello di portare fuori incolume quel bambino. 
Ed erano riusciti nella prima parte del piano, ovvero quella di tirarlo fuori da li, il resto doveva essere facile, od almeno questo era ciò che aveva pensato Speed mentre avanzava nelle ombre stringendo il bambino con un braccio mentre con la mano libera teneva il proprio blaster. C’era stato un momento, quando si erano quasi ritrovati senza alcuna via d’uscita, in cui aveva avvicinato la mano alla propria cintura ed aveva stretto l’elsa della spada, in quella maniera si sarebbero davvero riusciti ad aprire un varco, ma poi Mando aveva mostrato una delle sue impressionanti armi, dei sibilianti e per fortuna la sua vecchia natura non era stata rivelata. 
Aveva promesso di usare la spada solo se strettamente necessario e soprattutto per finire qualcuno, non di certo per lasciarlo vivo e con la mente piena di domande, ma in quel caso era disposta ad arrivare a tanto. Avrebbe fatto di tutto pur di non cadere nelle mani dell’impero, ma l’alleanza più inaspettata di sempre, a quel punto, era stata la sua salvezza. 
Il Mandaloriano camminava a passo svelto e Speed, dal canto suo, lo seguiva senza fiatare nonostante il fiato corto dovuto agli scontri precedenti. Le iridi nocciola osservavano con estrema attenzione la strada intorno a sé ed a quell’ora, ovviamente, c’era meno gente del previsto ma questo non voleva dire niente. 
Accelerò il passo, così da raggiungere Mando e camminare al suo fianco, anche perché tutta quella calma, dopo il casino che avevano fatto in quella base imperiale, era quasi innaturale e non sembrava premettere nulla di buono. 
«Mando—…» mormorò la giovane ragazza così da catturare la sua attenzione, cosa che ottenne facilmente perché lui si voltò verso di lei. «Non ho una buona sensazione.» 
«Intuito femminile?» le domandò a bruciapelo, forse per farla tranquillizzare visto e considerato che quella era la battuta di Speed. 
«Già—…»
Ed ella annuì in risposta alla sua domanda, anche perché era certa che anche lui fosse sulla propria stessa lunghezza d’onda e che nessuno dei due era pronto ad abbassare la guardia anche se gli scontri vi erano appena stati. 
Ed infatti il loro rimanere in guardia era anche dovuto al fatto che man mano avanzassero lungo la via principale, così da uscire da Navarro ed andare verso le proprie navi, dall’ombra visi più o meno conosciuti iniziavano a venir fuori stringendo fra le mani quelli che sembravano essere dei localizzatori. Era vero, Karga aveva affidato quel compito a quasi tutta la gilda e se il bambino era stato portato via dal cliente, allontanandosi, questo voleva dire solamente una cosa: il localizzatore era sicuramente tornato in azione il che li rendeva delle facili prede individuabili. 
Quasi istintivamente Speed strinse il piccolo ed anche il proprio blaster, pronta a sollevarlo se solo ve ne fosse stato bisogno, cosa neanche troppo poco improbabile e questo non faceva promettere nulla di buono. Più andavano avanti più la gente iniziava a radunarsi ed alcuni avevano giù tirato fuori le pistole, altri stavano semplicemente osservando con attenzione. Mando procedeva spedito, mentre Eryn, dal canto suo, rimase qualche passo indietro pensando a come poter proteggere e nascondere il piccolo che stringeva fra le braccia.
E poi, poco prima di giungere all’uscita, ecco che si ritrovarono letteralmente circondati senza neanche avere il tempo di aggiungere qualcosa, segno che i loro presentimenti peggiori si erano appena concretizzati e questo non prometteva nulla di buono. 
A chiudere il cerchio, fra tutti quanti, ecco che spuntò Karga nei suoi eleganti abiti con tanto di mantello e lo sguardo indispettito, poiché quella fuga per lui equivaleva a perdita di credibilità ed anche perdita di denaro, visto che alla fine l’incarico non era stato portato a termine nel migliore dei modi. Era come se Mando e Speed stessero mettendo i bastoni fra le ruote a Greef Karga e questo aveva delle conseguenze, tanto che tutti gli uomini della gilda adesso li stavano circondando puntando contro le armi. 
Speed si guardò rapidamente intorno, sperando di vedere qualcuno di loro vacillare, e fra quelle facce, conosciute e non, riconobbe anche Keigo, adesso serio più che mai, con il blaster puntato esattamente verso di lei. Voleva vendicarsi? Possibile e lei non poteva neanche dargli torto, visto come si erano lasciati durante l’ultima discussione. 
«Ragazzi, qui abbiamo un problema! Che cosa pensate di fare voi due?»
Il silenzio regnava sovrano in quegli attimi di pura tensione ma a distruggerlo fu proprio Karga era l’unico ad avere diritto di parola essendo il capo dell’intera gilda e quindi chiunque lo avrebbe ascoltato. 
«Dobbiamo andare alle navi.» tagliò corto Mando, con la sua solita schiettezza senza neanche provare a nascondere ciò che avevano fatto. 
Speed, dal canto suo, rimase impassibile e con i muscoli in tensione, abbassò per un istante lo sguardo in direzione del piccolo e poi tornò a fissare Karga, che sembrava quasi divertito dalla risposta di Mando. 
«Speed, andiamo. Posa quel bambino e lascia stare—… farò finta che non sia successo niente e che questa sia stata solo una svista passeggera!» 
La ragazza, interpellata dal capo della gilda, si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, confusa più che mai ed ecco che puntò la propria attenzione in direzione del Mandaloriano, quasi a voler cercare una sicurezza in più per la propria risposta da dare a Karga. 
Non ebbe neanche bisogno di poterlo vedere oltre il casco per essere certa che nessuno di loro due, a quel punto, si sarebbe tirato indietro da uno scontro, senza contare che, non avrebbero permesso a quel bambino di finire ancora una volta nelle mani sbagliate. Era totalmente fuori discussione e questo Speed e Mando riuscirono a dirselo anche senza bisogno di parlare o di guardarsi direttamente negli occhi, ma fu cose se lo avessero fatto. 
Lei, in maniera molto riluttante si avvicinò leggermente a quella sorta di trasporto merci, trainata dal droide e lasciò che fosse il Mandaloriano a parlare. 
«E chi ci dice che manterrai la parola data?» 
Bella domanda, anche perché a conti fatti lei e Mando non avevano alcuna sicurezza che dopo Karga avrebbe cercato di ucciderli. 
«Al momento, Mando, sono la vostra unica salvezza, quindi fate come vi dico e ne usciremo entrambi bene.»
No, Speed non credeva neanche un po’ alle parole pronunciate da Karga, ma doveva stare al gioco, almeno fino a quando non fosse successo qualcosa per provare a scappare. 
Sì, secondo quello sguardo che si era scambiata con il Mandaloriano, serviva un diversivo per provare una fuga verso le navi, solamente allora sarebbero stati liberi di proseguire e di scappare  portandosi con sé il bambino. Ne andava del suo destino, ed ovviamente anche del proprio, e poi, in caso di bisogno, a quel punto avrebbe benissimo potuto mostrare quel che sapeva davvero fare, ormai si era arresa all’idea che, in  un modo o nell’altro, avrebbe mostrato al mondo chi era realmente Speed. 
Ma mentre si ritrovava immersa in quei pensieri che toccavano troppi punti, ecco che un colpo di blaster partì alle proprie spalle e da quel momento in poi si scatenò letteralmente l’inferno.
I colpi arrivavano da qualsiasi parte e lei, intenta a proteggere il bambino ed allo stesso tempo a sparare, si ritrovò trascinata via dal centro della mischia in direzione della merce ammassata vicino a quel carretto trainato dal droide. Riuscì, seppur con qualche difficoltà, a colpire qualcuno, anche perché non era riuscita ad avere la visuale migliore di sempre e Mando, accanto a lei, stava aiutando sparando con ben più precisione di quanta Speed non ne avesse. Era allucinante, quel diversivo, che era stato creato dal proprio compagno di sventure, non stava portando a nulla di buono perché adesso entrambi si ritrovavano nascosti dietro quei barili mentre i colpi di blaster arrivavano un po’ ovunque. 
«Non di certo un'idea brillante, Mando.» lo apostrofò prima di sollevarsi oltre una delle scatole e colpire esattamente in pieno petto, il tipo accanto a Keigo, per poi rimettersi a sedere assicurandosi che il bambino stesse bene. 
Lui sembrava dormire nella pace dei sensi, invidiabile, vista la situazione in cui si trovavano al momento. 
«Tu ne avevi di migliori, Speed?» le rispose il Mandaloriano colpendo un paio di uomini a destra ed a sinistra, mentre evitava i colpi altrui con assoluta maestria prima di rispondere al fuoco. 
Bella domanda, lei aveva un’idea migliore? Sinceramente sì, provare ad usare la Forza per convincere Karga a lasciarli passare, ma non c’era stato tempo e poi Greef Karga non aveva una personalità facilmente manipolabile, di questo ne era certa. 
«D’accordo, quindi adesso ci facciamo strada verso le navi sparan—…» ma le parole di Speed si bloccarono nel momento in cui, esattamente sopra di loro, ecco che vide passare quello che sembrava un vero e proprio missile o forse era un laser di dimensioni pazzesche, che sorvolò i tetti e davanti lo sguardo impietrito della ragazza andò a schiantarsi contro la sua nave, a poca distanza dall’ingresso della città. 
Il colpo danneggiò tutta la fiancata della nave ed ovviamente anche un’ala, adesso penzolante ed i fiamme, mentre i resti iniziavano a crollare. E poi, ovviamente, come se non abstasse, visto che la sua nave era parecchio vecchia e con pezzi rimontati, iniziò a prendere fuoco ed a cadere a brandelli sotto lo sguardo impietrito di Speed che stava vedendo andare in frantumi quella che era stata la sua attuale casa e salvezza. 
«Ma che—… non ci credo! La mia nave! Karga io ti distruggo!!» sibilò stringendo con più forza il proprio blaster, poiché adesso non era più spaventata ma arrabbiata come poche volte in vita sua e lei doveva sfruttare quella rabbia a suo favore per trarne forza. 
Ed infatti, senza neanche guardarsi intorno, ecco che con fin troppa leggerezza si mise in piedi e cercò Karga, così da poterlo colpire, visto che sicuramente quella era opera sua. Aveva appena perso un punto fermo, il suo punto fermo e soprattutto la via di fuga per quella situazione. Probabilmente, con quel gesto avventato, rischiò anche di mettere a repentaglio la vita del bambino, che fra colpi di blaster, imprecazioni ed esplosioni riusciva ancora a dormire tranquillo. 
«Speed, stai giù, non importa!» le urlò invece Mando, che forse aveva capito la gravità della situazione ed anche il motivo della sua rabbia e l’aveva nuovamente tirata al sicuro così da impedire di farsi ammazzare prima del previsto. 
Ansimante, per colpa della stanchezza e della situazione altamente pericolosa, ecco che la ragazza lanciò uno sguardo furente al Mandaloriano, intento a sparare, questa volta con un’arma ancor più impressionante del blaster, visto che disintegrò, letteralmente, un paio di membri della gilda, facendo un po’ placare le acque. 
«Hanno distrutto la mia nave, ovvio che importa! E’ totalmente andata ed adesso è anche in fiamme!
» replicò lei alzando di parecchio il tono della voce. 
«Andiamo con la mia, adesso stai indietro e—…» ma Speed lo interruppe sparando, a bruciapelo, un colpo di blaster ad un uomo che alle spalle del Mandaloriano stava cercando di avvicinarsi per colpirlo. 
«Attento.» replicò, allora, lei come se tutta quella situazione fosse normale quando in realtà non c’era nulla di normale o tranquillo in quello che stavano facendo. Speravano e colpivano gente, ma poi altri membri della gilda, per lo più conosciuti, giungevano e si univano alla mischia poiché speravano, tutti quanti, di poter entrare in quella situazione tanto spinosa e ricavarne un profitto. 
Prendere il bambino, al momento, era ciò che tutti sognavano di fare, ma lui sarebbe dovuto rimanere fra le braccia di Speed, che si sentì tremendamente in colpa per non aver ancora fatto niente di davvero utile per aiutarlo. Insomma lo aveva portato fuori da li ma si era trattenuta, aveva fatto le cose come avrebbe fatto Speed quando si sarebbe potuta impegnare di più ed essere Eryn Laan, una Sith capace di affrontare tutti quei nemici semplicemente con l’uso della Forza e la propria spada laser. 
Ed allora, mentre altri colpi di blaster continuavano ad aleggiare sopra di loro, sperando di prenderli in pieno prima o poi, ecco che la ragazza fu nuovamente tentata di lasciare il piccolo al Mandaloriano per prendere la sua spada e combattere. Di certo, in quel modo, avrebbe attirato tutta la propria attenzione su di sé ma soprattutto avrebbe creato il giusto diversivo a Mando per andare via. 
Avrebbe fatto questa cosa da sola, forse era il suo modo per redimersi, per provare a pagare, almeno in parte, un passato che non voleva le appartenesse più. 
Però la situazione non era per nulla buona e gli spari iniziavano a rimbombarle nelle orecchie. Sarebbe stato giusto alzarsi e combattere, farlo per la salvezza di due persone senza occuparsi dei propri problemi, probabilmente sarebbe anche riuscita ad andarsene a sua volta, questa nelle migliore delle visioni ottimistiche.
«Mando, posa quel bambino oppure mi vendo tutti i pezzi dell’armatura!»
Sentì distintamente la voce di Karga lanciare l’ennesima minaccia rivolta al Mandaloriano e quello fu troppo, per lei, da riuscire a sopportare. Non aveva alcun diritto di parlargli in quel modo, come se tutto ruotasse intorno alla sua stupidissima Gilda. E dire che inizialmente aveva sentito di potersi fidare, seppur in via piuttosto ampia, di Greef Karga, ma quei tempi erano andati.  
Eryn lanciò un lungo sguardo al Mandaloriano, che come lei stava riflettendo su che cosa fare e su come agire, forse nella speranza di avere un barlume d’idea, ma quella che si era fatta lei, probabilmente, al momento era l’unica cosa fattibile. Esitando avvicinò il piccolo all’armatura in beskar del Mandaloriano, così da affidare a lui il bambino, ma in quel momento ecco che nuovi assordanti spari iniziarono a risuonare li intorno a loro. 
Solo che questa volta non provenivano dai membri della gilda, ma li stavano colpendo in pieno, segno che adesso erano loro quelli sotto attacco. Le voci crebbero, spaventate, perché dal buio a da una nube di fumo ecco che spuntarono altri Mandaloriani nelle loro incredibili armature che sparavano in direzione dei loro nemici. Erano giunti gli allenati ed i rinforzi per Mando, quello era più che chiaro, ed ovviamente a Speed le ci vollero un paio di secondi per metabolizzare il tutto, mentre fissava stupita ed ammirata quegli uomini con le armature volare in cielo e coprirli facendo fuoco sul nemico. 
«Quindi non eri il solo—…» riuscì a mormorare lei mentre il sorriso di chi ha appena ritrovato la fiducia si fece largo sulle proprie labbra. 
«Ed a quanto pare qualcuno dovrà cambiare rifugio!» sentenziò Mando mentre continuava a sparare aiutando i suoi amici e compagni di sempre. 
E poi sentì uno di loro pronunciare una frase che a sua volta Mando ripeté e che rimase scolpita nella mente di Speed. 
“Questa è la via!”
Insomma non aveva mai sentito nulla del genere e probabilmente quello doveva essere il loro motto fra Mandaloriani, o qualcosa di simile perché sembrava essere incredibilmente serio mentre pronunziava tali parole. Ovviamente tutte le domande erano futili al momento e si ripromise di sommergerlo con le proprie curiosità una volta usciti da quella situazione spinosa, anche se adesso avevano qualche possibilità in più di farcela. 
Chiaramente, in mezzo alla confusione generale creata dai restanti Mandaloriani che sfrecciavano ovunque ed abbattevano nemici, e soprattutto cercando di evitare i blaster che continuavano a sparare all’impazzata e senza neanche aver bisogno che qualcosa le venisse detta ecco che in simultanea lei e Mando presero a correre in direzione della nave che sembrava sempre più vicina, proprio come la loro salvezza attuale. 
Speed non si guardò intorno, si limitò ad inspirare profondamente ed a correre, cercando di evitare quanti più colpi possibili, ma soprattutto cercando di non far male al bambino, adesso stretto fra le sue braccia e che sembrava ancora essere nella pace dei sensi nonostante il finimondo esterno. 
«SPEED! » 
Ma poi quell’urlo giunto ad interrompere la sua corsa, la fece esitare qualche istante poiché riconobbe quella voce e quasi in maniera del tutto automatica si fermò a pochi metri dalla nave. Sapeva di certo che Keigo se la sarebbe cavata in quel frangente di eventi, era parecchio furbo, ma il Keigo che dietro di sé sembrava solamente arrabbiato mentre le puntava contro il proprio blaster. 
La ragazza, senza esitazione, si voltò verso di lui rivolgendosi uno sguardo particolarmente serio, mentre alle proprie spalle ecco che il Mandaloriano invece raggiungeva la nave. 
«Sei solo una stupida ragazza che distrugge tutto ciò che tocca. Tu per me sei morta!» continuò ad urlare con disperazione tenendo il dito sul grilletto ma senza sparare, anche perché l’avrebbe colpita in pieno, specialmente da quella distanza. 
Non aveva digerito quella sorta di rottura della loro amicizia, non era stato in grado di accettare il categorico rifiuto di parlare di lei che, a sua volta, non aveva approvato mai il suo comportamento, specialmente la spavalderia con cui pensava di potersi prendere ciò che più voleva. 
«Kei—…» fece per pronunciare lei, pronta a ricevere quel colpo che sembrava sarebbe giunto da un momento all’altro ed a fermarlo con la Forza, ma il colpo esplodo fu dalla pistola del biondo, bensì da quella del Mandaloriano poco distante da Speed, ormai sulla passerella della propria nave. 
Era stata una stupida ad abbassare la guardia mettendo in pericolo il bambino, se ne rendeva conto da sola, anche perché, forse, Keigo non aveva tutti i torti nel dire che avrebbe distrutto qualsiasi cosa e questo le fece male più del possibile colpo che stava per ricevere. 
Si voltò lentamente in direzione del Mandaloriano che, stranamente, le si era avvicinato e l’aveva afferrata per il braccio libero, con più delicatezza di quanta Eryn avesse immaginato lui possedesse, e l’aveva aiutata a salire sulla nave, pronti a lasciarsi quel disastro alle spalle, o per lo meno quello che rimaneva di quel disastro immane. 
«Non ascoltarlo. Adesso andiamo, Speed. »
Lo sentì pronunziare quelle parole nonostante il fracasso assordante degli scontri non molto lontani dalla nave ed in quel momento Eryn volle davvero credergli. Ma non poteva farlo, perché in fondo Keigo aveva ragione e questa cosa, per quanto lei cercasse di negarla, le faceva un po’ paura, e se il Mandaloriano avesse davvero saputo del suo passato, probabilmente, non le avrebbe detto quelle parole.
Al momento, però, dovevano davvero allontanarsi da li, dovevano mettere quanta più distanza possibile da Navarro, lasciandosi dietro la distruzione della Gilda.
Alla fine, in un modo o nell’altro, erano riusciti a portare via il bambino e questo voleva dire solamente una cosa: erano riusciti a liberarlo dalle mani dell’impero e questa era, probabilmente, la migliore vittoria che avesse mai ottenuto fino ad allora.
   
 
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