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Autore: Saruwatari_Asuka    03/02/2020    0 recensioni
{Spoiler dei capitoli dal 195 al 211 circa}
{ShinOji of course}
{Angst a palate perché fa sempre bene}
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“Buongiorno, Shinsou.”
Sgranò gli occhi, a quel saluto, fermandosi come una statua di sale all’ingresso dell’aula.
Lo aveva salutato. Davvero? Anche adesso che era libero di muoversi, di saltargli addosso ed ucciderlo?
Dio, che aveva fatto?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hitoshi Shinso, Kaminari Denki, Mashirao Ojiro, Shōta Aizawa
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Unleashed knot

 

 

CAPITOLO 1

 

 

Quel primo giorno del secondo anno era iniziato male fin da principio.

Aveva preparato la valigia per tornare in dormitorio la sera prima, ed era tutto pronto. Come tutti gli altri doveva arrivare al Dormitorio per lasciare il borsone con le poche cose che si era portato a casa per le vacanze estive, e poi andare a lezione.

Invece non aveva sentito la sveglia, si era dovuto alzare di corsa e arrivare altrettanto frettolosamente al Dormitorio e poi in classe. Era stato l’ultimo a mettere piede in aula, ma almeno Aizawa non era ancora arrivato.

Ciò nonostante era già sudato, aveva iniziato la giornata nel modo peggiore per lui, a cui piaceva essere sempre puntuale e, se poteva, arrivava persino in anticipo.

Avrebbe dovuto capire che le cose non potevano che peggiorare quando Aizawa aveva messo piede in classe, imponendo l’ordine ma lasciando la porta dell’aula aperta. Come se dietro di lui dovesse entrare qualcun altro.

Poiché era successo alla fine del primo anno lo aveva quasi scordato, Ojiro, di quella faccenda lasciata in sospeso fra 1-A e 1-B.

Chi si sarebbe preso Shinsou Hitoshi.

E fissando la porta aperta ebbe un lungo brivido lungo la schiena.

L’anno prima non avevano detto in quale classe delle due sarebbe capitato, all’inizio del secondo, ma solo che sarebbe passato dal Dipartimento Generale a quello Eroi. E adesso che il fantomatico secondo anno era iniziato, era il momento di svelare l’arcano.

Dietro di lui, Kaminari stava già strepitando, lo percepiva chiaramente. Gli allontanò la coda da davanti prima che potesse sfogarsi su di essa.

“C’è Shinsou dietro la porta, prof? Dai, ce lo dica, non ci tenga in sospeso!” esclamò euforico, sporgendosi in avanti.

L’occhiataccia di Aizawa lo aveva subito rimesso in riga, ma anche se era tornato a sedersi composto Ojiro lo sentì chiaramente muoversi esagitato sulla sedia.

“Sta al tuo posto, Kaminari,” lo redarguì Aizawa, ma a quel punto non serviva più a nulla stare lì a fare chissà quale tipo di discorso. Tanto, lo sapevano già.

“Dunque, come Kaminari ha fatto presente pur senza che gli venisse richiesto, oggi, in quanto primo giorno del vostro secondo anno, verrà svelata la classe in cui studierà anche Shinsou Hitoshi. Ma non qui. Prendete le vostre divise e scendete nella palestra, vi aspetta lì anche la sezione B,” e detto questo, Aizawa era stato il primo ad uscire.

Ojiro si era alzato insieme agli altri per ritirare la valigetta con le loro divise da Hero e poi aveva seguito i compagni negli spogliatoi per cambiarsi. A differenza dell’entusiasmo di Kaminari o della trepidanza di Midoriya e Kirishima, però, Ojiro si sentiva decisamente teso.

Non sapeva perché in effetti, non era un pensiero che avesse molto senso, eppure non si sentiva per nulla felice all’idea di avere Shinsou Hitoshi in classe con lui. Forse era per quello che era successo al Festival Sportivo dello scorso anno, anche perché non avrebbe avuto altri motivi per avercela con lui.

Eppure una parte di lui sperava che la classe ad accoglierlo fosse la B.

Non gli piaceva l’idea di averlo in classe, senza contare che sarebbe stato seduto accanto a lui e la cosa gli piaceva ancora meno. Non c’era un vero motivo, e non era forse un pensiero o un comportamento molto eroico, ma dubitava di poter facilmente andare d’accordo con Shinsou né di poterlo facilmente perdonare per quello che gli aveva fatto al Festival Sportivo.

Eppure pareva essere l’unico a pensarla così.

Anche Tokoyami aveva ammesso, durante il tragitto, che si sarebbe sentito a disagio ad averlo come compagno di classe. Ma Midoriya era subito corso in sua difesa, e Ojiro proprio non capiva perché. Eppure, anche lui ci aveva combattuto contro.

Ma Midoriya, con il suo buon cuore, continuava ad insistere che tutto sommato Shinsou era meno peggio di quello che voleva ammettere, che non era cattivo, e che dovevano dargli una possibilità.

Anche Kaminari era d’accordo, dopotutto era stato per lui che la loro squadra aveva vinto durante l’ultimo allenamento di gruppo con la B l’anno precedente, e l’aveva anche salvato.

Continuava a sentirlo bofonchiare su questo o quello e su Shinsou, soprattutto, quando raggiunsero la classe B e, ovviamente, l’interesse di quella mattina.

Che era in piedi fra Vlad King e Aizawa, la maschera già sulla bocca a coprire quello che giurava essere un sorriso sfrontato, come al solito.

Stavolta, però, non era in tuta. Aveva ottenuto la sua divisa da Eroe, Shinsou.

Niente di eccessivo o eclatante.

I pantaloni erano semplici, neri, calzavano negli stivali a metà polpaccio dello stesso colore ma con la bordatura e la suola tendente al violaceo. Anche la canotta e i guanti, senza dita, erano neri, ma decisamente più aderenti di quelli di Aizawa e giurava, seppur parzialmente coperta dalle bende grigie, fosse a collo alto, ma morbido e largo. Forse per nascondere la maschera e la bocca all’occorrenza. Alla cintola aveva appeso due piccole sacchette, probabilmente con qualche occorrente per il primo soccorso. O qualche arma, come Aizawa.

Doveva ammettere, Ojiro, che il fischio ammirato di Mina e Hagakure era ben riposto.

Shinsou doveva essersi allenato ancora tantissimo anche dopo aver passato il test perché, seppur la tuta ben lo nascondeva, Ojiro era certo che il suo fisico non fosse così quattro mesi prima. Si era irrobustito, le spalle lasciate parzialmente scoperto dalla maglia sembravano un po’ più larghe, le braccia non erano più magre e ossute.

La divisa da eroe fasciava adesso un fisico che non aveva nulla da invidiare a molti di loro.

“Cavoli, Shinsou, quasi non ti riconoscevo!” esclamò Kaminari, andandogli sotto all’istante. Monoma però lo scacciò via con sgarbo e si mise accanto all’altro, chiacchierando fitto.

Ecco, se quell’allenamento da primo giorno era per vedere con chi Shinsou avesse più affiatamento, e mandarlo in quella classe, il fatto che Monoma gli stesse così dietro era una cosa decisamente a suo vantaggio.

Eppure...lo infastidiva.

Perché Kaminari era fastidioso ma animato da buona intenzioni.

Monoma aveva la faccia del ruffiano lì solo per mettere zizzania.

Itsuka Kendo, per fortuna, arrivò il loro soccorso, trascinandoselo via per un orecchio. “Chiedo perdono per il mio compagno. La tua divisa è davvero interessante, mi piacerebbe trovarci come compagni, questa volta,” fece con gentilezza.

Shinsou rispose solo con un cenno del capo. La maschera lo copriva per metà e non era facile carpire per bene la sua espressione.

“Ti ringrazio,” mormorò.

“Oh, finalmente si può parlare!” esclamò di tutta risposta di nuovo Kaminari che, seguito da Kirishima e Ashido, si avvicinarono a lui. Stavolta, però, fece un passo avanti anche Midoriya, insieme anche a Shoda e Shiozaki della B.

Ed era strano, vederlo parlare con quei due, perché anche loro avevano avuto modo di provare il suo subdolo potere.

Shoda, soprattutto, si era ritirato dopo di lui durante il Festival Sportivo dell’anno prima, per lo stesso motivo che aveva spinto lui a fare altrettanto. Eppure, adesso gli sorrideva e scherzava con lui.

Forse perché era stato nel suo gruppo, contro quello di Midoriya, durante l’allenamento doppio dell’anno prima? Con Monoma e Yanagi, che però se ne stava in disparte.

Forse combattere con lui, parlarci in un momento di necessità, aveva fatto capire a Shoda qualcosa che a lui ancora sfuggiva? Che, come diceva Midoriya e sottolineava Kaminari, Shinsou non era così male?

Sorrideva, adesso, mentre parlava con loro.

Sogghignava, per la precisione, e sembrava un po’ una presa in giro, ma più probabilmente era il suo modo di fare e basta. Era la sua faccia.

Il modo in cui si stava approcciando a loro, la mano che aveva portato a grattarsi la nuca, gli dava un’aria anzi quasi imbarazzata. Come se fosse a disagio.

“Adesso basta stare qui a non far nulla, si passa all’allenamento!” tuonò Aizawa, battendo le mani fra loro per attirare l’attenzione.

Li guardò tutti, Aizawa, uno a uno, e Ojiro ebbe un attimo la sensazione che si fosse soffermato su di lui un secondo di troppo.

Aveva una brutta sensazione.

Bruttissima.

“Sarà simile a quello dello scorso anno, con una sostanziale differenza: stavolta verrete mischiati.”

Iida alzò prontamente la mano, tesissima, “Intende dire che potremmo capitare in gruppo con qualcuno della classe B contro qualcun altro della nostra classe?”

“Esattamente, Iida.”

“State scherzando, mi auguro!” gracchiò Monoma, sconvolto, “Mischiarci a questi...questi...”

“Non ti faccio neanche finire di parlare, Monoma,” sospirò Vlad King in risposta, “I ragazzi della 2-A potrebbero diventare vostri colleghi, un giorno. Nei prossimi tirocini potrebbe capitare di collaborare sotto le direttive dello stesso tutor com’è già successo lo scorso anno ad alcuni di voi. Il minimo è cercare di creare un rapporto amichevole e rispettoso, fra di voi.”

“Ma signore...”

L’espressione schifata di Monoma fu capace di far rizzare i peli anche a Ojiro, e se non fosse stato per il tempestivo intervento di Kendo forse Monoma non sarebbe arrivato a fine giornata, visto che Bakugou era parso intenzionato a farlo saltare in aria.

“Stupido coglione,” lo sentirono tutti borbottare.

Vlad King si massaggiò appena la base del naso, “Grazie, Kendo.”

“Di nulla, signore. Anche se il mio compagno è quel che è, spero si possa collaborare serenamente. Mi scuso per lui.”

“Non hai nulla di cui scusarti, Kendo-san,” sorrise subito Momo, “Anche io me lo auguro vivamente!”

“Bene, adesso, superata quest’interruzione passiamo alle cose serie. Di nuovo,” borbottò Aizawa. Sembrava risentito, se dell’interruzione o del comportamento di Monoma Neito era difficile dirlo.

“Le squadre saranno sempre di quattro o cinque a seconda dell’esigenza. Uno sarà il porta bandiere e leader, e lo sceglieremo noi per ogni squadra. L’obiettivo è non farlo catturare dagli avversari. Vince chi riesce a mettere per primo fuori gioco il leader del gruppo rivale o a trascinarlo fuori dalla linea di gioco. Sono stato sufficientemente chiaro?”

“Sì, signore!”

“Bene. Allora, adesso le squadre:

Tsunotori, Monoma, Ojiro e Tokoyami; squadra A.

Shinsou, Ashido, Kendo, Iida e Awase; squadra B

Kaibara, Shishida, Tetsutetsu e Kirishima; squadra C

Kaminari, Jirou, Tsuburaba e Asui; squadra D

Shoji, Kamakiri, Shoda e Satou; squadra E

Mineta, Rin, Yanagi e Sero; squadra F

Komori, Uraraka, Bondo e Todoroki; squadra G

Fukidashi, Tokage, Honenuki e Bakugou; squadra H

Shiozaki, Yaoyorozu, Hakagure e Aoyama; squadra I

Kodai, Kuroiro, Koda e Midoriya; squadra L.

“Inizierà la Squadra A, con Tokoyami come porta bandiera, contro la squadra B, con Iida come portabandiera. Avrete quindici minuti di tempo, dopodiché decideremo se considerare la prova fallita o meno in base allo svolgimento della stessa, nel caso nessuna delle due squadre sia riuscita a sconfiggere o catturare il portabandiera dell’avversaria. E’ tutto chiaro?”

“Sì, Professor Aizawa!”

“Molto bene. Iniziamo allora.”

Passando davanti a Bakugou per raggiungere il punto di partenza, Ojiro lo sentì chiaramente imprecare a denti serrati, maledicendo Aizawa e tutti quanti.

Non c’era da stupirsene, in fondo. Era finito circondato da quelli della B. Per lui, che già aveva faticato a relazionarsi a malapena con loro dopo un anno che si conoscevano, doveva essere fin troppo irritante.

E non era l’unico.

Anche Monoma era decisamente di cattivo umore.

Gli passò accanto tirandogli una spallata e affiancando invece la sua compagna di classe. Ojiro alzò a sua volta gli occhi al cielo.

Sarebbe stato un lungo, lunghissimo allenamento. Il più lungo della sua vita.

“Dovremmo cercare di collaborare,” mormorò Tokoyami dopo un po’, guardando proprio Monoma.

Pony per fortuna non sembrava avere troppi problemi.

“Taci, fallito. Io non collaboro con i nemici.”

“Non siamo nemici, siamo nella stessa squadra, Monoma,” ribatté anche Ojiro, contando mentalmente fino a dieci. “Sarebbe utile sapere qualcosa di più sul tuo potere, sai?”

“Non rivelo i miei segreti al nemico, non sono così ingenuo.”

“Ancora con questa storia? Non siamo nemici, siamo nella stessa squadra!”

“Per ora.”

“Beh, è per ora che dobbiamo collaborare,” sbottò Tokoyami, “Quindi cerca di essere ragionevole.”

Monoma schioccò la lingua, irritato, “Ma non capisco che abbiano in mente Vlad e Aizawa! La sezione B non dovrebbe mescolarsi con quei perdenti della A, per nessuna ragione!”

“Senti, tu...-“

“Non dovresti pensarla così, Monoma,” esclamò di punto in bianco Tsunotori, “Alla fine, siamo tutti eroi! Io sono felice di essere qui! Cosa c’è? Ho sbagliato qualche parola? Scusate, faccio ancora un po’ di confusione con alcuni termini...” aggiunse subito dopo, vedendo l’espressione stupita sia di Monoma stesso che di Ojiro.

Ma quest’ultimo scrollò velocemente la mano davanti al volto, “No, no, non hai sbagliato. Non me l’aspettavo,” sorrise quindi.

Tsunotori ricambiò raggiante, “Oh, ma prego! E’ la verità! Perché ho combattuto contro di te l’anno scorso e mi sei sembrato forte! Hai resistito alle mie corna!”

“E mi hai massacrato, a conti fatti. Ma ti ringrazio, Tsunotori-san.”

Tokoyami scoccò quindi un’occhiata a Monoma, che aveva ancora la bocca spalancata. “Visto? Almeno la tua compagna è ragionevole.”

“Assurdo...”

Pony chiuse entrambi i pugni davanti al petto in una posa che ad Ojiro ricordò tantissimo Uraraka quando voleva cercare di dare la carica a chi le era intorno, riuscendoci per altro benissimo.

“Dai, Monoma-kun! Non vuoi vincere? Io sì!”

“Già, Monoma, non vuoi vincere?” lo stuzzicò ancora Tokoyami, “Magari se dimostrate di essere superiori Shinsou finirà in classe con voi.”

“Già,” sogghignò Monoma, in quel suo modo sghembo e irritante, “Perché voi non lo volete, giusto? La grande inutile sezione A non può accettare qualcuno con un quirk così speciale come Shinsou, giusto? Voi pensate di essere superiori a qualcuno che viene dalla sezione ordinaria, no?”

Ojiro spalancò gli occhi, “Ma che c’entra? Tokoyami non ha detto questo!”

Tsk, era fra le righe.”

“Tu sei matto,” borbottò Mashirao, sempre più irritato. “E poi non andremo da nessuna parte se continui così, e non fai che mettere zizzania. Presto Aizawa darà il via alla prova, ti decidi o no a collaborare?”

Neanche l’avesse chiamato, il rumore sordo della sirena annunciò l’inizio.

Pony si lasciò andare ad un sospiro, “Comunque tu sei l’obiettivo, corvo, giusto? Allora basta che io o Ojiro-kun rimaniamo con te.”

“Sì, ma mi chiamo Tokoyami...”

“Ti chiedo scusa!”

“Non importa. E ricordatevi di parlare solo se possiamo guardarci in faccia, come ci ha mostrato Midoriya l’anno scorso è il modo migliore per non cadere nei trucchi di Shinsou.”

Ojiro annuì, “Sì. Tsunotori-san, ti dispiace andare avanti? Io rimarrò indietro e...”

“Siete anche codardi, adesso?” infierì Monoma d’improvviso, “Mandi avanti le ragazze, scimmione?!”

Ojiro digrignò i denti, “Sto per colpirti, sappilo.”

“Perché? Ti disturba, la verità?”

“Adesso basta! Qua Tsunotori è l’unica che ha un attacco a media e lunga distanza, è logico mandare avanti lei. Non dimentichiamoci che l’altra squadra ha Ashido e Kendo, oltre a Iida, anche se lui sarebbe l’obiettivo e forse si nasconderà.”

Tokoyami ha ragione. Posso andare avanti io, ma devo per forza avvicinarmi e mi vedrebbero subito. Iida non lo prenderemo mai, se non lo cogliamo di sorpresa. E’ così difficile da capire?”

Monoma storse la bocca, contrariato. Scocciò un’occhiata a Pony, che era determinata e non pareva avere niente da ridire su quel patetico piano, se così poteva essere definito. E ne dubitava fortemente.

“Probabilmente posso copiare il quirk di Tokoyami, di sicuro quello di Tsunotori. Dubito sia utile quello dello scimmione. Dura quindici minuti.” decretò alla fine, seppur scocciato come poche volte in vita sua e con l’espressione di chi preferirebbe star pulendo i bagni della scuola piuttosto che essere lì.

Ma lo ignorarono tutti comunque, e alla fine Tokoyami si limitò ad annuire e a porgergli la mano, “Copri tutta la prova, allora, bene. Copiali, sperando che tu possa riuscirci. Visto che puoi copiare quello di Tsunotori-san, andrai avanti anche tu. Più o meno come hai fatto lo scorso anno. Ricordati di non rispondere se non puoi vederci.”

“Non sono stupido come voi!”

“Non ci giurerei,” sospirò Tokoyami, “Dubito che la squadra avversaria punti a rimanere solo unita, è inutile. Per altro, hanno una persona in più rispetto a noi, quindi sarà un problema. E a litigare non abbiamo avuto tempo per creare un vero piano...”

“Andrà bene!” squittì Pony, “Improvviseremo e andrà bene!”

“Vorrei essere ottimista come te,” sorrise Ojiro.

Sarebbe stata  una prova davvero complicata.

 

 

 

Angolino Autrice:
Heilà!
Sono tornata con un’altra Shinoji.
Ma chi l’avrebbe mai detto.
Scommetto che non ve lo aspettavate!
Nessuno poteva aspettarselo.
...
Sono terrificante  lo so perdonatemi. Per altro, anche qui Angst a palate, ma chi mi ha seguito in Fear o chi sta seguendo Smash ormai lo sa: Asu e l’angst vanno a braccetto!!
Spero che questa nuova storia vi possa piacere.
Io mi sono divertita a scriverla e un grazie come al solito a Anya, che mi sopporta e supporta.
Un bacione,
Asu

   
 
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