Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    07/02/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sento bussare alla porta della camera degli ospiti del palazzo, quella che al momento sto occupando per prestare servizio a Nadia. Mi scuoto, aprendo gli occhi di colpo, risvegliata da un sonno senza sogni.
“Mmh… Avanti…”
Mormoro, con la bocca ancora impastata da sonno. Mi passo le mani sul viso e mi stropiccio gli occhi viola con molta calma. Non oso immaginare come siano i miei capelli al momento, quindi per ora semplicemente li ignoro.
La porta si apre e Portia, già sveglia e pronta a compiere i suoi doveri, fa capolino con un sorriso.
Solitamente non sopporto la gente che mi parla di prima mattina, né chi è troppo attivo appena sveglio… e questo con Asra per fortuna non è un pericolo in cui rischio di incappare! Ma comunque, Portia non mi dà fastidio con la sua presenza. Anzi, mi strappa un sorriso.
“Buongiorno, Hanan! Spero tu abbia dormito bene, abbiamo molte cose da fare oggi!”
Il sorriso sfuma in una smorfia preoccupata. Io intanto scendo dal letto, sistemandomi la veste da notte perché non mi scopra troppo le gambe.
“La Contessa è terribilmente irritata per aver perso tempo nei preparativi della Masquerade. Lei odia le sue emicranie…”
Mentre Portia parla, noto un movimento sopra di lei, sulla porta. Un movimento che mi fa quasi prendere un colpo. Faust deve essere uscita dalla sacca nella quale l’avevo nascosta, ed ora se ne sta lì, bella tranquilla appoggiata sulla porta, con la linguetta che vibra attraverso la sua boccuccia come se nulla fosse. Deglutisco, costringendomi a non fissarla per non attirare l’attenzione di Portia. Ma a quanto pare non serve a niente, visto che la giovane dai capelli ramati e lo sguardo furbo, ora mi osserva interdetta.
“Cosa- Ho qualcosa sulla testa?”
Prima ancora che io possa fermarla, si volta e inevitabilmente nota Faust. Portia salta, terrorizzata e Faust, ovviamente, si spaventa e scappa via lungo il corridoio.
Con un profondo sospiro, mi porto le mani alle tempie e le massaggio. Ci mancava anche questa, ora. Portia sembra terrorizzata, ma chi non lo sarebbe ritrovandosi una serpe in casa?
“Hanan l’hai visto?? Hai visto quel serpente?? Dimmi che me lo sono solo immaginato!! Oh, che guaio!!! E se stesse andando al recinto dei roditori?”
“Portia non-“
Portia è corsa all’inseguimento di Faust con una rapidità che non avrei mai immaginato. Ancora in veste da notte e coi capelli scompigliati, le corro appresso. Per tenere il passo sto letteralmente faticando. Sto iniziando a sudare e ho il fiatone. Dannato Asra che mi ha attaccato la sua pigrizia!
Fortunatamente, Portia si ferma ad un bivio nei corridoi, e ho tempo di recuperare il fiato.
“Da che parte sarà andato? Hanan, tu hai visto da che parte andava??? Non sono brava coi serpenti, ma non lo lascer- AH! ECCOLO!”
“Portia, Aspet- ah…”
Di nuovo corsa all’inseguimento di Faust. Ho fatto in tempo a vedere solo la codina bianca del famiglio di Asra arricciarsi prima di svoltare l’angolo. Portia brontola, mentre le corro appresso col cuore in gola per la fatica. Non si direbbe, dal suo fisico morbido, ma ha una bella resistenza!
“Argh… Si sta dirigendo al giardino! Non la troveremo mai lì fuori… Oh no! Le gabbie degli uccelli! No, no, no, se succedesse loro qualcosa la Contessa andrebbe su tutte le furie!”
Il viso di Portia è più bianco del solito e imperlato di sudore freddo, mentre pensa a chissà quali rare specie di volatili presenti nel giardino. Riesco a riprendere fiato quanto basta per riuscire a biascicare un’unica frase. L’unica sensata che mi viene in mente al momento.
“Lei non mangia volatili…”
Portia sembra sbigottita dalla mia frase.
“Cosa? Che ne sai tu? E poi… Lei? Ma… ma è tuo quel serpente, Hanan?”
“In realtà è-“
Qualcuno mi dà uno spintone, interrompendo la mia frase e facendomi quasi cadere. Perfino Portia ha rischiato di venire travolta dalla fretta di quello che pare essere il ciambellano. Lo vediamo schizzare via rapido verso la veranda, urlandoci qualcosa senza nemmeno voltarsi, tanto va di fretta.
“Vi chiedo umilmente perdono, ma devo raggiungere la contessa!!!”
Perché in questo palazzo non può esserci una mattinata tranquilla in cui non succede niente di strano?
Io e Portia ci scambiamo un’occhiata preoccupata, dunque ci gettiamo all’inseguimento del ciambellano, per capire cosa diamine stia succedendo.

Ci precipitiamo tutti e tre in veranda, dove la contessa si erge in tutta la sua bellezza. Non ci guarda, la sua attenzione è rivolta al giardino sottostante, almeno finché non piombiamo letteralmente alle sue spalle, fermandoci di colpo con un sussulto comune.
Si volta, ci scruta con un momento di confusione, ma alla fine sorride, quasi divertita oserei dire.
“Ah, Hanan. Ti sei alzata presto oggi, vedo. Ma cielo, dove andate così di corsa?”
Beh, era impossibile che non lo notasse, anche perché io sono ancora in abiti da notte. Ed infatti sento le guance andare a fuoco, mentre mi osservo le vesti e i piedi scalzi.
“Portia, che succede? C’è qualcosa di cui dovrei essere messa al corrente?”
Portia e io ci guardiamo per un secondo, ma lei rivolge immediatamente le sue attenzioni a Nadia, per non farle attendere troppo la risposta.
“Noi… Uhm… No, milady. Ma come mai siete già vestita? Aspettate forse qualcuno?”
Nadia assottiglia lo sguardo, rivolgendo alla sua ancella favorita un sorriso cortese.
“Ho come la sensazione di sì, Portia. Ora però, tu e Hanan vogliate scusarmi, ma il ciambellano sembra voglia riferirmi qualcosa di urgente.”
Ed è proprio il ciambellano a farsi spazio tra me e Portia, di nuovo, fortunatamente con più grazia.
“Sì, ecco, Milady! Stavo per l’appunto per annunciarvi l’arrivo di-“
Il ciambellano viene interrotto dal rumore delle guardie che si muovono sulle scale, che dal giardino portano proprio qui, alla veranda. Seguono una figura incappucciata, il cui mantello segue con uno strascico che gli fa da coda. La figura misteriosa tira fuori da sotto la propria cappa due brocche d’argento, per poi riversare il contenuto, creando due archi di un liquido brillante, che si attorcigliano tra loro come le nuvole durante un temporale. Quella spirale cresce, estendendosi e mutando la sua forma fino a prendere le sembianze di una figura umana. Una figura che riconosco già, prima che il suo aspetto sia completo, e che mi fa battere forte il cuore.
In quel preciso istante, la figura incappucciata si sgretola, sotto gli occhi stupiti di tutti, soprattutto delle guardie che la seguivano, e di lei non rimane altro che un cumulo di sabbia dorata sui gradini della veranda.
Il ciambellano sembra decisamente scocciato dal comportamento delle guardie, tanto che le scruta tutte con un’occhiataccia.
“… Come dicevo, Milady, volevo annunciarvi l’arrivo dell’indovino, Asra.”
Dunque, si rivolge alle guardie con tono seccato.
“E lo avevo detto anche a loro! Perché mai vi siete messi ad inseguirlo?!”
Questo mi ricorda del mio arrivo al castello, la prima sera, quando le due guardie mi negarono l’accesso nonostante fu Nadia stessa ad invitarmi qui. Mi porto una mano sulla bocca, per nascondere il mio sorriso divertito.
“Lo fanno sempre. Buongiorno, Contessa.”
La voce di Asra, ora nel pieno della sua forma, cattura l’attenzione di tutti i presenti nella veranda. Lo vedo chinarsi in un gesto di riverenza verso Nadia. Un gesto elegante e decisamente ruffiano, ed anche questo mi fa sorridere. Vedo il suo sguardo spostarsi per un secondo verso di me, uno sguardo divertito e complice che ricambio. Asra si toglie il cappello, inginocchiato davanti alla contessa.
“Oh, Asra… Da quanto desideravo dare un volto a questo nome!”
Quindi, Nadia nemmeno ricorda? Ieri l’ho chiaramente vista parlare con lui, proprio qui in veranda. Un episodio successo anni fa, è vero, uno di quelli che mi hanno lasciata con più domande che risposte. Tengo d’occhio Asra, cercando di capire la sua reazione. Sebbene lui si comporti con totale tatto ed eleganza, non mi sfugge una nota di tristezza che ora gli oscura lo sguardo. Conosco bene i suoi occhi, so quando qualcosa lo tormenta.
“Il mio nome? E quale interesse può avere il nome di un umile indovino di città per voi, Contessa?”
“Curiosità… Sei molto più giovane di quanto avessi immaginato.”
Risponde Nadia. Mi sporgo appena, cercando di scrutare anche il suo viso, ma lei è impassibile e austera, come sempre. Non riesco ad evincere nulla dalla sua espressione.
“Lo sono, Contessa? Voi invece siete perfino più radiosa e magnifica di quanto ricordassi.”
Mi volto di scatto verso Asra, attenta alle sue parole e le sue espressioni. Ma non apro bocca. Non davanti alla contessa, sicuramente.
Nadia sembra perplessa, confermandomi che davvero non ha alcuna memoria del mio maestro. Si porta una mano sul decolleté e gli occhi si spalancano in un’espressione confusa.
“Come sarebbe ‘ricordassi’?”
“Ero un ragazzino, quando giungeste a Vesuvia. Un magnifico volto che si ergeva tra la folla esultante, molti anni fa.”
La spiegazione di Asra è costruita alla perfezione, nessuno potrebbe mai dubitare di quello che sta dicendo ora. Ma io ho visto. So che sta omettendo qualcosa. L’ho visto ed in più lo leggo nei suoi occhi, velati da una nota triste che solo chi sa capirlo può notare. Poi si rasserena, tornando sorridente, ed intanto Faust striscia fuori dai suoi abiti facendo capolino da sotto la camicia.
“Possiamo definire questo come il nostro vero primo incontro, Contessa. Spero di avervi fatto una bella impressione, migliore e più duratura di quella che potrebbe lasciare un bambinetto in mezzo alla folla.”
Si alza, lentamente e con un movimento sciolto. C’è sempre grazia, in ogni cosa che fa. Non lo stesso tipo di grazia che si potrebbe attribuire a Nadia, certo, ma Asra è capace di rendere tutto così ipnotico.
“A proposito, vogliate perdonare questa intrusione fuori programma, milady.”
E dunque, si avvicina a me. A me che in questo momento sembro l’unica cosa fuori posto. Con addosso una veste bianca da notte ed i piedi scalzi ed i capelli ancora arruffati dal sonno. Arrossisco talmente tanto da sentire le orecchie bollenti, perché Nadia ci guarda con un sopracciglio inarcato. Asra non si fa alcun problema invece. Senza curarsi degli sguardi fissi su di noi, mi avvolge in un caloroso abbraccio tenendomi una mano dietro le spalle ed una dietro la nuca, così da farmi aderire contro il suo petto. Sono così felice ed imbarazzata allo stesso tempo, che spero non mi lasci mai. Perché non voglio che lo faccia e perché non voglio vedere di nuovo gli sguardi di Nadia, Portia e del manipolo di guardie addosso.
Mi concentro sul battito del suo cuore, che in quel momento sembra impazzito di gioia. E così è il mio. Battono rapidi, come se fossero due metà dello stesso cuore, ricongiunte e felici. Le mie braccia vanno dietro la schiena di Asra senza che io me ne renda conto. Le mie mani che si avvinghiano alla sua camicia.
La voce di Nadia ci riporta entrambi alla realtà. Parla con un tono divertito, come se si stesse godendo la scenetta.
“Vedo che ti è mancata la tua allieva. Che teneri.” 
Dunque, mi sorride. Un sorriso che credo sia tra i più amichevoli e sinceri che le ho visto fare finora. Riesce anche a togliermi parte dell’imbarazzo.
“Devo dire che Hanan è stata un’ospite squisita, questi giorni.”
Asra storce le labbra in un sorrisetto carico d’orgoglio. Lo osservo intensamente mentre lui osserva Nadia.
“Non ne dubito, Contessa. Ovunque va Hanan, segue il caos. Non ci si annoia mai!”
Come prego?
Continuo a fissarlo, con il mio miglior broncio sul viso, anche se dura ben poco.
“Mi chiedevo se potessi portarla con me oggi.”
Sta arrossendo, e anche io. Lo sento stringere la presa sulle mie spalle, mentre continua a sostenere lo sguardo di Nadia nel farle questa richiesta. La Contessa sembra pensarci un po’ su ed ora sia io che Asra la stiamo fissando, in attesa.
“Hmm… Ieri abbiamo perso tempo, in realtà. Ma suppongo non sia stata colpa sua, ma mia. Però…”
Asra prende la parola, con garbo.
“Se mi è concesso, milady, tutto quello che voglio fare è accrescere le abilità di Hanan. Questo potrebbe giovare anche alla vostra ricerca. Vi chiedo solo di concederci un po’ di tempo.”
Nadia sembra convinta ed io sospiro di sollievo. Anche Asra lo fa. Lo sento da così vicino.
“E sia, godetevi la vostra lezione. Hanan. Asra.”
Ci guarda entrambi, pronta a congedarsi. Le rivolgiamo un inchino che viene bloccato proprio dalle sue parole.
“Ma prima… Stavo ammirando il serpente che porti appresso, Asra. Dove hai trovato un esemplare così bello?”
Faust si volta verso Nadia e posso percepire un certo orgoglio provenire da lei ed Asra, come se lo irradiassero in maniera combinata.
“Lei è un dono, Contessa.”
Nadia annuisce, rivolgendoci alcune ultime parole prima di congedarsi definitivamente.
“Un ottimo dono, certamente. Bene, vi lascio alla vostra lezione. Hanan, torna tutta intera, mi raccomando!”
“S-sì! Certo, milady!”
Le rivolgo un inchino profondo, tanto sono rossa in viso che voglio solo che nessuno mi veda ora. I capelli lunghi fortunatamente aiutano. Sento il tocco di Asra sulla schiena che mi richiama. Nadia si sta allontanando da noi, dirigendosi verso i giardini seguita da Portia. Il ciambellano e le guardie sono già andati via. Rimaniamo solo io ed Asra. Mi prende per mano e torniamo all’interno del palazzo.

Ammetto che è strano percorrere questi corridoi accanto a lui… Lo vedo così a suo agio, non sembra nemmeno sia qui realmente. E dopo tutti i ricordi che ho visto ieri, ho quasi paura che sia davvero un’illusione delle sue. Stringo più forte la sua mano e lui deve essersi accorto del mio disagio.
“Hey, Hanan… Calmati. Sono qui.”
Mi rassicura, scortandomi verso la stanza degli ospiti.
“Ora cambiati, così possiamo andare.”
Mi concede qualche attimo, mi intrufolo nella camera da letto, indossando il mio solito abito comodo. Un abito che non ha nulla di sfarzoso, è una semplice tunica blu, che mi sta anche più larga di quanto dovrebbe. Mi infilo rapidamente i sandali e faccio finta di spazzolarmi i capelli, legando le due ciocche  che partono dalle tempie dietro la nuca, così da non avere i capelli in viso. Raccolgo la mia sacca e raggiungo di nuovo Asra.
“Wow, da quanto ci metti così poco a prepararti?”
“Beh, non volevo farti aspettare troppo…”
Gli confesso, cercando nuovamente la sua mano. Ci dirigiamo insieme verso i cancelli, diretti verso la città.
Non appena li varchiamo, Asra si ferma, osservando la città e l’orizzonte ed un lungo fischio lascia le sue labbra. Un fischio che sembra l’esternazione del suo sollievo per essersi lasciato il palazzo alle spalle.
Lo osservo, decisamente incuriosita da quella sua reazione.
“Devono essere cambiate diverse cose a palazzo. Il ciambellano si ricorda sicuramente di me… le guardie un po’ meno!”
E Nadia? La domanda svanisce sulle mie labbra prima ancora che io possa pronunciarla, ma mi basta lo sguardo amareggiato di Asra per capire che è rimasto turbato dal suo vuoto di memoria. Gli stringo la mano e lui ricaccia la tristezza dentro di sé, concedendomi uno dei suoi meravigliosi sorrisetti enigmatici e ruffiani.
“Che ne dici se ci facessimo un giro al mercato, come prima cosa?”
Mi propone, sporgendosi verso di me con sguardo complice. E so dove vuole andare a parare. Oltre ad essere estremamente pigro, è anche un golosone. Non si direbbe, visto il suo fisico asciutto, ma io conosco diversi di questi suoi vizi.
“Visto che avremo tanto da fare, forse dovremmo mangiare qualcosa ed un po’ di pane alla zucca sarebbe l’ideale!”
Ecco, appunto.
Il suo sorrisetto si fa sempre più ruffiano, come se non sapesse già che tanto gli dirò di sì. Sorrido di rimando, sollevando un po’ lo sguardo, curiosa di vedere fino a quando continuerà ad usarmi come scusa per la sua golosità.
“E poi, se vogliamo testare i limiti della tua magia oggi, dobbiamo assolutamente mangiare qualcosa, prima!”
Non ha poi tutti i torti, pur essendo entrambi consapevoli che in questi giorni la mia magia ha avuto una crescita esponenziale che mi ha sorpresa tanto quanto ha sorpreso lui. E ora ha fatto venire fame anche a me…
“Allora? Andiamo? Dai, che non vedo l’ora di cominciare!”
Parla sinceramente eccitato all’idea di tutte le cose che faremo insieme oggi. Mi dona una carezza in viso, scendendo sul collo e posando la mano dietro la mia nuca. Il suo sguardo, intenso, si posa sulle mie labbra. Ma stavolta decido di non dargliela subito vinta e gioco un po’ con lui. La mia bocca si schiude in un sorriso divertito e gli afferro la mano, tirandolo verso il mercato.
“Andiamo!”

Camminiamo così per un po’, passeggiando per le vie della città facendoci i dispetti come se non fosse successo nulla in questi giorni, come se fosse tutto normale. Hanan e Asra, Allieva e Maestro, che si aggirano per le vie di Vesuvia come sempre. Come ormai tutti sanno.
Arriviamo al mercato verso la mezza, nel pieno della sua attività. La gente corre tra le bancarelle, affrettandosi a terminare gli acquisti per il pranzo. L’aria è ricca di odori, provenienti dalle cucine delle case circostanti e dai banchi di chi vende cibo. Il chiasso qui è forte, ma non sarebbe un vero mercato altrimenti. Io ed Asra non amiamo i luoghi affollati, in realtà, questa è una cosa che ci accomuna. Inoltre, spesso e volentieri l’ho perso tra la folla, quindi gli lancio un’occhiata preoccupata. Lui stesso mi si avvicina, guardandomi con la stessa preoccupazione con cui lo sto osservando io.
“Stammi vicina, non voglio perderti in mezzo alla gente…”
Lo fisso, perché non mi aspettavo questa frase. Di solito è lui che si perde, non io! Lo vedo ricambiare la mia occhiataccia con uno sguardo incuriosito. A volte i suoi modi di fare mi irritano, ma allo stesso tempo non potrei mai fare a meno del suo essere così particolare.
“E allora teniamoci per mano!”
Propongo, perché è la cosa più ragionevole che mi viene in mente al momento. Lo vedo arrossire vistosamente, ma il sorrisetto sghembo che tanto mi piace si fa di nuovo largo sulle sue labbra e sento la sua mano raggiungere la mia e le nostre dita si intrecciano.
“Dici… come facciamo di solito?”
Non capisco tutto questo suo imbarazzo. Ci siamo sempre tenuti per mano in pubblico, in questi tre anni. All’inizio era costretto a farlo, perché nelle mie condizioni sembravo una bambina, avevo necessità di essere guidata. Poi è semplicemente diventata abitudine.
Si sentirà così perché ieri l’ho baciato?
“Era un po’ che non andavamo in giro mano nella mano. Ora non ne hai più bisogno come prima, in effetti…”
Abbassa lo sguardo, visibilmente imbarazzato.
“…E io non sono più paranoico come prima sul perderti di vista!”
Bugia.
Lo guardo divertita, ma con un sopracciglio inarcato. Nonostante il suo imbarazzo, non mi nega quella stretta di mano, anche ora che siamo davanti a tutta Vesuvia, praticamente. E devo dire che mi mancava questa sensazione. Passeggiare mano nella mano con Asra…
Avanziamo per un po’ tra la folla. Alcuni ci guardano, bisbigliando i nostri nomi. Ed ogni volta che succede Asra stringe la presa.
“Oh, senti senti!”
Annusiamo entrambi l’aria, chiudendo gli occhi. Cardamomo, chiodi di garofano, noce moscata e zucca.
“Il pane, lo ha appena sfornato!”
Lo diciamo in coro, tanto da finire per guardarci in faccia e scoppiare a ridere come due bambini. Asra mi tira, frettoloso, verso la bottega del fornaio.
“Dai, veloci, prima che arrivi la folla!”
Ci mettiamo a correre letteralmente, tenendoci per mano e ridendo lungo la strada. Spensierati e felici come due ragazzini, la cui unica preoccupazione al momento è solo prendere il pane prima che finisca. Vorrei che fosse sempre così, ogni giorno. La folla si allarga, per evitare di essere travolta dalla nostra corsa rocambolesca verso la meta. Alcuni ci guardano, altri ci hanno anche urlato qualcosa contro, ma in generale la folla si apre sempre per Asra. Lo rispettano, perché lui comunque non ha mai negato aiuto a nessuno, al bisogno, ma al contempo lo temono. Lo temono perché mago, perché indovino. Non tutti riescono a vedere al di là della magia, il ragazzo premuroso che vedo io.
Riusciamo a raggiungere il fornaio in tempo, perché proprio ora sta sistemando il pane sul bancone. Ci guarda con un sorrisone a trentadue denti, adocchiando le nostre mani giunte con un barlume di speranza. Credo che in qualche maniera, lui abbia sempre sperato che diventassimo una coppia vera e propria…
Posiziona il pane, ripulendosi poi dalla farina rimasta sulle sue mani.
“Bene, bene! Ecco Asra e Hanan, di nuovo insieme! Tornato dal viaggio?”
Asra si è chinato sul bancone, sollevando lo sguardo per ricambiare il sorriso del fornaio.
“Proprio così! Come va con la bottega?”
“Ora che siete arrivati voi due, molto meglio! Siete tra i miei migliori acquirenti! Forza, sedetevi ragazzi…”
E ci accomodiamo al piccolo tavolo all’angolo della bottega, vicino ad una piccola scalinata che risale su uno dei vicoletti della città. Ci sediamo sempre qui. Il tavolo ha solo una sedia ed Asra lascia sempre a me il posto comodo. Lui invece si accomoda sui gradini. Il fornaio, intanto, ci serve due tazze fumanti di infuso. Ne annuso il profumo aromatico, socchiudendo gli occhi. Il fornaio continua a parlare con Asra, nel frattempo.
“Immagino ti tratterrai un po’! Non credo che tu abbia fatto tutta questa strada per tornare da… beh, da dovunque tu fossi, solo per il mio pane, o sbaglio?”
Sono certa che, con un cenno del capo, il fornaio mi abbia indicata.
“Non che il tuo pane non meriti!”
Risponde Asra, divertito. Io gli lancio un’occhiata esasperata.
“Ma stiamo per affrontare un altro viaggio…” Comunica, cercando i miei occhi con un sorriso rassicurante. Da un sorso alla sua tisana, poi.
“Porterai con te la tua apprendista stavolta?”
Perfino il fornaio sembra sorpreso dalla cosa, incredibile. Asra annuisce, intento a bere l’infuso, ed il fornaio mi rivolge un sorrisone che va da una parte all’altra del viso paffuto, estremamente entusiasta, prima di tornare nel retro, al forno.
Sia io che Asra ci godiamo quel momento di pace, bevendo in silenzio e scambiandoci solo qualche occhiata fugace. Ogni tanto mi fermo a fissare i raggi di sole che penetrano dalla porta-finestra e creano i loro giochi di luce sul tavolo. Mi sento davvero rilassata in questo momento. Respiro profondamente il profumo del pane e delle spezie che impregnano la tappezzeria del negozio. Questo profumo sembra risvegliare in me alcune sensazioni strane. Una sensazione conosciuta, ma lontana.
“Questo profumo… è così familiare.”
Asra si fa attento, sporgendosi verso di me. Si preoccupa sempre, quando si tratta dei miei ricordi, e dopo quello che è successo questi giorni non posso biasimarlo.
“Ti ricorda qualcosa?”
Parla a voce bassa, quasi un sussurro, come se non volesse disturbarmi.
“I profumi e gli odori sono un buon modo per risvegliare i ricordi, in effetti… Basta annusare un particolare odore e d’improvviso un ricordo che sembrava perduto torna a galla. E pensandoci, è una cosa piuttosto bella…”
Constata, osservandomi con occhio clinico. In quel momento torna il fornaio con due pagnotte fumanti e dal profumo intenso di zucca. Le posa sul tavolo di fronte a noi,
“Ed eccoci qua! Una per Hanan, una per Asra. Piano eh, che scottano!”
Si è addirittura preso la premura di infagottare il pane, così da permetterci di portarlo con noi nel nostro piccolo viaggio. Mentre lo fa, noto Asra osservare le mani del fornaio.
“Posso?”
Gli chiede, col suo tono affabile e gentile. Il fornaio gli porge le mani ed Asra le prende dai palmi, in modo da poter osservarne il dorso e le nocche. Ci sono dei segni, con ogni probabilità dev’essersi scottato. Asra, con delicatezza, passa le dita sulle bruciature, pronunciando alcune parole, sussurrate tanto da non essere comprensibili. In un attimo, i segni sono scomparsi e le mani del fornaio tornano come nuove.
Il fornaio osserva il mago, stupito, ma con un’immensa gratitudine che illumina i suoi occhi. Serra la stretta in modo amichevole.
“Sei incredibile, Asra, davvero! Per oggi offro tutto io, divertitevi voi due!”
Mi si scalda il cuore, nel vedere quanto Asra sia buono. Quasi mi sale la rabbia nel pensare che alcuni in questa città lo temono, superstiziosi ed ignoranti verso la magia.

Riprendiamo il nostro cammino, risalendo le scale che portano in un altro quartiere della città. Di nuovo mano nella mano, perché ormai non riesco quasi a farne a meno. Qui la zona è più tranquilla, anche se il vociare confuso del mercato si sente ancora forte e chiaro.
Passiamo davanti ad un piccolo banchetto. Lo conosciamo bene entrambi, è un altro indovino, che ha l’aspetto di un mendicante. Se ne sta sempre in questo vicoletto, seduto a terra su dei vecchi tappeti polverosi… Asra deve aver notato il modo in cui ho guardato quell’uomo, quasi volessi evitarlo. In effetti è così, perché già ho avuto un incontro con lui qualche giorno fa, quando tutta questa storia è iniziata e mi è bastato visto che mi ha fatta arrivare in ritardo dalla Contessa. Asra mi rivolge un sogghigno divertito, furbo.
“Beh? Questa è nuova… Stai evitando l’indovino?”
Sbuffa, pesantemente, osservando anche lui la figura seduta sui tappeti, a terra.
“Pensavo di avergli detto di smetterla di presentarsi così. Si rende ridicolo…”
E poi mi guarda di nuovo, sollevando il mento con una punta di orgoglio e vanità.
“Certo, non sarà bravo quanto noi, però quando si tratta di amore ci sa fare!”
Il suo sorrisetto si fa più malizioso. I suoi occhi fissi nei miei mentre solleva alcune ciocche dei miei capelli per rigirarsele tra le dita. Io lo osservo curiosa, voglio proprio vedere dove vuole andare a parare.
“Magari ho usato qualche trucchetto su di noi, che ne sai… Così non devi preoccuparti di ciò che le carte gli diranno.”
“Oh, Asra!”
Le mie mani poggiate sul suo petto. Con l’indice lo punzecchio, consapevole di quanto si diverte a provocare le persone. Ma vuole davvero che quell’indovino legga le carte per noi? Però, in effetti, non è che possiamo leggercele da soli in questo caso… Sorrido ad Asra, avvinghiando le dita sul bordo della sua camicia, sfiorando il suo petto scoperto.
“Sai… non me ne farei un grosso problema, se mi avessi cambiata con la tua magia.”
Lo provoco a mia volta, cercando di mettere su l’espressione più sbarazzina e provocante possibile. Non sono così credibile, sembro più una ragazzina che gioca a fare la donna. Ma Asra sembra stare al gioco e sembra anche piacergli.
Non sono proprio convintissima del farci leggere le carte da questo tizio, perché sicuramente riconoscerà Asra e ci dirà quello che vogliamo sentirci dire. Non è una cattiva persona, ma non è nemmeno uno dei migliori indovini della città… Sembra più uno dei ciarlatani che Nadia tanto disprezza.
Ma Asra sembra volerlo così tanto, che decido di assecondarlo. Non solo per vederlo felice, voglio di nuovo sentire la sua magia scorrere dentro di me. È una sensazione che mi pervade completamente, meglio di qualsiasi altra cosa si possa mai provare in tutta la vita.
“Va bene dai, facciamolo!”
Sogghigna, divertito.
“Questo è lo spirito giusto! Ma… è parecchio ormai che non facevo una cosa simile su di te… dovrò improvvisare!”
Non mi preoccupa, minimamente. Ho la più totale e cieca fiducia in lui. Anzi, spero quasi che prima o poi mi insegni a farlo io stessa! Per ora non ha mai voluto farlo, dicendo che quel che mi ha insegnato finora è tutto ciò di cui ho bisogno. Mi sono resa conto che celare la mia identità è qualcosa che gli causa dolore… Ma questo è stato tempo fa, quando mi ero appena risvegliata dalla mia amnesia.
Lo vedo pensare e fantasticare. Si sta davvero studiando qualcosa di elaborato o sbaglio? Poi si volta verso di me, fiero e soddisfatto.
“Ok, ci sono! Scegli, oro o argento?”
Osservo Faust uscire fuori da sotto la sua camicia, strisciare fino a rintanarsi tra le pieghe dello scialle di Asra. Lui sembra sempre così a suo agio, con l’animaletto che gli sta avvinghiato al corpo. Questi giorni che è stata con me ho sperimentato anche io questa sensazione, ma devo ammettere che non riuscirei mai a stare totalmente impassibile come fa lui… sarà che è il suo famiglio.
“Anzi no, senza che scegli! Usiamo entrambi!”
E prima che io possa rispondergli, mi tira letteralmente dietro un cumulo di tappeti nell’angolo del vicolo, nascosti agli occhi di tutti ed anche dai raggi di sole, che qui non arrivano. Batto le palpebre, per adattare la vista all’ombra improvvisa. Asra mi posiziona le mani sul viso, andando poi a coprirmi gli occhi coi pollici. Lo fa con estrema delicatezza, comunque. E mi fa sorridere. Il suo tocco è così caldo, rassicurante. Mi sento il cuore leggero, come se lui potesse portar via da me ogni tipo di preoccupazione.
Ed eccola, quella meravigliosa sensazione. Quel brivido piacevole che la sua magia mi infonde ogni volta. Con gli occhi chiusi e con la sua pelle a contatto con la mia, è ancora più forte. Sento il flusso lasciare le sue mani, percorrere il mio viso e scendere sul collo, le braccia… Lo sento sorridere, divertito.
“Ecco fatto. Sai, perfino così ti riconoscerei in un attimo…”
Le sue mani lasciano il mio viso, così che io possa riaprire gli occhi di nuovo. La sua risata leggera e divertita stuzzica la mia curiosità in maniera incredibile. Riesco a specchiarmi grazie ad una pozzanghera poco distante da noi. E sebbene io veda ancora Asra con la sua vera forma, e presumo che lui veda me per come sono davvero, riflessi nell’acqua ci sono due perfetti estranei. Lo sento ridere ancora.
“Beh, che ne dici? Siamo noi o no?”
Non riesco a credere ai miei occhi. Osservo la figura che dovrei essere io. Il taglio dei miei occhi è allungato, il colore è cambiato. La cosa a cui non so davvero come reagire è la folta barba, per metà dorata e per metà argentata, che cresce rigogliosa sul mio mento. È perfino adornata da qualche fiore e metà delle mie labbra sono tinte in verde smeraldo. Il mio corpo anche è mutato, e così i vestiti. Sembro un viaggiatore, appena giunto da chissà dove. Asra mi guarda con gli occhi luminosi e pieni di divertimento.
“Che te ne pare? Volevo rendere l’idea di due vecchi saggi che si godono la vita!”
Mi soffermo ora sulla figura di Asra, o almeno… quel che dovrebbe essere Asra.
I suoi occhi sono sempre i soliti, ma incastonati in un viso tondo e anziano, che sembra aver visto passare diversi decenni. Dei suoi bellissimi capelli morbidi non vi è traccia. L’anziano che ora vedo riflesso nell’acqua è calvo sulla testa e solo sulla nuca sono presenti dei lunghi capelli, anch’essi d’oro e d’argento, legati in una treccia che gli scende lungo la spalla fino a metà del braccio almeno.
Osservo quell’estraneo riflesso rivolgermi un sorriso. Ma è strano… Sebbene quello sia un viso sconosciuto, riconoscerei il sorriso di Asra anche se non sapessi che è lui, dietro quel trucchetto. Lo riconoscerei sempre, tra mille. Quel sorriso è la cosa a me più familiare.
Distolgo lo sguardo dai nostri riflessi e torno su di lui. Lo vedo di nuovo esattamente com’è nella realtà, sebbene un lieve bagliore lo circondi come un’aura, dovuta all’incanto che sta tenendo su entrambi.
“Allora, sei pronta?”
La sua voce è alterata, bassa graffiante, come se fosse invecchiata tutta d’un colpo. Ma più che la sua, è la mia di voce a farmi sussultare. Una voce maschile, possente e nasale. Mi blocco prima di riuscire a dire qualsiasi cosa e sento di nuovo il viso avvampare per la vergogna. Asra ride, non per schernirmi ma sinceramente divertito dal mio imbarazzo.
“Oh, avanti Hanan, non essere timida! Ma se proprio non vuoi parlare, fingi di essere il classico saggio silenzioso. Uno di quelli enigmatici… Tanto posso parlare io per entrambi, non preoccuparti!”
Sì, si sta proprio divertendo come un bambino che gioca ai ruoli degli adulti. Inarco un sopracciglio e lo guardo, esasperata. Ma in fondo la sua risata è contagiosa e finisce per divertire anche me.
Ci teniamo per i gomiti, come due anziani che si sostengono a vicenda durante le loro passeggiate, dirigendoci così dall’indovino.
“Benvenuti, benvenuti al mio banchetto! Su forza accomodatevi! Sedete pure sul tappeto!”
Ci accomodiamo, con calma. Asra è sicuramente quello che recita meglio tra i due… Quindi decido di ascoltare il suo precedente consiglio e giocarmi la parte del saggio silenzioso. Lui invece sembra piuttosto a suo agio nel fare il vecchietto arzillo! Devo trattenermi con tutte le mie forze, per non ridere.
“Oh, cielo, voi due avete proprio un’aura affascinante, non c’è che dire! Da dove venite, signori? Cosa vi porta nel mio piccolo covo misterioso?”
Inarco un sopracciglio, nel sentire l’indovino parlare con un fare così teatrale e ruffiano. Mi impongo di starmene buona ed osservo Asra, che invece si cala nella parte.
“Oh, soltanto una piccola cosa chiamata Amore… Nessun viaggio, nulla di ciò che facciamo avrebbe senso, se non fosse fatta per amore!”
E dunque, mi solleva una mano, portandosela alle labbra e donandomi un bacio delicato sul dorso, su ogni nocca. Sento il cuore battere forte, tanto da togliermi il respiro, per la sorpresa di quel gesto. Mi è piaciuto, da morire. Asra continua a parlare all’indovino.
“Quel che proviamo è nuovo, ma immensamente forte… Sento come se fossimo fatti per stare insieme! Capite cosa intendo?”
Lo sta dicendo sul serio, o recita soltanto? Nonostante la situazione, sento il mio cuore battere all’impazzata e non riesco a non sorridere, ma mi impongo di non fare molto altro e mantenere la parte.
“Sarebbe davvero terribile, no peggio, sarebbe insopportabile sapere che tutto questo non è vero! Che non siamo fatti l’uno per l’altra… Quindi perché perdere l’occasione di sentire la voce di un esperto?”
E ancora Asra parla, gesticola, con una teatralità che non mi sarei mai aspettata! Mi sorprende, mi diverte… e quello che dice mi scalda il cuore, perché pur sapendo che ora sta solo giocando, sento che in fondo è quello che pensa davvero, o non saremmo qui, seduti davanti all’indovino.
“Ma certo, ma certo! Dunque, amanti viaggiatori! Meraviglioso! Datemi una mano, su, tutti e due!”
L’indovino tende le mani verso di noi, arricciando le dita per richiamarci. Sia io che Asra assecondiamo la sua richiesta, stringendo le mani tra noi fino a formare un triangolo. L’uomo chiude gli occhi e sospira, producendo un lungo mormorio dal profondo della sua gola. Faccio appello a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a ridere e do un’occhiata ad Asra, che sembra essere nella mia stessa situazione.
“Hmmmmm... Ecco, ecco, sento qualcosa… si fa sempre più chiaro…”
Lascia le nostre mani, per muoverle con rapidi gesti sulla sfera di cristallo. Le sue lunghe unghie che battono sul vetro qualche secondo, prima di ritrovare il contatto con noi. Ci sta mettendo un po’ in effetti e Asra prende la parola.
“Difficile guardare così avanti nel futuro, dico bene?”
Lo vedo sbirciarmi, con quel sorrisetto volpino. Se la sta proprio godendo alla grande, lui. E io appresso.
L’indovino gesticola ancora sulla sfera di cristallo, più volte, tracciando dei cerchi nell’aria e continuando a mormorare… finché non riprende parola con un impeto tale da farci sussultare entrambi.
“OH! Ecco! Ora lo vedo! Voi due… vi state incamminando in un viaggio insieme, vero?”
Senza smettere di sorridere, Asra risponde.
“Siamo già in viaggio, in effetti… continuate pure.”
“Questo viaggio… non è il primo e sicuramente non sarà l’ultimo che compirete insieme…”
L’indovino ci scruta, parlando con la stessa teatralità con la quale ci ha accolti. Gesticola anche, mentre ci dice della sua visione.
“E per ogni viaggio che compite insieme, continuate ad innamorarvi, ancora ed ancora!”
Devo ammettere che quel che dice non è del tutto sbagliato. In più, le sue parole sono una piacevole conferma. Asra lo osserva con gli occhi pieni di stupore, e di nuovo mi chiedo quanto sia veritiera quell’espressione e quanto stia invece recitando…
“…Davvero?”
All’improvviso Asra scoppia a ridere, felice ed in qualche maniera… rasserenato? Mi prende le mani, di nuovo, stringendole forte come se temesse di non poterlo fare mai più. Ancora una volta, me le bacia ed il mio cuore batte così forte che temo quasi possa sentirlo anche l’indovino!
“Questo è meraviglioso! Voi sì che siete un esperto, amico! Spero che questi bastino per i vostri servigi!”
Asra inizia a frugare nelle sue tasche, tirando fuori un sacchetto di perle di fiume ed una zampa di lucertola essiccata. Sono oggetti piuttosto di valore, per chi se ne intende di magia.
“Oh, sì! Certamente! Sono più che sufficienti! Grazie a voi, signori! Che il vostro viaggio prosegua felice ed indisturbato!”
CI alziamo, distanziandoci dall’indovino ed Asra all’improvviso affonda il viso nell’incavo del mio collo, donandomi un bacio delicato. Posso sentire chiaramente le sue labbra curvarsi in un sorriso, contro la mia pelle, ed un brivido mi percorre la schiena.
Intanto che continuiamo a camminare, continuo a pensare a ciò che ha detto davanti all’indovino. Tutte quelle parole, che nel più profondo del mio cuore vorrei fossero state sincere. Non ho mai desiderato qualcosa così ardentemente.

L’incanto che ci ha mutati finora svanisce, nel momento in cui svoltiamo l’angolo, riportandoci al nostro comune aspetto. Asra mi prende di nuovo la mano, con un sorriso incoraggiante che non posso fare a meno di ricambiare e mi trascina fino ai confini della città ed oltre. Lo seguo, perché finché sono con lui, so di essere al sicuro, dovunque voglia portarmi.
Ci spingiamo oltre le mura di Vesuvia, in un boschetto adiacente. Il sole è ancora alto e la sua luce penetra tra le fronde illuminando quello che sembra essere un piccolo sentiero. Asra sospira, sollevato.
“Tempismo perfetto, questa è la luce migliore per proseguire!”
Riconosco quel piccolo tracciato nella foresta. È un sentiero che abbiamo percorso insieme tante volte in questi tre anni, per raccogliere erbe ed ingredienti per il negozio. Ci incamminiamo mano nella mano ed io mi scopro intenta a sbirciare il profilo di Asra, quasi istintivamente. Lo osservo, curiosa, cerco la sua espressione. Nonostante sia ancora emozionato per questa piccola gita insieme, lo vedo più calmo e silenzioso. Sono così presa dal guardare lui che non mi sono resa conto di dove ci troviamo ora. Svoltiamo tra gli alberi in una zona che non riconosco. Sono certa che questo non sia uno dei soliti posti dove raccogliamo le erbe.
“Asra? Dove stiamo andando?”
Lui non mi risponde subito, semplicemente mi sorride. Quel solito sorriso incoraggiante, che mi fa credere che qualsiasi cosa lui faccia, andrà tutto bene, sempre. Mi rendo conto però che ha uno scopo, glielo leggo negli occhi. Questa non è la solita passeggiata nel bosco.
 
  
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