Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: _Malila_Pevensie    07/02/2020    1 recensioni
Prima storia della serie "Le Saghe di Finian"
Il mondo di Finian non conosce giustizia da quasi cento anni, fin dall'istante in cui la tirannia della Regina Mirea ha avuto inizio.
Freya non l'ha mai vissuta in modo diretto, protetta dalla quiete delle Foreste di Confine in cui sua madre l'ha cresciuta. Le è stato fatto l'immenso dono della libertà e lei non ha mai pensato di lasciare il luogo che l'ha vista diventare ciò che è.
Aran, Principe alla corte di Errania, non ha mai visto in Mirea null'altro che la propria salvatrice. La sorte gli ha concesso ogni ricchezza e privilegio, ma gli ha lasciato anche un fardello d'immense bugie in cui non sa di star affondando sempre più.
La verità, celata dietro quelle esistenze che sembrano destinate a ripetersi sempre uguali a loro stesse, si rivelerà presto in tutta la sua schiacciante realtà.
Il loro destino, racchiuso in una Profezia antica di un secolo e ultimo lascito dei draghi, si presenterà proprio nell'instante in cui le loro vite entreranno inaspettatamente in collisione.
Il Tempo del Silenzio è giunto alla fine e il momento di scegliere si fa sempre più vicino.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5
- ATTESA -



Dovettero passare per talmente tanti corridoi e scalinate che alla fine Freya perse il senso dell'orientamento, tanto da non capire più nemmeno in quale lato del palazzo si potessero trovare. Per lei, abituata a poter trarre punti di riferimento dalla natura e a saperli interpretare, fu davvero frustrante ritrovarsi in condizione di non avere la minima idea di dove andare senza una guida. In ogni caso, non poteva fare assolutamente nulla in proposito, perciò impiegò quel tempo nell'ammirare tutto ciò che il suo occhio poteva catturare.
In quel luogo non c'era assolutamente nulla che le ricordasse quello che aveva già visto durante il viaggio attraverso le terre di Riagàn; il castello era immenso, tenuto in piedi dalla maestria di costruttori la cui vita apparteneva a un tempo oramai lontano. Poteva sembrare assurdo, ma dall'interno si riusciva a percepire ancor di più la vastità della struttura: i corridoi, illuminati dalla luce di bracieri perfettamente intervallati, arrivavano a toccare altezze che Freya aveva sempre trovato solo negli alberi. Estremamente meravigliata, si domandò per l'ennesima volta come qualcosa fatto di un materiale tanto pesante potesse ergersi con una simile leggiadria. Numerose porte scorrevano davanti ai suoi occhi, sollecitando inevitabilmente la sua curiosità; sperò davvero che le venisse concesso di esplorare quanto più possibile. Mentre lei imparava a conoscere l'ambiente che sarebbe divenuto la sua nuova casa, il loro percorso continuò fino a raggiungere quella che Freya ipotizzò essere l'entrata a una delle torri.
Quando varcò la porta che Malia le aveva indicato, la ragazza rimase a bocca aperta. Si trattava di una camera circolare, occupata da un grande camino pronto per essere acceso e un salottino confortevole, fornito di poltroncine e di una piccola biblioteca personale. Una grande finestra, oltre cui s'intravedeva solo il tramonto oramai al culmine, si apriva sull'ambiente; in uno slancio d'immaginazione, Freya riuscì a figurarlo inondato dalla calda luce del sole al mattino. Tre gradini in legno portavano alla pedana sopraelevata su cui posava un meraviglioso letto a baldacchino, di quelli che lei non aveva mai visto: era trapuntato da lenzuola candide e da calde coperte di un blu profondo, la cui tonalità era ripresa nelle tende. Ai piedi di quest'ultimo stava un baule che avrebbe potuto contenere tranquillamente dieci volte la roba che la ragazza aveva portato con sé. In fondo, quasi nascosta, s'intravedeva una piccola porticina che sembrava condurre a un locale adiacente. Era leggermente socchiusa e da quello spiraglio proveniva un profumo delicato ma persistente, molto simile a quello dei gigli di bosco che sua madre raccoglieva in primavera.
«Quella è la stanza da bagno dove potrete rinfrescarvi. Ho già preparato una tinozza d'acqua calda profumata con sali da bagno, sperando che sia di vostro gradimento» disse Malia. «Quando avrete terminato sarò felice di aiutarvi a indossare l'abito che avrete scelto e ad acconciarvi i capelli.»
La ragazza rivolse alla donna un sorriso grato. Lei sembrò presa alla sprovvista da quel gesto e, un pò interdetta, si congedò con una breve riverenza.
Spossata per il viaggio, Freya rimase immersa nella tinozza per molto tempo, fino a che l'acqua non divenne fredda e perse quasi completamente la sua fragranza. Uscì non appena sentì dei leggeri brividi correrle lungo le braccia; rinfrancata, si avvolse in un telo di lino, scaldato appositamente per non farle patire il freddo, e raggiunse la piccola specchiera posta in un angolo della stanza. Era abituata a lavarsi nella gelida acqua del fiume, presso una lama in cui nuotava con sua madre quando era piccola; amava molto quel luogo, ma dovette ammettere che poter usufruire di acqua calda e sali profumati fosse una bella sensazione.
Si asciugò con cura, poi, sentendo le gambe pesanti per la fatica accumulata dalle tante ore in sella, decise di sedersi sullo sgabello posto davanti allo specchio. Osservò la propria immagine riflessa, che non fece altro che rimandarle il suo stesso sguardo. Nella casa sull'albero era presente un solo specchio, oramai rovinato e sbeccato, a cui lei non prestava attenzione praticamente mai. Era la prima volta che si concedeva un attimo per guardare un pò più a lungo il proprio volto e si sorprese nel constatare che assomigliava moltissimo a Eleana; ora che ne aveva nuovamente un ricordo piuttosto nitido le risultava evidente.
Lo strano pensiero che, in quel modo, sua madre l'avrebbe riconosciuta se si fossero mai riviste la colse impreparata; era convinta di aver perso quel tipo di speranze già molto tempo prima. Un nodo le serrò la gola e lei fece di tutto per mandarlo giù. Non era più la bambina che aveva passatole sue serate ad aspettare la madre al freddo; era cresciuta e, per quanto potesse risultare triste, la vita che aveva condotto fino a quel momento l'aveva resa certo più forte, ma l'aveva anche indurita. La sua versione adulta sapeva perfettamente che perdersi in fantasticherie come quelle non avrebbe fatto altro che renderla debole e che la debolezza avrebbe aperto spiragli a chiunque avesse voluto farle del male. Non avrebbe mai smesso di amare Eleana, ma non poteva permettersi di sperare che un giorno sarebbe tornata a far parte della sua vita. Semplicemente non poteva. Persa in quelle riflessioni angosciose, quasi non si accorse che lentamente la porta si stava aprendo.
Malia entrò con passo leggero, reggendo fra le mani fini una bottiglietta colma di un liquido ambrato; perfino quel piccolo oggetto sembrava prezioso. «Vedo con piacere che vi sentite meglio. Se me lo permetterete, ora vi aiuterò a decidere come abbigliavi e acconciarvi» disse gentilmente, posando il flaconcino sul mobile della specchiera.
«Oh, non voglio farti perdere tempo. Posso cavarmela» rispose Freya con un sorriso, pensando a quanto fosse assurda l'idea che qualcuno dovesse aiutarla a vestirsi.
«Perdere tempo, Mia Signora? Io sono qui per questo» rispose Malia, sorpresa, come se nessuno le avesse mai detto nulla del genere. I suoi occhi nocciola erano sgranati e, spalancati in quel modo, sembravano ancora più grandi di quanto già non fossero.
Passò solo un'istante prima che Freya capisse l'assurdità di ciò che aveva appena pensato. Certo che nessuno le aveva mai detto una cosa simile: lei abitualmente serviva signore che probabilmente non contemplavano nemmeno l'idea d'infilarsi un anello da sole.
«Inoltre, posso garantirvi che indossare un busto non è così facile come potrebbe sembrare» aggiunse la donna, prendendo un altro panno di lino ripiegato con cura sul mobile accanto alla tinozza. Le si avvicinò con discrezione e delicatamente prese a tamponarle i lunghissimi capelli.
Senza che Freya sene accorgesse, l'acqua di cui si erano impregnati durante il bagno aveva iniziato a gocciolare, lasciando una piccola pozza sul pavimento di legno. La ragazza si affrettò a scusarsi con Malia per quel piccolo disastro, ma l'ancella la rassicurò, guardandola ancora con l'espressione di chi non è abituata a ricevere scuse di alcun genere. Quando ebbe asciugato il pavimento e frizionato ancora un poco la chioma della giovane, la donna tornò a prendere la bottiglietta.
«Quest'olio viene estratto da una rara orchidea spontanea e rende i capelli morbidi e profumati. Molte nobildonne lo usano» le spiegò, iniziando ad applicarlo sui lunghi capelli oramai appena umidi.
Nobildonna, pensò Freya. Quel termine strideva in maniera quasi violenta con il suo essere, ma rimase in silenzio e aspettò che Malia avesse terminato.
Prima di dare una forma alle sue ciocche disordinate, la donna la condusse nella stanza principale per dedicarsi alla scelta dell'abito. L'ancella aprì il baule sul fondo del baldacchino e iniziò a estrarre alcuni vestiti dalle trame elaborate, forse fin troppo. Ne vagliò alcuni e infine glie ne porse uno sui toni del rosso; la faccia di Freya dovette essere eloquente, perché Malia sorrise e decise immediatamente di scartarlo.
Quel baule conteneva più abiti di quanti ne avrebbe mai potuti indossare in una vita intera, ma per quanto potessero essere belli Freya non riusciva a immaginarsi con nessuno di essi. Solo arrivando verso il fondo iniziarono a spuntare stoffe dai colori più sobri e finalmente la giovane riuscì a individuare quello che sembrava fare al caso suo. Lo mostrò a Malia: era un vestito color smeraldo con lemaniche all'avambraccio e lo scollo rettangolare, il tutto bordato di ricami filigranati d'argento. Anche la gonna e il corpetto erano ricamati d'argento, ma i fili seguivano un disegno che ricordava i rami di un albero, decorati da foglie punteggiate di piccole pietruzze che brillavano controluce. Quando lo sollevò dal baule, l'ancella cambiò espressione. Un sorriso malinconico le affiorò sulle labbra.
«Non è adatto?» chiese la ragazza, cercando di interpretare i sentimenti della donna.
Lei scosse il capo. «No, al contrario... È molto appropriato. Solo, non credevo che foste così simile a vostra madre...» mormorò.
Freya sentì i propri occhi spalancarsi. «Conoscevi mia madre?» domandò, con voce tremante.
«Io prestavo già servizio a corte, quando vostra madre giunse qui; avevo iniziato da molto giovane con mia madre e dopo la sua morte ne avevo preso il posto» spiegò Malia. «Eleana era una donna fuori dal comune, trattava con la stessa gentilezza chiunque incontrasse, portasse vesti signorili o un grembiule da servitore. Ricordo ancora quando l'aiutai a indossare questo abito.»
Freya sorrise, nonostante il mare di emozioni che le si agitava dentro, e si avvicinò alla donna. «Grazie per avermi restituito un pezzetto di mia madre, grazie mille. Sarò onorata di portare un abito appartenuto a lei e che tu l'hai aiutata a indossare» rispose, sincera.
Malia la guardò ancora una volta meravigliata, ma presto sembrò riprendersi e prese a ritirare con ordine il resto dei vestiti. Quando ebbe terminato si rivolse nuovamente a lei, questa volta lasciando cadere un pò il suo tono formale: «Vorrei che vi fosse concesso il tempo di riposare, ma Sua Signoria Gorman mi ha informata che la Regina vi darà udienza in un paio d'ore al massimo ed è necessario che siate pronta per allora.»
Più che stanca, Freya si sentiva dolorante e l'ansia per l'incontro imminente non le avrebbe concesso di chiudere occhio neanche per un istante, perciò rispose alla donna di non preoccuparsi e fare ciò che andava fatto. Indossare quell'abito fu molto meno facile del previsto e al termine dell'operazione dovette ammettere che senza l'aiuto di Malia non ne sarebbe mai stata in grado. Il corpetto le stringeva il busto in una presa che quasi le faceva mancare il respiro, niente a che vedere con la comodità a cui era abituata. Nonostante quel piccolo e fastidioso particolare, il vestito sembrava esserle stato cucito addosso: cadeva alla perfezione, dallo scollo argenteo alla cintura sottile che le cingeva la vita.
L'ancella passò poi gli attimi successivi a intrecciarle i capelli e quando ebbe terminato, Freya rimase a bocca aperta. Le aveva raccolto la parte superiore della chioma in una complicata treccia, decorata da spilloni sormontati da piccole rose in smeraldo, niente a che vedere con la sua solita crocchia disordinata; la parte inferiore le ricadeva libera lungo le spalle. Quasi non si riconosceva in quella strana persona che la guardava dallo specchio, ma le bastò intravedere la consueta scintilla nei propri occhi per sapere di essere sempre lei: non si sarebbe lasciata fagocitare da quel mondo dorato, non avrebbe mai perso se stessa, giurò in quel preciso istante. Dovessero prometterle tutto l'oro del Regno di Rìagan.
«Sei stata veramente... formidabile» si congratulò con Malia, anche se non aveva la minima idea di come avrebbe dovuto apparire una ragazza di corte.
Nel mentre, la donna aprì uno dei bauletti sulla specchiera e da esso estrasse un medaglione d'argento sostenuto da una catena lunga una quindicina di pollici. Era decorato da pietre conosciute e attraversato da intarsi d'oro che, con le loro linee sinuose, andavano a comporre uno sconosciuto disegno. Non appena Malia glielo ebbe appeso al collo, Freya lo sollevò all'altezza degli occhi e osservò meglio le gemme: sette di esse erano disposte in cerchio attorno all'ottava, incastonata nel centro esatto del medaglione. Il suo cuore ebbe un sussulto, mentre le sue dita stringevano il ciondolo fino a sbiancare: si trattava di un granato, identico a quello della sua visione notturna e circondato dalle stesse pietre che anche nel sogno lo attorniavano. Solo una non c'entrava nulla, un topazio giallo come il sole.
Tornò presente a se stessa quando Malia la prese per le spalle e la fece voltare per ammirare la propria opera. «Abbiamo finito» annunciò, aggiustandole l'abito sulle spalle. Poi, aggiunse: «Vi piace il medaglione?»
«Sì, è meraviglioso. Cosa ritrae?» domandò a propria volta Freya, sperando che in qualche modo la risposta avrebbe aperto uno spiraglio nei suoi sogni agitati.
«Vostra madre lo perse il giorno della vostra scomparsa. La Regina Mirea in persona ha chiesto che ve lo dessi. Non ho davvero la minima idea di che disegno sia, ma sono certa che avesse un significato importante per lei; non lo toglieva mai.»
Freya rigirò il medaglione fra le dita, questa volta con delicatezza, cercando di scacciare la delusione; il triste sentimento se ne andò solo nel pensare a tutte le cose di Eleana, materiali e non, che stava riuscendo lentamente a recuperare. Doveva considerarla una grande conquista.
La lunga attesa che seguì le mise addosso una certa dose d'inquietudine. Restò seduta sulla poltrona posta davanti al fuoco, guardandosi intorno e facendo scorrere la catenina del medaglione fra i polpastrelli. Sentiva la propria gola seccarsi sempre più, mentre nella sua mente andava a formarsi un vuoto a cui non era abituata; non riusciva a immaginare nessun possibile scenario per l'imminente incontro, né tanto meno qualcosa di più superficiale, come l'aspetto che potesse avere la Regina Mirea.
Era talmente persa nella propria agitazione che quando Malia parlò non poté impedirsi di sobbalzare. «Desiderate che sistemi le vostre cose, Milady?» le domandò, indicando con un cenno della mano le bisacce di Freya, posate in un angolo della stanza.
La giovane, grata per quella piccola distrazione, scosse il capo. «Ti dispiacerebbe se me ne occupassi io?» rispose, temendo in qualche modo di offenderla; dopotutto, era il suo lavoro.
Malia le rivolse un sorriso. «Come preferite, Lady Freya. Potrete riporle nel baule che troverete sotto la finestra.»
Freya ringraziò ancora una volta l'ancella, poi tornò ad aspettare. Il tramonto si stava oramai disperdendo nel buio quando tre colpi risuonarono attraverso la pesante porta di legno; dopo il suo assenso, Malia aprì il battente e Gorman fece il proprio ingresso nella stanza. Gli occhi gelidi dell'inquietante uomo si fissarono su di lei.
«La nostra Signora Mirea desidera conferire con voi» comunicò con voce incolore. «Noto con piacere che vi siete abbigliata in maniera più consona a un colloquio con la Regina.»
Per qualche ragione, Freya ebbe la sensazione di non piacere affatto a Gorman: lo avvertiva nel suo tono piccato. Probabilmente le dimostrava quella parvenza di cortesia solo perché gli era stata imposta, ma non sarebbe mai stato contento della sua permanenza lì; forse, non la riteneva degna di un posto a corte.
Dopo un altro sguardo al suo abbigliamento, da cui, a giudicare dall'attento esame a cui veniva sottoposto, sembrava dipendere la reputazione stessa di Gorman agli occhi della Regina, il Consigliere sembrò decidere che fosse il momento di andare. «Seguitemi, prego» la esortò, aspettando che lei varcasse la soglia prima di richiudere la porta alle loro spalle.
Percorsero nuovamente la strada dell'andata, i loro passi che rimbombavano nei vuoti corridoi illuminati dalla luce delle fiaccole. Per tutto il tragitto Gorman si prodigò nell'elencare una dettagliata lista di tutto ciò che avrebbe o non avrebbe dovuto fare in presenza della Regina; era una marea di informazioni, ma Freya si sforzò di incamerarne il più possibile. Fu solo davanti alla porta della Sala del Trono, dove era stata solo poche ore prima, che si rese conto che finalmente stava per accadere: avrebbe incontrato la donna più potente e terribile di Finian, con tutta probabilità unica persona a sapere la verità sulla storia della sua famiglia.
Solo un pensiero fu capace di arginare l'improvvisa paura che la stava per inghiottire: in un modo o nell'altro, la sua vita era già cambiata, il suo mondo era già stato stravolto. Gli ingranaggi si erano oramai messi in moto e non c'era più modo di fermarli; non poteva più ripensarci, non c'era possibilità di tornare indietro. A dirla tutta, non voleva tornare indietro, perciò non c'era più alcun motivo di esitare.
Le porte si spalancarono e, accompagnata da Gorman, varcò la soglia di quella sala per la seconda volta in un solo giorno e in tutta la sua vita.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Malila_Pevensie