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Autore: Lady I H V E Byron    13/02/2020    2 recensioni
(Contest del "The XIII Order Forum" - "Through space and time, my heart will reach you)
Un crossover tra Kingdom Hearts e Descendants realizzato per gli amici del "The XIII Order Forum", in onore del decimo anniversario.
Le vicende dei protagonisti di Kingdom Hearts saranno legate a quelle dei Descendants...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Re Topolino, Riku, Sora, Yen Sid
Note: Cross-over, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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5° mese: Kingdom Hearts Birt By Sleep
Tema del mese (il mio): Puoi essere qualunque cosa tu voglia essere

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I’m so tired of pretending
Where’s my happy ending?
 
Audrey aveva come lo sguardo assente.
Vedeva la bocca di Yen Sid aprirsi e chiudersi, ma le sue parole erano vuote. O era solo lei a non sentirle.
La sua testa era altrove, in quel momento.
Era tornata indietro nel tempo, quando Auradon era ancora intatta, il giorno in cui Ben e Mal si erano fidanzati ufficialmente.
Lei era stata pervasa da uno tsunami di ira ed invidia: quell’anello doveva essere suo. La proposta di matrimonio doveva essere per lei. Era lei la legittima fidanzata di Ben!
 
I followed all the rules
I drew inside the lines
I never asked for anything that wasn’t mine
I waited patiently for my time
And when it finally came
He called her name
 
Sua nonna, la regina Leah, era rimasta delusa da lei.
-Progetti di tutta una vita, svaniti. Tua madre si è tenuta stretta un principe dormendo.-
Questo paragone la fece infuriare ancora di più.
Malefica aveva fatto del male ai suoi genitori, facendo condannare sua madre Aurora ad un sonno profondo e rinchiudendo suo padre Filippo nel suo castello. Ma almeno tutto era stato risolto grazie alle tre fate buone, Flora, Fauna e Serenella, e grazie anche ad una forestiera armata di una spada a forma di chiave, il Keyblade, che combatté al fianco di suo padre anche contro Malefica.
Ma quello che aveva fatto Mal… non vi era rimedio. Le aveva rubato il fidanzato, l’aveva costretto ad innamorarsi di lei con un incantesimo. E anche con l’incantesimo svanito, lui aveva scelto comunque Mal.
Mal e Malefica… nome diverso, ma stesso sangue. Destinate a far soffrire il prossimo.
 
And now I fell this overwhelming pain
I mean it’s in my veins
I mean it’s in my brain
My thought are running in a circle like a toy train
I’m kind of like a perfect picture with a broken frame
I know exactly who to blame
 
Era scoppiata in lacrime, appena entrò in camera sua; aveva scritto sul suo diario, disegnando se stessa con la corona della regina di Auradon sulla testa. Quella corona, destinata a lei per diritto di nascita… non riuscì a immaginarla sulla testa della figlia di Malefica.
Fu in quel momento che udì uno strano rumore alle sue spalle: un portale oscuro era apparso. Da questo vi era uscito un uomo con un cappotto nero con un cappuccio che gli copriva il volto. Ma la ragazza notava delle ciocche grigie che spuntavano dal cappuccio. Il primo istinto fu quello di chiamare le guardie, dopo aver sobbalzato con un lieve urlo.
Ma l’uomo, con un gesto della mano, era riuscito a fermarla.
-Una terribile ingiustizia, vero, Audrey?- le aveva detto; la voce era molto calma, profonda, grave –Tu, figlia di Aurora, Principessa del cuore, hai dato ad Auradon il meglio che potevi, hai sempre seguito le regole, sei stata una ragazza modello per tutte le studentesse della Auradon Prep, e cosa accade? Che il tuo ragazzo ti lascia per una proveniente dall’Isola degli Sperduti come se niente fosse.-
Sapeva il suo nome. Sapeva della sua storia. Sapeva persino che era figlia di una Principessa del cuore.
Audrey era ancora paralizzata. Non sapeva delle intenzioni di quell’uomo. Ma doveva mantenere la calma. Così le avevano insegnato, al corso di galateo. Come futura regina di Auradon, doveva avere la mente ferma ed i nervi di acciaio in qualunque situazione.
Per tutta una vita si era preparata a quel momento. Non Mal.
A malapena lei riusciva a frenare la sua indole ad innervosirsi con poco.
Cosa la rendeva più degna a divenire regina?
-Cosa vuoi?- aveva detto Audrey, fissando l’uomo con aria seria; doveva nascondere la paura che provava nel suo cuore.
Chi era quell’uomo? Cosa voleva da lei?
Lui le aveva sorriso, da dietro il cappuccio.
-Voglio donarti quello che ti è stato negato.- aveva allungato una mano –Vieni con me.-
Non si fidava di lui. E lui lo aveva percepit. Da dietro il cappuccio brillavano due occhi gialli con sfumature rosse. Audrey li aveva osservati, come ipnotizzata: non avrebbe dovuto farlo.
Aveva percepito una strana sensazione nel suo cuore, sentimenti maligni, di vendetta. Una nube oscura era partita dagli occhi di quell’uomo ed era entrata nei suoi, di occhi, insediandosi nel suo cuore, facendo emergere il suo lato malvagio.
 
I never thought of myself as mean
I always thought I’d be the Queen
And there’s “no” in between
‘Cause if I can’t have that
Then I will be the leader of the dark and the bad
Now there’s a devil on the shoulder where the angels used to be
And it’s callin’ me the Queen of Mean
 
Lo aveva seguito fino al museo di Auradon, alla volta della teca dove era custodita la corona della regina di Auradon, destinata a Mal, ma sua di diritto.
L’uomo, che si era presentato come Xemnas, aveva fatto persino comparire dal nulla uno scettro, simile a quello di Malefica, dopo aver distrutto la teca con un proiettile laser.
-Una corona non è sufficiente a governare un regno, Audrey.- aveva spiegato Xemnas –Devi fare in modo che ti rispettino, ti temano. E niente è meglio della magia, per farsi temere e rispettare. Perché credi che Malefica sia così tanto temuta nel tuo mondo di provenienza? Per via della sua magia. Con questo scettro, tu sarai persino più potente di sua figlia. Nessun’altra oserà toglierti il trono e la corona che ti spettano di diritto. Sarai una regina potente e temuta. Il tuo regno sarà eterno.-
Non lo faceva per il suo bene. Gli serviva un cuore da corrompere, per distruggere Auradon e farla inghiottire nell’Oscurità.
E quale scelta migliore di un cuore affranto dall’ira, dall’invidia e dalla tristezza di non veder realizzati i propri desideri? Specie di una discendente di una Principessa del cuore.
Audrey, ormai corrotta, aveva accettato l’offerta. Aveva preso lo scettro dalle mani dell’uomo. Poi si era inchinata e lasciato che fosse lui a metterle la corona sulla testa.
 
I want what I deserve!
I want to rule the world!
Sit back and watch them learn
It’s finally my turn!
If they want a villain for a Queen
I’m gonna be one like they’ve never seen
 
Audrey ricordava con orrore ed imbarazzo quel giorno.
Sperò che fosse solo un sogno. Ma era tutto vero. Se non fosse stato per Mal e Uma, e anche per Ade, sarebbe stata malvagia per sempre.
Aveva lasciato che la sua delusione e la sua invidia la rendessero schiava dell’Oscurità. Xemnas, lo stesso uomo che successivamente aveva corrotto Carlos, spingendolo ad uccidere sua madre Crudelia, aveva corrotto anche lei.
-Audrey? Audrey!- il vocione di Yen Sid la riportò nella realtà.
Era nella Torre Misteriosa, di fronte a Yen Sid. Accanto a lei c’erano Ben e Chad. Erano stati chiamati tutti e tre dallo stregone. Sembrava avere delle notizie urgenti per loro. No, in realtà, era stata Audrey a chiedere di vedere lo stregone. E lui l’aveva mandata a chiamare, chiedendole di presentarsi in compagnia dei due ragazzi.
-Scusatemi, Maestro Yen Sid…- mormorò lei, con un filo di voce; aveva ancora lo sguardo assente.
Lo stregone si fece cupo e preoccupato nello stesso momento.
-Noto dell’inquietudine in te, giovane Audrey.- notò, con tono rassicurante –Qualcosa ti turba, forse?-
La ragazza si morse entrambe le labbra e strinse il pugno. Qualcosa la stava divorando dentro. Qualcosa che si teneva dentro da troppo tempo. E non riusciva più a trattenerlo.
-Maestro Yen Sid…- iniziò, come se fosse vicina a piangere –Capisco che abbiate permesso a Carlos e agli altri di diventare Custodi del Keyblade perché ve lo hanno chiesto. Ma… io non capisco… perché avete voluto anche me come apprendista? Anche noi? Soprattutto questo idiota?-
Stava indicando anche Chad. Lui le rivolse un’occhiata offesa.
-Ehi! Guarda che anche io ho dei sentimenti!- ribatté il figlio di Cenerentola.
Yen Sid abbassò lo sguardo per un attimo, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì, fissi sui tre ragazzi.
-Perché voi tre, Benjamin, Audrey e Chad, siete figli di tre Principesse del cuore, custodi della Luce. E anche se ora hanno passato il loro potere ad altre Principesse, un giorno, il compito di preservare la Luce sarà vostro. Le vostre madri non vi hanno inviato ad Auradon solo per proteggervi dall’Oscurità, ma anche perché era il luogo per loro adatto per prepararvi a questo compito. Le vostre madri erano indifese, questo le ha rese facili prede per Malefica e Xehanort. Ma voi, divenendo Custodi del Keyblade, avrete più possibilità di proteggere i mondi dall’Oscurità, e, se sarete abbastanza forti, potrete persino ricostruire Auradon.-
Ben si illuminò.
-Ricostruire… Auradon?!-
-Ma come? Non si può costruire un mondo dal nulla.- fece notare, scettico, Chad.
-Un’antica leggenda racconta che, quando la luce venne inghiottita dall’Oscurità, pochi eletti, usando i frammenti di luce conservate nei loro cuori, furono in grado di costruire un nuovo mondo.- spiegò Yen Sid - Avrebbe dovuto esserci anche la figlia di Biancaneve con voi, ma, purtroppo, risulta scomparsa da quando il suo mondo è stato inghiottito dall’Oscurità. Ma voi tre sarete perfettamente in grado di svolgere il vostro dovere di futuri Principi e Principessa del cuore.-
Quella notizia sconvolse Audrey: lei, la prossima Principessa del cuore? Come sua madre?
Strinse di nuovo la mano a pugno.
-No… non posso…- mormorò, scuotendo la testa; i capelli rosa e azzurri ondeggiarono al suo movimento con la testa; alzò la testa, mostrando le lacrime che scendevano dagli occhi –Non posso essere come mia madre. Non posso essere la custode della Luce.-
Ben si stupì di quelle risposte. Chad non sapeva cosa dire.
-Audrey, cosa stai dicendo?- domandò Ben, preoccupato.
-Carlos non è stato l’unico a cedere all’Oscurità per colpa di quel tizio dell’OrganizzazioneXIII, Xemnas.- spiegò Audrey –Ricordate quando sono diventata malvagia e ho seminato il terrore ad Auradon? Mi sono fatta manovrare come un’idiota. Ero così cieca di invidia e di rabbia… per forza ero una preda facile per persone come lui. Mi sento anche io responsabile della distruzione di Auradon. Non mi sento nemmeno degna di possedere un Keyblade, figuriamoci di essere una Custode della Luce.-
Ben le mise una mano dietro la schiena.
-Audrey, ormai è acqua passata…-
-TI HO TRASFORMATO IN UNA BESTIA, BEN!- tagliò corto Audrey, con le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate, nonostante le lacrime –E TU, CHAD, TI HO MALTRATTATO E RINCHIUSO IN UNO SGABUZZINO! HO LANCIATO L’INCANTESIMO DI SONNO A TUTTA AURADON E TRASFORMATO LA FATA SMEMORINA IN UNA STATUA! DITEMI! E’ FORSE UN COMPORTAMENTO CONSONO AD UNA PRINCIPESSA O, MEGLIO, AD UNA CUSTODE DELLA LUCE?!-
Nessuno dei due ragazzi sapeva cosa dire.
Ma Yen Sid invitò a tornare alla calma.
-Audrey…- iniziò; non sembrava arrabbiato –Comprendo il tuo stato d’animo. E comprendo i tuoi dubbi. Luce e Oscurità sono due lati della stessa medaglia. Anche all’uomo più buono del mondo può capitare di compiere atti malvagi, anche se agisce per il bene delle persone cui tiene. Non biasimare te stessa per le tue azioni e per il destino di Auradon. Hai comunque trovato il modo di redimerti e di pentirti, questo ti rende onore. E il tuo cuore è stato salvato appena in tempo dalla vera Oscurità, prima che tu avessi modo di compiere un’azione davvero maligna, persino peggiore di addormentare e trasformare le persone in statue. Senza contare che quello che hai fatto non dipendeva da te. Era tutto frutto della manipolazione di Xemnas.-
-No, invece dipendeva da me.- ammise Audrey, stringendo di nuovo il pugno –Io… lo sentivo… sentivo tutta la rabbia dentro di me. Volevo far soffrire tutti, non volevo che tutti fossero felici, mentre io soffrivo. Xemnas non c’entra niente. Quello che è successo è colpa mia.-
-Uno dei Custodi del Keyblade, da poco diventato Maestro…- riprese Yen Sid –Era esattamente come te. Aveva ceduto all’Oscurità e, come te, non si sentiva degno di essere un Custode del Keyblade. Ma ha affrontato il suo destino, la sua Oscurità, e ha accettato se stesso, con l’aiuto dei suoi amici. Audrey, puoi farlo anche tu. Devi solo avere fiducia in te stessa, avere il coraggio di perdonarti, e affidarti a Ben e Chad.-
I due ragazzi le stavano sorridendo, per confortarla, per esprimerle la loro vicinanza e la loro intenzione a compiere i loro doveri.
-Audrey, non devi avere paura.- la consolò Ben –Noi siamo qui. Non sentirti sola o inadeguata, perché non lo sei. Se facciamo quello che ci consiglia il Maestro Yen Sid, saremo in grado di proteggere i nostri mondi di provenienza. E non possiamo fallire. Ce lo abbiamo nel sangue. E’ il nostro dovere non solo da futuri custodi del Keyblade, ma anche come figli delle Principesse del cuore.-
Chad sorrise a quel discorso; non ottenne lo stesso effetto sull’interessata. Riprese a piangere, a mordersi le labbra, a scuotere la testa. Il suo cuore era pieno di dubbi.
-E’ ineccepibile.- mormorò, quasi battendo un piede per terra -Non posso essere una Custode della Luce solo perché lo è stata anche mia madre! No, non posso! Non posso!-
Era al limite: uscì dalla stanza dello stregone correndo e singhiozzando.
Ben e Chad si mossero nel tentativo di seguirla, ma Yen Sid li fermò con la sua mano e la sua voce.
-Lasciatela sola.- suggerì –E’ ancora confusa e sconvolta. Non potete obbligarla a percorrere un sentiero per cui non è ancora pronta.-
-Ma, Maestro Yen Sid…- protestò Ben.
-La cosa migliore da fare è lasciarla da sola e darle il tempo di riflettere e decidere il suo destino.-
-Ben, credo che il Maestro Yen Sid abbia ragione.- aggiunse Chad, storcendo la bocca. In realtà, non sapeva nemmeno cosa fare. –Non facciamo pressione su Audrey e lasciamo che decida da sola.-
Ben sospirò, ma accettò i consigli del maestro e dell’amico.
Un portale, nelle stanze sottostanti, aveva condotto Audrey nel mondo dove lei e gli altri si stavano allenando con i Keyblade.
Per fortuna, sbucò in un punto lontano dall’accampamento. Non voleva farsi vedere da Mal, Uma, e dagli altri in quello stato.
Si sedette su un tronco cavo, messo in orizzontale.
Aveva bisogno di piangere. Di stare da sola. Di riflettere. Di decidere cosa fare.
Non aveva scelto lei di allenarsi con il Keyblade. Era stata una decisione presa da altre persone. Fin da bambina non avevano fatto altro che dirle cosa fare e decidere per lei il suo futuro.
Ma ora quale era il suo futuro? Un futuro dove il dovere della madre sarebbe divenuto il suo nuovo fardello?
I suoi singhiozzi erano tali da non sentire il rumore di passi che si avvicinavano a lei, già quasi impercepibili dall’erba.
Evie.
Osservava Audrey con aria preoccupata e le dita intrecciate.
Si era nascosta dietro la porta dello spogliatoio per tutto il tempo in cui i tre figli delle Principesse del cuore avevano parlato con Yen Sid. Non sapeva perché, ma sentiva che non erano in arrivo buone notizie. Inoltre, Audrey si stava comportando in modo strano, quasi distaccato, da giorni. E finalmente aveva scoperto il motivo.
Aveva persino avuto un flashback, durante il discorso di Audrey, un ricordo della sua infanzia, l’immagine di un giovane che parlava con lei.
Era tornata nel mondo con il suo Specchio Magico.
Doveva parlare con Audrey. Voleva parlare con Audrey.
-Ciao, Audrey…- disse, con voce fievole, sedendosi accanto a lei, sistemandosi i capelli blu –Sai, so che non avrei dovuto, ma ho ascoltato la tua conversazione con il Maestro Yen Sid.-
Audrey alzò lo sguardo, verso la figlia della Regina Cattiva.
-Ora fai anche la spia, Evie?-
-No, da giorni non fai altro che comportarti in modo strano. Ero preoccupata. E ora so perché. E’ davvero frustrante, vero? La gente crede che sei in un certo modo solo perché un tuo genitore è così. E allora ti trattano come la versione in miniatura dei tuoi genitori ed è impossibile convincere la gente del contrario. E poi ti convinci anche tu che sei come i tuoi genitori e diventi carceriera del tuo stesso cuore.-
Quelle parole fecero incuriosire la figlia della Bella Addormentata. Era proprio come si sentiva lei. Le parve impossibile che fossero parole di una figlia di cattivi.
Audrey ed Evie non erano mai state amiche. Non avevano mai avuto un buon rapporto. Ma essere tra i superstiti della distruzione di Auradon aveva avvicinato tutti l’un l’altro. Evie ed Audrey comprese.
-Come fai a saperlo…?-
Evie sorrise con occhi tristi.
-Anche io ero così.- rivelò –Quando il mio patrigno morì, il regno passò a mia madre. Lei non era amata dal popolo, nemmeno dalla servitù e dalle guardie reali, specie da quando ha cominciato a mostrare segni di… Oscurità. Non ho mai compreso perché è divenuta malvagia. Ero troppo piccola per comprendere. Ma la cosa peggiore era che la gente teneva alla larga persino me. Dicevano che, visto che ero figlia di mia madre, io ero esattamente come lei. Solo Biancaneve continuava a parlarmi e vedermi, nonostante mia madre le avesse proibito di rivolgermi la parola. Lei è sempre stata così buona con me. Io… beh, ero una bambina viziata, protetta dall’ala di mia madre. Lo so che ha fama di essere la Regina Cattiva, ma con me non è mai stata cattiva o severa. Mi ricopriva di attenzioni, ma non di affetto. Ma io le volevo ugualmente bene. E mi andava bene come stavano le cose. Avevo sette anni, allora. Non mi rendevo conto della realtà delle cose. Ma poi, al castello, si era presentato un forestiero. Era molto bello. E alto. E aveva persino un Keyblade.-
 
Per Evie erano passati quasi dieci anni. Chissà quanti ne erano passati, nel suo mondo…
Evie, allora una bambina di sette anni, stava giocando con la sorellastra Biancaneve, come erano solite fare ad insaputa di Grimilde. Passavano ore ad intrecciarsi i capelli con i fiori, a giocare con le bambole, a leggere libri…
Una guardia era entrato nella sua cameretta e ordinato alla principessina di recarsi alla sala del trono, assieme a sua madre.
Evie, come figlia della regina, doveva assistere alle udienze della madre, anche se noiose.
Sedeva su un trono accanto a quello della madre, più piccolo, adatto ad una bambina. A volte si portava una bambola dietro, per giocare.
Ma quel giorno non si sarebbe annoiata.
Quel giorno, delle guardie avevano portato al cospetto della regina un giovane di circa diciotto anni, alto, brillanti occhi blu. I suoi abiti erano particolari, non erano come quelli dei popolani.
E non era venuto lì per una semplice udienza con la regina. Le guardie lo tenevano stretto per le braccia e costretto ad inginocchiarsi al suo cospetto.
Doveva essere un prigioniero.
Evie non aveva mai compreso il motivo della sua prigionia, ma l’aspetto l’aveva colpita molto. Specie i suoi capelli ed i suoi vestiti. Forse era un giramondo, pensò.
Aveva persino attirato l’attenzione del cacciatore, suo padre. E lui non si stupiva con poco.
Doveva conoscerlo, parlargli, vederlo più da vicino.
A cena, quella stessa sera, finse di stare male e si fece portare la cena in cameretta.
Attese che fosse scesa la notte, per scendere nelle prigioni, con il vassoio degli avanzi della sua cena in mano. Aveva rinunciato ad una parte della minestra e anche ai suoi panini per quel misterioso e affascinante forestiero. Chissà quante cose aveva da raccontare… delle storie per una cena. Poteva essere uno scambio equo. Magari poteva persino convincere la madre a renderlo suo servo personale.
Le prigioni erano fredde, umide e cupe. Evie aveva paura, ma era troppo curiosa per tornare indietro. Non badò neppure che il suo vestitino si sporcasse. E lei, esattamente come sua madre, teneva al suo aspetto e anche ai suoi vestiti.
-Signore…?- chiese, guardandosi intorno. Le celle erano vuote. Raramente la madre faceva prigionieri; condannava sempre a morte chiunque si muovesse contro di lei. Quel forestiero era stato fortunato.
-Signore?-
Udì un fruscio strano. E un’ombra si stava muovendo nella cella cui stava passando accanto.
-Chi c’è…?-
Quella voce profonda e improvvisa fece sobbalzare la bambina. Per poco non fece rovesciare la minestra.
-Non avere paura, piccola.- la confortò quella voce –Non ti farò del male. Scusami se ti ho spaventata. Cosa ci fa una bambina come te in queste prigioni?-
Se al suo posto ci fosse stato un popolano, Evie si sarebbe offesa e avrebbe risposto in malo modo, facendo ricordare alla persona davanti a lei che era una principessa e non era quello il modo in cui doveva rivolgersi a lei.
La tentazione era forte; ma lo sguardo di disprezzo era già disegnato sul suo volto.
-Io sono la principessa Evie.- si presentò, con sguardo altezzoso; poi si addolcì; non era lì per fare una predica; si abbassò, poggiando il vassoio per terra; per fortuna, messo con il lato più corto dalla parte della cella, riusciva a passare attraverso gli spazi –Ho pensato che avevi fame, quindi ti ho portato questo. Ma tu devi fare qualcosa per me.-
Oltre al vassoio, aveva portato anche una candela; le prigioni erano molto buie. Era puntata verso la cella.
Qualcosa si mosse nel buio: era il prigioniero. Si era avvicinato alle sbarre per prendere il vassoio. Il suo volto era molto vicino a quello della bambina.
Era davvero molto bello.
-Ti ringrazio, principessa Evie.- disse, sorridendo –Io sono Terra.-
Terra… un nome davvero inusuale, pensò Evie, quasi ridacchiando.
Ma non si sarebbe mai scordata di quel nome, tantomeno di quel volto.
Lo osservava mangiare: sembrava non aver mangiato da secoli.
Delle gocce di minestra caddero persino su quella strana casacca che aderiva al suo torace.
-Signor Terra, io ti ho dato la mia cena, ora tu devi fare qualcosa per me.- fece notare Evie, alzandosi.
Terra la osservò perplesso.
-Sì, qualunque cosa tu voglia.-
-Rispondi a delle domande. Sei un giramondo? Hai qualche storia da raccontare? Perché sei venuto qui? E perché la mamma ti ha messo in prigione?-
Lui si pulì la bocca con la mano.
-Wow. Quante domande. Siamo curiosi qui, eh?- ridacchiò –Diciamo che, sì, in un certo senso sono un giramondo. Purtroppo non ho molto da raccontare, solo che vengo da molto lontano. E questo porta alla tua domanda sul perché sia qui. In realtà, non sto girando il mondo per puro piacere. Sto cercando un uomo di nome Xehanort.-
Xehanort. Durante l’udienza aveva già sentito quel nome.
-E sono venuto a conoscenza che tua madre possiede uno Specchio in grado di dare ogni risposta. Ero giunto da lei per chiedere il suo aiuto, ma, come vedi, mi ha mandato in prigione.-
Evie sospirò. Distratta com’era dall’aspetto di Terra, non aveva colto granché dell’udienza.
-Sì, la mamma è fatta così. Si arrabbia con poco. Sei stato fortunato che non ti abbia condannato a morte.- si abbassò di nuovo, con la schiena poggiata al muro; sembrava triste e Terra lo intuì –Sgrida spesso la mia sorellastra Biancaneve, anche se non so perché, e ora l’ha resa persino una domestica. E le ha persino proibito di parlarmi.-
-E con te com’è?-
-Non è severa, con me. Ma nemmeno affettuosa. Però mi fa sempre dei bei regali e mi permette di girare liberamente per il castello.-
-Eppure non mi sembri molto contenta.-
-A nessuno piace la mia mamma. E nemmeno io piaccio alle persone. Deve essere per qualcosa che ho fatto, non lo so. Ma Biancaneve dice continuamente che io non ho fatto niente. È solo perché credono tutti che sono come mia madre e un giorno diventerò cattiva e vanitosa come lei, se diventerò regina. E io ho paura di diventarlo davvero. E forse la gente ha ragione a dirmi che sono come mia madre…-
Evie faceva il possibile per trattenere una lacrima che le stava per scendere da un occhio.
Terra aveva addentato un panino, quando udì la storia della piccola, e lo posò nuovamente sul vassoio. Cercò di avvicinarsi a lei, ma non poteva toccarla.
-Ehi, non essere triste.- le disse, gentilmente, per confortarla –Le persone dicono queste cose perché non ti conoscono, Evie. Mi hai dato da mangiare. Questo tua madre, per il poco che la conosco, non lo avrebbe fatto. Nessuno deve decidere al posto tuo cosa vuoi fare della tua vita o chi o cosa vuoi essere. Non lo devi permettere. Non badare a quello che dice la gente, tu puoi essere qualunque cosa tu voglia essere.-
Evie si voltò verso Terra, quasi sorridendo.
-Dici davvero?-
Lui annuì.
-Certo. Non devi avere alcun dubbio su questo.-
 
-E poi mi mostrò il suo Keyblade.- riprese Evie, sorridendo, ricordando quel giorno –Era la sua arma, mi disse. Mi raccontò la sua storia, i suoi poteri. Nel suo viaggio aveva incontrato delle creature che potevano essere eliminate solo con il Keyblade. Dovetti correre in camera mia, poi, perché mia madre stava scendendo verso le prigioni. Da quel giorno non vidi più Terra. Se sono scappata dal castello di mia madre, è stato anche perché volevo incontrarlo di nuovo.-
Audrey aveva ascoltato con interesse la storia di Evie.
“Chissà se questo Terra è in qualche modo collegato alla forestiera che ha aiutato mio padre contro Malefica…” pensò.
-Evie, cosa stai cercando di dirmi?-
-Che tu non sei obbligata a seguire le orme di tua madre. Come io non ero obbligata a seguire le orme della mia. Siamo libere, Audrey. Possiamo essere quello che vogliamo. Oggi Custodi del Keyblade, domani, chissà. Abbiamo tante scelte, di fronte a noi. E tu devi decidere la tua, quella che ti renderà felice.-
Una scelta… la scelta giusta. Audrey non ne era sicura. Non aveva mai avuto scelta. Diventare regina… era una decisione presa da altre persone, ma sentiva che poteva renderla felice e anche appagata. Xemnas le aveva offerto il potere, per farsi temere da Auradon. E ora Yen Sid aveva rivelato a lei, Ben e Chad che un giorno sarebbero divenuti i nuovi Custodi della Luce, come le loro madri prima di loro. Proteggere la Luce… combattere l’Oscurità…
No, non avrebbe mai più permesso ad altre persone di subire il suo stesso destino, nessuno avrebbe mai più ceduto all’Oscurità.
In quel breve lasso di tempo, Audrey accettò il suo destino. Lo faceva anche per il suo, di futuro.
-Forse ho esagerato a reagire in quel modo, con il Maestro Yen Sid.- ammise, con un po’ di imbarazzo –Ero ancora sconvolta dal mio trauma, e ho sbagliato a sfogarmi con lui. Ma ora so cosa devo fare. Mi darò da fare anche io per proteggere quello che mi rimane, e essere abbastanza forte da proteggere il mio mondo di provenienza. Ma per prima cosa, devo chiedere scusa a Ben e Chad. Grazie, Evie.-
La ragazza sorrise con un cenno della testa.
-Sì, torniamo dagli altri.- propose, alzandosi in piedi -Vorrei confrontarmi con te. Mettere alla prova il mio Keyblade.-
Audrey accettò la sfida, sorridendo anche lei.
-Ma certo, però sappi che ti batterò in un minuto.-
-Scopriamolo.-
Udirono degli spari, nel punto dove si erano raccolti i loro amici.
Il Keyblade di Carlos si era tramutato in un mitra portatile a canne mobili e stava sparando in direzione di Chad.
-Scappa, Chad! Come il vigliacco che sei!- urlò; ma la sua voce era coperta dal suono degli spari, altrimenti i suoi amici non avrebbero riso. Rideva anche lui, ma non per divertimento…
Anche il Keyblade di Chad aveva mutato forma: era una piccola balestra che ricordava un orologio e le frecce avevano la forma di lancette. Inoltre, aveva delle scarpe di vetro che gli permettevano di procedere a rasoterra, simulando un pattinatore. Si rivelarono utili per scappare dai proiettili.
-Ok! Ok! Carlos! Time out!- esclamava Chad, scivolando più veloce che poteva –Non vale! Avevamo parlato di uno scontro leale!-
Non aveva modo di contrattaccare: Carlos non glielo permetteva.
Gli altri ridevano, ma per il modo in cui correva Chad.
Non passò molto tempo, prima che nei loro volti si intuisse la preoccupazione.
L’espressione spaventata di Chad, mentre correva, non era paragonabile a quella che aveva quando aveva visto Audrey corrotta dall’Oscurità. Era la tipica espressione di una persona che temeva per la propria vita.
Inoltre, c’era qualcosa di strano nell’espressione di Carlos, mentre sparava. Sorrideva, ma malignamente. Uno sguardo spaventoso, sadico, cinico, come se… traesse gioia nel veder soffrire il prossimo per causa sua.
Non era più un allenamento. Era uno scontro all’ultimo sangue.
Ben scattò in avanti: il suo Keyblade divenne uno scudo blu con la cornice dorata, con al centro un rilievo dorato del volto di suo padre quando era ancora la Bestia.
Si mise tra Carlos e Chad.
-Carlos, basta! Adesso stai esagerando!- esclamò, facendo assorbire allo scudo tutti i proiettili del mitra di Carlos; attese il momento giusto per contrattaccare; la bocca della Bestia in rilievo si aprì, emettendo un ruggito che fece cadere il ragazzo dai capelli platino con la ricrescita nera.
Chad si era fermato: aveva trovato rifugio dietro un masso, ma si potevano ancora scorgere i suoi riccioli dorati.
Anche il resto del gruppo si alzò, preoccupati per Chad e, soprattutto, per l’atteggiamento di Carlos.
Questi si alzò, scocciato: il mitra era tornato un Keyblade nero e bianco.
-Cosa hai fatto, Ben?!-
-Così lo uccidevi!- fece notare Ben, preoccupato e serio nello stesso momento.
-Non avevi il diritto di intervenire!-
-Carlos, no!-
Carlos aveva alzato il Keyblade contro Ben, ma qualcosa bloccò il suo polso: era il Keyblade di Jay, tramutato in una frusta.
-Lasciami stare, Jay!-
Tentò persino di dare un pugno con la mano libera, ma Gil lo aveva fermato appena in tempo, bloccando il suo braccio. Per fortuna, era più muscoloso, quindi più forte di Carlos.
E, per sicurezza, Uma aveva bloccato persino le sue caviglie, con due suoi tentacoli, apparsi dalla coda del giacchetto di pelle.
-Lasciatemi! Ma che vi prende?!- si stava dimenando, ma gli amici non mollavano.
Suscettibile e violento.
Non si era mai comportato in quel modo. Era cambiato radicalmente da quando era tornato umano. Il vecchio Carlos era molto più mansueto e dolce. Cosa lo aveva reso così?
Lonnie e Doug erano accorsi da Chad, per soccorrerlo.
-Ha…! Ha cercato di uccidermi!- esclamò quest’ultimo, indicando Carlos con dito tremante.
-Sei fortunato a essere ancora vivo!- rispose Carlos, cercando di liberarsi.
-Carlos, calmati, ti prego!-
Jane era corsa da lui, mettendosi tra lui e Ben. Fra tutti era la più preoccupata.
Harry ridacchiava, confuso, ma anche divertito da quello a cui stava assistendo.
Mal, invece, era paralizzata. Non sapeva cosa fare. Non poteva folgorare l’amico.
-Ti senti quando parli?- riprese Jane, mantenendo la calma e osservando il suo ragazzo negli occhi –Non ti sei mai comportato così. Da quando ci stiamo allenando per diventare Custodi del Keyblade, non sei più lo stesso, Carlos.-
Restarono tutti in silenzio. Carlos aveva persino smesso di muoversi.
Fissava gli occhi chiari della sua ragazza in modo freddo, come se di fronte a sé non avesse una persona, ma un oggetto.
-Certo che sono cambiato…- mormorò lui; il suo tono era piatto, apatico –Ragazzi, vi rendete conto di quello che abbiamo perso? Avete dimenticato perché siamo qui? Perché voglio diventare un Custode del Keyblade? Io voglio proteggere il poco che mi è rimasto! E devo essere pronto a qualsiasi cosa, pur di farlo!-
-Anche a costo di uccidere uno di noi?-
-Umpf. Sarebbe stato un idiota in meno.-
-Ehi!- esclamò Chad, offeso.
Jane era sempre più preoccupata, anche Ben. E Mal, e Jay, tutti.
-Carlos, ti rendi conto quello che stai dicendo?!- fece notare la ragazza –Per proteggere quello che ti rimane stai rischiando di perdere quello che vuoi proteggere! Questo discorso non ha senso!-
Carlos si lasciò sfuggire una lieve risata malefica, come gesto di scherno nei confronti di chi aveva di fronte.
-Tu proprio non comprendi, vero, Jane? Nessuno di voi lo comprende! Ad Auradon, io avevo una vita! Avevo ritrovato mio padre, una persona che finalmente mi comprendeva, mi amava, era sempre lì per me! Non sapete cosa si prova a vedere il proprio padre morire di fronte ai vostri occhi! E so che ora è completo, ancora vivo! Io voglio diventare abbastanza forte da cercare e ritrovare mio padre, là fuori, nei mondi, setacciandone uno per uno, se necessario! E non mi lascerò fermare da voi!-
Mentre urlava, aveva dato uno strattone al polso destro, facendo barcollare e cadere Jay in avanti, poi una gomitata allo stomaco di Gil, che arretrò, mettendo una mano sul punto offeso, pestò uno dei tentacoli di Uma, che ritirò istantaneamente insieme all’altro, e spinse Jane in avanti, che cadde sull’erba insieme a Ben.
Evie ed Audrey avevano assistito a tutta la scena, impallidendo alla reazione di Carlos.
Mal soccorse Jay, mentre Harry fece la medesima cosa con Gil, smettendo di ridere.
Lo stavano guardando tutti terrorizzati.
Avevano di fronte un nuovo Carlos.
-Carlos…- mormorò Jane, ancora scossa dallo spintone ricevuto; era pallida in volto; indicava il proprio occhio sinistro –Il tuo occhio…-
Lui era sempre più irritato.
-Cosa il mio occhio?-
Evie aveva trovato il coraggio di avvicinarsi a lui: richiamò la sua attenzione, facendolo voltare verso di lei, e gli porse il suo Specchio Magico.
Lui lo prese senza timore.
Poi si specchiò dentro. Il suo cuore fece un battito fortissimo e anche lui divenne pallido.
-Oh, no…!-
Il suo occhio sinistro era diventato giallo! Come quello di suo padre Xigbar.
Per poco non fece cadere il piccolo specchio, sgomento.
Si guardò intorno, notando gli sguardi terrorizzati dei suoi amici.
Stava cambiando.
Il suo desiderio, il suo proposito di diventare più forte, lo aveva reso cieco. Non si era mai reso conto di ciò che stava causando. Agli altri. Soprattutto a se stesso.
Il suo occhio, misteriosamente diventato giallo, lo aveva destato dalla sua ipnosi.
Senso di colpa, terrore. Questo era ciò che stava provando.
Vide Jane, ancora per terra, con lo sguardo terrorizzato.
Una lacrima scese dall’occhio marrone. Poi ne scese un’altra da quello giallo.
-Perdonatemi…- mormorò –Io… io voglio… io volevo solo… rivedere mio padre…-
Non raccolse il suo Keyblade: corse verso i boschi, nascondendo il volto tra le mani, continuando a singhiozzare.
Jane si era alzata, con l’intenzione di seguirlo. Ma Ben la fermò.
-No, Jane, lascialo solo.- le suggerì.
Lei non voleva lasciarlo solo, ma non aveva altra scelta.
Nello spiazzo, il tempo sembrava essersi fermato. Nessuno osava muoversi, o parlare.
Anche Audrey era sconvolta. E preoccupata per Carlos.
Si avvicinò a Evie.
-Cosa ti ha detto quel tizio, Evie? “Non badare a quello che dice la gente, tu puoi essere qualunque cosa tu voglia essere”? Lui sembra già aver deciso la sua strada…-

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Queen of Mean: https://www.youtube.com/watch?v=r9o1QS-itsU
 
   
 
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