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Autore: Keeper of Memories    16/02/2020    2 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sistema Osun, Nebulosa Hourglass 2246 EC

Ed era stanco, molto stanco.
Su richiesta del Consiglio, in quanto Spettro, aveva preso parte a tre missioni diplomatiche in tre giorni. “Diplomatiche” era una parola grossa: in pratica, si era limitato ad eseguire tutte le richieste che le colonie capricciosamente gli avevano posto, nel tentativo di ingraziarseli a nome di un Consiglio ancora percepito come lontano.
Aveva appena tolto la corazza, sporca del sangue e delle interiora di un qualche animale di cui non ricordava il nome, quando la spia dell’intercom si accese.
«Capitano Anderson, una richiesta di comunicazione urgente» annunciò la voce del tenente Taylor, il suo pilota.
«Chi è questa volta?» rispose esasperato.
«Ammiraglio Markus Vega, Marina dell’Alleanza»
A Ed quasi cadde il casco di mano per lo stupore. Perché uno dei pezzi grossi dell’Alleanza lo stava chiamando proprio ora?
«Passamelo nella cabina, immediatamente» disse, recuperando al volo una maglietta pulita.
«Capitano Anderson.»
«Ammiraglio Vega, signore!» disse mettendosi sull’attenti e facendo il saluto al suo superiore «come posso servirla, signore?»
Lo sguardo glaciale del veterano era puntato su di lui, quasi volesse leggergli nella mente.
«Ho bisogno di qualcuno di fidato per un incarico importante» disse, infine con tono serio.
«Farò tutto ciò che è in mio potere, signore!»
«Riposo, Capitano. Non mi ha nemmeno chiesto quale fosse l’incarico.»
Ed sospirò, poggiandosi appena sulla scrivania. «Non mi avreste chiamato solo per tenermelo segreto.»
L’ammiraglio aggrottò le sopracciglia. «Giusta osservazione. Ho bisogno che verifichiate la fondatezza di una voce che, sinceramente, spero sia infondata.»
«Quale voce?»
«Il ritorno dei razziatori.»
Un po' per la stanchezza, un po' per lo stupore, Ed rimase a fissare il volto olografico dell’ammiraglio per alcuni istanti prima di riuscire ad elaborare l’informazione.
«Non può essere. Il Comandante Shepard li ha cacciati dalla Galassia sessant’anni fa»
«Ci sono stati degli avvistamenti nei sistemi Terminus, dei mutanti per la precisione. I Quarian sono già all’erta e si sono offerti di collaborare. Potrebbero essere i razziatori o solo qualcuno che usa la loro tecnologia. In ogni caso, vanno fermati.»
«Capisco. Può contare su di me.» Sinceramente preferirei una doccia e una bella dormita, pensò.
«Eccellente. Ho accordato un incontro con i Quarian tra quattro ore.»
«Mi scusi, come faceva a sapere che avrei accettato?» Lo sguardo inquisitorio dell’Ammiraglio si piantò nuovamente su di lui, severo.
«I miei genitori mi hanno cresciuto con le storie degli eroi della battaglia di Sol. Come non potevano, visto che l’avevano vissuta? Ho semplicemente sperato che foste almeno la metà dell’uomo che era vostro nonno, di cui portate il nome.»
«Capisco.» Come sempre, mi considerano solo per le imprese di mio nonno, realizzò Edward.
«C’è dell’altro» aggiunse l’ammiraglio Vega.
«Di cosa si tratta?»
«Ho bisogno che al vostro equipaggio si aggiunga un nuovo membro.»
«Non sarà un problema. Chi è, se posso chiedere?»
«Sottotenente Michelle Vega.»
«Come scusi?»
«Ha capito bene. Voglio che mia figlia si aggiunga al suo equipaggio.»
 

Edward si svegliò con la voce del tenente Taylor nelle orecchie.
«Sveglia Capitano! Siamo a meno di mezz’ora dall’orbita di Rannoch» annunciò il giovane pilota, scuotendolo con forza.
«Mmmm…»
Ed aprì un occhio e sbirciò la sveglia sul comodino: aveva dormito per ben tre ore.
«Sono sveglio, Alex» mugugnò, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi «Mi do una sistemata e arrivo»
«Fai in fretta» rispose Alex usando i suoi poteri biotici per sollevare Ed dal letto e metterlo in piedi.
«Non farlo mai più.» Fu Ed questa volta ad usare i suoi poteri biotici per spingere il suo giovane sottoposto verso la porta della cabina. «Ora vattene!»
Ed si chiuse in bagno, non lasciandogli il tempo di rispondere. Aprì il rubinetto del lavandino e ci mise la testa sotto, sperando che l’acqua fredda lo svegliasse a sufficienza. Un vecchio trucchetto che ancora una volta funzionò.
Dovrò dare una sistemata ai capelli, appena ho un momento, pensò mentre cercava di appiattire un accenno di ricciolo scuro, SE avrò mai un momento.
Uscì rapidamente dal bagno e recuperò la corazza dall’armadietto, pulita e lucida. I passaggi per indossarla gli erano fin troppo familiari: in venti minuti appena, Ed era davanti il portellone della sua nave, la SSV Aster, in attesa di attraccare su Rannoch.

Keelah, Rannoch 2246 EC

Ed fu accolto da un quarian, chiuso ermeticamente in una tuta ambientale e armato di quello che sembrava uno scanner.
«Capitano Anderson» disse, facendo il saluto.
«Precisamente. Voi siete?» chiese Ed, ricambiando il saluto.
«Nitor Rel’hon vas Rannoch, divisione ingegneri, signore. Sono qui per accertarmi delle vostre condizioni di salute e scortarvi alla sede dell’Ammiragliato.»
«Capisco. Procedete.»
Il quarian passò rapidamente lo scanner su Ed e controllò i risultati sul suo factotum.
«Secondo il geth installato nella mia tuta non avete malattie infettive o debilitanti per la specie quarian» disse, premendo un tasto a lato del casco che ne rimuoveva la parte superiore e lasciando scoperto il viso pallido e gli occhi bianchi. «Benvenuto su Rannoch, capitano. È un piacere conoscerla. Il suo nome è famoso anche qui, signore.»
Nonostante i progressi degli ultimi sessant’anni, il sistema immunitario della maggior parte dei quarian era ancora notevolmente debole, per cui era quasi impossibile vederne uno a volto scoperto o quasi al di fuori di Rannoch.
«Davvero? Mi conoscete?»
«Certo. Vostro nonno è un eroe.»
«Ah, capisco» Certo, mio nonno, di nuovo. Non valgo proprio nulla all’infuori di esso, uh? «Volete farmi strada?»
«Sissignore.»
 
La sede dell’Ammiragliato era poco più grande degli altri edifici del pianeta quarian, un blocco squadrato all’esterno con un arredamento minimale e funzionale all’interno, proprio come l’avrebbe progettato un geth. I colori però erano incredibilmente vivaci, sia all’interno che all’esterno, una caratteristica presente in tutti gli edifici che facevano sembrare le parti abitate del pianeta alla palette di un artista.
I cinque ammiragli quarian lo stavano evidentemente aspettando, radunati attorno a una mappa galattica, presumibilmente gestita da un geth. Tranne per una di loro, priva di casco, gli altri indossavano un respiratore simile a quello di Nitor.
«Benvenuto, capitano Anderson» annunciò la più anziana «il mio nome è Tali’Zorah vas Rannoch»
«Aspettate, quella Tali’Zorah?» Ed era a dir poco stupefatto.
«Proprio quella, capitano» rispose Tali’Zorah «permettimi di presentarti molto velocemente gli ammiragli qui presenti. L’ammiraglio Jona’Hazt vas Rannoch»
«Molto piacere capitano» lo salutò un quarian poco più giovane di Tali’Zorah.
«Piacere» rispose Ed con un sorriso.
«L’ammiraglio Maer’Gaar vas Kaddi»
Il quarian non disse nulla, limitandosi a un cenno del capo a cui Ed rispose allo stesso modo.
«L’ammiraglio Neela’Waem vas Rannoch»
«Piacere» disse la quarian senza respiratore, i corti capelli corvini e i lineamenti delicati lasciavano intendere che fosse più giovane di Ed.
«Piacere mio» rispose Ed.
«L’ammiraglio Gato’Vorah vas Rannoch»
«Benvenuto, capitano» lo salutò l’ultimo quarian.
«La ringrazio, ammiraglio.»
«Ammiraglio Waem, in quanto responsabile delle forze armate quarian, potete riassumere brevemente la situazione al capitano Anderson?» chiese Tali’Zorah.
«Certamente» rispose la quarian senza respiratore. La mappa galattica cambiò immagine, mostrando il Velo di Perseo nel suo complesso. «Io e l’ammiraglio Gaar ci stiamo occupando dell’espansione economica quarian, attraverso missioni di ricognizione nei pianeti vicini congiunte con l’insediamento di avamposti di tipo industriale ed estrattivo. Il pianeta Kaddi è un nostro recente successo in tale impresa.»
L’ammiraglio Waem fece un attimo di pausa, guardando brevemente Ed per capire se la stesse seguendo o meno. Ad un cenno di comprensione, la quarian riprese.
«Il nostro obiettivo successivo si trovava qui, nella cintura degli asteroidi del sistema Tikkun» la mappa cambiò istantaneamente, mostrando il luogo indicato «Il nostro obiettivo era uno degli asteroidi maggiori Uriyah, già in precedenza sito minerario quarian. Nulla d’insolito, se non fosse che la mia squadra di ricognizione è scomparsa.»
«Che cosa?»
«Avete sentito bene, capitano. Quattro ricognitori quarian, scomparsi senza lasciare traccia. Uno di loro però è riuscito a mandare qualcosa.»
Un breve filmato venne proiettato, immagini confuse viste da qualcuno chiaramente in fuga. Un fermo immagine, però, inquadrò alla perfezione le creature da cui esso fuggiva: delle creature umanoidi dalla pelle grigia, percorsi da venature blu.
«Si chiamano mutanti» disse Tali’Zorah, anticipando l’ovvia domanda di Ed «creature oganico-sintetiche ottenute a partire da un organico. Costituivano parte dell’esercito di terra dei razziatori.»
«Non è possibile…»
«Non è tutto» aggiunse l’ammiraglio Waem. Il video proseguì per qualche secondo per poi fermarsi nuovamente e zoomare su dei lunghi spuntoni sottili.
«So che gli umani li chiamavano denti di drago» spiegò Tali’Zorah «venivano usati per trasformare gli umani in mutanti.»
«L’esperienza e le informazioni dell’ammiraglio Zorah sono state preziose» osservò l’ammiraglio Vorah.
«Cosa dice il Consiglio a proposito?»
«Il Consiglio non lo sa. Siete qui in quanto umano, non in quanto spettro. Un favore personale che ho chiesto all’ammiraglio Vega.»
«È una follia! La situazione è grave, potremmo essere di fronte al ritorno dei razziatori!»
«Potrebbe anche essere qualche pazzo in possesso di una tecnologia simile» osservò l’ammiraglio Hazt.
«Ma…»
«L’ultima volta che Shepard ha cercato di avvertire il Consiglio di una minaccia catastrofica non l’hanno ascoltato» lo interruppe Tali’Zorah «Gli hanno dato del pazzo esagerato, assieme a qualche osservazione razzista verso gli umani. Finché non fu troppo tardi.»
«Comprendo la vostra sfiducia, ammiraglio Zorah, ma il Consiglio adesso è diverso da quello di allora.»
«L’unica differenza, capitano Anderson, è che i membri sono sei invece di quattro. Restano comunque dei politici.»
Anche voi lo siete, pensò Ed, non v’interessa la sicurezza del vostro popolo ma solo il vostro orgoglio di quarian. Decise di non ribattere, non gli sembrava una buona idea mancare di rispetto a un ammiraglio.
«In ogni caso, prima di informare il nostro consigliere dobbiamo assicurarci che non sia l’azione di un singolo. Abbiamo bisogno di prove» disse l’ammiraglio Waem, chiudendo quella parte del discorso «A tale scopo, la sua squadra e la mia collaboreranno in un’operazione mirata.»
«Molto bene ammiragli. Se non c’è altro, comunico le coordinate dell’asteroide al mio pilota.»
«Per ora, è tutto. Ci vediamo su Uriya tra qualche ora per delineare un piano d’azione.»
 

Nitor scortò nuovamente Ed allo spazioporto e, durante il breve viaggio, Ed decise di dare un’occhiata allo stato di servizio del nuovo membro dell’equipaggio. Quello che vide non gli piacque molto: nonostante Michelle Vega fosse uscita con il massimo dei voti dall'accademia, la quantità di note disciplinari degli ultimi anni non facevano ben sperare.
Non appena mise piede nello spazioporto, una lite abbastanza animata attirò la sua attenzione. Due quarian con addosso le loro tute ambientali stavano trattenendo un’umana.
«Signorina, non può entrare su Rannoch senza i dovuti accertamenti medici.»
«Non m’interessa coso, devo parlare con il capitano Anderson! So che è qui, c’è la sua nave.»
«Se entra con qualche agente patogeno, metterà in pericolo l’intera popolazione quarian.»
«Si si, bla bla, ora fammi entrare.»
«Non ce ne sarà bisogno» intervenne Ed, scongiurando probabilmente una catastrofe diplomatica «Capitano Anderson, Marina dell’Alleanza. Mi scuso per i disagi creati dal nuovo membro del mio equipaggio. Ce ne stiamo andando, in ogni caso.»
I quarian fecero un cenno d’assenso e tornarono alle loro postazioni e Michelle gli lanciò un’occhiataccia che non sfuggì a Ed. Era molto carina: poco più bassa di lui, due enormi occhi scuri e un caschetto color magenta ad incorniciare il viso abbronzato. Non aveva però dimenticato quello che aveva letto sul suo dossier.
«Andiamo, ti faccio vedere la nave.»
«L’ho vista da fuori. Perché un capitano ha a disposizione un Modello N e non una semplice fregata?»
«Perché sono anche uno Spettro del Consiglio. La Marina ha voluto fornirmi un Modello N per congratularsi soprattutto, dato che è una serie basata sulla vecchia Normandy.»
«Capisco.»
Ed fece salire a bordo la sua nuova sottoposta e la presento al resto dell’equipaggio. Quindi chiamò Alex per aggiornare i due giovani sulla loro prossima missione.
«Non possiamo sbrigarcela da soli?» chiese Michelle.
«Siamo in spazio quarian, stiamo solo fornendo supporto.»
«Se fossero veramente capaci non avrebbero bisogno di supporto.»
«Non sottovalutare una missione, solo perché sembra semplice…» osservò Alex, corrucciato.
Michelle sollevò un sopracciglio. «E tu saresti?»
«Tenente Taylor. Molto piacere, sottotenente Vega.»
«Come fa un ragazzino della tua età a essere tenente? Ma quanti anni hai, quindici?»
«Ventitré, che sono comunque meno dei tuoi, sottotenente
«Dateci un taglio, immediatamente» li zittì Ed, squadrandoli severo «Gli ordini sono chiari, se non vi piacciono cambiate lavoro. Sono stato chiaro?»
«Sissignore» scattò Alex.
«Si, signore» mormorò Michelle a denti stretti.
«Molto bene, tenente fate rotta per Uriya.»
 
 
 
 










 
 
Nota dell’autrice: a differenza della società krogan, su quella quarian ho dovuto in gran parte lavorare di fantasia, non essendoci nemmeno delle referenze visive. Ho immaginato un’architettura che sintetizzasse l’essenzialità di una specie sintetica come geth (perdonate il gioco di parole) e il lato poetico, festoso e gioviale dei quarian. Anche la capitale Keelah è inventata, ho scelto questa parola per il significato positivo che le viene dato nel gioco. Ho anche mantenuto l'accezione politica dei titoli e degli organi politici quarian (nonostante un ammiraglio quarian, qui, potrebbe non avere una flotta).L’ispirazione per tutto questo proviene dal gioco e in particolare dal codex.
   
 
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