Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: MsLucry94    22/02/2020    1 recensioni
Albion e Onore sono il nome di una daga e una spada donate a una bambina dorniana con i capelli argentati e gli occhi viola da parte di due padrini speciali: Lewyn Martel e Arthur Dayne
Questa storia parlerà di Game of thrones da prima della Ribellione di Robert alla fine della serie ma dal un punto di vista diverso. Quello di una bambina.
Si vedranno tutti gli avvenimenti principali e spero che possa piacere
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una sola parola, ma che parola. Il suo nome. Il nome della bambina. Un nome che mi fa capire troppe cose. Perché per avere quel nome e quella carnagione quella bambina può essere figlia solo di due persone. In realtà solo di una. Incredibile. Non lo sapevo neanche. Era stata solo una notte di quattro anni prima. Era stato un errore. Una missione a Lys per conto della corona, una notte poco movimentata e un errore. Non lo poteva definire in altro modo. Un bordello, una donna bellissima con la carnagione chiarissima, occhi viola e capelli argentati. Gli stessi colori della bambina. Ma la sua carnagione parlava da sola. Carnagione olivastra. Carnagione di Dorne. Anche suo nipote, Oberyn, che era stato per lungo tempo ad Essos, poteva essere il padre della bambina, in fondo tutta Dorne conosceva la sua passione per i bordelli. Ma se le voci erano fondate, Oberyn aveva già avuto delle figlie bastarde e queste condividevano con il padre il taglio degli occhi da vipera. Cosa che la bambina che aveva in braccio non aveva. Non poteva crederci. Nonostante il suo giuramento, stava tenendo in braccio sua figlia. Come avrebbe fatto a spiegarlo a tutti. Il giuramento era chiaro, una guardia reale non aveva figli, non c’erano accezioni. Non era mai successo il contrario nella storia, quindi non sapeva cosa lo avrebbe aspettato se si fosse scoperto. Ma si sarebbe scoperto presto se avesse portato la bambina con sé come aveva pensato prima. Poteva lasciarla lì e fare finta di nulla, ma più ci pensava e più quella cosa gli sembrava terribile. Come avrebbe fatto ad abbandonare sua figlia. Stava ancora pensando con la bambina addormentata in braccio quando sentì arrivare due cavalli. Stavano andando al passo, tranquilli, senza fretta. Si spostò per farli passare e si accorse presto che si trattava del principe e di Arthur di ritorno da Sala dell’Estate. - Lewyn, tutto bene? – chiese Arthur quando, più vicino, si accorse di avere davanti il suo vecchio mentore. - Sì, sì, stavo solo passeggiando in riva al fiume – - E il fagotto che tieni in mano? – - Una bambina? Cosa succede? – Ecco il principe che si fa avanti. Incredibile, ha capito subito cosa avevo in braccio. - L’ho trovata in acqua, nuda – - Capisco, potremmo portarla dentro e farla vedere dal maestro Pycelle – - Pensavo la stessa cosa – - Non sarà difficile farla passare per la figlia di una serva di cucina e poi penseremo a lei – - Grazie, Rhaegar – Quando non siamo in pubblico, Rhaegar ha impedito a tutte le guardie che sono di stanza con lui a Roccia del Drago di chiamarlo in altro modo che per nome. Incredibile come odi tutta la formalità intrinseca nel suo ruolo. Solo per questo in tanti vedono in lui già un ottimo sovrano, anche migliore di suo padre. Prendo il mio cavallo, lasciato lì vicino e mi unisco ai due per ritornare dentro il castello. La prima parte del mio piano ha avuto successo. Il problema sarà quando dovrò spiegare come mai questa bambina mi assomiglia tanto. Il principe non è stupido, e nemmeno il maestro Pycelle, se ne accorgeranno subito. Decido di anticipare tutto parlandone direttamente lungo la strada. - Rhaegar, penso che ci sia un problema – - Quale? – - La bambina potrebbe essere mia figlia. – - Cosa? – - Durante la missione a Lys, sono finito in un bordello, la donna aveva occhi viola e capelli argentati, come la bambina. Adesso lei ha anche la pelle olivastra tipica dei Martell, e si chiama Nymeria. – Arthur è il primo a capire, è stato per dieci anni il mio scudiero a Lancia del Sole e proviene anche lui da Dorne. - Il vostro nome di famiglia. Tutti i Martell portano come secondo nome Nymeros. – - Esatto. Non ho mai detto il mio vero nome in quel bordello, ma come nome ho dato Nymeros. In fondo è un nome che viene da Essos. – - Essos. Anche tuo cugino è stato per tanto tempo lì. Potrebbe essere sua figlia. – - Impossibile. Ho sentito che le figlie di Oberyn hanno gli occhi da vipera come lui. – - Tua figlia. Una figlia avuta che eri già una Guardia Reale. Una situazione difficile. – - Mi dispiace, mio principe. Non volevo mettervi in una situazione difficile. – - La situazione difficile non è la mia. Ma la vostra e quella della bambina. Come pensate di risolverla? – - Non lo so, ci stavo pensando. Ero sotto copertura in una città che vive di schiavi sessuali. Sua madre era proprio una di queste. Le persone con le quali mi sono incontrato per stringere l’accordo mi hanno portato loro lì dentro e solo dopo aver fatto quello che ho fatto hanno firmato. – - Ottimo piano. Semplice. Sei stato costretto per far firmare l’accordo. Neanche il re sarà contrario a questo. – - Magari il lord comandante sarà meno felice. – Sghignazza allegramente Arthur. - Questo magari è vero, ma se è stato fatto per la corona, neanche ser Gerold avrà nulla da dire. Ottimo piano. Mi piace. Sarà anche più semplice spiegare come mai la bambina si trova a corte. Non sarà una serva. Rimarrà a corte come la figlia di una Guardia. Senza disonore. Magari più avanti potresti anche riconoscerla e darle il nome Martell. – - Non lo so. Vedremo. Intanto facciamo in modo che tutti l’accettino. Poi penseremo anche al resto. – - Giusto. Adesso muoviamoci. È tardi, dobbiamo rientrare. – Il resto del tragitto fu fatto in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri. Aver trovato una spiegazione a prova di indagine sulla bambina lo aveva tranquillizzato, ma rimaneva preoccupato. Come avrebbe cresciuto la bambina. Anche se gli altri avessero accettato la sua presenza, cosa non del tutto scontata, sarebbero stati sei uomini a crescere una bambina piccola. Sarebbe stato più semplice che le insegnassero come tenere in mano una spada che come fare una riverenza. Il portone della fortezza mi sembra la mia sentenza. Adesso tutto è in ballo, niente di diverso da quello che ho detto al principe deve essere anche solo pensato dentro al castello o saranno guai per tutti. La fama del maestro delle spie, lord Varys, lo precede ovunque nei Sette Regni. Penso che peggio di lui ci fosse solo Bloodraven e le sue stregonerie. Dentro è caldo, rispetto alla riva del fiume e ancora pieno di persone che vanno e vengono, soprattutto servi che finiscono le loro incombenze prima di andare a dormire. Non è stata una serata di banchetto, anche perché il re non ama questo tipo di serate, quindi il castello si è quietato presto. La strada fino alla torre del maestro è deserta, difficile trovare qualcuno da queste parti quasi a mezzanotte, e sicuramente anche il gran maestro starà dormendo. Infatti, arrivati davanti all'entrata della torre, ci rendiamo conto che dentro è tutto silenzioso, nessun rumore fa pensare che qualcuno stia facendo una qualsiasi attività che non sia dormire. Ma il principe è sempre un principe, neanche essere tirato giù dal letto ad un orario impossibile dà adito a lamentele da parte di Pycelle. A quanto pare la bambina sta bene, infreddolita, ma non ha subito nulla di serio dentro il fiume. Pycelle chiede comunque di lasciarla a lui per la notte per sicurezza e tornare domani. Gli chiedo dalla sua esperienza quanto crede che abbia, anche se le mie supposizioni sono vere e la bambina è mia figlia concepita in quel bordello a Lys dovrebbe avere poco più di tre anni. E Pycelle conferma… tre anni, massimo massimo quattro, ma lo ritiene improbabile. Non dice una parola sull’aspetto della bambina, ma lo vedo trattenere un sorrisetto e guardare verso di me. A quanto pare quella bambina mi deve assomigliare un po' se anche una persona che conosco relativamente poco come il Gran Maestro nota una certa somiglianza.
   
 
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