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Autore: Matagot    24/02/2020    3 recensioni
Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste, [...] assomigliava violentemente alla madre [...] ed era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.
[...]
Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta;
attorniata da cugini e fratelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura;
cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 1
 
Lily Potter, Grifondoro, V anno


Nulla era palese quanto l’appartenenza di Lily al clan Weasley.

Lily assomigliava violentemente nell’aspetto alla madre. I capelli, talmente rossi da sembrare un incendio, cadevano in morbide onde fino a metà schiena e ad ogni passo danzavano leggeri, permeando l’aria di un lieve profumo di vaniglia e mela. Gli occhi erano color nocciola ed era cosa nota che fossero incapaci di celare al mondo l’emozione che li animava. Potevano stringersi in due fessure tempestose, lasciando presagire una perfida vendetta, oppure accarezzare i profili dei suoi cari con una dolcezza talmente autentica da disarmare anche i cuori più freddi.
Lily Potter era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.

D’altronde, la genetica non poteva che rivelarsi in maniera preponderante: come padre si ritrovava il paladino del mondo magico, il Bambino che è Sopravvissuto e notorio lanternino per situazioni complicate nel contesto scolastico, il cui record di regole (e addirittura qualche legge magica) infrante era superiore a quello dei gemelli Weasley; sua madre, l’eroina della Seconda Guerra dei Maghi, Ginevra Weasley, era una bomba a mano con la miccia piuttosto corta e la lingua tagliente quanto veloce era la sua bacchetta.
 
Se non fosse bastato il suo aspetto fisico a chiarire a quale famiglia magica Lily appartenesse, lo avrebbe fatto il vociare e gli sguardi che attorniava il passaggio della famiglia Potter sul binario 9 e ¾ di King’s Cross, nonostante fossero ormai passati anni dalla sconfitta di Voldemort.
“Non curatevi di loro” disse Lily ad Albus e ai genitori, spingendo il carrello carico del suo baule e della gabbia in cui teneva Mefisto, il suo soriano. “Sono estremamente famosa per aver salvato il mondo magico da Albus e James, ma non voglio rilasciare autografi… Sapete, farsi desiderare dai fan tiene vivo l’interesse.”
Albus le diede una gomitata con fare fraterno e ad Harry scappò un sorriso. Stava accompagnando i suoi due figli minori all’Espresso per Hogwarts e finalmente avrebbe potuto trascorrere tre mesi da fidanzatini con la moglie, grazie anche al recente trasloco di James. Non vedeva l’ora, l’estate era stata particolarmente turbolenta, ogni anno che passava rendeva i suoi figli sempre più inventivi nell’intrattenersi e sinceramente ne aveva abbastanza di esplosioni e urla per casa.

“Che non debba ricevere dei gufi almeno fino ad Ottobre, chiaro Lily?”
Ginny la squadrò con fare indagatore e Lily si profuse in una teatrale scena di diniego, invero magistrale, se solo gli occhi non tradissero un palese lampo di divertimento.
“Madre, tu mi offendi! Te lo giuro, sono un piccolo angioletto che capita solo nel posto sbagliato al momento sbagliato, è Albus che riesce a far ricadere la colpa delle sue malefatte su di me!”
Ginny sbuffò quando Lily si piegò in un mezzo inchino.
Albus, anche nell’adolescenza, aveva conservato quell’indole calma e riflessiva che lo aveva pervaso sin da bambino e anzi, a diciassette anni, si accingeva all’anno dei M.A.G.O. con una media altissima e la carica di Caposcuola sulle spalle. Albus era sempre stato il meno Potter dei Potter. Smistato al suo primo anno nella Casa di Serpeverde, nonostante l’iniziale senso di smarrimento, di fallimento e di delusione lo avesse fatto sentire come se stesse disonorando il nome di famiglia, aveva trovato tra i suoi compagni in verde e argento terreno fertile per riuscire a diventare il brillante giovane uomo che era. In uno in particolare aveva sempre riposto una fiducia che aveva fatto ridacchiare i professori da subito e storcere il naso ai genitori non appena aveva scritto che era diventato molto amico di Scorpius. Solamente Salazar può sapere quanto le Moire dovessero ridersela nell’aver abbinato due anime così affini, in tutto tranne che nel cognome.

 Proprio Scorpius stava ora salutandolo con la mano, accompagnando il gesto con un sincero sorriso nel ritrovare l’amico che le vacanze estive gli avevano impedito di frequentare ogni giorno. Nel ragazzo erano fioriti i geni Malfoy lievemente addolciti da quelli della madre. I suoi capelli non erano di un biondo platino al pari di quello del padre; erano sì chiari, ma di una tonalità piacevolmente calda, come i primi soli di maggio. Dal padre aveva preso gli occhi grigio chiaro che molte ragazze avevano fatto sospirare al suo passaggio, così come gli zigomi sporgenti, ora enfatizzati dall’ombra di una barba fatta qualche giorno prima. Si era alzato ancora durante l’estate, ormai sfiorava il metro e novanta e superava in altezza sia la madre che il padre, dietro di lui per aiutarlo con il baule e salutarlo prima della sua partenza.

“Albus, per favore, bada a tua sorella e non farti remore a punirla se dovesse comportarsi male, posso contare su di te?”
La voce di Harry distrasse suo figlio dal saluto che stava rivolgendo all’amico e subito Albus fu pronto ad annuire.
“Papà, meno male che non mi chiedi più di farla rigare dritto, quello era impossibile.”
Una risata animò la famigliola che si accinse a salutarsi.
“Scrivete, mi raccomando!” urlò Ginny, salutando i figli con la mano.
“Sì mamma, ti spedirò un sacco di lettere e anche la tavoletta di una tazza del gabinetto di Hogwarts!”
Ginny rise, cogliendo la citazione che la figlia aveva fatto di ciò che le avevano detto i suoi due fratelli quando lei era troppo piccola per andare alla Scuola di Magia. Probabilmente Lily si era identificata un po’ troppo nei due gemelli in effetti.

Quando Lily e Albus sparirono sul treno alla ricerca disperata dei loro amici, una piccola lacrima fece capolino negli occhi della madre, che si scostò subito per asciugarla.
“Fa sempre male quando partono, vero?”
Ginny si voltò e abbracciò prima Hermione e poi Ron, che erano lì per salutare Hugo e Rose.
“Sono già al settimo e al quinto anno, dovremmo metterli in punizione, non si cresce così alla svelta.” borbottò Ronald Weasley pensieroso, prima di sospirare, girarsi verso la moglie, il suo migliore amico e sua sorella ed esordendo nuovamente a parlare.

“Beh, aperitivo?”
Hermione, la solita Hermione, scoccò un bacio veloce sulla guancia del marito prima di rispondere.
“Non oggi Weasley, mi aspettano al lavoro, difendo un caso di maltrattamenti prolungati su una famiglia di Goblin, perpetrati da un mago a cui, secondo mio parere, dovrebbero levare la bacchetta per come la utilizza.” e subito, con lieve “pop!” si smaterializzò al Ministero della Magia, dove l’udienza presso il Wizengamot la attendeva.

Anche Ginny doveva andare, ormai non giocava più come Cacciatrice professionista nelle Holyhead Harpies, ma ne era diventata l’allenatrice. Si era ritirata poco dopo i trent’anni, nonostante fosse all’apice della carriera. Nonostante le tre gravidanze, Ginevra Weasley era agile e scattante come lo era sempre stata, ma la gestione della discendenza infernale la teneva occupata a tempo pieno. La lontananza dal campo di Quidditch si ripercosse sull’animo della Weasley, questo era innegabile. Le mancava l’adrenalina del campo, la competizione, le urla degli spettatori e la leggerezza che provava nell’animo ogni volta che riusciva a fare un goal. L’abbandono del Quidditch era un sacrificio che aveva fatto volontariamente e lo avrebbe rifatto mille volte per la sua famiglia, ma era appunto questo, un sacrificio. La sua famiglia presto se ne accorse e, quando arrivò la proposta da parte della squadra che lei diventasse allenatrice, Harry e i figli fecero un segreto accordo che imponeva loro di non combinare guai mentre la mamma era al lavoro, pena una settimana di lavori forzati a casa di zio Percy.

I figli acconsentirono, limitando le scorribande più grosse solo a quando vi era, in effetti, uno dei genitori in casa o in zone limitrofe e fu così che Ginny tornò ad essere l’allegra persona che era sempre stata.
“Rimaniamo solo io te, come ai vecchi tempi no?”
Ron accennò ad un sorriso supplichevole ed Harry non poté dire di no. D’altronde, si era preso la mattinata libera e un’ora in più lontano dal Quartier Generale degli Auror, da lui gestito, non avrebbe sortito effetti irreversibili sulla sorte della comunità magica mondiale.
“Certo, questa volta tocca a me offrire.”

Ron si sciolse in un sorriso. Era da tanto che non riuscivano più a vedersi solo loro due, due vecchi amici, senza preoccupazioni ed impegni. Era mancato ad entrambi e si sarebbero proprio goduti quell’Idromele.
 
**
 
“Lily, ti prego, fammi arrivare ad Hogwarts senza che mi abbiano già sottratto dei punti.”
Cassandra Goldstein, quinto anno di Corvonero e migliore amica di Lily, la stava scongiurando.
“Cassie, rilassati, non ho intenzione di combinare nulla di irrimediabile, davvero. È solo…” e qui Lily fece una breve pausa ad effetto “è solo che la Zabini se lo merita e lo sai anche tu.” L’occhiolino di Lily strappò un mezzo sorriso alla Corvonero.

Cassandra Goldstein era una ragazza giudiziosa, tranquilla e amante dei libri. Aveva gli occhi verdi e i capelli scuri che le incorniciavano il viso fino alle spalle, uno sguardo intelligente e molte idee sul come organizzare alla perfezione i ripassi pre-G.U.F.O.
La sua unica macchia, scolasticamente parlando, era l’inossidabile amicizia che la legava alla giovane Potter. Quante volte aveva condiviso le colpe della Grifondoro, quante volte si era messa nei pasticci solo perché non riusciva a lasciare da sola Lily in situazioni che avrebbero inesorabilmente condotto ad una punizione. Tutti sapevano che l’artefice delle mille malefatte era la rossa, ma tra le due era talmente forte l’amicizia che Cassandra passava le sue giornate a far desistere Lily da varie stupidaggini da compiere e, notando l’inutilità dei suoi tentativi, provava almeno ad aiutarla così da non farsi beccare e spedire nell’ufficio della preside.

“Se solo ogni tanto te ne fregassi di quello che dice la gente…” mormorò Cassie con tono di rimprovero, scuotendo poi la testa, come se anche lei avvertisse l’odore stantio di una predica che ormai aveva fatto troppe volte alla sua amica.
“Se tutto va bene, entro sera Persephone Zabini imparerà a non dare troppa aria a quella sua maledetta boccaccia.”
Cassie roteò gli occhi al cielo e sospirò. Maledetto il giorno in cui strinse amicizia con Lily Luna Potter.
 
**



Persephone Zabini, Serpeverde, VII anno
 
 
Albus, seduto in un vagone mediamente affollato di Serpeverde degli ultimi anni, stava distrattamente accarezzando le piume del suo barbagianni, mentre ascoltava i suoi amici che si raccontavano le vacanze estive.
“Sapete, pensavo che Parigi fosse molto più divertente… Invece i francesi sono dei rozzi cafoni, ecco cosa sono, probabilmente tutti dei Grifondoro mancati…”

La voce modulata in modo che risultasse calda e suadente di Persephone Zabini riempiva il vagone. Aveva passato tutto il tempo a lamentarsi di quanto fosse sciatta Parigi, di quanto i francesi non fossero nulla di che e di quanto la cucina sembrasse il frutto di un elfo domestico con disturbi della personalità. Non stava parlando con nessuno in particolare, ma la voce era abbastanza alta da essere udita da tutti i presenti. L’unico sguardo fisso su di lei era quello di Jasper Nott, adorante nell’osservare i bei tratti della ragazza.

Persephone sapeva di poter esercitare un particolare ascendente sul compagno di casa, ma non era la sua di attenzione che puntava ad accaparrarsi.
Sedeva composta sul sedile, con le mani affusolate si accarezzava in modo languido i lunghi capelli neri, il petto lievemente sporto in fuori. Sapeva che quei piccoli gesti, studiati per risultare seducenti in modo discreto, avrebbero fatto sbavare qualsiasi ragazzo, ma evidentemente qualcuno era deciso a non confermare la regola. Non diede a vedere il suo disappunto, ma una punta di irritazione avvelenò le sue parole.
“E tu, Scorpius caro, come hai trascorso le vacanze?”
Cercò di ammorbidire la voce nel pronunciare il nome dell’oggetto dei suoi desideri e gli occhi di Nott si strinsero delusi. Nemmeno oggi sarebbe stato fortunato.
Scorpius Malfoy, che leggeva una rivista seduto a fianco del suo migliore amico, non rispose subito. Terminò di leggere le poche parole che lo dividevano dalla fine di un paragrafo intitolato “Fluttuazioni di temperatura e umidità atmosferica: incidono davvero sulla vivacità della fiamma nella preparazione della Soluzione Corroborante?” prima di rispondere.
“Io sono andato a Nizza con i miei genitori.” disse con voce un po’ annoiata. “Parigi sarà il ricettacolo di tutto ciò che in Francia c’è di orrendo, perché a me la città e il cibo sono piaciuti davvero tanto.”
Persephone spalancò lievemente gli occhi nel sentirsi smentire di netto, ma subito riacquisì la maschera algida che era abituata a portare.
“Già, la tarte tatin di mia zia è sempre ottima.” Asserì prontamente Albus.
Scorpius lo guardò per un secondo e Albus capì subito che lo stava ringraziando silenziosamente per averlo salvato dall’ennesimo attacco della compagna di casa. Chissà quanto le sarebbe servito per capire che non era interessato a lei. La Serpeverde parve non accorgersene, perché si alzò con grazia e iniziò a camminare in modo lento verso di lui, ancheggiando sapientemente. Albus alzò gli occhi dal barbagianni per constatare che Persephone si stava sedendo di fronte a loro, a Scorpius precisamente. Lei cercava lo sguardo di Malfoy mentre beveva il suo succo di zucca con fare lascivo. Tornò con lo sguardo al suo animale. Se la sarebbe dovuta vedere il suo amico da solo contro quell’attacco frontale.
“Allora la prossima volta mi premurerò di visitare la Francia con te, caro. Sicuramente saprai mostrarmi… il suo lato migliore.”
La Zabini rincarò la dose, scoprendo le sue intenzioni ora in modo palese, poggiando lievemente le sue dita su quelle di Scorpius, che non si scompose solo in apparenza. La sua mente frullava veloce nel vagliare quale azione potesse farlo uscire dalle grinfie dell’amica senza scatenare la sua ira, perché era noto che fosse una maledetta serpe vendicativa, ancora più di ogni altra donna, se rifiutata.
La soluzione tardava ad arrivare e Scorpius si stava già disperando quando…

CLANG.

“Ciao fratellone!”
Lily Potter, con tutta la grazia di un ippopotamo imbufalito, fece un rumoroso e plateale ingresso nel vagone, interrompendo la situazione spinosa e sedendosi di fronte a suo fratello, mostrandogli un sorriso di quelli che non presagivano nulla di buono. Si premurò di urtare accidentalmente Persephone, che fece un ghigno infastidito. Ancora quella maledetta rossa da strapazzo, evidentemente non ne aveva avuto abbastanza.
“È arrivata lo Schiopodo…” bofonchiò con tono velenoso, rivolta alla rossa.
Lily non se ne curò, continuava a fissare Albus cercando di apparire il più innocente possibile, ma inutilmente.
“Lils, sei riuscita a far esplodere qualcosa e sei venuta da me per annunciarmi che mamma e papà ti hanno diseredato per questo?”
Albus accennò ad un sorrisetto, incuriosito da cosa avrebbe tirato fuori dal cilindro sua sorella questa volta. Sapeva che questa incursione nel vagone dei Serpeverde non era del tutto casuale, come la sua impellente necessità di venire a salutarlo d’altronde. Nonostante le innumerevoli differenze caratteriali, Lily ed Albus erano molto legati e spesso si trovavano per fare lunghe chiacchierate quando uno dei due ne aveva bisogno, ma avevano sempre preferito mantenere quegli incontri intimi e limitare le interazioni in pubblico. D’altronde, tra i Serpeverde e i Grifondoro scorreva da sempre cattivo sangue, alimentato da continue frecciatine e tiri mancini. Avevano provato, durante il primo anno di Lily, ad avvicinarsi in pubblico, ma ogni volta si finiva a bisticciare perché qualche loro amico partiva a punzecchiare l’altro gruppo e il rischio di zuffa o peggio, di litigi tra i due fratelli causati dall’idiozia degli amici, era sempre troppo probabile. Da allora avevano capito che il loro rapporto fraterno necessitava di privacy per poter essere coltivato.
“No, ti chiedevo solo se potevi prestarmi Edgar, ho dimenticato a casa alcuni vestiti e volevo scrivere alla mamma di mandarmeli subito.”

Lily era amabile. Troppo amabile. Stava decisamente architettando qualcosa, ma Albus non riuscì a comprendere chi fosse l’obiettivo ultimo di tutto quel teatrino.
“Ah, non darti troppe noie, sei sempre un pugno nell’occhio qualsiasi cosa indossi, tu e quella cornacchia fate pena per come girate nei corridoi…”
La leziosa voce di Persephone invase l’aria e tutti si girarono a guardare la scena, trepidanti. Nessuno si sarebbe perso uno scontro tra le due, meglio ancora se si fosse tramutato in duello.
“Seph, vacci piano, è comunque mia sorella.” Disse calmo Albus, giusto per tentare di placare gli animi. Non pensava che nessuna delle due necessitasse di aiuto o supporto in caso di litigio, d’altronde lui era un Caposcuola ed era nelle sue responsabilità evitare situazioni del genere.
Lily rispose al sorriso della Zabini con altrettanta falsità, poi afferrò il succo di zucca dell’altra, levò la bottiglietta e aggiunse “Un brindisi alla boccaccia larga di Zabini che, quando non è impegnata a far altro, si premura di diffondere maldicenze.”
Qualche risata scoppiò nel vagone e Lily fece per portarsi il succo alla bocca e tutto accadde in modo fulmineo.

Persephone aveva estratto la bacchetta per lanciare una qualche fattura a Lily, ma la cosa non le riuscì perché Albus aveva scagliato un Protego sulla sorella e qualcuno aveva disarmato la ragazza con un incantesimo non verbale prima che potesse affatturare la Grifondoro.
Lily rimase un attimo interdetta nel constatare che oltre ad Albus, cosa su cui lei aveva fatto affidamento, qualcun altro si era messo tra lei e la Serpeverde. Fu sconcertante notare che l’Expelliarmus era stato scagliato da… Scorpius Malfoy.
I quattro si guardarono per un attimo interdetti.

“Lily, vengo a trovarti stasera per portarti Edgar. Ridai anche il succo di zucca a Seph, che ora se ne starà tranquilla intanto che tu torni dai tuoi amici e Scorp le ridarà la bacchetta quando tu sarai uscita.”
Il tono di Albus era calmo, ma fermo e autoritario e nessuno osò contraddirlo. Evidentemente, nonostante l’indole tranquilla del giovane Potter, i suoi compagni lo rispettavano. Sebbene Lily sentisse l’adrenalina di un duello che la annebbiava e fosse davvero incline a farla pagare alla ragazza, sorrise compiaciuta e si alzò. Fece esattamente come suo fratello aveva detto e, accostandosi alla porta del vagone, si voltò per salutarlo con un occhiolino. Albus inarcò un sopracciglio e lei si voltò, non abbastanza velocemente da perdersi il sorriso incerto che Scorpius le aveva fatto. Quello sì che era strano.
 
Si allontanò dal vagone solo quando iniziò a sentire le urla strozzate di Persephone Zabini e sorrise.
La Serpeverde avrebbe imparato a non dire cattiverie su Cassie e se non lo avesse fatto… La Mou Mollelingua che le aveva messo nel succo di zucca le avrebbe fatto capire che era meglio non mettersi contro di lei.


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Angolo autrice
Ciao a tutti! Vi ringrazio per aver letto il capitolo e spero che vi stia piacendo. Questa è la prima fanfiction che scrivo, quindi per favore, siate clementi!
Se avete voglia di lasciarmi una recensione anche con critiche e suggerimenti vi invito a farlo, sono sempre apprezzate :)

Un bacio
Matagot

 
   
 
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