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Autore: Manu_00    24/02/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XLVI


Mi stancai presto di guardare lo schermo dello scroll, se in un primo momento speravo di trarne una qualche forma di conforto, da qualche giorno a quella parte guardarlo mi portava solo dolore.
Naturalmente non mi riferisco allo scroll in sé, unico mezzo di svago con tutte le applicazioni scaricate all'interno della triste vita da campo (a cui, tanto per cambiare, non ero portato neanche un po').
No, la causa del mio struggimento stava in quello che lo schermo mi mostrava, o ad essere più sinceri, a quello che io mi facevo mostrare con una certa insistenza dallo schermo, guidato da non so quale impulso masochista.
Chiusi sbuffando l'applicazione di messaggistica, chiedendomi cosa mi spingesse a tormentarmi inutilmente, e se davvero fossi diventato così dipendente dai miei compagni da soffrire anche solo rileggendone i messaggi.
Non i messaggi che c'eravamo scambiato occasionalmente nel corso dell'anno, sia chiaro, non ero disperato fino a quel punto, bensì la mia attenzione era tutta per quegli ultimi messaggi che mi erano stati inviati dopo il mio arresto da parte di beh... buona parte dei miei conoscenti.
Siccome ero stato portato in carcere privo di sensi, oppure per il clima di caos generale che regnava in quel posto, le autorità non avevano potuto (o voluto) sbloccare lo scroll per cercare qualche dettaglio collegato al mio crimine, segno evidente di quanto le guardie fossero diventate superficiali nel trattare gli oggetti dei prigionieri.
Provai una fitta al pancreas quando, rievocando il termine “guardie”, pensai a quello sfortunato essere smembrato dai grimm a cui avevo avuto la sfortuna di assistere dalle telecamere.
Ma tralasciando quel piccolo trauma di una né primo né ultimo di una lunga lista di eventi spiacevoli, a causarmi le vere fitte allo stomaco era rileggere tutti i messaggi che avevo ricevuto in quelle ore:
Preoccupazione, rimprovero, rassicurazioni, promesse, tutti messaggi a cui non avrei mai potuto dare risposta, non solo perché non ne sarei mai stato capace, ma anche perché a quanto pareva non c'era modo di usare qualsiasi strumento di comunicazione a distanza.
<< Questa non è una notizia rassicurante. >> bisbigliò un mercenario dall'aspetto nerboruto mentre raccoglieva con una forchetta quei pochi pezzi di carne che galleggiavano nella sua ciotola << Devono aver abbattuto la torre di comunicazione, quei bastardi si sono spinti lontano. >>
Repressi un gemito di paura, erano passate settimane (credo, non mi ero sforzato di tenere il conto dei giorni) da quando Vale era stata attaccata, e la cosa terrificante non erano le notizie dell'attacco: ma la loro totale assenza.
Il capo, Crox, non si era mostrato particolarmente intimorito dalla situazione, ma del resto cos'altro poteva fare se non diffondere un po' di ottimismo fra i mercenari?
La caduta totale di ogni comunicazione nella zona suggeriva, come detto dal mercenario nerboruto, Denys, che i grimm si fossero spinti veramente a fondo nel loro assalto, fino alla stessa Beacon probabilmente, e qui i miei dubbi assumevano le forme più terrificanti:
I miei amici erano ancora vivi?
O una marea di artigli, zanne e cattiveria li aveva spazzati via assieme alla scuola che mi aveva visto (e sebbene non fosse passato tanto tempo dal mio ultimo giorno a Beacon, sembrava fossero già passati dieci anni) migliorare un po' come persona?
E la città?
Vale almeno esisteva ancora?
O uno dei quattro grandi regni dell'umanità era appena stata cancellata dalla storia e ridotta a un cumulo di rovine e ossa sbiancate?
Pensai a tutti gli eventi che avevano preceduto il disastro: i casi di follia (di cui ero stato a mia volta vittima, sebbene si trattasse di tutto meno che di follia), la squalifica di Xiao Long in seguito a quell'aggressione, le proposte di Mercury (che si era ripreso decisamente troppo presto), Emerald, Cinder...
Non poteva essere tutto un caso, no, era un complotto, un complotto!
Ma chi, quale essere umano per quanto folle e perverso potrebbe anelare alla distruzione di una città intera?
Il pensiero mi terrorizzava, se i grimm avevano spazzato via un intero regno come Vale, che speranza poteva avere il nostro accampamento?
I mercenari e le loro torri di vedetta avrebbero potuto arrestare la carica di un branco di goliath, avvertire tutti dell'arrivo dei rattle dal sottosuolo, o proteggerli efficacemente dalla discesa in picchiata di un nevermore?
Più ci pensavo, più le difese del campo mi apparivano fragili come la carta velina, se non ero mai stato veramente al sicuro fra le mura di Beacon, in mezzo a degli amici fidati e all'interno di una delle più grandi città del mondo, che speranze avevo di sopravvivere in campo aperto?
Pensai alla mia semblance, ciò che mi aveva permesso di fuggire da ogni nemico: anche quella, come potrà mai essermi utile se i grimm distruggeranno tutti i luoghi in cui potrò mai rifugiarmi?
Sognai spesso durante le mie prime notti nell'accampamento, mi sognavo mentre vagavo di terra in terra, senza città, mura o guardie a tenere quei mostri a distanza, mostri che mi braccavano ovunque andavo, ed io potevo solo correre, trovare un bosco o una macchia erbosa, rannicchiarmici e passare le notti con un occhio aperto nel terrore che da un momento all'altro la morte sarebbe piombata su di me vanificando tutte le notti insonni, il dolore ai piedi e il rossore degli occhi che mi ero procurato a forza di rimanere vigile ogni secondo.
Sognavo il mio corpo consumarsi di giorno in giorno, schiacciato dall'ansia, dal timore, dalla pura.
Mi morsi il labbro per imporre al mio cervello di interrompere il flusso di pensieri, per quanto scosso avevo ancora abbastanza padronanza di me stesso per accorgermi che stavo andando in paranoia... e non era da me, io, Ion Ascuns, il ladro che aveva accettato gli incarichi più disparati, viaggiando per tutta Remnant sin dalla tenera età di undici anni, certo, non ero mai stato un cuor di leone, ma quello stato di terrore non era da me.
Non era da me, eppure gli eventi di quella notte avevano influito sulla mia psiche più di quanto sarei mai stato disposto ad ammettere, non c'era suono e verso d'animale che non mi facesse sobbalzare, e spesso mi capitò di perdere il controllo della mia semblance e diventare intangibile al primo allarme, altro segno di quanto fossi scadente come cacciatore, eppure tenevo Mizerie sempre assicurata alla mia schiena, e i coltelli e la pistola che mi era stata data da Bercen nei rispettivi foderi, il contatto con un'arma, per quanto avrei preferito servirmene il minimo possibile, mi restituiva un po' di sicurezza.
Forse era per quello che nonostante ogni volta mi ripromettessi di smetterla di rileggere gli ultimi messaggi dei miei amici, puntualmente ci ricascavo e tornavo ad infliggermi altro dolore, perché farlo se non altro risucchiava ogni mia attenzione e teneva alla larga il terrore.
Per questo, senza rispondere al mercenario, abbassai la testa sullo schermo e tornai a rileggere i messaggi di Brienne, colei che me ne aveva mandati più di tutti gli altri messi assieme, nulla di stupefacente considerato cosa mi aveva visto fare.
Rileggerli era doloroso, ma era anche l'ultima cosa che mi avevano lasciato, sia nel caso in cui fossero morti, sia nel caso in cui fossero vivi (perché non li avrei rivisti per un po', se non per sempre).
<< Mi stai ascoltando? >>
Bloccai lo schermo e posai lo sguardo su Denys, che doveva aver finito il pasto da almeno cinque minuti.
<< … Adesso sì. >>
Il bestione, malgrado possedesse una stazza tale da rivaleggiare con quella di Ivan, mangiava in maniera lenta e pulita, facendo attenzione a non sporcarsi e cercando sempre un panno per pulirsi il viso, cosa che rendeva i suoi pranzi particolarmente lunghi, per quanto ne sapevo potevo averlo ignorato per almeno una decina di minuti prima che finisse e decidesse di controllare che fossi vivo.
Tuttavia il colosso non si infuriò né mi fece il medio (gesto apprezzatissimo da quelle parti, credo per un fattore di sintesi e comodità), ma si limitò a sgranchire le gambe e fissare la mia porzione, rimasta pressoché integra.
<< Dovresti mangiarla. >> quel modo di dirlo, spoglio di ogni premura o nota affettiva, e con lo scopo di presentare la sua raccomandazione per quello che era, cioè un fatto oggettivo, mi portò alla mente Deryck, e diamine, non avrei mai pensato di provare un sentimento simile nei suoi confronti, ma ne stavo sentendo la mancanza!
Mi chiesi se non mi fossi preso una qualche strana forma di influenza tipica di Mistral, dove eravamo sbarcati da qualcosa come due giorni.
Senza rispondere mi misi a consumare lo stufato di carne e patate offerto non troppo generosamente dal nostro non troppo abile cuoco, mentre un furioso abbaiare ci segnalò il ritorno di Jack e Ivan.
<< Li odio questi cani di merda! Ehi, dateci un incarico decente, mi hanno pisciato sul pantalone! >>
Jack fu ovviamente il primo a farsi riconoscere, lanciando un guinzaglio addosso a Denys, questi, ormai abituato agli sfoghi del ragazzo, lasciò che il guinzaglio cadesse a pochi metri da lui, prima di essere prontamente afferrato da un essere calvo e gobbo ma dalle braccia possenti come tronchi, essenziali per trattenere le catene della numerosa muta di cani: Mibiercas.
<< La regola parla chiaro: alle reclute i compiti che gli altri non vogliono fare. >> il gobbo tirò indietro il grosso cane lupo prima che questi saltasse addosso a Denys, il quale però, immobile come un pezzo di granito, non si smosse di un centimetro davanti alla minaccia.
<< Beh, credo di aver capito perché badare ai cani rientra fra quei compiti lì! >>
Mentre Jack sbraitava addosso ai guardiani dei cani, Ivan stava offrendo una mela al componente più giovane della muta, non avrei mai creduto che avrei visto quel bestione condividere del cibo con qualcuno, anche lui doveva essere rimasto parecchio scosso dagli eventi di Vale.
Ripresi a mangiare lo stufato cercando di scacciare il pensiero di chi domani mattina avrebbe avuto il turno con i cani: me e Kojo.
Ma se devo spezzare una lancia a suo favore, dopo i primi turni con lui avevo imparato ad apprezzarne il silenzio, rispetto a Jack che mi bestemmiava addosso o Ivan che si lasciava sfuggire i cani ogni cinque minuti, il fauno mascherato era il meno rumoroso e più efficiente fra i tre.
Lanciai un'occhiata ai segugi, chiedendomi come fossi riuscito a portarli a defecare poco fuori dall'accampamento ed essere tornato indietro per raccontarlo:
Stazza imponente e aspetto feroce, quelli erano i mastini della compagnia, terrificanti cani lupo che naturalmente vivono allo stato brado delle zone non civilizzate di Remnant, in perenne lotta con i grimm.
Per renderli in grado di difendersi da quelle bestie portatrici di morte, la natura aveva dotato quei cani di una mole spaventosa, di denti in grado di separarti un braccio dal corpo e di artigli che ti affondano nelle carne fino a raggiungere l'osso come un coltello che affonda nel burro.
In genere quei mastini tanto terrificanti quanto nobili, dicevano i mercenari sebbene io ci vedessi solo del terrificante, avevano lo scopo di avvertire la presenza di grimm e di tenerli lontani, ma in realtà non si facevano problemi anche ad usarli per cercare persone o scatenarli addosso ai nemici nel pieno di una battaglia.
Provai a focalizzare nella mia mente l'immagine delle grossi mani di Mibiercas e Denys intente a lasciare le catene di quei mostri, e poi mi immaginai nei panni dello povero sventurato che si sarebbe trovato davanti a questa carica di morte.
Scacciai quel pensiero con un brivido, e ricordai che non ero di buon umore quel giorno:
Dopo aver lasciato la foresta a nord di Vale, io e il resto della Compagnia (di cui potevo considerarmi una specie di membro in prova) ci eravamo spostati lungo la costa circostante fino al primo porto disponibile, dove i mercenari avevano non troppo gentilmente preso possesso di un traghetto dopo aver, sempre senza troppa gentilezza, convinto i passeggeri a scendere ed aspettare il prossimo per fare spazio all'attrezzatura, alle munizioni e ai cani.
Poi, dopo giorni di mal di mare ma senza nemmeno l'ombra di un grimm all'orizzonte, eravamo sbarcati nel territorio di Anima, nello stesso piccolo paesino portuale da cui ero partito per il mio ultimo viaggio a Vale.
Sembrava quasi uno scherzo del destino che io fossi costretto a ripercorrere a ritroso lo stesso itinerario che mi aveva portato a Beacon, se in un primo momento ero convinto che il nuovo incarico mi avrebbe aiutato a non pensare ai compagni che avevo lasciato indietro, questo percorso di certo non aveva aiutato.
In più si stava avvicinando la famosa missione, e il fatto che ogni singolo atomo del mio corpo stesse pregando perché accadesse il più tardi possibile, mi fece capire quanto ne fossi uscito sconvolto dal disastro di Beacon.
Lo stesso Ion che si era intrufolato senza problemi in una base white fang nel bel mezzo di una palude popolata da grimm adesso era terrorizzato anche solo dall'idea di allontanarsi più di dieci passi da un insediamento civilizzato.
Ero davvero così incosciente prima di entrare a Beacon? O ero diventato troppo paranoico dopo esserci uscito?
Oppure nessuno dei due stili di vita era mai stato corretto? Se non avessi fatto altro che sbagliare da quando tutto era iniziato?
Smisi presto, se non l'avevo già fatto, di prestare ascolto alla discussione fra Jack, l'addestratore Mibiercas e il guardiano Denys, rendendomi conto che l'unico motivo per cui non ero fuggito alla prima occasione è perché l'idea di essere circondato da una nutrita quantità di uomini e donne armati era l'unica sicurezza di cui potevo disporre al momento, per farla breve, avevo troppa paura di avventurarmi da solo nel mondo senza almeno due persone bene armate a guardarmi le spalle.
Dei, in che stato ero ridotto?
Assonnato, smagrito e paranoico, ringraziai di non avere uno specchio a portata di mano.
Comunque, avevamo lasciato la zona portuale da pochi giorni, e la foresta dietro cui si nascondeva la palude che era stato il mio tormento per giorni era ormai a portata di sguardo.
Ricordai tutte le notti insonni che avevo passato lì dentro per nascondermi dal goliath, chiedendomi come fossi riuscito ad uscirne senza impazzire quando adesso mi sentivo simile ad un pezzo di vetro pronto ad andare in pezzi.
L'accampamento era stato montato accanto allo stesso paesino dove mi ero rifugiato in seguito a quella famosa missione, e in quel momento Crox stava contrattando con gli abitanti un qualche pagamento per, parole sue, “Assicurarci che alla nostra uscita la palude ospiti meno grimm di quanti ne avesse prima che entrassimo”.
Questo se non altro rivelava una certa nota positiva in questa compagnia, da quanto mi era stato spiegato, lavoravano in genere per latifondisti, proprietari di miniere, persone molto ricche che avevano motivo di temere per la propria vita, ma non disdegnavano nemmeno incarichi di protezione ai villaggi, pulizia di grimm e caccia ai banditi.
Così come non disdegnavano compiti assai meno benevoli o legali, ma del resto non potevo aspettarmi una chissà quale etica a muovere le azioni dei mercenari, né mi sentivo nella posizione di biasimarli, dopotutto tutto quell'equipaggiamento, il cibo, i cani, le munizioni e via dicendo non cadevano mica dal cielo.
Tuttavia ciò non significava che questi combattenti fossero necessariamente brutte persone, ok parecchi lo erano, ma una volta conosciuti potevi anche trovare apprezzabile il consumare un po' di cibo in loro compagnia.
A meno che non si trattasse di Alix, Bercen o Cyr, i primi due erano gradevoli quanto una colonia di pidocchi in mezzo alle parti intime, in quanto a Cyr, diciamo che la sua faccia non aiutava a stimolare l'appetito.
Vuotai lo stufato senza nemmeno accorgermene, sebbene fossi troppo stanco e nervoso per accorgermi di avere appetito, il mio corpo faceva tutto da sé.
Alzai appena lo sguardo dalla ciotola svuotata quando vidi la sagoma di Alix avvicinarsi a noi.
La lunga faccia di cera che la caratterizzava era meno stizzita del solito.
Come ci eravamo ormai abituati, l'ufficiale non si presentò nemmeno, ma prese subito ad indicare i presenti che le interessavano.
<< Tu, tu, tu e tu, il capo vi vuole. >>
Io e gli altri tre tu ci alzammo, Jack, che aveva lasciato la propria ciotola a metà cercò di rimediare vuotandola in un'istante dentro la sua bocca, il brodo gli colò sulla faccia e sui vestiti, ma senza curarsene troppo Jack si asciugò il viso con la manica, guadagnandosi un'occhiata inorridita da parte di Denys, sebbene non capii se fosse per la totale mancanza di buone maniere a tavola o per aver sprecato tutto quel brodo.
Come ci era stato insegnato, evitammo di fare domande o di chiederle tempo per finire il cibo, perché sapevamo che solo Crox avrebbe potuto rispondere alla prima domanda e che se avessimo tardato la prossima razione di cibo sarebbe stata meno della metà.
Denys e Mibiercas ci accennarono un saluto nel mentre che la porzione di Kojo, abbandonata sull'erba, veniva spazzata via dal più giovane dei cani, una creatura nervosa che non smetteva mai di ingurgitare qualsiasi cosa commestibile che gli capitava sott'occhio.
In fila indiana, noi seguimmo Alix fino alla capanna al centro dell'accampamento, scambiando di tanto in tanto qualche saluto con dei mercenari che avevamo conosciuto.
Il capo doveva essere tornato da poco, ed a giudicare dal rumore di passi nervosi che sentivo fin fuori dalla tenda, stava preparando qualcosa per noi.
<< Chiedo il permesso di entrare. >>
Alix si rivolse alle guardie più con il tono di chi dava un ordine che non di chi chiedeva di parlare con un superiore, tuttavia le due guardie non ebbero nulla da ridire, liberarono il passaggio e ci fecero entrare.
Il rumore di passi era cessato nello stesso istante in cui la nostra guida si era rivolta alle guardie, e quando entrammo constatammo come prima cosa che la tenda non era oscurata come nella nostra prima visita, la luce filtrava senza problemi nel tessuto bianco, illuminando l'interno dove Crox ci aspettava dietro la solita scrivania e Bercen seduto sulla solita sedia.
Quello che ci sorprese fu invece il trovare Cyr seduto al lato opposto rispetto al vecchio, Jack e io ci guardammo nervosamente attorno.
Fra Bercen, Alix e Cyr, pareva che tutte le persone che non volevamo avere vicino erano state riunite in quella tenda apposta per darci fastidio.
Crox, appoggiato sulla scrivania, lasciava ondeggiare la grossa coda di qua e di là, tanto che mi chiesi se non gli fosse mai capitato di rompere qualcosa o squarciare il tessuto della tenda per sbaglio.
Il leader aspettò che le tende si richiudessero dietro di noi e che Alix prendesse posizione dietro di noi, con le mani dietro la schiena e lo sguardo fisso sul soffitto.
<< Bene, avete capito che la puntualità è cosa molto apprezzata, ne sono contento. >> esordì, cordiale, il nostro datore di lavoro.
Vidi Jack sul punto di parlare, forse per lamentarsi delle sue mansioni con i cani, ma una bastonata sul piede da parte di Kojo fu sufficiente a frenarlo dal peggiorare la propria (e con essa la nostra) situazione più del necessario.
Se lo vide, Crox decise di non badarci, continuò a parlare senza interrompersi.
<< Come avete saputo la missione consiste nell'introdurvi all'interno di un avamposto fortificato della White Fang, una volta dentro mi aspetto che disattiviate le difese e apriate gli ingressi, a quel punto il grosso delle forze dilagherà all'interno, provare a mandare l'intera Compagnia nel passaggio ovviamente è fuori discussione, ci scoprirebbero subito e non potremmo schierare al meglio le nostre forze, semplice no? >>
Nessuna obbiezione da parte nostra o dei suoi collaboratori.
<< Viaggeremo assieme fino a quando non sarà opportuno separarci, a questo punto il gruppo guidato da me si posizionerà davanti alla base per delle... chiamiamole trattative, ciò dovrebbe distogliere l'attenzione dalle loro difese, non si aspettano che qualcuno conosca il passaggio, e una mia spia all'interno si sta assicurando che non troveremo molte sentinelle ad attenderci. >>
Quindi non era più una semplice infiltrazione, avrei partecipato ad una battaglia in piena regola.
Solo a pensarci il mio stomaco iniziò a spingere il cibo all'insù, ma la mia paura di suscitare l'ira del mio capo vomitando sopra il suo tappeto da tenda era più forte della mia nausea.
<< Tu. >> continuò indicandomi << Sei l'unico fra noi che sa dove si trovi il passaggio segreto e come arrivarci senza essere osservati, o almeno me lo auguro per te, riguardo voi altri, siete in prova, quindi testeremo le vostre capacità, Alix rimarrà con me, mentre Bercen e Cyr vi accompagneranno, nel caso a qualcuno venga in mente l'idea di disertare. >>
Scoccò un'occhiataccia a Ivan e Kojo, di cui forse temeva una defezione a favore della White Fang, ironico come pure i fauni non si fidassero dei loro simili.
<< Abbiamo domande? Non siete timidi, intendo darvi tutto quello che vi serve per la riuscita della missione. >>
Titubante, alzai la mano come se fossi ancora uno scolaretto davanti al professore, anche se la risposta non sarebbe stata un “Ascuns? Non è da te interessarsi alla lezione al punto di fare domande” detto con la voce da vecchio trombone di Port, Crox si limitò a guardarmi, in attesa.
<< Mi chiedo, a quale pro questa missione? Cosa hanno i White Fang di importante? >>
Il nostro datore di lavoro sorrise.
<< Giusto, cosa hanno di così utile che valga la pena di venire qui da Vale? Nello specifico niente, ma vedete, molti dei clienti della nostra Compagnia non sono in ottimi rapporti con la White Fang o i fauni in generale quando si parla di manodopera, per carità, io sono il primo ad interessarmi delle condizioni dei miei simili, ma non sta a me mettere bocca sulle politiche aziendali del prossimo. >>
Dubitai un poco della penultima affermazione, ma tenni quella considerazione per me.
<< Il punto, è che di riflesso anche noi non siamo in ottimi rapporti con la White Fang, sapete, un giorno gli uomini sparano ad un white fang intento a fare i suoi atti terroristici davanti all'ingresso di una miniera, e qualche settimana dopo due tuoi ufficiali vengono assassinati mentre sono intenti ad ubriacarsi, tu allora non la prendi molto bene e ordini di sparare a vista a chiunque indossi una maschera da grimm. >>
Se non altro potevo consolarmi che il mio incarico fosse ai danni di quei terroristi, qualsiasi cosa Crox ne avrebbe fatto di loro di certo non sarebbe stata una grave perdita per il pianeta.
<< Poi le cose degenerano un po', e in breve ti ritrovi con le persone con cui hai dei conti da regolare, una sostanziosa taglia sulle loro teste da guadagnare, un informatore da recuperare e tantissimi materiali utili fra riserve di polvere rubate e armi ammassati in un singolo posto, quindi il nostro voler andare a rompergli le uova nel paniera è motivato sia dal lauto compenso che otterremo fra taglie e risorse acquisite, sia per ristabilire l'onore della Compagnia. >>
Onore non sembrava proprio il primo aggettivo che avrei accostato al nome di Crox, ma dovevo ammettere che i motivi erano più che plausibili: da un lato il guadagno e dall'altro il morale dei suoi uomini, o almeno questo era ciò a cui avevo pensato quando aveva parlato di “ristabilire l'onore della Compagnia”, frase che forse poteva sembrare una stupidaggine detta da un mercenario, ma che invece per molti dei suoi uomini aveva un preciso significato: mostrare al mondo che qualche fauno isterico non li avrebbe di certo fermati.
<< Ovviamente, ciò non mi ripagherà che di una minima parte di quello che mi devi. >>
Però rimaneva uno stronzo.
<< Ma se supererai questa prova, vorrà dire che potrò continuare ad usufruire delle tue capacità fino a quando non saremo pari, e forse chissà, ti offrirò un contratto, e considerando che sei già stato qui direi che la situazione non potrebbe esserti più favorevole, giusto? In quanto a voi... >>
I suoi occhi color ambra si soffermarono sui tre vecchi compagni di Drake, Ivan si drizzò in piedi con il petto all'infuori, in una spiacevole parodia di una posa militare, Jack si stava grattando a causa di uno spiacevole prurito appena sopra il sedere, e in quanto a Kojo, lui se ne stava piegato in avanti con le braccia ciondolanti, come se improvvisamente gli fossero venuti a mancare i tempi in cui sfoggiava la finta gobba a Beacon.
Non proprio l'immagine che avrebbero dovuto avere dei temibili mercenari, ma Crox si astenne dal commentare, e dopo pochi secondi di silenzio imbarazzante, Jack si ricordò che aveva una domanda.
<< Ehm capo dimmi... non ci dovremmo portare dietro i cani, vero? >>
Il fauno scosse la testa.
<< Non tu. >>
<< Perfetto! Dove devo firmare?! >>
Se non fossi stato certo che Alix fosse stata il frutto dell'incrocio fa un vecchio con problemi di tiroide e una roccia, avrei giurato di aver visto un sorriso sfuggirle dalle labbra.

Quella sera non dormii tanto presto, l'esperienza degli ultimi giorni mi aveva fatto capire che a prescindere dall'orario in cui mi sarei rintanato nella tenda comune che condividevo con i miei tre compagni di sventura, avrei comunque dormito poco e male, assillato dalle preoccupazioni e sfinito dagli incubi.
Pensai di sdraiarmi sull'erba fresca a guardare le stelle, ma la notte era piena di nuvole e di stelle non ne vidi nemmeno il più debole luccichio, inoltre l'erba era molto meno comoda di quanto ricordavo l'ultima volta, e per di più il guano depositato dai cani nell'arco dell'intera giornata era ancora nelle loro gabbie, cosa di cui mi accorsi dalla puzza che permeava l'ambiente.
Ma la puzza di sterco di tutti quei cani rimaneva però meno nauseabonda di Kojo, e il terreno erboso per quanto duro e scomodo almeno mi permetteva di distendermi dove volevo, e sopratutto non dovevo condividerlo con dei fastidiosi inquilini, uno dei quali puzzava troppo, l'altro occupava da solo metà dello spazio, e un altro ancora aveva la tendenza a borbottare e scalciare nel sonno.
Dei, mi chiedo cosa li trattenga dall'uccidersi a vicenda.
In sostanza, era comunque una sistemazione migliore di quella che mi era stata assegnata, ed anche se qualche mercenario stordito dall'alcool avrebbe potuto inciamparmi addosso, ritenni che valesse la pena correrne il rischio.
L'incontro con Crox si era concluso svariate ora fa con la decisione dell'orario di partenza e qualche considerazione con Bercen sul materiale da portarsi dietro, che per fortuna sarebbe stato tutto a carico di Ivan.
Chi l'avrebbe mai detto che io, uno degli studenti meno dotati della scuola e i tre disadattati che Drake aveva introdotto con chissà quali documenti fasulli ci saremmo ritrovati a fare squadra?
Beh tutti in realtà, per quanto fossero costellati di difetti sentivo che ero più vicino a loro che non all'archetipo di cacciatore, ed anche se mesi su mesi a Beacon avevano smantellato la visione idealizzata che avevo dei cacciatori, di certo in quella scuola non avrei trovato altri ex-criminali e delinquenti, esclusi Cinder e i suoi.
Anche se più che delinquenti, credo che l'aggettivo terroristi sarebbe stato molto più calzante.
Non che adesso intendessi diventare l'amico del cuore di quei tre, che già non sembravano sopportarsi molto a vicenda, ma trovavo ironico che i miei primi nemici di Beacon, il grosso fauno che mi aveva inseguito per tutta la mensa quando gli avevo accidentalmente rovesciato il pranzo addosso, e il piromane con qualche disturbo mentale che avevo affrontato assieme ad Arc sarebbero stati adesso dei miei collaboratori per una missione.
Di certo sarebbe stato un bene iniziare ad andarci d'accordo, specie se il mio futuro sarebbe stato davvero fra i mercenari...
Ma quei pensieri non mi tennero occupato a lungo, come al solito era a Beacon e agli amici che avevo lasciato lì a cui andavano la maggior parte dei miei pensieri (altro difetto del dormire all'aperto: ti fa entrare in vena di riflessioni).
Ormai avevo smesso di interrogarmi sul fatto se fossero vivi o meno, la risposta tanto non la sapevo e di certo non ci sarei arrivato a riflessioni, no, tutto sommato non stavo pensando a Beacon e ai ragazzi in generale, ma a Brienne, pensavo a lei chiedendomi cosa avesse significato per me tutto quel tempo.
La sua compagnia, il tempo passato assieme, il fatto che fosse venuta a cercarmi il giorno in cui tutto il mondo che avevo costruito mi era crollato attorno... cos'era per me Brienne?
Un interesse amoroso? O solamente la persona che avrei voluto conoscere prima di diventare lo Ion che ero adesso?
Per quanto cercassi di relegare il suo pensiero ad un discorso più generale, la mia mente non riusciva a contenere l'eco delle sue parole, e mi trovai di nuovo a chiedermi cosa stesse facendo in questo momento, ammesso che fosse viva.
Stava pensando a me? Stava guardando lo stesso cielo a cui mi stavo rivolgendo io chiedendomi che fine avessi fatto?
E cosa ero significato io per lei?
Un amico?
Un compagno di classe?
Perché improvvisamente sentivo che la cosa era veramente, veramente importante? Per quale motivo sentivo come se il tempo passato assieme fosse improvvisamente diventato troppo poco?
Diamine, domani avrei messo di nuovo in gioco la mia vita, non era il momento di mettersi a pensare a quella ragazza dalle braccia forti ma dalle orecchie adorabili come quelle di un peluche.
Come al solito, incapace di interfacciarmi con i miei sentimenti, congedai la questione con un sospiro, o almeno provai a farlo, ma avrei fallito miseramente se non fossero stati dei passi rapidi e pesanti a distogliere la mia attenzione dall'immagine della miglior cacciatrice che avessi mai incontrato.
Passi pesanti seguiti da un tonfo ovattato dal non troppo morbido tappeto erboso.
Alzai la schiena e mi guardai intorno, intravedendo presto una sagoma scura distesa sull'erba, alzai un sopracciglio quando compresi l'identità del nuovo arrivato.
<< Jack? >>
<< Quella... tenda... puzza... >>
Non disse altro, ora che me lo ricordavo, dopo l'incontro con Crox a ciascuno era stato affidato l'ennesimo lavoro da novellino, e a Jack era toccato di nuovo di portare a spasso i cani un'ultima volta prima della missione, ma ammirai come malgrado ogni centimetro del suo corpo dovesse essere a pezzi, fosse in ogni caso riuscito a trovare la forza per trascinarsi fuori dalla tenda.
Oppure era proprio la mancanza di forze che gli aveva reso impossibile convivere un altra notte con Ivan, Kojo, e il ratto che l'ultimo amava portarsi appresso come un animaletto domestico, e che più di una volta avevo sorpreso all'interno delle mie tasche a caccia di cibo.
Osservai Jack per qualche minuto, aspettandomi un improvviso scatto d'ira o peggio, un incendio, ma non successe niente, e presto cominciò a russare rumorosamente, facendomi sospettare che avesse una qualche deviazione al setto nasale.
In ogni caso ero troppo stanco per pormi altre domande, e accompagnato dall'irritante russare di Jack e dalla puzza di sterco che permeava l'ambiente, entrai nuovamente nel cupo mondo dei miei sogni.
   
 
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