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Autore: pamina71    28/02/2020    9 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25. Tre nomi

     

Louise Hélène entrò nel piccolo ufficio, salutò e si rivolse subito ad André.

- Ho ricevuto il tuo messaggio. Ci sono novità, vista la tua urgenza di vedermi?

Il giovane annuì, e si affrettò a illustrare le scoperte delle ultime ore.

- Queste sì che sono novità. Sono molto felice che abbiate un probabile covo. Mi pare però che riuscire ad entrarvi presenti delle difficoltà. O sbaglio?

Fu Oscar a rispondere.

- E' esatto. Dovremo intrufolarci con l'inganno.

- Ed è per questo che vi ho chiamata, Madame – riprese André. - Non possiamo certo entrare con le guardie. Abbiamo intenzione di entrare come cocchieri o lacchè di qualcuno degli invitati alle petites soirées del Duca.

Louise Hélène sollevò le sopracciglia. Anche lei aveva udito parlare di quei festini, e le voci che le erano giunte erano abbastanza allarmanti.

- E abbiamo tre candidati al ruolo di padroni alle cui dipendenze fingerci servitori. Uno di questi è il Tenente d'Angers. So che voi avete legato con la madre, durante la vostra permanenza a Versailles. E' ai comandi di Oscar, ma è sfuggente e non ci è chiaro se potremmo fidarci.

La Dama inspirò profondamente, e strinse le labbra, pensierosa.

- No. Non fidatevi.

La guardarono.

- E' vero, ha avuto modo di parlare a lungo con Madame Marie Jeanne, che si è confidata con me proprio perché provengo da un ambiente estraneo alla Corte. E, sulla scorta di quanto mi ha detto, vi suggerisco di non fidarvi. Sta dilapidando la fortuna di famiglia, e da quando il padre è morto ed è in pieno possesso delle proprie sostanze non ascolta i consigli di nessuno. Anzi, se fossi in voi lo terrei d'occhio anche sotto altri punti di vista. Scandali e duelli sono sempre in agguato, con lui.

Oscar annuì. Il giovane sottufficiale era sempre sottotono, pronto ad obbedire, ma senza iniziative, e tendeva a presentarsi con lo sguardo stanco e gli occhi cerchiati di chi aveva trascorso una notte brava. Non che fosse l'unico.

Ma gli ufficiali non potevano sindacare su cosa facessero i sottoposti durante le proprie ore di libertà.

- E quali sarebbero gli altri candidati?

Oscar glielo disse. Ed aggiunse che avevano intenzione di chiedere allo zio.

- Anche su questi fate bene a volervi informare meglio. Certamente non sono stinchi di santo. D'altra parte, per entrare dal Duca occorre che sia qualcuno che non detti sospetti in quell'ambiente. E quindi, inaffidabile per definizione.

Si levò in piedi.

- Vado a continuare la mia opera di spionaggio, nel caso dovesse venirmi in mente qualche nome ve lo farò sapere.

- Grazie.

Rimasti soli, André sbuffò rumorosamente, esclamando: - Fuori uno! Speriamo di aver miglior fortuna con le informazioni del Generale.

-Speriamo davvero. Andiamo a cercarlo. A quest'ora sarà con il suo amico, nel parco.

 

Rosalie, intanto, a palazzo Jarjayes, si stava macerando nei peggiori pensieri.

Si dava della stupida, per il gesto compiuto. In tal modo, non solo non era stata per niente utile a Madame Jarjayes, ma aveva sia svelato la propria condizione sia messo nei guai Oscar. Quanto era stata avventata! Aveva posto i propri segreti, e non solo, nelle mani della Contessa. E chissà quale uso ne avrebbe fatto, quella donna arrivista e malvagia.

Fu scossa da un brivido, nonostante il calore di quella giornata estiva. Una lacrima scivolò lungo la gota. Rosalie lasciò che cadesse a bagnare il corpetto dell'abito.

Per quanto vi rimuginasse da ore, non era riuscita a trovare soluzioni. Aveva messo la risposta a tutto in mano alla Polignac, ed ora non rimaneva che attendere. Per quanto, e che cosa, ormai non era più nelle sue facoltà.

 

Ancora una volta André si muoveva con Oscar per le Allées del parco della Reggia. Per quanto i giardini fossero eleganti e meravigliosamente curati, si sorprese a chiedersi quante migliaia di volte avessero percorso quei viali. Quanti passi, quante accidenti di noiose miglia avessero già compiuto sotto gli alberi frondosi. In quel momento, comprendeva perfettamente i moti di stizza che talvolta vedeva in Oscar per la ripetitività dei propri gesti, per la vacuità di quanto li circondava. Avvezzo all'autocontrollo, non tradì i propri pensieri neanche con un guizzo delle labbra, ma si concesse un divertito disprezzo per quanto vedeva.

In particolare, la sua attenzione venne attirata da un gruppo di giovani dame, strette a cerchio attorno a qualcosa, o qualcuno. L'assieparsi delle gonne a panier costituiva una palizzata di seta da cui sarebbe stato difficoltoso uscire, mentre i parasole e le parrucche alte rendevano difficoltoso capire cosa o chi fosse oggetto di tanta attenzione. Un uomo, sicuramente. Alto. Si scorgeva talvolta il capo muoversi tra piume e riccioli.

Proseguirono oltre il gruppetto rumoroso, seguiti dai risolini delle dame, avvicinandosi al punto in cui, al fresco e su una panchina strategica per osservare l'andirivieni dei cortigiani, era solito sedere il Generale in pensione.

- Buonasera, miei cari. - Li salutò il vecchio. La forma con cui li aveva apostrofati derivava dalla preoccupazione che destava in lui vederli così tirati e preoccupati; non era certamente suo costume rivolgersi con tali smancerie.

- Buonasera, zio. Oggi è stata una giornata fruttuosa. E forse questo tardo pomeriggio potrebbe aiutare ancora.

- Molto bene. Raccontatemi.

Fu André a fare un resoconto rapido ma puntuale, terminando con quanto Louise Hélène aveva riferito riguardo al Tenente d'Angers.

Il Generale annuì, poi chiese .

- E quali sarebbero i due nomi cui avresti pensato?

- So che non sono persone troppo affidabili. D'altra parte, se intendiamo cercare l'aiuto di qualcuno che frequenti il Duca non possiamo aspettarci persone di specchiata serietà. Un frequentatore assiduo è Jules de Rohan-Guéméné1. So che ha avuto rapporti d'affari con il padre di Oscar, e so che sua moglie è una lontana parente di Madame.

Il Generale tirò le labbra..

- Vero. Ma è capace di tenere un segreto come io saprei volare. Non è una scelta del tutto sbagliata, perché nonostante la tendenza alla crapula rimane, sotto sotto, un buon diavolo. Ma è davvero poco affidabile. Lo terrei come ultima scelta. L'altro nome?

- Choiseul. Non il Maresciallo, suo fratello.

Il vecchio scosse la testa.

- No, per carità, no. Assolutamente non adatto. Lo sarebbe stato, anni fa. Ma i debiti lo hanno corroso. E' avido e marcio quanto le sue finanze. La scelta migliore, per ora, pare essere Rohan-Guéméné.

Il Generale poggiò entrambe la mani sul bastone, e si accinse ad alzarsi. André si avvicinò per aiutarli, ma un gesto del militare lo fermò.

- Fin che riesco, preferisco fare da solo.

- Torniamo a Palazzo Jarjayes. Voglio pensare. Magari mi sovviene qualche altro nome. Altrimenti, domattina andrò a parlare col Duca. Non ci negherà il suo aiuto, anche se potrebbe essere un complice poco avveduto.

 


1    Il nome è reale, il suo intervento nella storia del tutto irrealistico. L'ho scelto solo per la parola Rohan.

 

   
 
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