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Autore: Voglioungufo    02/03/2020    3 recensioni
ObiNaru | Post699 | What if? | Accenni SakuHina
"Hai notato il modo in cui Obito guarda Naruto?"
"L'unico a non averlo notato è Naruto".

Quando un vaso viene rotto spesso i frantumi non combaciano più e anche incollandoli fra loro è impossibile riottenere il vaso, restano crepe che disperdono il suo contenuto, resta rotto. Per questo le persone li buttano via e quando succede io li prendo. Saldando i vari pezzi con lacca dorata il vaso può essere riutilizzato, anche se le crepe resteranno, anche se si noterà che è stato rotto, che non è più lo stesso vaso.
La Kintsugi è un’antica tradizione che ormai si è persa, sembra che nessuno abbia più la pazienza di ammirare la bellezza di qualcosa di rotto. Eppure, questi vasi sono belli proprio per queste cicatrici d’oro, non trovi giovanotto?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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V

È solo una scintilla, ma basta per farmi andare avanti

 

 

Attorno al masso che faceva da tomba c’era una leggera polverina bianca, segno che quella notte doveva aver nevicato, ma la luce e il calore del sole la stavano già sciogliendo. Non era ancora abbastanza freddo per mantenere il panorama imbiancato.
A Naruto non andava molto di sedersi a terra e gelarsi il culo sull’erba umida di neve e rugiada, perciò rimase in piedi mentre parlava all’ero-sennin.
Non era nessuna ricorrenza particolare, niente di speciale, ma quella mattina si era svegliato con il desiderio di parlare un poco con il vecchio maestro, anche se si trattava solo di un fiume di coscienza che non avrebbe ricevuto risposta. Nonostante tutto, però, farlo lo aiutava a cogliere meglio il quadro generale e in quel momento ne aveva bisogno.
Non che le cose stessero andando male a Konoha, tutt’altro. Sasuke non c’era, come al solito, ma continuava a mandare messaggi di aggiornamento a lui e Sakura, restavano comunque in contatto. Aveva avuto poche missioni, praticamente nulla che lo portasse fuori da Konoha, ma questo gli aveva dato più tempo da passare con gli amici, soprattutto con Obito.
E fu proprio di Obito che a un certo punto si ritrovò a parlare, così spedito nonostante non si fosse mai reso conto che aveva così tante cose da dire sull’uomo. Da quando avevano chiarito e fatto quel patto di sincerità le cose erano andate molto meglio, non lo trattava più con le pinze, era meno esitante e finalmente si comportava come quello che aveva sempre voluto fosse fin dalla fine della sua guerra: come un fratello maggiore.
Passare il tempo con lui era piacevole, soprattutto perché a differenza di Sakura e Shikamaru tendeva ad assecondarlo con entusiasmo nelle idee strampalate, senza contare che spesso era proprio lui a proporle. Avere due caratteri affini era una grande punto a favore nel loro rapporto, dal modo in cui si comportavano sembravano davvero fratelli e Naruto non poteva che esserne felice. In sua presenza cominciava a provare quella stessa familiarità che aveva con Sakura, una sorta di sapere in anticipo cosa aspettarsi, come se lo conoscesse da così tanto bene da avere un routine prefissata con lui. Sapeva cosa lo faceva sorridere, cosa lo impensieriva, come tirargli su il morale o provocarlo; sapeva cosa gli piaceva mangiare, i cibi che evitava, le cose che lo entusiasmavano e tante altre sfaccettature del suo carattere.
Non mostrò incertezza nemmeno quando parlò dei momenti in cui, comunque, Obito lo lasciava scombussolato, confuso. A volte c’era qualcosa che non riusciva a capire, ma immaginava centrasse il persistere di quei sensi di colpa di cui gli aveva parlato. Non si lasciava scoraggiare però, era certo che sarebbero riusciti a passarci sopra per diventare definitivamente quella famiglia che sarebbero dovuti essere fin dall’inizio.
Stare con Obito gli piaceva davvero, lo faceva sentire felice, gli gonfiava il cuore di felicità come un palloncino e anche quando ci ripensava a casa continuava a sentirsi felice. Si crogiolava al pensiero della familiarità che si era creata fra loro, come non si sentissero a disagio nell’invadere il reciproco spazio vitale. Era tutto così bello.
Fu mentre era nel pieno di queste argomentazioni che vide uno dei falchi di Konoha discendere verso di lui, aveva su una zampetta legato un messaggio.
L’Hokage ti vuole nel tuo ufficio per una missione” citava telematico.
Un enorme sorriso si aprì sul suo volto.
“Finalmente! Una missione!” esultò. Si voltò verso la tomba. “Be’, ti lascio il sakè, Ero-sennin” assicurò. “Ci vediamo presto, non importunare i fantasmi delle belle ragazze”.
Poi saltò sul ramo più vicino, diretto a casa.
 
Quella stessa mattina, Kakashi era entrata nel suo ufficio di buon umore. Era in ritardo, perciò ovviamente dentro trovò già Iruka intento a sistemare tutte le sue faccende.
“Alla buon’ora” sospirò scoraggiato. Era lì da un’ora e già voleva andare a casa.
“Oggi è una bella giornata” lo ignorò Kakashi, felice come mai lo aveva visto, mentre si sedeva alla sua sedia. Guardò con soddisfazione la stanza attorno a sé, premurandosi di ignorare la torre di fogli da firmare sulla scrivania.
“Iruka, sai dirmi che giorno è oggi?”
“Il 27 Novembre” rispose perplesso e confuso.
“È esatto” concordò. “Sai che cosa significa?”
Non fece in tempo a rispondere che un bussare alla porta lo interruppe, subito dopo entrò Sakura con una pila di cartelline.
“Sensei, queste sono le ultime missioni di grado C e B che ci sono arrivate…” mormorò appoggiandole sulla scrivania, “come mi hai chiesto” concluse.
“Eccellente” la lodò, facendo insospettire ancor di più Iruka.
“Allora, che significa?” domandò per riportare l’attenzione su di sé.
“Oggi”, iniziò solenne Kakashi, “è ufficialmente quattro anni e un mese che Obito si trova agli arresti domiciliari qui a Konoha”.
Una luce di comprensione illuminò gli occhi nocciola di Iruka. “Questo significa…”
“Precisamente” confermò l’Hokage con un sorriso. “Ha ufficialmente scontato tutta la sua pena, ora è un uomo libero”.
Sakura sorrise luminosa, unendo le mani davanti al viso. “Questo significa che può tornare a essere un ninja di Konoha” osservò su di giri.
“E che può tenere missioni” completò il vecchio maestro. “Credo ce l’abbia ancora con me per averlo chiuso in casa a tradurre pergamene, quindi è il momento di farsi perdonare”.
“Gli dai subito una missione?” domandò Iruka leggermente preoccupato.
“Nulla di troppo complicato” garantì Kakashi. “Solo qualcosina che possa distrarlo e sgranchirlo un po’, per riprendere il ritmo ecco”.
Sakura fece un sorriso birichino a quelle parole e, con finto fare casuale, si appoggiò con i gomiti alla scrivania.
“Sensei, avrei un suggerimento” miagolò mentre prendeva il primo foglio dalla pila e glielo passava. Lo aveva visto mentre portava le scartoffie e aveva subito colto il suo interesse.
Kakashi corrugò la fronte pensoso mentre leggeva, al che Iruka cominciò a incuriosirsi.
“Cos’è?”
“Una missione specifica per Naruto” mormorò Kakashi perplesso. “Il capo del Villaggio della Ceramica ha invitato Naruto Uzumaki a venire da loro a confermare la nostra alleanza”.
“Perché proprio Naruto?” chiese subito Iruka con fare protettivo.
“Be’, è un motivo di vanto avere l’Eroe della Guerra nel proprio Villaggio” spiegò tranquillo Kakashi, gli occhi scuri che osservavano la ragazza per capire cosa avesse in mente.
“Le conferme di alleanza si stringono con uno scambio di tecniche, giusto?” chiese Iruka. “Quindi Naruto dovrebbe portare un rotolo con una tecnica di Konoha e ricevere in cambio una del Villaggio della Ceramica?”
“Esatto” confermò Kakashi. “Ovviamente, trattandosi di un Villaggio Ninja appena sorto e poco potente basterà un tecnica base qualsiasi, nulla di proibito o pericoloso” rassicurò. “Sarà solo una formalità”.
“Esatto, ma Naruto avrà comunque bisogno di un accompagnatore” ghignò Sakura e vide negli occhi di Kakashi il ricambio dello stesso ghigno.
“Obito?”
“Obito” confermò allargando il sorriso malizioso. “Non crede che potrebbe rivelarsi una missione interessante? Loro due, da soli…” lo lisciò sapendo di c’entrare il bersaglio.
Era vero che aveva promesso a Sasuke di non mettersi in mezzo tra Naruto e Obito, di lasciare che se la sbrigassero da soli, ma era quasi passato un mese senza che la situazione si evolvesse, era arrivato il momento di dare una spintarella. Considerando come Kakashi la stava guardando doveva pensare la stessa cosa. Ultimamente Konoha era stata troppo tranquilla, c’era bisogno di un nuovo pettegolezzo.
“Il Villaggio della Ceramica è a qualche giorno di viaggio da qui” considerò sporgendosi a sua volta, lo stesso tono casuale. “E saranno solo loro due, lontani da casa… Obito finalmente un uomo libero…”
“Potrebbe fare qualcosa di davvero impulsivo…”
“Potrebbe farla Naruto…”
“Potrebbero farlo insieme…”
Iruka fece saettare gli occhi tra i due mentre pianificavano il loro malefico piano a discapito del suo studente preferito prima di decidere di intervenire.
“Non lo state pensando davvero, vero?” chiese preoccupato, guardò Kakashi. “Capisco Sakura, ma anche tu…!”
“Nel tempo libero leggo romanzi erotici e harmony, che cosa ti aspettavi?” obiettò sereno l’Hokage, gli occhi a virgoletta a testimoniare il suo sorrisetto.
Suo malgrado, fu costretto a dargli ragione.
 
Quando Naruto entrò nell’ufficio dell’Hokage, scoprì di non essere il solo a essere stato convocato.
“Obito?” domandò riconoscendo i corti capelli bianchi, gli sorrise e poi guardò imbarazzato Kakashi. “Non mi avevi chiamato?”
“Oh, sì. Resta qui” confermò quello. “Anche Obito è appena arrivato, quindi non ti sei perso niente”.
Lo guardò interrogativo e spostò lo sguardo sull’Uchiha, poi sugli altri occupanti della stanza. C’era Sakura, che sembrava molto soddisfatta, e Iruka, con un’espressione chiaramente contrariata.
“Allora!” richiamò l’attenzione Kakashi battendo le mani. “Sai che giorno è oggi, Obito?”
Quello annuì, lo sguardo crucciato. Ovviamente lo sapeva, aveva contato i giorni fino a quel momento e sapeva quindi perché era stato convocato.
Kakashi non dovette quindi aggiungere nulla, fece solo un sorriso di pigra felicità e strisciò sulla scrivania una divisa chunin sulla quale spiccava un coprifronte e una medaglietta di identificazione.
“Bentornato” disse caloroso.
Fu allora che Naruto capì, mentre Obito con un sorriso commosso si piegava a prendere il pacchetto di vestiti. Saltò sul posto, incredulo e incapace di trattenere la sorpresa.
“Woah! Dattebayo, mi state dicendo che…”
“Sì, Naruto-kun” confermò Kakashi socchiudendo gli occhi. “Uchiha Obito è di nuovo uno shinobi di Konoha”.
“È meraviglioso!” esultò il ragazzo sorridendo smagliante all’ex-nuniken, il quale era un po’ troppo commosso per riuscire a dire qualcosa. Si limitò a ricambiare il sorriso, sentendosi il cuore più leggero.
Ora era ufficialmente perdonato. A livello ufficiale i suoi crimini erano stati pagati, poteva ricominciare tutto da capo.
“Non ho finito” annunciò Kakashi con un tono più alto per richiamare i due all’ordine.  “Devo affidarti la tua prima missione”.
Quella notizia fece gongolare Sakura e corrucciare ancora di più lo sguardo di Iruka.
“Di già?” chiese invece Obito sorpreso da quella tempestività. Erano in periodo di pace e le richieste di missioni non erano più ingestibili come un tempo, non era più urgente usare ogni shinobi a disposizione per completarle.
Da parte sua, Naruto cominciò ad agitarsi ancor di più capendo tutto, perché fosse stato convocato e perché Kakashi gli avesse detto di restare mentre consegnava il coprifronte a Obito.
“Uhm” annuì Kakashi incrociando le braccia. “Tu e Naruto partirete domani all’alba per raggiungere il Villaggio della Ceramica e rinnovare la loro alleanza con noi”.
Per un momento, Naruto si sentì abbattere nel capire che si trattava dell’ennesima missione diplomatica a cui era costretto far parte (Iruka-sensei aveva parlato su qualcosa che riguardava la sua preparazione come futuro Hokage), ma l’entusiasmo ritornò subito ricordandosi che questa volta avrebbe partecipato con Obito. Era da anni che desiderava una missione insieme, non avrebbe fatto lo schizzinoso.
Alzò quindi il pollice dipingendosi in faccia il suo miglior sorriso smagliante.
“Lasci fare a noi!” assicurò deciso come suo solito.
“Più precisamente,” continuò l’Hokage, “il vostro compito sarà quello di sorvegliare una pergamena con iscritto un jutsu di Konoha all’andata, mentre al ritorno sorveglierete quella offerta dal Villaggio della Ceramica”.
Naruto annuì un paio di volte, gli occhi socchiusi per la concentrazione.
“Quanto tempo abbiamo?” chiese invece Obito, deciso a risolvere al meglio la sua prima missione.
E forse, con il senno del poi, avrebbe dovuto preoccuparsi del sorrisetto che intravide sotto la maschera di Kakashi, mentre socchiudeva gli occhi malizioso.
“Oh, potete prendervi tutto il tempo che vi serve…”
 
Obito era ancora incredulo mentre usciva dal palazzo dell’Hokage, non riusciva nemmeno a concentrarsi nel concentrato di allegria ed esuberanza arancione al suo fianco, riusciva solo a tenere gli occhi sulla targhetta identificativa. Aveva un nuovo numero, non quello vecchio, e anche il coprifronte era nuovo. Non aveva alcuna idea della fine che aveva fatto quello che aveva da bambino, probabilmente Madara lo aveva bruciato appena visto. Ma non gli importava che non fossero gli stessi di un tempo, anzi gli dava ancor di più la sensazione di ricominciare da zero, di lasciarsi alle spalle i propri sbagli.
Fu fermato di colpo e Obito sbatté la palpebre, confuso. Alzò lo sguardo per vedere il viso luminoso di Naruto, le labbra aperte nel suo tipico sorriso pieno di entusiasmo. Lo aveva chiamato e lui troppo distratto non se n’era accorto? Del resto non si era nemmeno reso conto che fossero usciti in strada.
Senza smettere di sorridere Naruto prese il coprifronte dalla pila che teneva tra le braccia, distese le estremità di stoffa e si allungò sulla punta dei piedi per raggiungere la sua testa. Obito non dovette immaginare quello che stava per fare, gli venne spontaneo chiudere gli occhi mentre sentiva la stoffa avvolgere la sua fronte e venire stretta sulla nuca.
Il metallo… non se lo ricordava così pesante.
Quando riaprì gli occhi c’era ancora Naruto a guardarlo con quel suo incrollabile sorriso. Lo fissava dritto in viso, osservando forse il modo in cui il coprifronte si univa ai suoi lineamenti. Obito sapeva di non apparire come un tempo, non aveva più il volto paffuto, gli occhi avevano perso quella luce di continua beffa e c’erano le cicatrici a rovinare la pelle. Ma qualsiasi cosa vedesse Naruto, parve soddisfarlo, perché allargò il sorriso e piantò le mani sui fianchi.
“Ora è tutto come immaginavo” ghignò.
Obito ricambiò il sorriso, ma distolse subito lo sguardo sentendosi arrossire. Lo superò perché non vedesse la sua espressione troppo compiaciuta e costringendosi a mantenere un tono serio disse:
“Dobbiamo pianificare il percorso per il Villaggio della Ceramica”.
Naruto cominciò a corrergli dietro.
“Andiamo a casa tua?”
“No, da Ichiraku”. Si voltò sentendo il lungo silenzio. “Offro io” spiegò.
Non fu sorpreso di vedere Naruto iniziare a correre come un razzo verso il negozio del ramen.
 
 
Sakura guardò gongolando la scena dalla finestra dell’ufficio.
“Ti sei appena perso la dolce scena di Naruto che metteva il coprifronte a Obito” disse compiaciuta.
“Posso immaginarmela” assicurò Kakashi, lo sguardo lamentoso su tutto il lavoro che Iruka gli aveva messo davanti. Forse era per via del loro losco piano, ma il chunin sembrava più irritato del solito. La sua disapprovazione era evidente, ma Sakura non se ne curò.
“Allora, secondo te sarà Obito a fare la prima mossa?” chiese.
“Ma figurati, è un imbranato” le andò subito dietro Kakashi. “Sarà Naruto, vedrai. Farà qualcosa di impulsivo come suo solito chiedendosi dopo perché l’abbia fatto”.
“Probabile. Ma ultimamente mi sembrava che Obito fosse sul punto di rottura…”
“Ci credo, Naruto gli è sempre addosso” concordò.
“Forse, con un’altra spintarella…”
“Insomma!” sbottò Iruka sbattendo i fogli davanti a Kakashi. “State giocando con i loro sentimenti, non vi sentite in colpa?”
Nope”.
“Assolutamente no”.
Sospirò esasperato e crollò a sedere sulla prima sedia disponibile. Si prese il volto tra le mani, incredulo che i due avessero appena fatto in modo che il suo studente preferito, quello che considerava come un figlio, si trovasse da solo con l’uomo che aveva mire poco caste su di lui.
“Questo non sta succedendo” gemette.
Kakashi ridacchiò alla sua disperazione. “Il bambino sta uscendo dal nido, verso nuovi orizzonti…”
“Tutto questo sarà un disastro” lo ignorò, “e finirà malissimo, vedrete”.
“Finirà benissimo, invece” fischiettò Sakura. “Il vero amore trionferà”.
Kakashi si mise una mano sul cuore. “Sono così emozionato! Mi spiace solo che non potrò assistere in diretta”.
“Naruto ci racconterà tutto” promise Sakura. “E se non lo farà…” sorrise pericolosa e mostrò il pugno, chiarendo quale sarebbe stata la pena da scontare.
Con un sospiro rassegnato Iruka si afflosciò su una sedia, svuotato di energie. Dire che era preoccupato era dir poco: Obito fino a quel momento aveva tenuto le mani a posto, ma una volta soli? Kakashi aveva ragione quando diceva che Naruto gli stava sempre addosso, invadendo costantemente il suo spazio vitale, quanto poteva sopportare prima di fare qualcosa di losco?
Gemette internamente. Non stava succedendo, non al suo bambino innocente.
 
 
 
 
…E invece sta succedendo davvero, Iruka caro xD
Perdonate il largo ritardo, ma ecco il quinto capitolo. Non immaginavo prendesse questa piega comica e devo dirvi che persisterà anche nel prossimo. Ma alla fine un po’ di demenzialità fa sempre bene xD E poi mi fa troppo ridere l’idea di Sakura e Kakashi che fanno le comari e s’intromettono sulla vita sentimentale di Naruto e fanno scommesse e il povero Iruka deve subire tutto hahahaah
Spero sia piaciuto anche a voi <3
Nel prossimo capitolo abbiamo l’inizio della missione, una interessante condivisione e Naruto che overthinking tutto.
Una recensione è sempre apprezzata, non siate timidi *^*
Hatta.
 
   
 
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