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Autore: Lilitu    05/03/2020    0 recensioni
Sakura sta male, è palese, si rende conto che tutto quello che ha sempre amato non la ricambia e che persino genitori e amici non la sopportano. Una notte, però, nei suoi sogni appare un ragazzo inizialmente sfuocato che inizia a prendere forma piano piano che l’aiuta. Dopo 5 giorni il cambiamento sarà fatale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era una mattina soleggiata e completamente priva di nuvole. Il cielo era di un celeste intenso ed aveva quella luce particolare che quando alzavi il viso per ammirarne la bellezza ne venivo ferito. Questo per lo meno fu quello che pene Sasuke quando un raggio di sole lo colpì in pieno viso svegliandolo. Non appena aprì gli occhi cercò di orientarsi e nel giro di due minuti si ritrovò a rimpiangere tutti gli alcolici che aveva ingerito la sera precedente. Maledisse ogni singola goccia di alcol ancora in circolo nel suo corpo e il suo animo festaiolo. Ogni volta sembrava annoiato da quelle feste ma nel giro di un’ora e di 4 drink si trasformava nella persona più solare ed euforica del mondo. Ripesò a quando aveva distrutto un tavolino mentre cercava di salirci sopra per fare chissà quale discorso, o quella volta che aveva pitturato tutta la stanza di Naruto di un fucsia acceso, si era risvegliato il mattino successivo con quel colore sgargiante ovunque, ci aveva messo due ore a toglierselo dal viso. Naruto non era da meno solo che il so comportamento pre e post festa era uguale, lui si divertiva sempre. Tutti quei ricordi vennero trafitti da un’emicrania lo colpì come una frusta facendolo ansimare. Era come se una massa gli comprimesse il cervello. Si alzò lentamente cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Si guardò intorno e riconobbe le foto attaccate all’armadio e tutti i manuali di medicina sparsi sulla scrivania. Si ricordò improvvisamente Di tutti quei mesi passati a cercare d ritrovarla viva, alla guerra e al fatto che finalmente Sakura si trovava nl villaggio e che questa volta non sarebbe riuscita a scappare. Quello era il grande giorno, finalmente l’avrebbero svegliata e le avrebbero parlato. Volevano sapere cosa diamine le fosse passato per la testa e perché li aveva abbandonati senza lasciare alcuna traccia di sé. Continuò a guardarsi intorno e scoprì di non essere solo nel letto. Era davvero inorridito, non riusciva a capacitarsi del fatto che ogni qual volta che si ubriacavano insieme dovevano trovarsi nello stesso letto e ogni santissima volta oltre a quel mal di testa si doveva ritrovare a ingaggiare una rissa con il biondo. Perché non iniziare al meglio una giornata con un bel cazzotto assestato bene sulla faccia?
Non c’era mai una festa in cui la mattina dopo non si svegliavano facendo a botte. Nel corso di tutti quegli anni era diventata una tradizione, una festa non poteva dirsi riuscita se loro non si ritrovavano con due bernoccoli in testa qualche livido sul viso. Diede un calcio a Naruto facendolo cadere dal letto, mantenendo i riflessi pronti ad un eventuale spinta, ma stranamente il biondo non si alzò, mugugnò semplicemente qualcosa per poi rimettersi a dormire. Quella volta doveva davvero aver esagerato se non riusciva neanche a rendersi conto di star dormendo sul pavimento della camera di Sakura. Mentre si alzava Sasuke si domandò il perché fossero finiti lì dentro. Avevano organizzato altre feste durante quei periodi ma si erano sempre accertati di tenere la sua stanza chiusa, non volevano che qualcuno entrasse e toccasse le cose della rosa. Eppure loro due durante quella festa depravata avevano deciso di andare a cercare un po’ d tranquillità dentro la stanza della ragazza che più di una volta gli aveva salvato la pelle. Gli sembrò di vederla davanti a sé con le mani posate sui fianchi mentre lo sgridava per non aver preso le se medicine o magari perché per uno stupido litigio lui e Naruto si erano messi a urlare allarmando i vicini. Ripensò a lei e a tutti quei momenti che avevano condiviso, momenti di felicità, di tristezza, di amarezza e di profonda amicizia. In quel momento oltre che una forte emicrania si sentì anche arrabbiato. Lei non aveva perso tempo a lasciarli per seguire un demone, lei aveva creato una forte crepa nel loro rapporto. Tuttavia Lui era più che certo che insieme sarebbero riusciti ad aggiustarlo. Si alzò in piedi e con grande fatica scese le scale che portavano alla cucina. Si sentì invadere dall’odore di caffè per un momento si godette quel momento, eliminando ogni sorta di pensiero e facendosi accarezzare da quel dolce profumo. Non esisteva nessun altro alimento e nessun altra bevanda che creava in lui quel sentimento di pace e tranquillità come il caffè. Rimase per un minuto buono ad assaporare quell’odore a farlo suo dopodiché entrò in cucina. Shiba si trovava proprio in piedi di fronte a lui. Era concentrata a versare un po’ di quel liquido miracoloso dentro la tazza di un Hinata disperata e con un disegno in fronte alquanto ambiguo. La ragazza rideva mentre raccontava le avventure dell’amica la sera prima che a quanto pare insieme ad Ino si era scatenata. Continuava a tirare su lo sguardo cercando di osservare quell’osceno disegno che occupava la maggior parte della sua fronte. «Ma chi ha osato farmi questo?» domandò irritata e con un tono che già presagiva vendetta. Shiba rise, Sasuke rimase colpito da quel suono così dolce, delicato e sincero. «è stato Naruto.» riuscì a sbiascicare. Cercò di trattenere le risate davanti la faccia sbigottita dell’amica ma invano. «Ha fatto davvero un bel lavoretto.» esordì Sasuke canalizzando l’attenzione delle due ragazze su di lui. Si avvicinò a Shiba e le passò un braccio vicino per afferrare la brocca di caffè che la ragazza aveva gentilmente preparato per tutti. «E’ la volta buona che lo ammazzo.» Questa volta Shiba e Sasuke risero insieme. «Vi siete scatenati entrambi da quel che vedo.»
«Guarda Sasuke tu non dovresti neanche parlare. L’ultima volta che ti ho visto stavi con la faccia dentro un vaso a vomitare.» Il ragazzo alzò le mani in segno di arresa con un sorriso giocoso sul volto. Spostò il suo sguardo verso Shiba e notò, con suo stupore, che la ragazza aveva le gote infuocate. Non capiva il motivo di quel comportamento improvviso. Sapeva all’inizio di piacere alla ragazza ma nel corso di quei mesi l’infatuazione di Shiba era passata. Quindi perché tutto d’un tratto assumeva quel comportamento bizzarro? Forse aveva anche lui un disegno orripilante sul volto e la ragazza si vergognava a dirglielo, ma non era nel carattere della ragazza. Evitò di tirare fuori il discorso limitandosi ad appoggiarsi sul davanzale della finestra con la sua tazza di caffè rigorosamente amaro. Hinata seduta di fronte alla ragazza fece finta di non aver visto nulla ma ormai aveva imparato a conoscere la ragazza e non appena Sasuke se ne fosse andato l’avrebbe riempita di domande. “Perché sei diventata tutta rossa?” oppure sarebbe stata più diretta: “Ciao tesoro, ma ti piace ancora Sasuke? E non mi raccontare frottole che in cucina sei diventata del colore rosso fuoco del tuo fiocco per capelli.” Si limitò a fare un sorrisetto malizioso, il tipico sorriso che compare sulle labbra di chi sa qualcosa e dopo aver finito la colazione si alzò. «Vuoi sapere dove sta?»
Lo sguardo sadico dei due amici mise in soggezione la ragazza che poté sol immaginare quali sarebbero state le conseguenze del disegno sulla fronte della ragazza. «Sasuke caro, saresti così gentile da condividere con me la posizione del mio uomo?»
«Certamente, si trova nella stanza in fondo al corridoio al primo piano. Guarda per terra sotto il letto.»
«Ti ringrazio, vado a svegliare il mio amore.» annunciò mantenendo quel sorriso sadico sul volto e uscendo dalla cucina.
Improvvisamente calò un silenzio imbarazzante nella sala e Shiba si sentì completamente fuori posto. Non era più abituata a quel genere di silenzi, era da parecchio che non ne avevano più. Magari Sasuke ricordava qualcosa della notte prima anche se ne dubitava fortemente. Ricordando la sua mano calda sul suo viso le guance le presero fuoco. Si sentì spogliata con gli occhi, era come se le mani di Sasuke la stessero toccando senza essere vicine. Era davvero una sensazione particolare. Si sentì improvvisamente fremere. Lo sguardo di lui non cessava e Shiba iniziava a sentirsi davvero piccola. «Come pensi che si vendicherà Hinata?» domandò sbiascicando e rompendo definitivamente quel silenzio pesante. «Lo ripagherà con la stessa moneta probabilmente. Lui sta per terra indifeso come un cucciolo appena nato solo che lui non ha la madre a difenderlo.» Shiba rise mentre il disagio scivolava via. Non voleva buttare all’aria il rapporto che avevano creato nell’arco di quel periodo soltanto per ciò che Sasuke aveva fatto da ubriaco e, pensandoci, non aveva fatto niente di che. Le aveva solo accarezzato il viso, solo che era stato così inaspettato e così dolce da lasciarla spiazzata. Ma era inutile sognare, lui amava un’altra, lei non aveva speranza. Nonostante sentisse il cuore in una morsa sorrise come suo solito. Il ragazzo sospirò, un sospirò stanco. Probabilmente stava pensando a lei, stava valutando su come si sarebbe dovuto comportare nel momento in cui se la sarebbe trovata davanti indifesa. Anche se Shiba non riusciva proprio ad associare quel termine a Sakura, non riusciva a trovare un termine carino per lei. Il primo pensiero che le veniva alla mente era “Mostro”. Non riusciva a dimenticare quello sguardo di ghiaccio, quello sguardo di puro odio concentrato unicamente su di lei.
«Avete dato il meglio di voi ieri sera.» Sasuke quasi si strozzò con il caffè. «Peggio del solito?» Shiba annuì. «Vuoi sapere cosa avete combinato tu e Naruto?» Sasuke non rispose, sembrò valutare l’opzione, poi decise che era meglio di no. «Siamo tati tanto imbarazzanti? Dimmi solo questo.» dalla faccia della ragazza Sasuke comprese che quella volta dovevano aver combinato qualcosa di davvero imbarazzante, ma non se la sentì di chiedergli cosa. «Come mai tu non bevi mai?» le domandò con fare disinvolto cercando di cambiare argomento. «Bevo un po’ ma niente di importante, mi piace rimanere vigile e sveglia. Non mi piace non avere i controllo sulle mie azioni.» iniziarono a parlare del più del meno. Shiba desiderò che quel momento si fermasse per sempre. Solo loro due nella cucina pulita e con quella luce dorata che inondava tutta la stanza rendendo i capelli di Sasuke luminosi. Non poteva fare a meno di fissarlo incantata.
Dopo un po’ scesero Hinata e Naruto che aveva la faccia completamente disegnata. Subito dopo di loro toccò a Ino che non stava messa così male, come invece pensava Shiba.
Tutte quelle mummie si ritrovarono sul bancone della cucina a fare colazione. Tutti sembravano felici e rilassati, tutti tranne Sasuke e Naruto che con un semplice sguardo si dissero di andarsi a preparare.  
Era finalmente giunto il momento.
Shiba li vide andare via e per un secondo guardando le loro schiene farsi sempre più piccole si sentì abbandonata e sola. Adesso che l’avevano ripresa, adesso che finalmente riavevano il loro terzo membro Shiba non serviva più a nulla. L’avrebbero gettata via come avevano fatto tutti gli altri oppure le avrebbero permesso di rimanere? Si ritrovò a pensare che fosse più probabile la prima ipotesi. D’altronde lei aveva partecipato all’uccisione di quel demone e non sapeva se sarebbe stata in grado di gestire quello sguardo addosso tutti i giorni. Si sentì annegare. Cosa avrebbe fatto dopo? Il villaggio della foglia era la sua ultima speranza, non poteva abbandonarlo. Non sapeva neanche a chi parlare di quel peso che si sentiva sul cuore. Voleva piangere ma non poteva. Non ci starà male infondo, ormai era abituata alla gente che se ne andava.
Si passò una manica della maglietta a maniche lunghe sul volto eliminando la traccia che una lacrima ribelle le aveva lasciato sul volto. Dopodiché rientrò in cucina pronta a raccontare, con un bel sorriso, tutte le avventure che quei burloni dei suoi amici avevano combinato la sera precedente.
 
Tsunade aveva passato tutta la nottata accanto a Jiraya. Non si era ancora ripreso del tutto e a causa delle ferite riportate lo avevano indotto al coma, non avrebbe gestito tanto dolore. Da quando avevano optato per quella decisione, ogni volta che aveva un attimo libero, Tsunade andava a trovarlo all’ospedale. Gli teneva la mano. IL primo giorno, dopo che aveva scoperto che era ancora vivo, si era accasciata accanto al suo letto e aveva pianto come una bambina piccola che si era persa il suo orsacchiotto preferito. Aveva pianto da bruciarsi le guance. Da allora gli era stata sempre accanto. Gli passava panni freddi sulla fronte, gli leggeva dei libri e lo baciava in testa. Non appena si fosse ripreso Tsunade gli avrebbe detto chiaramente tutto ciò che provava nei suoi confronti. Gli avrebbe rivelato tutti i suoi segreti, tutto ciò che aveva immaginato. Lui avrebbe apprezzato e avrebbe ricambiato, lo sapeva. D’altronde “Ti Amo” erano state le ultime parole che gli aveva sentito pronunciare. E dopo delle parole così piene di significato, parole che entrambi avevano tenuto dentro di loro come macigni, non poteva morire. Non poteva lasciarla sola, lei aveva bisogno di lui. Jiraya era l’unica persona in grado di capirla, in grado di incoraggiarla e di tirarla su nei giorni in cui si sentiva inutile.
Quando l’avevano portato in infermeria aveva il busto completamente aperto. Tsunade davvero non riusciva a capire come avesse fatto a sopravvivere. Sicuramente Sakura con il suo scoppio di pura energia aveva contribuito ma secondo Tsunade non era stata solo opera sua.  Anche il destino aveva fatto la sua parte. Se fosse rimasto altri 10 minuti sul pavimento sarebbe sicuramente morto. Quella guerra aveva portato via tanto al loro villaggio e nessuno l’avrebbe perdonata. L’avevano rinchiusa facendo un eccezione, se fosse stato chiunque altro lo avrebbero ucciso nel momento di maggior debolezza ma Sakura era stata una di loro. Sakura faceva parte del villaggio e lei credeva che sarebbe tornata quella di un tempo. Ne era certa.  
Gli lasciò la mano. Doveva andare incontro a Naruto e Sasuke. Aveva passato la notte a ragionare se dirglielo o meno e alla fine era giunta alla conclusione che era inutile mentirgli.
 
Sasuke e Naruto avevano iniziato a camminare per le strade del loro villaggio. Osservavano tutti quei palazzi e quei sorrisi timidi che piano piano, dopo la fine della guerra, tornavano a scolpire i volti delle persone. Era incredibile come la vita andasse avanti, nonostante i feriti e i morti, che alla fine non erano stati troppi.
Piano piano si ricominciavano a sentire battute, sorrisi, musica e il villaggio si sarebbe ripreso. Ma ancora non era arrivato il momento. Il silenzio calava su di loro come une nebbia oscura. Tra un giorno e l’altro l’abitudine avrebbe creato un foro facendo rientrare la luce. L’Unica cosa che premeva Sasuke in quel momento era parlare con Sakura e provare a reinserirla nella società anche se non sarebbe stato semplice, anzi. Nessuno l’avrebbe accettata, non ci sarebbe stata una persona all’interno del villaggio, al di fuori degli amici di una vita, che l’avrebbe perdonata per tutto quel male. Per tutto il dolore e la paura che aveva provocato negli animi dei cittadini. Inoltre sapevano tutti che molti ninja avrebbero preferito che venissero rispettate le regole, tuttavia Tsunade non la pensava così. Lei era davvero convinta che la rosa si sarebbe ripresa. Quello era proprio quello che desideravano Sasuke e Naruto.
Continuarono a camminare e Naruto si perse nei ricordi. Vide in lontananza il palazzo con i volti degli Hogake e si ricordò quando li aveva pitturati tutti. Sorrise debolmente.
Anche Sakura una volta lo aveva aiutato a fare uno scherzo, per la verità più di uno, e si erano divertiti come matti. Quando era più piccolo la trovava interessante, gli piacevano quei momenti di pura dolcezza che si trasformavano in scatti d’ira, soprattutto verso lui e Sasuke quando litigavano per l’ennesima sciocchezza. Loro tre erano sempre stati insieme, si erano sempre amati come una famiglia. Sakura amava Sasuke in un modo diverso e quando l’aveva vista accanto a quel demone, bella come una dea, on aveva creduto ai suoi occhi. Come aveva fatto in soli cinque giorni a distruggere quell’amore? A dimenticarsi di lor e di tutti gli amici che aveva dentro il villaggio? Come aveva osato uccidere i propri genitori. Naruto continuava a credere che quel demone l’avesse usata per scatenare una guerra, che si fosse impossessato della ragione di Sakura spingendola a compiere azioni che mai avrebbe fatto. Eppure una piccola parte di lui, una minuscola parte, sapeva quale fosse la verità. Sapeva che non c’era stata alcuna manipolazione e che Sakura aveva assunto quel comportamento perché aveva deciso di cambiare. Aveva detto basta per un motivo che loro ancora ignoravano.
Attraversarono il cancello d’ingresso del palazzo dell’Hogake ed entrano nel grande giardino che lo circondava stracolmo di piantine con proprietà curative. Da quado Tsunade era diventata Hokage aveva apportato numerose modifiche e quelle piante erano una di quelle. L’ospedale infatti si trovava non poco lontano dal palazzo e quelle piante potevano essere davvero utili. Inoltre Tsunade aveva modo di studiarle al meglio, e se le serviva qualcosa per qualche esperimento o per la creazione di qualche nuova crema antidolorifica aveva tutto a disposizione.
Nonostante fossero fiori non estremamente belli davano al palazzo quell’aura di pulizia e protezione, era una sensazione strana ma piacevole. Inoltre avevano un odore rassicurante, quasi calmante. Prima non era così accentuato ma Sasuke era convinto che Tsunade avesse aumentato il numero delle piante che causava quel sentimento per poter aiutare gli abitanti e i ninja del villaggio. Annusando quel profumo la gente poteva perdersi un attimo. Naruto fu stupito che L’Hokage non avesse piantato qualche piantina stupefacente, non c’era niente di meglio di quella per tirarsi su. Ridacchiò per conto suo al pensiero, Tsunade non avrebbe mai permesso che i suoi ninja diventassero dipendenti dalle droghe, inoltre per quel cancello passavano anche coloro diretti a nuove missioni e non poteva permettersi di piantare droghe che stordissero i suoi stessi combattenti anche se Naruto era certo che Tsunade ci avesse fatto un pensierino.
Stavano per spalancare le porte del palazzo quando Tsunade li precedette. Si incontrarono lì, loro ancora fuori e lei dentro. Quando la videro si resero conto che doveva aver dormito veramente poco in quei due giorni dalla fine della guerra, ma nessuno dei due immaginò che fosse per la sua preoccupazione per Jiraya. Avevano notato quel suo atteggiamento verso l’uomo in fin di vita ma avevano semplicemente pensato che fosse l’amore di due amici inseparabili, che avevano condiviso molti anni della loro vita insieme, rischiando la vita numerose volte. Tsunade squadrandoli dalla testa ai piedi non si pose interrogativi, dai loro sguardi stanchi immaginò che dovevano aver passato una nottata in balia dell’alcol e che in quel momento stessero ancora accusando i dopo sbronza. Se si fossero trovati in un’altra situazione li avrebbe sicuramente rimproverati ma dopo tutto quello che avevano dovuto passare come poteva biasimarli? Anche lei avrebbe voluto alzare un po’ troppo il gomito ma ancora non era arrivato il momento per lei di riposarsi e di festeggiare. Aveva troppe cose di cui occuparsi e poi avrebbe aspettato il risveglio di Jiraya, con lui bere sarebbe stata tutta un’altra cosa.
«Come mai quella faccia Tsunade? Sembri più vecchia del solito.» scherzò Naruto, probabilmente per cercare di far sorridere la donna che come suo solito, nonostante la stanchezza, si animò.
«Ho dovuto passare metà notte a rincorrere Sakura per le vie del villaggio e l’altra metà a controllarla e a prendere le giuste precauzioni affinché non scappasse di nuovo.»
Naruto rise senza capire appieno le parole della donna a causa dell’alcol che ancora girovagava per le sue vene.
«Cosa?» domandò sconvolto Sasuke. «Ma non era rinchiusa e addormentata dentro una bolla d’acqua?»
Tsunade annuì rendendosi conto che Naruto aveva capito solo in quel momento che non aveva scherzato.
«Si, non sappiamo ancora come abbia fatto ma penso che faccia parte delle sue abilità. Ancora non sappiamo cosa può fare con i suoi nuovi poteri.»
Calò un silenzio imbarazzante. Dalla fine della guerra non avevano mai parlato di ciò in cui Sakura si era trasformata, in realtà non erano neanche certi che fosse diventata un demone. D’altronde i suoi occhi erano diversi, uno aveva mantenuto il colore verde smeraldo di Sakura l’altro era opaco. Non potevano dire con certezza che si fosse trasformata.
«Adesso dove sta?» chiese questa volta Naruto.
«L’abbiamo rinchiusa nuovamente nelle segrete dopo averla addormentata.»
«Perché non è scappata?» Naruto non riusciva a capire. Era già fuggita una volta, aveva scatenato una guerra, era stata rinchiusa e quando aveva avuto la possibilità di scappare di nuovo era rimasta.
«Poco prima di morire Orochimaru ha creato una barriera per evitare che Sakura fuggisse.»
I due amici si guardarono allibiti. Quando Orochimaru era stato inserito nel gruppo non l‘avevano presa bene. Non lo avevano mai perdonato ed erano certi che avesse in mente qualche piano subdolo invece si era reso utile, ed era riuscito a creare una pozione che potesse uccidere quel demone. Inoltre al posto di scappare durante la guerra era rimasto e aveva combattuto al loro fianco fino alla morte. Sicuramente non aveva considerato la possibilità di rimanere ucciso davvero, infondo avevano preso inconsiderazione il fatto che Sakura avrebbe reagito male ma la sua velocità e il suo potere li avevano colti alla sprovvista e Orochimaru non era riuscito a scappare a quella stretta mortale.
«Siete pronti?» domandò. I due si limitarono ad annuire e a seguirla nelle segrete.
 
Akihito accarezzava dolcemente la testa di Sakura mentre lei piangeva appoggiata sul suo petto.
“Mi dispiace è tutta colpa mia.” Lui la rassicurò baciandole la fronte. Le prese il volto costringendola a guardarlo anche se lei non voleva mostrarsi così. Si vergognava, era triste e non riusciva a trattenere le lacrime. Più sentiva il suo odore più si rendeva conto di quanto gli mancasse e di quanto fosse bello essere abbracciata e baciata da lui. Quando lei posò i suoi occhi diversi su di lui, il demone le sorrise, un sorriso dolce che la tranquillizzò. “Non è stata colpa tua.” le disse asciugandole con le dita le guance bagnate dalle sue lacrime dolci. “Si invece” riuscì a biascicare tra un singhiozzo e l’altro. Lui la strinse più forte a sé come se non volesse più lasciarla, ma ormai di lui non rimaneva più nulla nel mondo fisico, non poteva tornare. “La ucciderò. Le strapperò la testa dal collo.” Lui fece di no con la testa. Non voleva che Sakura si sporcasse ancora di più le mani con quelli che un tempo erano stati i suoi amici più cari, non voleva che diventasse come era lui prima di incontrarla: solo e abbandonato da tutti. Forse inizialmente aveva desiderato che lei tagliasse ogni legame, che accettasse solo lui, ma in quel momento si rese conto che non era così, l’unica cosa che desiderava in quel momento era che lei fosse felice e che tornasse a vivere. Le baciò le guance, poi il naso e infine si concentrò sulla bocca. Inserì le sue unghie nere nella schiena cercando di trattenere a sua volta le lacrime. Era tutto iniziato con un sogno ed ora sarebbe finita con un sogno. La baciò fino a quando non scomparve sussurrandole nelle orecchie parole dolci e tranquillanti. Alla fine la lasciò sola e vuota ma forse era quello che si meritava per aver dato inizio alla guerra e per aver assassinato Akihito.
 
Scesero fino al sotterraneo più basso del palazzo dell’Hokage. C’era un forte odore di umidità e faceva estremamente freddo, si sentiva che il sole era lontano. Superarono varie celle fino a quando non raggiunsero una grande porta. Fuori da essa si trovavano due Ninja che avevano come unico compito di controllare che nessuno entrasse o uscisse da lì. Non che quei due fossero abbastanza forti da impedire che Sakura uscisse ma era meglio di nulla, pensò Sasuke.
La stanza non era ben illuminata, ci stavano solo alcune lanterne distanziate le une dalle altre da qualche metro ma non bastavano per mostrare bene quella stanza. Tutti quegli angoli bui dovevano mostrare delle creature mostruose alla ragazza al centro. Aveva le braccia distanziate e legate con una grande catena conficcata nel muro. La testa della donna era china e i suoi capelli rosa ricadevano a terra coprendole il viso. Non disse nulla e rimase immobile. Chiunque sarebbe impazzito dentro quella cella isolata, qualunque persona normale si sarebbe fatta suggestionare da quel buio, che la luce tenue delle lanterne non riusciva ad eliminare completamente. Tutti tranne lei. Forse in quel caso erano le creature nascoste nel buio che avevano paura della prigioniera che sprigionava un chakra talmente forte da rendere minuscolo quello di qualunque Hokage. Che faceva abbassar la testa al Kyuubi dentro Naruto.  Quando la vide lì, così apparentemente indifesa, il cuore di Sasuke fece un balzo.
Molti Ninja li raggiunsero all’interno della cella, tutti protetti e tutti con le armi pronte.
«A breve il sonnifero finirà il suo effetto e Sakura Haruno si sveglierà.» proclamò Tsunade ad alta voce, facendosi sentire da tutti i ninja presenti. «Nessuno dovrà combattere finché non riceverà un mio comando. Rimanete tutti fermi alla vostra postazione.»
SI guardò intorno vedendo tutti quei ninja che rispettavano gli ordini del proprio capo ma solo perché costretti. Tsunade riusciva a sentire il loro odio, la loro rabbia nei confronti della ragazza. Desideravano soltanto ucciderla in quel momento che sembrava così debole. Molti avrebbero continuato a serbare del rancore nei suoi confronti, ma come poteva criticarli? Lei non riusciva a punirla o a esiliarla soltanto perché un tempo era stata la sua allieva più capace, quella che le aveva dato maggiori soddisfazioni e un ninja perfettamente addestrato e perché si sentiva colpevole per quella storia. Sakura aveva combattuto per il villaggio della foglia per troppi anni, era così devota alla famiglia, agli amici e al villaggio che Tsunade ancora non riusciva a credere alla guerra. Probabilmente aveva ragione Orochimaru. Sicuramente era stata lei a uccidere tutti quei ninja negli altri villaggi, magari per allenarsi oppure semplicemente per un sadico divertimento. A causa di Sakura nel suo villaggio aleggiava odore di morte e di odio. Scacciò dalla mente tutti quei pensieri concentrandosi sulla ragazza. Ormai il danno era fatto, dovevano solo cercare di recuperare per quanto fosse possibile.   
Sasuke non riuscì a staccarle gli occhi di dosso e continuava a sentire il ritmo del suo cuore, che batteva sempre più forte, nelle orecchie, nella gola e nella testa. Dio le faceva quell’effetto e lui se ne era accorto solo dopo la sua scomparsa. Eppure lei gli era stata sempre accanto, in ogni suo ricordo ci stavano Sakura e Naruto. Come aveva fatto a non accorgersene? O Magari non se ne era voluto accorgere? Non lo sapeva.
Lei mosse delicatamente la testa alzandola leggermente. I capelli scivolarono al lato del suo volto mettendo in mostra il tatuaggio. Sasuke si bloccò e si ricordò che non era la stessa Sakura che popolava i suoi ricordi. Lei aveva un altro. Si sentì congelare quando la ragazza aprì leggermente lo sguardo per poi posarlo su di lui. Si sentì cedere le gambe ma Naruto andò in suo aiuto, posandogli una mano sulla spalla e diffondendogli nel corpo il calore adatto per sciogliere quel blocco di ghiaccio che lo cristallizzava al suo posto. Fece finta di nulla ma nella sua testa ringraziò l’amico per quel momento di affetto, per quel calore. Anche Naruto rimase in silenzio ma sapeva perfettamente cosa stava accadendo a Sasuke perché la stessa identica cosa stava accadendo anche a lui. Avevano passato troppo tempo insieme, loro tre, che ormai avevano imparato a capirsi e a leggersi. L’apparenza non li ingannava. Solo con Sakura non erano riusciti a capire e non si sarebbero mai perdonati per questo.
Sakura scosse il viso, ancora bagnato, guardandosi intorno. Non era riuscita a scappare per la sua falce, i suoi sentimenti avevano impedito alla sua ragione di elaborare un piano. Non avrebbe mai lasciato qualcosa che la legava ad Akihito. Analizzò con cura lo spazio che la rinchiudeva, studiando ogni minimo dettaglio. Mosse leggermente la braccia facendo tintinnare le catene e facendo raggelare tutti i ninja presenti che in un secondo si mossero, quasi come se volessero attaccarla. No poté fare a meno di ridere nonostante l’enorme dolore che l’attanagliava. Quella risata, se così poteva essere definito quel ghigno, raggelò tutti.
Sakura aprì gli occhi questa volta svegli e curiosi.
«Mi avete presa.» Disse ridendo.
Nessuno disse nulla, si limitarono a guardare quella ragazza legata che si muoveva per trovare una posizione più comoda. Mosse nuovamente le catene e rise di gusto quando vide i volti pieni di paura di tutti quei ninja. E pensare che una volta anche lei era così.
Distolse lo sguardo da tutti quei ninja per concentrarsi su due in particolare. Il suo sguardo si fece così intenso da asciugare completamente la bocca di Sasuke. Naruto accanto a lui si limitò a fissarla senza aprire bocca. Quello sguardo era così glaciale da raggelare tutti i presenti. Uno sguardo molto simile a quello che assumeva la vecchia Sakura quando si trovava di fronte a dei nemici ma mille volte più intenso.
Sasuke distolse lo sguardo per chiedere a Tsunade di lasciarsi soli. Tutti i ninja presenti nella stanza si risentirono ma alla fine l’Hokage approvò la loro decisione e li lasciò soli all’interno della cella. Prima di uscire Tsunade gli diede una siringa stracolma di tranquillante e gli augurò la buona fortuna, gli sarebbe servita. E poco dopo essersi chiusa le porte alle spalle l’Hokage sperò con tutto il cuore che la vicinanza degli amici l’avrebbe aiutata a tornare qualcosa di simile a quello che era un tempo.
I due ninja annuirono e si avvicinarono per quanto possibile alla donna aspettandosi il peggio.
 
«Ne hai solo una.» disse Sakura osservando la siringa con aria di sfida. «Vedi di usarla bene.»
Il moro sorrise. Com’era diventata insolente. «Tranquilla, lo farò.» ricambiò lo sguardo della ragazza che rise a sua volta divertita.
Naruto si unì a loro e per un breve momento gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando ancora sapevano ridere in quel modo tutti e tre insieme. Quando le loro risate erano piene di ilarità e non di odio e frustrazione.
Il silenzio ricadde su di loro come un piombo. Sasuke si sentì la bocca completamente asciutta. Finalmente era lì davanti a loro e lui non sapeva cosa dire anzi, lo sapeva bene, aveva fin troppe parole che volevano uscirgli dalla bocca. Erano mesi che aspettava di vomitarle addosso tutto quello che aveva provato, tutto quello che aveva scoperto di amare di lei proprio dopo che lo aveva abbandonato. Aveva scoperto che ogni mattina non poteva trasformarsi in una buona giornata senza il suo sorriso mentre gli passava il suo caffè nero. Che non aveva lo stesso sapore se prima non la vedeva girare distratta il cucchiaino nella sua tazza. E lui non poteva fare altro che ridere sapendo perfettamente che girava il cucchiaino per un semplice sfizio visto che beveva il caffè senza zucchero. Aveva capito che non si sentiva sicuro in battaglia senza di lei, senza la sua incredibile forza e la sua incredibile dote nelle cure mediche. O ancora quando stava male, quando si svegliava da una sbronza colossale. Aveva bisogno di lei e stare tutti quei mesi senza era stato un incubo. Un incubo senza precedenti. Eppure ora che aveva la possibilità di dirle tutte quelle cose la bocca era diventata più secca del deserto. Gli sembrava di essere un naufrago che scopre di aver trovato una pozza d’acqua nel deserto e che quando assapora la sua freschezza si rende conto che era stato solo un miraggio.
Sembrava che la sua salivazione avesse smesso di funzionare, che il suo corpo si rifiutasse di rispondere.
Fu Naruto a spezzare quel silenzio di piombo con la domanda che entrambi si erano posti durante tutti quei mesi.
«Perché?» con una semplice domanda riuscì a ridare energia a Sasuke.
«Non ci hai lasciato nulla, né un biglietto né una lettera.»
«A cosa sarebbe servito?»
I due amici si sentirono sprofondare nel fango di quell’indifferenza. Davvero secondo lei un biglietto non sarebbe servito a nulla?
«Come pensi che ci siamo sentiti? Ci siamo preoccupati…» iniziò Sasuke ma venne interrotto dalla ragazza.
«Hai idea di come ci siamo sentiti?» lo imitò. «Il punto è proprio questo, si parla sempre di voi.»
«Perché te ne sei andata?» richiese Naruto.
Lei puntò il viso su di lui e il ragazzo poté ammirare la bellezza del tatuaggio che aveva sul volto. Non era più nero era un colore particolare che sembrava racchiudere tutti i colori esistenti. Ne rimase talmente incantato che quasi si perse all’interno di esso. Fu Sakura a fargli distogliere l’attenzione muovendo la testa e facendosi scivolare una ciocca di capelli sopra l’occhio.
«Akihito mi ha aiutata quando voi non lo avete fatto.»
«Quel demone deve averti fatto il lavaggio del cervello.»
Improvvisamente i muri tremarono e l’occhio bianco di Sakura si incendiò di odio.
«Non osare parlare di lui.» non servì minacciarlo verbalmente visto che il suo sguardo raccontava torture ben peggiori.
«Dove sei stata tutto questo tempo?»
Lei non rispose.
«Potevi dirci qualcosa. Pensavamo ti avessero rapita o peggio … che fossi morta.»
Anche questa volta dalla bocca della rosa non uscì una singola parola.
Naruto e Sasuke provarono a farle altre domande ma quando non ricevettero risposta decisero di smetterla per quel momento. Sarebbero tornati la sera e la mattina dopo avidi di risposte che lei non voleva dargli. Erano certi che prima o poi avrebbe ceduto.
Si girarono e andarono via con le spalle basse, più stanchi del previsto e delusi. Soprattutto delusi. Si erano illusi che una volta ritrovata sarebbe tornata saltellando da loro e ora che invece sembrava disprezzarli non potevano fare a meno di soffrirci.
 
Non appena varcarono la soglia della porta Sakura abbassò il capo versando tutte le lacrime che aveva trattenuto. Lacrime di rabbia, dolore, odio, frustrazione e amore. Il suo pensiero volse ad Akihito e non poté fare a meno di sentirsi il cuore scoppiare.
Tra tutta quella desolazione e quel dolore un battito particolare la fece tremare. Si sentì improvvisamente strana. La nausea la colpì in pieno e iniziò a sudare freddo. Un forte dolore le si propagò lungo tutto il corpo e quando sentì che qualcosa dentro di lei si stava per schiudere o scoppiare urlò così forte che tutto il villaggio tremò e la terra si spaccò.
Si sentì avvolgere dal buio, ma non quello che lei aveva imparato ad amare, un buio spaventoso che le avrebbe procurato solo dolore.
Chiuse gli occhi e capì.
Forse sarebbe morta anche lei e si sarebbe ricongiunta con Akihito o forse sarebbe sopravvissuta.
Non poteva saperlo ma di una cosa era assolutamente certa: avrebbe combattuto fino alla fine.
   
 
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