29. Remix (tutto è bene quel che finisce)
Lo scoppio è stato tremendo, si dev’essere sentito un botto fino all’altro capo della città
come minimo.
Appena si è diradato il fumo il
primo pensiero è stato controllare che stessero tutti quanti bene.
Zio All
Might, accanto a lei aveva sospirato. Sicuramente stava
pensando la stessa cosa.
Quello che - Melissa ci metterebbe
la mano sul fuoco- hanno pensato tutti quanti.
Dovevano immaginarlo che Hatsume non fosse proprio la persona più qualificata per un
esperimento del genere.
Sarà anche piena di inventiva. Ma
sottovalutare i rischi fa parte del suo carattere, e tiene più alle sue
creature che ai poveretti che le collaudano.
Melissa l’aveva vista correre
incontro al macchinario a velocità di crociera, un missile impazzito. “LA MIA
BAMBINA! LA MIA BELLISSIMA BAMBINA!”, ed era scoppiata a piangere, abbracciando
quel che restava del marchingegno da cui usciva ancora del fumo.
“Hatsume-san,
non avvicinarti! Potrebbe essere pericoloso!”, le aveva gridato dietro Iida. Ma la rosa non gli aveva dato retta, era rimasta a
singhiozzare sulle ferraglie come avesse perduto qualcosa di molto caro anche
mentre il resto della 2-A si avviava a liberare i compagni svenuti, e portarli
in infermeria per accertarsi sulle loro condizioni; la bionda figlia del
professor Shield, accompagnata da Tsuyu-chan,
ha seguito il corteo in silenzio, con il sottofondo delle urla di Mei e dei tentativi di Tenya di
staccarla da lì.
E’ trascorsa circa mezz’ora. Non
sono entrati tutti, solo Kirishima, Todoroki, Uraraka, Shinsou, insomma coloro che hanno un legame … più
stretto con i coinvolti nella faccenda; gli altri, insieme ai professori
aspettano fuori.
Melissa è ancora sconvolta sì, ma
più che altro è preoccupata; sfila e pulisce gli occhiali ogni due minuti, è
ansiosissima.
Avrà funzionato? A giudicare
dalla reazione della macchina, direbbe proprio di no.
Eppure ce l’ha messa tutta a
progettarlo nei minimi particolari.
Certo, sapere cosa ha scatenato
quel delirio l’avrebbe aiutata un po’ di più.
“Melissa-san,
dici che saranno tornati “normali”?”, fa eco al suo pensiero Ochaco, che le punta addosso gli occhioni
lucidi nel camerone dove sono stati sistemati gli incoscienti: è praticamente
inutile cercare di operare distinzioni tra ragazzi e ragazze, così li hanno
accorpati tutti assieme.
E poi aspettano i risultati.
Quasi si trattasse di una malattia, e vogliano sapere tutti se c’è stata la
guarigione oppure no.
“Lo spero tanto …”. Appena
sentono un lamento provenire dal corpo di Deku/Momo,
la prima che pare stia riprendendo conoscenza si avviano verso di lei,
timorose.
Sta scuotendo la testa ricciuta. Sembra
stordita, si augura solo non sia rimasta ferita. “Yaoyorozu-san?”.
I grandi occhi di smeraldo la
fissano, e per un attimo il fiato le si spezza in gola.
“Me … Melissa- san…”, la chiama, e basta tanto così a tranquillizzarla.
Se non altro non hanno subito
traumi cerebrali. E’ già una cosa. “Mhmm … dove mi
trovo?”.
“Sei nell’infermeria, Momo-chan”.
“Ma … perché continui a chiamarmi
così? C’è … Kacchan nel corpo di Yaoyorozu
… e lei … lei è nel mio e…”. Qualcosa si attiva di
colpo, il ragazzo si mette immediatamente a sedere sul letto, spalanca gli
occhi, si guarda le mani sfregiate. “Sono
… sono io …”.
Non vuole crederci.
E nemmeno lei, ci crede ancora.
La sua voce è un filo sottile quando
pronuncia il nome “giusto”. “I… Izuku?”.
“Deku-kun?”,
fa piano Uraraka, battendo le palpebre.
“Mhm…
oddio, ODDIO! SONO IO!”. Le dita coperte di cicatrici si chiudono in due pugni
vittoriosi. “SONO IO! SONO TORNATO!”.
“Vuoi piantarla di strillare, per
favore?”. Jirou, ch’è nel letto accanto si massaggia
la tempia, impossibile dire chi ci sia adesso nel corpo della ragazza.
“Kyoka-chan,
sei tu?”, domanda Uraraka, speranzosissima.
“Sì … ah, che mal di testa
infernale …”. Si guarda intorno, realizza che ha riavuto il suo aspetto
originale. E subito cerca con gli occhi Kaminari,
ancora privo di conoscenza.
Incrocia lo sguardo con Shinsou,
le cui iridi viola fremono di muta speranza. E’ accanto al corpo di Denki, è evidente che lui non ci ha creduto neanche un
istante che potesse funzionare ma adesso è costretto a rivedere le proprie
posizioni.
E lo fa, passando accanto al
letto in cui è sdraiato il corpo di Ojiro, mentre Jirou
balza giù dal letto e prende il posto di Hitoshi; allunga le dita magre sul
viso del biondo elettrico. “Ehi, sveglia, sveglia!”.
Ma gli occhi di Melissa restano
fissi sul viola. Lo vede chinarsi piano sul biondo, carezzargli delicatamente
la fronte, scostare i ciuffi dorati ricaduti sugli occhi.
Impossibile non comprendere
quanto sia forte il sentimento che li lega. E … si augura con tutto il cuore
che abbiano presto il loro lieto fine, come Deku e Kyoka.
Volta appena lo sguardo azzurro
per guardare con tenerezza il capo smeraldo che si scuote di meraviglia, nel
vedersi tornato “normale”.
E un attimo dopo un urlo squarcia
l’atmosfera gioiosa che si era creata nello stanzone asettico. “CAZZO FAI,
FACCIA DA MORTO?!”.
Trasalgono, nell’udire quelle
parole inconfondibili .
Appena sentono la voce pacata di
Ojiro imprecare sgranano tutti gli occhi in sincrono.
Le due cose unite sono
inammissibili.
E’ … è … oh, porca miseria. “Huh?”. Gli occhi neri si squadrano le mani, le gambe, volta
la testa per spiarsi il retro.
Questa è
da manicomio.
Nel corpo di Mashirao c’è finito Bakugō. Che non la prende niente bene. “MA DANNATA LA
PUTTANA! CHE CAZZO AVETE TUTTI COL MIO CULO EH!”.
Hitoshi trasale, solleva le
braccia, si allontana. La delusione sul volto pallido e segnato da profonde
occhiaie è palpabile. “Scusa, Bakugō”.
“SCUSA UN CAZZO, PERVERTITO! Non
le sai tenere proprio le mani lontane dalle chiappe del tuo ragazzo, eh! Ma
vedi di cambiare musica, o ti impicco con quelle bende del cazzo, stronzo!”.
Ochaco posa una mano sul polso di
Melissa e si allontana, raggiungendo il teatro di quella tragicommedia gridata.
“Bakugō … calmati, per favore”.
“CALMATI UNA SEGA! VORREI VEDERE
TE AL POSTO MIO, MALEDETTO IL MONDO! Prima mi tocca la tettona,
mò il … il …”. E no, non aggiunge altro, complice lo
sguardo letale di Shinsou, che lo fissa come volesse ordinargli di mordersi la
lingua finchè non se la stacca, se solo si azzarda a
pronunciare qualche parola poco consona.
Todoroki intanto è accanto al
corpo di Yaoyorozu. E’ ancora incosciente,
impossibile dire chi sia, adesso che Bakugō è dentro
Ojiro –oddio, certo che detta così, insomma- ; sicuro
si augura che a Momo sia toccata la stessa fortuna di Midoriya
e Jirou.
La scruta con attenzione, cerca
di intuire qualcosa. Gli occhi spaiati fissano il volto della ragazza con
un’intensità maniacale, quasi che basti questo a farla rinvenire.
“Mhmm?”.
Le ciglia di Momo sfarfallano, le palpebre si sollevano e mentre mette a fuoco,
Todoroki avvicina ancora di più la faccia a quella di lei.
“Mhmm? Mhmm … AHH! Todoroki- kun!”, gli strilla tutto d’un colpo, perforandogli un
timpano probabilmente.
Il povero bicolore cade sul sedere,
colto alla sprovvista. “Ma che, volevi svegliarmi con un bacio? Grazie del
pensiero, ma io sono fedele al mio Kiriciccino anche
se non stiamo più insieme! E poi non vorrai che pensino male di te e Bakubro no?”.
Non c’è modo di sbagliarsi su chi
abbia assunto le sembianze di Yaoyorozu.
Kirishima, in piedi accanto al corpo della
sua ex-fidanzata, si gratta la tempia. E’ evidente che anche lui … sperava
fosse tornata normale, almeno lei, se non altro per la pace di tutti.
Che davvero abbiano chiuso,
Melissa non ci crede. Gli occhi vermigli di Eijirō
erano colmi di troppa pena, mentre aspettava che si svegliasse.
Chissà se riusciranno a chiarirsi
presto. “E allora tu …”.
“Kirishima?
Kirishima!”. “Ashido” butta
le braccia al collo al rosso, lo strizza, se non sapessero che non è davvero
Mina verrebbe da pensare sia tornata al suo posto. “Sono vivo! Ti vedo
fratello, ti vedo!”.
“Kaminari?”.
“SI!”. E piange Denki, come fosse vittima di una crisi isterica.
Sì, davvero non fa poi così
differenza, per lo meno per quel che ha potuto sentire fin qui di lei Melissa.
Nel frattempo, pungolato da Kyoka, anche il corpo di Kaminari
si rianima, torna alla vita. “Ji …”. Il ragazzo
tossisce, prova a tirarsi su a sedere.
Pare confuso a morte, si porta
una mano alle testa fissando la ragazza abbassata davanti a lui. “Ji… Jirou-san?”, riprova, con
voce rochissima.
“Ojiro?”.
“Sì … ma … non sono più nel tuo
corpo … non … ma tu sei …”.
“Io sono a posto, Ojiro. Ma tu … ehm… sei in quello di Kaminari”.
I grandi occhi gialli si
sgranano, solo per richiudersi un istante dopo.
E una certa elettricità statica
inizia a diffondersi nell’aria. “NO NO NO NO! Calma, calma!”, strilla Kyoka,
portandogli le mani sulle spalle.
Shinsou, rimasto in disparte, in
attesa, ora si avvicina al letto giusto, tende la mano a “Kaminari”
cingendolo con un braccio per impedirgli di schiantarsi sul materasso mentre Kyoka gli sorride.
“Va tutto bene, Mashirao”, mormora
Hitoshi con tono paziente, calmo.
Non così Kaminari,
dentro Ashido. “Oddio. Ho le tette. Cioè, io. Ho. Le.
Tette.”. Sembra sul punto di collassare di nuovo, Eijirō
lo afferra al volo cingendogli i fianchi e Jirou è
costretta a lasciare Hitoshi e Mashirao per andare da lui.
“Sì, e non hai il permesso di
toccarle”, chiarisce immediatamente.
“Jirou
… tu sei … sei …”.
“Sì”.
“BELLISSIMA!”. Denki si libera di Kirishima e la
abbraccia stretta stretta, il faccino di Kyoka affonda nel davanzale di Ashido.
“Che bello vederti di nuovo …”.
“Ka… Kaminari … mi stai … strozzando … lasciami! Oh. Anche io
sono felice di vederti, temevo uscissi più fulminato del solito da questo
esperimento”. Una mano della ragazza si posa con dolcezza sulla testa fuxia di Ashido, poi Jirou se ne rende conto e cerca lo sguardo di Mina, nel
corpo di Momo.
“Va’ tranquilla, Kyoka-chan! Anzi se ne volessi approfittare fa pure! In
fondo te lo devo!”, trilla questa mettendo le mani a coppa davanti alla bocca.
Gli zigomi di Earphone
si fanno scarlatti.
“MINA!”.
E’ Kirishima
che ha gridato. E questo, unito all’esclamazione di poco prima della ragazza
rosa, fa intuire che in un modo o nell’altro non sia realmente finita tra quei
due.
“Be’, stellina, non stiamo più
insieme io e te. Quindi nessuno impedisce a Kyoka-chan
di fare un po’ di esperimenti, se le va”.
“MINA! MA INSOMMA VUOI SMETTERLA?”.
“Che c’è, sei geloso, Kiriciccio? Spiacente, quel bel corpicino non è più tua
proprietà. Quindi posso farne quello che voglio”, sentenzia la ragazza nelle
sembianze di Momo, e fa una leggera impressione vedere Yaoyorozu
esibire tanta disinvoltura.
Non che le stia male, eh.
Kirishima si porta le mani nei capelli. “Ahhh, e che diavolo! Va bene, all’inferno, stiamo ancora
insieme io e te! Ma piantala di mettere in imbarazzo tutti!”.
Mina/Momo ridacchia, a metà tra
divertita e deliziata. “Va bene, la smetto”.
Sono una comica quei due. Fanno
ridere chiunque anche se la situazione non è del tutto sistemata, tranne Bakugō che con gli occhi neri di Mashirao li fissa
come se volesse sbranarli vivi.
Ochaco, con un faccino rosso come un
peperone la sera prima le ha spiegato a grandi linee assieme a Tsuyu e Izuku – che continuava a
mantenersi ad almeno un metro di distanza da qualsiasi creatura di sesso
femminile, e ci mancava tanto così non indossasse guanti e mascherina, nemmeno
si trovassero in piena pandemia- cosa è accaduto prima che arrivasse lei
assieme a zio Might.
E … be’.
Anche se con molti omissis aveva colto comunque il succo del discorso.
E le era spiaciuto per lui. Oltre
che per Kirishima, nonostante le riuscisse difficile
prendere per vera quella storia.
Sicuro c’è stato qualche grosso
equivoco. Non ha conosciuto Mina ad I-Island, ma conosce
Kirishima ed è certa si trattasse di una persona
affidabile.
Come Iida,
Todoroki e gli altri.
Ah, già. Todoroki.
Melissa si volta adesso nella sua
direzione.
Da qualche minuto ha lasciato
“Momo” alle cure di Kirishima per avvicinarsi a Bakugō. O meglio, al corpo di Bakugō.
Che ha gli occhi rossi pieni di lacrime amare, e da quel che riesce a capire
nessuno mai, in quella classe, li ha mai visti così.
Shouto le stringe la mano nella
propria, deglutendo.
Povera Momo. Da un trauma
all’altro, e questo forse è anche peggiore del primo.
Scoprire di non aver riavuto le
proprie sembianze è già brutto. Ma essere finita lei in quelle del biondo esplosivo
adesso …
“PORCO CAZZO!”, sbotta di nuovo
Ojiro, cioè Bakugō. Si getta praticamente giù
dal letto, inciampa nell’appendice che costituisce il quirk
della sua nuova identità. “Merda, dannata coda …”, impreca.
Ma non si ferma. E’ inferocito, e
punta il dito contro Shouto. “Non ti azzardare a
toccarmi, bastardo!”.
Uraraka prova a porsi nel mezzo, gli
afferra il pennacchio dorato della coda sforzandosi di strattonarlo
all’indietro, minacciando di fargli perdere l’equilibrio già precario. “Bakugō, smettila!”.
“Mollami Faccia Tonda,
dannazione!”.
E’ Todoroki a prendere in mano la
situazione. Sfila il palmo dalle dita di Momo/Bakugō,
va a piantarsi davanti al biondino isterico senza alcuna remora.
Melissa ascolta in religioso
silenzio, assieme agli altri, il tono glaciale, risoluto del ragazzo a metà.
Non le è nuovo, sa quanto Shouto sappia essere freddo
e determinato nelle situazioni di emergenza.
Questa, senza ombra di dubbio, lo
è. “Bakugō. Ascoltami bene. Fin qui mi sono
preso cura del corpo della mia ragazza, perché non potevi difenderti, non
sapendo padroneggiare il suo quirk. Adesso è tempo
che mi occupi di lei spiritualmente … che ti piaccia o no”.
Tra un po’ l’intero pavimento
dell’infermeria sarà coperto dai bulbi oculari dei presenti.
Hanno di nuovo tutti gli occhi
spalancati.
Compresi i diretti interessati, Bakugō e Momo.
Probabilmente nessuno mai ha
ammirato lo sguardo di Bakugō esprimere tanta
devozione per qualcuno. Men che mai, se quel qualcuno
è Todoroki Shouto.
D’altro canto nessuno deve
nemmeno aver visto gli occhi sempre teneri, dolci di Mashirao saettare di
istinti omicidi.
I pugni si serrano. Ochaco stringe la coda con più forza in previsione di
doverlo far galleggiare a mezz’aria, sia mai si getti alla gola di Shouto e lo ammazzi in diretta davanti ai compagni
sconvolti.
“Io … Io … GRR! FANCULO BASTARDO!”.
Gira sui tacchi trascinandosi dietro Uraraka,
voltando le spalle all’eterno rivale a metà.
Ochaco deve staccare i palmi, per non
finire faccia a terra. la sua espressione è mesta, preoccupata e afflitta, è
chiaro che anche lei aveva sperato in qualcosa di diverso.
“Bakugō”,
riprende Todoroki, più pacato.
“Che c’è ancora?”.
“Quando hai un momento dovrei
parlarti, se non ti dispiace”.
“Io non ho un cazzo da dirti”.
“Ma io sì”.
Bakugo/Ojiro si gira, lo fissa per
qualche secondo, con aria concentrata. “Tsk”, sputa
infine.
E riprende la sua marcia fino
alla porta, sbattendola con foga.
Lì fuori sono raccolti Aizawa-sensei, zio Might e Midnight. Dalle loro facce si capisce che hanno sentito
tutto, e subito dopo odono la voce del professor Mic,
che probabilmente è rimasto fuori dal campo visivo. “State tutti bene, yeah!”.
“Ma levati, idiota”.
Aizawa scuote il capo, zio Might gli posa una mano sulla spalla. “Tranquillo, Aizawa. Ne verremo fuori, prima o poi”.