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Autore: kikketta_directioner    09/03/2020    0 recensioni
"Cominci a pensare a come sarebbe stato se fossi stata più dura, se tu avessi portato maggior rispetto nei tuoi confronti... se avessi messo te prima di lui, prima di tutti.
E ti chiedi perché hai così tante paure da cui devi scappare.
Paura di restare sola.
Paura ad andartene... non sapresti nemmeno come elencarle. Non sapresti nemmeno se dargli importanza.
Ma cominci a pensare che oggi è una bella giornata, e lui... lui non è qui a renderla migliore.
Lui non è qui."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE

Se ci ripensi a volte ti manca il respiro, ti manca l’aria. Se ne sono accorti tutti di come sei pensierosa ultimamente, persino quando tutta concentrata prendi appunti e cerchi di rimanere calma.
Però poi capita che ti ritrovi improvvisamente a pensarlo, e così ti tremano le mani, il cuore ti accelera il battito e quasi non esisti più.
Si lo so, sembra tutto così irreale. Te che hai passato una vita lontana dai cuori altrui per cercare di non rimanere più ferita, ora ti ritrovi intrappolata in una rete di emozioni che tu stessa hai creato.
Lo avresti mai detto? Che a partire da un semplice saluto saresti arrivata a condividere il letto, la carriera, gli amici, la vita.
<< Stasera non ci sarò, ho una cena importante di famiglia. Lascio le mie chiavi a casa, mi apri tu? >>. È Elena, la tua coinquilina nonché migliore amica. Sei appena tornata a casa dopo un pomeriggio intero passato in biblioteca a studiare e al pensiero di dover restare nuovamente sola ti crea angoscia.
<< Posso venire anche io? >> domandi scherzando, ma sperando che lei prenda sul serio la tua proposta.
<< Giulia lo sai >> ti riprende. Sì lo sai, ma non vuoi accettarlo. Quand’è stata l’ultima volta che hai avuto anche tu una cena di famiglia?
Fai spallucce e posi la borsa sulla sedia. Sei così stanca che non hai nemmeno le forze di accendere i fornelli e prepararti da mangiare, ma senti lo stomaco che brontola e il freddo inaspettato di aprile non ti aiuta.
<< Ci vediamo dopo, a meno che non ti addormenti prima! >> dice, infilandosi la giacca per poi chiudere la porta ed andarsene.
Regna il silenzio.
È così strano come tu abbia cercato per tanto tempo il silenzio, perché di parole buttate al vento eri stufa di sentirle, e ora che nel silenzio ci sei davvero, cerchi invano la voce di qualcuno capace di spezzarlo.
Ti sfili i jeans stretti e slacci il reggiseno consentendo alla tua felpa di coprirti fino a metà gambe.
Ti vedo mentre stanca apri il frigo cercando da mangiare, mentre la finestra aperta lascia circolare l’aria che da tempo ormai sembra mancare.
<< Diamine, è vuoto! >> scleri, e lo richiudi subito innervosita.
Sì Giulia, è vuoto. Quella sbadata di Elena si è dimenticata nuovamente di fare la spesa.
Ma adesso togliti dalla testa quel nastrino per capelli, perché è da tutto il giorno che te li stringe forte ed è ora di allentarlo se non vuoi farti venire il mal di testa. Toglitelo e infilalo al polso, che è la cosa che dovresti fare anche con le persone negative che ti stringono forte la vita: allentarle, toglierle e infine poggiarle da una parte perché tu possa ricordarle per sempre ma con meno dolore, per evitare che “ti venga mal di testa”. Come pensi di andare avanti dimenticando? 
<< Carola? Sì, sono io >>. Hai composto velocemente il suo numero; ricordare a volte è una fortuna. << No, non ti ho chiamata per stasera >> ribadisci, visto che è da stamattina che le ricordi di non esserci. Giri mezza nuda per la casa cercando di mettere a posto questo disordine che pensandoci meglio è più in ordine di te. << Volevo dirti che domani passo a prenderti io così andiamo a lezione insieme >> le proponi, ma il motivo del suo rifiuto quasi ti fa venire voglia di lanciare tutto in aria e andare a dormire. << Non mi interessa che Leonardo rimane da te!>> ti innervosisci, e al tempo stesso non capisci il perché. Da quando le tue emozioni misurano il doppio del normale? 
Ma mentre cerchi di restare calma il campanello della porta suona.
<< Ti richiamo fra poco, cinque minuti >>.
Così ti avvii verso la porta immaginando il viso di Elena che sicuramente avrà dimenticato qualcosa.
Apri la porta con poco interesse, ma ogni tua difesa e indifferenza crolla a terra quando il paio di occhi che ora ti stanno guardando non portano il nome della tua coinquilina.
<< Ehi… >> sussurri con poca voce restando immobile sul ciglio della porta, con la mano poggiata ad essa che cerca di sorreggerti.
<< Ciao, scusa il disturbo, Elena mi ha detto che eri sola e che il frigo era vuoto. Ho pensato tu avessi fame e bisogno di compagnia >> dice, con voce profonda e tranquilla, e ti squadra dalla testa ai piedi colorandoti di rosso le guance che nel corso della tua vita hanno ricevuto più schiaffi che carezze, e che ora quindi il rossore appare più forte.
Attenta, Giulia. Vorrei tu riuscissi a vedere che dietro quel faccino angelico si nasconde il peggior demone.
<< Ti ringrazio, non ce n’era bisogno >> dici, con fin troppa gentilezza. Sì che ce n’era bisogno! Dopo essersi preso la cosa più preziosa e fragile di te, questo è il minimo che dovrebbe fare.
<< Allora, mi fai entrare? O restiamo qui sulla soglia a guardarci e basta? >> dice sorridendo, e io spero vivamente che tu prenda in mano la situazione e mandarlo in quel posto conosciuto da molti e abitato da pochi, purtroppo.
<< Non mi piace il tuo gioco, Michele >> dici senza rendertene conto.
<< Ho solo portato la pizza >>
<< Non è questione di pizza! Si tratta che qui, la sola persona che gioca senza carte, sono io >> dici sperando con tutta te stessa che lui capisca. So che lo detesti, mi basta vedere il tuo comportamento nei suoi confronti… così freddo, arrogante, diretto. Ma so anche che lo ami, perché mi basta vedere come lo guardi. 
<< Giulia dai, è una serata tranquilla e non ho intenzione di stravolgertela >>.
“ Non è tranquilla, è frustante.” Pensi, e i suoi occhi sembrano sinceri, sinceri come quando ti diceva che non voleva che tu te ne andassi, e poi puntualmente il primo ad andarsene fu lui.
<< Io non mi fido di me quando sto con te. E soprattutto non mi fido di te quando mi giuri le cose >>
<< Non ti sto facendo nessuna promessa, ti sto solo chiedendo di farmi entrare perché qui fuori fa freddo e penso sia il luogo meno adatto per affrontare una conversazione, non trovi? >>. Il suo profumo ti incendia i polmoni e ti riempie lo stomaco fino a farti passare la fame. Ciò ti sazia ma non ti soddisfa.
Ti decidi a farlo entrare mentre questo appartamento vuoto, con il suo arrivo, si sta guadagnando l’appellitivo di “casa”; perché casa non è più casa da quando Elena è sempre assente e tu non hai braccia in cui perderti.
<< Com’è andata oggi a lezione? >> ti domanda, e appoggia la scatola della pizza ancora chiusa sul tavolo.
Te lo immagini come sarebbe vivere con lui. Vivere con la sicurezza di svegliarti un mattino e sapere che lui è con te. Pensare a come sarebbe la tua abitudine di vita se solo portasse il suo nome.
<< Lezione poco interessante, hai fatto bene a non venire >> lo informi, ma riconosci il fatto che se lui ci sarebbe stato, probabilmente quella lezione avrebbe avuto più senso.
<< Sei stanca eh. Per una volta potresti riposarti e restare a casa >> ti dice, quando ormai si è tolto anche lui la felpa leggera e ora si comporta come se questo fosse il suo appartamento.
Abitudine. Pensi sia questo l’amore: un’abitudine, come quando dopo il caffè cerchi la sigaretta. Non è banale il detto del “l’amore ti cambia la vita”, eppure se ci pensi certi amori non te la cambiano affatto.
<< Non sono stanca >> dici, forse più a te stessa che a lui.
<< Sì, certo >> sbuffa, sedendosi sul divano e accendendo la televisione.
Nel frattempo sei rimasta davanti alla porta ferma, irritata, confusa, arrabbiata e tanto, tanto innamorata.
<< Tutto questo è assurdo >> sussurri, e ti incammini verso di lui. Gli afferri il telecomando dalle mani e spegni la t.v.
<< Giulia, che palle! Era un bel film… >> si lamenta, ma a te non interessa.
<< Era appena iniziato, non puoi dirlo. E comunque, qual è il vero motivo? >> chiedi, mettendoti seduta di fronte a lui con le braccia conserte come se volessi proteggere il cuore.
<< Di cosa? >>. Non capisce.
<< Perché sei qui? I tuoi amici ti stanno aspettando >>
<< Anche tu sei mia amica >> dice, e quasi ti si congela il cuore. Ti afferra per un braccio e ti attira verso di lui, ma ringrazio il cielo quando vedo che ti alzi di scatto facendolo smettere di cercare contatto.
<< Mi prendi in giro? >> ti incazzi. Lui si alza, e tu sei costretta ad alzare di poco la testa per poterlo guardare negli occhi. La sua altezza è come se ti dominasse, a volte. Tu che non ti senti inferiore a nessuno; tu che hai sempre tutto sotto controllo, mi dici dove è finita la tua forza adesso? A stenti gli riesci a stare accanto.
<< Quanto sei bella quando ti alteri >> ammette, accogliendo il tuo viso nelle sue mani, ma tu lo spingi sul divano facendolo risedere. 
Ti senti forte ma non lo sei.
Non basterà questo tuo atteggiamento a farglielo capire.
<< Noi non siamo amici >> 
<< Mi vuoi così male? >>
<< Mi dici cosa pensi di fare?  Perché sinceramente Michele, noi non facciamo cose che fanno gli amici, e io sono stufa di essere trattata come una bambolina da appoggiare su uno scaffale e giocarci solo quando si ha voglia >> alzi di poco la voce, perché vuoi che lui capisca davvero, ma non sai che a volte sono le cose sussurrate a bassa voce che si sentono forte.
Lui si rialza lentamente, e lentamente ti riprende il volto fra le mani per baciarti la fronte. Gli stringi le mani intorno ai polsi per poterlo scansare nuovamente, ma ecco che rimani ferma ancora, e ancora questo tuo gesto non prende forma.
<< Mi ha proposto di restare, pensa di fare tardi e non vuole che passi la notte da sola, quindi vuoi o non vuoi dovrò rimanere qui >> confessa, e sposti il viso facendo qualche passo indietro.
<< Non ho bisogno di qualcuno. So stare da sola >> gli dici, ma lui ti ignora e ti trascina in camera facilmente. La tua stanchezza stasera ti rende indifesa.
<< Ma piantala, adesso ci mettiamo il pigiama e andiamo a dormire >> dice dolcemente e quasi non vuoi crederci.
<< Domani parlo con Elena, è l’ultima volta che mi fa un pezzo del genere >> ti lasci dire.
<< In fondo sei felice che rimanga. Ammettilo >>
<< Devo impostare la sveglia per domani, quindi ti consiglio di lasciarmi dormire stanotte >> gli dici.
Lui non ti ascolta. Ti toglie fra le mani il telefono e lo spenge.
<< Non andrai a lezione domani >>
<< Non dormirai nel mio letto stanotte >>
<< Peggio per te, non sai che ti perdi >> dice, lasciandoti un bacio sulla guancia per poi uscire dalla tua camera. Lo senti mentre si dirige verso la camera di Elena.
“Qualcosa l’ho persa.” Pensi, togliendoti poi la felpa. Chiudi a chiave la porta; non vuoi donarti ancora a lui.
Spengi la luce e ti infili sotto le coperte.
<< Buonanotte! >> lo senti gridare dall’altra stanza e ti scappa un sorriso.
<< Buonanotte…>> sussurri.
La pizza, ormai, è fredda.
  
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