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Autore: Text    14/03/2020    0 recensioni
È bastato un battito di ciglia a sconvolgere l’equilibrio che con tanta fatica aveva costruito, nel corso degli anni. Una folata di vento improvvisa, un movimento così fugace da non lasciargli neanche il tempo di realizzare quanto fosse sottile la line anche divide vita e morte. Chiuse gli occhi per un secondo. Quando li riaprì, una lacrima calda si stava solcando il volto. Si inginocchiò a terra e chiuse nuovamente gli occhi. C’era solo buio, attorno a lui, ed un grande frastuono provocato dalle sua urla incontrollabili. Urla di morte.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler! | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Ciao cari lettori di EFP! Piano piano stanno arrivando i nuovi capitoli. Per ora la storia è ancora nella sua fase beta, ma piano piano è in aggiornamento. Godetevi questo secondo piccolo capitolo.


Noworakage

2.


 
Le fitte foreste del paese del fuoco erano selve selvagge colme di alberi e piante di ogni tipo.
I passi svelti dei ninja che vi transitavano sembravano semplici soffi di vento, durante le giornate di sole. Mentre la notte calava, un gruppo di persone giaceva tra i grovigli nascosti di una piccola tana fatta di foglie. Un piccolo focolare era stato acceso.
-Non sarebbe il caso di ripartire? Se andiamo ora, arriveremo al villaggio in tempo per il coprifuoco- Erin era sempre molto frettolosa, quando si parlava di portare a termine una missione.
-Non dobbiamo avere fretta. Abbiamo appena recuperato le informazioni che ci servivano-
-Io propongo di sostare almeno per un paio d’ore-
-Anche tutta la notte, se sarà necessario. Partiremo non appena il sole inizierà a spuntare-
-Come vuoi…-
-Erin, la tua frenesia ti ha fatto perdere i capelli-
-Ma cosa dici, Shoji! Guarda che li ho tagliati! Aiko, digli qualcosa!-
-Shoji… li ha tagliati-
-Caposquadra, non mi deludere… come mi stanno?-
Gaara non era allenato a quel genere di approccio. Ma il linguaggio universale delle donne parlava chiaro anche per uno come lui: una donna, anche se un ninja, vuole sempre essere apprezzata.
Aiko e Shoji fissarono divertiti la reazione del loro caposquadra, che fino ad un secondo prima se ne stava seduto tranquillo ad asciugarsi dal sudore.
-Io, ehm… sono carini…-
-Carini?! Che vuol dire carini?-
I due ragazzi non riuscirono a trattenere le grosse risate.
L’espressione di Gaara era più confusa di prima, oltre che indecifrabile.
-Con tutto il rispetto, Gaara… con le donne non ci sai fare per niente-
Il ragazzo lanciò un’occhiata furiosa a Shoji, che stava tranquillamente esibendo il suo ghigno divertito.
-Stai zitto, Tsuki-
Shoji serrò le labbra, cercando di trattenere ancora le risa. Il ragazzo, dalla sua possente fisionomia, si stava ripulendo ciò che rimaneva dei suoi capelli aranciati.
-Penso che me li dovrò tagliare anche io-
-Di che parli?- spuntò Aiko nel discorso.
-I capelli, sono cresciuti. Forse me li raderò. Tu sei fortunato, hai dei bellissimi capelli lunghi…non sono scomodi?-
-Non direi, ci sono abituato. Nella mia famiglia li abbiamo sempre portati lunghi… e poi li lego-
-E tu Gaara? Da due anni a questa parte non ti ho mai visto cambiato di una virgola-
Il ragazzo, sovrapensiero e intento a slacciarsi l’uniforme, non fece molto caso al discorso, e se ne liberò all’istante-
-Sto bene così. Non amo i cambiamenti improvvisi-
-Staresti bene con i capelli un po’ più lunghi- Erin trovava la capigliatura di Gaara molto particolare. Seppur sempre uguale, ogni espressione nuova che copriva sul volto del ragazzo gli cambiava totalmente i connotati.


Anche fuori dal villaggio, Gaara cercava un posto tranquillo dove, meditare durante la notte. Le serate insonni non erano mai state un problema, una volta placati i brutti pensieri. Questo il giovane lo sapeva bene, dopo anni di brutti pensieri. Si era trovato un massiccio promontorio affacciato all’entrata del rifugio del suo team. Oltre che rimuginare, aveva il compito di vegliare sulla squadra. Dei passi leggeri lo stavano raggiungendo, ma decise di non voltarsi.
-Oggi non ci ho messo molto a scoprire dove ti nascondevi-
-Dovresti riposare, invece di importunare la gente, Erin-
-Bell’ingrato che sei! Non riesco a dormire…-
Il ragazzo, dopo una piccola pausa, si spostò invitando la sua compagna a sedersi.
-Dì un po’, è vero che tra due giorni è il tuo compleanno?-
-Ah, sì- fece distrattamente -non ci penso mai-
-Lo hai detto anche l’anno scorso- continuò la ragazza -di solito tutti non vedono l’ora d festeggiare!-
-Non penso di avere qualcosa da festeggiare-
-Non hai un desiderio che vuoi esprimere?-
-Non sono un bambino di 5 anni- sbottò Gaara. Nella sua mente sembrava inconcepibile per un ragazzo di quasi 16 anni concedersi a simili stupidaggini.

Forse ho esagerato. Pensò sbuffando.

-Ho molti desideri, in realtà. Ma sta a me decidere se farli avverare o meno-
Per Erin, quella riposta era più che soddisfacente. Abbozzò un lieve sorriso.
-penso che tu ora debba andare a dormire- la rassicurò Gaara -io rimarrò qui ancora un po’-
Erin si allontanò lentamente dal caposquadra. Si chiedeva che cosa pensasse ogni sera, da solo, in un angolo improvvisato. Quel modo di agire, pensava, ha un che di misterioso.

L’indomani mattina, come da programma, tutto il team si mosse.
Durante lo svolgimento di una missione, ogni individuo di una squadra ha il compito di mantenere la concentrazione massima, soprattutto per un team delle forse speciali. Gaara rimaneva nelle retrovie. Il silenzio assoluto che caratterizzava una squadra di un nucleo speciale, era una dei tratti particolari di un’organizzazione interna al villaggio che funzionava. Piccoli ingranaggi che agivano nell’ombra, per il bene del villaggio. Hanno persino un’entrata differente dal resto dei cittadini. Un tunnel dall’entrata criptata, accessibile solamente ai ninja che, oltre ad eseguire una determinata tecnica segreta, avevano l’esclusiva per entrarci tramite un profilo organico estratto dal loro DNA. Una precauzione insostituibile per evitarne l’accesso ai non addetti. La stanza comune, oltre ad essere uno spogliatoio, era anche salotto di incontri di ogni genere. Sudore e sangue non erano soltanto all’ordine del giorno. Come ogni aggregazione, anche nelle forze speciali giravano voci su tutti.
-Team G, siete rientrati finalmente- un ragazzo avvistò l’entrata dei primi membri del team capitanato dal ragazzo dai capelli rossi.
-Dov’è il vostro caposquadra?-
-Gaara? È qui-
Il ragazzo spuntò dalle spalle di Shoji, mentendo ancor più in risalto la differenza abissale di altezza tra i due. Nonostante i quasi due anni passati all’interno del team, la crescita fisiologica del ragazzo sembrava nulla in confronto a quella del suo adepto.
-Oh eccoti… il capitano ti cerca-
Il ragazzo si limitò ad annuire.

-Entra pure- la sala conferenze non era tanto distante dal nucleo pulsante delle forze speciali, luogo più che sicuro dove gli esponenti del villaggio si incontravano abitualmente.
Gaara si accomodò, con grande sorpresa, al cospetto di alcuni degli anziani del villaggio. La vecchia Chiyo e il vecchio Ebizo.
-Voleva vedermi?-
-Si ragazzo. Siediti pure-
-Sto bene dove sono, grazie-
-Bene… beh, eviteremo di farti perdere tempo- il capitano si poggiò al muro di fronte al ragazzo.
-Come ben sai, le condizioni socio politiche in cui versa il villaggio non sono le migliori. Da quando tuo padre è morto, il precedente kazekage, abbiamo trovato molto difficoltoso sbrigare il lavoro di una figura che dovrebbe rappresentare il perno tra forza e politica-
-Non capisco dove vuole arrivare, signore-
La vecchia Chiyo si alzò in piedi, prendendo subito la parola.
-Ragazzo, sono anni che ti teniamo d’occhio. Da quando ti abbiamo fatto nascere non ti abbiamo staccato gli occhi di dosso. Penso che tu questo lo sappia-
-Infatti- rispose.
-Io stessa, da quando tipo fatto nascere, sono al corrente di ogni tuo movimento, ogni piccola intenzione e ogni stupida azione-
-Voi avete sempre pensato di me come ad un’arma pronta per essere utilizzata, pronta ad esplodere…-
-È vero-
-… ma non è così. Non sono più il ragazzino problematico che tanto vi premuravate di far rinchiudere-
-Lo sappiamo molto bene, giovanotto- lo interruppe il vecchio Ebizo.
-Non sei come tuo padre ti ha dipinto, per tutto questo tempo. Dal tuo ingresso nelle forze speciali, abbiamo accuratamente studiato il tuo modo di comandare un nucleo di persone. Hai portato la tua squadra in molte missioni pericolose, uscendone sempre con il risultato migliore-
-Figliolo, è un complimento- sussurrò al giovane, il capitano.
-Uhm, ok. Era solo per questo, dunque?-
-Non avere fretta. Il bello deve ancora arrivare-
Gaara aggrottò la fronte, mostrando non poca curiosità.
-Con il consiglio siamo giunti ad una conclusione unanime. La mela non cade mai lontano dall’albero. Abbiamo deciso di nominarti kazekage-
Il respiro gli si fece affannoso, ma non lo diede a vedere.
-Che…cosa?-
-Hai capito bene-
Gaara cercava di mantenere un’aria pacata.
-Lei non mi sembra molto d’accordo, vecchia Chiyo- notò il ragazzo.
-No infatti, Gaara. Reputo che tu sia ancora troppo giovane e inesperto. Tuttavia le tue capacità di ninja e la tua attitudine alla leadership parlano da sole-
-Io… non so cosa dire-
-Nulla, ragazzo. Accetta di buon grado questo privilegio che ti stiamo offrendo. Per ora continua a svolgere le tue mansioni. Quando sarà il momento, ti prepareremo-

Gli sembrava pressoché assurdo.

"La strada per diventare kazekage sarà molto più difficile, per te."

Quelle parole non smettevano di rimbombargli in testa da due anni. Gaara si era abituato e rassegnato allo sforzo che avrebbe dovuto compiere per arrivare al suo scopo.
Con la mente altrove, senza rendersene conto, si mise a percorrere il lungo corridoio del quartier generale. Era talmente pensieroso che nemmeno si accorse di aver affiancato i suoi compagni, e di averli involontariamente ignorati.
I neon ingialliti si alternavano ritmicamente, sul soffitto dell’immenso tunnel, proprio come le parole che balenavano nella mente del ragazzo.

-Ehi, aspetta! Abbiamo una missione urgente!- urlò uno dei suoi adepti dal fondo del corridoio, male illuminato. Il ragazzo si bloccò e si girò affannato. Era visibilmente confuso ed eccitato, sensazioni contrastanti che il suo corpo non riusciva a tenere a freno.
-Dobbiamo uscire di nuovo, e subito! Ma… stai bene? Sei più pallido del normale- Aiko era stato richiamato d’urgenza da uno dei generali della divisone. Mentre Erin e Shoji già si stavano cambiando, Gaara cercò di rinsavire e ricomporsi.
-Sto bene Aiko…Shoji, passami la giara-

Ciao ai lettori che hanno iniziato a leggere questa storia, ancora in fase iniziale dell'arco narrativo! Spero che, fin'ora, vi stia iniziando ad interessare. Presto tornerò con un altro capitolo e cercherò di rimettere a posto le idee. La storia è già finita, per la mia fantasia, ma buttare giù le parole giuste non è sempre una passeggiata. Detto ciò... a presto!
  
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